La forza portante del cinque code, Addestramento Jonin con base Exp

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view post Posted on 7/5/2020, 15:58     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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||Carissimo And, ci ribecchiamo. Non perdo tempo a dirti come gestisco le role e cosa mi piace vedere da un masterato perché lo sai bene. Che siano missioni D, S, quest o, come in questo caso, addestramenti, poco cambia. Voglio sempre vedere il massimo al costo di sacrificare la velocità per la qualità. Dal canto mio cercherò chiaramente di mantenere un buon ritmo.
Non ti lascio indicazioni iniziali aggiuntive, totalmente libero di iniziare come più preferisci, nella ricerca di un maestro o qualcuno con cui allenarti. Detto ciò, buon divertimento!||
 
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view post Posted on 11/5/2020, 23:27     +1   -1
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Ichigo

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Da quando aveva fatto fuori l'assassino, o almeno questo era quello che si diceva in giro, non gli avevano affidato più incarichi. Forse per via della brutta ferita che aveva riportato, anche se ormai della stessa restava solo una brutta cicatrice. Magari quel vecchiaccio ci aveva messo lo zampino ed adesso stavano osservando il comportamento del ragazzo per decidere come agire. Nel rapporto aveva omesso alcuni particolari, il tutto per fare in modo che la grande menzogna su cui si basava quella missione reggesse. Non era contemplato che le persone capissero che era andato tutto storto, che lui non aveva meriti e che anzi, aveva solo perso tempo. Doveva alimentare quella fiamma, farla diventare sempre più grossa e sfruttarla a suo vantaggio. Si poteva dire che godesse di un certo buon nome all'interno del villaggio ormai. Non tutti sapevano delle sue particolarità e del fatto che avesse contravvenuto alle regole sin troppe volte, ma comunque anche chi lo sapeva lo rispettava in un certo senso. Solo alcuni avevano paura di lui e qualcosa gli diceva che facevano tutti parte del Consiglio. In fin dei conti perché non temere un immortale con dentro una bestia codata? Sarebbe da sciocchi, proprio com'era Eiji prima di Hiro.

Passava le sue giornate ad allenarsi. I suoi soliti esercizi sulla sommità del monte stavano dando i suoi frutti. Continuava a migliorare nel controllo del chakra elementare che Kokuoh metteva a sua disposizione. Era ancora ben lontano dal pieno controllo che auspicava, ma sapeva benissimo che ci sarebbe voluto del tempo. Da quando aveva dato a Mameko la notizia del Bijuu era andato a trovarlo diverse volte, ma non avevano più menzionato la questione, era come svanita nel nulla. Di contro il ragazzo non aveva ancora deciso cosa fare, se tornare a vivere da lui o meno, quindi si era limitato a restare nel Quadrato ancora per un po'. La situazione in quelle mura era piuttosto tranquilla a dire il vero. Dopo che aveva fatto fuori il loro temutissimo capo, Eiji era rispettato e temuto, ma a lui l'ambiente non andava a genio. Tutta quella marmaglia non aveva perso molto tempo ed aveva ripreso i loschi affari di un tempo. Avrebbe voluto fermarli in qualche modo, ma sapeva di non essere nella condizione di farlo. Anche per questo si era prefissato l'obiettivo di diventare Raikage. Ormai il suo status glielo permetteva, per quanto fosse giovane, anagraficamente parlando almeno, era un Jonin, promettente e capace. Aveva portato a termine molte missioni di difficoltà elevata, anche superiore a quella indicata sulla carta. Non restava altro che continuare su quella scia e fare in modo che il villaggio iniziasse a vederlo come una guida. Anche questo avrebbe richiesto del tempo, soprattutto per uno come lui, che aveva sempre e solo pensato ad essere guida di se stesso. Fortunatamente non era solo, poteva contare sulle falci e anche su Kokuoh, senza considerare Mameko.

Con il tempo il rapporto con la bestia codata era andato migliorando. Per quanto persistesse quel senso di superiorità che il pentacoda emanava, bisognava dire che aveva iniziato a fidarsi di più del ragazzo. Aveva notato i suoi cambiamenti, la sua crescita, e aveva apprezzato come aveva svolto il suo ultimo incarico, soprattutto la parte finale. Dal canto suo, Eiji sapeva che tutti i meriti non erano suoi, Hiro e il vecchio ci avevano messo lo zampino in maniera incredibile, come anche la presenza di tutte quelle menti a supportarlo aiutava. Doversi costantemente confrontare con un essere a dir poco supremo come Kokuoh, lo aveva messo nelle condizione di capire che la vita non era semplicemente un parco giochi. C'erano rischi e pericoli persino per un Bijuu, figuriamoci per una semplice persona benedetta da una ninfa di nome Jashin.

Il tempo passava a lui sentiva il bisogno di cambiare aria. Non aveva un compagno di allenamenti a Kumo purtroppo, tutte le persone che conosceva erano impegnate, o comunque non aveva più avuto modo di vederle. Per questo gli venne un'idea che avrebbe dato una svolta alla monotonia.
- Andiamo al Santuario! - A fare che?! - Ad allenarci! C'mon! Sarebbe una figata! Non mi scontro con uno Jashinista da una vita, inoltre voglio la rivincita contro Shintou! - E chi sarebbe sto tipo?! - Dovrebbe essere il compagno di quella ragazzina del Buio, forse lo abbiamo incontrato anche durante la missione in cui Eiji ci ha presi. - Right! Te lo ricordi Big Bro?! - Tu ti ricordi delle formiche che schiacci camminando? - BRO! Non è affatto carino, sono miei amici! - Beh dai, mi ricordo di te, è già qualcosa. - Eiji colse la nota divertita nella voce della bestia, mentre la stessa tornava nella sua prateria personale, chiaro segno che non voleva essere disturbata. Inoltre forse era meglio che non lo ricordasse, Shintou non era stato molto cordiale con lei durante il loro primo incontro. - Anyways! Abbiamo combattuto tanto tempo fa, ero ancora Genin, ma gli ho dato del filo da torcere! - Ehm nonèuncazzovero ehm. - Adesso sono sicuro di poterlo battere! - YEAH BRO! Questa volta siamo più forti... e abbiamo i rinforzi! -

Era mattina quando avvenne questa conversazione. Il ragazzo era coricato nel letto a guardare il soffitto, mentre le falci gli fluttuavano attorno.Una mattina come tante di una data del trimestre che deciderà il master per me, grazie. In ogni caso Eiji non perse tempo, si vestì come suo solito, con addosso quella sua strana tunica panna bordata di smeraldo, il coprifronte legato al braccio destro, soldi, qualche provvista e gli arnesi da ninja, quelli base. Obiettivo: Paese delle Terme, Santuario, menare le mani con qualche confratello.
 
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view post Posted on 12/5/2020, 00:28     +1   -1
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1 Luglio 249 DN – mattina



Era ormai mattina inoltrata quando Eiji aveva oltrepassato i confini del Fulmine. Voleva allenarsi, desiderava con tutto se stesso imparare a gestire il chakra di Kokuo nel migliore dei modi, e voleva soprattutto superare se stesso. Una forza portante immortale armato con delle falci parlanti, e baciato dal favore di una divinità oscura: come poteva la storia di questo ragazzo non arrivare alle orecchie anche della persona più menefreghista dall'altra parte del continente? E lentamente, con il passare dei giorni, delle settimane e dei mesi, il suo nome cominciava ad essere sulla bocca della gente, prima del Fulmine, poi anche oltre i confini. Qualche fiocco di neve cominciò a cadere, a testimonianza che fosse ormai nel territorio della Neve. Per arrivare alle Terme aveva più di una strada senz'altro, avrebbe potuto risalire la montagna immersa nelle tormente per poi scendere dai passi più coperti, oppure fare il giro un po' più lungo ma senz'altro più tranquillo. Come ulteriore scelta c'era quella di utilizzare le caverne delle montagne: erano un dedalo di ghiaccio e neve ma sarebbe stato al sicuro dai venti glaciali e sarebbe sbucato proprio dietro Netsuyama, ai piedi del vulcano delle Terme. Sarebbero potuti essere tutti percorsi ottimali, magari Eiji ne aveva in mente già qualcuno, ma quel suo nome riecheggiante tra i paesi e che continuava a narrare la storia di quella forza portante immortale, lo avrebbe costretto a ritardare la sua visita al santuario, e a rimanere ospite di quelle nevi fredde e inospitali. Una voce fu ciò che arrestò la sua avanzata: non seppe dire immediatamente da dove arrivasse ma solo che si trattasse di una ragazza. Era calma, dolce, con un che di sensuale: Mi chiedevo, come fare per riuscire a convincerlo ad uscire dalle mura di Kumo? Cominciò, parlando in mezzo alla neve che nel frattempo stava aumentando la sua intensità. Lo seduco e lo convinco a seguirmi tra i monti? Oppure mi fingo una fan di colui che ha ucciso Hiro il cacciatori di demoni e lo invito a casa mia fuori dal villaggio? Eiji vide a quel punto un'ombra davanti a sé, doveva trovarsi a circa trenta metri. La visibilità nel passo montano era ridotta ma la sua voce la sentiva bene, dritta nelle orecchie, lenta e calda come fosse la reincarnazione della lussuria. Poté sentire dei brividi lungo la schiena e non erano causati dal freddo. Poi però decide di uscire da solo e mi dico, davvero? E' il mio giorno fortunato? Fu allora che il vento aumentò d'intensità e il freddo cominciò a colpire il Jonin, risalendogli dalle caviglie come fosse una serpe velenosa. E allora vieni da me, forza portante. Le vide, le nuvole rosse sulla veste di quella ragazza e i suoi occhi violetti. Poi un lampo e i fiocchi di neve che cadevano dal cielo si saturarono di energia statica, fino a esplodere contro Eiji in un attacco alla velocità della luce.
 
