Iscrizioni Liberi

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view post Posted on 3/3/2012, 19:27

The Pine

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Nome: Chi

Cognome: Momochi

Descrizione Fisica: Chi non appare assai diversa da qualsiasi altra sua coetanea per il fisico o l'altezza. E' una ragazzina di 12 anni come tante... Se non fosse per il suo sguardo gelido e tremendo. I suoi occhi, neri come la notte e cupi come quelli della morte, sembrano sempre pronti a giudicare e a decidere. Sono i tremendi occhi di un passato che mai sarebbe stato dimenticato tra le terre Ninja, gli occhi di un Momochi Purosangue. I suoi capelli invece sono stati donati dalla madre. Rossi come il sangue di cui porta il nome, cozzano quasi con il suo lignaggio. Li porta corti, probabilmente per gusto personale o comodità. Veste con abiti semplici, ma principalmente scuri, e non disdegna legarsi con bende, quasi ad emulo del padre. Padre di cui, con suo immenso rammarico, non porta la dentatura seghettata, ma è pronta a modificarla lei stessa appena otterrà le giuste capacità.


Descrizione Psicologica: La sua psiche è mossa da pochi ma importanti dogmi. Essere fedele alla Nebbia. Essere fedele a Lui. Nonostante non si sia mai vantata ne mai si vanterà del suo cognome fino a quando non avrà l'occasione di mostrarsi per ciò che realmente è, non crede che ci sia nulla di più importante del suo sangue. E' una Momochi. Ora è LA Momochi. Da un'estrema importanza alla cosa e nonostante sia una ragazza con un forte senso dell'Onore verso quelli per cui prova rispetto, mette sempre la Nebbia sopra tutto. E' fredda, distaccata, spietata e crudele. Per la sua età può essere anche definita folle. Tende a mettere lo scontro fisico ben prima di quello mentale, ma non per questo è una sciocca rissosa, tutt'altro. Detto in parole povere, tutto ciò che è Chi si può chiudere in poche parole: "Buon sangue non mente".


Storia:

CITAZIONE
Capitolo I - Malvoglia



"Non devi farne parola con nessuno, chiaro?"

"No, non ti preoccupare, Diavoletto."

"E ti ho anche detto di non chiamarmi così."


Scivolò la mano sapiente sulla nuca tremolante d'un giovane inesperto e confuso. Due corpi nudi, uno carico di rimorso, l'altro carico di compassione e un certo ben mascherato divertimento. Seduti su d'un letto sfatto, mentre poco lontano su d'un tavolo di legno scuro una candela faceva brillare la sua immagine su una buona manciata di Ryo che s'era riversata sul ripiano dal proprio contenitore in cuoio. Le monete date ad una prostituta da un Demone con l'anima in subbuglio, che provando l'unica sofferenza che il suo cuore potesse percepire, stava lì chino in avanti, senza sapere cosa dire o cosa fare.

Era la sua prima volta. Fu la sua UNICA volta.

Perché costringersi a mutilarsi l'animo in quel modo? Semplice: doveva capire. Capire cosa volesse la natura del proprio corpo, ma mai aveva pensato che scoprirlo fosse così umiliante. Molti Jonin avevano consigliato all'allora Chunin di andare da quella donna. Molti la visitavano e non solo per i piaceri dati dalla sua carne, ma per le sue altre doti.

Gli occhi scuri del ragazzo si gettarono sul tavolo, mentre i denti si stringevano a ricercare la calma. Quindi, s'alzò di colpo, allontandosi innervosito dal tocco rassicurante della Geisha, che per lui in quel momento era pari ad una serie di furiose frustate. Con brutalità e secchezza si avvicinarono all'obbiettivo, gettando quindi via le monete che reggeva, indispettendo la donna alle sue spalle. Quindi s'alzò anche lei, mettendo le sue ciocche rosse come il sangue alla luce. Lunghi capelli che le coprivano i seni bianchi. Occhi di smeraldo che duri osservavano le spalle forti di quel mostro vestito da uomo e dal cuore di bimbo. Sapeva ora cosa gli avrebbe chiesto.

"Fallo anche con me, donna."

Uno spiffero scivolò trai denti della Geisha, che incrociò duramente le braccia sul petto. Pareva quasi un gigante in quel momento in confronto a lui. Eppure lui era uno Spadaccino, era un Chunin stimato in tutta Kiri, il discepolo del Kage. Ma lei... Pareva inghiottirlo con la sua sola presenza. L'aveva in pugno. E il suo aspetto non faceva altro che amplificare quella sensazione che forte si radicava anche in lui. Era più alta, più vecchia, più esperta della vita. Inoltre... Aveva un'arma potente. La vergogna di chi si è pentito di aver fatto qualcosa.

"L'ho già fatto."

"E dunque?"

Ribattè poggiandosi con le mani sul tavolo il ragazzo piegandosi in avanti e voltando lo sguardo verso di lei. Gli occhi scuri della morte si incrociarono con quelli verdi della conoscenza, mentre le labbra di uno si ritiravano a mostrare un sinistro ringhio e quelle dell'altra si stendevano in un mesto broncio.

"Porterai onore al tuo nome di Diavolo della Nebbia, Ki Momochi."



Capitolo II - Buon Sangue



"Non può proseguire così all'infinito."

"Lo so bene, ma cosa possiamo fare? Ribellarci? Quell'uomo stermina villaggi da solo, cosa possiamo fare noi che siamo solo in tre! Abbiamo dei figli!"

"Alzerà la spada anche sulla sua gente?! Non avrà questo fegato!"


Queste e tante altre parole turbinavano nella mente d'una bimba di nove anni, che stufa le stava a sentire lì, di fronte alla porta di quell'abitazione. Non era realmente attratta da quei discorsi, perché non concordava su una sola ed unica parola... Ma parlavano di Lui. Ed ogni discorso su Lui era importante. La sua mente era concentrata su quello, ignorando bellamente sia con le orecchie che con lo sguardo i puerili inviti di quella donnina imbacuccata di bianco come i suoi occhi e i suoi capelli, che giocava tranquilla in giardino tra le nebbie del Paese dell'Acqua. Lei aveva sette anni.

Era candida, meravigliosa, bella, giocosa. L'esatto opposto dell'altra. Lei era già quello che doveva essere, già quello che l'incenso e la droga avevano predetto alla madre. Per la sua età, era già molto alta. I suoi occhi neri e duri saettavano lì e qua con furia, seguendo di tanto in tanto i capelli argenti della bimba che aveva di fronte, di tanto in tanto le spire di nebbia. I suoi capelli corti e rossi... Erano del colore del sangue, così come il suo nome.

