Studio del Mizukage

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view post Posted on 31/12/2019, 11:29     +1   -1
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Mi aspettavo che le parole del kage sarebbero arrivate appena saremmo usciti dall'arena e fossimo abbastanza lontani dalle orecchie degli shinobi degli altri paesi. Invece non fummo convocati allora, e tutto il viaggio trascorse relativamente in silenzio. Quando arrivammo al villaggio divenne chiaro che non ci sarebbe stato nessun discorso, e fu non senza un certo sollievo che mi incamminai verso casa. Ero convinta che ci avrebbe detto qualcosa, sicuramente per condannare la nostra, o meglio, la mia assenza di disciplina, e che non sarebbe stato affatto piacevole. Nonostante tutto questo silenzio mi fece dubitare, magari non credeva valesse la pena di spendere altre parole per noi. Era una cosa che speravo e temevo allo stesso tempo, anche se in realtà sapevo bene che avrebbe evidenziato una totale perdita di fiducia in noi, e che questo non lo avrei voluto nemmeno io.

Alla fine però una lettera di convocazione fu recapitata alla mia abitazione, ed è quella che tengo ora stretta tra le mani mentre mi reco al palazzo del kage. Sono nervosa, decisamente di più dell'ultima volta. Quel giorno il mio timore veniva dal dovermi trovare a contatto ravvicinato con Hayate Kobayashi, e, ripensandoci, non era nemmeno così giustificato, ma oggi il problema è quello che potrebbe dirci. Come reagirei se dicesse che non siamo degni di essere considerati shinobi? Credo fermamente nelle mie convinzioni, ma sono davvero certa di poter essere una kunoichi senza rinunciare ad esse? Se il kage scegliesse di essere comprensivo, parlerebbe di fare un compromesso, ma questo in realtà per me lo è già. Questa vita ha così tante cose che mi spingo ad accettare anche senza dover uccidere dei bambini davanti a degli spettatori interessati. Se invece fosse duro, beh, potrebbe esprimere pensieri simili a quelli della Tsuchikage, dire che i soldati devono eseguire gli ordini senza eccezione alcuna. Sospiro. Benkei poi queste cose le pensa davvero, e l'idea di doverlo incontrare mi mette abbastanza in difficoltà. Sarà sicuramente furioso con me, e, in un certo senso, potrei anche avergli rovinato la vita. Non è propriamente vero, e non tornerei certo indietro su ciò che ho fatto, ma, anche se posso tranquillamente convivere con il suo disprezzo, il suo risentimento mi spaventa.

Mentre penso queste cose sono giunta a destinazione e quindi entro nell'edificio, facendo la stessa strada dell'ultima volta e sperando di riuscire almeno a non mostrarmi spaventata dalla segretaria.
 
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view post Posted on 8/1/2020, 19:00     +1   -1
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[Marzo 249 DN - Studio del Mizukage]




Era tornato da poco in quel di Kiri, riaccolto tra le membra della sua amata terra natia. Ciò che era accaduto nel torneo chunin tenutosi a Iwa era stato tutt'altro che benevolo, a suo dire. Si, aveva potuto incontrare nuovamente Chyie, per verificare che la loro alleanza fosse ancora solida, ma i risultati che ella diede ai suoi sottoposti non lo accontentarono dato che, probabilmente, avevano una visione della situazione totalmente diversa. Kiri era sempre stato un villaggio di assassini, ma sin dal giorno in cui Hayate aveva preso posto sulla poltrona da Mizukage aveva tentato di porre un limite a quella tipologia di comportamento. Acconsentiva, comunque, all'omicidio nei confronto dell'estraneo, ma non accettava che quest'ultimo venisse posto in essere per i cittadini di Kiri, né tanto meno verso l'infante. E fu proprio quella la motivazione che fece contraddire le opinioni tra i due Kage, sebbene non si fosse espresso a riguardo al termine delle prove e al conseguente verdetto. Non voleva sminuire la collega, né porre un qualche ostacolo al prosieguo dell'Alleanza, ma non riusciva ad accettare che, sebbene i suoi sottoposti avessero adempiuto alla missione, non ottenessero il "premio" da loro agognato. Per tale motivo fece convocare, singolarmente, coloro i quali avevano partecipato al torneo chunin ed avevano conseguito una votazione tale da poter ambire al raggiungimento del grado superiore. Ovviamente aveva dato direttiva ai suoi accompagnatori di stilare un report su di ogni singolo partecipante, in modo tale da poter valutare in modo oggettivo. Sumiye sarebbe stata la prima ad essere accolta nello studio del Mizukage, probabilmente si auspicava un ammonimento da parte di Hayate. Una promozione era l'ultima delle possibilità.

- Entra, Sumiye-chan.

Proferì, mentre la kunoichi era appena giunta all'entrata dello studio. Non tergiversò nell'aspettare che la ragazza facesse la prima mossa, non aveva molto tempo a disposizione. Le indirizzò un sorriso compiaciuto non appena ella varcò l'uscio della porta e la invitò a prendere posto dinanzi alla scrivania, come al solito colma di scartoffie. Hayate, d'altro canto, pareva godere continuamente della sua assoluta beltà; la chioma diamantina era legata sul capo.

