°Pensato° Parlato Narrato [...]**time skip
Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore; fecemi la divina podestate, la somma sapïenza e 'l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.
Dante Alighieri
Atto XI Scheletri nell'armadio
248 DN 8 Dicembre
Ricordi la pioggia?
Il tuo corpo gracile e minuto che viene stritolato dal pungente gelo mentre, subdolo, penetra oltre lo strato di carne raggiungendo le ossa.
Una sensazione tanto sgradevole che non basterebbe un'ora di racconto: sei vicino allo stato di ipotermia, non riesci ad emettere neanche il più semplice verso gutturale per quanto sei ottenebrato dagli spasmi e i brividi.
Preghi solo che il prima possibile sia pronunciato quell'ordine: "Basta così."
Quel giorno - uno degli inverni più rigidi di Kiri a memoria d'uomo: a memoria soprattutto tua - ti fu imposto di aspettare ben cinque ore sotto la scrosciante pioggia prima di avere il permesso di cadere a terra.
Cosa avevi sbagliato in fondo? Ancora oggi te lo chiedi ma senza che una reale risposta ti appaghi.
La meditazione dovrebbe portare pace, armonia, equilibrio ma allora perché per te significa solo affogare in acque profonde fatte di oscurità e tormento?
Quanti gradi c'erano quel giorno? 2, 3? Non ricordi, anche perché il tuo corpo scottava peggio della brace e i tuoi sensi si offuscarono ancor prima che la servitù venisse in tuo soccorso trasferendoti nella tua stanza: dovetti lottare sospeso in un limbo di sofferenza, in bilico tra la vita e la morte.
Lui non si curò neanche di informarsi, in fondo era normale, no? Il sacrificio.
Ha sempre fatto così. Mai una parola gentile o una pacca sulla spalla, sarebbe bastato anche un semplice sorriso ma niente, solo il monotematico sguardo severo, programmato a sondare l'animo ed estrapolare i punti deboli e le fragilità.
Si era premurato sin dal tuo primo vagito di condizionarti: tenerti a debita distanza dall'abbraccio di sua moglie e di tua madre.
Com'era la sua becera filastrocca? Ah si, le madri devono esistere solo per nutrire i neonati e metterli al mondo, condizionarli anche solo con una carezza significa diventare schiavi dell'emotività e frantumare ogni certezza.
Quel dovere impiantato nel cervello al pari di un germoglio che deve essere nutrito con la costanza e l' impegno, così da fiorire e diventare rigoglioso.
Offrire la propria vita servendo una priorità più grande e autorevole dell'inutile soggettività.
Ti viene spontaneo portare le mani all'altezza dei bicipiti per sfregarne l'epidermide, come se d'improvviso un brivido si sia impossessato di te e ti faccia percepire freddo.
Il passato è una ferita che non guarisce mai e che perennemente sanguina, soprattutto il tuo passato.
Ti sei quasi convinto - o la va o la spacca-, stai per afferrare il dolce e dargli un piccolo morso, quando.... d'improvviso, lui sbrocca: denoti una certa esasperazione che un guerriero navigato, forgiato da mille battaglie, non dovrebbe avere:
“Senti coso. Diamine. Lascia perdere.
Non c'è veleno, per la miseria... ma se il problema è che non hai fame non mangiare, non mi offendo, parola d'onore”
Ha capito che tu stai tergiversando e non si vergogna di palesarlo apertamente aumentando i decibel della voce che rimbomba sotto la maschera.
Sei ancora più confuso e da un certo punto di vista questa reazione inaspettata ti suggestiona ancor di più degli sguardi conditi dall'insano silenzio che fino a poco prima impregnavano la zona circostante saturandola di agitazione.
Poi quell'affermazione che di colpo ti perfora e sconquassa.
Non sai come rispondere a quella provocazione (sempre se il suo obiettivo sia toccare i tuoi nervi scoperti), puoi solo ascoltare ciò che ha da dirti e riflettere, chinando il capo chiudendoti in una sorta di stato meditabondo.
“I bambini di nove anni non parlano in questo modo”
Già, come dargli torto. Come tentare anche minimamente di poter controbattere a un'analisi tanto onesta e oggettiva che prende in pieno il punto focale della questione e ne spacca il capello in quattro?
