Al suo invito Fujie sciolse piano il profondo inchino e si accomodò senza fiatare. Date le circostanze nel muoversi fu costretta dalle ad incrociare la traiettoria delle sue iridi scure ma soprattutto, non potè nascondere l'incertezza che governava il suo sguardo. Poi per fortuna o chissà, forse perchè aveva recepito il suo disagio, lo vide sollevarsi dal suo trono e muovere alcuni passi nella penombra e per un momento riuscì a tirare un sospiro di sollievo.
Vedendolo poggiarsi alla vetrata scoprì un Himura più stanco e frustrato del suo solito e potendo ben immaginare quali pensieri lo avevano sottratto al sonno, si sentì ancora più in colpa; sapeva di esserne in gran parte responsabile ma nonostante tutto la risposta giunse puntuale, iniziò e proseguì secondo i ritmi usuali del Kage ma - la differenza - fu che stavolta nemmeno attingere ai sigari servì ad alleviare le sue pene.
Comunque sia, nell'insieme, il sunto che le fece assunse caratteri melodrammatici e scarsa ironia a parte, servì allo scopo.
Ebbe come dei flash, frammenti confusi degli eventi e di quando, suo malgrado, era finita per farsi travolgere dall'energia della "cosa", come l'aveva definita lui. Ne ricordò la forza travolgente e di come inizialmente l'avesse respinta con prepotenza, salvo poi accoglierla e perfino finendo per fondersi alla sua: era stato un finale insperato e al contempo, un traguardo che avrebbe sconvolto per sempre la sua vita. Ben prima di quel traguardo tuttavia il rischio di uscire dai binari c'era stato e fu proprio su quella finestra temporale che Himura si soffermò, sul suo vissuto che nudo e crudo arrivò ad ipnotizzarla.
Focalizzando i ricordi per settori sensoriali Fujie arrivò a udire i suoi stessi lamenti tramutare in latrati raccapriccianti, a sentire la puzza nauseabonda che si espandeva nell'androne buio, così come a vedere il manto di chakra cremisi avvolgerla con i suoi bollori mentre le code prendevano forma e finanche a sentire il calore di quel fuoco consumargli la pelle.
Quel racconto gli regalò una visione che avrebbe preferito dimenticare, era la nascita di un mostro, lo stesso che aveva ucciso il buon Noburu nella biblioteca insieme ad una giovane madre della sabbia e la figlia di pochi mesi. L'immagine che le restò in mente aveva dell'agghiacciante e di riflesso con la destra andò a sfiorare l'avambraccio sinistro nel punto dove la pelle aveva iniziato a venir via e rigenerarsi senza sosta; con le dita salì fin sopra la spalla, al collo.. e continuando ad accarezzare la parte il Kazekage la vide trattenere a stento brividi frutto del disagio e di un tumulto di emozioni che in breve portarono quegli occhi dorati di lei a perdersi nel vuoto.
Rivivere quei momenti servì a darle la conferma di aver perso di nuovo la sua umanità nelle profondità della prigione e a nulla erano valsi i tentativi di Yasei di riportarla indietro, le cure del sempai o il fragore del crollo. Tutto ciò che riuscì a ricordare servì a farle capire che, alla fine dei conti, tutto era dipeso da lei e lei soltanto: quelle briciole di memoria testimoniavano la sua perdizione ma anche la sua forza di volontà.
Troppe vite dipendono da te perché tu fallisca..
Si era aggrappata a quelle parole allora e così adesso, mentre le ripeteva che erano usciti da quell'inferno solo grazie a lei, che non doveva sentirsi in debito con lui ma con solo la Sabbia per le tre vittime che aveva mietuto.
Non era la prima volta che l'uomo le ripeteva quanto fosse importante per il villaggio o il Paese eppure fu come se avesse recepito quel messaggio per la prima volta.
"Tre giorni fa sono venuto meno a questa convinzione. Ho preferito seppellirmi piuttosto che convivere con un fallimento del genere... ma ci hai pensato tu a smentirmi."
