Kiri, Studio del Mizukage.
17 Dicembre 252 DN.
Gli occhi chiari osservavano fuori dalla finestra dell’alto palazzo, crucciati, innervositi. La nebbia che aleggiava all’esterno sembrava la medesima in cui ancora brancolavano tutti loro: fitta, incessante, ineccepibile. Quanto tempo era passato dalla sua missione a Yokohama? Più di due mesi, ormai. Tempo nel quale sia la cittadina, devastata dallo scontro, che la Gabbia Bianca erano state ricostruite e gli abitanti del borgo portuale erano tornati alle loro abitazioni con in tasca un lauto risarcimento per il danno economico subito. Eppure quello che aveva sulla scrivania era l’ennesimo rapporto fallimentare! Il leader del Kyo Dan ancora non aveva spiccicato una sola parola né per quanto riguardava l’organizzazione, né circa il Morbo, tanto meno aveva dato ulteriori informazioni sul coinvolgimento di Hayate Kobayashi in quella grana, oltre a quanto già conoscevano. La cosa stava diventando a dir poco ridicola e iniziava seriamente ad essere stanco di leggere quelle relazioni simili l’una all’altra se non per lievi e ben poco incoraggianti differenze. Certo, sembrava che ormai la donna fosse allo stremo, che lentamente ed inesorabilmente stesse mollando la presa, ma il fatto che la Squadra Speciale non fosse ancora riuscita a cavare una sola parola da quella bocca con i metodi tradizionali, di cui Yu conosceva bene i requisiti, lo lasciava perplesso. Era già da qualche giorno che accarezzava un’idea, forse rischiosa, ma che a suo dire avrebbe potuto essere una buona leva per muovere un po’ le acque. Conosceva le abilità dello shinobi in questione, le aveva provate sulla sua pelle…e in quella circostanza avrebbero potuto fare la differenza. Restava comunque un azzardo, in quanto l’interessato, nonostante fosse portato decisamente più di lui per un ruolo simile, sarebbe stato piazzato sul banco di prova di uno squalo. Una vera e propria prova del fuoco…ma magari con un piccolo supporto avrebbe potuto funzionare. Ci pensò su ancora un po’, osservando il villaggio plumbeo che si estendeva sotto di lui. Fino a quando non si decise a chiamare il Capo ANBU: in base a cosa gli avrebbe detto, avrebbe valutato se mettere sul tavolo quella puntata, oppure no.
Shika! Osservò nel riflesso della finestra la nuvola di fumo con cui Fuyu no Yuki apparve nella stanza, e ancora prima che finisse di diradarsi, lo incalzò. Ci sono novità con la nostra sgradita ospite? Non servì un genio, né tanto meno poter osservare il viso dell’ANBU sotto la sua maschera da caribù, per capire che la situazione fosse ancora invariata. Era teso, i muscoli contratti, le spalle rigide…la frustrazione repressa con cui il suo sensei si era presentato da lui alla sua chiamata, era più loquace di qualsiasi parola avesse pronunciato di lì a poc’anzi. Era chiaro che nemmeno lui si aspettasse da Manpeiko una resistenza così marcata.
Due mesi senza progressi. Ammise infine, un velo d’irritazione udibile dalla voce ovattata dalla copertura candida. Vorrei poterti dire che siamo ad un punto di svolta, ma mentirei. Quella donna sta mettendo a dura prova anche i miei uomini migliori.