Rimani taciturno, non puoi fare altro.
Ascolti con rispetto, quello sempre, lasciando che ogni osservazione ti venga scagliata addosso neanche fossero dei dardi e tu fossi il bersaglio da colpire a ripetizione.
Ha torto? No
Sta dicendo castronerie? No
Potresti negare quanto detto? No
Parla a sproposito? No
“È innaturale. Cavolo, ma da quanto tempo è che non fai merenda come quelli della tua età? L'hai mai fatta, una merenda? Hai mai giocato a Oni Gokko? A Daruma? A Kendama? O erano troppo preoccupati di non farti avere troppe soddisfazioni dalla vita?!”
Perché si spinge a tanto? Cosa gliene viene?
In fondo non ti conosce, non sei che un numero, l'ennesima matricola da addestrare.
Carne da macello da mandare in missione.
Non riesci proprio a capire questa sua reazione. Provi a ponderare su ogni singola parola ma non riesci proprio a capire da cosa sia alimento questo suo impellente e disperato bisogno di salvarti.
Sembra che ti voglia lanciare una corda o un salvagente per tirarti fuori dall'angoscia.
“ Lasciamela dire una cosa, in onore di quegli incliti patrioti che vogliono morire per la Nebbia: da morto non difendi un bel niente. Sorpresa! L'avresti mai detto?! ”
Onore. Patriottismo. Immolarsi.
Da come lui te ne parla sembrano vuote parole prive di significato, almeno per come ti è stata insegnata l'attitudine ad essere pronto al sacrificio.
Vuole cercare di farti riflettere e sradicare la lobotomia che ti ha devastato il cervello a furia di obbedire senza mai porre il benché minimo dubbio sulla bontà di una simile dottrina fatta di sottomissione e annientamento della soggettività.
Atto XII Fondamenta di sabbia: tracollo
Il dubbio e l'orrore sconvolgono i suoi pensieri turbati, e dal profondo in lui si agita l'inferno, ché egli si porta l'inferno dentro di sé ed attorno, e non si può staccare dall'inferno o da sé di un solo passo, fuggire mutando luogo.
Paradiso Perduto: John Milton
Altri ricordi affiorano ridestando la memoria da cui inconsciamente attingi per rivivere inaspettatamente l'inferno.
Il suo discorso sembra aver scatenato un effetto domino di flashback che invadono la tua rete neurale in un susseguirsi spropositato di immagini.
Una specie di risonanza.
Sgrani improvvisamente gli occhi e ogni parola seguente del sensei sembra ovattata mentre la testa comincia a farti male.
3 ANNI 243 DN 20 Settembre
Sei in palestra, ti ritrovi appeso a testa in giù e senti da varie angolazioni l'acuto dolore di spade di bambù che colpisco il tuo gracile e piccolo corpo: non puoi osservare perché sei stato bendato, devi solo concentrarti su quel dolore e farlo tuo.
Senti ogni colpo infiammare i nervi come se del fuoco ti stesse ustionando.
Ricordi molto bene quel giorno.
Cazzo se lo ricordi.
Come dimenticare il battesimo di fuoco: ti venne chiesto di mostrare fierezza e coraggio da vero Ogawa, consapevole che una volta attraversata quella soglia il condizionamento sarebbe incominciato.
I primi addestramenti rivolti all'autocontrollo, dominando la sofferenza per evitare che sotto interrogatorio tu potessi rivelare qualche dettaglio o informazione - un'antica pratica degli Ogawa addestrare fin dalla più tenera età a sopportare il dolore forgiando la mente affinché non possa essere corrotta dalla debolezza dovuta all'impulso di sensazioni fisiche negative atte a far crollare..
Fu il tuo primo approccio all'abbandono dell'infanzia.
L'innocenza che ti venne rubata nell'esatto momento in cui venisti al mondo, solo che te ne accorgesti quel giorno, purtroppo a spese sia psichiche che fisiche.
Quella notte fu talmente difficile dormire che continuasti a colpirti all'altezza della bocca dello stomaco per procurarti altro dolore e tentare di perdere coscienza.
Ti fratturasti anche un paio di dita e il naso per cercare in ogni modo di perdere i sensi e poter dormire in qualche modo.