- Come ben sai ti ho fatta convocare qui per discutere sui risultati del torneo Chunin. Purtroppo la Tsuchikage nel suo verdetto non vi ha reputato meritevoli del Chunin poiché non avete adempiuto alle indicazioni che vi erano state fornite. Uccidere dei bambini, a mio avviso, non è una contingenza che avreste dovuto affrontare in quel momento. Non la reputo adatta ad un torneo chunin. In quel momento, però, a valere, per me, erano i vostri Nindo. Non rispettare un ordine per non piegare la propria volontà, il proprio onore, vi rende responsabili. Per tale motivo mi trovo in disaccordo con quanto affermato da Chiye e intendo assegnarti il grado di Chunin, così come hai dimostrato di valere.

Concluse, porgendo un fascicolo la cui prima pagina riportava l'avanzamento di grado della Kunoichi. Sapeva che quella sarebbe stata la scelta giusta.



Edited by Steve. - 8/1/2020, 19:58
 
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view post Posted on 10/1/2020, 17:49     +1   -1
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Arrivata davanti alla porta dello studio noto con sorpresa che delle circa dieci persone che, come me, avevano partecipato al torneo chunin, non era presente nessuno. Non che ci fosse qualcun altro, beninteso: lì oltre a me non vi era assolutamente nessuno, non altri shinobi e nemmeno un clone del kage, che invece l'altra volta era lì ad invitarci ad entrare. La mia prima reazione è quella di aprire la lettera che tengo ancora in mano, timorosa di aver sbagliato orario e di essermi presentata lì in ritardo oppure in anticipo. Ho giusto il tempo di constatare di non averlo fatto prima che una voce mi inviti ad entrare.

La voce appartiene senza dubbio all'uomo che siede dietro quella scrivania piena di fogli e fascicoli, e l'uomo è, ovviamente, il Juudaime Mizukage, l'Artefice, Hayate Kobayashi. Mi fa cenno di sedermi. Obbedisco, e intanto inizio davvero a comprendere le implicazioni di quanto sta accadendo, o almeno ci provo. Sono sola, e non si tratta di un errore, non se mi ha chiamata subito per nome, non se mi fa accomodare, no, ha convocato soltanto me. Perché però? Perché non chiamarci tutti insieme? Forse sarà molto duro e non vuole umiliarci davanti agli altri. E' possibile, ma, mmh... Forse deve essere duro soltanto con me, in fondo Benkei li avrebbe uccisi senza problemi. No, no, aspetta, c'è qualcosa che non va: mi ha fatto sedere. Quando vuoi rimproverare qualcuno non lo fai mettere comodo, lo tieni in piedi per farlo sentire a disagio. Non vuole farlo? Potrebbe non essersi nemmeno arrabbiato, forse, e mi vorrebbe semplicemente comunicare che il mio modo di agire è inadatto a chi deve ricoprire un ruolo di responsabilità. Sarebbe la migliore delle possibilità, certo molto meglio che se ripetesse le parole della Tsuchikage. Le ipotesi arrivano una dopo l'altra, qualcuna più tragica, quella dopo magari più ottimista.

La verità è che, per quanto io non sia affatto entusiasta di venire rimproverata, temo molto di più di sentirmi dire che il mio modo di essere una kunoichi non va bene. Io credo fermamente nei miei valori, ho un mio nindo, se lo vogliamo chiamare così. Sono consapevole che in molti non lo condovideranno, ma se il mio stesso villaggio lo ritiene assolutamente inaccettabile, le cose possono davvero funzionare? Uno può fare compromessi, ma solo fino a un certo punto. Il tempo delle teorie fortunatamente dura poco, perché il kage inizia il suo discorso.

Lo ascolto in silenzio, stupita da tutto ciò che viene dopo la sua prima frase. Dice che va bene, che va bene davvero, dice di trovarsi in disaccordo con la Tsuchikage. Sono entrata in questa stanza aspettandomi di essere chiamata un fallimento o qualcosa del genere, e lui invece dice che ho mostrato di meritare il grado di chunin? Non posso vedere la mia faccia mentre mi parla, ma credo di poterla descrivere ugualmente. L'espressione composta si trasforma in una stupita, con la bocca leggermente spalancata nonostante tutti i miei sforzi di rimanere impeccabile. Poi, mentre mi riprendo dalla sorpresa, è la gioia a fare da padrona. Così, quando le labbra si chiudono, lo fanno in un sorriso ben visibile. Ancora qualche attimo e torno ad avere il contegno che si confà a una kunoichi, una chunin, addirittura. Dentro di me però sollievo e felicità continuano a darsi battaglia, e sembra addirittura difficile impedirgli di uscire fuori di nuovo. Il fascicolo lo afferro con un po' di timidezza, per poi leggere i documenti che sanciscono ufficialmente la mia promozione.
"La ringrazio per la fiducia, Mizukage-sama." dico infine, insicura su come ci si debba conportare in una situazione del genere. Aspetto qualche secondo nel caso mi voglia dire ancora qualcosa e, quando capisco che posso andare, mi alzo esitante, chino il capo per congedarmi, poi esco dallo studio cercando di camminare in modo normale, qualunque cosa questo voglia dire.