Kuso…ostinata come pochi. Si volse finalmente verso Shika, tornando alla propria scrivania col viso scuro. Sedutosi, puntellò i gomiti sul piano e incrociò le mani davanti alla bocca. La sua irritazione era palpabile, così come la preoccupazione che da tutta quella faccenda potessero restare con in mano un pugno di mosche. Non ne faceva una colpa alla Squadra Speciale, certo era che quella sacerdotessa aveva davvero un bel nerbo per possedere ancora la forza di resistere. Forse era davvero il momento di cambiare registro…ci pensò a lungo, chiudendosi in un silenzio teso e fermo come l’acqua di uno stagno. Finchè non sospirò, slacciando le mani per fare in modo che una scendesse sotto la scrivania ad aprire un cassetto. Ne tirò fuori una maschera da gatto, finemente decorata da tratti simili a fiamme stilizzate, che porse a Shika. E se facessimo provare lui? Propose, senza specificare chi fosse quel “lui”, certo che non ve ne fosse bisogno: Fuyu avrebbe capito facilmente. Sono sicuro possa esserti d’aiuto più di me in questo ambito. Certo, sarebbe il suo banco di prova e farlo iniziare con una teste come Manpeiko è rischioso, tuttavia…a questo punto tanto vale provare a scommettere.
Fuyu afferrò la maschera, iniziando a rigirarsela tra le mani, soppesando la proposta di Yu, il viso, coperto dalla copertura munita di palchi, piegato ad osservare l’oggetto che il Rosso gli aveva consegnato, perso in pensieri la cui natura era oscura anche al suo giovane interlocutore.
Un azzardo non diverso da quanto ti chiesi io quando, dall’altro lato del tavolo, sedeva Netsubō Ikari. Riconobbe infine. Oggi come allora, voglio fidarmi di te.
Apparve chiaro a quelle parole che, se fosse stato per lui, Takumi non avrebbe mai varcato la soglia della sala degli interrogatori di Manpeiko e che se Fuyu accettava quella possibilità era solamente perché si fidava dell’intuizione di Yu. La medesima che aveva portato lui a scegliere il Rosso, quella volta di diversi anni prima. Tanto che il giovane Mizukage si ritrovò a dire Ho imparato dal migliore quasi come a giustificare quella sua scelta ad orecchio inesperto, ma in realtà era chiaro che quelle parole custodissero ben altro. Orgoglio, ammirazione, affetto. Un baluginio, prima di riprendere il discorso. Il nome in codice è Kasha. Un’identità per nulla scelta a caso. Le leggende dipingevano i Kasha come degli yōkai-gatto, che trafugavano i morti dai funerali e che, occasionalmente, venivano impiegati come messaggeri o servitori degli Inferi. Fammi sapere quando predisporrai il tutto, manderò anche il Tessitore in seconda battuta. Un aiuto può fare comodo e poi…vorrei capire se quei due possono collaborare almeno un po’. Ho intenzione di portarli con me a Sora no Kuni.
Fu come se improvvisamente Fuyu si fosse abbassato di tre dita, come se un peso enorme gli fosse improvvisamente gravato sulle spalle, una volta metabolizzata quella notizia. Immagino la ragione per la quale tu abbia scelto loro, anziché me. Disse. Ed era semplicemente questo: reale comprensione e accordo per la decisione presa. Non c’era né rimprovero, né invidia o gelosia.
Gomenasai, mi trovo costretto ad abusare della tua esperienza. Era davvero solo questo. L’uomo aveva sorretto Kiri per anni, in assenza di un Mizukage, sapeva meglio di tutti loro messi assieme come occuparsi del Villaggio. Yu comprendeva il peso di quella responsabilità, ma infondo si sarebbe trattato solo di qualche giorno, questa volta.
Un cenno del capo. Vedrò di predisporre l’incontro fra Kasha e la prigioniera quanto prima, Mizukage-sama.
Kami…faceva davvero fatica ad abituarsi a sentirsi chiamare da lui - come tanti altri, ma da lui in particolare - in quella maniera. Forse fu per questo. Forse fu per questo che, nel momento in cui Shika stava per andarsene, lo trattenne in quella maniera. Forse fu per questo che si sentì quasi in dovere di ricordargli che avevano ancora delle cose da fare e le avrebbero fatte.
Ah, Shika. Anzi…sensei. Lo chiamò, correggendosi subito per chiarire al suo interlocutore con chi stesse veramente parlando. E poi, infondo, erano soli in quel momento. Tieniti un giorno libero per quando questa storia del Summit sarà finita. Non mi sono dimenticato della bambina.