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Che il suo nome iniziasse a riecheggiare nei paesi questo a dire il vero il ragazzo lo ignorava. Non che non gli avrebbe fatto piacere saperlo, dopotutto aveva sempre sognato di entrare nella leggenda, ma pensava di essersi mosso in maniera relativamente cauta. Ok, forse avrebbe potuto farsi infilzare qualche volta in meno, tagliare la testa zero volte ed evitare di distruggere mezza montagna, ma che lui sapesse non c'era nessuno ad osservare queste sue prodezze. Per il resto non aveva manifestato spesso il potere di Kokuoh, l'ultima volta era stata a Kumo, davanti al capo di quei malviventi, nell'inutile tentativo di fargli capire che non c'era da scherzare con lui. Tentativo che non ebbe alcun tipo di successo ovviamente, ma hey, ci aveva messo della buona volontà. Comunque, lui camminava tranquillo, quando gli venne in mente un modo sicuro per passare il tempo divertendosi, una cosa che faceva quando ancora viaggiava in solitaria, senza tutte quelle voci nella testa. BOIS, ho trovato! - Oddio, quando vorrei avere le gambe per poter correre via in preda al panico. - Cantiamo una bella canzone per passare il tempo, sono sicuro che Sanmaru se la ricorda bene! - Già, perché l'unico che l'aveva sentita era lui, anche se ai tempi non era ancora una falce animata, senziante, movente e cazzi e mazzi. - Eiji, non sono sicura che sia il caso. Non sappiamo cosa potrebbe succedere, chi potremmo incontrare, forse sarebbe megl... - OH YEAH! Me la ricordo eccome. TUTTI INSIEME! - Yar har fiddle-dee-dee, being a pirate is alright with me! Do what you want 'cause a pirate is free, you are a pirate! - La voce di Eiji e quella di Sanmaru si unirono in un fantastico coro mentale, l'unico problema era che Eiji cantava anche al di fuori della sta testa. Quindi, per quanto lui sapesse di non essere un folle che cantava da solo in mezzo ad una strada, le persone che passavano avrebbero visto esattamente quello.

Inutile dire che quei due furono gli unici entusiasti di quella trovata. Ichigo non la smetteva più di imprecare, cercando di rovinare il coro con ogni mezzo, anche se a dirla tutta non faceva altro che aumentare il chiasso. La povera Niko invece se ne stava in silenzio, cercando di pensare a qualcosa di tranquillo, rilassante, insomma qualcosa che non le facesse venire voglia di manifestarsi e tagliare la lingua al Jonin. Kokuoh? Aveva iniziato il countdown per l'autodistruzione. Fortunatamente il tempo passava in fretta, almeno per quelli che si divertivano, quindi il viaggio non parve essere così lungo. Il coro non ebbe vita troppo lunga, di comune accordo Niko e la bestia codata decisero di imporsi. Eiji non aveva mai visto Niko così infastidita e la cosa lo spaventò abbastanza, forse anche perché direttamente dietro di lei c'erano due occhi enormi e minacciosi che dicevano ”Bijuu dama in faccia”. Comunque il ragazzo dovette promettere di limitare i cori da viaggio al minimo indispensabile, gli sarebbero stati ancora concessi, ma con molte restrizioni. Stessa cosa il povero Sanmaru, mentre Ichigo se la ghignava come una iena.

Fortunatamente Eiji non era un tipo permaloso, anzi, la scenetta lo divertì abbastanza, subito dopo averlo spaventato di brutto s'intende. Quella volta toccava alle caverne. Esatto, lui ormai aveva viaggiato in quella direzione infinite volte e si era ripromesso di prendere sempre ua strada differente. Perché? Semplicemente per mettere un po' di pepe al viaggio, rimanendo sempre aggiornato su quello che succedeva su tutte le vie praticabili. Come dicevo, era il turno delle caverne che lo avrebbero protetto dal gelo e magari avrebbero rivelato qualche mistero nascosto. Non sapeva bene il motivo ma Eiji le preferiva a tutte le altre vie. Era convinto che quel dedalo celasse segreti sconosciuti, anche se non aveva alcuna prova di ciò, se non la sua fervida immaginazione.

La neve aveva ormai iniziato a cadere da parecchio, accompagnate da un gelido vento che non lasciava un secondo di pace al ragazzo. Non si vestiva mai troppo pesante, nemmeno quando attraversava quei territori. In realtà sentirsi pungere da quelle folate gli piaceva, senza contare il fatto che non prendeva mai il raffreddore, o almeno quasi mai. Poi quella voce arrivò a turbare il suo cammino. Inizialmente non si sentì minacciato in alcun modo dalla stessa. Comprese abbastanza in fretta che non era frutto della sua immaginazione, anche se non riusciva a scorgere colei che aveva emesso il suono. Si fermò, cominciando a guardarsi attorno, tendendo l'orecchio nel disperato tentativo di cogliere qualche segnale, o magari qualche moviento con la sua vita acuta. Finalmente riuscì a scorgere un immagine davanti a sé, pur essendo impossibilitato a carpirne le sembianze per via della neve sempre più fitta.
- Well... Se volevi parlare bastava chiedere. - Disse con tono amichevole, ma di amichevole aveva solo quello.

C'era qualcosa di strano, qualcosa che non gli piaceva. Per quanto non avesse ancora minacciato la sua persona in alcun modo, Eiji si sentiva sotto pressione. Attirarlo fuori da Kumo? Tutte le motivazioni che gli venivano in mente per attirare qualcuno fuori dal villaggio con l'inganno non era propriamente legali. Inoltre quel nome, Hiro. Nel sentirlo un brivido gli percorse la schiena ed assieme ad esso tornò il suo ricordo. Non che lo avesse dimenticato, non avrebbe mai potuto, ma nessuno sapeva di Hiro, nessuno tranne lui, Mameko, il consiglio e l'Anbu che lo aveva tradito. Sentirlo nominare da un'estranea non fece altro che accrescere i suoi sospetti. Il vento inziava ad essere troppo forte, si stava comportando in maniera del tutto anormale. Anche quel freddo era più pungente del solito. Qualcosa non andava ed il ragazzo si aspettava un attacco, attacco che sarebbe arrivato in qualche modo sfruttando le intemperie che si stavano abbattendo su di lui.
- Non so chi tu sia, ma non ti consiglio di fare quello che stai pensando. Non voglio farti del male. - La sua voce era ferma, per quanto potesse esserlo mentre quel freddo lo invitava sempre più caldamente ad iniziare a battere i denti. La controparte però pareva non ascoltarlo, continuando a parlare e chiamandolo in una maniera a lui del tutto sconosciuta. Forza Portante, o qualcosa del genere. Avrebbe voluto controbattere con una qualche stronzata del tipo: "no guarda, non ho nessuna portantina" ma non ebbe il tempo di farlo.

Vide la veste della ragazza, come anche i suoi bellissimi occhi ed improvvisamente capì con chi aveva a che fare. Sapeva chi era la Mano. Un membro dell'organizzazione di criminali più potente e pericolosa del continente Ninja, l'Akatsuki. Non si facevano vedere da un po', eppure tutti continuavano a chiedersi che fine avessero fatto e cosa stessero pianificando. Eiji aveva visto i manifesti con le loro taglie moltissime volte e, ai suoi tempi, si era informato proprio come aveva fatto con tutti i Ninja più noti del continente. Nessuna grande informazione su di lei, solo che si vociferava che provenisse da Suna, soprattutto non da sola.
- Shit. - Il vento ormai stava iniziando a congelargli le caviglie, ma lui sapeva che questo non era che l'inizio dei mille trucchi che la sua avversaria aveva in serbo per lui. Quando quei fiocchi di neve iniziarono a comportarsi in modo strano le falci non tardarono a reagire, manifestandosi in una nuvola di fumo e avvolgendo il ragazzo in un bozzolo di catene,che lo avrebbe potenzialmente coperto a 360°. Il tutto sarebbe avvenuto mentre lui concentrava una modesta quantità di chakra Katon sulle caviglie, andando a scogliere il ghiaccio e bloccarne l'avanzata. Il bozzolo si sarebbe poi schiuso in un turbinio di catene e lame, in modo da impedire qualsiasi attacco ravvicinato all'avversaria per poi tornare a guardarla. - What do u want?! Perché mi stai attaccando? Perché l'Akatsuki dovrebbe interessarsi a me? - Per quanto queste parole tradissero un sincero interesse, nonché curiosità, nascondevano anche un secondi fine, ovvero quello di dare il tempo alle falci di sondare il terreno. Avrebbero infatti cercato di percepire il circondario, provando ad individuare una eventuale terza presenza nascosta dalle intemperie.
 
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view post Posted on 14/5/2020, 11:54     +1   -1
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Si era difeso bene, niente di meno da colui che portava dentro di sé il potere della bestia a cinque code, nonché della creatura maestra degli elementi. La Mano si mosse dunque tra la neve, celere, elegante, come danzasse attraverso i fiocchi che lentamente cadevano dal cielo, disegnando una pioggia dolce e candida. Quello era però un avvertimento, un test, e il Jonin non avrebbe avuto difficoltà a comprendere che la kunoichi che aveva davanti non era lì per una missione suicida. Se Akatsuki si era mossa in quella maniera, quel giorno e in quel modo, era perché seguiva un disegno preciso per portare al covo un obiettivo. Notevole, sarà terribilmente divertente... Saettò incontro al vento ed Eiji se la vide sbucare davanti senza nemmeno aver il tempo di battere gli occhi. Si vide arrivare dalla sua mano sinistra un fendente che esplose in tanti piccoli granelli di neve nel momento del contatto, che andarono a loro volta ad avvolgere braccia e gambe del ninja, bloccandone completamente i movimenti. Poi ancora quella voce che imperterrita e profonda si espandeva nella montagna, insinuandosi tra le dune bianche e le orecchie del Jinchuuriki: Oh... ma tu sei interessante, sarebbe strano non affascinarsi a tanta forza... Ogni parola detta da quella donna colpiva peggio di un pugno sullo stomaco: era come se il ragazzo fosse stato colpito ogni volta che il vento trasportava ciò che la donna avesse da dire. Avrei voluto concedermi a te prima di prendere la tua anima... Altra frase, altro pugno, ed Eiji finì in ginocchio tenendosi con una mano lo stomaco e con l'altra la testa. Boisuton - Calda unione. Il giovane percepì delle mani avvinghiarsi intorno al suo corpo, ma era una sensazione stranamente piacevole. Era il caldo abbraccio di un'amante che scalda la pelle gelida, nuda alla neve, concedendo il suo ristoro alla mente e allo spirito. Eiji poteva abbandonarsi a quella sensazione per resistere al dolore della stretta ghiacciata sui suoi arti, e sembrava estremamente facile in quella circostanza, come fosse quasi l'unica cosa da fare. Voleva dormire, abbandonarsi, e per sopravvivere sapeva di poter fare soltanto questo. La Mano volteggiava invisibile intorno a lui, come una gazza sull'oro, come una serpe sulla sua preda. Intorno a quel dedalo di sensazioni e immagini sfocate, dominate dal piacevole calore di quell'abbraccio, non vi era apparentemente null'altro, e né Eiji, né le falci potevano dire il contrario.
Sei mio.
 
