La fortificazione sta nel dolore, Role libera Kusanagi ° -Egeria-

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view post Posted on 28/4/2021, 14:25     +1   -1
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Paura, ansia, solitudine, buio. E poi forse anche un barlume di speranza.

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Non voglio fare come tanti che se ne restano a bruciare senza fiamma, di una combustione incompleta.
Anche se solo per un secondo… voglio bruciare con una fiamma rossa e accecante!
E poi… quello che resta è solo cenere bianchissima…
nessun residuo… solo cenere bianca”

Joe Yabuki








T
i svegli presto quella mattina, molto presto, saranno all'incirca le 5:00: ancora non ha albeggiato ma il tempo già scorre, non puoi tardare proprio oggi.
Tutto deve dimostrarsi perfetto nei più microscopici dettagli.
Oggi è un giorno importante, decisamente fondamentale per il tuo futuro.
Ti è stata lasciata dinnanzi la porta una ciotola di riso; devi rimanere concentrato per non fallire.
Il fallimento non è la strada di un Ogawa.
Sei nato per stare eretto... non genuflesso; almeno provi a crederci e a ripeterlo neanche fosse un mantra recitato da un bonzo.
Finalmente ti è stata concessa la tanto attesa udienza.
Durante la notte, per quanto tu cercassi di prendere sonno presto... come al solito, non hai resistito assecondando il senso nostalgico: quel curioso rituale dove fissi la luna per poterti perdere nella rinfrancante quiete.
La necessità di ascoltarne l'allietante melodia silenziosa così da poterti placare e domare lo stato d'inquietudine. Rasserenare il tuo sofferente cuore.
Quell'alienante senso di vuoto nel sentirti perennemente fuori posto: smarrito come una rondine che disperatamente vorrebbe solo trovare il suo stormo.
Battiti concentrici che scandiscono un ritmo ben preciso.
Come un tamburo che scandisce il logorante rimbombo dovuto a secchi colpi violenti, in un ripetersi propulsivo e sfiancante.

TuTump TuTuMp TuTuMp TuTuMp

Gli attacchi di ansia ti hanno sempre giocato tiri mancini, te lo ripeti mentre percepisci una parziale spossatezza dovuta al fatto di non aver dormito benissimo.
Il tuo corpo richiederebbe altro riposo ma non c'è tempo per assecondare i capricci bioenergetici.
Ormai convivi con l'insonnia e sei conscio che fa parte del tuo essere; un paio di ore vanno più che bene per non svenire e reggerti in piedi, non devi fare altro che calarti nel tuo solito ruolo e seguire il copione... anche se la stretta al petto e la morsa allo stomaco non ti danno tregua.
Sei troppo sensibile - così ti è stato detto - e questo non va bene.
La tua famiglia lo ha capito e anche per questo spera che tutto possa andare per il meglio e far sì che il tuo patrimonio genetico prevalga.
Ottenere quella granitica consapevolezza di essere un predatore: l'istinto ferale di far evolvere la bestia ancora parzialmente sopita nel tuo profondo.
Sin da piccolo hai palesato una certa empatia che ha spinto tuo padre e tuo nonno a prendere provvedimenti sempre più severi nella speranza di affievolire e infine estingue un parassita così fastidioso.
La reputazione della famiglia non si può permettere pilastri fragili che sorreggano la struttura della sua gloria e per tale motivo con oggi si vuole cercare di mettere definitivamente la parola fine.
Non vi è alternativa, DEVI dimostrarti un degno esponente portando così altro prestigio a una delle principali famiglie che ha contribuito a rendere la squadra assassina della Nebbia una vera e propria Élite.
Si parla troppo delle Innate e dei Cercoteri ma anche gli Anbu hanno una loro storia fatta di potenza e unicità.
Osservi la prima foschia della giornata mentre ingurgiti gli ultimi chicchi di riso per poi pulire la scodella con cura e riposizionarla dove l'hai presa, poggiando orizzontalmente le bacchette sopra di essa: penserà la servitù al ritiro, tu devi solo raggiungere tuo padre fuori dall'abitazione.
Sai già che ti aspetta con la sua solita espressione seriosa.
Quel corridoio ti è sempre sembrato angusto e tetro ma ora addirittura sembra interminabile, accompagnando ogni tuo singolo passo dall'invasiva violenza si un ennesimo battito, ridestando la tua tachicardia.

TuTuMp
TuTuMp
TuTuMp
TuTuMp

Cerchi di concentrarti sull'iperventilazione, su esercizi propedeutici per il respiro, permettendoti con il giusto impegno di poter placare l'accelerazione del muscolo cardiaco fino ad acquietare la sua eccessiva foga.
Non puoi presentarti con il fiatone e il cuore che quasi ti schizza in gola davanti a uno shinobi esperto come tuo padre, se ne accorgerebbe immediatamente e ti punirebbe per una simile fragilità.
Una volta giunto al suo cospetto, i vostri sguardi si incrociano per una frazione di secondo, il tempo idoneo che un abile Anbu impiega per studiare a fondo una persona e capirne lo stato emotivo che cela.
Sai che probabilmente si sarà reso conto della tua inquietudine ma preferisce ignorare momentaneamente la questione, è troppo importante l'impegno odierno per preoccuparsi di frivole grane che possono benissimo essere risolte in un secondo momento.
Il clima è più tosto mite benché la perenne nebbia, che avvolge il silente villaggio, non faccia pensare a una giornata primaverile con una temperatura non superiore ai 14/16 gradi.
Almeno la tua famiglia è stata clemente nel non farti percorrere quella strada durante la rigida stagione invernale, risparmiando alle tue ossa la spiacevole sensazione del pungente freddo pregno di umidità.
Ancora ricordi quando per punizione dovetti rimanere 5 ore sotto la pioggia a torso nudo e meditare. Quella volta finisti a letto con 40 di febbre rischiando di rimanerci secco, ma alla fine vivere come un Ogawa - accettandone il cinico nindo - non è forse la perenne consapevolezza di essere perseguitato dalla nera mietitrice riuscendo quasi a percepirne la stridula risata?
Non che per te sia un problema, sei abituato a cose ben peggiori delle rigide temperature.

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Così vi mettete in cammino quando la luce comincia a mutare la colorazione del cielo, passando dai toni oscuri a quelli chiari benché la foschia pregni il villaggio di una scenografia tetra e angusta, non permettendo al sole di ristorare il territorio con i caldi raggi e irradiarlo con la sua luminescenza.
Procedete a passo andante, senza che vi sia alcuna interazione.
Tuo padre manifesta la solita espressione scavata dai duri lineamenti che il tempo gli ha impresso sul viso, tuttavia non riesci a capire cosa possa provare.
Sempre se esso provi qualcosa.
I suoi pensieri sono imperscrutabili, come il suo stato d'animo; si limita al suo compito di sensei più che genitore, accompagnarti lungo quel sentiero che vi porterà a destinazione.
Potresti dire di aver da sempre avuto nella tua vita un rapporto più intimo con la servitù che con la tua famiglia, tra cui proprio con tuo padre con cui non hai mai provato a comunica se non nell'obbedire a qualche ordine specifico.
Vi spostate in direzione Sud-Est, più all'esterno rispetto il centro abitato per evidenti motivi di logistica strategica.
Visto cosa rappresenta quell'edificio che può vantare una delle forze armate più letali, è comprensibile che si sia deciso di isolare la struttura.
Una fortezza impenetrabile. Un perfetto centro di comando da cui far partire ogni tipo di ordine per tramutarlo, in pochissimo tempo, in azione e dimostrare una tempistica di prim'ordine.

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Negare che tu non stia provando una certa agitazione sarebbe come affermare che la Nebbia a Kiri sia solo fantasia, per questo tieni il capo basso e ti limiti ad emulare l'andatura di una presenza autoritaria quale è l''individuo che ti affianca.
Puoi cominciare ad identificare le prime figure mascherate: gli Anbu sono inconfondibili da riconoscere, soprattutto per chi è cresciuto in una famiglia che ha visto più membri nelle varie generazioni farvene parte.
Il rispetto che tali individui provano nei confronti di tuo padre dimostra ancor di più quanto il cognome Ogawa conti a Kiri e quanto tutti, non solo il tuo Clan, riversino in te grandi aspettative.

Onorevole Yamashita, benvenuto...

Una figura abbastanza elegante e ben curata nell'aspetto vi accoglie dinnanzi le porte del palazzo, probabilmente si tratta di uno dei consiglieri mandato appositamente per ricevervi e annunciarvi al Mizukage.

Prego... se volete seguirmi...



Edited by Kusanagi - 29/4/2021, 11:18
 
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view post Posted on 1/5/2021, 22:28     +1   -1
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L'hanno avvisata ieri, quando è passata all'ufficio di Hayate a depositare l'ennesima relazione che le era stata richiesta: ovviamente il Mizukage non era presente, affaccendato in chissà quale dei suoi impegni infiniti.

Nonostante lo scranno vuoto sia una costante, non riesce ad evitare che una fitta di delusione le affondi nello sterno, ogni singola volta che mette piede in quella stanza. “Non era così che lo immaginavo” - si trova spesso a pensare, mentre chiude piano la porta alle sue spalle e fa per andarsene via. Non era così che immaginava che fosse far parte dei Sette.

Sorella – è stato lo stesso Hayate ad utilizzare quella parola, no? Quando le ha imposto il Sigillo, durante l'ultimo Torneo.

D'accordo, il fatto di non venire riconosciuta per strada l'ha voluto lei: niente bagni di folla o presentazioni ufficiali per la Yakamoto, costantemente nascosta dietro la sua maschera di porcellana dipinta, mentre il piccolo Jorogumo salta da un tetto all'altro, stentando a raccogliere quel riconoscimento pubblico che avrebbe dovuto essere spontaneo. Ma quello non le è mai interessato, anzi: un vago sentimento di timore l'ha sempre scossa dentro, al pensiero di decine di occhi sconosciuti puntati addosso, di sapere ogni suo movimento osservato, valutato, commentato.
Quello che realmente le manca è... dannazione, come potrebbe definirlo? Il suo posto nel mondo?
Non le basta avere l'onore di brandire un cimelio come Nuibari ed essere letteralmente entrata nella storia di Kirigakure?

Ecco, se fosse stato sufficiente, quell'insoddisfazione appiccicosa e amara non avrebbe dovuto provarla affatto.

Dove accidenti è la persona che l'ha chiamata sorella?!
E Mizuguchi, e Kanada, e Nakajima?!

Non avrebbero dovuto vivere gomito a gomito, allenarsi insieme, combattere insieme? E no, dare la colpa al Morbo è solo una scusa. Dare la colpa agli impegni lo è altrettanto. Che cavolo. Fa schifo. Tutto è uno schifo. Il fango, il freddo, la nebbia che si condensa sulla maschera, lavorare da sola, starsene rintanata nel laboratorio ad analizzare da sola i suoi campioni e uscire a fare la ronda da sola, senza poter essere pienamente né Urako, né Jorogumo.
E dire che era disposta a farlo: era felice all'idea di vivere così, lo sarebbe potuto essere, se solo... bah.

Se solo non fosse una sciocca ancora legata a delle fantasie avulse dalla realtà.
Avrebbe imparato a farsi andare bene le cose così come stanno: i momenti in cui ti viene voglia di mollare tutto alla fine passano - quasi sempre - e ti senti meglio - più o meno.


Stava appunto chiudendosi la porta alle spalle, immersa in pensieri poco allegri, quando una voce femminile per poco non l'ha fatta trasalire: “Jorogumo-sama, domattina dovreste presentarvi in saletta alle otto” - le viene annunciato, e da dietro la maschera le sopracciglia della diciottenne si sono inarcate come due gatti colti alla sprovvista: è un orario stranamente mattiniero, anche per l'Ufficio del Mizukage.
La cosiddetta saletta è un ambiente di dimensioni e importanza inferiori rispetto alla stanza in cui riceve Hayate; viene aperta però solo in occasioni particolari, e mai per gente di basso rango: si potrebbe dire con una certa tranquillità che sia la stanza giusta per ricevere in chiave informale ospiti di riguardo, o per trattenerli dignitosamente quando il Mizukage è assente, ma è atteso a breve in Ufficio.
“Il Mizukage desidera che riceviate gli Ogawa” - Ogawa, Ogawa... quel nome non le è nuovo, ma dovrà dare una sbirciata agli archivi per evitare delle brutte gaffes: sta ancora imparando i nomi di tutte le famiglie in vista e i rispettivi allineamenti politici, un lavoro che sembra non finire mai. “Qui alcune istruzioni più dettagliate sullo scopo della visita” - fa presente la segretaria, allungando al Tessitore un foglietto piegato in due e sigillato.

L'avrebbe aperto a casa, rischiando di farsi andare per traverso il pessimo tè riscaldato che sta tentando di bere --- UN ALLIEVO?! E GLIELO DICE COSÌ?

Inutile dire che non avrebbe dormito gran ché: la serata passata a rovistare nervosamente gli archivi per trovare informazioni sui suoi ospiti avrebbe imposto un bel tributo sui suoi nervi, così come stabilire quali parole usare, quali gesti, quali ragioni. Hayate le ha mollato una bella gatta da pelare.
Come si fa a dire a un Capofamiglia di quel calibro, che il Mizukage non ha tempo per addestrare suo figlio?!

Certo, certo, ovvio, non avrebbe potuto MAI affermare esplicitamente che Hayate avesse altro da fare, e che addestrare un marmocchietto di appena nove anni fosse di secondaria importanza... un marmocchietto di nove anni che ha finito l'Accademia in tempo record, e promette di diventare fiore all'occhiello di una famiglia che di fiori ne ha tanti, tantissimi, roba da far venire la nausea.
Lei cos'è che faceva, a nove anni?
Seguiva le lezioni di Storia dell'Arcipelago dondolando i piedi sotto alla sedia, perché aveva le gambe troppe corte per riuscire a toccare terra. Faceva i disegnini sul diario di Ayame, oppure ci copiava sopra le ultime filastrocche di moda tra le allieve dell'Accademia. Usciva con le amichette dalla classe e poi andava a comprare i dango dalla signora Izumi, si fermava a chiacchierare con Ayame, facevano in tratto di strada insieme e alla fine tornava a casa sua, dove divideva il tempo rimasto allenandosi per un terzo, e studiando la lezione per i due terzi rimanenti. Aveva acquistato kunai e shuriken fatti su misura, per le due mani dalle dita corte, ed era impossibile confonderli con quelli degli altri, quando riempivano di colpi i bersagli in cortile.

E poi ti arriva questo Arata Ogawa, che viene da una famiglia talmente in vista da potersi permettere - a nove anni - di chiedere lezioni private al Capovillaggio come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sì, è vero, l'hanno avvisata ieri... ma in cuor suo sente che non le basterebbe una vita, per prepararsi a una cosa simile.