“Non è mia intenzione denigrarti, ma adesso che finalmente non c'è il tuo vecchio a portata di orecchio, posso esprimermi come ritengo più opportuno: hai fatto un lavoro bestiale, hai conseguito dei risultati che farebbero invidia a chiunque, col risultato di diventare un piccolo grumo di carne obbediente e infelice. Continua così, Arata Ogawa... e diventerai... UN GROSSO GRUMO di carne obbediente e infelice.
E morirai così.
Sai quando dicono – ah che peccato, è morto giovane... la vita gli poteva dare ancora così tanto... - l'hai mai sentito? Ecco, perfetto. Per te la cosa non si applica.
Se ti facessi fuori qui ed ora, ti farei solo un favore. ”
6 ANNI 246 DN 8 Aprile
Il dolore si fa sempre più pungente e non puoi fare a meno di portare le mani all'altezza dell testa per afferrarla con veemenza infilando le dita tra i capelli.
Un suono acuto ti perfora i timpani e disturba il tuo riflettere pungolandoti tramite un invasivo e pungente dolore che pulsa a ripetizione senza un attimo di tregua.
Senti il cervello quasi esploderti.
Non sai il motivo di questa tua reazione ma pare che il discorso che sta portando avanti lo Shinobi Katana stia ridestando antichi ricordi che avevi sepolto, spingendoti forzatamente a riviverli senza possibilità di impedire la tortura mnemonica.
Una rimembranza dilaniante.
La richiesta di ossigeno aumenta vertiginosamente e con essa il meccanismo fisico di iperventilazione: sei nel pieno di una crisi e anche di quelle molto brutte.
Ora hai 6 anni, sei nella stanza del disonore, multipli colpi si infrangono contro i tuoi arti spezzando prima una gamba, poi un braccio, il naso, lo zigomo destro, un paio di costole.
Vieni colpito a ripetizione perché hai osato piangere e questo un Ogawa non può esternarlo.
Hai solo chiesto di poter vedere tua madre, hai solo detto che ti manca ma ciò che ottieni è solo una punizione corporale: scioccamente hai infranto la prima regola del codice e per questo devi essere punito.
Punito di cosa però? Di sentire a 6 anni la mancanza della persona più importante per un bambino? La propria madre?
Beh, nella tua famiglia ciò comporta una punizione corporale per ogni lacrima versata e tu ne hai versate parecchie quel giorno.
Inutile dire che da quell'esperienza ne sei uscito vivo ma catatonico e ciò ti ha costretto a diverse settimana di terapia intensiva.
Devi rimetterti in forze perché hai un addestramento da riprendere.
Ora sai cosa assolutamente devi evitare se non vuoi nuovamente rischiare di ritrovarti con le ossa frantumate.
Domina una persona nel corpo e prima o poi si ribellerà, soggiogala nel pensiero e spezza la sua mente e ti sarà fedele a vita.
Quelle parole riecheggiano come un mantra nella tua testa.
Tuo nonno non è stato meno aguzzino di tuo padre ma, mentre il tuo vecchio ti infliggeva più che altro punizioni corporali, tuo nonno invece, essendo un superstite della Nebbia Insanguinata, ha sempre trovato la dominazione della volontà più affascinante plagiando innanzitutto la volontà ancor prima che il corpo.
Sai bene quale diavolo lui sia, e i suoi esperimenti di condizionamento sono stati la parte più dura della tua esperienza dove le dure lezioni di tuo padre, al contrario, erano una piacevole passeggiata.
Tutto quel dolore che stai rivivendo è insopportabile.
Emetti un rantolo che ti fa assomigliare più a un animale ferito che a un essere umano.
Il tuo sensei, sicuramente attento, può notare i capillari dei tuoi occhi quasi esplodere per l'estrema irrorazione di sangue.
Il tuo viso è ora composto da centinaia di muscoli che si sono contratti indurendo i tuoi lineamenti prima delicati e ora fin troppo rigidi.
Troppe emozioni vissute, troppe parole taglienti come lame che ti perforano e ti squarciano.
“Prova a pensarci, a cosa vuol dire lottare e sacrificare sé stessi affinché le vite dei tuoi concittadini siano salve. Perché è semplicemente assurda l'idea che esista una Patria, senza la sua gente.
Su questo mi segui?