Pochi minuti dopo sono per strada, diretta verso casa, decisamente più felice di quanto non lo sia stata negli ultimi tempi. Non ho la presunzione di ritenere che quello che mi aspetta sia facile, ma quella speranza e quel po' di fiducia sembrano valere più di molti stipendi. A casa hanno visto la lettera, quindi sicuramente alla prossima occasione mi chiederanno come è andata. Sarà una conversazione molto più piacevole del previsto, penso con un largo sorriso, adesso che nulla mi impone più di tenerlo sotto controllo.
 
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view post Posted on 1/3/2020, 17:24     +1   -1
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prosegue da qui

La luce riverberata dalla nebbia è abbacinante, in contrasto con quella giallastra esalata dall'illuminazione elettrica della sala d'attesa.
La ragazzina si volta – forse per l'ennesima volta – a controllare il pavimento del corridoio da cui è arrivata, il battito cardiaco che non vuole saperne di rallentare: no, non ci sono orme sanguinolente, ha già controllato prima. Le suole si sono pulite per strada, mentre camminava dalle carceri alla Magione del Mizukage.

Sente la tracolla di pelle consumata stringerle leggermente il torace, mentre inala un respiro più profondo degli altri; istintivamente porta la mano destra al di sopra della spalla, a controllare che la cruna di Ago sia adeguatamente coperta di stoffa.
Ovviamente lo è.
Non vuole far sapere a tutto il mondo cosa porta in spalla, né ora... né probabilmente mai. Più ci pensa, e più se ne convince.

Deve starsene seduta su quella poltroncina marrone, si impone di farlo, camminare in cerchio davanti alla porta dello studio non sarebbe appropriato.

Appropriato...

Una parola proveniente da un passato che la frenesia dei giorni precedenti ha ridotto a brandelli, pezze tarmate, che tuttavia forse potranno tornare utili per connettere assieme i tasselli di quello che ha oggi tra le mani. È ancora tutto così nuovo, quasi inatteso, anche se è sicura di essere sempre lei: lei quella dell'Accademia, quella col ragazzo storpio che beve succo di frutta drogato in una sala da tè equivoca, la stessa che si butta sugli studi medici per dimenticare lo stesso ragazzo storpio che ha deciso di disertare prima e ammazzarsi poi, che non vede amici da un'eternità, arsa viva nel ventre di una statua infernale, rinata per miracolo e per poco non divorata dalla sua stessa urgenza di trovarsi un posto, in quell'isolotto umido che ha chiamato casa.

Appropriato non è una brutta parola.
Le regole ci vogliono in tutto: per quanto sua madre sia stata una zavorra in molti aspetti, quello in particolare – se utilizzato con criterio – avrebbe potuto esserle utile, uno strumento per plasmarle attorno il mondo nel migliore dei modi, cioè il più efficiente.
Appropriato è non sporcare, certamente, perché il pulito è obbiettivamente più gradevole dello sporco, sia a livello visivo, che olfattivo, che tattile; pulito è igienico. Pulito sta bene con l'equilibrio e col limite. Il Limite è una cosa buona perché... perché fuori c'è l'imprevisto, il caos.
Sono cosucce spiacevoli, quelle.
Limite è quello che le ha posto Hayate Kobayashi, nel selezionare le sue cavie.
Il Mizukage è il garante delle regole sull'isolotto umido che ha chiamato casa, custode dell'equilibrio, indi per cui le sue indicazioni sarebbero state quanto di più importante da seguire.

Le più appropriate, in sostanza.

Appropriato...
ha il sapore di essere qualcosa che va al di là del moralismo carico di patetismo che alberga negli individui più sensibili - o quelli che ritengono di esserlo, o quelli che desiderano sembrarlo adottando quei comportamenti ritenuti propri della categoria. Oppure è qualcosa la cui carica morale è tanto universalmente accettata, da apparire come un'entità collocata al di sopra della sensibilità, dell'educazione o della cultura del singolo. Non è “bene”, né “male”. È solo... appropriato.
Adeguato.
Nel posto giusto, al momento giusto.
Se si fosse messa a tagliuzzare cadaveri di onesti cittadini della Nebbia, ad esempio, ne avrebbe in qualche modo dissacrato l'integrità fisica, che agli occhi dei più costituisce l'ultima dignità concessa a un morto – che in quanto deceduto, non può comunque goderne. In sostanza, non si tratta tanto di rispettare il cadavere, quanto di tenere in debita considerazione sentimenti di chi conosceva il corpo in questione, quando ancora era in vita: anch'essi onesti cittadini di Kiri.
Quelli che comportandosi in maniera adeguata alle leggi, fanno sì che l'equilibrio perduri nel Paese, e che esso non sprofondi nel caos.
Tutto sommato, quello che le è stato chiesto è di rinunciare a un gesto che porta squilibrio, in cambio del mantenimento di un equilibrio più grande della sua vicenda personale; cosa che curiosamente va a sposarsi con tutti quegli assunti che gravitano attorno all'amore per la patria, il timore dei Kami, la pietà verso i defunti e più in generale attorno a ciò che è buono e bene fare.
L'altra faccia della medaglia è relegato ai margini e rapidamente dimenticato, attribuito a un “loro” contrapposto al “noi” - che è sempre meglio – e prontamente giudicato, condannato, esorcizzato.