Aspetta seduta in silenzio nella saletta che l'attendente accompagni gli ospiti in sua presenza, con la magra consolazione che a fare gli onori di casa avrebbero pensato gli inservienti, e benedicendo il giorno in cui ha deciso di spacciarsi per un maschio. Poco ma sicuro: quella menzogna avrebbe reso quel colloquio mille volte più facile, rispetto alla cruda verità... che una stupida femmina avrebbe addestrato il piccolo prodigio, e che avrebbero pure dovuto farselo andare bene.



CITAZIONE
Chiaramente nello studio trovi Urako in versione Tessitore: non ho aggiunto chissà cosa all'avanzamento della trama, volendo possiamo concordare qualche convenevole in off (non so some sei abituato, qui a volte lo si fa, quando non è determinante per la trama e/o rischia di annoiare). Non sono un'esperta di etichetta nipponica XDD se hai letture illuminanti su "come si riceve un ospite di alto rango", vedrò di aggiornarmi
 
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view post Posted on 3/5/2021, 18:49     +1   -1
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°Pensato° Parlato Narrato [...]**time skip

La Katana, che consideriamo come se fosse la nostra vita, è... una cosa così minuscola?
La mia Katana è... una cosa sola con l'Universo.

Vagabond


La tensione è palpabile: la schiacciante e opprimente magnificenza di quel luogo ti fa quasi mancare il respiro.
Fai fatica a deglutire per quanto la gola ti sia seccata per il nervosismo e le mani stiano sudando impregnandosi talmente tanto da assomigliare più a spugne.
Un posto leggendario, a cui è concesso solo a una ristretta cerchia il colloquio con il Mizukage.
Vuoi per i suoi innumerevoli impegni, vuoi perché uno shinobi della sua levatura non può abbassarsi a parlare con chiunque; vi deve essere una ragione importante o specifica, degna dell'attenzione di un Kage.
Rimani in silenzio ma non puoi fare a meno di muovere i tuoi occhi da un lato all'altro della stanza, palesando tutta la tua curiosità e impressione per tanta magnificenza.
Al contrario, tuo padre sembra a proprio agio, anzi, forse lo hai visto più nervoso a casa che qui.
Chiunque farebbe solo fatica a credere che siate semplici conoscenti per come siete diversi negli atteggiamenti, figurarsi padre e figlio.
Questo ti fa capire quanto senta suo questo ambiente e quanto sia abituato a metterci piede, ostentando perennemente fuori da questo edificio (che riconosce come il suo mondo) la compostezza e la fierezza di chi è membro delle forze militari.
E proprio vero... per capire questa dimensione bisogna farne parte e respirare dalla mattina alla sera l'aria potente che viene emanata in un luogo così pregno di carisma e valore .
Invece tu ti senti così microscopico - età a parte -; ti domandi cosa tu ci faccia qui e perché tuo padre ti voglia sottoporre a un simile stress, solo per cercare di raddrizzarti un poco come fanno quei padri che portano sul posto di lavoro i figli scansafatiche.
Sei davvero così pessimo?
L'addetto vi precede, guidandovi per la scalinata e successivamente lungo un corridoio fino a scrutare una porta che delinea il confine tra dove vi trovare e ciò che e la misteriosa stanza in cui vi state dirigendo.
Per te è tutto nuovo, al contrario per tuo padre è routine: chissà quante volte a girovagato per questi ambienti.

Prima che mi dimentichi onorevole Yamashita, devo farle visionare anche degli importanti documenti che le saranno consegnati dopo il colloquio.
D'accordo

Avere l'opportunità di poter osservarlo, seppur passivamente, in azione era intrigante per te, vuoi anche perché non parlava mai del lavoro a casa, neanche degli aspetti più irrilevanti.
Era una persona molto scrupolosa e meticolosa, che teneva tutto ciò che riguardava la sua professione strettamente confidenziale e riservato.
Poter ascoltare seppur per un breve istante quanto il suo lavoro non lo lasciasse mai in pace, ti faceva capire quanto realmente fosse oberato ed immerso in un qualcosa in cui credeva profondamente.
Era encomiabile la sua abnegazione.

Purtroppo devo informarla che il Mizukage non potrà partecipare attivamente al colloquio a causa di impegni imprevisti, ma sarà comunque fatta una valutazione da un uomo di sua fiducia che lo aggiornerà personalmente: un rappresentate della sua guardia personale di cui si fida ciecamente.
Nessun problema... Kiri viene sempre prima di tutto.

Giunti in prossimità della porta, prima che possiate accedere nel nuovo spazio venite avvertiti dell'imprevisto e solo in seguito la figura incaricata si appresta a bussare per farvi accomodare.
La cosa non sembra turbare il tuo vecchio che non accenna la ben che minima espressione di stupore o rammarico.
° Che sia a conoscenza di qualche dettaglio? °
Come nei migliori colpi di scena carichi di suspense, la porta viene spinta con una lentezza talmente snervante da farti impazzire interiormente, ma alla fine viene spalancate e il silenzio accompagnato da un lieve cigolio delle giunture della porta, lascia spazio alle formalità: lo specifico atto di venire presentati con i giusti titoli.
Una misteriosa figura seduta dinnanzi a voi.... chi mai sarà?

Jorogumo-Sama.... l'onorevole Yamashita e suo figlio Arata del clan Ogawa

Sicuramente la prima cosa che cattura la tua attenzione, mentre scruti questo Jorogumo o come si chiama, è la maschera che indossa - caratteristica che non può non catalizzare il tuo interesse e curiosità - oltre alla spropositata lunghezza della sua chioma che quasi lo fa sembrare ai tuoi occhi più simile a uno spirito demoniaco che a un essere umano.
Non è la prima volta che vedi una maschera data la tua stretta parentela con gli
Ambu, ma non sapevi che fosse concesso anche ai non facenti parte della squadra assassina potersi coprire il volto.
Probabilmente esistevano altri ruoli che permettevano di celare l'identità e tuo padre sapeva qualcosa che tu ancora ignoravi, visto che la sua bocca aveva dato forma a un impercettibile sorriso.
Era contento di quell'incontro e ciò ti fece allarmare: chi era costui che presenziava dinnanzi a voi e che aveva improvvisamente migliorato la sua giornata?

E' per noi un grande onore poter essere ricevuti da uno dei leggendari 7. Se poi a presenziare è addirittura il TESSITORE.... non può che gratificare il sottoscritto, il mio giovane e ancora acerbo figlio e l'intero Clan degli Ogawa.

Cosa, cosa, cosa? L'incontro stava avvenendo con uno Shinobi Katana? Per quanto le gesta di questi straordinari guerrieri ti fossero state raccontate sin dalla più tenera età, la loro notorietà era pari al mistero che aleggiava intorno a queste figure criptiche che non amavano mostrarsi in pubblico se non per entrare in azione o parlare direttamente con il Kage in persona.
Al pari di spettri fatti d'ombra, erano maestri dell'omicidio silenzio nell'essere capaci di recidere una testa senza che la vittima potesse accorgersi di nulla.
Diavoli incarnati in corpi umani che bramavano il sangue e vivevano per dissetare le loro armi.
Per tale motivo poter interagire con un membro in carne e ossa era un evento più unico che raro. Una esperienza formativa per la tua crescita come combattente e futuro assassino.
Ecco, nuovamente il cuore aumenta i suoi battiti.
Come devi comportarti?
L'ansia sta prendendo il sopravvento visto chi hai difronte: non solo uno shinobi di alto rango, ma addirittura uno degli assassini più letali che in maestria supera gli stessi Ambu.
Tuo padre ti lancia un occhiata dilaniante con l'orbita destra, come a volerti intimare di mostrare il giusto rispetto.
Non perdi tempo ad eseguire un inchino e usare la giusta forma di cortesia per non arrecare vergogna al Clan e al tuo genitore, mentore e sensei.

Oltre che un grande privilegio, come dice mio padre ,è per me un onore poter essere valutato da un guerriero del suo calibro.
Lieto di poter fare la sua conoscenza, spero di non deluderla.



Edited by Kusanagi - 3/5/2021, 22:01
 
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view post Posted on 9/5/2021, 22:35     +1   -1
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Appostata sul suo cuscino, origlia con le orecchie tese ogni minimo rumore proveniente dall'esterno: impresa ardua, considerato lo spessore delle porte di legno massello, tanto che a tratti crede di immaginarsi voci inesistenti, o uno stupido scricchiolio della mobilia la fa letteralmente sussultare. Nonostante i numerosi falsi allarmi, quando il rumore di passi tradisce l'arrivo di almeno due – no, sono tre – persone, il cuore non esita ad accelerare i suoi battiti: impietrita dietro il tavolino, attende gli ospiti congelata nella posa ieratica che ha provato tante volte allo specchio.

Toc, toc.

Quando le porte si fossero aperte, la prima cosa che gli Ogawa avrebbero visto sarebbe stata senz'altro la maschera, a coprire il viso della figura collocata al centro perfetto dei due battenti – sì, ha fatto le prove anche per quello, quando non c'era gente davanti a cui rischiare di rendersi ridicola.
La parte più faticosa?
Non cedere all'impulso istintivo e fortissimo di alzarsi in piedi all'ingresso del capofamiglia, inchinandosi poi come ci si aspetterebbe da un popolano qualunque.
Un popolano come lei, insomma.
E invece non muove un muscolo, limitandosi a un rigido cenno di saluto del capo: “Vogliate accettare la nostra accoglienza, Ogawa-dono” replica con serietà al fiorito saluto di Ogawa Yamashita - “L'abnegazione della Vostra famiglia verso la Nebbia non può che suscitare ammirazione e desiderio di emulare le Vostre azioni”. Sì, un po' di salamelecchi li deve aggiungere per forza. Non si è sorbita quel corso interminabile di galateo per nessun motivo.

Il capofamiglia sembra... amichevole, addirittura?
Per quanto proceda con quel portamento impettito che solo un uomo nato e cresciuto in politica riesce a mantenere, le sue parole sembrano sincere; gli sguardi che riceve di solito sono carichi di sorpresa e lieve delusione, e sono una cosa completamente differente.
Per una serie interminabile di secondi, l'attenzione della diciottenne è calamitata dall'uomo che prende posto davanti a lei, mentre ne studia ogni singolo movimento... almeno finché il motivo di quella visita non fa capolino da dietro il padre, esibendosi in un compostissimo inchino.

A vederlo adesso, sembra ancora più piccolo di quanto non figurasse sulla carta.

Nove anni?!
Era così striminzita anche lei, a quell'età?

Che poi... eheheh... inutile guardarlo dall'alto in basso. Cosino – Arata-chan – molto probabilmente ha già una forza muscolare paragonabile alla sua, e se non l'ha, la guadagnerà mooooolto presto. A giudicare dalla statura del padre, avrebbe potuto superarla di diversi centimetri nel giro di una manciata di anni.
Non sospira solo per non farsi sentire.
Ricambia con un altro cenno del capo il saluto del bambino, per poi riportare l'attenzione dul padre: “Potete andare orgoglioso di vostro figlio. Non solo si è dimostrato fiore all'occhiello tra gli allievi dell'Accademia, ma ha ricevuto anche un'educazione rigorosa” - altri salamelecchi, ma pare che in politica siano pressoché obbligatori. Non può farne a meno, se vuole sperare di sgranocchiare qualche altra briciola di consenso, nella vecchia guardia del Villaggio.

Cosetto mantiene una compostezza a dir poco eroica, smentita solo sporadicamente da qualche infinitesimale movimento istintivo – e anche qui, se non fosse stato per il corso di psicologia, avrebbe potuto solo invidiargli quella apparente tranquillità.
Attende che l'inserviente versi il tè a tutti i presenti, finge di riuscire ad apprezzarne l'aroma attraverso la maschera di porcellana e ne sorseggia una piccola quantità, infilando non senza sforzo la tazzina al di sotto dell'orlo della maschera. Lo spazio è appena sufficiente a consentirle di bagnarsi le labbra.
Poco male: a lei interessa tutelare le apparenze, e il sapore di quella roba non lo sentirebbe comunque, tesa com'è. “Mi è stata anticipata qualche interessante informazione sulla ragione della vostra visita, Ogawa-dono, ma desidererei udire con le mie orecchie le vostre parole: le poche righe che ho avuto modo di ricevere non rendono sicuramente giustizia alle parole che intendete esprimere” - che è un modo educato di dire che preferisce sentire la richiesta dal diretto interessato e non si fida troppo dei bigliettini, che sai te chi li scrive.
Mantenere lo sguardo fisso sul capofamiglia è più arduo che mai, adesso che il pargoletto è in bella vista. No, non riesce proprio a immaginare cosa vorrebbe dire avere un allievo, figuriamoci passare ogni giornata stretta dalla consapevolezza che se non si darà abbastanza da fare, l'allievo in questione potrebbe superarla e suonargliele dall'oggi al domani!

 
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Atto I Rivelazioni
Una persona distinta, almeno all'apparenza...
Fai fatica a credere che un membro della squadra più sanguinaria e brutale nella storia di Kiri possa dimostrare tanta gentilezza; ciò ti disorienta dato che ti sono sempre stati dipinti gli Shinobi Katana in uno specifico modo.
Questo individuo invece sembra a suo agio nella pratica di interazione, non mostrando alcun atteggiamento schivo o il minimo segno di disagio.
Hai come l'impressione che tuo padre sia più che felice di poter colloquiare con un membro dei 7 - sembra una ragazzina al suo primo appuntamento -, dimostrando sin da subito una certa affinità con quel figuro misterioso, celato da una maschera a tutelarne l'identità.
Chissà poi perché tanta riservatezza? Ogni individuo è fatto in uno specifico modo e lui avrà le sue ragioni... ti convinci di ciò mentre ne scruti le caratteristiche fisionomiche.
Certo, la prima impressione a volte o molto spesso, non suggerisce indizi rilevanti se non mere percezioni.
In realtà quell'individuo potrebbe rivelarsi l'assassino più brutale e psicotico di tutto il villaggio e usarti come giocattolo antistress per ammazzare la noia.
Ti sforzi di capire qualcosa in più - rammenti gli insegnamenti di tuo nonno nel leggere i movimenti del corpo - ma sai che davanti avete uno dei combattenti più letali di Kiri, temprato nella mente e nel corpo; di certo i suoi talenti nell'uso delle arti psicologiche saranno senza dubbio straordinarie quanto le sue doti atletiche.
Non sei abituato ai complimenti, anzi, diresti che ti provochino un certo disagio le parole di elogio che lo spadaccino indirizza nei tuoi confronti, anche perché sprecarle per emozionare tuo padre rammentandogli la fortuna che ha avuto come genitore, è un po' come cercare di convincere un orso a diventare vegetariano facendo leva sulla sua sensibilità.