Lo sentì ridacchiare da dietro la maschera. Servirà più di un giorno, ragazzo mio. Ah ecco, così era già meglio. Ma non è un problema, in fondo non devo più chiedere un giorno di permesso per seguire una peste. Mi basterà rispondere all’ordine del mio Kage per trovare tutto il tempo che sarà necessario.
Sparì in una nuvola di fumo, immediatamente dopo, senza nemmeno avere modo di sentire la risata che sarebbe scaturita del giovane a quelle sue parole. Peste lo chiamava. Beh, in effetti doveva essere stato un tipetto davvero parecchio impegnativo. Alla luce di questo, avrebbe dovuto dire a Fuyu che, semmai un giorno avesse trovato un altro ragazzino combina guai da voler proteggere e questi si fosse cacciato in un pasticcio delle stesse dimensioni di quelle in cui era finito lui, avrebbe potuto parlarne col Mizukage liberamente, prima di macchiarsi com’era accaduto. E chissà…magari anche Yu un giorno o l’altro avrebbe avuto qualcuno da appellare a quel modo. Peste. Gli venne da sorridere come un idiota, mentre era lì da solo - Kasumi aveva mezza giornata libera - pregustandosi, forse ingenuamente, quando avrebbe potuto godersi un momento di sana spensieratezza. Con Yukinko restaurata tra le mani e il suo sensei di sempre nuovamente nel ruolo che più di tutti, ai suoi occhi, gli calzava a pennello.
Ma prima di questo, c’era l’impellenza di quel Summit, indetto dal nuovo Daimyo, Yurei si chiamava, di Sora no Kuni. Un invito ufficiale era arrivato a Kiri giusto un paio di settimane prima, quando le notizie della fine dei disordini in quel del Cielo avevano iniziato ad arrivare anche sul loro arcipelago. Un cambiamento epocale per quella nazione precedentemente chiusa, che ora apriva i cancelli a tutti gli altri Paesi indicendo una manifestazione che aveva del grandioso. Si sarebbe tenuta niente popò di meno che al Tempo di Chishiki, in occasione del nuovo anno.
« Si fa chiamare Tenshi questo Daimyo, è una coincidenza divertente non ti pare? » Fu sibillino Kurama, riferendosi al modo in cui Yoyuki si era riferito a Yu durante la liberazione di Momiji dalla Corruzione.
Se vogliamo fare a gara di coincidenze anche il Paese di cui è a capo ha gli stessi kanji con cui è scritto il nome di mia madre, nonché uno di quelli che compongono il mio.
« Pff…saputello! » Brontolò, prima di farsi influenzare dalle emozioni che si agitavano nell’animo di Yu. « Sarà un viaggio interessante. »
Non vedo l’ora! Ho contemporaneamente una paura terrificante che una curiosità che mi mangia vivo! Sai…gli altri kage, i giudizi, le impressioni. Ma dall’altra parte sono elettrizzato. Non ho mai partecipato a nulla del genere! E poi hai sentito parlare anche tu della biblioteca, no? Dicono sia enorme! Kasumi mi invidierà a morte.
« Ahahahaha, calma i bollenti spiriti ragazzo! C’è ancora tempo prima d’essere così euforici. Quindi pensi di portarti LinguaLunga e la Bambina Invisibile? »
Se passano l’esame di compatibilità senza azzannarsi troppo.
« Perché, se non lo passano? » Rise. « Tu vuoi loro. Lo so bene. »
Chi è adesso che fa il saputello, mh?
Kiri, Studio del Mizukage.
23 Dicembre 252 DN.
Si accorse che Kasumi era sul bordo del campo di allenamento solo una volta che aveva finito la sua sessione giornaliera. La kunochi era rimasta in silenzio e non lo aveva interrotto fino al termine dei suoi esercizi, ma era palese vi fosse qualcosa di urgente se si era presa la briga di raggiungerlo lì, invece che attenderlo come ogni mattina in studio. Non vi fu nemmeno bisogno di chiederle il motivo specifico della sua presenza, Yu le passò accanto raccogliendo l’asciugamani per tergersi il sudore dal viso, rivolgendole un’unica domanda: Ci sono novità? A cui, la donna rispose con un deciso cenno del capo, gli occhi grigi risoluti dietro le spesse lenti dei suoi occhiali.