Mentre è stata immersa nel flusso di coscienza che è scaturito da una banale riflessione sullo sporco per terra, il tempo attorno a lei è trascorso, scivolando via silenzioso come ha sempre fatto: si trova a carezzare piano la pelle morbida e consumata della poltroncina, lo sguardo perso nel vuoto, finché un rumore ovattato non le fa drizzare le orecchie.
Si sta sbagliando, o qualcuno nell'ufficio del Mizukage sta camminando verso la porta?



CITAZIONE
Urako ha piccoli schizzi di sangue rappreso un po' dappertutto addosso, ma non se n'è ancora accorta...
 
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view post Posted on 2/3/2020, 16:53     +1   -1
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Non si sta sbagliando: pochi istanti dopo vede la maniglia girare e la porta aprirsi. Appare la segretaria dello Juudaime, o meglio, una delle varie segretarie che si danno il cambio. Sente il suo sguardo addosso, come se stesse soppesando qualcosa nel suo aspetto, che onestamente le sfugge. Ha qualcosa sul naso?
Ammira il modo in cui le assistenti amministrative riescano sempre a curare la propria persona, dai capelli fino alle scarpe col tacco – abiti che dubita di riuscire a indossare senza sentirsi come un tonno preso nelle reti – per non parlare del trucco. Soffoca un sospiro e fa per alzarsi, quando nota un dettaglio spiacevole alle spalle della donna, proprio nello spiraglio apertosi tra i due pesanti battenti di legno lucidato: lo scranno che dovrebbe essere occupato da Hayate Kobayashi è vuoto.

È un niente, l'istinto segue la vista come il cane da caccia fa con la lepre: prima di riuscire a contenersi, ha già allungato il collo. Che il Mizukage si sia alzato a sgranchirsi le gambe? Che sia andato ad affacciarsi alla finestra?
“Oggi non c'è” - per poco non sussulta al suono della voce dell'impiegata, che si chiude la porta dietro la schiena e dà due rapidi giri di chiave.
“Come?” boccheggia interdetta, suonando forse un poco stupida; la replica arriva prontamente: “Beh chiaro, col Torneo Chuunin in corso è dovuto partire col resto della delegazione!”

Con la bocca aperta e senza sapere cosa rispondere, probabilmente Urako ora assomiglia più a un tonno bello e cotto - “... sono a Iwa” precisa la donna con tono accondiscendente e un poco divertito, avendo evidentemente intuito la dimensione delle lacune della visitatrice. “Coraggio, capita, quando si è pieni di lavoro” aggiunge consolatoria, mentre si incammina per tornare dietro al bancone di legno della portineria.
Un Torneo Chunin.
Per tutti i cadaveri cuciti a palla.

“... ma avevi appuntamento?”
La domanda arriva improvvisa, quando ormai la donna si è allontanata di qualche metro: si è voltata e le ha lanciato un'occhiata in tralice - “veramente no. Passavo per sistemare una faccenda in sospeso” confessa la chunin, alzandosi dalla poltrona tutta aggranchiata e coprendo più velocemente che può la distanza che la separa dall'altra. “Sapeva che sarei tornata entro un mese, ma non avevamo fissato il giorno esatto.”
Quella lì sarebbe più alta di lei anche se non indossasse i tacchi.

“Questo spiega perché non abbia lasciato detto niente” replica l'altra sbattendo le ciglia, rese piuttosto folte e scure da un paio di passate di trucco - “avrà dato per scontato che impiegassi un mese esatto, e di rientrare prima di quel momento. Per quanto le pubbliche relazioni siano importanti, non durano certo in eterno. Se è urgente sei ancora in tempo per raggiungerlo: non sarà semplice strappargli un paio di minuti per un colloquio, ma se è qualcosa di serio penso che ti sarà retta. È una persona piuttosto attenta, almeno per il momento... almeno finché non si stancherà di avere pile di carte da firmare e appuntamenti infiniti in agenda” commenta con una libertà che sicuramente non si sarebbe mai presa, se il padrone di casa fosse stato presente a pochi metri da loro; per di più – ma forse è solo un'impressione della ragazzina – sembra puntarle il dito addosso, come a voler indicare i suoi abiti.
Decide di non badarci troppo.

“D'accordo... e Roccia sia. Grazie e buona giornata...”
“A te! E buon viaggio!” cinguetta quella sedendosi dietro al bancone, ma Urako ha già la testa completamente presa dai preparativi che dovrà fare per un viaggio di quella lunghezza, e per di più in solitaria.
Tutte quelle elucubrazioni di pochi minuti prima, svaporate come la rugiada sulle margherite di Konoha quando il sole picchia forte.
È vero che potrebbe aspettare... in fondo solo dieci giorni o poco più... ma la sola idea di dover aspettare, di non poterne parlare con nessuno, il pensiero che non sarà tutto vero prima della sua ultima parola... lì, in quel momento, le fa venire voglia di schizzare fuori dalla sua stessa pelle, come una biscia a cui brucia il terreno sotto alla pancia squamosa.