“Potete andare orgoglioso di vostro figlio.
Non solo si è dimostrato fiore all'occhiello tra gli allievi dell'Accademia,
ma ha ricevuto anche un'educazione rigorosa”


Già, la tua educazione rigorosa... come dimenticarsi del processo di formazione che ti ha plasmato: dolore, sofferenza, malinconia.
Quel profondo sconforto che ogni stramaledettissimo giorno hai dovuto reprimere indossando una maschera di falsità, altro che ornamento... con tutto il rispetto per quel tizio che hai davanti.
Quante volte hai dovuto resistere alla tentazione di cedere e non mollare, non tanto per i tuoi personali desideri, quanto per non deludere quei severi giudici con cui condividi lo stesso sangue e il medesimo cognome.
Ogawa... quanto è ingombrante quel cognome, come un macigno che ti schiaccia e ti opprime, condizionando ogni tua scelta...
Infine te lo chiedi... perché sei qui?
Cosa ci guadagneresti tu da tutto questo? Puoi notare la diversa tonalità di luminescenza intrisa nei tuoi occhi e in quelli di tuo padre.
Quella fiamma di passione e desiderio che vi distanzia, trovandovi ognuno nel rispettivo lato della barricata.
Quel muro impercettibile agli occhi del resto del mondo ma che voi due avete rafforzato nel tempo innalzandolo sempre di più per allontanarvi e nutrire il vostro distacco reciproco.
Soprattutto la sua freddezza nei tuoi confronti.
Non sei altro che un'oggetto da esposizione, o per meglio dire un amabile burattino devoto all'obbedienza.


“Mi è stata anticipata qualche interessante informazione sulla ragione della vostra visita, Ogawa-dono, ma desidererei udire con le mie orecchie le vostre parole: le poche righe che ho avuto modo di ricevere non rendono sicuramente giustizia alle parole che intendete esprimere”

Ecco, ci siamo... il gran momento infine è giunto; la tribolazione può finalmente essere acquietata e capire il motivo per cui è stata chiesta udienza al Mizukage di mattina presto.
Esternamente non muti la tua espressione - ti sforzi di trattenere i muscoli della faccia come se questi fossero fatti di granito - ma dentro sei un oceano in tempesta.
Puoi percepire il cuore battere vertiginosamente e incessantemente, simile a una danza frenetica che sale d'intensità e ritmo.


TuMp... TuTuMp... TuMp... TuTuMp... TuMp... TuTuMp..

Si prende qualche istante il tuo vecchio... stai impazzendo, vorresti urlargli contro e vomitargli il tuo disagio dicendogli: "MALEDETTO STRONZO PSICOPATICO... MUOVITI!!!!"
Ma resti impassibile esteriormente, subendo la tortura psicologica di quell'attesa interminabile e sfiancante.
Una marionetta non può fare altro che restare zitta e buona perché senza il suo burattinaio è impossibilitata a fare alcunché, figuriamoci poter spaccare il mondo.


Benché abbia ancora molto da imparare e debba maturare sia nella testa che nel corpo... la ringrazio comunque per gli elogi.
Se vi è una cosa in cui noi Ogawa siamo molto scrupolosi... è la ferrea disciplina che inculchiamo sin dalla più tenera età ai membri della famiglia.
Sentirle affermare ciò è per il sottoscritto grande motivo di vanto.


Non una volta gentile; non una volta meno impettito; una stramaledetta volta che facesse il genitore e riconoscesse le tue capacità complimentandosi.
No... neanche di fronte a uno Shinobi Katana si è lasciato andare, sentenziando come tu sia ancora ben lontano da poter essere definito un vanto per la famiglia.
La cosa provoca in te rabbia ma non ti scomponi, limitandoti a ringraziare anche tu e a porgere un ulteriore inchino di buona educazione nei confronti di chi ha dimostrato, al contrario di tuo padre, un pizzico di umanità.

Come afferma mio padre...ho ancora molta strada davanti a me... la ringrazio comunque per le parole di apprezzamento.

Ti permette d'intervenire e poter ringraziare direttamente Jorogumo, è già qualcosa; non puoi però prenderti troppo palcoscenico perché lui non ha finito di parlare e non vuoi rischiare di innervosirlo.
Lungi da te irritarlo già di prima mattina.
Nuovamente l'anziano Yamashita - rispetto a te che sei decisamente più giovane - riprende il filo del discorso e abbandonando i ringraziamenti e i preamboli arriva dritto al punto, senza ulteriori giri di parole.



Atto II Il Baratro Interiore


Quando il bambino nacque, come tutti gli spartani fu esaminato. Fosse stato piccolo, o gracile o malato o deforme sarebbe stato scartato.
Quando fu in grado di reggersi in piedi ricevette il battesimo del fuoco al combattimento. Gli insegnarono a non indietreggiare mai, a non arrendersi mai, gli insegnarono che la morte sul campo di battaglia al servizio di Sparta era la gloria più grande che la vita avrebbe potuto offrirgli.
All'età di sette anni, secondo le usanze di Sparta, il ragazzo fu strappato dalle braccia della madre e scaraventato in un mondo di violenza. Forgiato da trecento anni di una società guerriera, quella di Sparta, in grado di creare i migliori soldati che il mondo abbia mai conosciuto. L'Agogé, come viene chiamata, costringe il ragazzo a combattere, lo riduce alla fame, lo costringe a rubare, e se necessario a uccidere.
300



Fin dall'edificazione di Kiri, il nome degli Ogawa è sempre stato legato a doppio filo agli Ambu. Lo scopo degli Ogawa è sempre stato quello di servire al meglio questa sacra istituzione e proteggerla a costo della nostra stessa vita.
Addirittura vi è stato un momento preciso nella storia del Clan che ha visto un nostro antenato venire fregiato del titolo di Shinobi Katana. La massima onorificenza che uno spadaccino possa ricevere.



Cosa sta succedendo? Sei perplesso, non capisci a cosa sia dovuta tutta questa manfrina che sta inscenando, anche se sai che quando lui agisce in un dato modo lo fa sempre con un secondo fine.


Il mondo degli shinobi come sa bene non è indulgente con i più deboli: la nostra storia passata ci ha insegnato che solo ai più forti è concesso sopravvivere. Solo chi si dimostra degno può reggere la pressione per non cadere nel baratro dell'autodistruzione. Se sono qui oggi è proprio per evitare che ciò possa accadere ad Arata, per tale motivo ho richiesto personalmente un incontro con il Juudaime Mizukage.
La mia preoccupazione è che il mio primogenito fallisca per la sua troppa morbidezza d'animo.


Non ti piace il suo tono, come non ti piacciono determinati aggettivi usati indirettamente nei tuoi confronti; come se tu non fossi presente; come se la tua parola contasse meno di zero.
La rabbia pulsa sempre più... senti dentro di te l'agitazione del malessere di chi vorrebbe vomitare addosso i disagi di una vita intera.
Hai sacrificato tutto per conquistare la sua stima, ma invece ciò a cui assisti è la tua umiliazione pubblica.
Stai assistendo a un qualcosa di più unico che raro... ti viene naturale sgranare gli occhi quando vedi tuo padre mettersi in ginocchio con il volto poggiato a terra, in segno di rispetto e profonda devozione.
Quando mai lo hai visto fare una cosa simile?


So che quanto sto per chiederle non rientra nei vostri compiti e probabilmente sarebbe più che altro una scocciatura visto il ruolo che ricopre, ma è un occasione rarissima poter incontrare uno Shinobi Katana... quindi mi perdonerà se sono sfrontato e approfitto dell'occasione.
Jorogumo-Sama, la prego... prenda come allievo mio figlio così da poterlo istruire al meglio alla nobile arte dell'omicidio.
Sono certo che grazie ai suoi insegnamenti il ragazzo potrà destare il suo istinto ferale attualmente represso..


Ti senti spaesato, non sai come comportarti: se emulare il suo atteggiamento o rimanere nella tua posizione attuale dato che non ti sono stati dati né input né comandi.

° Dove diavolo è finito il tuo orgoglio dannato demone malandato. E io ora che cosa dovrei fare? Che tu sia maledetto °

Non lo hai mai visto prima di oggi comportarsi così - un uomo della sua caratura, nobiltà e fierezza, che ora si ritrova inginocchiato davanti un tizio mascherato -, saresti bugiardo se affermassi il contrario.
Rimane fermo, come se aspettasse un comando o un consenso...
Non si schioda da quella posizione genuflessa.
Tale scena rimarrà impressa per tutta la vita nella tua mente e se vi sarà occasione, racconterai di quando il tuo orgoglioso padre si è dovuto abbassare fino a supplicare per non deludere la sua ambizione e sete di potere.
Ti domandi se tu voglia diventare come lui o ambire a una vita diversa: un'esistenza libera da simili turbe psiche e soffocanti costrizioni.



Edited by Kusanagi - 12/5/2021, 09:43
 
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view post Posted on 14/5/2021, 22:50     +1   -1
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L'espressione di Cosetto si irrigidisce appena. Sta manifestando tensione o cerca di non far affiorare un sentimento che sa di non dover palesare?
Ha studiato psicologia, ma il pensiero ancora non lo sa leggere.
Ogawa padre sembra prendersi una pausa studiata, prima di formulare la sua richiesta: vuole dare solennità al momento? Simulare ritrosia nell'esporre un desiderio che sa essere molto impegnativo da soddisfare?

Complimenti al bambino non ne fa: incassa gli elogi come diretti esclusivamente verso di sé. La kunoichi prende mentalmente nota del dato, che potrebbe tornarle utile quando dovrà tracciare un profilo psicologico del piccoletto. Certo, se il padre si comporta in quel modo anche in privato, le probabilità che Arata Ogawa sia un bamboccio viziato si assottigliano.
L'intervento del diretto interessato è breve il giusto: sa di dover rispettare i turni di conversazione, e di essere a un livello sociale inferiore rispetto agli adulti. O almeno di doversi mostrare tale in pubblico. Bene anche questo.

Quello che le piace meno, è il discorso inondato di miele che il capofamiglia sciorina subito dopo, perché sapete cosa c'è di peggiore di un Capoclan del Villaggio della nebbia?
È qualcuno privo di Innata, che emula gli stessi comportamenti.
Sacra istituzione?
Se ripensa a Masuda Kirotaba, che faceva ammazzare a vicenda gli aspiranti Tessitori nel suo fetido sotterraneo, di sacro in mente le viene ben poco. Ma va bene così. È politica. Ci si aspetta che un vincente si comporti da vincente, e Ogawa lo sa fare benissimo: captatio benevolentiae a palate, riassunto dei meriti innumerevoli della famiglia nei confronti del Villaggio, il tutto per preparare il terreno al piatto forte.

Eccolo che arriva.

Ah, no.

C'è ancora una parentesi... ecco, sì, le mancavano le solite tirate sulla sopravvivenza del più forte. Tipico. Ci tengono tutti da morire, quelli delle vecchie generazioni. E il problema sarebbe... ecco, capito, che il marmocchio sia troppo tenero per sopportare il ruolo scelto per lui dalla sua famiglia. Timore che può declinarsi in decine di maniere diverse, dal semplice rigetto per la violenza piegato alle ambizioni paterne, alla sete di sangue accuratamente coltivata per anni, che matura in un gusto brutale e inarrestabile per il sangue.
Se le hanno portato il piccoletto, evidentemente temono già un indefinito “qualcosa”... oppure anche quel timore ostentato fa parte della retorica necessaria a convincerla a prenderlo sotto la sua ala.

Dipende tutto da quanto il rampollo sia entusiasta di farsi carico delle aspettative di papà e questo, per il momento, non riesce a capirlo. Ogawa continua a sminuirlo in tutti i modi: il ragazzino deve esserci abituato nel migliore dei casi; nel peggiore di essi, potrebbe anche essere convinto di non valere nulla. Le variabili da considerare sono già aumentate, nel giro di soli cinque minuti di colloquio.

E poi succede la classica cosa imbarazzante – che in un universo parallelo, in un'epoca distante da quella del nostro racconto non esiterebbero a definire cringe: il vecchio si prostra alla maniera dei supplici, sganciando finalmente la carta-bomba. Nonostante il disagio, sa di dover attendere che finisca di parlare; la barriera rassicurante della maschera è la sola cosa che le impedisce di irrigidirsi come il manico di una vecchia scopa. “Ogawa-dono, sollevate il vostro capo” lo esorta immediatamente, non appena l'uomo termina di sciorinare la sua richiesta: interromperlo sarebbe stato da cafoni, mentre lasciarlo a terra per un tempo eccessivo avrebbe espresso disprezzo da parte sua – cosa che non vuole consentire, almeno per il momento, anche se forse l'uomo avrebbe potuto accettare anche quello da uno dei Sette.

Chissà che impatto avrebbe avuto la richiesta accompagnata da quel gesto plateale, se non ne fosse stata informata in anticipo. Non riesce a figurarselo. Per tutto il tempo, gli occhi di Arata hanno guizzato in direzione del padre, faticando a restare focalizzati su di lei. Non se l'aspettava? Anche lui è imbarazzato? Ritiene che sia la cosa giusta da fare, e vuole stamparsi quell'istante nella mente per poterlo emulare in futuro?
“Quindi ciò che mi è stato riferito era corretto” – constata l'ovvio – “E non avrebbe alcun senso nascondervi che ho avuto modo di ponderare la vostra richiesta” aggiunge, senza però farlo attendere oltre per il responso: sarebbe davvero poco elegante. “Ritengo che Kirigakure no Sato possa trarre grandi benefici dall'addestramento di individui selezionati e promettenti, specie in tempi di dura prova, come quello da cui stiamo uscendo a fatica” afferma, ma non lascia tempo all'uomo di replicare con l'ennesima fioritura di parole - "Tuttavia, dal momento che si richiede un mio impegno individuale e personale per un tempo non definibile al momento, e che il tempo e le energie del Tessitore sono risorse di proprietà del Villaggio, desidero poter sottoporre Ogawa-kun ad alcune prove nei prossimi giorni.
Sono certo che i risultati sottolineeranno le sue già ben note qualità: non sono certo una scarsa fiducia nei confronti degli ottimi insegnanti dell'Accademia né verso l'eccellenza inoppugnabile della famiglia Ogawa a frenarmi; ciò che mi preme verificare, piuttosto, è la compatibilità delle sue attitudini con ciò che potrebbe apprendere sotto la mia guida.
L'insegnante migliore per lui sarà colui che saprà esaltarne le doti, non imprimere nelle sue carni quelle che già egli possiede
fa notare, con un cenno del capo in direzione del bambino.
"Mi spiegherò meglio: di Jorogumo ne esiste già uno: creare il secondo sarebbe superfluo. Se ciò dovesse accadere, non potrei giustificare in nessun modo una simile negligenza di fronte al Villaggio e al Mizukage.
Spero vivamente che le mie intenzioni vengano apprezzate"
conclude, attendendo quindi la replica immancabile del vecchio Ogawa. Il pupetto, da parte sua, non avrebbe certamente fatto i salti di gioia all'idea di dover sopportare l'ennesima ordalìa. Non può ancora sapere cosa abbia pensato per lui... e forse è meglio così, o sarebbe il primo a rifiutarsi di lasciarsi insegnare da Jorogumo.