Chi.

"Chi!"

Strillò l'altra rossa, facendo capolino da dentro la casa verso la figlia, fissandola duramente. Sapeva benissimo cosa stesse facendo ed ogni volta aveva una maledetta paura. Non poteva lasciarla sola e non voleva che ascoltasse quei discorsi. Paura di macchiarle l'anima? No, paura d'essere tradita. Eppure, sapeva benissimo che erano pensieri idioti e meschini, stupidi e privi di fondamento. Chi, per quanto dura, era sua figlia e la rispettava come madre... Ma lei sapeva chi era Lui. Non andava a vantarsene in giro, ne sfoggiava con pretese il giusto vessillo che indossava, ma Sapeva.

"Cosa c'è, mamma?"

"Smettila di stare qui e vai a giocare un po' con Illya. Quella bambina è sempre sola tutto il giorno e tu dovresti smetterla di comportarti da dura."

Uno sbuffo lungo scivolò dalle labbra della creatura. La bianca s'era fermata di fronte a lei. I loro occhi opposti si incrociarono. Piegò le labbra, indispettita, mentre la creaturina pura le sorrideva. Una di loro già sapeva. Ringhiò.

"D'accordo."

Quindi scivolò via, assecondando la peste. Pietà? Più o meno. Avrebbe eliminato tal sentimento con la sua crescita... Ma in quel momento, gli sbuffi della nebbia le avevano bisbigliato una sentenza che lei sapeva benissimo essere giusta. "Morte".

"Come ti chiami?"

Chiese candida la fanciulla.

"Chi Momochi."




Capitolo III - Nel Bianco



"Continuo a non vedere nulla."

Parole bisbigliate nella notte da una ragazzina dai capelli rossi. una sciamana. Lì nella neve lei stava bruciando dell'incenso, a ricerca di un'ispirazione mistica a ricercare Casa. Lo faceva ormai da quando aveva saputo della sua morte. Voleva vedere, voleva osservare Kiri. Non poteva raggiungerla, l'aveva promesso a lei, alla Genitrice, e difficilmente avrebbe spezzato quel voto.

Lei era stata con Lui. Aveva partorito sua Figlia. L'aveva protetta. Meritava rispetto, ma non amore. E infatti Chi mai le diede realmente amore.

Aveva appreso molte cose da lei e tra le tante era proprio quell'arte. Lo sciamanesimo, il leggere tra le spire dei fumi e dai movimenti, dagli spiriti e dalla natura. Per quanto fosse lontana dalla sua natura, era uno strumento utile e quasi indispensabile per lei, che aveva ben stretto a se quella parte del suo sangue che non si manifestava solo nei capelli. Ma solo quello avrebbe stretto a se, perché i pensieri della madre non li avrebbe mai condivisi.

Dopo la morte di quelli che ricorda solo come "i due con i capelli bianchi e gli occhi vuoti", la donna aveva ben pensato di abbandonare Kiri e il Paese dell'Acqua, nel troppo timore di ricevere la stessa sorte. Per quanto le sue doti di Sciamana fossero immense, non poteva prevedere con precisione eventi che riguardavano se stessa... Così optò per la sicurezza. Si allontanò il più possibile e di colpo lei e la figlia si ritrovarono lì, nel Paese del Ferro, dal lato opposto del mondo Ninja.

La Genitrice, così ormai la chiamava Chi, impose quindi alla figlia di non avvicinarsi mai a Kiri... Per paura. Paura di cosa? Paura di vedere nella figlia ciò che aveva visto nel padre? Esattamente. E per quanto lei si potesse ripromettere di non disubidire mai a quell'imposizione, il suo spirito, il suo pensiero, era sempre diretto lì.

Per questo osservava il fumo... Non riusciva a capire.

"Non si dirama... Non si muove... Forma una sola e lunga...

Colonna?"

PRECISAZIONE PER L'UTENZA: Notere che Shiroko è ancora viva e vegeta nonostante io mi stia facendo un altro personaggio. La risposta è semplice. Shiroko in quanto pg nato per fare il Kage e vissuto per fare il Kage, diventerà per decisione dello staff un Npc senza scheda (perderà anche il titolo, diventando uno dei Saggi) e resterà a supervisione di Kumo e basta. Questo sarà il mio pg principale e solo questo.
 
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view post Posted on 4/3/2012, 17:56
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°ElFugazi°
view post Posted on 8/3/2012, 18:44




Nome intero: Shi no Hana(fiore morto)
Nome: Shi (Vuoto)
Cognome: No Hana (Fiore)
Aspetto Fisico: Sora è un ragazzo alto più o meno un metro e sessanta, rachitico e molto magro, anoressico. Riporta varie cicatrici su tutto il corpo e una che li passa dalla parte destra dalla fronte fino al mento, senza intaccare l'occhio.Ha una carnagione molto pallida, cadaverica, e uno sguardo fisso, senza nessuna luce, vuoto. Il viso è asciutto, le guance sono incavate e il naso è perfettamente dritto e leggermente all'insù, le labbra sono violacee e per niente carnose. Ha i capelli lisci, neri come la pece con qualche ciocca bianca, che cadono sopra gli occhi irregolarmente. Gli occhi sono azzurro molto chiaro, quasi bianchi. Veste con dei vestiti che assomigliano più a degli stracci, bianchi e sporchi di terra e del suo stesso sangue oramai incrostato, dei pataloni piuttosto stretti che mostrano la sua spaventosa magrezza. Non porta calzature.
Descrizione Caratteriale: è un ragazzo che non ama socializzare. odia essere al centro dell'attenzione e ha il terrore dei cani. è piuttosto menefreghista, odia i sentimentalismi e le persone troppo esuberanti che fanno chiasso. Adora il buio e l'inganno, mente anche senza alcun motivo giusto per nascondere la verità. Nonostante non sia amichevole, capisce l'importanza del gioco di squadra per situazioni critiche. L'unica persona con cui apre il suo cuore e l'unica persona al quale lui tenga è la sua sorellina minore, seppur non legati da alcun legame di sangue, Hikari(Luce)
Clan: //

Storia: Giorno X. Caro diario,
Oggi siamo in tre nella stanza. Io, una bambina piagnucolosa, e il solito ragazzo piuttosto robusto sempre in silenzio, Kagi(Chiave). è una tale noia. Odio continuare a sentire quella bambina singhiozzare. è la nuova arrivata nella stanza e non aveva ancora smesso un secondo di piangere e i miei nervi sono sul punto di esplodere. Per oggi è tutto, stanno arrivando gli uomini e non posso farmi vedere a scrivere.