 
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Studio del Mizukage - kn2yMMU Kiri
23 Dicembre 252

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All'attenzione di Kyōmei Yūzora, Juuichidaime Mizukage
Kirigakure no Sato


Vorrei spendere queste prime righe per esprimere vicinanza nei vostri confronti, Mizukage-dono. Ereditare il posto al vertice della catena di comando dopo un predecessore negligente, per presenza ed impegno verso il suo popolo, è un fardello che ci accomuna.
Negli ultimi anni, il rapporto tra i nostri Villaggi si è gradualmente fatto più teso, rimanendo appeso ad un filo sottile, rappresentato dalla volontà di entrambi le parti di evitare un conflitto aperto ed un conseguente bagno di sangue. Ne è testimonianza la corrispondenza tra il precedente Hokage, Akane Uchiha, e Hogo Kyūjo, il Kyudaime Mizukage. La presenza di Sabaku no Keiichi nel Consiglio della Foglia è stato un elemento che ha rischiato di incrinare in maniera irreparabile il panorama politico mondiale; in tal senso, la richiesta, portata sul tavolo delle trattative dallo stesso Kyūjo, di ricevere lo Shinigami per poter avere la sua testa mi è parsa più lungimirante del dissenso dello Yokai, che ha quindi deciso di tenere quella serpe in seno ad uno dei più alti seggi della Foglia. Inconsapevole che proprio quella scelta avrebbe sancito l'inizio del declino del suo governo.

Sarebbe inesatto asserire che io abbia sofferto quanto voi, in prima persona, a causa di Keiichi. Mi rendo conto che, purtroppo, le azioni di quel folle hanno causato danni incalcolabili al vostro Villaggio. Ciò che desidero, tuttavia, è prendere le distanze dall'operato del mio predecessore e comunicarvi che la vostra gente non avrà più motivo di temere la fama di quel cane, né l'ombra di una guerra con la potenza che per anni gli ha fornito stoltamente asilo.
Ho ucciso Akane Uchiha con le mie mani, prima di essere nominato Hokage. Con la sua morte, anche l'influenza dello Shinigami piomberà in un baratro oscuro, dove nessun altro dovrà più raggiungerla. Rimango consapevole che la fine del Terzo Hokage, successiva a quella di Keiichi, non potrà saziare la sete di giustizia alla quale la vostra gente anelava. Ciò nonostante, è nel mio interesse garantire che il mio governo non commetta gli stessi errori del precedente. In tal senso, desidererei poter affrontare un colloquio con voi, Kyōmei-dono, durante un incontro ufficiale. Magari - mi azzardo a suggerire - postumo alla conclusione del Summit al quale saremo chiamati a partecipare a breve.

L'intento di un simile incontro è, per quanto mi riguarda, discutere dell'attuale situazione dei nostri Villaggi e dissipare di conseguenza ogni dubbio relativo al passato. Forse il mio può essere considerato un eccesso di zelo, Mizukage-dono. Non vi biasimerei, se doveste pensarla in questi termini. Eppure, sono fermamente convinto della necessità di fare un passo indietro, rispetto ai nostri predecessori, così da poterne poi fare due in avanti. Gli uomini e le donne che hanno provocato questa situazione tesa fra Nebbia e Foglia sono ormai tutti morti, ma non per questo mi sento sollevato dal dovere di porgervi ufficialmente e personalmente le mie scuse, a nome dell'intero popolo che rappresento. Pur non essendo direttamente responsabile degli errori di Akane Uchiha, ritengo doveroso quantomeno ammettere che gran parte della colpa di questa situazione sia imputabile a Konoha, anziché a Kiri.

Per il bene della mia gente ho ucciso, Mizukage-dono. Più e più volte. Capirete dunque che un incontro formale con voi è il minimo che io possa fare, per evitare che i rapporti tra le nostre nazioni vengano ulteriormente esacerbati da un silenzio che riterrei negligente tanto quanto la presa di posizione dello Yokai.


Hyuga Fuyuki, Yondaime Hokage
Konohagakure no Sato

 
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view post Posted on 11/2/2022, 21:59     +1   -1
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Kiri, Studio del Mizukage.
22 Ottobre 252 DN.