 
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"C'è chi fugge dal dolore e chi fugge del rimorso. Io fuggo dalla mia inadeguatezza di fronte a te.”
Nicholas D. Wolfwood



Atto III Riflessioni

Come si ottiene la consapevolezza? tramite il successo, la ricchezza, il raggiungimento di vette inimmaginabili di trionfo? O più semplicemente riguarda la fortificazione del proprio carattere?
Quella granitica convinzione che impregna ogni più piccola fibra del proprio essere: una perenne sensazione di imperturbabile equilibrio.
Desidereresti esserne intriso anche tu ma sai che quella voragine di malessere continua a crescere; ti ottenebra, ti offusca... se non farai qualcosa per richiudere quel vorace abisso ne verrai fagocitato.
L'autodistruzione sarà il tuo premio finale e ti ritroverai completamente annullato senza possibilità di salvezza.
L'ineluttabilità di un evento che giorno dopo giorno è sempre più vicino ad afferrati con le sue spire infernali per stritolarti e lasciare un'impercettibile traccia della tua volontà.
Solo un cumulo di polvere trasportata via dal vento del delirio.
Percepisci che il senso di abbandono cresce, ti ingabbia... cosa puoi fare?
Ti senti come uno di quegli uccelli fagocitati dalla tempesta: strappato dalla tua zona di confort per ritrovarti sballottato dalle diaboliche folate di un vento crudele, meschino, che vuole privarti del senso di unione dello stormo, ciò che più di ogni altra cosa ti fa sentire a casa.
Ma per te casa cosa significa? E' solo una parola, o desideri realmente quella sensazione di completezza? Poter far cessare questo tormento che scava senza sosta interiormente, provocandoti uno stato di perenne inadeguatezza.
Come se delle catene molto pesanti ti limitassero, opprimendoti così da nutrire e rafforzare la costrizione che tenta senza sosta di annullare la tua volontà..
Ti senti come una sorta di merce che vede due mercati contrattare per la vendita e il conseguente acquisto: si sta nuovamente decidendo del tuo futuro e benché riguardi i tuoi d'interessi, sei confinato al mero ruolo di volgare spettatore.

° Bastardo °

Stringi un pugno talmente forte facendo sì che le stesse unghie si conficchino nella carne e ti provochino lievi scarnificazioni ma abbastanza profonde da sentirne il penetrante dolore.
Sei disgustato da simili procedure ma intanto non hai alternativa, prima devi ottenere una forza adeguata... forse farti addestrare dal tessitore non è poi un'idea così malvagia, anzi.
Poi si entra nella parte più interessante del discorso, e dopo una prima parte di salamelecchi ... il famoso tessitore pone le sue condizioni, come d'altronde farebbe un guerriero del suo carisma e della sua levatura.
Non conosci la sua reale indole anche se intuisci che per fare lo Shinobi Katana non si deve necessariamente spiccare per compassione ed empatia - non ti aspetti altro che dolore, fatica e altra follia -, ma peggio di come ti è andata con un pessimo insegnante come tuo padre quanta sfortuna ulteriore ti potrebbe capitare? "Non disdegneresti toccare comunque del ferro per sentirti scaramanticamente tranquillo".
Avere comunque la possibilità di incontrarti il meno possibile con lui e tornare a casa solo per dormire non ti dispiace come idea, soprattutto ora che sei stato testimone di quella umiliante scenetta di inchinarsi davanti a un estraneo neanche fosse Izanagi in persona.



Atto IV Redenzione

"Tuttavia, dal momento che si richiede un mio impegno individuale e personale per un tempo non definibile al momento, e che il tempo e le energie del Tessitore sono risorse di proprietà del Villaggio, desidero poter sottoporre Ogawa-kun ad alcune prove nei prossimi giorni.
Sono certo che i risultati sottolineeranno le sue già ben note qualità: non sono certo una scarsa fiducia nei confronti degli ottimi insegnanti dell'Accademia né verso l'eccellenza inoppugnabile della famiglia Ogawa a frenarmi; ciò che mi preme verificare, piuttosto, è la compatibilità delle sue attitudini con ciò che potrebbe apprendere sotto la mia guida.
L'insegnante migliore per lui sarà colui che saprà esaltarne le doti, non imprimere nelle sue carni quelle che già egli possiede."


Incredibile come sia bravo a scodinzolare - ti piacerebbe avere tra le mani una palla per vedere se come una foca ammaestrata potrebbe riuscire a tenerla in equilibrio sul naso - dato che al comando alzati si è ricomposto, terminando di massacrare la schiena e le ginocchia.
Ascolta con educazione - almeno non ha perso le buone maniere - fissando ininterrottamente la figura mascherata che termina di dettare le regole perché possa accettare il compito.
Noti nuovamente quella solita espressione impassibile e rigida accompagnata dalla ormai inadeguata fierezza che non riesci più a riconoscergli: come se non si fosse mai sottoposto a quella deplorevole sottomissione evidenziando la sua indole di lacchè.


"Mi spiegherò meglio: di Jorogumo ne esiste già uno: creare il secondo sarebbe superfluo. Se ciò dovesse accadere, non potrei giustificare in nessun modo una simile negligenza di fronte al Villaggio e al Mizukage.
Spero vivamente che le mie intenzioni vengano apprezzate"


Non mi sarei aspettato altra risposta che questa da un guerriero della sua levatura... non mi permetterei mai di porre alcuna condizione o contestare i suoi metodi, per tale motivo il mio desiderio innanzitutto è quello che lei possa valutare di persona le capacità di mio figlio.
Le modalità di come voglia procedere sono a sua completa discrezione, mi permetta solo di ringraziarla per il tempo che dedicherà ad Arata.


L'unica cosa che desideri ora è vederlo dileguarsi il prima possibile così da poterti disintossicare del nefasto imbarazzo provato.
Cosa sarà del tuo futuro non lo sai, ma di una cosa sei certo: lontano dalle grinfie di quell'uomo sarai certamente un uomo migliore di quanto lo sia diventato lui, a prescindere dai suoi prestigiosi risultati raggiunti che per te sono solo parole vuote.



Le sono grato per l'opportunità concessami... Jorogumo-Sama



Edited by Kusanagi - 15/5/2021, 15:45
 
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view post Posted on 21/5/2021, 23:23     +1   -1
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“La vostra comprensione è assai apprezzata, Ogawa-dono” si premura di fargli notare, per poi rivolgersi al piccoletto: “Ti farai trovare domani mattina al Campo di Allenamento numero ventitré, alle ore otto” lo informa senza troppi preamboli – “Ti presenterai senza armi” – aggiunge subito, pregustando già una probabile reazione stupita o contrariata del diretto interessato.
“Se non avete ulteriori argomenti da trattare, Ogawa-dono, credo sia giunto per me il momento di congedarmi. È stato un colloquio indubbiamente interessante: offriremo alla Nebbia ogni possibile esito di questo incontro.”

* * *

Chissà che faccia farà.

Sul vecchio ceppo in un angolo del campo svetta un thermos dal contenuto misterioso, circondato da un numero imprecisato di scatoline in cartone, che assomigliano parecchio a quelle utilizzate per il cibo d'asporto.
Il pallido sole a quell'ora riesce a stento ad asciugare la rugiada accumulata durante le ore notturne, e di diradare la nebbia persistente e appiccicosa non parliamo nemmeno: uscire la mattina a Kiri, per chi non è abituato a nuotare nell'umidità, è un vero strazio.

Il Tessitore di Kiri, in verità, per quanto sia abituato e ci si aspetti da lui uno sviscerato amor patrio, quella sensazione di morte-in-vita garba davvero, ma davvero poco. Se poi è pure costretto a indossare il suo – per così dire – costume di scena, il malessere non può che peggiorare.
L'unica cosa che renderà la mattinata degna di essere sopportata sarà il suo giovane ospite: niente meno che il piccolo Arata, convocato apposta ben più tardi di quanto ci si sarebbe aspettati, e destinato ad attività che non immaginerebbe nemmeno nei suoi sogni più folli.
Al solo pensarci, le si allarga un bel ghigno divertito in faccia.
Fortuna che la maschera copre tutto.

È arrivata sul posto in realtà con un certo anticipo per potersi allenare: il colloquio con Ogawa padre ha sottratto tempo prezioso alla sua preparazione atletica, cosa che chiaramente non può essere fatta tutti i giorni; ha terminato l'ultima serie di esercizi giusto in tempo per tirare il fiato, cambiarsi al volo la casacca sudata – che tanto può farlo tranquillamente in piena vista, nessuno la vedrà comunque - e disporre il bottino sul tronco reciso.

Adesso manca solo lui.

 
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view post Posted on 24/5/2021, 23:23     +1   -1
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"Lasciami in pace..io non ho un posto che posso chiamare casa.. ....”
Zankyou no Terror



Atto V Esortazione



Come mai resti impassibile?
Come mai subisci?
Come mai incassi?
Come mai ti fai investire dagli eventi così passivamente?
Come mai non provi ad opporti?
Ti senti come una foglia secca sospinta dal vento, ormai stanca e al culmine del suo ciclo.
Come quella foglia rinsecchita dalla stagione autunnale, non puoi fare altro che essere parte di un evento più grande, che ti assimila e fagocita nella sua forma, per poter manovrare le tue movenze.
Senti il loro colloquiare che improvvisamente si trasla in rumore ovattato: la tua mente e i tuoi sensi sono sempre più estranei al contesto e vengono trascinati in altri spazi sensoriali, ben lontani da quella conversazione che senti che non ti appartiene.
Ciò a cui assisti non ti provoca il ben che minimo interesse.
Sarai forse sbagliato tu, ma non riesci proprio a comprendere tutte quelle formalità e riti.
Ti senti nauseato da una simile necessità bramosa di ambizione e mire espansionistiche.
Più ti applichi ad osservarne le gestualità e più cresce di pari passo il dubbio, e il conseguente domandarti, se i geni che scorrono dentro di te siano in realtà gli stessi di quell'uomo tanto accecato dal desiderio di compiacere per lo spasmodico bisogno compulsivo di ottenere attenzione.
Chissà lui cosa starà pensando - lo Shinobi Katana - di un simile teatrino di pantomime e salamelecchi che scatenerebbero su chiunque un riflesso compulsivo di disgusto per tanta insincera idolatria.

°Cos'è questa tensione omicida? °

Quella sua perfetta educazione nel dare tanta importanza al contegno colloquiale ti fa raggelare il sangue.
Non puoi non pensare al suo lavoro di freddo assassino, abile tanto nel trapassare e smembrare una persona quanto ora a imbastire questa conversazione da salotto delle buone maniere.
Ti chiedi quanto sia cambiata Kiri e i suoi Shinobbi in questo ultimo decennio; una volta non esistevano tutte queste formalità ma solo la più meritocratica e crudele legge della giungla: vivere o morire, un sottile confine che definiva e formava le giovani leve... l'unica forma di equo e giusto giudizio che attendeva i tuoi predecessori. Genin come te.
La quiete che ostenta quella figura mascherata ti provoca una sensazione simile ad un indigestione - per quanto possa sembrare cortese, hai come l'impressione che gli effetti collaterali dovuti alle sue "amorevoli" attenzioni saranno più simili ad un evento nefasto, come i danni prodotti da un fulmine a ciel sereno.


"La vostra comprensione è assai apprezzata, Ogawa-dono”
La vostra disponibilità lo è ancora di più. Gloria a Kiri, gloria alla Nebbia.

Quanto deve ancora durare questa farsa? Gloria a Kiri? Ma si sente quando parla? Ti domandi quanti assi sbiaditi possa ancora tirare fuori dalla sua sgualcita manica... ciò non ti stupisce, anche se non pensavi che il tuo vecchio potesse spingersi fino a questo punto, mitragliando risposte stucchevoli per mostrare quanto bravo sia a scodinzolare.
Ti convinci sempre più che diventare come lui non è minimamente la tua ambizione e non lo sarà né ora e né mai.
Rifletti e al contempo osservi, ma il tuo scrutare è più una forma di curioso studio comportamentale, che il voler realisticamente apprendere qualcosa.
Non sei interessato a seguire il tirocinio del bravo lacchè, non ti si addice, perché per quanto tu sia imprigionato in questo contesto di costrizione, la tua indole fatica ogni giorno sempre più ad adattarsi a un simile stile di vita.

“Ti farai trovare domani mattina al Campo di Allenamento numero ventitré, alle ore otto"
La ringrazio per la fiducia concessami... sarà mia premura impegnarmi affinché non deluda le sue aspettative....

I tuoi gesti sono automatici, potresti quasi definirli meccanici.
Seppur ti sia estraniato, come se dentro di te vi fosse una sorta di programmazione comportamentale automatizzata, ringrazi e rispondi allo Spadaccino della Nebbia che questa volta ti rivolge la parola.
In apparenza sei esteriormente inespressivo, come se fossi apatico e nulla ti possa toccare minimamente.
Dentro invece sei una tempesta di sensazioni, un tornado di emozioni, uno tsunami di multipli disagi intenti a scontrarsi tra loro per dominarsi a vicenda.

"Se non avete ulteriori argomenti da trattare, Ogawa-dono, credo sia giunto per me il momento di congedarmi. È stato un colloquio indubbiamente interessante: offriremo alla Nebbia ogni possibile esito di questo incontro."
E' stato un onore fare la sua conoscenza, Jorogumo-Sama.
Non vogliamo trattenerla ulteriormente : priorità ben più impellenti l'attendono. La ringrazio per il tempo concessoci... il Clan Ogawa riversa la massima fiducia nella vostra persona.

Così come siete giunti, nello stesso modo vi congedate, attraversando a ritroso la struttura.
Non puoi non rimanerne affascinato dalla grandiosità di un simile posto impregnato in ogni suo centimetro di magnificenza, nonostante tu ti senta un pesce fuor d'acua e voglia scappare via per poter finalmente liberarti della tensione che ti sta letteralmente uccidendo
Domani sai che sarà un giorno impegnativo, anzi, la parola impegnativo ti risulta un eufemismo per poter descrivere le insidie che ti attenderanno e i brividi lungo la schiena discendono automatici se pensi che sarà Il Tessitore ad addentrarti: la mente viaggia suggestionandosi, immagini che ti fanno accapponare la pelle trapassano il tuo cervello.
Altra follia e altro tormento marchieranno a fuoco la tua già fragile psiche.. spezzarti è solo una questione di tempo.



