[249 DN - Fuori Kiri]
La brezza della battaglia gli allietava le ciocche di capelli argentei che, sinuosi, si ergevano sul suo capo. La candida pelle si era macchiata con il sangue che aveva fatto sgorgare tramite le Hiramekarei dai corpi degli avversari, sia per quanto concerne le creature composte dai fili neri, sia dagli evocatori. Sentiva nuovamente accrescere il chakra all'interno dei suoi tsubo; capacità che aveva allenato sin da quanto aveva appreso le arti mediche, sebbene fossero per lo più specializzate nel combattimento. Mentre la conversazione aveva luogo, l'Artefice tentava di captare una qualsiasi forma di emozione trasparire dai suoi atteggiamenti, ma ciò risultò alquanto astruso. I delineamenti che si susseguivano sul volto dell'omone erano incerti, quasi indecifrabili; probabilmente sarebbe stato catalogato come una persona lunatica. Ed era questo il dettaglio che maggiormente lo preoccupava. Sin da quando aveva dato inizio al suo itinere da Shinobi, aveva sempre compreso il carattere e l'indole degli avversari che si erano posti lungo il suo cammino. Per quanto impervi e pericolosi, erano stati tutti, o per lo meno la maggior parte, vittime di un un'unica emozione, quale che sia la rabbia, la vendetta, la superbia. Non poteva sottovalutarlo, non doveva.
Sussultò per un effimero istante, l'Efebico, quando lo udì asserire che quel che era successo era imputabile a lui, al Mizukage. Non traeva alcun nesso logico da ciò, d'altronde erano stati loro ad attaccare i genin della sua terra natia, e successivamente, il villaggio stesso. Probabilmente, il primo pensiero che balenò nella mente lucida dell'Artefice riguardava un infondato cassus belli posto in essere solamente per giustificare le proprie azioni bellicose. Vorticò le iridi diamantine accogliendo l'invito dell'omone a guardarsi intorno; non vi era più la Nebbia a proteggere dagli occhi altrui la vita dei suoi abitanti. Il terreno, ormai, era divenuto foriero di morte, florido di carcasse, sia umane che di esseri immondi. Era davvero colpa sua? No, quell'ipotesi non aveva modo di sussistere. Era quel Tossico, però, ora, a cogliere maggiormente la sua attenzione. Da quel che aveva potuto carpire dalle parole incerte che erano state proferite dall'Ingordo, doveva essere il loro capo. Colui che li aveva guidati in quella guerra. Per garantire l'incolumità del villaggio, della sua gente, il Mizukage si sarebbe dovuto consegnare, questo era quanto deciso da quel Tossico per porre fine alla violenza. Concetto che per il popolo di Kiri non era annoverato come comportamento onorevole. Non si sarebbero mai arresi. Non l'avrebbero fatto di nuovo dopo quanto accaduto con gli invasori di Oto. Una situazione che era stata parzialmente risolta con un'alleanza segreta instauratasi durante il percorso intrapreso con Hideyoshi per incontrare l'Eremita dei Serpenti. Questa contingenza, però, risultava più incombente e lui era il responsabile per una risoluzione celere ed efficace. Non si sarebbe mai arreso, né avrebbe concesso la propria testa senza combattere. Vi era solo un modo per porvi fine.
- Mi dispiace, Ingordo. Non posso dare il mio cuore a te, né offrirti il mio capo. Se il Tossico cerca me, che mi venga incontro. Saremo io e lui a porre fine a questa situazione. O per caso ha paura di affrontarmi? Ha paura di partecipare alla battaglia, forse? Il mio Villaggio non si piegherà facilmente al sopruso degli invasori. Te lo garantisco.
Proferì, quasi con tono solenne. Se avesse debellato in un duello colui che era chiamato "Tossico" avrebbe potuto avere buone possibilità di decimare la controparte nemica e ridurre il loro morale. In caso contrario, però, qualora la sua forza fosse stata maggiore, la morte sarebbe stato l'unico futuro.