Una doccia veloce fu l’unica cosa che si permise, prima di raggiungere la propria scrivania, dove un plico corposo, ad alta priorità, riservato alla sola lettura del Mizukage, nonchè controfirmato da Shika, attendeva la sua presa visione. Sapeva cosa c’era lì dentro, ancora prima di aprire la copertina della cartella. Tenere a bada la smania di leggerne il contenuto, in favore della lucidità mentale più adatta con cui poterlo fare fu difficile, ma riuscì a non farsi travolgere dall’impazienza dandosi la calma necessaria con cui affrontare l’argomento.
Gli occhi chiari scorsero avidi sulle righe fisse delle pagine del rapporto. Occhi che si fecero via via più cupi e crucciati, con l’aumentare della quantità di relazione letta. Stando alle dichiarazioni di Manpeiko, sembrava, infatti, che Hayate fosse andato lui stesso a cercare la donna, una volta saputo che non fosse più a capo dell’organizzazione, per ottenere informazioni utili sulla natura dei Jinchuuriki, creature la cui esistenza era già nota alla sacerdotessa, tanto che all’interno del suo gruppo avevano anche cercato di identificarne qualcuno. Sebbene inizialmente il Juudaime Mizukage non avesse fatto menzione di Yu, quella barriera cedette nel momento in cui Manpeiko confessò di aver lasciato il Kyo Dan in fase di scisma interno. Pareva, infatti, che l’organizzazione si fosse divisa in due gruppi: tra chi considerava i Jinchuuriki dei messia e chi li vedeva come delle aberrazioni. La donna non si ritrovava in nessuna delle due visioni, credendo piuttosto che la verità risiedesse nella volontà dei Bijuu e per questo le serviva studiare una Forza Portante da vicino. Fu a questo punto che Hayate chiese il suo aiuto, confermando che Yūzora era legato a Kurama e accettando la proposta della donna di affidare a lei il Jinchuuriki per poter venire a capo della questione. Hayate, però, in seguito a quella volta non sarebbe più tornato e per questo Manpeiko avrebbe deciso di farsi avanti da sola. Sembrava che per identificare il portatore di Kurama avesse utilizzato un manufatto particolare, ora confiscato per essere studiato e che non avesse idea di chi fossero gli attuali leader dei due rami del Kyo Dan.
Cosa ci fosse di vero in quelle parole era tutto da verificare. Francamente trovava poco credibile che Hayate si fosse avvicinato a lei, a una che era stata il capo del Kyo Dan, di propria volontà, dopo tutto quello che era accaduto a Fukagizu. Il Juudaime avrà avuto anche i suoi difetti, ma non gli aveva mai dato l’impressione di essere così facile da conquistare. E di certo non sarebbe stata l’ammissione della donna d’aver ormai tagliato i ponti con l’organizzazione a smuoverlo dalla propria posizione, tanto da vendere il nome di uno dei propri shinobi in quel modo. Forse la preoccupazione per Kiri avrebbe potuto…ma questo avrebbe semplicemente confermato che non si fidava di lui, quando non gli aveva mai dato motivo di non farlo. E poi c’era un’altra questione: gli risultava che Hayate si fosse allontanato dal Villaggio durante la Notte dei Mostri…per quale ragione non era tornato subito? Per quale ragione avrebbe dovuto dare precedenza all’incontro con Manpeiko, piuttosto che al rientro a Kiri, dove tutti lo aspettavano e avevano bisogno della sua presenza? In un periodo come quello, poi! No…c’era qualcosa che non quadrava in quelle dichiarazioni. Andavano verificate quanto prima.