Atto VI Timore dell'ignoto



""Provai gioie troppo grandi per poterle descrivere, e dolori tali che non ho ardito parlarne. Con questi sensi nell'anima io dico: salite i monti, ma ricordate coraggio e vigore nulla contano senza la prudenza; ricordate che la negligenza di un solo istante può distruggere la felicità di una vita. Non fate nulla con fretta, guardate bene ad ogni passo, e fin dal principio pensate quale può essere la fine."”
Edward Whymper

Today After Tomorrow


E' l'alba, mancano due ore al fatidico incontro che cambierà drasticamente la tua vita... e con essa la tua visione del mondo.
Le parole sprezzanti di tuo padre ti martellano ancora i timpani: perché sa solo mostrarti il lato più nefasto e angusto dell'animo umano?
In tutta onestà non è che tu sia riuscito poi a dormire così tanto - la suggestione ti ha giocato un tiro mancino -; ripensi a quella criptica figura maschera e per quanto i suoi atteggiamenti si siano dimostrati distensivi, non riesci a non pensare compulsivamente al suo lavoro, a quella furente sete omicida che ogni Spadaccino della Nebbia deve, dovrebbe avere come predisposizione genetica.
Non è un lavoro indicato a tutti e che tutti posso fare.
La massima Élite che la Nebbia possa offrire e di cui ti viene offerta la possibilità di accedere ai segreti di un guerriero che a stento lo stesso Mizukage incontra, se non per necessità impellenti tipo ordinare l'eliminazione di un nemico di Kiri.
Ora ti trovi ad essere papabile allievo di uno dei sette shinobi più feroci che la Nebbia possa offrire (i maestri dell'omicidio silenzioso come vengono soprannominati) e ti chiedi in cosa consisterà il tuo battesimo di fuoco: rottura di un legamento? fratture multiple? copioso sanguinamento? Addirittura la perdita di un arto?
Magari non accadrà nulla di tutto ciò e ti renderai conto di essere solo vittima della tua troppa "FRENETICA" fantasia che "IN FONDO" contraddistingue un po' tutti i ragazzini della tua età, ma intanto non puoi che pensarci e ripensarci: un loop infernale che non ti lascia in pace.
La Nebbia stranamente è più fitta e gelida del solito e le tue sensazioni continuano a pungolarti come bambini dispettosi armati di rametti che infastidiscono un cane in gabbia che continuamente viene seviziato dalla perfidia ingiustificata di questi sfacciati esseri infernali.
Come al solito ti dedichi alla meditazione, una forma di esercizio che ti è stata insegnata sin da piccolissimo per scacciare ogni incertezza e turbamento, per poter così riequilibrare lo stato psicofisico, ma per quanto tu ti stia sforzando.... sembra che le nubi vadano sempre più ad addensarsi nel tuo cuore e nella tua testa.
Hai paura... un paura fottuta che ti scarnifica dall'interno, torturandoti lentamente.
Sgrani per un istante gli occhi quasi facendoli schizzare fuori dalle orbite.
Quella tensione omicida di fa impazzire: uno stato orribile che non vuole terminar di stalkerarti.
Capisci che oggi è un giorno diverso dagli altri e come tale non è possibile controllare il tuo stato d'animo, perché ogni routine è stata disgregata dall'ignoto che ti attende - hai paura di ciò che non conosci -, ed è questo probabilmente che ti fa saltare il cuore in gola e ti rende il respiro denso e pesante come cemento.



Your complete my fate
The world unwinds inside of me
You complete my fate
The halo crawls away
You repeat my fate
Rewinding all we can



Dovresti mangiare, mettere qualcosa nello stomaco ma senti le pareti gastriche fare a botte e sei certo che se provassi a mandare giù anche un solo chicco di riso vomiteresti di getto, buttando fuori la bile, ma sai anche che non puoi affrontare simili fatiche privo di energie, così ti sforzi, ti imponi di sfamarti, altrimenti fallirai ancor prima di provare.
I minuti passano sebbene tu non te ne accorga per via dell'ansia, manca solo mezz'ora, il tempo esatto che impieghi da casa tua ai campi di allenamento.
Così non resta altro che mettersi in marcia ed andare contro al proprio destino, e non importa a questo punto il tipo di shock o paura che possano imprigionarti, perché sei prigioniero sin dalla nascita.
Per un carcerato non cambia poi molto il tipo di costrizione che lo limita, perché alla fine la sensazione è sempre la medesima: opprimente, claustrofobica, invasiva e costante nel suo impegno di nutrirsi della tua volontà per annullarti.
Questa ora e mezza oltre che la notte ti hanno dato modo di riflettere attentamente, di confrontarti con le tue paure, le tue fobie e capire che nella vita ti capiterà sempre un uomo nero: che sia un padre severo ed egoista o uno shinobi Katana che fa dell'omicidio la sua fonte di equilibrio.
Quindi, riflettendoci bene.... cosa hai in fondo da perdere? Affronta l'ostacolo a testa alta perché solo tu puoi decidere cosa diventare e come, "IN CASO", perdere.
Non sei estraneo alla nebbia in quanto Kiriano, ma stranamente in questo specifico giorno attraversarla ti provoca una brutta sensazione per il silenzio assordante del villaggio ancora dormiente.
Macini metri su metri che diventano decine e poi centinaia, procedendo spedito (senti la tensione avvinghiarsi) ma comunque non demordi e vai avanti; i battiti del tuo cuore sembrano più simili al picchiettare di un metronomo, rammentandoti a ogni tuo successivo passo il tempo rimanente che manca alla meta designata.
Sono attimi frenetici.
Tic Toc TIc Toc
Quasi ti sembra di partecipare a una maratona per quanto sia costante nel tuo moto senza rallentare di un minimo il passo, ma quasi affrettarlo: vuoi toglierti questo dente dolente.
Infine arrivi e l'atmosfera già dai primi istanti ti fa rendere conto di essere piombato in un contesto surreale,
Non sei un tipo rumoroso o logorroico, ma desidereresti più di ogni altra cosa il frastuono, rispetto a questo insano e funereo silenzio.
Lui è Lì, inamovibile nella sua posa di studio, di attesa, che già ti osserva e ti inquadra: ne sei certo.
Non puoi fare a meno di essere automaticamente oppresso da quella sua inquietante maschera che indossa e da cui non si stacca mai - come fosse una seconda pelle -; ti suggestiona non poco, caricando ancor di più quell'aura di terrore che emana da il più microscopico poro.
Ma non demordi, ti avvicini alla giusta distanza che ogni allievo dovrebbe tenere nei confronti del proprio sempai, mostrando il reverenziale rispetto che l'anzianità e il prestigio richiedono.

Buongiorno Jorogumo-Sensei... spero di non averla fatta attendere troppo, in caso mi scuso per il mio primo errore.


Ancora riecheggiano le rudi parole di tuo padre dopo l'incontro.
Il suo è un comando, non devi, non puoi commettere errori. Devi dimostrarti degno della famiglia, del Clan, del ruolo che dovrai, devi ricoprire.
I tuoi occhi sono un marasma di sensazioni, e lui, quell'uomo che nasconde la sua identità dovrebbe riuscire a riconoscere alcuni dettagli...
La malinconia mista alla sofferenza.
Perché per poter ricoprire quella carica che ha ottenuto con sacrifici titanici pure lui deve essere passato per una strada simile. La fornicazione che sta nel dolore.
Almeno ci provi a convincerti di ciò... almeno vuoi illuderti che possiate essere più simili di quanto ti aspetteresti in realtà.
.



Edited by Kusanagi - 25/5/2021, 00:39
 
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view post Posted on 25/5/2021, 16:25     +1   -1
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CITAZIONE
#2d8db6

Eccolo che arriva!

Un sorrisetto divertito si allarga all'ombra della porcellana, mentre il piccoletto si avvicina a passo svelto – lo chiamerà tra sé in questo modo, finché avrà la possibilità di definirsi più alta di lui... che come già detto, probabilmente sarà una parentesi effimera.

Cose positive: sembra rispettoso anche senza il suo vecchio viscido a mezzo metro da lui.
Cose negative: è stato meticolosamente addestrato a guardare solo la parte mezza vuota del bicchiere.

Saper vedere la parte mezza piena – questo deve ammetterlo – è una specie di privilegio, uno di quelli che ti conquisti con l'età e l'esperienza. Ma sorvoliamo sul fatto che a pensarla così sia una diciottenne spaventata all'idea di far vedere la sua faccia in giro.

“Buongiorno, Ogawa-kun” risponde al suo saluto con tono serafico e un cenno del capo imparruccato, ignorando a bella posta il riferimento al presunto errore: se si aspetta una rassicurazione, resterà a bocca asciutta. Ha portato qualcosa di meglio con cui riempirla.

“Accomodati” - lo invita con un gesto a prendere posto dall'altro lato del tronco, che presto avrebbe rivelato la sua vera funzione: Jorogumo infatti si alza, solleva il thermos, ne svita il tappo – una nuvola di vapore caldo si sprigiona dall'apertura – e ne versa il contenuto nella copertura rovesciata, per poi porgerlo all'aspirante allievo.
A naso pare proprio del tè nero.
“Non sarà uno Yunomi di porcellana, ma possiamo accontentarci. Per il resto apri le scatole e prendi quello che ti va” - lo invita senza rivelarne esattamente il misterioso contenuto, mentre continua a ridersela sotto i baffi.

Arata Ogawa ha l'aria di essere uno di quei bambini presi a mazzate, di quelli che non hanno mai avuto veri giocattoli – le katana di legno non valgono! - né hanno potuto spiaccicare il naso sulle vetrine piene di dolci dei fornai. Cosa contengono le scatole?
Allora: anpan, melonpan, dango – di quelli colorati, infilzati tre a tre sugli stecchi di legno -, poi chinsuko, mochi, rakugan di varie forme e colori, dorayaki e per finire un taiyaki. Roba da mangiarci in venti. Chiaro, quelli che avanzano li porterà all'Hikisaku, a buttarli non ci pensa nemmeno.

In cosa consiste quindi l'orribile prova a cui intende sottoporre la sua vittima inerme?

A dire il vero, nessuna.
Però è piuttosto certa che il poveretto sarà piuttosto sconcertato: penserà ci sia del veleno nei dolci, che sia un test per mettere alla prova la sua forza di volontà o magari ambedue. “Quale preferisci?” - domanda casualmente, sicurissima che anche questa innocente domanda verrà mal interpretata – una cosa del tipo “se scelgo il dolce sbagliato, Jorogumo mi ammazza”.
“E poi dimmi” aggiunge, versando la bevanda anche per sé in un secondo bicchiere di bambù - “Cosa ti piace di te? C'è qualcosa di te che ti rende soddisfatto?”

... non è che poi pensa di dover mangiare TUTTO per non scatenare le sue ire...?Mica ci aveva pensato.

 
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"La più grande illusione del cuore umano è che esista un mai più. Un sogno non è qualcosa di così semplice da poter essere o non essere. Un sogno è come una musica che sta per nascere dal silenzio. Esiste e non esiste ed è lì ancora.”
Somnia



Atto VII Curiosità



Osserva.
Scruta.
Studia.
La tua mente ipotizza, ma è una sensazione che senti fino nelle viscere, nelle ossa, nella tua anima.
Ne sei certo.
Ne percepisci la curiosa attenzione: come il vento che striscia sulla pelle per stuzzicarti mediante i brividi, con il suo gelido soffio.
Non è una questione di suggestione, ma di consapevolezza.
Quante volte tuo nonno e tuo padre ti hanno rammentato che un fiero cittadino della Nebbia deve incutere tensione tramite anche una semplice posa.
La fiera posizione Kiriana: essere Shinobi della Nebbia significa prepararsi alla battaglia ancor prima di entrare materialmente in azione.
E' una questione di cultura; di principio; di credenza e orgoglio.
Non importa se tu sia Studente, Genin, Chunin, Jonin, Anbu, Shinobi Katana, antagonista, avversario o nemico della Nazione.
Sarai sempre osservato, studiato, analizzato.
Perché un Kiriano palesa sempre orgoglio e dedizione.
Un Kiriano non lascia mai nulla al caso.

Silenzio... gli attimi passano e quello che rimbomba come un assordante frastuono nei tuoi timpani è l'agghiacciante silenzio che emana questa dilaniante tensione.
Una tensione talmente potente nella sua morsa da lasciarti senza fiato, ma tu imperterrito giochi al suo gioco: osservi quegli occhi celati da una maschera che dovrebbe rappresenta un simbolo di rettitudine, ma il suo viso cosa mai rappresenterà invece?
Puoi ipotizzare ma tutto si limita a un mero effetto domino di domande che scatenano conseguenzialmente altre domande, senza che vi siano risposte se non l'unica certezza fino ad ora evidenziata, ovvero prepararti alla tempesta.
Questa quiete insana è solo un rituale, lo sai bene perché hai già provato un simile stato di angoscia benché questo sia cento volte più opprimente.
Puoi percepire l'aria elettrostatica impregnare l'ossigeno e caricare lo spazio, dove state sostando, di schiacciante angoscia.
Probabilmente è questo il confine; la demarcazione che separa i predestinati campioni dagli emarginati falliti ed è scoccata la tua ora di dimostrare a quale categoria tu appartenga.
Non vi sono scorciatoie o strade alternative meno impervie.... devi semplicemente adattarti secondo la legge della giunga: soccombere o sopravvivere.
Sarà un trauma? O una rinascita? Questo solo il tempo potrà decretarlo con il suo infallibile giudizio.
Redenzione: ciò che stai cercando per essere perdonato di un qualche peccato che hai commesso ma di cui non conosci la gravità.
Iniziazione: il rito che ti aspetterà oggi e che definirà il tuo futuro status.
Notte: la tua compagna di riflessione; il tuo momento preferito in quanto puoi perderti nello sguardo della luna.
Ascesa: il cammino che ti deve portare alla consacrazione per confermare le aspettative.
Serenità: un giorno speri di raggiungere questo stato d'animo.
Caos: i mille dubbi annidati nel tuo cuore e nella tua testa, che ti avvolgono in una spirale di confusione e devastazione interiore.
Intimazione: l'ordine categorico di non fallire da parte di tuo padre
Talento: un pesante fardello di cui non puoi liberarti.
Antico: il Clan, la sua importanza all'interno di Kiri proprio perché antico quanto il VILLAGGIO STESSO.


"Buongiorno, Ogawa-kun”

La risposta non tarda a palesarsi, lasciando che il tono serafico della voce sia accompagnato da un cenno del capo ancor più distensivo - non riesci ad accettare che uno Shinobi Katana sia tanto garbato -, oltretutto ciò che ti lascia spiazzato, aumentando la tua diffidenza, è la totale mancanza d'interesse verso la tua organizzazione.
Sembra, "SEMBRA" che la puntualità non rientri tra gli elementi della valutazione per sottolineare il primo potenziale difetto o pregio.
Nessuna rassicurazione, nessun discorso rigido e severo per farti immergere nel nuovo e duro contesto: che la trappola sia già stata attuata?

“Accomodati”

Ti invita con estrema educazione e cortesia a sederti dall'altro lato di un tronco che ha appositamente scelto per conversare? il suo intento è davvero colloquiare? Cosa avrà in mente? ma scopri quasi subito il motivo di questa richiesta oltre che curiosa formalità: un thermos?
Non capisci, sei confuso, a cosa mai potrebbe servire l'uso di una bevanda? Che sia avvelenata? O magari c'è del lassativo?
Si, probabilmente è un subdolo trucco per metterti alle strette sin dall'inizio.
Osservi con esasperata attenzione ogni suo più microscopico e insignificante gesto, non vuoi distrarti e rischiare di ritrovarti riverso a terra con la bava alla bocca e gli occhi sbarrati.
Una volta svitato il tappo una nuvola di vapore caldo si sprigiona con intensità, versandone poi il contenuto nella copertura rovesciata per porgertela.
Troppa gentilezza per un guerriero il cui primo compito è macellare persone.
E' iniziata la prova.... il tè è sicuramente avvelenato benché ti saresti aspettato un battesimo di fuoco diverso: qualche dolore in più misto al rantolo della tua voce strozzata per l'intensa agonia percepita.
Sembra del tè nero, anche l'odore è quello, ma potrebbe benissimo essere un veleno insapore e inodore, utilizzato appositamente per non modificare le caratteristiche della bevanda e far sì che tu finisca nella sua ragnatela.