Nascosi penna e diario sotto il letto e mi girai verso gli uomini. Come ogni volta, una luce fortissima mi ferì gli occhi per qualche secondo. Uno di loro, si fece avanti e disse.
"Fiore vieni con noi"
Ero io. Mi alzai dal letto e mi diressi verso di loro e dopodiche, uscii dalla stanza. Non sapevo cosa c'era oltre la stanza. Nonostante tutte le volte che uscivo dalla stanza insieme a quegli uomini, ogni volta mi risvegliavo nel mio letto senza ricordarmi nulla di ciò che era successo. Oramai i ricordi erano tutti completamente annebbiati. La mia famiglia, mio padre, mia madre non ricordo assolutamente nulla di nulla. Solo qualche immagine ofuscata. Un fiore bianco, un sorriso candido e dei lunghi capelli biondi.
Avevo perso anche la cognizione del tempo. Non avevo idea di cosa fosse la "libertà". Solo una parola, niente di più. Un concetto che ancora non conoscevo. Non credevo nemmeno che ci fosse una realtà oltre a quella stanza, pensavo che quella era la mia realtà, e non potevo farci nulla. Mangiavo, bevevo, dormivo. Tutto così. Ogni giorno. Pensavo che questo fosse vivere.

Giorno X Caro diario,
Ieri hanno chiamato fuori la bambina eppure non è ancora tornata. Ciò è molto strano, mi chiedo cosa stia succedendo. Probabilmente stanno cercando di guarirla. Perchè qui, nella stanza, siamo tutti malati.

Kagi era piuttosto irrequieto da quando avevano portato via la mocciosa e ciò era piuttosto strano, non l'avevo mai visto così turbato. Non l'avevo mai visto provare un'emozione.
Non riuscivo a capire cosa stesse succendo, ma era ovvio che tra poco ci sarebbe stata una svolta che avrebbe portato un'innovazione nella nostra solita routine. Mi avvicinai a lui e gli chiesi.

"Che hai?"

Mi fulminò con lo sguardo. Era sempre stato un tipo molto taciturno ma per una volta parlò.

"Niente..." Iniziò a mangiarsi le unghie "Quella bambina... non voglio che le facciano nulla di male..."

Sempre più strano.Aveva qualche rapporto con la mocciosa? Non riuscivo a capire. Così tornai nel letto.

Giorno X Caro diario,
Oramai erano passati tre giorni e della bambina ancora nessuna traccia. La cosa ancora più strana era che in questi 3 giorni non avevano chiamato ne me ne kagi fuori dalla stanza. Sta succedendo qualcosa ma non riesco a capire cosa. Ho quasi paura che possa essere successo qualcosa a quella fastidiosa bamboccia, ma non troppa. Mi sto preoccupando più per Kì, che oramai sta diventando sempre più nervoso e sembra che ha in mente qualcosa ma non vuole dirmelo. Forse ha un piano per evadere. Ma per andare dove? Fuori dalla stanza? Tanto nessuno può scappare dalla stanza. Chi esce poi ritorna, è sempre così. Questa è la legge.

Misi via penna e diario e andai sul letto di Kì. Oramai erano anni che eravamo nella stanza insieme, magari mi considerava come un amico. Da quando non c'era la ragazzina era un pò giù di morale, pensieroso, preoccupato di qualcosa. Quindi cercavo di tirargli su il morale scherzando un pò con lui.
Passarono altri 3 giorni e la bambina tornò. Era ovviamente addormentata e la misero sul letto gli uomini. Dissero che avevano finito per ora con lei. Appena uscirono, Kì corse da lei e vide che era completamente integra, solo un piccolo taglio nel petto ma ben cucito. Tirò un sospiro di sollievo e disse tra sè e sè "Meno male..." con le lacrime agli occhi.
Ero quasi invidioso di quella ragazzina.

Giorno X Caro diario,
Ora siamo tutti e 3 insieme. Siamo molto più uniti ora. Scherziamo ridiamo, siamo "amici". Ma agli uomini questo non va bene, infatti appena entrano noi ci comportiamo come al solito, in silenzio, ognuno per conto suo. Ciò è molto strano. Quella bambina è stata come un uragano nella mia vita. Inoltre ho scoperto il suo nome, Hikari. Vuol dire Luce, molto bello come nome!. Ovviamente come tutti quelli della stanza, il nome viene dato da Loro. Sono molto felice in questi giorni e ciò è strano, mi sento vivo.

Passammo giornate insieme nella stanza. Ovviamente a volte ci portavano ancora fuori a me e a Kì ma quando tornavamo stavamo sempre insieme. Uniti. Parlammo di molte cose, dei nostri pensieri, delle nostre paure, fino a quando Kì non mi parlò di una cosa in particolare.

"Ehi Sora... Tu sai cos'è un ninja?"

Io lo guardai confuso: "un ninja?" Dissi "no non ho idea di cosa possa essere."

"i ninja sono persone fuori dal comune! Possono camminare sugli alberi, sputare fuoco... Sono fortissimi! E forza è sinonimo di libertà. Questo è il mio sogno! Quando uscirò da questa stanza, il mio sogno è di diventare il ninja più forte di tutti!"

Lo guardai ammirato: mentre diceva quelle parole, sentivo il suo animo ardere. Era davvero il suo sogno. Era il suo credo, la sua libertà.

"Se è questo quello che vuoi, sai che io ti seguirò!" Avrei fatto di tutto in quel momento pur di far avverare il suo sogno. Kì era il mio idolo. Lui era davvero una persona unica, riusciva a contagiare ogni persona con le sue ambizioni.

-----

Parte due: Loro portarono fuori nuovamente Hikari. E questa volta non tornò

Giorno Y Caro diario,
è una settimana che Hikari non si vede. Iniziamo ad essere preoccupati. Soprattutto Kì. Anche io sento come un bruciore dentro di me, odio solo il fatto che possano torcerle un capello. Cosa le stanno facendo? Ma soprattutto cosa stanno facendo ad ognuno di noi? Inizio a chiedermi cosa è davvero reale. Se questo è davvero il mondo.

Corsi vicino a Kì chi era seduto a gambe incrociate sul pavimento. Il ragazzo spostò il letto e ci fece vedere che c'era una cavità nel muro e li dentro aveva nascosto due coltelli.