Aveva creduto in lei, nelle parole che gli aveva vomitato addosso quel giorno in cella e per questo, per lei, aveva nuotato controcorrente nel deserto, contro tutti quelli che gli consigliavano da sempre di abbandonarla. Se non fosse stata importante come diceva non avrebbe mai ideato il piano in nome dell'amicizia e del rispetto reciproco che li univa, e potete solo immaginare cosa provò quando d'un tratto lo sentì rimarcare la sua appartenenza a Suna e quando si vide affidare gli incarichi soggetto delle sue preghiere.
Le parti quindi s'invertirono di nuovo, lui seduto alla scrivania e lei eretta, impettita e sull'attenti.
Commossa per quell'ennesima opportunità ma troppo orgogliosa per darlo a vedere portò il mento all'insù, labbra serrate, narici strette e fissò il solaio.. stare sull'attenti non era il suo forte ma ci mise il suo, l'impegno alla Fujie.
Quando lo vide tirar fuori un coprifronte nuovo di zecca e, più come espressa volontà che come un ordine, lo sentì esprimere il desiderio di vederla prendere le redini su tutti i demoni che si portava dentro, una luce si accese nei suoi occhi e, cosa assai rara, dischiuse le labbra non riuscì a trovare le parole.
" ... "
Inequivocabile quel silenzio sancì una promessa.
Nel mentre Yasei la imitò e alzandosi prese a scodinzolare dedicando al Kazekage uno sguardo amichevole. Abbaiò una volta sola in sua direzione, come per ringraziarlo, e poi, avvicinandosi alla compagna con una zampa grattò all'altezza delle ginocchia in segno d'incoraggiamento. Troppo nervosa per rispondere al richiamo non servì a fargli guadagnare una ricompensa e nemmeno una carezza o un buffetto.
E Saiken? Beh, lui trattenne il fiato fino all'ultimo e quando Himura non fece mistero della sua presenza andò quasi nel panico.
MA FUJIE-san! Se sa di me, se sa che sono qui con te, vorrà che mi consegni. Se non ora, nel tempo, e tornerà ad essere come sempre. Ricomincerà tutto da capo. [color=#808000]Ma che.. stiamo ascoltando la stessa cosa? Potevi lasciarlo nel dubbio, potevi dirgli qualcosa.. i-io non posso permetterlo. Sta' buono. Ascolta, nessuno ti farà del male finchè ci sarò, fidati di me.
E poi non hai sentito, andrà tutto bene se riusciamo a trovare un nostro equilibrio, quindi che ne dici di fare un bel respiro?
Fece del suo meglio per tranquillizzare il bijuu ma una volta rotto i ranghi, non potè nascondere il sudore che le imperlava la fronte e le macchie che iniziavano ad aprirsi sotto le ascelle. Senza possibilità di fuggire da se stessa quindi rimase ad ascoltare cos'altro aveva da dirle l'Hachidaime e, in particolare, su ciò che ipotizzava per il futuro post-Fukagizu.
Ad essere onesti non ci avevo pensato.
Ammise tra se mentre l'emozione iniziava a sciamare focalizzandosi su quei nuovi scenari.
Da sempre focalizzata su di sè, gli incubi e le avversità recenti di certo non avevano aiutato ad ampliare i suoi orizzonti. Eppure, la prospettiva di Himura non passò inosservata e dal tono di voce che recuperò poco dopo non fu difficile per lui capire quanto l'avesse inquietata e contrariata.
" Voi dite armi. Io dico alleati. "
Una differenza tutt'altro che sottile e che sottraeva forza al paragone implicito che trasse frettolosamente dalle ultime affermazioni del kage.
Ricacciando indietro ogni debolezza sciolse la tensione sulle spalle e per la prima volta da quando aveva varcato al soglia, fu lei a cercarlo. Lo sguardo deciso e testardo di chi non ammetteva repliche.