“Non sarà uno Yunomi di porcellana, ma possiamo accontentarci.
Per il resto apri le scatole e prendi quello che ti va"

La ringrazio sensei, ma non doveva scomodarsi così tanto per me.

Cosa diavolo ha in mente?
Dolci?
Tè e dolci?
Ma è un party tra amichetti o un addestramento? Sei sempre più confuso.
A che diavolo di gioco vuole realmente giocare? Sapevi che le prove a Kiri per poter essere selezionato per l'esame Chunin riguardassero pure test psicologici, ma questo ti sembra al quanto bizzarro e grottesco: una festicciola?
La tua testa ti dice "NON ACCETTARE", ma se in realtà fosse un semplice gesto di cortesia? Il rifiuto sarebbe letto come estrema maleducazione.
Potresti anche accettare e poggiarlo sul tronco, tergiversando in una chiacchierata così da far intendere che tu non sia uno di quei ragazzi rozzi che parlano con la bocca piena.
Si, la tattica migliore è accettare ma senza ingurgitare e bere nulla di ciò che ti è stato offerto... ti limiterai a ringraziare e accettare la gentil offerta ma senza realmente ingerire nulla.

“Quale preferisci?”

La scelta.... anche questa potrebbe essere una prova.
Si sa che solitamente in un test bisogna sempre valutare attentamente più opzioni e capire tramite un ragionamento ben ponderato come arrivare alla soluzione.
La questione è una..... una sola scelta, diverse tipologie e forme: anpan, melonpan, dango, chinsuko, mochi, rakugan specificatamente di varie forme e colori, dorayaki e taiyaki.
E se uno di quei dolci fosse avvelenato? Dovresti valutare in base a qualcosa di specifico: forse il nome? La colorazione o gli ingredienti?
Sei particolarmente in crisi. Bel grattacapo che ti è stato messo davanti.
Ti prendi qualche istante per scegliere attentamente e infine fai la tua scelta. Non sai perché, ma il taiyaki ti sembra la scelta più saggia.
Probabilmente è la forma collegata a un pesce che ti spinge ad associarlo all'elemento dominante del tuo villaggio, ovvero l'acqua.
Forse sono solo seghe mentali le tue e semplicemente si tratta di cortesia, ma non puoi ignorare il tuo sesto senso, anche perché per tutta la vita sei stato educato a ragionare e ponderare.
Ti è stato insegnato che le insidie posso celarsi dietro l'angolo, e anche un innocuo dolce può trasformarsi in un pericolo mortale.

Grazie ancora...

Dopo aver fatto la tua scelta e aver nuovamente ringraziato come buona educazione impone, afferri il dolce tenendolo nella mano sinistra mentre la destra è impegnata con la bevanda calda.
Ascolti attentamente ciò che ha da dirti, e rifletti su ciò che ti è stato chiesto: non hai mai pensato molto a cosa ti piaccia veramente di te stesso, almeno non con quella intensità di chi vive di sogni e speranze; che conosce in profondità i suoi multipli aspetti benché abbia fin dall'infanzia combattuto con l' abisso..

"Cosa ti piace di te? C'è qualcosa di te che ti rende soddisfatto"

Qualcosa... che mi renda soddisfatto?

La domanda è molto precisa, abbastanza mirata per provare a sondare i tuoi aspetti più intimi e personali: in pratica te stesso.
Poggi il dolce e il tè sul tuo lato sinistro, sfruttando lo stesso tronco per poter avere le mani libere.
Il quesito merita riflessione, non puoi dare risposte scontate perché non sei una persona falsa e per tale motivo, schiavo della tua legge morale, neanche in questo caso paleserai perbenismo, né alcuna tattica per compiacere.
Tu non sei tuo padre, non ti interessa avere le luci della ribalta puntate addosso,



Atto VIII Strane Sensazioni



"Una volta qualcuno mi ha detto che c'è una cosa che accomuna tutti anche se siamo così diversi nell'aspetto e nel carattere e nel modo di vivere ciò che ci rende tutti uguali è il fatto che il nostro cuore desidera..”
Somnia

And then I heard you You made me long for
To be a part of Something that I can't see


Qualcosa... che mi renda soddisfatto?


Sei pensieroso. Ciò che ti ha chiesto Jorogumo è lecito, ben studiato e ha colpito un tuo nervo non scoperto, scopertissimo.
Sicuramente non sei persona che ostenta sicurezza e che non ha una grandissima fiducia in se stesso.
Ti sei sempre limitato, più che altro, a tirare avanti.
Vivere alla giornata.
La domanda è di quelle che può significare tutto o niente: come diavolo rispondere?
Ti ha spiazzato e ti ritrovi ora in un punto cieco, sommerso dal dubbio esistenziale di chi, probabilmente, non c'ha mai capito realmente nulla dalla vita.
Ti sei sempre limitato a obbedire, ad eseguire i comandi per dimostrarti una brava marionetta.
Perché in fondo questo sei, un essere privo di personalità che si limita a occupare lo spazio che gli è stato assegnato.
Nulla di più, nulla di meno.


Your signal is growing
Out in little pieces
And watch in a moment
Secure it for falling


Qualcosa...


Inutile adirarsi con tuo padre, tuo nonno, il clan.
L'unico con cui dovresti realmente adirarti sei tu stesso.
Perché? Perché non hai mai avuto realmente le palle di tutelarti, e hai preferito chiuderti a riccio, limitandoti ad innalzare barriere per tenere qualsiasi cosa lontana così da poterti commiserare nel miglior modo possibile.


Over the stars
Over the nights
Over the rains
Over the moons


Che mi renda...


Perché rifletti tanto? Alla fine ti ha chiesto qualcosa di semplice no? ma allora se è così semplice, perché per te è come se ti avesse posto un quesito di fisica?
La verità è che non ti conosci e non conosci i tuoi sogni.
Conosci solo l'obbedienza, il comando e l'applicazione per soddisfare il desiderio altrui.
Un miserevole quesito è riuscito a scombussolarti e farti comprendere quanto tu sia vuoto e triste, oltre che privo di sostanza e desiderio.
Non sei altro che una proiezione delle ambizioni altrui, e purtroppo ci stanno riuscendo perché, accondiscendendo, hai accettato per l'ennesima volta il beffardo destino che tu ti sei autoimposto.


Over the days
Over the streams
Over the skies
Over the ponds


Soddisfatto?


A questo punto cosa fare?
Come se tu ti ritrovassi dinnanzi a un bivio e dovessi scegliere per quale strada incamminarti.
Scegliere. Si è sempre costretti a scegliere, nessuno può esimersi da questa responsabilità.


Over the fires
Over the lakes
Over the trees
Over the minds


I secondo passano.
Cosa dovresti rispondere? Ti senti molto, molto sconfortato.
Hai superato prove di ogni genere, fisiche e psicologiche ma ora ti sei bloccato.
Non sai rispondere a una semplice curiosità.
La gamba destra comincia a muoversi compulsivamente, spingendola sopra e sotto tramite la punta del piede che scatena il ritmo.


.

Io... io... non so risponderle, sensei.


Chini il capo.
Il gesto è istintivo, eloquente, probabilmente lo fai per nasconderti come sempre.... la strada più facile: ti vergogni di guardare Jorogumo ed essere fustigato dal suo giudizio inquisitorio perché sai di aver fallito.



Edited by Kusanagi - 6/6/2021, 01:53
 
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view post Posted on 16/6/2021, 22:30     +1   -1
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L'agitarsi di gorghi e correnti marine sotto il pelo dell'acqua ferma. O forse è solo una sua impressione, e vuole leggere a tutti i costi il volto di una persona che è già stata privata della sua anima. Cosa potrebbero le sue conoscenze in campo psicologico, davanti a un guscio vuoto?

Eppure ci sono momenti in cui è certa, anzi, certissima, di cogliere in quegli occhi sprazzi di esitazione, incertezza, timore, ansia, che vanno a inabissarsi guizzando nelle profondità di un'anima forse fin troppo vecchia, per appartenere a un bambino di nove anni.

Il piccoletto osserva ogni singolo articolo poggiato sul tavolo con lo sguardo del cercatore di funghi, che si aspetta di veder sbucare una vipera da un momento all'altro.
Aaaaaaah eccolo là, che declina l'offerta.
Il ghigno non si allarga. DILAGA sotto alla porcellana, mentre la kunoichi si trattiene con tutte le forze dallo scoppiare a ridere; appurato però che si trattava solo di un convenevole, il Tessitore torna a concentrarsi, studiando la sua povera vittima impegnata a scrutare a sua volta i dolcetti, come se potessero saltargli in faccia e azzannarlo. Eccolo là che sceglie.
Taiyaki a sinistra e tè a destra, e chissà se anche questa è una delle sue scelte ponderate.

Sembra approfittare dell'ultima domanda per fingere di dimenticarsi della merenda... Urako prende mentalmente nota di pungolarlo il prima possibile, non appena avesse fornito la sua risposta. Il fatto è che se lo lascia riflettere ancora un po', questo qui finisce sicuramente per far freddare il tè, prima di spiccicare parola.
Su, andiamo.
Hai finito l'Accademia a nove anni.
Lei a nove anni a mala pena si tratteneva dal ficcarsi le dita nel naso in pubblico.
Menzioni d'onore e lodi a destra e a sinistra, voti stellari, lettere di presentazione firmate dai docenti più rigidi in circolazione. E QUESTO QUI NON RISPONDE?!

Il disappunto le fa letteralmente cozzare le sopracciglia tra loro.
Ok, calma un attimo: usiamo la psicologia inversa?
Sta cercando di mostrarsi umile? Pensa di venire testato fino allo sfinimento sui suoi punti di forza, per fargli abbassare la cresta? Oppure perché gliel'ha suggerito il vecchio? Crede sia la risposta giusta da dare a uno degli stramaledetti Sette? O pensa sul serio di fare schifo?

“Se non ti sbrighi il tè si raffredda” - gli ricorda con falsa leggerezza, mentre si concede dell'altro tempo per riflettere su come procedere. Deve rassicurarlo?
No, sarebbe terribilmente fuori caratterizzazione, anche per un Ragno educato come Jorogumo. “Stai affermando che rispetto ai tuoi coetanei, le tue qualità fisiche, mentali e morali siano nettamente al di sotto della media?” - decide infine di domandare, anche se ciò li avrebbe allontanati lievemente da ciò che vorrebbe davvero comprendere. Poco male: ci sarebbero arrivati da un'altra direzione, un passetto alla volta.

Stavolta non potrà rispondere di no.
Semplicemente non potrà, senza contraddire completamente una lunga serie di persone di cui – senza ombra di dubbio – non intende mettere in dubbio il giudizio. Nell'attesa, allunga una mano verso uno degli spiedini di dango, alimento che più degli altri si presta ad essere infilato sotto alla maschera per un rapido spuntino.

 
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view post Posted on 27/6/2021, 15:57     +1   -1
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"Colui che finalmente si accorge quanto e quanto a lungo fu preso in giro, abbraccia per dispetto anche la più odiosa delle realtà; cosicché, considerando il corso del mondo nel suo complesso, la realtà ebbe sempre in sorte gli amanti migliori, poiché i migliori furono sempre e più a lungo burlati.”
Friedrich Nietzsche





Atto IX Sentirsi una rondine persa nella tempesta


"Se non ti sbrighi il tè si raffredda”


Insiste. Vuole che tu beva quella bevanda: lo scandire del tempo sta disperdendo la sua peculiarità ristorativa (sarà così?) trasmutandola, secondo dopo secondo, in sostanza insipida.
Un po' come quella consapevolezza che sempre più senti lontana, sostituita dallo sgradevole disagio dovuto dai crampi allo stomaco innescatati da un principio di malessere e frustrazione che ti ha procurato nausea e giramento di testa.
Ma non vuoi mostrare il fianco, non vuoi essere braccato così facilmente, quindi stringi i denti e vai avanti più che puoi - perché gli Ogawa non si fatto sottomettere da nessuno.
Già aver palesato confusione sarà sicuramente sinonimo di pesante ammonimento: la nota rossa nel bollarti come scarto poco produttivo per una società di fieri guerrieri è ormai dietro l'angolo.
Probabilmente sei già stato segnato irrimediabilmente.




Sogno infranto? No.... per te non è un sogno, non lo è mai stato, più una responsabilità a cui non ti puoi sottrarre o subiresti l'onta del disonore.
Ira: la rabbia cresce perché sei convinto che tutto ciò sia solo una perdita di tempo. Una grande presa in giro.
Negazione: non vuoi accettare un simile destino, come non vuoi accettare una simile umiliazione.
Ferito: esistono dolori che si annidano in superficie e dolori che scavano in profondità, che si cristallizzano; come una pianta rampicante senti che quello sconforto ti avvolge, intrappolandoti nelle sue radici di tormento.
Rammarico: avresti potuto fare meglio? Forse.... probabilmente.
Astio: L'odio cresce e senti che sta mutando in puro rancore, molto più profondo e strutturato rispetto la più semplice rabbia o fastidio.
Nulla: quello che ti ritroverai in mano.
Tristezza: eccola, arriva quella sensazione che ti incatena in uno stato di sconforto e disorientamento. Sei destabilizzato.
Orgoglio ferito: ti senti spezzato interiormente, percepisci chiaramente le tue certezze farsi in frantumi, similmente a del vetro che si spacca in mille pezzi.

Sei confuso, non sai come procedere.
Senti chiaramente che il suo sguardo è piacevolmente intento a vivisezionarti benché vi sia una maschera a delinearne il confine tra ciò che è visibile e ciò che è celato, ma comunque senti l'oppressione dilaniante delle sue pupille che ti squadrano, ti analizzano e studiano ogni più piccolo e insignificante linguaggio del tuo corpo.
Nuovamente quella sensazione agghiacciante che avevi percepito nel palazzo del Mizukage torna pulsante nella sua emanazione, ciò non ti rasserena: senti improvvisamente la terra mancarti sotto i piedi seppur tu sia seduto, oltre all' improvvisa carenza di aria nei polmoni che quasi ti porta ad iperventilare.



° Dannazione °



Tuo nonno ti ha insegnato che il corpo può tradire una persona nonostante abile nel raggirare mediante la parola: basta sapere commutare una specifica azione in una informazione, ad esempio la posizione delle gambe o nel semplice toccarsi il naso.
Se si è particolarmente esperti nella lettura dei movimenti e delle espressioni facciali, puoi carpire qualsiasi informazione come se davanti avessi un libro aperto che devi solo leggere per tenerti aggiornato.