"La stanza mi ha stufato... Andiamo a salvare Hikari... Andiamo a vedere il cielo!"

Il cielo. Chissà com'era. Fino ad ora me lo sono sempre immaginato sconfinato, infinito, un simbolo di libertà per noi della stanza. Quella singola frase infiammò il mio animo. Volevo scoprire com'era la vera realtà. Volevo vedere cosa c'era al di fuori della stanza. Volevo scoprire il mondo. Volevo essere libero.

Giorno Y inizio dell'operazione. Caro diario,
oggi è il giorno in cui dobbiamo iniziare l'operazione. Tra poco entrerà il solito uomo per portarci il pranzo. Kì starà vicino alla porta e appena entrato lo sgozzerà con il coltello. Dopodiche nasconderemo il corpo e cerchermo di uscire. Vedrò finalmente ciò che c'è fuori dalla stanza. Vedrò il mondo. E ovviamente ti porterò con me caro diario.

L'uomo entrò esattamente venti minuti dopo. Appena entrato si avvicinò a me e Kagi gli saltò addosso cercando in qualche modo di utilizzare la lama per tagliargli il collo senza troppo successo. Cercai di aiutarlo buttandomi anche io contro l'uomo, e lo infilzai maldestramente nell'addome provocandogli una copiosa fuoriuscita di sangue. L'uomo si accasciò a terra e dopodiche con la mano tremante, lo sgozzai. Fui ricoperto dal sangue e quella visione mi provocò un grande disagio tanto che mi chinai e terra vomitando. Però non c'era tempo per pensarci... dovevamo andare avanti con l'evasione.
Nascondemmo il cadavere e finalmente uscimmo dalla stanza. Un lunghissimo corridoio completamente bianco e ogni tot metri, altre stanze. Ci avventurammo al di fuori e cercammo di entrare in un'altra stanza. All'interno c'erano altri ragazzini, ma di Hikari nessuna traccia. Cosa voleva significare?
Kì si avvicinò a loro e disse:

"Anche voi condividete la nostra stessa sorte. Non siete stufi della stanza? Non volete vedere il Vero Mondo?"

Anche a quei ragazzi gli si infiammò l'animo. Ben presto riuscimmo a far scapare tutti. Kì era diventato il capo di questa rivoluzione. Eppure di Hikari ancora nessuna traccia.
Loro capirono che stava succedendo qualcosa, infatti ben presto iniziarono a cercare di fermarci, picchiandoci o infilzandoci con le lame. Erano molto più forti di noi ma noi li battevamo in numero. Nonostante molti ragazzi sopperirono alle loro lame, noi ci abbatevamo come onde contro gli scogli su di loro, cercando in qualche modo di sconfiggerli. Eravamo quasi arrivati al laboratorio quando un'ultima guardia ci sbarrò la strada. Io mi gettai contro ma fu completamente inutile, infatti l'uomo mi colpii con la sua spada trafiggendomi la spalla destra. Kagi si infuriò a quella vista e cercò in tutti i modi di sconfiggere la guardia. Era forte ma il numero era dalla nostra parte, nonostante riuscì a ferire una gran parte dei nostri, Kagi riuscì a ferirlo ad un ginocchio, così una volta inginocchiata a terra, fu messa al tappeto dal nostro piccolo esercito. Uccidavamo, combattavamo. Ma non perchè crudeli. Ma perchè con l'animo innocente, senza nemmeno conoscere la morte, ferivamo le persone mortalmente senza nemmeno ben sapere che ciò che facevamo era sbagliato. Rubavamo le loro spade e le loro armi e le davano anche agli altri fuggitivi. Oramai era il delirio. Gli uomini stavano scappando, prendevano tutti i fogli che potevano e scappavano. Fino a quando non raggiungemmo un enorme stanza completamente bianca piena di macchinari strani. Al centro, su un lettino c'era Hikari e collegata a lei tantissimi tubi e molti di Loro riuniti a cerchio intorno a lei.Che stava succedendo?

Kì: "Sorellina!"

Urlò. Sorellina? Allora erano fratelli? Ma soprattutto...allora Kì aveva dei ricordi fuori dalla stanza?
Kì si lanciò contro di loro nonostante il mio tentativo di tenerlo fermo. Ne abbatte velocemente due e altri iniziarono a scappare. Cercò di togliere tutti i tubi ad Hikari quando si accorse togliendo un tubo di un enorme buco nel petto della bambina. qualcosa andò storto e come una foresta iniziò ad uscire dal quel foro. Gli alberi iniziarono a distruggere qualsiasi cosa di quello che sembrava un laboratorio.

Uomo: "Idiota! Stai distruggendo anni di studi!"

Kì: "Bastardo! Quello che volete è solo rubare la sua abilità innata! Sora, corri a salvare Hikari, ci penso io a questo!"

Abilità innata? Ci capivo sempre meno.

Uomo: "Già hai capito bene! La bambina è un rarissimo esemplare del clan Senju! e noi stiamo studiando proprio quello. Di voi mocciosi non me ne frega assolutamente nulla, siete dei buoni a nulla senza alcuna abilità in particolare! Abbiamo tentato di innestarvele ma è stato tutto completamente inutile! Siete solo dei mocciosi qualsiasi e vi avrei voluto uccidere un giorno o l'altro.

I dubbi iniziarono a chiarirsi ma altri ad incrementarsi. Se Hikari apparteneva a quello strano clan, allora anche Kì avrebbe dovuto. E allora perchè lui non aveva alcuna abilità in particolare?
Il laboratorio era oramai in fiamme, probabilmente qualche macchinario era andato in cortocircuito e gli alberi avevano preso fuoco. Kì si buttò contro l'uomo e iniziarono a lottare. Io corsi verso Hikari, oramai gli alberi si erano staccati dal buco in mezzo alla pancia che si era stranamente rimarginato. La presi in braccio, lei era svenuta e iniziai a correre verso l'uscita.

Uomo: "Ah tu, Sora... mi ricordo di te. Tu sei addirittura il più inutile tra questi mocciosi. Non hai proprio alcuna abilità in particolare. Sei inutile. Ti stai chiedendo del tuo passato vero? Il fiore, i capelli biondi..."

Mi fermai all'improvviso.

Kì: "che fai li impalato? Corri presto, sta crollando tutto!"

Uomo: "sappi una cosa... quelli sono tutti ricordi innestati nella tua mente! Nulla è vero di tutti i tuoi ricordi. Li abbiamo creati noi. La tua vita è stata creata da noi!"

