Tutto sembrava andare stranamente per il verso giusto. Erano usciti indenni dalla recente guerra che aveva visto Kyu Dan e Taisei fronteggiarsi, Otogakure stava rinascendo dalle sue ceneri come una fenice, e Kuro era diventato una vera e propria estensione di Hideyoshi. La cosa galvanizzava non poco lo spadaccino del Suono, non tanto per l’importanza di una scalata sociale, cosa mai interessatagli, ma soprattutto per l’acquisizione di potere che ormai ambiva da quando era un Genin della Nebbia.
(Essere una persona così di spicco per un intero Villaggio, mi permette di avere molto più controllo, nonostante Oto sia per antonomasia un Villaggio di assassino. Fortunatamente ho trovato in Hideyoshi, un valido alleato sotto questo punto di vista.)
La lieve barba non rasata con il solito kunai andava a donare al ninja qualche anno in più di quelli che aveva. I capelli sempre più lunghi superavano l’orecchio, dandogli un aspetto diverso dal solito, al quale probabilmente, Kuro si stava anche abituando. Il suo corpo era scolpito nel marmo, la sua statura superava il metro e ottantacinque, era un uomo formato a tutti gli effetti. Ormai le cicatrici che adornavano il suo corpo erano solo un ricordo delle sofferenze e le pressioni psicologiche che il Segno maledetto aveva portato nella sua vita, ricompensandolo con un potere ben oltre l’immaginazione di un normale ninja qualsiasi. Tutto era diventato un’abitudine: riuscire a mantenere il controllo del chakra dell’oblio, non distrarsi nel vedere la sua cute cambiare di colore e fattezze, accettare quasi quel processo di trasformazione nel momento del bisogno. Forse era proprio grazie all’ultima ferita ricevuta, che ormai Kuro era riuscito perfettamente e gestire sia il suo demone interiore, che il potere donatogli dalle evocazioni, sebbene pienamente consapevole del limite messo a sua disposizione dagli inu, ancora insuperabile per lui.
- Continuo a chiedermi a cosa pensi quando ti persi nei tuoi silenzi, Kuro-chan.
Era assolto nei suoi pensieri, ma quella fastidiosa voce lo destò per un attimo, facendolo tornare con i piedi per terra. Stava volando in quel momento, le suole toccarono terra quasi inconsciamente. Ormai padroneggiava il suo talento in maniera impeccabile.
- Sono passati ormai quattro anni da quando ci conosciamo. Sono perfino diventato Eremita, e non hai ancora perso il vizio di chiamarmi Kuro-chan? Non voglio che ti rivolga a me con il classico Dono, ma almeno Kuro-San me lo merito, non credi, PAKKUN-CHAN?
- Credi davvero sia una questione di tempo? E NON CHIAMARMI MAI Più PAKKUN-CHAN! La barba non fa di te un adulto, se dovessimo badare ai peli che abbiamo addosso, dovresti chiamarmi Pakkun-sensei.
Ormai Kuro passava sempre più tempo con i suoi fedeli amici, e la familiarità aveva raggiunto davvero livelli estremi. Bull l’aveva perdonato, sebbene in cuor suo Kuro si sentiva ancora fortemente in colpa per quanto accaduto, godeva del rispetto di Fenrir ed il vecchio saggio l’aveva incaricato di essere in nuovo Eremita dei Cani, il che faceva di lui una figura di spicco anche nel mondo degli Inu.
- Non essere così crudele con me, Pakkun. Dopotutto sei stato tu stesso a dirmi che mai nessuno come me vi richiama anche solamente per fare due chiacchiere, nemmeno il tuo amato KAIRI-SAMA.
- Si beh. Lui… Non parliamo di Kairi Uchiha per favore, non ho ancora digerito il suo abbandono. Fenrir lo rispetta, quindi anche io devo fare lo stesso, ma lui se l’è guadagnata la carica di sama, non l’ha pretesa come una certa persona coff coff.
Ma Kuro non ebbe il tempo di ribattere, che Pakkun sparì nella classica nuvoletta di fumo senza che il ninja avesse rilasciato l’evocazione.
(Mah, si sarà offeso forse.)
In un attimo Pakkun apparve di nuovo, sempre sulla testa di Kuro, la sua posizione preferita per apparire. Diede una piccola sberla in testa al ninja per poi riprendere a parlare velocemente. Nella sua voce e nella sua espressione si nascondeva un misto tra fretta e preoccupazione.
- Basta poltrire, il vecchio ti vuole, andiamo e di corsa anche!
Il piccolo cane non fu l’unico a sparire nel nulla, portò con sé anche lo shinobi del Suono utilizzando il metodo più veloce che usano le evocazioni per richiamare l’attenzione del proprio Eremita o di un qualunque firmatario.
- Cosa c’è di così tanto urgente da dover usare la Tecnica Inversa del Richiamo, maldetto nan..?Oh.
La postura di Kuro cambiò in un attimo, non appena si rese conto di trovarsi davanti al sommo dell’Eremo. La prima ed unica volta che l’aveva visto, si era presentata la medesima situazione e Fenrir rischiava quasi di impazzire. Cosa stava succedendo?
- Sommo, c’è l’Eremi…SOMMO!
- Oh, Hey, si. Kuro-san, sei qui.
Non appena udì la parola San, Kuro si voltò verso Pakkun lanciando un’occhiata di sfida, ma poi sorrise lievemente prima di rivolgersi al sommo inu.
- Sommo, mi ha mandato a chiamare?
Edited by .Kuroro - 13/10/2018, 12:06
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