Non ce la faceva più la dolce Hyuga a tenere la sua alleata. Le dita erano strette sulle sue braccine esili, mentre il sudore nato dall'agitazione faceva attrito sulla pelle candida della neogenin. Chiaki avrebbe resistito anche a costo di scivolare in quel baratro con la sua compagna. Strinse le palpebre per lo sforzo. Le gambe ancorate alla roccia le dolevano, i muscoli in tensione non avrebbero retto all'infinito. Anche se la voce del medico in lontananza spingeva i superstiti ad andare ad aiutare coloro che erano in difficoltà la paura di finire nella loro stessa situazione era troppa. Nessuno aveva mosso un dito ma in fin dei conti la quattordicenne li capiva. Strinse i denti, non appena la sua mano la tradì.
La moretta era rimasta appesa alla fanciulla dalla chioma blu solo con un braccio. Lo spostamento di peso improvviso reagì immediatamente con la ferita della nukenin che iniziò a bruciarle incredibilmente. Le iridi perlacee le si inumidirono automaticamente, rispondendo alla sofferenza del suo stesso corpo. Avrebbe potuto utilizzare il suo elemento ma la paura di poter fare del male alla leva o di peggiorare la situazione, in quel momento era triplicata. Come se non bastasse la terra smise di tremare improvvisamente. Che fosse un segno che il peggio stava per presentarsi? Non era l'unico cambiamento rilevante, anche il fumo improvvisamente sembrò bloccarsi in quel circolo perpetuo e noioso.
Il tempo sembrò congelarsi. In quella posizione scomoda non poteva vedere niente se non gli occhi smeraldini e impauriti della ragazzina e il fondo del precipizio. Le domande che affollavano la sua mente erano molteplici ma le sembrava inutile preoccuparsi di quello che stava per avvenire quando probabilmente nemmeno avrebbe visto il suo avvenire. Scivolò ancora di alcuni centimetri quella dolce ragazzina più piccola di lei, rimando intrecciata con le dita alle sue. Con l'altra mano provò a recuperarla ma i movimenti troppo bruschi non aiutavano.
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Resisti, vedrai che arriveranno - disse faticosamente Chiaki che non riusciva più a parlare per lo sforzo.
Attimi di tensione e poi pensò il peggio. Il loro legame si sciolse e la neogenin cadde nel vuoto. Non ce la fece la giovane a guardare. Eppure nessun grido, nessun lamento uscì dalla bocca dell'altra. Timorosa schiuse uno dei suoi specchi cristallini e la vide. Stava a terra ma su una sporgenza rocciosa. Come era possibile se nel loro gruppo nessuno sapeva usare il doton? Voltò lo sguardo e il capitano in piedi incitava tutti, rimettendo in ordine quello che rimaneva di un esercito. Tutto ciò che li aveva costretti a misure di difesa estrema e li aveva condotti ad isolarsi in quella piattaforma stava scomparendo ma al suo posto nel cielo le nuvole violacee scomparvero e saette facevano capolino sopra quella valle di lacrime e sangue.
Il buio scese sul mondo. Sembrava che il persino gli astri fossero in confusione sul loro compito. Il byakugan ancora attivo e lo vide, temibile e misterioso. Le sue forme erano cambiate dalla sua ultima apparizione ma doveva essere lui, la sua potenza assoluta trasudava da quel fumo nero come la pece che aleggiava intorno a lui. I ninja del suo settore si erano messi in cammino, forse pronti ad organizzare un attacco verso colui che aveva dato vita alla guerra, vendicando i loro cari e quegli anni passati a combattere progenie. Chiaki lo guardò ma il suo sguardo era vuoto. Non provava odio, la sua presenza le incuteva timore ma in un certo senso non riusciva a dargli una colpa per tutto quello che stava accadendo.
*Ognuno raccoglie ciò che semina*
Questo fu il suo unico pensiero, prima d'abbassare lo sguardo e puntare i suoi diamanti verso la residenza del clan Yotsuki. Quello che vide non le piacque affatto e attirò più l'attenzione di ciò che le stava accadendo intorno. Non salutò nessuno, non rispose a nessuna domanda e non eseguì gli ordini. Le sue gambe cominciarono a muoversi da sole. Correva senza sosta, il fiatone le aveva screpolato le labbra morbide. Fuyuki era disteso a terra e accanto a lui sua sorella giaceva inerme. Nemmeno una briciola di chakra nel corpo della sua coetanea, il cuore era fermo e la lama al fianco del suo amato sporca di sangue.
Non poteva sapere i minimi dettagli ma i fatti parlavano da soli. Conosceva il suo sensei non avrebbe mai fatto qualcosa di così sconsiderato se non per un motivo valido ma nonostante stesse correndo come non aveva mai fatto in vita sua, non riusciva a trattenere le lacrime. Il suo gesto avrebbe avuto conseguenze disastrose sul suo spirito. Cadde inciampando tra gli scalini della scala a chiocciola. I lividi e le ferite erano solletico ormai. Si rialzò faticosamente ma non smise di correre mentre gocce calde lasciavano la scia del suo cammino. A scatti e ansiosamente si mosse tra quelle stanze, guidata solo dalla sua doujutsu.
Guardò la katana, la stessa che aveva colpito anche lei, si era macchiata per l'ennesima volta di sangue umano. La spostò delicatamente, prima di fissare quegli occhi persi e privi di vita della fanciulla. Non era facile vederla ridotta così, quando qualche ora prima l'aveva vista combattere per le proprie idee. Si avvicinò accarezzandole il viso e delicatamente abbassò le sue palpebre. Chiuse gli occhi e come aveva fatto sul campo di battaglia si lasciò guidare da Yume, pronunciando quelle parole di conforto che avrebbero guidato la sua anima lontano, in un posto di pace e dove la sofferenza era solo un lontano ricordo.
Avrebbe voluto circondarla di fiori, quei bellissimi fiori che crescevano vicino alla sua vecchia casa ma li non ce n'erano. Watashi aveva distrutto tutto ciò che di bello potesse esserci. Eppure non si sentiva di lasciarla così "nuda". Si sciolse quello sgualcito che aveva tra i capelli e glielo intrecciò tra le mani. Un ultimo sguardo a quel corpicino martoriato e poi raggiunse il suo uomo. Sentì il battito del suo cuore più lento ma non sembrava avere nulla di anomalo. Sorrise, rassicurata anche se sapeva quanto potesse essere forte il membro dell'Akatsuki, proprio per questo lo avevano assegnato come loro capitano.
Si appoggiò la testa del giovane sulle gambe, accarezzandogli i morbidi e impolverati capelli aspettando che questo si svegliasse dal suo lungo sonno. Intanto fuori imperversava la guerra, le grida e scintille di luce illuminavano di tanto in tanto la stanza ma di quello che rimaneva di quel mondo a Chiaki non sembrò importare improvvisamente più nulla perché il suo mondo ora era li.
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Ora che siamo insieme, andrà tutto bene - bisbigliò la Hyuga comprimendo le labbra salate su quelle del suo amato.