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view post Posted on 16/5/2020, 21:09     +1   -1
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La sua difesa parve avere successo, portandolo in una posizione che lui reputava di vantaggio. Era pur vero che aveva sfoderato le armi praticamente subito, ma non poteva permettersi il lusso di sottovalutare un'avversario di quella levatura. Akatsuki era nota per essere colma di persone capaci, sicuramente i loro fini erano discutibili, ma le loro potenzialità erano di un livello superiore. Avere la possibilità di scontrarsi con una di loro lo eccitava, anche se non si aspettava di essere assalito in quel modo, soprattutto perché non pensava a se stesso come un bersaglio di alcun genere. In ogni caso, ancora non sapeva cosa volesse della donna da lui, magari era solo in cerca di divertimento, ma dubitava che si trattasse semplicemente di questo. Quelle vesti non si erano fatte vedere da parecchio tempo, se avesse semplicemente cercato uno svago, non si sarebbe presentata in maniera così ufficiale, rischiando di essere intercettata da qualche ninja abbastanza accorto da notarla. No, quella veste significava qualcosa. Era un simbolo, un monito, un invito a temerla, a temere quello che lei rappresentava. Quello non era un passatempo, ma un'azione mirata nei suoi confronti, una persona che non aveva mai avuto niente a che fare con i membri di quella organizzazione. Per un secondo gli venne il dubbio che Yoshio fosse in contatto con quei malviventi e che la sua uccisione avesse turbato qualche equilibrio. Il pensiero però non ci mise molto prima di svanire, non lo credeva all'altezza di collaborare con la più temuta organizzazione del continente, inoltre aveva citato chiunque, ma non lui.

Il combattimento non era finito e lui sapeva benissimo che quello era solo l'inizio di una lunga serie di scambi. La sua intenzione sarebbe stata quella di passare immediatamente al contrattacco, senza dare il tempo alla Mano di mettere in atto la sua seconda mossa. Sfortunatamente la bellissima donna era anche molto abile. Dopo il suo attacco facilmente difeso da Eiji, non aveva perso tempo e si era messa in modo, iniziando la sua avanzata verso di lui. Non era sicuro di volerle saltare addosso a viso aperto, ma sicuramente non voleva arretrare di un centimetro, un po' per principio, un po' perché non era ancora certo che quella zona fosse sicura e che lei fosse il suo unico nemico. Decise quindi di attenderla, dopotutto lui aveva un vantaggio, tre falci volteggianti che avrebbero evitato che l'avversaria si avvicinasse troppo a lui per essere una minaccia alla sua esistenza immortale. Poi, in un battito di ciglia, si accorse che la stessa aveva appena bypassato il perimetro mentale che aveva posto come linea di non ritorno. Inutile dire che rimase estremamente sorpreso da quello che successe, ma non si perse d'animo, anche perché non avrebbe avuto tempo di fare nemmeno quello. Il suo colpo arrivò quasi inesistente, dove si aspettava di sentire dolore, o meglio piacere, in realtà non percepì nulla, ma le sue braccia e le sue gambe si fecero più pesanti. Lo stava immobilizzando, di nuovo. Lo voleva vivo, per qualche strana ragione non aveva intenzione di ucciderlo, sembrava intenzionata a catturarlo piuttosto che a ferirlo. Questo gli dava un vantaggio, perché a differenza di lei, lui non si sarebbe fatto alcuno scrupolo nel farla a pezzi.

Avrebbe anche iniziato a dimenarsi, per liberare braccia e gambe, ma la parlantina della donna aveva qualcosa di strano, qualcosa che lo colpiva, letteralmente. Non capiva come, ma ogni volta che quella bellissima donna apriva bocca, lui sentiva le forze venire meno. Quello che gli venne in mente immediatamente, era che si trattasse di una qualche sorta di illusione, atta a fargli perdere i sensi per poi poterlo rapire e portare chissà dove. Doveva pensare ad un piano, ma per farlo aveva bisogno di tempo, tempo che cercò di guadagnare facendo il cretino. Ovviamente, dopotutto stimo parlando di Eiji.
- Se ci tieni tanto possiamo anche accordarci sulla prima parte... - La sua voce era stanca, nonostante lui si sforzasse di apparire e suonare sicuro. - Mentre sulla seconda... Oh well, penso che rimarrai profondamente delusa. - Il tutto venne proferito quando ormai era caduto in ginocchio, sotto i colpi della sua voce. Non una grande minaccia la sua, viste le premesse, ma era ancora del tutto convinto di potercela fare, bastava solo riuscire a trovare le forze per liberare le mani da quella morsa e la sua testa da quella strana stanchezza. Anche le falci parevano del tutto inermi, persino le loro voci erano scomparse, lasciando posto ad uno strano silenzio.

Poi si sentì avvolgere da quell'abbraccio. Non era così male, forse ci avrebbe anche potuto fare l'abitudine. Se non fosse stato quasi sicuro che quella fosse una situazione disperata, azzarderei a dire che avrebbe provato a riconvertirla, per trasformarla nella sua donna. Dopotutto con tecniche del genere, chissà cos'altro nascondeva. Il vero problema, comunque, era che gli rimaneva solo quello, il pensiero, o forse neanche quello visto che ormai iniziava ad avere un sonno assurdo. Stava cedendo e non c'era nulla che potesse fare per invertire quel flusso, per liberarsi, alzarsi in piedi e farsi valere. Stava perdendo come un poppante, sconfitto senza il minimo impegno dalla Mano. E così, inginocchiato nella neve, si rese conto che la sua ultima speranza risiedeva nel suo corpo e lo stava osservando, in attesa del momento migliore di intervenire.
- Big... Bro... - La chiamò, chiamò la bestia codata che rispose. Un ruggito possente si sarebbe fatto largo nella sua mente, riempiendo quello strano silenzio e quel tepore che lo stava assopendo. Kokuoh era entrato in azione e nel farlo aveva rilasciato una grandissima quantità di energie nel corpo del ragazzo. Da prima la Mano avrebbe avvertito solo uno strano fremito provenire dal ragazzo inginocchiato ed apparentemente addormentato, come una pressione che si faceva largo in quella tempesta. Poi l'avrebbe visto. Eiji avrebbe aperto gli occhi, ma al posto dei bulbi la donna avrebbe trovato dei fulmini. Sarebbe scattato in piedi spezzando le catene che lo tenevano immobilizzando. Avrebbe celermanete lanciato una liberazione, nel tentativo di contrastare una qualsiasi altra illusione avente effetto su di lui. Nel farlo, i cinque elementi si sarebbero fatti largo, andando a plasmare la sua armatura. Fuoco, vento e fulmine sulle falci, aggressivi e pericolosi, acqua e roccia sul suo corpo, malleabili e resistenti. - YOU are mine. - Dietro alla donna sarebbe emersa una spezza lastra di roccia, lasciandola letteralmente con la spalle al muro. A quel punto le falci sarebbero scattate verso di lei, in un turbinio di elementi e metallo. I loro obiettivi erano rispettivamente collo, ventre e volto. Dal canto suo Eiji avrebbe impastato acqua e terra per formare melma sotto ai piedi dell'avversaria, con il chiaro tentativo di farla sprofondare e poi immobilizzare andando a solidificare il terreno.
 
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view post Posted on 17/5/2020, 11:34     +1   -1
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Ed eccolo, il più atteso, il più importante degli ospiti in sala. Piombò sul palco senza chiacchiere, sradicando la tecnica della Mano e concedendo il suo potere al giovane Jonin di Kumo. Nel viso della kunoichi di Akatsuki non si palesò però la paura che avrebbe colto qualsiasi altro avversario davanti a quegli occhi, era invece estasiata, colta da un sorriso che poteva definirsi eccitato. L'esplosione di chakra e la conseguenze liberazione sembrò dissolvere la genjutsu, e lo Jashinista partì all'attacco con le sue particolari armi, mirando immediatamente a punti vitali, senza provare a contrattare o capire il perché le nuvole rosse fossero sul suo cammino: voleva ucciderla, inebriarsi del suo sangue, concludere la lotta in quella precisa azione, pensata e messa in atto in pochi secondi. La lastra di pietra tolse la possibilità alla ragazza di indietreggiare, e non fece in tempo ad accorgersene che sentì le proprie spalle battere contro quella superficie resistente. Diede giusto uno sguardo, per poi vedersi venire incontro quell'assalto diretto e mortale da parte di... quanti avversari? Erano in tre, quattro o cinque che stavano attentando alla sua vita ma non si perse d'animo. Sì, che chakra meraviglioso!
Provò a muoversi ma la melma creata da Eiji l'avrebbe rallentata troppo per provare un'azione elusiva, dunque si limitò a calarsi rapidamente per schivare il fendente al viso e al collo, e vide le falci conficcarsi sulla lastra di pietra, per poi estrarre qualcosa dalla tunica. Eiji vide un riflesso, solo quello, e poté sentire una strana sensazione di freddo alla gamba trasformarsi poi in un piacevole tepore. Quel piacere lo conosceva bene, era quello da cui Jashin gli aveva insegnato a trarre forza ed euforia, da cui partiva il concetto stesso della sua benedizione. La Mano sfruttò dunque quell'attimo di incertezza per sgusciare via dalla melma e dunque dal suo avversario, facendo una capriola e atterrando poco distante, tra vento e neve. Silenzio, stallo, il Jonin si voltò a guardarla e lei guardava lui, osservava senza parlare quegli occhi eloquenti e sembrava tremare dall'eccitazione. Sembrava nata per quel momento, era come se tutta la sua esistenza come kunoichi ricercata stesse acquisendo senso solo nel guardare quelle precise iridi. Solo dopo entrambi gli avversari si resero conto di essere feriti, come se entrambi e non solo Eiji potessero ignorare il dolore di una lacerazione profonda al corpo: il ragazzo aveva un taglio sulla parte alta del ginocchio, vicino alla coscia, che zampillava sangue, mentre la Mano si pressò sul fianco: una delle tre falci era andata a segno. Boisuton - Requiem del vento. Battè le mani davanti a sé tenendole congiunte e uno scudo di chakra l'avvolse, andandosi poi a mischiare con la neve e con il vento. Un tromba d'aria si levò intorno a lei e quando concesse la sua voce alla montagna, questa sembrò risponderle, cantando insieme a lei.