Tic Toc Tic Toc Tic Toc Tic Toc



Bere o non bere? intanto i secondi passano mutando in minuti, la tua tattica di perdere tempo sembra non essere molto efficace, anzi, non sembra distrarsi affatto ma ti carica addosso di ulteriore pressione, sottolineando come il tè si stia raffreddando.
Ciò ti fa capire che sfuggire alla faccenda non è affatto semplice, tutt'altro: ti senti come una mosca intrappolata nella ragnatela dopo il gentile invito del ragno a far bisboccia.
Ti sei incartato, la situazione sembra essersi bloccata in una fase di stallo.
Sguardo direzionato verso il basso, ti mordicchi il labbro inferiore e senti il cuore aumentare i battiti.
La solita maledetta ansia che prende il sopravvento.
Quasi non ti senti più le gambe.
Ironico come uno shinobi predestinato (questo il desiderio della tua famiglia ma non il tuo) alla carriera Anbu soffra di attacchi di panico.
Tu però non ci hai mai creduto alla possibilità di diventare un Anbu, vero? Sei troppo sensibile per poter diventare un assassino: questa tachicardia che ti sfianca ne è la riprova.
Ti ripeti compulsivamente quella domanda specifica che ti sta quasi mandando in pappa il cervello:


“Cosa ti piace di te? C'è qualcosa di te che ti rende soddisfatto?”
Io... io... non so risponderle, sensei.
"Stai affermando che rispetto ai tuoi coetanei, le tue qualità fisiche, mentali e morali siano nettamente al di sotto della media”
Vorrei risponderle ma purtroppo a differenza di mio padre, come avrà notato, non sono un grande oratore, anzi, non amo molto parlare: la veda come una deformazione caratteriale.
Lei mi chiede di trovare qualcosa di me che apprezzi? L'obbedienza è l'unico dogma che mi è stato insegnato ed inculcato da prima che mi raddrizzassi sulle mie gambe e cominciassi a parlare.
Onestamente qualsiasi risposta sarebbe un concentrato di bugie, un comparto stagno d'ipocrisia e io non credo che lei voglia addestrare un teatrante.... dico bene sensei?




Atto X Scelte di vita



"Gli uomini più profondi hanno sempre provato compassione per gli animali [...]. È certo una pena ben grave vivere così, come una bestia, tra fame e cupidigia, e senza giungere mai ad alcuna consapevolezza di questa vita; né si potrebbe pensare sorte più dura di quella della bestia da preda che è spinta nel deserto da un tormento che la rode al massimo; di rado è appagata, ma se lo è, lo è solo nel momento in cui l'appagamento diventa pena, cioè nella lotta dilaniante con altri animali o per l'avidità e la sazietà più disgustose. Essere così ciecamente e stoltamente attaccati alla vita, senza alcuna prospettiva di un premio superiore, ben lontani dal sapere che così si è puniti e perché, bensì anelare a questa pena, come a una felicità con la stoltezza di una orribile brama – questo significa essere una bestia [...]. Finché si aspira alla vita come a una felicità, non si è ancora sollevato lo sguardo al di sopra dell'orizzonte della bestia, si vuole soltanto con maggiore consapevolezza ciò che la bestia cerca spinta da cieco istinto. Ma così succede a noi tutti per la maggior parte della vita: in genere non usciamo dalla bestialità, noi stessi siamo le bestie che sembrano soffrire senza senso.”
Friedrich Nietzsche




Le volevo chiedere scusa per l'imbarazzante spettacolo inscenato da mio padre a palazzo, non tutti gli Ogawa sono così, almeno per quanto mi riguarda non condivido la sua ideologia.[/size]


Do you know what your fate is?
And are you trying to shake it?
You’re doing your best and
Your best look
You’re praying that you make it


Ritornando alla domanda: non pensi che stia cercando di sviare il discorso ... sono stato sempre educato ad obbedire più che pensare: questo credo che crei un certo conflitto tra la sua domanda e la mia conseguente risposta. Almeno se lei cerca onestà.

Infine ti sei deciso, vada come va, non vuoi stressarti ulteriormente, né massacrare le tue tempie con uno schiacciante mal di testa.
Lentamente porti la mano verso la tazza per poi risalirla e dar vita al contatto tra il bordo con le labbra: un paio di piccoli sorsi, giusto quel minimo per placare la sua ossessione e dimostrargli collaborazione.

Lo sa... a me questa foschia che perennemente avvolge il villaggio infonde fiducia.
Per quanto mi riguarda, ho sempre percepito la cosa come un amorevole abbraccio, più che una bizzarra anomalia climatica.
Il resto del mondo pensa che ciò ci abbia reso meno umani, brutalizzando i nostri istinti, ma io invece credo il contrario: ha amplificato il nostro senso di appartenenza.
In fondo cos'è l'uomo senza di esso? La nostra storia ha sempre dimostrato quanto noi Kiriani siamo pronti a morire per la nostra patria: è forse un male questo?

I ricordi invadono il tuo cervello mentre un brivido discende lungo la schiena:
I massacranti allenamenti; il sangue sotto le piante dei piedi e dei palmi delle mani che per molte notti non ti ha permesso di dormire serenamente per l'intenso dolore.
Ti sei sempre definito un essere privo d' identità, ma ora sembra che tu ne stia palesando anche troppa.
La massa cerebrale comincia ad azionarsi dando vita a pensieri ed immagini, tra una parola e l'altra, tramite l'impulso della rete neurale che innesca stimoli producendo endorfina: rifletti attentamente sul cammino che stai perseguendo, su dove realmente ti stia portando e quale sia il reale traguardo a cui tu ambisca.
Sei qui perché? Ma soprattutto perché ti stai aprendo con lui?
Stranamente percepisci un criptico senso di fiducia che non riesci a comprendere da cosa nasca.
Perché con lui è così semplice parlare?
Eppure tu sei sempre stato una persona schiva, poco incline alla conversazione, mentre ora, addirittura, ti riesce facile prendere le redini della conversazione arrivando persino a formulare pensieri di vita.
Cos'è questo calore che senti al centro del petto? No, non è una sensazione sgradevole, tutt'altro.
Ne percepisci il rinfrancante ristoro, come un amorevole abbraccio di cui ne sentivi la necessità.
Quel bisogno epidermico di appagamento agognato da fin troppo tempo.
Chi diavolo è in realtà questo individuo che ti sta offrendo dolci e tè? Possibile che possa riuscire a far convivere realmente la sua parte più brutale di Shinobi Katana con quella più razionale ed empatica di essere umano?
Almeno per ora non sembra che la bevanda sia avvelenata, anzi, ne apprezzi la fragranza che avvalora ancor di più il piacevole istante che stai vivendo.

 
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view post Posted on 6/7/2021, 22:01     +1   -1
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Mentre mastica il riso morbido e – diciamocelo – nemmeno tanto saporito, se non fosse per lo sciroppo zuccheroso di cui è ricoperto, si trova a trattenersi dal mollare lo spiedino sul vassoietto di carta per azzerare la distanza tra sé e quel cosetto, che se non sta iperventilando, allora deve aver mangiato un dolce ripieno di wasabi.
Continua a masticare imperterrita, ostentando una calma che non ha AFFATTO.

Si aspettava che sbottasse, che rifiutasse categoricamente di mangiare, non che iniziasse a sgretolarsi sotto al suo naso. Sta facendo di tutto per non far notare il problema. Di autocontrollo ne ha a pacchi, ma quando succede questa roba, è perché dentro... hai semplicemente troppo con cui fare i conti, ed è il fisico traditore a sfogare quello che a parole tieni sotto chiave. Il corpo non mente mai.

Mentirebbe lei invece, se affermasse di provare compassione o empatia per il piccoletto.
Sicuramente prova disagio, e bello forte.

Lo sforzo più grosso è quello necessario a non sentirsi un essere umano orribile, per averlo perversamente messo in difficoltà con quel giochino psicologico. Si sente come un fabbro davanti a un nuovo minerale appena scoperto, e si spreme le meningi per capire come sia fatto, e che tipo di arma potrebbe mai cavarne fuori, in bilico tra eccitazione e timore di distruggerlo con una mossa avventata. Che lei non abbia mai tenuto in mano un martello in vita sua è un dettaglio... conta la metafora, no?


… questo qui... - un pensiero traditore si insinua tra le meningi, strisciando proditoriamente sempre più a fondo, fino ad attecchire e germogliare... macché germogliare... ESPLODERLE in testa – questo qui fa la fine di Shi.

La fine di Shi.


Stavolta è lei quella che potrebbe iperventilare di colpo.
No, che non accetta di essere ancora attaccata a quelle memorie!
Lo vede sorbire due sorsetti striminziti, quasi rassegnato all'inevitabile agonia che lo attende di qui a una manciata di minuti.
Come Shi quella volta, con una roccia rovente cacciata in gola dalla sua mammina dolce.
Sente i peli drizzarsi su per la nuca e non ce la fa più: scatta in piedi come punta da uno scorpione - “Senti coso. Diamine. Lascia perdere.
Non c'è veleno, per la miseria... ma se il problema è che non hai fame non mangiare, non mi offendo, parola d'onore”
le scappa detto un po' rudemente, con buona pace dell'aderenza al personaggio che ha imposto all'azzimato Jorogumo, mentre molla l'ultima polpetta di riso nel vassoio. In quella pasticceria non torna sicuro, quella roba è insipida come poche altre cose al mondo: a questo pensa, mentre aggira il tronco e siede sui talloni a meno di mezzo metro da Arata, i gomiti poggiati sulle ginocchia, forse per tenere una distanza sociale adeguata dal bambino... almeno a livello mentale. “I bambini di nove anni non parlano in questo modo” - è un rimprovero? Riesce sul serio a rimbrottarlo per una cosa del genere?! “È innaturale. Cavolo, ma da quanto tempo è che non fai merenda come quelli della tua età? L'hai mai fatta, una merenda? Hai mai giocato a Oni Gokko? A Daruma? A Kendama? O erano troppo preoccupati di non farti avere troppe soddisfazioni dalla vita?!” - domanda animosamente, allungando il collo in direzione del ragazzino. Arata avrebbe forse potuto intuire il marrone delle iridi messe in ombra dalla maschera, prima che il Tessitore tornasse in piedi.

“Lasciamela dire una cosa, in onore di quegli incliti patrioti che vogliono morire per la Nebbia: da morto non difendi un bel niente.
Sorpresa! L'avresti mai detto?!”
esclama allargando le braccia.
Per poi lasciarle ricadere lungo i fianchi.
Segue un tempo indefinito, in cui avrebbe cercato, se possibile, di raffreddare quel sangue ribollente che le è salito fin sopra alle orecchie, controllando il respiro, che si è fatto leggermente affannato; non può scrollarsi di dosso l'appiccicosa impressione che in realtà, quella invettiva, la stia rivolgendo più a se stessa che ad Arata Ogawa.

“Scusa Coso.”
Si riscuote, scrollando la testa, facendo danzare la lunga capigliatura posticcia dietro alle spalle - “Non è mia intenzione denigrarti, ma adesso che finalmente non c'è il tuo vecchio a portata di orecchio, posso esprimermi come ritengo più opportuno: hai fatto un lavoro bestiale, hai conseguito dei risultati che farebbero invidia a chiunque, col risultato di diventare un piccolo grumo di carne obbediente e infelice. Continua così, Arata Ogawa... e diventerai... UN GROSSO GRUMO di carne obbediente e infelice.
E morirai così.

Sai quando dicono – ah che peccato, è morto giovane... la vita gli poteva dare ancora così tanto... - l'hai mai sentito? Ecco, perfetto. Per te la cosa non si applica.
Se ti facessi fuori qui ed ora, ti farei solo un favore.”


Non ci sta andando leggera.
Sa che i bambini sanno interpretare le frasi che gli si rivolge in maniere inaspettate, ma con lui è difficile calibrare il tiro. Parla come un adulto. Non riesce a levarsi dalla mente l'idea che pensi anche come un suo coetaneo non potrebbe mai pensare di fare. “Prova a pensarci, a cosa vuol dire lottare e sacrificare sé stessi affinché le vite dei tuoi concittadini siano salve. Perché è semplicemente assurda l'idea che esista una Patria, senza la sua gente.
Su questo mi segui?

Ecco, torniamo alle vite degli esseri umani che ci si aspetta che proteggiamo a costo di perdere le nostre”
- riprende, cambiando prospettiva: dal tu al noi, mentre inizia a camminare avanti e indietro, le mani intrecciate dietro alla schiena - “sì, puoi combattere perché te lo ordinano, ma potrai mai capire davvero cosa stai proteggendo, se non ne comprendi il valore?
Come puoi comprenderne il valore, se non ne hai esperienza?
Saresti come un sordo a cui viene ordinato di proteggere l'ultimo Koto rimasto al mondo. Dimmi, Arata, secondo te quanto è salda la fedeltà e la risolutezza di un sordo a cui viene ordinato di proteggere qualcosa di cui non comprende lo scopo...?”


“Arata Ogawa, l'obbedienza in sé ti rende felice?” domanda quindi fermandosi, puntando le orbite vuote della maschera in direzione del viso del ragazzino.

 
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view post Posted on 12/7/2021, 02:01     +1   -1
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Paura, ansia, solitudine, buio. E poi forse anche un barlume di speranza.

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Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore; fecemi la divina podestate, la somma sapïenza e 'l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.
Dante Alighieri



Atto XI Scheletri nell'armadio

248 DN 8 Dicembre
Ricordi la pioggia?
Il tuo corpo gracile e minuto che viene stritolato dal pungente gelo mentre, subdolo, penetra oltre lo strato di carne raggiungendo le ossa.
Una sensazione tanto sgradevole che non basterebbe un'ora di racconto: sei vicino allo stato di ipotermia, non riesci ad emettere neanche il più semplice verso gutturale per quanto sei ottenebrato dagli spasmi e i brividi.
Preghi solo che il prima possibile sia pronunciato quell'ordine: "Basta così."
Quel giorno - uno degli inverni più rigidi di Kiri a memoria d'uomo: a memoria soprattutto tua - ti fu imposto di aspettare ben cinque ore sotto la scrosciante pioggia prima di avere il permesso di cadere a terra.
Cosa avevi sbagliato in fondo? Ancora oggi te lo chiedi ma senza che una reale risposta ti appaghi.
La meditazione dovrebbe portare pace, armonia, equilibrio ma allora perché per te significa solo affogare in acque profonde fatte di oscurità e tormento?
Quanti gradi c'erano quel giorno? 2, 3? Non ricordi, anche perché il tuo corpo scottava peggio della brace e i tuoi sensi si offuscarono ancor prima che la servitù venisse in tuo soccorso trasferendoti nella tua stanza: dovetti lottare sospeso in un limbo di sofferenza, in bilico tra la vita e la morte.
Lui non si curò neanche di informarsi, in fondo era normale, no? Il sacrificio.
Ha sempre fatto così. Mai una parola gentile o una pacca sulla spalla, sarebbe bastato anche un semplice sorriso ma niente, solo il monotematico sguardo severo, programmato a sondare l'animo ed estrapolare i punti deboli e le fragilità.
Si era premurato sin dal tuo primo vagito di condizionarti: tenerti a debita distanza dall'abbraccio di sua moglie e di tua madre.
Com'era la sua becera filastrocca? Ah si, le madri devono esistere solo per nutrire i neonati e metterli al mondo, condizionarli anche solo con una carezza significa diventare schiavi dell'emotività e frantumare ogni certezza.