Si stava prendendo gioco di me... della mia Ambizione. Misi un attimo a terra Hikari, presi velocemente in mano il coltello e mi buttai contro di lui. Kagi vedendomi, si distrò e l'uomo riuscì a ferirlo gravemente con la sua stessa lama. A quella vista, non ci vidi più dalla rabbia. Mi buttai al suo collo e cercai di strangolarlo ma ero troppo debole, troppi anni in quella stanza senza e senza cibo che si possa definire tale: ero troppo in svantaggio. L'uomo stava per soppraffare quando Kagi con un ultimo grande sforzo, si lanciò contro di lui e lo sgozzò con il pugnale. Io ero a terra con gli occhi sbarrati. Sangue ovunque. Kagi cadde a terra esausto, e io lo sollevai.

Uomo "Volete scappare? ahahah ricordati che dalla stanza non si scappa! Si esce dalla stanza ma prima o poi ci si ritorna... sempre..."

Le ultime parole di un povero pazzo. Uscimmo dall'edificio e appena fuori mi persi nella contemplazione di quel vastissimo cielo blu. Stupendo.

Io lasciai a terra Hikari ancora svenuta, e dopo di lei, anche Kagi. Mi sedetti sotto un albero esausto da quella giornata infinita. Ce l'avavamo fatta, eravamo liberi. Il ragazzo riprese conoscenza e così gli dissi.

"Ce l'abbiamo fatta Kagi! vedi? Il cielo che avevi tanto bramato si apre sotto i nostri occhi!"

Kagi: "ah...finalmente...così questo è il cielo... mi dispiace solo che non potrò gustarmelo a lungo..."

Un tuffo al cuore. Cosa stava dicendo?

"Sei impazzito? il tuo sogno... non potrai mai diventare un ninja da morto!Fatti forza, è solo una ferita da niente!"

Kì: "no... è il mio corpo... capisco che sono giunto al limite..."

Sputò sangue.

Kagi: "Il cielo....Sono contento di poter vedere finalmente il cielo... ti chiedo solo un favore.... Proteggi mia sorella... se l'unica persona di cui posso fidarmi... ora sono finalmente... libero...."


Dopodiche, chiuse gli occhi. Io urlai, disperato alzai il capo verso l'alto. Finalmente ero fuori. Fuori da quell'edificio. Fuori
dalla stanza. La libertà era la mia nuova opportunità. Presi in braccio il cadavere di Kì che in futuro avrei sotterrato con degna sepoltura. Voltai le spalle al laboratorio. Ora volevo scoprire chi ero. Avrei imparato le arti ninja per continuare il sogno di Kì. Lui non era ancora morto. I suoi ideali non lo erano. Il fuoco che aveva acceso in me era ancora vivo, pronto a bruciare.
Presi Hikari e ripensai alle parole di quel povero scienziato pazzo... Tutti i miei ricordi erano fasulli... quel fiore ora che ci ripenso... era un fiore vuoto.

Edited by °ElFugazi° - 8/3/2012, 20:55
 
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view post Posted on 8/3/2012, 20:26
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Sora è il nome del protagonista del videogioco Kingdom Hearts, alla luce del regolamento e nonostante tu lo intenda come traduzione di Vuoto, non te lo posso lasciare tenere.

Poi...la storia della fuga è alquanto inverosimile, questi ragazzini che ammazzano con colpi mortali degli adulti che sicuramente hanno un sistema di sorveglianza con guardie addestrate, non sta proprio in piedi. Ti consiglio di moddare un po' quella parte, trovando un escamotage più realistico della fuga di quelli che non sono altro che dei bambini senza alcun addestramento.

E per finire la ciliegina sulla torta: la parte finale della storia. Tutto il pezzo di quando Ki (che non è la reale traduzione di chiave, che è Kagi) resta sotto le macerie ricorda terribilmente la morte di Obito. E quando dico tutto, intento TUTTO, anche la conversazione.
Questo è male, vedi se riesci un po' a cambiare.
 
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°ElFugazi°
view post Posted on 8/3/2012, 20:33




Per Sora ok cerco di cambiare nome, sai se c'è qualche altro modo di dire vuoto? perchè mi serviva per fiore vuoto.comunque allora è anche un personaggi di ag. Shi andrebbe bene come nome? Vuol dire morte, boh sarebbe fiore morto penso a andrebbe bene comunque

La fuga è un po inverosimile lo so, comunque effettivamente non avevo pensato a delle guardie ma solo a degli scienziati sfigati contro un esercito di ragazzi(non bambini, alcuni hanno anche 16 o 17 anni, ho usato la parola bambino solo per Hikari). Per Kì, boh avevo trovato su google traduttore la traduzione con Kì per chiave, comunque modifico

Obito non ho idea di chi sia, se è un pg di naruto boh non so, io mi sono fermato a quando uccidono pain più o meno, ma cosa fa? se mi sai dire cosa succede più o meno posso modificare.

ho googlato obito e ho scoperto che è un personaggio del Kakashi gaiden, e ho visto un immagine con una roccia sopra, quindi forse ho capito che è un pò simile, modifico facendolo crepare dentro contro lo scienziato.
 
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view post Posted on 8/3/2012, 20:39
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Vuoto si dice solo Sora...al massimo Nulla è Nanimo :sisi:

E' comunque inverosimile che tirino affondi mortali, o che centrino la testa di una persona con una lama tirandola a distanza senza un addestramento :sisi:

Succede...praticamente la stessa cosa che hai descritto.
 
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°ElFugazi°
view post Posted on 8/3/2012, 20:56




Ho sottolineato le parti che dovevo modificare maggiormente. Dimmi se è ancora molto simile alla storia di obito! Non è ancora fatta benissimo la parte della morte di Kagi(so che a volte c'è ancora scritto Ki, prima o poi modificherò e ma è lunga XD), ma adesso è solo per avere la storia generale. Spero che sia una storia decente, al massimo cambio tutto non lo so!
 
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view post Posted on 8/3/2012, 21:18
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E' una storia particolare, messa giù in maniera altrettanto particolare, quindi è ben più che decente.^^

Abilitato, posta la scheda qui LINK e apri il conto qua.