Requiem del vento ~



Il vento trasportò le note di quel canto ovunque nel Fulmine e il tempo sembrò perdere di significato: si perse la percezione dei secondi, degli istanti ed Eiji poté vedere intorno a sé la neve bloccarsi a mezz'aria. Poteva muoversi, camminare, volgere lo sguardo a destra e a sinistra, ma perse la voglia di farlo, voleva solo contemplare il vento, il nuovo protagonista di quello squarcio nello spazio. La tromba d'aria che aveva inizialmente circondato la Mano, si stava espandendo lentamente e inesorabilmente fin oltre lo sguardo dello Jashinista e di Kokuo. In quell'occasione nemmeno una liberazione avrebbe potuto salvarli dall'incanto, perché non si trattava di qualcosa così futile come una Genjutsu, la concezione di quello che stava facendo la nukenin andava ben oltre la conoscenza che aveva Eiji delle arti ninja. Era il potere di una ninfa diabolica, bellissima e tremenda, che si cibava di anima e sangue delle sue vittime, mentre lasciava il loro corpo a inaridire e bruciare nel ghiaccio e nella neve. Poi la vide saettare, Eiji la vide arrivare verso di sé con tra le mani uno stiletto affilatissimo, pronto a incidere la sua pelle immortale e la sua gamba buona. Era l'ultimo passo, la strofa finale di quella commemorazione ai morti nel vento, insieme a tutto il Fulmine, con il paese intero che faceva vibrare al cielo quelle dolci e maledette parole.
 
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Kokuo

Mameko


Il suo attacco sfortunatamente non ebbe il successo sperato. La Kunoichi fu abbastanza rapida, abbassandosi e schivando i colpi fatali che le falci stavano portando al suo indirizzo. Una difesa relativamente semplice considerando il complesso attacco che il giovane stava attuando. Intravide il luccichio di una lama ma non ci fece troppo caso, era consapevole che niente di quello che avrebbe potuto fargli da quella distanza lo avrebbe minacciato veramente. Quindi cercò di concentrarsi sull'offensiva, ma l'avversaria era scaltra. Notò la frazione di secondo in cui la coda dell'occhio di Eiji raggiunse la sua gamba, in preda ad una doloroso piacere e e approfittò per fuggire dalla morsa di quel fango, prima ancora che il Jonin potesse imprigionarla del tutto. Era vero, aveva direttamente provato a toglierle la vita, ma questo non voleva dire che il pensiero di catturarla non lo avesse sfiorato, anzi. Sapeva benissimo che portare a Kumo un membro di quell'organizzazione avrebbe significato moltissimo per lui e per la Nuvola. Se avevano attaccato Eiji, avrebbero potuto fare lo stesso con un qualsiasi altro abitante. Inoltre, per quanto avesse il sentore di comprendere cosa aveva mosso la mano della giovane, non sapeva ancora quali fossero i piani dell'organizzazione una volta che lo avessero rapito. Catturarla avrebbe portato alla Nuvola informazioni che gli altri villaggi potevano soltanto immaginarsi. Il problema era l'avversario stesso. Se non avesse avuto quegli abiti, allora probabilmente Eiji sarebbe andato per la cattura senza nemmeno pensarci. Ma quelle vesti avevano colto nel segno, rendendo il giovane più guardingo e propenso a prendere la vita dell'avversaria piuttosto che risparmiarla per ottenere informazioni.

I due si osservavano silenti, mentre entrambi prendevano effettivamente atto della ferita inferta dall'avversario. L'unico problema era che Eiji era ben conscio di quello che era appena successo. Sentiva il sangue correre lungo la lama di Sanmaru. Lo percepiva, lo attirava. Sapeva esattamente cosa fare con quelle gocce, anche il sangue che zampillava dalla sua gamba gli sarebbe stato utile. Fortunatamente la ferita era più un piacere che altro, non inficiava in alcun modo i suoi movimenti, essendo poco profonda. Avrebbe estratto il pugnale dalla sua gamba proprio mentre la Kunoichi univa le mani per invocare la sua prossima tecnica. Un'esplosione di sangue fuoriuscì dalla ferita, ma adesso anche le mani del ragazzo erano armare ed il sangue a terra era abbastanza. Mentre la destrorsa tirava fuori la lama, Sanmaru si sarebbe celermente mosso verso il volto del Jonin, portando la lama più grande all'altezza della sua bocca. In quel frangente, una frazione di secondo, lui avrebbe prelevato la linfa vitale della combattente con la lingua. Aveva un sapore dolce, proprio come i suoi lineamenti, ma nascondeva un retrogusto apro. La descriveva perfettamente.

La tromba d'aria si innalzò nel cielo, ma il ragazzo non aveva tempo da perdere per restarne estasiato. Poggiando il piede nel sangue sul terreno avrebbe iniziato a disegnare il circolo jashinista, avrebbe sfruttato il sangue della stessa e i suoi stessi colpi contro di lei. Se fosse riuscito ad ultimare quel disegno, nulla di quello che la cacciatrice avesse messo in atto avrebbe più avuto effetto sul ragazzo. Con Hiro non era stato possibile, ma era diventato più abile. Quella ferita lo dimostrava. Lui, un neo Jonin di Kumo, aveva inferto un colpo ad uno dei Ninja più temuti di tutto il continente. Poi il tempo sembrò fermarsi, mentre lui tracciava il triangolo circoscritto, la neve smise di scendere ed il tempo di scorrere. Lui e le sue falci potevano ancora muoversi liberamente, ma null'altro sembrava essere in grado di farlo. Era uno spettacolo da togliere il fiato. Pensare che al mondo esistessero poteri così immensi, così devastanti. Lui aveva la fortuna di poterli fronteggiare, di poter competere con loro, e questo era stupendo. Stupendo come la voce della sua avversaria che si diffondeva per tutto il circondario, riempiendo ogni angolo, ogni anfratto, ogni grotta. Anche il vento taceva in sua presenza, cedendole il passo. Lui però non poteva fermarsi. Lo sapeva e non lo avrebbe fatto. Avrebbe ultimato il circolo e continuato ad osservare quel cataclisma naturale che si espandeva davanti a lui. La sua pelle si sarebbe fatta nera, con disegni bianchi che sembravano voler andare a riprendere le ossa del suo corpo. I suoi occhi divennero rossi, ma sempre e comunque velati da uno strato di fulmine.

Non avrebbe atteso che l'avversaria facesse la prima mossa, aveva lui il coltello dalla parte del manico, letteralmente questa volta. Strinse forte con la destrorsa la lama che prima era conficcata poco sopra il suo ginocchio e iniziò a dirigerla verso il proprio cuore. Senza pietà, senza mezzi termini, avrebbe fermato quella pericolosa criminale per il bene di Kumo e anche per il proprio. Sarebbe stato in quel momento che la controparte avrebbe fatto la sua mossa, lanciandosi contro il ragazzo con in pugno una seconda lama, questa volta puntando all'altra gamba, quella ancora sana. Per quanto fosse convinto che il suo colpo l'avrebbe uccisa, non voleva rischiare scherzi. Aveva sottovalutato troppi avversari in vita sua e anche quando non lo aveva fatto, persone meno pericolose di lei avevano trovato il modo di sorprenderlo. Doveva fermarla, distogliere l'attenzione di lei dalla lama che lui stava impugnando e farla concentrare su altro, sul preservare la sua vita. Quindi le falci ammantate di potenza elementale si sarebbero mosse verso di lei. Nuovamente attaccando da più direzioni per non lasciarle alcuna via di fuga. Una si sarebbe frapposta tra Eiji e la Mano, andando a puntare nuovamente ad altezza collo/volto. Una seconda invece avrebbe cercando ti intercettare il braccio armato della Kunoichi, andando a tranciarlo di netto. La terza avrebbe abbracciato il suo bersaglio, andando a puntare alla schiena, all'altezza della ferita che Sanmaru le aveva inferto durante lo scambio precedente. Il tutto, mentre il braccio del ragazzo continuava il suo moto, avvicinando la lama al suo cuore e, di conseguenza, al cuore della Mano.