«Pensi che quel cane possa avere le mani pulite? »
Non lo so…ma ci sono dei particolari che mi fanno storcere il naso, qui in mezzo. Che il mio nome sia saltato fuori da lui, in qualche modo, è certo. Ma che lo abbia fatto per le motivazioni rivelate da quella donna, mi sembra strano. Non mi fido abbastanza di lei da crederle sulla parola.
« Assennato da parte tua. Ma non farti troppe speranze, non vorrei rimanessi scottato dal marciume che alberga nell’animo umano. E quell’Albino non fa eccezione. »
Non lo farò. C’è dell’altro comunque.
Sembrava che nel mezzo di tutto quel gran spiegone su Hayate, Manpeiko si fosse lasciata scappare che una piaga come quella che stava mettendo in ginocchio il Continente nel loro attuale periodo storico, si fosse già presentata in passato con effetti del tutto simili. Nei suoi vaneggiamenti, asserì che fosse la punizione degli dei per l’arroganza degli umani. Ovviamente su quest’ultima affermazione Yu non si soffermò più di molto, i deliri di onnipotenza di quegli invasati ormai gli scivolavano addosso, tuttavia il resto del discorso ea interessante. Probabilmente qualche testimonianza era rimasta. Non scritta magari, il periodo in cui doveva essere accaduto era in un’era troppo precedente all’avvento della scrittura, ma c’era la possiblità che fosse stata tramandata qualche leggenda in merito, sia all’interno del Kyo Dan che tra la gente comune…forse in qualche monastero del Vento o rovina indigena dell’Acqua. Sicuramente avrebbe dovuto farsi strada col kama in una foresta di miti e dicerie falsate e ingigantite, ma magari qualcosa c’era.
Tu non ricordi nulla di tutto questo? Il Demone infondo, viveva da secoli o millenni.
« Mi sopravvaluti, ragazzo. » Fece lui, per poi proseguire. « Non ne so proprio nulla. Ma ad essere sincero, se non fossi stato con te, in mezzo alla gente, non me ne sarei accorto nemmeno questa volta. La vita di voi umani non mi ha mai interessato più di tanto, laddove non finiva per toccarmi direttamente…E poi ti ricordo che sono rimasto sigillato per un tempo scandaloso. »
Eeeeeh…e io che speravo di attingere alla tua conoscenza. Beh, vorrà dire che anche questa finirà tra le cose da verificare.
Il fatto che il Morbo fosse già capitato era una notizia non da poco. In qualche maniera dovevano esserne usciti anche gli antichi…forse cercando nel passato sarebbero riusciti a trovare una soluzione anche al male odierno. E una motivazione alla ciclicità di quello strano fenomeno. Anche se un legame con i Bijuu, al di là dei vaneggiamenti di Manpeiko, avrebbe potuto averlo davvero: lui non aveva accusato alcun problema, se escludeva l’incapacità di controllare il chakra. E lo stesso valeva per Takumi.
Sospirò, chiudendo la cartella e infilandola in uno dei cassetti della scrivania che chiuse a chiave. L’avrebbe spostato a breve in una di quelle scatole su cui solo lui poteva mettere mano: le informazioni contenute in quel fascicolo erano troppo delicate per abbandonarle in archivio. Stava per lasciarsi andare sulla poltrona, rilassando i muscoli e svuotando la mente dopo quell’indigestione di informazioni, ma si accorse che sulla scrivania era rimasto qualcosa: una lettera col sigillo di Konoha. Doveva essere rimasta nascosta sotto al plico dell’interrogatorio, per questo, non l’aveva notata di primo acchito.
E’ arrivata questa mattina. Si affrettò a specificare Kasumi. Deve provenire dal nuovo Hokage.