In nessun caso avrebbe accettato di essere paragonata ai membri della setta e, che fosse o meno questa l'intenzione dell'Hachidaime, aveva dimostrato che la formazione dei jinchuuriki nasceva spontanea: anche se questo non serviva a scongiurare il ripetersi della storia, non avrebbe mai accettato di essere definita un'arma, né avrebbe accettato che Saiken venisse definito tale.
Tutto d'un tratto fu come ripiombare nel passato, al suo rifiuto costante verso le istituzioni e alle figure astratte che le abitavano e che popolavano quello stesso palazzo. Non voleva far crollare un quarto palazzo, questo no, ma per un momento tornò la Fujie del passato, quella che da sempre vedeva in gente come lui dei meri burattinai, serpi determinate e abili solo a sacrificare pedine come lei per rincorrere i propri interessi.
"Non abbiamo sottratto un bel niente alla natura."
Però se la guardi in un- Non pensarlo nemmeno. Io non sono come quei mostri del Kyo Dan così come Suna, insieme a lui.. non è paragonabile al Taisei.
Adesso sono io a chiedermi se stiamo ascoltando davvero la stessa cosa Fujie-san. Teme solo per ciò che l'unione tra ninja e demoni potrà causare nel tempo e lo capisco.. non puoi biasimarlo.
Ripetere la storia, diventare loro malgrado come chi avevano condannato e far ricominciare una guerra senza tempo, questo era ciò che sembrava spaventare di più il Koshima e, nonostante tutto, Fujie lo aveva compreso ma, chissà, credendosi superiore o forse più nobile rispetto a quei fantasmi senza nome, si lasciò trasportare. La sua reazione fu figlia dell'istinto, del rifiuto verso un disegno tanto ampio da coinvolgerla senza possibilità di scelta e, così stizzita, fu sul punto di esternare il suo rifiuto con maggior fervore: fu solo grazie a chissà quale miracolo se la lingua rimase ingabbiata e celata dietro a quel muso duro e alla mole di debiti inestinguibili che aveva contratto.
"Saiken ha fatto una scelta.." Mise in chiaro frenandosi giusto in tempo.
E avanzando fino al limitare della scrivania spostò la sua attenzione sul coprifronte destinato a lei, ed in particolare, sull'incisione nel metallo che era stata unita ad una fascia intonata ai colori che vestiva. Agguanta la placca con la solita grazia si sporse in avanti e poggiando le mani sulla superficie ribadì il concetto: continuando diede quasi l'impressione di voler sfidare il Kazekage a rimangiarsi le sue ultime affermazioni.
"..così come io ho scelto di impegnarmi con voi e con la Sabbia."
Aveva sboccato l'anima per Saiken, non si era mai fatta impietosire dai suoi piagnistei e ad oggi, per lui, si era fatta crollare addosso tre palazzi: dal Gedo alla prigione, passando per la biblioteca, aveva spinto il demone ad avere fiducia nel genere umano e seppur chiedendo continue rassicurazioni, aggrappandosi a lei il bijuu aveva dato loro una chance.
Un lavoro che rischiava di saltare in breve tempo dietro simili premesse.
Donna e demone erano arrivati a comprendersi a vicenda e fino a qualche istante prima, Fujie era pienamente convinta di aver fatto lo stesso con il capo villaggio.
Qui l'unico ad essere ancora confuso sei tu.
Sapeva bene che quando sarebbe giunto il momento non avrebbe potuto far altro che rispondere alla chiamata e, infatti, nello stringere quel coprifronte urlò silenziosamente la sua predisposizione a battersi.
Lupo o lumaca che fosse, attingendo ai suoi demoni il Nashibi avrebbe impugnato le armi contro chiunque avesse osato minacciare il precario equilibrio che entrambi desideravano preservare, quello celato dietro le mura della casa che aveva ritrovato in lui e grazie a lui.
GdrOff|| Finita la quest mi ero illusa che Fujie sarebbe stata più semplice da ruolare.. a-ha (=.=) illusa appunto.
Buona PashhQua
EDIT: Continua in Autogestita,
Un cane che si morde la coda ..di lumaca ||
GdrOn Edited by ~Angy. - 13/5/2020, 23:04