 
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La Mano arrestò l'assalto quando vide il suo avversario cambiare letteralmente colore. In quell'istante intuì di avere perso la battaglia, da sola contro un'avversario che celava dentro di sé tanto chakra da illuminare una nazione intera. Fu proprio in quel momento che il canto echeggiante nel vento raggiunse il suo apice e prima che le falci la raggiungessero o il pugnale trafiggesse la carne dello Jashinista, un lampo accecò i presenti, saturando la neve e le montagne, trafiggendo il vento statico che si riversò nell'ambiente come fosse stato tagliato a metà. Eiji alzò lo sguardo notando una nuova figura poco distante da sé, più o meno a metà tra lui e la Mano, leggermente spostata sulla sinistra, mentre ai suoi piedi vide un taglio netto sulla neve che aveva "distrutto" il suo cerchio. La cosa più sorprendente la percepì però muovendo le catene che uscivano dal suo corpo: una era stranamente leggera nonché priva dell'estremità a cui tanto era abituato: si trovava sulla neve, stordita, con la catena tranciata di netto. Nessuno sente il requiem del vento e sopravvive, ma dovremo purtroppo fare un'eccezione. Una voce calda, profonda, proveniente da quella figura alta e velocissima, avvolta in un mantello e un cappuccio neri da cui sbucavano dei ciuffi corvini. Nella mano sinistra stringeva il fodero di una lunga katana, che riaccolse con un abbraccio un'elsa dagli intrecci blu finemente lavorati. Il Jonin di Kumo notò solo a quel punto di avere portato al petto solo un pugno chiuso, disarmato, e che il nuovo avversario stringeva nella mano destra, puntata adesso contro di lui, lo stesso stiletto che la Mano gli aveva conficcato nella gamba: Mi dispiace sorellina, te l'avevo detto che non ci saresti riuscita da sola. La Mano abbassò lo sguardo, pressando forte con le dita sulla ferita sanguinante. Sembrava quasi in imbarazzo per aver costretto l'Artiglio a scendere in campo di fianco a lei, ma Eiji non era un ninja comune e loro erano lì per questo. Avevamo ragione sul chakra si limitò a dire lei, e l'uomo annuì, dando completamente, a quel punto, le spalle alla sorella e congiungendo le mani proprio sotto lo sguardo dell'avversario. Cominciò a sciogliere diversi sigilli nel tetro e silenzioso panorama che la tecnica precedente della donna aveva causato. Si riversò dunque una grandissima quantità di chakra e quando infine concluse l'esecuzione, l'energia si raggruppò tutta sul pugnale che lanciò con forza sulla neve: Suiton: Numachi. Dal punto colpito del terreno si espanse celere una sorta di acquitrino per diverse decine di metri e quella che inizialmente era neve candida e pulita, si trasformò in una palude fangosa e irregolare. In quel terreno non sarebbe stato possibile eseguire il cerchio di Jashin, non senza trovare prima un punto che l'acqua, alta fino alle ginocchia, non ricopriva. Fatti sotto Forza portante, vediamo il chakra della bestia. Poggiò delicatamente la mano sull'elsa della spada ma lasciò all'avversario la prossima mossa. La donna riprese intanto posizione, dopo aver ingerito un tonico rinvigorente. Adesso erano due contro due, o quasi..

||Il Requiem del vento, che continua a risuonare come un eco, rallenta tutti i tuoi movimenti, come combattessi contro vento, e velocizza quelli dei tuoi avversari.||
 
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Ichigo

Niko

Sanmaru

Kokuo

Mameko


Man mano che la donna si avvicinava a lui e la sua mano portava il pugnale diretto al cuore, sul volto di Eiji comparve un sorriso tra il sadico ed il divertito. In quel momento comprese di aver vinto, che la donna non aveva alcuna possibilità di fermare quell'attacco indiretto. Era finita, aveva debellato una minaccia dal mondo, riportando un successo che ben poche persone potevano vantare. Oltre a questo, era davvero contento di poter sacrificare un'anima così potente a Jashin, sicuramente ne sarebbe stata compiaciuta. Anche se, sotto sotto, rinunciare ad una donna così bella un po’ gli apparariva come uno spreco. Amen, che vuoi farci. Insomma, nel complesso quella stava per diventare una giornata stupenda, un successo su tutti i fronti, quando qualcosa accadde. Un lampo interruppe lo scorrere degli eventi, andando ad accecare tutti i presenti. Quando Eiji aprì gli occhi non fu per nulla contento di quello che vide. Un nuovo contendente era arrivato e, con tutta probabilità, era proprio quello che veniva chiamato Artiglio. Era risaputo che i due giravano spesso assieme, si diceva che fossero imparentati in qualche maniera. Una bella sfortuna, se non fosse per il fatto che era troppo tardi, la sorellina era morta, o almeno questo era quello che pensava. Quando fece per torcere il pugnale nella ferita, come a voler assaporare maggiormente la morte della vittima, si rese conto che non c'era nulla conficcato nel suo petto. Il pugno era chiuso, ma restava semplicemente pieno d'aria, nulla più. Non solo, c'era anche qualcosa di strano con il suo braccio sinistro. Non sentiva la catena tirare come al solito, era come se Ichigo si fosse addormentato, ma non era proprio così. Quando il suo sguardo si spostò verso la posizione ipoteticamente occupata dalla falce, si rese conto che la stessa non era al suo posto. La catena giaceva morta al suolo e, poco distante da quella, anche Ichigo.

Per dovere di cronaca, devo dire che il ragazzo era ben consapevole cheIchigo non avesse subito alcun danno, ma un po' di teatro non ci sta mai male. Le falci, dal canto loro, cogliendo il pensiero del ragazzo, avrebbero interpretato la loro parte.
- NO! - BRO! Resisti! - Come ti sei permesso, lurido verme. - Già, anche Niko ci diede dentro come poche altre volte. Bisognava ammettere che non era molto incline ad arrabbiarsi, ma quando si trattava di proteggere la famiglia diventava la più spaventosa delle tre. Il tutto, per far credere che quel fendente avesse reciso in qualche modo il collegamento vitale tra Ichigo ed Eiji, rendendola inutilizzabile. - Ti sei fatto fregare come un pollo. - Parla per te, guarda quello che ti ha fatto al cerchio piuttosto. - Già, anche quello era andato in pezzi, si fa per dire. In una sola mossa, l'Artiglio aveva sottratto il pugnale al ragazzo, reciso una catena e spezzato il cerchio sacro di Jashin. Ammirevole non c'era che dire. - Pagherai per quello che hai fatto ad Ichigo! - Disse ancora, ringhiando e dissimulando una furia che non gli apparteneva, in modo da far abbassare la guardia al nuovo avversario. Ma nonostante le sue parole, la sua mente stava già elaborando il piano successivo. Erano in due, non poteva certo sperare che si facessero sotto uno alla volta. Restava il fatto che Eiji aveva in circolo il sangue della Mano, questo rappresentava un vantaggio, ma solo se si trovava nel cerchio di Jashin. Poco male, sarebbe bastato ricostituirlo, dopotutto di sangue a terra ce n'era a volontà, considerando che la ferita alla gamba continuava a sanguinare, anche se meno copiosamente di prima. Probabilmente l'Artgilio si rese conto dei suoi pensieri, oppure era semplicemente molto previdente, ma fece una cosa che avrebbe potenzialmente vanificato il piano del ragazzo ancora prima che questi lo mettesse in pratica.

In un attimo il campo di battaglia fu inondato da una quantità di acqua mista terra non indifferente, arrivava fino alle ginocchia del giovane e lo impossibilitava del tutto disegnare il circolo sul terreno. Una bella scocciatura non c'era che dire. Quindi il nuovo avversario, affiancato dalla sorella, decise che era davvero arrivato il momento di farsi sotto, ma nel farlo avrebbe lasciato la prima mossa al Jonin di Kumo. Un piano... Posso dirlo? Lo dico, stupido. Lo dico proprio perché Eiji avrebbe potuto fare lo stesso qualche tempo fa, quindi sicuramente un'idea furba non era. In ogni caso il ragazzo accolse la notizia con gioia. Si prese qualche secondo per osservare la coppia, mentre si faceva roteare la catena mozzata attorno all'avambraccio, ripristinando il rivestimento di fulmine della stessa. Il tutto, mentre Ichigo imprecava mentalmente per via della grande mole di acqua poco pulita che lo aveva travolto e sommerso. Fortunatamente poteva ancora vedere tutto quello che vedeva Eiji, oltre che percepire chiaramente i nemici nel circondario. Mentre la catena roteava, seguendo un leggero movimento rotatorio del braccio, il Jonin si rese conto che il Requiem del vento continuava ad avere effetto su di lui, rallentandone i movimenti. Insomma, l'aka aveva usato tailwind o qualcosa del genere.

In tutto questo tempo il suo cervello aveva cerato di trovare il migliore dei modi per sfruttare il vantaggio da lui ottenuto con il sangue della Mano. Non poteva rinunciare ad una carta così forte, ne andava della sua vita e, di conseguenza, anche di quella di Ichigo, Niko, Sanmare e Kokouoh. Aveva deciso, la Mano sarebbe morta quel giorno. Rimanendo ancora del tutto immobile, avrebbe detto mentalmente ad Ichigo di rientrare nel suo braccio sinistro. La nuvola di fumo che normalmente avrebbe accompagnato il gesto sarebbe stata annullata dalla melma creata dalla gentile cortesia dell'Artiglio. Inspirò, espirò e si decise. Rapidamente congiunse le mani davanti al petto, incanalando una buona quantità di Chakra Doton nel suo corpo. In quel momento un piedistallo di roccia sarebbe emerso dalla zona paludosa, andando a sollevarlo leggermente dal livello dell'acqua. Continuando sempre a sfruttare il chakra della terra, avrebbe creato un bozzolo pieno di spuntoni attorno alla sua posizione. In modo che gli avversari lo perdessero completamente di vista, ma soprattutto in modo da potersi coprire dal quello strano vento e muovere quanto velocemente voleva. In quel momento alcune cose sarebbero successe, tutte sempre in un lasso di tempo brevissimo. Ichigo si sarebbe materializzato nuovamente, andando a posizionarsi dietro la schiena del giovane, per farlo non aveva bisogno di alcun supporto da parte del Jonin, dopotutto le falci erano libere di entrare ed uscire dai sigilli quando e quanto volevano. Eiji dal canto suo avrebbe sfruttato il sangue della gamba per creare un secondo circolo, mentre la mano destra sarebbe andata diritta alla sua sacca, afferrando un Kunai. Se i due fossero riusciti ad oltrepassare il muro di roccia adornato di spuntoni, avrebbero potuto osservare il ragazzo mentre si portava la mano destra armata nuovamente al cuore, come poco fa. Quello che non potevano sapere, era che dietro la sua schiena Ichigo si apprestava a colpire la forza portante all'altezza del cuore, creando un doppio attacco indiretto all'indirizzo della Mano. Le altre due falci? Beh, avevano il compito di proteggere Eiji, in modo che potesse portare a termine il gesto senza intoppi. Pronte a saltare ad azzannare chiunque avesse messo il becco dentro a quel perimetro roccioso. Non sarebbero state sciocche, erano ben consapevoli che i nemici fossero due, quindi se li sarebbero sartiti. Come dicevo, la Mano sarebbe morta. Per via di Eiji, dell'Artiglio oppure per un colpo assestato da se stessa. Lui avrebbe ridotto il numero di nemici, impedendo loro di attaccare ed attaccando allo stesso tempo. Avrebbe preso in mano le redini della battaglia e inflitto un durissimo colpo alle forze di Akatsuki per poi continuare le scontro uno contro uno, più o meno.

