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La coppia di amici passeggiava nelle vie affollate del distretto commerciale, ultimamente erano stati impegnati nelle loro rispettive missioni ed era da tempo che non passavano un po' di tempo insieme. L'Akimichi aveva ancora tra le mani una manciata di spiedini di polpo arrosto quando cominciò a punzecchiare il compagno per fargli notare un negozietto di dolciumi all'angolo.
"Eddai Tomoe... di questo passo non saremo mai a casa per ora di pranzo."
"Su su Matsuda. Me lo devi per tutte le volte che ti ho portato sulle spalle da bambini. Mmmmm... sento odore di cannella!"
"Sempre la solita scusa..."
Niente da fare, la ragazza dai capelli rossi era una testarda e mangiona cronica. Se metteva gli occhi su una prelibatezza non c'era modo di farle cambiare idea. Alla fine Matsuda si arrese, come sempre.
Era una bella e fresca giornata invernale, la gente di Konoha sembrava aver già dimenticato le voci che si erano sparse nelle ultime settimane. Se ne era parlato per un po', l'argomento di conversazione preferito, ma alla fine la notizia del ritorno della Lacrima Cremisi si era dissolta come la brina al mattino. Per la gente comune rimaneva una diceria passeggera, una delle tante che qualcuno aveva messo in giro per chissà quale motivo. Il giovane Nara sapeva bene quanto fondate invece erano quelle voci, l'aveva incontrato mesi prima... lui... Fuyuki Hyuga. Non ci aveva dormito per diverse notti, una parte di lui voleva parlare mentre l'altra era fedele al voto di silenzio che in quel tempio abbandonato aveva promesso. Fermo in quel limbo di indecisione aveva lasciato passare i giorni, le settimane, i mesi, come per scongiurare l'inevitabile. Ma il fatidico giorno era ormai giunto.
Proprio mentre stavano per pagare il venditore, un fragore fece tremare le mura del locale. L'eco di un'esplosione si diffuse per ogni via e i passanti si guardarono intorno impauriti. I due ninja si scambiarono una rapida occhiata e poi balzarono sul tetto dell'edificio più vicino, da lì lo videro, il palazzo dell'Hokage avvolto da un'immensa nube di polvere. Intanto in alto nel cielo si accumulavano sempre più nere e minacciose nuvole, vorticavano su se stesse come se la piazza della magione fosse l'epicentro stesso della tempesta.
"Matsu, sei armato?"
"Sempre."
"Andiamo allora."
Saltando di casa in casa arrivarono velocemente nella piazza, i civili erano in preda al panico e correvano in ogni direzione calpestandosi a vicenda. Continuando così si sarebbero ammazzati nel tentativo di mettersi in salvo.
"Dobbiamo evacuare la zona! Non avere paura, andrà tutto bene!", così dicendo la kunoichi si immerse nella nube di polvere andando in soccorso di un gruppo di persone rimaste bloccate in una delle vie laterali. Matsuda fece lo stesso correndo in aiuto di altri civili che si trovavano ancora nella piazza. C'erano bambini che gridavano "mamma! mamma!", vecchi che a stento riuscivano a mantenersi in piedi; sembrava uno scenario di guerra, era uno scenario di guerra.
"Forza da questa parte! Non accalcatevi!", cercò di portare ordine lo shinobi, qualcuno alla vista di un coprifronte scintillante sembrò ritrovare speranza, altri lo spinsero via come se fosse invisibile. Un uomo zoppicava vistosamente ferito alla gamba da qualche frammento dell'esplosione, cercava di mettersi al riparo ma la confusione non lo aiutava.
"Aggrappati a me!", il giovane Nara lo prese di peso e lo portò al sicuro. Lui lo ringraziò mentre si premeva il palmo sull'arto ferito. "Non è grave, i medici saranno qui a momenti", gli disse poggiandogli entrambe le mani sulle spalle, "sai dirmi cosa è successo?"
"L'Hokage... l'Hokage è impazzita. E' stata lei!"
Matsuda spalancò gli occhi incredulo per quel che aveva appena sentito, era davvero possibile che l'Hokage di una vita, il suo Hokage, l'eroina di tutto il villaggio, avesse causato quel disastro? Ma soprattutto, perché farlo? Non poteva crederci, non voleva crederci. Tornò di corsa nella piazza, i più si erano messi in salvo e non rimaneva altro che polvere e cenere che cadeva lentamente dal cielo. Vide una figura, ritta e ferma al centro di tutto.
"Hey tu! Vattene da lì, è pericoloso!"
Ma l'uomo non aveva la minima intenzione di spostarsi né tantomeno di voltarsi. Il ragazzo gli si avvicinò fermandosi alla sua sinistra, pensò che fosse un cittadino paralizzato dalla paura e solo allora lo riconobbe sotto al suo mantello grigio e alle bende... Fuyuki Hyuga. Non fu sorpreso di vederlo, per quanto assurdo potesse essere, ciò che lo lasciò letteralmente senza parole era chi gli stava davanti. In alto verso la montagna vide lei, lo Yokai della Foglia sfigurata in viso con un ghigno malefico che mai avrebbe pensato di osservare sul suo volto. I fulmini del temporale seguivano i movimenti del suo braccio, come un'orchestra tonante.
Estrasse un kunai nel quale forse riponeva fin troppa fiducia. Provava paura ma non avrebbe fatto un passo indietro, in gioco c'erano le sorti del villaggio, di tutte le persone a lui care. Avrebbe affrontato una creatura mitologica fatta di chakra ed elettricità, fronteggiato anche un sannin, qualsiasi cosa piuttosto di vedere tutto ciò che amava distrutto.
Era tutto così assurdo, così impossibile e allo stesso tempo reale. L'ultima volta che aveva incontrato la Lacrima Cremisi aveva percepito le sue parole come quelle di uno spettro portatore di sventura, e solo adesso si accorse di come fossero quelle di un profeta che predice il futuro. Quel giorno l'aveva paragonato ad una tempesta ma ora che stava fiero e concentrato alla sua destra sembrava più un possente albero che non ha paura del fulmine. La tempesta non era lui, era Akane Uchiha.
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