Quel dovere impiantato nel cervello al pari di un germoglio che deve essere nutrito con la costanza e l' impegno, così da fiorire e diventare rigoglioso.
Offrire la propria vita servendo una priorità più grande e autorevole dell'inutile soggettività.
Ti viene spontaneo portare le mani all'altezza dei bicipiti per sfregarne l'epidermide, come se d'improvviso un brivido si sia impossessato di te e ti faccia percepire freddo.
Il passato è una ferita che non guarisce mai e che perennemente sanguina, soprattutto il tuo passato.

Ti sei quasi convinto - o la va o la spacca-, stai per afferrare il dolce e dargli un piccolo morso, quando.... d'improvviso, lui sbrocca: denoti una certa esasperazione che un guerriero navigato, forgiato da mille battaglie, non dovrebbe avere:

“Senti coso. Diamine. Lascia perdere.
Non c'è veleno, per la miseria... ma se il problema è che non hai fame non mangiare, non mi offendo, parola d'onore”

Ha capito che tu stai tergiversando e non si vergogna di palesarlo apertamente aumentando i decibel della voce che rimbomba sotto la maschera.
Sei ancora più confuso e da un certo punto di vista questa reazione inaspettata ti suggestiona ancor di più degli sguardi conditi dall'insano silenzio che fino a poco prima impregnavano la zona circostante saturandola di agitazione.
Poi quell'affermazione che di colpo ti perfora e sconquassa.
Non sai come rispondere a quella provocazione (sempre se il suo obiettivo sia toccare i tuoi nervi scoperti), puoi solo ascoltare ciò che ha da dirti e riflettere, chinando il capo chiudendoti in una sorta di stato meditabondo.

“I bambini di nove anni non parlano in questo modo”
Già, come dargli torto. Come tentare anche minimamente di poter controbattere a un'analisi tanto onesta e oggettiva che prende in pieno il punto focale della questione e ne spacca il capello in quattro?
Rimani taciturno, non puoi fare altro.
Ascolti con rispetto, quello sempre, lasciando che ogni osservazione ti venga scagliata addosso neanche fossero dei dardi e tu fossi il bersaglio da colpire a ripetizione.
Ha torto? No
Sta dicendo castronerie? No
Potresti negare quanto detto? No
Parla a sproposito? No

“È innaturale. Cavolo, ma da quanto tempo è che non fai merenda come quelli della tua età? L'hai mai fatta, una merenda? Hai mai giocato a Oni Gokko? A Daruma? A Kendama? O erano troppo preoccupati di non farti avere troppe soddisfazioni dalla vita?!”
Perché si spinge a tanto? Cosa gliene viene?
In fondo non ti conosce, non sei che un numero, l'ennesima matricola da addestrare.
Carne da macello da mandare in missione.
Non riesci proprio a capire questa sua reazione. Provi a ponderare su ogni singola parola ma non riesci proprio a capire da cosa sia alimento questo suo impellente e disperato bisogno di salvarti.
Sembra che ti voglia lanciare una corda o un salvagente per tirarti fuori dall'angoscia.

Lasciamela dire una cosa, in onore di quegli incliti patrioti che vogliono morire per la Nebbia: da morto non difendi un bel niente. Sorpresa! L'avresti mai detto?!
Onore. Patriottismo. Immolarsi.
Da come lui te ne parla sembrano vuote parole prive di significato, almeno per come ti è stata insegnata l'attitudine ad essere pronto al sacrificio.
Vuole cercare di farti riflettere e sradicare la lobotomia che ti ha devastato il cervello a furia di obbedire senza mai porre il benché minimo dubbio sulla bontà di una simile dottrina fatta di sottomissione e annientamento della soggettività.


Atto XII Fondamenta di sabbia: tracollo


Il dubbio e l'orrore sconvolgono i suoi pensieri turbati, e dal profondo in lui si agita l'inferno, ché egli si porta l'inferno dentro di sé ed attorno, e non si può staccare dall'inferno o da sé di un solo passo, fuggire mutando luogo.
Paradiso Perduto: John Milton



Altri ricordi affiorano ridestando la memoria da cui inconsciamente attingi per rivivere inaspettatamente l'inferno.
Il suo discorso sembra aver scatenato un effetto domino di flashback che invadono la tua rete neurale in un susseguirsi spropositato di immagini.
Una specie di risonanza.
Sgrani improvvisamente gli occhi e ogni parola seguente del sensei sembra ovattata mentre la testa comincia a farti male.


3 ANNI 243 DN 20 Settembre

Sei in palestra, ti ritrovi appeso a testa in giù e senti da varie angolazioni l'acuto dolore di spade di bambù che colpisco il tuo gracile e piccolo corpo: non puoi osservare perché sei stato bendato, devi solo concentrarti su quel dolore e farlo tuo.
Senti ogni colpo infiammare i nervi come se del fuoco ti stesse ustionando.
Ricordi molto bene quel giorno.
Cazzo se lo ricordi.
Come dimenticare il battesimo di fuoco: ti venne chiesto di mostrare fierezza e coraggio da vero Ogawa, consapevole che una volta attraversata quella soglia il condizionamento sarebbe incominciato.
I primi addestramenti rivolti all'autocontrollo, dominando la sofferenza per evitare che sotto interrogatorio tu potessi rivelare qualche dettaglio o informazione - un'antica pratica degli Ogawa addestrare fin dalla più tenera età a sopportare il dolore forgiando la mente affinché non possa essere corrotta dalla debolezza dovuta all'impulso di sensazioni fisiche negative atte a far crollare..
Fu il tuo primo approccio all'abbandono dell'infanzia.
L'innocenza che ti venne rubata nell'esatto momento in cui venisti al mondo, solo che te ne accorgesti quel giorno, purtroppo a spese sia psichiche che fisiche.
Quella notte fu talmente difficile dormire che continuasti a colpirti all'altezza della bocca dello stomaco per procurarti altro dolore e tentare di perdere coscienza.
Ti fratturasti anche un paio di dita e il naso per cercare in ogni modo di perdere i sensi e poter dormire in qualche modo.


“Non è mia intenzione denigrarti, ma adesso che finalmente non c'è il tuo vecchio a portata di orecchio, posso esprimermi come ritengo più opportuno: hai fatto un lavoro bestiale, hai conseguito dei risultati che farebbero invidia a chiunque, col risultato di diventare un piccolo grumo di carne obbediente e infelice. Continua così, Arata Ogawa... e diventerai... UN GROSSO GRUMO di carne obbediente e infelice.
E morirai così.

Sai quando dicono – ah che peccato, è morto giovane... la vita gli poteva dare ancora così tanto... - l'hai mai sentito? Ecco, perfetto. Per te la cosa non si applica.
Se ti facessi fuori qui ed ora, ti farei solo un favore. ”


6 ANNI 246 DN 8 Aprile

Il dolore si fa sempre più pungente e non puoi fare a meno di portare le mani all'altezza dell testa per afferrarla con veemenza infilando le dita tra i capelli.
Un suono acuto ti perfora i timpani e disturba il tuo riflettere pungolandoti tramite un invasivo e pungente dolore che pulsa a ripetizione senza un attimo di tregua.
Senti il cervello quasi esploderti.
Non sai il motivo di questa tua reazione ma pare che il discorso che sta portando avanti lo Shinobi Katana stia ridestando antichi ricordi che avevi sepolto, spingendoti forzatamente a riviverli senza possibilità di impedire la tortura mnemonica.
Una rimembranza dilaniante.
La richiesta di ossigeno aumenta vertiginosamente e con essa il meccanismo fisico di iperventilazione: sei nel pieno di una crisi e anche di quelle molto brutte.
Ora hai 6 anni, sei nella stanza del disonore, multipli colpi si infrangono contro i tuoi arti spezzando prima una gamba, poi un braccio, il naso, lo zigomo destro, un paio di costole.
Vieni colpito a ripetizione perché hai osato piangere e questo un Ogawa non può esternarlo.
Hai solo chiesto di poter vedere tua madre, hai solo detto che ti manca ma ciò che ottieni è solo una punizione corporale: scioccamente hai infranto la prima regola del codice e per questo devi essere punito.
Punito di cosa però? Di sentire a 6 anni la mancanza della persona più importante per un bambino? La propria madre?
Beh, nella tua famiglia ciò comporta una punizione corporale per ogni lacrima versata e tu ne hai versate parecchie quel giorno.
Inutile dire che da quell'esperienza ne sei uscito vivo ma catatonico e ciò ti ha costretto a diverse settimana di terapia intensiva.
Devi rimetterti in forze perché hai un addestramento da riprendere.
Ora sai cosa assolutamente devi evitare se non vuoi nuovamente rischiare di ritrovarti con le ossa frantumate.

Domina una persona nel corpo e prima o poi si ribellerà, soggiogala nel pensiero e spezza la sua mente e ti sarà fedele a vita.
Quelle parole riecheggiano come un mantra nella tua testa.
Tuo nonno non è stato meno aguzzino di tuo padre ma, mentre il tuo vecchio ti infliggeva più che altro punizioni corporali, tuo nonno invece, essendo un superstite della Nebbia Insanguinata, ha sempre trovato la dominazione della volontà più affascinante plagiando innanzitutto la volontà ancor prima che il corpo.
Sai bene quale diavolo lui sia, e i suoi esperimenti di condizionamento sono stati la parte più dura della tua esperienza dove le dure lezioni di tuo padre, al contrario, erano una piacevole passeggiata.

Tutto quel dolore che stai rivivendo è insopportabile.
Emetti un rantolo che ti fa assomigliare più a un animale ferito che a un essere umano.
Il tuo sensei, sicuramente attento, può notare i capillari dei tuoi occhi quasi esplodere per l'estrema irrorazione di sangue.
Il tuo viso è ora composto da centinaia di muscoli che si sono contratti indurendo i tuoi lineamenti prima delicati e ora fin troppo rigidi.
Troppe emozioni vissute, troppe parole taglienti come lame che ti perforano e ti squarciano.


“Prova a pensarci, a cosa vuol dire lottare e sacrificare sé stessi affinché le vite dei tuoi concittadini siano salve. Perché è semplicemente assurda l'idea che esista una Patria, senza la sua gente.
Su questo mi segui?

Ecco, torniamo alle vite degli esseri umani che ci si aspetta che proteggiamo a costo di perdere le nostre”


8 ANNI 248 DN 22 Febbraio


Anni, anni e ancora anni di esperienze traumatiche rivissute in pochi istanti, sei certo che la tua mente da un momento all'altro possa cedere, è solo questione di tempo.
Ora ti ritrovi a un anno prima della tua promozione, sei appena tornato a casa dopo l'accademia.
Trovi tuo nonno e tuo padre che ti aspettano, seduti a braccia conserte e le espressioni dei rispettivi visi corrucciate: cosa sarà mai capitato?
Presto detto, hanno trovato il tuo taccuino dove annoti ogni cosa.
Quel tuo sciocco passatempo che colora un po' la tua giornata, giusto un minimo.
Senza tanti complimenti tuo nonno non ti concede neanche il tempo di aprire bocca che lo fa in mille pezzi mentre di seguito, tuo padre, ti colpisce ripetutamente in pieno volto facendo infrangere le nocche contro il tuo naso e il tuo occhio destro.
Poi vieni trascinato in cortile e legato al ciliegio al pari di un fantoccio.
Sei troppo frastornato per renderti conto e ribellarti, quel colpo ti ha rotto il setto nasale e probabilmente ti ha anche distaccato la retina destra.
I suoni sono ovattati così come le immagini divengono sfocate, a malapena riesci a respirare benché il sangue, copioso, ti coli in bocca provocandoti il riflesso incondizionato di tossire per non affogare nel tuo stesso sangue.
Hai infranto un'altra regola, non è permesso dilettarsi in sciocche frivolezze, bisogna solo e costantemente pensare al bene di Kiri.
La punizione comporta il rimanere senza cibo e né acqua per tre giorni così che tu possa riflettere sui tuoi errori e non disonorare ulteriormente il Clan.


“sì, puoi combattere perché te lo ordinano, ma potrai mai capire davvero cosa stai proteggendo, se non ne comprendi il valore?
Come puoi comprenderne il valore, se non ne hai esperienza?
Saresti come un sordo a cui viene ordinato di proteggere l'ultimo Koto rimasto al mondo. Dimmi, Arata, secondo te quanto è salda la fedeltà e la risolutezza di un sordo a cui viene ordinato di proteggere qualcosa di cui non comprende lo scopo...?”

Io... io.... io... c... chiedo p... perdono

“Arata Ogawa, l'obbedienza in sé ti rende felice? ”

Tutto quel dolore concentrato in pochi istanti è decisamente troppo. Non riesci a trattenerti più.
Non puoi.
Senza chiedere il permesso, cadi in ginocchio - sei prigioniero della paura e della disperazione - mentre la bocca trema. Sei visibilmente disperato.
Gli occhi rapidamente si inumidiscono ed è solo conseguenza la produzione di lacrime che rigano i tuoi zigomi: ti sei pienamente mostrato palesando la tua intimità più segreta.
Non sei riuscito a trattenerti, sei pur sempre un bambino e tutte quelle parole, quel carico di riflessioni da parte di Jorogumo non hanno fatto altro che metterti con le spalle al muro costringendoti a guardare in faccia la macabra realtà.
Tu sei un uccello in gabbia e sei stato talmente addomesticato da intimorirti anche solo facendoti sfiorare dal pensiero di ribellione.
Senza accorgertene cominci a ripetere le parole di tuo nonno che, in quanto capo casata, ha fatto incidere come monito all'interno del dojo degli Ogawa così da essere rammentato:

Preservare la Nebbia... questo conta.
Non importa il costo o il mezzo che si debba utilizzare.
Questo villaggio è stato edificato su fondamenta fatte di cadaveri e sangue.
Chi non ne comprende l'antico principio non merita di essere chiamato Kiriano.

Improvvisamente stringi i pugni cominciando a colpirti più e più volte in direzione del viso, ripetendo queste inquietanti parole:

Vergogna, fallimento, disonore, reietto, abominio, rotto.
Tu.... sei.... semplicemente .... ROTTO....
rotto, rotto, rotto, rotto, rotto, rotto.
VERGOGNA.... VERGOGNA
ROTTO, ROTTO, ROTTO, ROTTO, ROTTO, ROTTO!!!!!!



Edited by Kusanagi - 14/7/2021, 11:16
 
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