 
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view post Posted on 19/5/2020, 00:05     +1   -1
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Era stato bravo, furbo, decidere di chiudersi in una cupola di roccia per contemporaneamente difendersi dal vento e attaccare la Mano, era stata una mossa audace senza dubbio. Era anche vero però che si trovava di fronte a un nuovo avversario di cui non sapeva assolutamente nulla, e in quel modo, dentro quella prigione, era come se gli avesse completamente voltato le spalle. Valeva davvero la pena morire per portare con sé un membro di Akatsuki? Perché questo sarebbe successo quando l'Artiglio si sarebbe reso conto di cosa stesse facendo alla sorella, di cosa stesse continuando a provare, imperterrito, dentro il cerchio maledetto di Jashin. E fu così che diede inizio alla fine di quella battaglia, nel bene e nel male, stava per macchiarsi del sangue di uno dei ricercati più temuti e bramati di tutto il continente dei ninja. Questo avrebbe avuto delle conseguenze, immediate e future, ma in ogni caso si sarebbe ricordato quei disegni rossi sulle loro vesti, le parole nel vento e il lampo nella neve cadente. Si infilzò il kunai al petto e lo stesso fece la sua falce, trafiggendo la carne divenuta bianca dell'adepto del Dio immortale. Il canto nel vento si interruppe di colpo, la neve smise di cadere e un silenzio agghiacciante sibilò nel passo montano, rilasciando alla valle solo l'eco di un tacito singulto in bilico tra l'euforia della vita e la dannazione della morte. La Mano sussultò e un rivolo di sangue le colò dalla bocca mentre il suo corpo cadeva in ginocchio, e le sue mani si stringevano al petto la ferita dello specchio. L'Artiglio sgranò gli occhi osservando la sorella cadere e nelle sue iridi bruciò un desiderio, un sentimento, un'emozione così forte che se fosse esplosa e basta, probabilmente tutta la montagna sarebbe andata in pezzi. Kumiko...
Strinse l'elsa della sua katana tremando, emanando energia e smuovendo l'acqua della palude intorno a lui. Non fece passare che un istante prima di assaltare quel bozzolo di pietra e sfoderare la lama della sua arma, lasciando che la luce riflessa in essa avvolgesse tutto il Fulmine.

Shin Zantetsu



Mosse la lama per eseguire un fendente orizzontale che lacerò come burro il vento, la roccia, il ferro di una delle falci, che questa volta si divise in due, e anche la carne dell'uomo che si trovava lì dentro. Le altre due armi dello Jashinista partirono all'assalto del loro avversario, e riuscirono anche a ferirlo andandosi a conficcare una sul fianco e un'altra sulla spalla destra. L'Artiglio sembrò però ineluttabile in quella circostanza, non soffrì dolore, almeno apparentemente, ed emanando improvvisamente una forte energia ventosa, come un'impulso, le sbalzò via. Poi, mentre ancora il ragazzo stesse cercando di capire che cosa l'avesse colpito e in che modo, il demone di Akatsuki rinfoderò la spada e lo afferrò per il collo con una presa netta, forte, e strinse fino a interrompere l'afflusso di sangue al cervello. Ichigo era al suolo divisa a metà, le altre due falci erano tenute lontane da quel continuo afflusso di chakra, mentre Eiji non riusciva più a sentire la parte bassa del suo corpo, nonostante, e non perché riuscisse a vederlo, avesse ancora tutto attaccato. Era la sua anima ad essere stata tagliata a metà, in qualche modo, a differenza di roccia e ferro. Sul viso dell'Artiglio vi era rabbia, dolore, odio. Oggi ti sei preso una parte di me, e adesso capirai cosa vuol dire perdere un frammento della propria anima. Aprì la mano e su ogni suo dito comparve un kanji circondato da fiamme azzurre.
Prigione Pentastica!

Lo colpì allo stomaco e per Eiji, improvvisamente, tutto fu buio. Una delle sue falci era sparita, non riusciva più a percepire il collegamento viscerale con Ichigo, ma era sparito anche il chakra di Kokuo. Aveva perso parte della sua anima, così come lui si era preso metà di quella dell'Artiglio.
 
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view post Posted on 19/5/2020, 01:44     +1   -1
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Ichigo

Niko

Sanmaru

Kokuo

Mameko


Ormai aveva deciso e sarebbe stato ineluttabile. La Mano sarebbe morta e lui avrebbe continuato la battaglia. Era sicuro che l'Artiglio non avrebbe preso bene la morte della presunta sorella, ma era un rischio che era disposto a correre. Se proprio doveva morire o essere catturato, almeno si sarebbe lasciato dietro il cadavere di una di loro. Il suo piano pareva semplice, ma allo stesso tempo ben congegnato, infatti sfruttò tutto quello che aveva a disposizione, anche ciò che era stato creato dal suo avversario per metterlo in svantaggio. La cupola lo ricoprì, il cerchio venne dipinto ed il kunai venne conficcato nel petto, assieme alla lama di Ichigo. - Ahhh, non sai da quanto tempo avrei voluto trafiggerti per bene. - Si lasciò sfuggire la falce, mentre un rivolo di sangue iniziava a scendere dalla bocca di Eiji, arrivando al mento per poi gocciolare fino al pavimento. L'espressione del ragazzo era di piena estasi. Poteva sentire il collegamento con la Mano, poteva percepire tutto il piacere che la sua carne provava e tutto il dolore che invece veniva inferto a quella di lei. Aveva vinto una battaglia, ma non la guerra, non ancora almeno. Inutile dire che era troppo preso dalla situazione per rendersi conti di quello che aveva appena ottenuto. Non solo aveva tenuto testa a quelle bestie, ma ne aveva uccisa una. Ma anche senza questa consapevolezza, sentire il collegamento con la Mano venire meno, sancendo la morte della stessa, gli diede una scarica di adrenalina enorme. Si sentiva potente, forte come mai prima di allora. Pronto a prendere di petto l'Artiglio e scaraventarlo nell'oblio assieme alla sua ormai defunta sorellina. Sfortunatamente, non poteva sapere che il fato era stato deciso ed era sin troppo diverso dalle sue rosee aspettative.

Il silenzio piombò inesorabile nella vallata, quel canto bellissimo e pericoloso si era fermato, questa volta per sempre. Nessuno udiva il requiem del vento e ne usciva vivo, beh, nessuno prima di Eiji. Me la sto tirando? Forse. Un po'. Può essere, ma lasciatemelo fare, visto che tra poco le cose andranno di male in peggio. Infatti l'Artiglio non si sarebbe certo fatto attendere. A quanto pareva la sua voglia di vendetta era più forte del lutto che provava e, anche se non poteva vederlo, in quel momento era come se Eiji sapesse che qualcosa di terribile stava per abbattersi su di lui. Non fece comunque in tempo a prepararsi in alcun modo. Un lampo di luce ed il bozzolo venne tagliato a metà, lasciando che la figura dell'avversario facesse il suo ingresso. Con lui venne colpito anche il Jonin, anche se non poteva certo dire di aver provato piacere questa volta. Era come se il colpo fosse andato a segno, mancando il bersaglio. Il dolore c'era ed era spirituale, per questo non percepiva alcun piacere. Il fendente inoltre venne accompagnato da uno strano rumore metallico, seguito dallo spezzarsi di una corda. Una corda mentale, solitamente spessa ed indistruttibile, che in quel momento venne meno, inesorabilmente. Le falci aggredirono l'intruso come da piano colpendolo in più punti, anche se non vitali sfortunatamente, ma vennero presto respinte. Non potevano avvicinarsi, ma anche loro potevano percepire quello che era successo. La presa al collo dell'Artiglio fu celere, talmente tanto che Eiji non potè fare nulla a riguardo, ma al momento al sua mente era altrove così come il suo sguardo. Con la cosa dell'occhio vide la Kusarigama a terra, spezzata a metà. Ichigo, il più anziano, rompiscatole e forte delle tre era stato ucciso dall'Artiglio. Improvvisamente tutto si fece rosso. Non percepì più nulla se non la rabbia che gli montava in corpo come mai prima di allora era successo. Nemmeno la frustrazione che aveva provato contro Hiro era paragonabile al sentimeno che stava avvolgendo la mente del ragazzo. Lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi mantati di fulmini, mentre lui si dibatteva irrequieto. Percepì uno strano piacere, come se la sua carne stesse andando a fuoco, staccandosi a brandelli. Poi gridò.


WRRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHH!
YOU. WILL. PAY.



Ma non era un semplice urlo. Era come il grido di una bestia. Oltre alla sua voce, si percepirono anche quella di Sanmaru, Niko e Kokuoh stesso. Tutte distorte mentre il potere del Bijuu iniziava ad avvolgere il corpo del ragazzo andando a trasformarlo e rivestirlo di chakra. Sfortunatamente, quella che sarebbe potuta essere la sua carta vincente venne stroncata sul nascere dal sigillo impostogli dall'Artiglio. Improvvisamente tutto venne meno, la rabbia, il suo stesso chakra come anche quello della bestia codata. Kokuoh non rispondeva più, lasciando Eiji nel terrore di aver perso non solo un fratello, ma ben due. Non poteva fare niente in quel momento, il buio che lo stava avvolgendo era paragonabile a quello della tecniche da un tempo gli aveva mostrato Shitsuki. Quindi svenne, lasciandosi andare in un sonno pieno di angoscia e tormento, consapevole che aveva portavo via una vita ad Akatsuki, ma a quale prezzo?