Già… Aveva sentito parlare di cosa era accaduto alla Foglia. L’eco di quella notizia ci aveva messo poco ad attraversare il mare che separava i due Paesi: Fuyuki Hyuga aveva ucciso l’impazzito Terzo Hokage, Akane Uchiha ed era stato eletto come nuova guida della Foglia. Un soldato pluridecorato che aveva dato la vita per il suo Villaggio. Nel vero senso della parola: aveva sentito dire che si era infiltrato di sua iniziativa in Akatsuki, ma che la Sandaime aveva in seguito approvato la cosa…salvo poi essere partecipe, assieme a tutto il Consiglio di Konoha, della punizione infertagli una volta rientrato al Villaggio. Un marchio, un sigillo, mortale se si fosse tentato di levarlo. Pareva che in quell’istanza Sabaku no Keiichi avesse proposto di giustiziarlo, ma che alla fine si fosse optato per altro…Tsè. Proprio quell’infame dava aria alla fogna che si trovava come bocca. Pazzesco.
C’era da dire che Yu non conosceva molto Akane Uchiha. Vi era entrato in contatto, durante il VI Torneo Chunin, che si era tenuto a Kiri, quando aveva firmato il contratto coi Rospi, il cui legame si era spezzato a causa degli effetti del Morbo. In quell’occasione, ci aveva parlato il giusto, ma non gli aveva dato impressione di essere una squilibrata. Certo…non aveva l’ardire di poterla giudicare da quel quarto d’ora e, a dirla tutta, era più dispiaciuto per Hikari e i Rospi che altro. Ma erano comunque cose relative, il fatto che gli fosse giunta una lettera dal nuovo Hokage era curioso. I rapporti tra i loro Villaggi erano stati piuttosto tesi negli ultimi tempi a causa di scelte discutibili da parte del governo della Foglia, quindi era proprio curioso di leggere che cosa avesse da dire Fuyuki Hyuga in proposito.Scorse le righe con interesse crescente, trovando il nuovo leader di Konoha particolarmente ragionevole e coscienzioso su quel tema. Inutile dire che si trovasse d’accordo sul fatto che un silenzio reiterato sarebbe stato negligente da parte loro, tanto quando lo sarebbe stato il suo nei confronti dei Raikage, quindi fu piacevolmente stupito. Questo Hokage aveva fatto quello che lo Yōkai di Konoha non aveva osato in due mandati di Mizukage a Kiri. Quanto meno aveva compreso la gravità della situazione stazionaria che era nata tra le loro nazioni, questo bisognava dargliene atto.
Si adoperò, quindi, per rispondere alla missiva quanto prima. Kasumi gli passò la carta intestata e lui si allungò in cerca della sua fidata penna che, in questo caso, fece meno fatica a scorrere sulla superficie ruvida rispetto a quelle scritte di suo pugno precedentemente. Terminata, la chiuse facendo colare qualche goccia di ceralacca blu, imprimendo su di essa il sigillo del Mizukage, prima che si asciugasse. Soffiò un po’ sulla cera prima di passare la missiva a Kasumi.
Falla partire quanto prima, ma lascia riposare il falco che è arrivato da Konoha, mandane uno fresco. La kunoichi fece per uscire, diretta alla voliera, ma Yu la fermò prima che posasse mano sulla maniglia. Ah, Kasumi. Fai venire qui Harada Takumi, Jorogumo e Fuyu no Yuki. All’occhiata truce della donna, la domanda fu automatica. Qualcosa non va?
Ho sentito dire che la biblioteca di Sora sia immensa. Ma a livelli esorbitanti. Per una bibliotecaria come me, vedere un posto simile sarebbe come raggiungere il Takamagahara. Ammise, con una certa nota gelosa nella voce e lo sguardo tagliente. Mi rode non poter venire!
Eeeeeh, lo sapeva. Fuyu avrà bisogno di te. Posso prometterti però che ti farò un resoconto dettagliato. E poi nessuno ci vieta di tornare, un giorno o l’altro.
Sbuffò. Non fare promesse da marinaio, Mizukage-sama. Si volse, appoggiando infine la mano sulla maniglia. Però sì.., per favore, raccontami tutto quello che vedi!
Ryōkai-desu! Una risata, mentre la kunoichi lasciava definitivamente la stanza e lui restava solo, in attesa dei suoi Consiglieri. Il viaggio a Sora era vicino, era il momento di rendere noto a tutti, quale fosse il compito di ognuno.
Lettera all’Hokage