Era passata si e no una settimana dal suo discorso in piazza e, per forza di cose, Yu si era gettato a capofitto sul lavoro arretrato, sulle pratiche aperte e sui documenti che attendevano sua approvazione o presa visione. Inutile dire che fossero una valanga! Era una fortuna che fosse un tipo a cui leggere piaceva, perché qualcun altro al suo posto si sarebbe fatto prendere da un coccolone alla vista di tutta quella carta che invadeva la scrivania. Una quantità insana, che tuttavia era stata perfettamente catalogata secondo tipologia, urgenza e tassatività. Oh, no. Non grazie a lui, questo era ovvio. Il suo merito era solamente quello di aver pensato a Kasumi, quando gli era stato fatto notare che avrebbe dovuto scegliere un'assistente. E chi meglio di un'archivista della biblioteca avrebbe potuto aiutarlo a tenere ordine, tra incartamenti, appuntamenti e pensieri? Precisamente: nessuno.
Era stato davvero singolare il modo in cui la kunoichi - che conosceva da una vita - aveva accettato quel nuovo incarico. Con la sua solita pacata raffinatezza tagliente, si era sistemata gli occhiali sul naso, mentre le iridi grigie scandagliavano lo studio da una parte all'altra.
Questa topaia non ti rispecchia per niente. Aveva sentenziato, usando la solita confidenza visto che erano soli. Lasciami un paio di giorni e te la sistemo a dovere. E come volevasi dimostrare, quel buco asettico e vuoto, totalmente privo di un briciolo di personalità, in un paio di giorni si era trasformato in un luogo decisamente più consono alle abitudini di Yu. Kasumi lo conosceva bene...lo dimostrava l'ampia libreria stracolma di libri e pergamene che copriva completamente due lati contigui della stanza e il grande tavolo posizionato lì nei pressi, munito di lampade a stelo e di un buon numero di sedie tutto attorno. Era davvero un bel vedere quell'angolo, ma a dirla tutta la kunoichi aveva fatto un lavoro eccellente con tutto quello dove aveva messo le mani fino a quel momento. Non voleva dire che sarebbe stato perso senza il suo aiuto, ma...era un sostegno essenziale, soprattutto nell'aiutarlo a destreggiarsi tra tutti quei documenti.
Osservò con cipiglio crucciato la pila di rapporti giornalieri sugli interrogatori di Manpeiko. Mentre la ricostruzione della Gabbia Bianca procedeva senza intoppi, quella dannata vecchia ancora non aveva sciolto la lingua. Ostinata come pochi, ma era solo questione di tempo prima che i nervi cedessero e con essi anche la sua ferrea volontà di opporsi. Appoggiò l'ultima relazione in cima al mucchio di carta, prima di passare al seguente argomento all'ordine del giorno. Prese dalle mani di Kasumi la cartella colma, aprendola per iniziare a visionarne il contenuto. Erano resoconti provenienti da tutto il Paese dell'Acqua sull'andamento del Morbo, ricerche effettuate dai ninja medici sullo stesso - attualmente ancora infruttuose - e i rapporti di missioni effettuate alle isole dell'est, patrocinate dalla Compagnia delle Isole Orientali. C'era anche la locandina con cui questo consorzio di commercianti si era presentato, nonché la raccolta delle testimonianze giunte proprio dagli abitanti di quella zona, rifugiati come profughi sulle coste dell’isola principale dell’arcipelago dell'Acqua in seguito ad un cataclisma naturale che li aveva colpiti. Lo stesso cataclisma, la cui coda aveva ridotto in ginocchio tutte le compagnie commerciali delle coste orientali. Inutile dire che la conta dei morti andava ad aggiungersi al già alto numero di quelli portati via dal Morbo, ma le voci dei sopravvissuti arrivati da est erano forse anche più inquietanti, passando dal semplice e più comprensibile maremoto, a fantasmi visti nell’acqua. Leggende e vaneggiamenti.


Che ne sappiamo di questa Compagnia? Chiese, mentre gli occhi scorrevano le righe di tutti quegli incartamenti e picchiettava nervosamente le dita sul ripiano.

Non molto in realtà. Sospirò la kunoichi. Sembra sia cresciuta molto in fretta, inglobando tutte le altre compagnie commerciali danneggiate dal disastro, con il duplice scopo di risollevare l’economia e portare avanti le ricerche per una cura nelle isole orientali. Secondo le dichiarazioni ufficiali, ha molteplici finanziatori e una sede nel Paese delle Onde.

Eeeeh…da zero a mito in poco tempo, mh?

Puzzava lontano un miglio quella scalata fulminea a consorzio commerciale e macropotenza marittima con monopolio totale della zona orientale. Non nascondeva che lo disturbasse non poco il fatto che i suoi shinobi si prestassero a quelle spedizioni quando sapevano così poco con chi avevano a che fare…e soprattutto chi c’era dietro. Perché era chiaro. Qualcuno doveva averci messo dei Ryo, parecchi, per poter permettere alla Compagnia di assorbire tutte le altre e gestire una flotta simile. Ed era in quel qualcuno che andava cercata la reale motivazione di quelle spedizioni. Di per sé quel consorzio di commercianti sembrava dichiarare quello che effettivamente stava facendo. I resoconti dei suoi shinobi che avevano partecipato a quelle spedizioni non tradivano scopi differenti. Quindi non c’erano effettive prove di nulla, se non quel senso di “sbagliato”, quell’impressione che stesse succedendo ancora. Che qualcun altro come Kyo Dan e Taisei stesse usando gli shinobi per i propri affari.
Gli sarebbe piaciuto sentire qualche altra opinione in merito, per capire se fosse solamente lui ad avere quel sentore o se fosse un sentimento diffuso. E qui si veniva ai prossimi punti all’ordine del giorno. Erano lì, pronti sulla scrivania, tutti contenuti in un paio di cartelle: una decisamente paffuta firmata da Jorogumo e una molto meno voluminosa, ma non per questo meno impellente. Tutt’altro. C’erano ben poche carte in merito, ma l’alleanza con Iwa era contemplata nella precedente legislatura di Kiri. Le notizie della sua carica dovevano essere iniziate ad arrivare anche alla Roccia, non faticava a pensare all’ira di Chiye Koizumi quando avesse scoperto di essere rimasta alleata con un paese politicamente instabile in quegli ultimi anni. Solo per miracolo il fato non aveva voluto che dovessero onorare il loro accordo di mutuo soccorso, solo l’emergenza del Morbo aveva permesso loro di volgere altrove lo sguardo senza concentrarsi laddove avrebbe causato il disastro. Allo stato attuale delle cose, dare per scontata quell’alleanza sarebbe stato un errore imperdonabile.