Non sapeva quanto tempo fosse passato quando finalmente riaprì gli occhi. D'istinto di agitò come ad aspettarsi di trovare l'Artiglio con le dita strette attorno al suo collo. Venne accolto da un rumore metallico, mentre non percepiva la terra sotto i suoi piedi. Era appeso per le braccia a mezz'aria. Ci mise un po' ad abituarsi all'oscurità della stanza in cui era rinchiuso. Lo avevano preso, ma non era questo a preoccuparlo. Cercò la presenza di Ichigo all'interno della sua mente, ma trovò soltanto Niko e Sanmaru, che si erano ritirate nei sigilli subito prima del suo svenimento, per paura di essere prese dall'Artiglio. Erano silenti e visibilmente tristi. Non rivolsero la parola al ragazzo, ma lui sapeva che non lo biasimavano. Lui si era comportato bene e se c'era un modo il cui Ichigo avrebbe voluto andarsene sarebbe stato proprio combattendo, dando il tutto per tutto per proteggere chi amava. All'appello non mancava solo lui però, la sensazione che aveva percepito prima di svenire persisteva, anche Kokuoh non rispondeva. Ogni volta che provava a comunicare con lui, a legarsi al suo chakra, una barriera lo respingeva, mentre sentiva qualcosa sul suo ventre pulsare. Il Sigillo impresso dall'Artiglio li stava tenendo a debita distanza. Una lacrima solcò la sua guancia, mentre continuava a guardarsi attorno, avvolto da uno spesso strato di oscurità. Si sentiva stanco, sfinito, quel sigillo non solo bloccava il chakra di Kokuoh, ma anche il suo. Non aveva energie e non aveva un piano. Non sapeva dove fosse ma pregava con tutto il suo spirito che non fosse nel covo dell'organizzazione. Non sarebbe riuscito a fuggire se avesse dovuto affrontare troppi membri di Akatsuki, al pari della Mano e dell'Artiglio. Per il momento quindi decise di attendere, era troppo scosso e stanco per provare a liberarsi. Doveva cercare di riprendere le forze, comprendere come liberarsi dal sigillo e riprendere in mano il proprio destino.

 
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view post Posted on 22/5/2020, 13:53     +1   -1
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Una fioca luce attraverso quelle che sembrava travi c'era, ma era troppo poca per illuminare l'interno di quella camera silenziosa. Era sufficiente solo per mostrare la coltre di polvere che svolazzava, dirompente e dominante in uno spazio che sembrava piuttosto esiguo. In quella posizione, il respiro cominciava a mancare, e fosse stato un ninja qualunque avrebbe sentito il dolore alle spalle ormai insopportabile. Non riusciva a muoversi, o meglio, non riusciva ad impastare chakra ed era proprio a causa del simbolo di confinamento che aveva sullo stomaco, un sigillo particolare che stava mischiando il suo chakra con quello di Kokuo. In quella maniera non sarebbe riuscito a usare nessuno dei due, trovandosi costretto e sollevarsi con i dorsali di tanto in tanto per fare un profondo respiro, prima di tornare a peso morto. Aveva la gola secca, non riusciva a dire per quanto fosse stato svenuto, se fuori stesse ancora nevicando o se, in effetti, si trovasse ancora nel paese della neve. L'Artiglio lo aveva colpito con rabbia e forza, più di quanto inizialmente avesse voluto, ma la morte della sorella, in quel modo e contro quell'avversario, lo aveva scosso e destabilizzato. La missione di Akatsuki doveva essere ancora più importante dei legami familiari però, anzi, la vita stessa di Eiji doveva esserlo se invece di ucciderlo e vendicarsi si era limitato a catturarlo in quel modo. Passò un'altra ora nell'oscurità e in quell'assordante silenzio, prima che la porta di legno scricchiolasse sui cardini ed entrasse l'artefice di quel rapimento. Il Jonin di Kumo lo sentì camminare lentamente, cadenzando i passi, avvicinandosi prima alle sue spalle, poi davanti, mostrando lo sguardo fisso sullo stiletto utilizzato dalla Mano, adesso volteggiante sulle sue dita: Ti sei svegliato, bene. Perché non provi a colpirmi con quelle falci nuovamente? E giuro che te le faccio ingoiare esordì, poggiando la punta dell'arma sul suo petto nudo. Eiji vedeva soltanto un'ombra davanti a sé ma quella voce era dell'Artiglio, lo aveva sentito proferire poche parole ma si sarebbe ricordato di quel tono caldo e profondo anche tra cent'anni. Riconobbe anche il freddo tocco dell'acciaio: Quanto può sopportare il tuo corpo? Si sentono cose incredibili sul vostro Dio. E lo infilzò nella zona del polmone, facendo scivolare il sangue lungo la lama - Che cosa senti, piacere? Euforia? E perforò stavolta lo stomaco, più volte, esattamente al centro del sigillo che lui stesso gli aveva inflitto: E' proprio qui, vero? Quella forza che ti porti dietro. Te la strapperemo a mani nude se necessario. Terminò con un pugno al viso che gli spaccò il labbro, quindi si allontano di qualche passo bestemmiando qualcosa tra sé e sé. Prese quindi qualcosa dal tavolo di legno vicino e lo poggiò proprio tra sé e il prigioniero: era una lampada ad olio che rischiarò leggermente il contenuto di quel tugurio di polvere e ragnatele. Era una camera di legno, le pareti erano delle travi accatastate alla meno peggio e facevano filtrare quel filo di luce fin troppo sottile per vederci qualcosa. Eiji poté a quel punto rivederlo, e rivedere quei disegni: le nuvole rosse spiccavano nella sua veste nera e gli occhi del male color ametista ardevano di rabbia. Era lo sguardo di una persona pronta a farti a pezzi, non a interrogarti.
Ti farò delle domande chiare, specifiche e per ogni risposta non soddisfacente ti colpirò - rise, osservandolo dritto negli occhi - E non parlo di pene corporali, ti abbiamo seguito e osservato per troppo tempo per fare uno sbaglio simile. Ti colpiremo l'anima, se ci sfiderai perderai te stesso, i tuoi fratelli, la tua stessa umanità. Quindi voglio mettere le cose in chiaro immediatamente, io VOGLIO che tu sbagli, così potrò giustificare il fatto che ti avrò reso un fottuto vegetale. Felice di essere stato abbastanza trasparente, proseguì dunque con l'interrogatorio vero e proprio, cominciando con le prime domande: Il demone dentro di te, come sta in questo momento? Sta giocando col tuo chakra e ti sentirai piuttosto nauseato ma... beh, è normale se scherzi con poteri tanto grandi. Voglio sapere solo... può sentirmi?
 
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view post Posted on 23/5/2020, 01:58     +1   -1
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Ichigo

Niko

Sanmaru

Kokuo

Mameko


Che bella situazione di merda. Per quanto fosse immobilizzato pensava di potersi liberare abbastanza semplicemente da quelle manette, il problema era il chakra. Mancava, non poteva impastare né il suo né quello della bestia, quindi anche potendo liberarsi quanta strada avrebbe fatto? Se si fosse trovato davanti l'Artiglio? Ovviamente avrebbe pottuo fronteggiarlo con le Taijutsu, che alla fine dei conti erano quello in cui era più ferrato. Questo però non voleva dire che fossero il su unico punto forza. Si considerava un ninja abbastanza completo, forse un po' mancante in genjutsu ma piuttosto capace in tutte le altre discipline. Non poterne usare la metà, come non poter affidamento sulla sua armatura, lo avrebbe penalizzato e non poco. Inoltre quel mostro lo aveva steso con una facilità incredibile anche quando si era trovato davanti un Eiji in forma, al momento capiva di non avere alcuna speranza. Per questo decise di essere paziente e aspettare che qualcuno si facesse vivo. Perché sarebbe successo, eccome. Dopotutto non potevano certo averlo rapito per chiuderlo in una cella per il resto della sua eternità. Loro volevano il Bijuu, questo lo aveva compreso ma non era del tutto sicuro che sapessero come tirarlo fuori dal suo corpo. Non che lo sapesse nemmeno lui s'intende, ma di una cosa poteva essere certo, Kokuoh non si sarebbe mai fatto comprare da quelle persone. Non era stupido, proprio come non lo era Eiji. Capiva benissimo che si era trovato un compagno che, alla fine dei conti, non gli chiedeva veramente nulla e lo trattava con rispetto e gentilezza. Magari il Jonin non era il più fine stratega del continente, o il più intelligente, ma comunque era una brava persona e questo il pentacoda lo apprezzava. Inoltre entrambi sapevano che Eiji non aveva alcuna intenzione di tenerlo prigioniero. Era ben felice di essere il suo ospite, com'era felice della sua presenza, ma se mai un giorno Kokuoh avesse trovato il modo di essere libero ed avesse espresso quella volontà, Eiji lo avrebbe assecondato. Per questo il Jonin sapeva che se fosse arrivato il momento dell'estrazione, Kokuoh avrebbe combattuto, arrivando anche a spezzare quello stramaledetto sigillo. Inoltre era certo che stesse già cercando di farlo, di abbattere quella prigione che gli era stata imposta e che lo teneva separato dal resto dei suoi compagni.

Inutile dire che Eiji potesse dirsi sorpreso di quello che gli stava accadendo. Aveva ucciso sua sorella eppure era stato risparmiato. Allora era vero che combattevano per catturarlo e non per ucciderlo. Forse era anche per questo motivo che aveva potuto strapparle la vita con quella facilità. Improvvisamente si maledisse per non aver chiamato a sé un'evocazione quando ne aveva avuto l'occasione, per andare ad avvertire il villaggio che fosse sotto attacco e che i suoi avversari fossero niente popò di meno che Akatsuki. Poco male, inutile piangere sul latte versato. Avrebbe trovato il modo di rompere quel sigillo, riprendersi Kokuoh ed ottenere vendetta per Ichigo. Non poteva essere certo che la sua anima fosse irrecuperabile, che una volta ripresa la falce questa non sarebbe tornata quella di prima, ma il solo pensiero di non averlo più al suo fianco lo rendeva incredibilmente triste. Tristi erano anche le falci nel suo corpo, che silenti piangevano la presunta morte del fratello, meditando una vedetta che speravano sarebbe arrivata presto. E finalmente l'oggetto del loro desiderio comparve. Eccolo, aggirarsi in quella stanza buia, come a farsi beffe del corpo appeso del Jonin. Dovette fare appello a tutte le sue forze per mantenere le lame all'interno del suo corpo. Persino Niko sembrava bramosa di sangue. Lei che era sempre così pacata. Da Sanmaru invece se lo aspettava, dopotutto era quello più simile a lui, quindi comprendeva perfettamente come si sentisse.
- Non è il momento ragazzi... Fareste la stessa fine di Ichigo... U know it. - Però l'Artiglio aprì bocca, incitando il ragazzo ad attaccarlo. Ancora una volta dovette essere Eiji quello maturo del gruppo, nonostante la voglia di staccargli la testa dal corpo stesse crescendo secondo dopo secondo. - Io non le istigherei fossi in te, la prossima volta potrebbero farti rotolare la testa. -