Ecco, torniamo alle vite degli esseri umani che ci si aspetta che proteggiamo a costo di perdere le nostre”
8 ANNI 248 DN 22 Febbraio
Anni, anni e ancora anni di esperienze traumatiche rivissute in pochi istanti, sei certo che la tua mente da un momento all'altro possa cedere, è solo questione di tempo.
Ora ti ritrovi a un anno prima della tua promozione, sei appena tornato a casa dopo l'accademia.
Trovi tuo nonno e tuo padre che ti aspettano, seduti a braccia conserte e le espressioni dei rispettivi visi corrucciate: cosa sarà mai capitato?
Presto detto, hanno trovato il tuo taccuino dove annoti ogni cosa.
Quel tuo sciocco passatempo che colora un po' la tua giornata, giusto un minimo.
Senza tanti complimenti tuo nonno non ti concede neanche il tempo di aprire bocca che lo fa in mille pezzi mentre di seguito, tuo padre, ti colpisce ripetutamente in pieno volto facendo infrangere le nocche contro il tuo naso e il tuo occhio destro.
Poi vieni trascinato in cortile e legato al ciliegio al pari di un fantoccio.
Sei troppo frastornato per renderti conto e ribellarti, quel colpo ti ha rotto il setto nasale e probabilmente ti ha anche distaccato la retina destra.
I suoni sono ovattati così come le immagini divengono sfocate, a malapena riesci a respirare benché il sangue, copioso, ti coli in bocca provocandoti il riflesso incondizionato di tossire per non affogare nel tuo stesso sangue.
Hai infranto un'altra regola, non è permesso dilettarsi in sciocche frivolezze, bisogna solo e costantemente pensare al bene di Kiri.
La punizione comporta il rimanere senza cibo e né acqua per tre giorni così che tu possa riflettere sui tuoi errori e non disonorare ulteriormente il Clan.
“sì, puoi combattere perché te lo ordinano, ma potrai mai capire davvero cosa stai proteggendo, se non ne comprendi il valore?
Come puoi comprenderne il valore, se non ne hai esperienza?
Saresti come un sordo a cui viene ordinato di proteggere l'ultimo Koto rimasto al mondo. Dimmi, Arata, secondo te quanto è salda la fedeltà e la risolutezza di un sordo a cui viene ordinato di proteggere qualcosa di cui non comprende lo scopo...?”
Io... io.... io... c... chiedo p... perdono
“Arata Ogawa, l'obbedienza in sé ti rende felice? ”
Tutto quel dolore concentrato in pochi istanti è decisamente troppo. Non riesci a trattenerti più.
Non puoi.
Senza chiedere il permesso, cadi in ginocchio - sei prigioniero della paura e della disperazione - mentre la bocca trema. Sei visibilmente disperato.
Gli occhi rapidamente si inumidiscono ed è solo conseguenza la produzione di lacrime che rigano i tuoi zigomi: ti sei pienamente mostrato palesando la tua intimità più segreta.
Non sei riuscito a trattenerti, sei pur sempre un bambino e tutte quelle parole, quel carico di riflessioni da parte di Jorogumo non hanno fatto altro che metterti con le spalle al muro costringendoti a guardare in faccia la macabra realtà.
Tu sei un uccello in gabbia e sei stato talmente addomesticato da intimorirti anche solo facendoti sfiorare dal pensiero di ribellione.
Senza accorgertene cominci a ripetere le parole di tuo nonno che, in quanto capo casata, ha fatto incidere come monito all'interno del dojo degli Ogawa così da essere rammentato:
Preservare la Nebbia... questo conta.
Non importa il costo o il mezzo che si debba utilizzare.
Questo villaggio è stato edificato su fondamenta fatte di cadaveri e sangue.
Chi non ne comprende l'antico principio non merita di essere chiamato Kiriano.
Improvvisamente stringi i pugni cominciando a colpirti più e più volte in direzione del viso, ripetendo queste inquietanti parole:
Vergogna, fallimento, disonore, reietto, abominio, rotto.
Tu.... sei.... semplicemente .... ROTTO....
rotto, rotto, rotto, rotto, rotto, rotto.
VERGOGNA.... VERGOGNA
ROTTO, ROTTO, ROTTO, ROTTO, ROTTO, ROTTO!!!!!!
Edited by Kusanagi - 14/7/2021, 11:16