Buon GdR^^

 
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¬B.B.
view post Posted on 10/3/2012, 15:05




Nome:Shiro
Cognome:Kurotama
Clan:Nessuna
Aspetto fisico e psicologico:
Alto e snello, la sua figura regale ed intimidatoria si staglia per ben 172 cm di altezza, che considerati i suoi appena 14 anni, fanno di lui un imponente ragazzino. Una lunga e folta chioma d'argento ne ricopre in parte il volto, cadendo sulle spalle un pò ricurve come in dolci boccoli puntuti. Occhi di ghiaccio trapassano come lame i filamenti lucenti dei suoi bianchi capelli. Fissi e sempre imperscrutabili.
Labbra spesse e carnose fanno da contorno ad un volto perfetto, che nasconde con magistrale maestria la follia interiore del giovane Shiro.
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Nei rari momenti di calma e lucidità, appare come un freddo calcolatore i cui occhi di ghiaccio penetrano senza indugi ogni situazione. Tuttavia, dietro questa maschera di lucente porcellana, si nasconde una psiche malata e deturpata da anni di dolore ed assurdi dogmi familiari. Prevalentemente impulsivo, agisce con la consapevolezza che l'errore non porterà altro che dolore alle sue carni, e dunque ad un piacere spirituale. Noncurante di ogni situazione, ma soprattutto completamente ignaro e all'oscuro di ogni più basilare dogma sociale, la propria mente agisce in base ad un semplice guizzo, ad una volontà, ad un capriccio momentaneo. Stranamente mai iracondo, per lo più portato a reagire ad ogni azione con un'altra, ma mai dettata dalla rabbia o dalla violenza.

Background:
"Lascia che scorra ..."
"Ma ... fa male ..."
"Devi imparare a conviverci. Il sangue lava via le nostre colpe ..."

Ricordo ancora come fosse ieri, la prima volta che una fredda lama puntuta toccò le mie candide carni. Timida e tremolante la mano premeva contro le pelli arrossate, mentre il rosso cremisi ricadeva pian piano sul pavimento in dolce mogano. Ero ancora molto piccolo, forse cinque o sei anni appena, mentre lo sguardo compiaciuto dei miei familiari osservava quel rito ormai vecchio come la casa stessa che ci ospitava.
Nacqui in un piccolo villaggio commerciale incastonato nelle montagne, perfettamente al confine fra i modesti paesi della Pietra e della Pioggia, quasi dimenticato da essi nella sua eremitica e frivola esistenza.
Kurotama, un nome pronunciato con disprezzo in quelle zone. Provate a chiedere ad uno di quei piccoli e torvi commercianti del villaggio cosa pensino della mia linea di consanguinei, e le uniche parole che uscirebbero dalle loro bocche saranno "Assassini", "Folli", "Nausea" ...
Una residenza in legno pregiato ospitava il mio piccolo clan di sobborgo. Non una famiglia di ninja addestrati, nonostante fra loro vi fosse sporadicamente qualcuno dedito alle arti più nobili, ma di folli emofiliaci con gli occhi di ghiaccio. Mio nonno, patriarca indiscusso della famiglia, il grande Oikijiro Kurotama ... un maniaco della peggior specie. Venerava l'espiazione e la purificazione dell'anima attraverso il sangue e la mortificazione carnale che, col passare degli anni, era diventato puro e folle masochismo senza mezzi termini. Difficile crescere diversamente, in un ambiente il cui primo insegnamento inculcato era quello di assaporare con gioia ogni lembo di carna che veniva leso dalle tue stesse mani. Da mio nonno a mio padre, dai miei zii ai miei cugini più stretti, tutto avevano sopportato la macabra iniziazione dei cinque tagli, ove per un giorno ed una notte cinque ferite, una per arto e l'ultima al centro del petto, veniva lasciata sgorgare senza sosta come segno di pura dedizione al folle credo.

Ed eccomi dunque, piccolo ed infreddolito, mentre la lama intarsiava di mia stessa mano le ferite che avrei lasciato sgorgare fino all'indomani.

I miei ricordi si spostano altrove, saltando dalle sporadiche ore a cui mio padre dedicava parte del suo tempo all'insegnamento delle poche arti ninja in sua conoscenza, fino al giorno del grande Rituale.
"Il massacro" lo chiamarono in molti ma, credo, che la mia famiglia lo intendesse più come l'espiazione ultima, l'ascesi finale ad un livello "superiore".
Tornai a casa tardi quel giorno, ingorando gli sguardi torvi dei mercanti appollaiati sui loro viscidi banconi di periferia. L'abitazione fiera e macabra era perfetta, non un cigolio, non una macchia che rivelasse la follia che dentro si era appena consumata.
Un passo.
Niente, solo uno scricchiolio madido delle tegole intarsiate.
Ancora un altro passo.
Come un sottile odore di ferro raggiunse le mie narici, nulla che potesse stupirmi o destare sospetti nella mia anima ormai corrotta.
Poi l'ultimo.
I corpi spirati dei miei consanguinei giacevano al suolo, dissanguati in una macabra pozza di sangue cremisi. I volti come piegati in una smorfia di folle godimento, mentre le pareti sussurravano il terrore appena avvenuto.
Con la coda dell'occhio osservai una piccola serie di kanji, incise con sangue e unghie ormai spezzate, sulle assi del pavimento.

Non ti abbiamo aspettato.

Rimasi li, a contemplare quella follia collettiva, quel fraticidio non dettato dall'ira, bensì dalla consapevolezza di una morte agognata da ambo le parti in questione.
Fu così che, avvolto dal sangue e dal flebile lume che aleggiava sulle pareti, scoppiai in una macabra e folle risata.


Ps. scritta tutta di getto, poi la rifinisco col tempo
 
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view post Posted on 10/3/2012, 16:03
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Cambiato di gruppo, posta la scheda qui LINK e apri il conto qua.

Qualcosa mi suggerisce "Jashin" :asd:
buon proseguimento xD
 
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¬B.B.
view post Posted on 10/3/2012, 18:22




Lol grazie :D .
 