Il filo della lama sul petto gli provocava un piacevole solletico, che veniva accompagnato da quella piacevolissima sofferenza infertagli dalle catene a cui era appeso. Continuava a stuzzicarlo cercando di intimorirlo, una tattica che però non avrebbe funzionato. Per quanto non potesse dire di non temerlo, la rabbia che provava nei suoi confronti era troppo grande, come anche la certezza che in qualche modo si sarebbe tirato fuori dal quel casino. Doveva solo attendere, guadagnare abbastanza tempo e aspettare il momento giusto per tirargli via quella testa dal corpo e tornare a Kumo con la sua e con quella della sorella. Avrebbe fatto in modo di scoprire quanto più possibile prima, se davvero doveva tornare al villaggio da eroe, avrebbe portato anche delle informazioni con sé, non solo dei cimeli. - Let me think... Probabilmente faresti in tempo a morire di vecchiaia prima di veder cedere il mio corpo. - Ma proprio mentre gli rispondeva a tono, la lama trapassò il polmone provocandogli un certo piacere. Sicuramente il sangue sarebbe sgorgato, e tanto anche, ma questo non avrebbe spezzato quella sensazione. Alla domanda inerente cosa sentisse, decise di non rispondere. Il cuore lo incitava a dire qualcosa tipo: "Quello che ha sentito tua sorella, ma in versione piacevole" ma la mente gli diceva che stuzzicare il cane andava bene, istigarlo a farti a pezzi no. Quindi si limitò a sorridere, mordendosi la lingua e continuando a trattenere le falci sempre più irrequiete. Nel sentirsi porre quella domanda rimase leggermente spiazzato. Non se l'era mai posta nemmeno lui. Kokuoh aveva un suo posto all'interno del suo corpo, ma non pensava fosse proprio quello. Diciamo che nel suo immaginario era libero di andare dove voleva, pervadere il ragazzo come e dove meglio credeva. Non aveva bisogno di gabbie per il Big Bro, non era invadente in alcun modo. - I donnow... Penso che sia una cosa piuttosto riduttiva pensare che sia semplicemente "lì". Anways... Se posso darvi un consiglio, eviterei di farlo arrabbiare, non sapete con cosa avete a che fare. - Il tutto venne proferito in seguito ad un insulso, ma comunque piacevole, pugno sul viso. Niente che un po' di tempo non avrebbe guarito. - Come avete saputo di Kokuoh? Chi vi ha informati? -

Chiese a tradimento mentre l'altro si allontanava tornando indietro con una lanterna. Finalmente poteva vedere a più di un palmo dal suo naso. Quindi sarebbe stato interrogato e torturato, nulla che non avesse già capito. Si aspettava anche quel tipo di pene, spirituali intendo, anche perché le altre non avrebbero certo aiutato l'Artiglio ad ottenere quello che voleva. Lo avevano seguito? Aveva capito anche questo. La cosa lo divertiva un poco. Tutte quelle informazioni, quel lavoro scrupoloso per capire chi fosse e quali fossero el sue capacità, per poi finire ammazzati? Beh, non c’era che dire, comedirebbe un celebre telecronista: “Bella l’intenzione, non perfetta l’esecuzione”. Bisognava ammettere che quella sotto terra era solo una dei due, quindi si poteva dire che non avessero cannato totalmente. Tornando ai suoi ragionamenti da detective fallimentare, Hiro non era morto in mezzo a chissà quale folla. C'erano solo lui, Washi e... Quel traditore. Dubitare di un fratello lo faceva star male, ma l'Anbu lo aveva pugnalato alle spalle una volta, perché non farlo ancora? - E' stato l'Anbu vero? Quello che era con me quando ho strappato il cuore a Hiro. - Si guardò bene dal rivelarne il nome, c'era anche la possibilità che potesse sbagliarsi e, in tal caso, non voleva rivelare al nemico informazioni utili. Quindi arrivò il momento delle domande e, proprio la prima che gli venne rivolta, gli fece pensare nuovamente che la controparte doveva essere parecchio stupida. Prima gli aveva concesso la prima mossa condannando a morte dal sorella, adesso questo. Come pemsava che stesse? Felice e libero come non mai? Contento del sigillo? Non sapeva che i due avevano perso i contatti grazie alla sua tecnica? Oh… Wait… Non lo sapeva? Se davvero fosse stato così, la cosa avrebbe sicuramente giocato a suo vantaggio. Voleva guadagnare tempo e per farlo doveva dirgli qualcosa, sempre girando attorno all'argomento e senza essere preciso. Questo era l'unico modo per evitare di prendere troppe botte spirituali e, allo stesso tempo, tenerlo impegnato per più tempo possibile. - Oh well... Come credi che si senta? Dopotutto hai bloccato il nostro chakra, direi che è abbastanza incazzato. Inoltre, considerando che non sai niente del Big Bro, ti inviterei a non fare congetture, non lo conosci. - Fece una piccola pausa per riprendere fiato. In questo modo stava dando l'idea di avere ancora un contatto diretto con il Bijuu. - Se può sentirti? Dipende, non posso esserne certo. Potrebbe anche sentirti, ma non ascoltarti. Se hai qualcosa da dirgli prova, chissà che non decida di risponderti. - In cuor suo era abbastanza convinto che in quella situazione specifica Kokuoh non potesse sentire le parole dell'Artiglio. Era troppo lontano e, anche se fosse stato a portata, era sicuro che la rabbia che provava avrebbe coperto qualsiasi parola proferita da quel serpente. Lui nel dubbio continuava ad essere vago ma in modo convincente, o almeno così pensava di apparire.
 
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view post Posted on 24/5/2020, 23:47     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Eiji rispose a tono alle prime provocazioni, sapeva che non avrebbe intimorito il suo carnefice da quella posizione, appeso come un maiale pronto al macello, ma decise di non abbassare la testa nemmeno a un passo dal baratro. Quando il discorso si spostò dunque sul Bijuu, sul volto dell'Artiglio si aprì un inquietante sorriso, come non aspettasse altro da quando aveva impugnato la sua arma contro il ninja di Kumo: No, è vero, non ne abbiamo la minima idea. Fu però la prima domanda del Jonin a cambiare completamente le carte in tavola, al punto da far perdere d'importanza anche le successive. Eiji vide l'interlocutore sgranare i suoi occhi, illuminati dalla lampada, e portarsi una mano davanti alla faccia, sghignazzando tra le dita. Aveva davvero detto il suo nome, aveva appena rivelato ad Akatsuki l'identità del demone che aveva dentro di sé. Se aveva ben pensato di non farlo con l'ANBU, con Kokuoh non ci aveva pensato due volte. Aveva dato per scontato dche già sapessero evidentemente, ma la cosa fondamentale di quel rapimento, oltre che sfruttare la forza che il ninja di Kumo aveva dimostrato, era indagare su questa per studiarne l'origine, la forma e... il nome. Eiji rispose intanto alla domanda del nukenin, invitandolo a parlare direttamente al Bijuu. Koku...oh. Allora... allora è vero. Si portò entrambe le mani tra i capelli cercando di tornare in sé, in quella circostanza era importante andare fino in fondo, e a quel punto doveva farlo cercando di usare le giuste argomentazioni. Oh sì, sono sicuro che possa sentirmi... Si avvicinò lentamente ad Eiji, osservando il punto sullo stomaco che aveva colpito con lo stiletto. Lo sfiorò nuovamente con l'arma, lasciandola bagnare con il sangue di colui che aveva ucciso la Mano. Ti senti in trappola, non è vero? Poi afferrò violentemente il viso del Jonin con la mano libera, avvicinandosi tanto da potersi cibare del suo respiro immortale. Si specchiò nei suoi occhi e si mise faccia a faccia con l'anima dell'assassino di sua sorella. La forza portante si sentì bruciare, era come se il suo spirito stesse andando letteralmente a fuoco e stavolta il dolore era intenso, reale, diabolico. E' dentro di te... Il cinque code. Lo spinse all'indietro facendolo dondolare per le braccia, quindi fece qualche passo indietro con un inquietante sorriso in volto, e si allontanò dalla stanza buia afferrando la lampada. Il Jonin si ritrovò nuovamente da solo, sofferente di un dolore che non riusciva a comprendere. Era come se a essere ferito fosse stato Kokuoh, suo fratello, e di riflesso anche Eiji ne soffriva. Il sigillo, oltre a mischiare il chakra del ragazzo e del Bijuu, sembrava averne mescolate anche le coscienze, le sensazioni. Tutto durò pochi secondi ma il tempo gli fu sufficiente per mettersi in contatto tra loro, mentre la gabbia che li privava dei loro poteri sembrava cominciare a mostrare segni di cedimento. A ogni modo, in maniera del tutto inaspettata, una voce alle spalle del giovane ruppe nuovamente il silenzio, e non era quella dell'Artiglio né di nessun altro che Eiji potesse dire di conoscere. Una voce femminile, circospetta, sussurrante:
Non dire una parola, se vuoi uscire da qui segui tutto quello che dico alla perfezione. Uscendo dall'unica porta presente in questa stanza arriverai a un corridoio che si estende a destra e a sinistra, vai a sinistra. Prosegui per quattro passi e cerca a quel punto sulla parte bassa della parete alla tua destra, troverai un'apertura nel muro. Striscia lì dentro per circa cinque minuti, finché non vedrai luce alla fine del tunnel. Ti aspetterò lì. Poi il suono di una lama che fende l'aria e, a giudicare da come Eiji cadde al suolo, anche le spesse catene che lo tenevano sospeso. Fu una strana sensazione quando si voltò e nel buio non vide nessuno, né gli sembrò di percepire più alcuna presenza. Eppure era sicuro di aver percepito qualcosa di familiare in lei, forse nella sua voce, o nel suono di quel fendente. Adesso stava a lui, fidarsi di una straniera misteriosa o provare ad affrontare l'Artiglio, forzando il sigillo che lentamente, ne era sicuro, stava cominciando a cedere.
 
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22 replies since 7/5/2020, 15:58   401 views
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