Kasumi, avvisa Kizu di andare a preparare due falchi. Fece, avvicinandosi calamaio e pennino, iniziando a pensare a come avrebbe dovuto mettere giù la lettera alla Tsuchikage. E passami la carta intestata, per cortesia.

Subito.

Rapida, Kasumi non si fece attendere. Recapitò l’ordine all’ANBU e portò a Yu i fogli perfettamente stampati con le insegne di Kiri. Due. A vedere il secondo quasi gli veniva il voltastomaco, lo stesso tipo di nausea che lo aveva assalito quando aveva letto quel malloppo che gli aveva consegnato il suo ufficiale. Tutta quella storia con il Raikage aveva dell’assurdo. Dal principio alla fine. Ma la cosa peggiore era che non si poteva dire avesse unicamente torto. Certo, ai suoi occhi se non avesse ben pensato di introdursi nel territorio dell’Acqua senza preavviso e camuffato, tutto sarebbe stato facilmente risolvibile. Tuttavia, benchè non fosse giunta notizia a Kiri del loro coinvolgimento con Kumo, non poteva non prendere atto del fatto che i Korekuta, anche se non segnalati ufficialmente nel Bingo Book ancora, fossero un gruppo sospetto e poco raccomandabile. Sicuramente un residuo della gestione poco attenta della precedente amministrazione…ma anche fosse stato altrimenti, francamente non si sentiva di mettere in croce il Tessitore per aver fatto tutto il possibile per salvare delle vite. Non erano eroi, loro, ma shinobi. Sfruttare un’organizzazione a proprio vantaggio rientrava nella cerchia di azioni possibili. Ciò nonostante, restava un bordello difficilmente sbrogliabile, era impossibile uscire da lì come unici vincitori. Tutti avevano ragione e tutti avevano torto in quella storia, restare in silenzio non avrebbe fatto altro che allargare una crepa, nata da incomprensioni e collisione d’interessi, fino all’inevitabile rottura. Era necessario agire rapidamente, nell’interesse di tutti: non era quello il periodo adatto per cascare preda di scaramucce simili.

« Questo Raikage è quell’umano che ha dichiarato al mondo di aver stretto un patto con un Bijuu, non è così? »
Proprio lui. Che c’è, sei geloso?
« Pff…non sono mica un idiota, io. So bene che una rivelazione simile avrebbe fatto di te un bersaglio e, di conseguenza, anche questo villaggio. »
Già…lo abbiamo visto cosa sono capaci di fare quelli del Kyo Dan. Tuttavia non penso che il Raikage avesse cattive intenzioni nel suo gesto. E’ stato solo…infinitamente ingenuo. Ma pazienza, sarà il nostro banco di prova per capire come reagirà l’opinione pubblica.
Rise la Volpe, con quel suo vocione cavernoso. « Sei una carogna. »
Non essere ingiusto. Sono solo moderatamente furbo.

Grattò la tavoletta d’inchiostro per creare la china, un gesto che lo aiutava a distendere i nervi e a cercare il livello di concentrazione necessario. Il rumore piacevole, ritmico, mentre il liquido nero aumentava denso e scuro come una notte senza luna. Solo quando fu soddisfatto, prese la penna che gli aveva regalato Takumi, intingendone la punta nella china. Cercare le parole giuste con l’una e con l’altro kage, in contesti completamente differenti, non fu facile. Era un po’ come camminare sulle uova, ma cercò di essere ragionevolmente paraculo con la sua alleata, tanto quanto aperto alla discussione con il Raikage, prima di consegnare i messaggi a Kasumi perché venissero spediti alle rispettive nazioni.
A lui, adesso, non restava che attendere.


Lettera alla Tsuchikage | Lettera al Raikage

 
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view post Posted on 12/2/2022, 22:47     +1   -1
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Iwagakure No Sato, 23 Ottobre 252 DN



Alla cortese attenzione di Kyōmei Yūzora, Juuichidaime Mizukage di Kirigakure No Sato
Spettabile Kyōmei-dono, anzitutto colgo occasione con la presente di esprimervi le mie più sentite congratulazioni per la nomina. Mi auguro che con il vostro preziosissimo apporto, Kirigakure possa risollevarsi a testa alta dalle problematiche lasciate irrisolte dal vostro predecessore.
Vi confesso che non mi sento nella posizione di criticare la scelta operata circa la modalità di approccio nei miei riguardi, come aver taciuto la vostra condizione interna e aver volutamente occultato l'assenza protratta del Kobayashi. A parti inverse, conoscendo perfettamente i rischi che avrei corso nell'esporre la Roccia, probabilmente avrei agito alla stessa maniera.
Avrei piacere di incontrarvi personalmente, per conoscervi e discutere con voi di questa e altre questioni lasciate in sospeso col vostro predecessore. In incognito. Non vorrei che i nostri e i vostri nemici possano carpire anche la minima informazione circa le nostre rispettive condizioni e spostamenti.
Incontriamoci nel Paese del Fiume, giorno 12 Novembre p.v.
Vi attenderò a Ryūshutsu, dove il canto della sirena risuona più forte.

Sinceramente vostra,
Koizumi Chiye, Sandaime Tsuchikage
 
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view post Posted on 13/2/2022, 17:47     +1   -1
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Kiri, Studio del Mizukage.
17 Dicembre 252 DN.