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~ And ~
view post Posted on 18/3/2012, 21:15




Nome : Kohei
Cognome : Akeda
Clan : Nessuno
Storia :
Kohei nasce in un piccolo villaggio ai piedi di un immenso monte percorso interamente da un lungo fiume che giunge sino a valle per poi passare proprio accanto alla casa del nostro giovane ragazzo. La sua famiglia certo non è delle più ricche, nessuno dei due genitori ha intrapreso la carriera del ninja, la carriera che lui sogna, la madre è una piccola negoziante che smercia un po' di tutto, il villaggio non è molto grande ed i negozi sono pochi, così lei si guadagna da vivere proponendo una grande varietà di prodotti e beni quasi indispensabili alla vita dell' uomo, il padre invece fa un lavoro alquanto strano, la sua passione per le arti e per la lavorazione dei materiali lo ha portato ad intraprendere la carriera dello scultore, già, uno scultore fra i boschi e fra le montagne che si diverte ad immortalare nelle sue opere diversi aspetti della vita che spaziano dai più teneri e dolci ai più cruenti e spaventosi. Kohei stima davvero molto il padre, lo vede come un grande esempio da seguire, i suoi genitori erano contrari a tutto questo ma lui continuò per la sua strana, coltivò la sua passione sino a diventare abbastanza conosciuto, tanto da essere contattato dai ricchi della zona per i quali iniziò a produrre un paio di sculture che furono vendute a prezzi non molto alti, ma a lui bastava che la sua arte di diffondesse. Di tutte le opere che produsse non ne vendette solo tre, non perchè non fossero belle, anzi, erano le migliori che avesse mai fatto ed erano richieste da moltissime persone ma lui non demordeva, per quanto questi gli offrissero sempre una maggior quantità di denaro lui rifiutava , erano i suoi gioielli, erano l' eredità che intendeva lasciare a Kohei. Per cause che tutt' ora restano sconosciute il padre di Kohei perse la vita, il suo corpo fu ritrovato in un vicolo ma fu impedito alla famiglia di vederlo. In quel momento i suoi tre capolavori si trovavano in casa ma privi di un protettore, Kohei era troppo piccolo e la madre troppo debole, quando i Tre vennero per reclamarle lei non potè opporsi in alcun modo. Già, tre dei ricchi della zona bussarono alla loro porta di casa e portarono via ognuno una delle tre sculture : La Lince, simbolo della lussuria, Il Leone, simbolo della superbia, La Lupa, simbolo dell' avarizia, lasciando come compenso un pugno di denaro, molto meno di quanto queste valessero davvero, e minacciando la donna di non dire a nessuno tutto questo o avrebbero distrutto la sua piccola attività condannando la famiglia alla fame ed alla morte. Sparirono lasciandosi dietro una madre morente nel cuore, questa piangeva, piangeva e piangeva tutti i giorni e Kohei lo sapeva, la spiava, da qui nacque il suo sentimento di vendetta. Quei tre avevano sottratto a sua madre il sorriso e i suoi beni più preziosi, i ricordi inerenti al marito, avrebbero pagato tutto questo con il sangue.


Psiche :
Un ragazzo abbastanza tranquillo il nostro Kohei, parla poco e ascolta sin troppo. Cresciuto in una famiglia relativamente povera ma piane di quel calore che in una casa non deve mai mancare non si può proprio dire che abbia avuto un infanzia infelice o turbolenta, da qui quel lato calmo, pacato e docile del suo carattere, non cerca guai, non s' intromette in faccende che non lo riguardano, non s' impiccia degli affari altrui. Un ragazzo sulle sue insomma. Questo non si sarebbe proprio detto il carattere di un ninja, troppo tranquillo, troppo docile, ma qualcosa lo cambiò almeno in parte,quando quelle tre figure nere gli portarono via i ricordi del padre riducendo la madre ad uno straccio e rovinando quel clima di calore che già si era parzialmente perso con la morte del uomo di casa, lui improvvisamente realizzò che tutto quello che aveva vissuto sin ad allora non era la vita reale, non avrebbe mai pensato che delle persone distruggessero il desiderio di un padre di famiglia solo per lucro personale. Iniziò a non fidarsi più di nessuno, nella sua testa c' erano solo le immagini delle belle sculture e delle tre figure nere che gliele avevano strappate, capì che la vita era soltanto un dolore continuo che lascia spazio a piccoli momenti di felicità passeggera e capì che lui avrebbe dovuto lottare per fare in modo che i suoi sogni rimanessero in vita anche dopo la sua morte. Nonostante questo Kohei continuò a mantenere quella maschera da bravo ragazzo con chiunque, sorrideva e annuiva parlando sempre di meno e scrutando sempre di più, si scrutando l' anima dell' interlocutore cercando di interpretarne i pensieri e le emozioni.


Aspetto fisico :
Kohei è un tipo molto atletico, ha sempre aiutato la madre in casa e, molto spesso, si recava nelle cave scavate nella montagna con il padre per aiutarlo a trasportare il materiale che scolpiva. Nel tempo libero solitamente girovagava per i versanti della montagna in cerca di posti che per lui erano come dei piccoli rifugi segreti dove niente e nessuno avrebbero potuto raggiungerlo, quindi correva e correva tra gli alberi sino a quando non ne trovava uno molto alto su cui si arrampicava, o finchè non trovata una piccola caverna da esplorare, insomma anche la curiosità fa parte di lui. I suoi capelli sono del colore dell' argento, come quelli del padre, mentre gli occhi sono quelli di sua madre colore del ghiaccio, la carnagione risulta un poco più scura se confrontata con quella degli altri paesani dato il fatto che suo la famiglia di suo padre è originaria si Kumo.


Moolto bene, eccomi qui tornato dopo un periodo di assenza causato dallo studio e da molte altre cose noiose e poco interessanti, questa è la mia nuova iscrizione intanto vado a concludere il mio pg di Kiri che, poverino, è rimasto senza di me a lungo. Sono un poco arrugginito, spero che vada tutto bene. ^^
Ps. amplierò quasi tutto in futuro ma dato che domani mattina alle 5 perto per roma ci tenevo almeno a reiscrivermi! ^^
 
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view post Posted on 19/3/2012, 15:22
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fai pure scheda e conto quando avrai concluso il vecchio pg
PS:visto che abbiamo creato una geografia più dettagliata potresti anche indicare più precisamente il Paese e il villaggio eventuale da cui proviene

Buon proseguimento^^
 
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Puffo senpai
view post Posted on 1/4/2012, 12:58




NOME: Ushina Wareta
COGNOME: Sconosciuto
CLAN: Nessuno
ASPETTO FISICO: Pur essendo una donna il suo aspetto non è per nulla curato, non sa quanto è alta esattamente e non si è mai tagliata i capelli dall'inizio del suo viaggio. Le unghie delle mani non sono curate ma corte grazie al continuo spezzarle in modo rude ed il continuo mangiarle quando priva di altro. Magra ma forte grazie al suo continuo viaggiare per le varie terre dei ninja e del suo nutrirsi di ciò che riesce a trovare. Partendo dal capo si possono ammirare i lunghissimi capelli bianchi come la neve, folti e pieni di doppie punte che raggiungono le caviglie, il volto fortunatamente viene scoperto dalla pallida chioma ogni tanto dal tranciare degli stessi da parte dei coltelli che si porta appresso, sue uniche armi. Il volto snello e duro con due occhi dalle iridi celestiali, cristalline come le acque che bagnano la terra. Pur non sapendo dichiarare la propria altezza è alta sul metro e sessantotto, quasi settata; un seno poco prospero ed un fondo schiena pieno e rampicato al punto giusto, una cicatrice da ustione sul dorso della mano destra grande quanto essa. Quel suo corpo imperfetto, mal curato e lavato nelle occasioni di tempo favorevole nei fiumi e nei laghi viene coperto da stracci color della sabbia recuperati man mano nel trascorrere della vita.
CARATTERIALE: Rude e simile ad un uomo. La vita l'ha portata a questo. Imprudente e spavalda crede di riuscire a fare ciò che vuole pur di ripagare per quello che ha fatto quando ancora si rispecchiava in una bambina carina, fragile e paurosa. A parte per il sesso del corpo, in lei, non si potrebbe trovare nulla di femminile. Utilizza comunemente un linguaggio scurrile e volgare quanto i suoi comportamenti, si sente libera di espellere il gas che va a crearsi nel suo stomaco e riempie i polmoni di anidride carbonica grazie a ciò che gli piace di più in quella terra e che riesce a trovare nei vari villaggi ove transita e di altro tipo per le campagne della terra, il fumo. Vivendo da sola per così tanto tempo, l'unica di cui si fida è se stessa.

STORIA: "Awwww GhwaAAAAAAH!
*Il pianto di due bambini risuonava per quel piccolo villaggio nel paese della neve attraverso l'eco delle urla disperate delle vittime ed il crollare del legno in fiamme sui cuscini di neve creati dall'incessare nevicare di quei giorni. Mentre fiocchi di candida neve, leggiadri e volteggianti si appisolavano sulla gelida e bagnata erba, degli esseri crudeli uccidevano e distruggevano il villaggio dove lei, il suo fratellino ed i propri genitori avevano vissuto per anni. Ne aveva otto, aveva appena imparato a leggere e a scrivere, incominciava a divertirsi da sola sulla neve ed in casa con il fratellino, voleva aiutare la mamma con le faccende di casa. La madre casalinga ed il padre un uomo buono, saggio ed onesto ma qualche malfattore gli infranse quel sogno e non poté più rivederli. Iniziò di notte l'attacco, non seppe mai il perché ma il suo caro villaggio fu prima occupato, poi i barbari perquisirono casa per casa in cerca degli abitanti ancora nascosti e poi bruciarono tutto. Il padre li fece nascondere sotto le travi del pavimento in tempo prima di essere preso insieme alla compagna di vita e mandati a forza tra le braccia di caronte. Di quella notte, precisamente ricorda solo vari pezzi che gli riappaiono in testa come dei flash, il padre che li fa nascondere, lui ed il fratellino che piangono, le fiamme, le macerie e l'uomo dall'odore nefasto pari alla morte. Quell'uomo se lo ricorda meglio di tutti, alto e grosso che si avvicinava ai due piccini...

Con l'abitazione in fiamme i due cercarono di uscire da quell'inferno terreno e sfondata con la mano due lastre di legno annerite dal calore riuscì a creare un passaggio d'uscita da quella che molto presto sarebbe diventata la loro tomba. Usciti si buttarono sotto la neve nascondendosi dagli uomini cattivi e li si accorse dell'ustione ottenuta sulla mano utilizzata per creare il passaggio, a contatto con la neve fredda, la ferita calda dava inizio ad un processo di raffreddamento e cicatrizzazione che portò la ragazza ad inghiottire urli, lamenti e lacrime, avrebbe dato qualsiasi cosa per fermare tutto ciò ma per non farsi scoprire strinse i denti quasi da scagliarseli. Col ritirarsi degli uomini, i due ragazzi ormai orfani uscirono allo scoperto rimanendo solo dinanzi a ciò che ne rimaneva dalla loro abitazione. Il più piccolo incominciò a piangere e poi anche la stessa ragazza lo seguì. Il coraggio che aveva provato prima ora si era trasformato in totale paura e disperazione, gli urli che aveva trattenuto precedentemente, come le lacrime, venivano rigurgitate senza ritegno, non sapeva che fare, non sapeva come doveva comportarsi, era una fragile bambina con un fratellino a carico circondati solo da macerie, ceneri e neve, sarebbero morti molto presto... e poi arrivò lui...

Sulla strada, disperati, dei passi la fecero voltare, l'uomo che puzzava di morte li stava avvicinando. Pensò immediatamente che si trattasse di qualcuno degli assalitori dei loro cari e quindi, con le lacrime agli occhi e la paura che la soffocava, cercò di tirarsi il fratellino per scappare ma lui rimase lì in lacrime.*

(Scappa! Fuggi! Corri!)

*Questi furono i suoi unici pensieri, non riuscì ad elaborare altro e, vigliaccamente, lasciò la presa sul suo unico parente ed incominciò a correre, via, lontano da tutto ciò che era accaduto e dall'uomo che si stava avvicinando. Le lacrime si staccavano dalle guance precipitando e gelandosi sul freddo e bianco terreno ed i suoi capelli corti, dello stesso colore, svolazzavano mentre le gambe da sole non facevano altro che correre. Nessuno la inseguì, forse l'uomo non l'aveva vista o non gli aveva dato importanza ma da allora, la piccola, rimase da sola.*

*Ora, anni dopo, doveva avere quasi quattordici anni, la ragazza diventata donna da qualche mese, si trova ancora a vagabondare senza un meta precisa e senza una guida, le sue gambe ormai sono diventate potenti ed anche la sua mente, nutrendosi e difendendosi da sola dalla natura avversa, ha temprato lo spirito ed il corpo, con solo gli stracci che la coprono e dei coltelli trovati qua e la, la giovane si appresta ad entrare nel paese in cui vivono i neutri samurai, il paese del ferro con un unico obbiettivo nella vita, svelare la fine toccata al fratellino e ripagare per la propria codardia. Dimenticato il suo nome se ne ha affibbiato un'altro... Ushinawareta, per i cari Ushina ma non avendone, in giro, i pochi che sanno della sua esistenza, la chiamano Wareta... La Sperduta.*
 
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view post Posted on 1/4/2012, 13:31
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