Gli occhi chiari osservavano fuori dalla finestra dell’alto palazzo, crucciati, innervositi. La nebbia che aleggiava all’esterno sembrava la medesima in cui ancora brancolavano tutti loro: fitta, incessante, ineccepibile. Quanto tempo era passato dalla sua missione a Yokohama? Più di due mesi, ormai. Tempo nel quale sia la cittadina, devastata dallo scontro, che la Gabbia Bianca erano state ricostruite e gli abitanti del borgo portuale erano tornati alle loro abitazioni con in tasca un lauto risarcimento per il danno economico subito. Eppure quello che aveva sulla scrivania era l’ennesimo rapporto fallimentare! Il leader del Kyo Dan ancora non aveva spiccicato una sola parola né per quanto riguardava l’organizzazione, né circa il Morbo, tanto meno aveva dato ulteriori informazioni sul coinvolgimento di Hayate Kobayashi in quella grana, oltre a quanto già conoscevano. La cosa stava diventando a dir poco ridicola e iniziava seriamente ad essere stanco di leggere quelle relazioni simili l’una all’altra se non per lievi e ben poco incoraggianti differenze. Certo, sembrava che ormai la donna fosse allo stremo, che lentamente ed inesorabilmente stesse mollando la presa, ma il fatto che la Squadra Speciale non fosse ancora riuscita a cavare una sola parola da quella bocca con i metodi tradizionali, di cui Yu conosceva bene i requisiti, lo lasciava perplesso. Era già da qualche giorno che accarezzava un’idea, forse rischiosa, ma che a suo dire avrebbe potuto essere una buona leva per muovere un po’ le acque. Conosceva le abilità dello shinobi in questione, le aveva provate sulla sua pelle…e in quella circostanza avrebbero potuto fare la differenza. Restava comunque un azzardo, in quanto l’interessato, nonostante fosse portato decisamente più di lui per un ruolo simile, sarebbe stato piazzato sul banco di prova di uno squalo. Una vera e propria prova del fuoco…ma magari con un piccolo supporto avrebbe potuto funzionare. Ci pensò su ancora un po’, osservando il villaggio plumbeo che si estendeva sotto di lui. Fino a quando non si decise a chiamare il Capo ANBU: in base a cosa gli avrebbe detto, avrebbe valutato se mettere sul tavolo quella puntata, oppure no.

Shika! Osservò nel riflesso della finestra la nuvola di fumo con cui Fuyu no Yuki apparve nella stanza, e ancora prima che finisse di diradarsi, lo incalzò. Ci sono novità con la nostra sgradita ospite? Non servì un genio, né tanto meno poter osservare il viso dell’ANBU sotto la sua maschera da caribù, per capire che la situazione fosse ancora invariata. Era teso, i muscoli contratti, le spalle rigide…la frustrazione repressa con cui il suo sensei si era presentato da lui alla sua chiamata, era più loquace di qualsiasi parola avesse pronunciato di lì a poc’anzi. Era chiaro che nemmeno lui si aspettasse da Manpeiko una resistenza così marcata.

Due mesi senza progressi. Ammise infine, un velo d’irritazione udibile dalla voce ovattata dalla copertura candida. Vorrei poterti dire che siamo ad un punto di svolta, ma mentirei. Quella donna sta mettendo a dura prova anche i miei uomini migliori.

Kuso…ostinata come pochi. Si volse finalmente verso Shika, tornando alla propria scrivania col viso scuro. Sedutosi, puntellò i gomiti sul piano e incrociò le mani davanti alla bocca. La sua irritazione era palpabile, così come la preoccupazione che da tutta quella faccenda potessero restare con in mano un pugno di mosche. Non ne faceva una colpa alla Squadra Speciale, certo era che quella sacerdotessa aveva davvero un bel nerbo per possedere ancora la forza di resistere. Forse era davvero il momento di cambiare registro…ci pensò a lungo, chiudendosi in un silenzio teso e fermo come l’acqua di uno stagno. Finchè non sospirò, slacciando le mani per fare in modo che una scendesse sotto la scrivania ad aprire un cassetto. Ne tirò fuori una maschera da gatto, finemente decorata da tratti simili a fiamme stilizzate, che porse a Shika. E se facessimo provare lui? Propose, senza specificare chi fosse quel “lui”, certo che non ve ne fosse bisogno: Fuyu avrebbe capito facilmente. Sono sicuro possa esserti d’aiuto più di me in questo ambito. Certo, sarebbe il suo banco di prova e farlo iniziare con una teste come Manpeiko è rischioso, tuttavia…a questo punto tanto vale provare a scommettere.

Fuyu afferrò la maschera, iniziando a rigirarsela tra le mani, soppesando la proposta di Yu, il viso, coperto dalla copertura munita di palchi, piegato ad osservare l’oggetto che il Rosso gli aveva consegnato, perso in pensieri la cui natura era oscura anche al suo giovane interlocutore.

Un azzardo non diverso da quanto ti chiesi io quando, dall’altro lato del tavolo, sedeva Netsubō Ikari. Riconobbe infine. Oggi come allora, voglio fidarmi di te.

Apparve chiaro a quelle parole che, se fosse stato per lui, Takumi non avrebbe mai varcato la soglia della sala degli interrogatori di Manpeiko e che se Fuyu accettava quella possibilità era solamente perché si fidava dell’intuizione di Yu. La medesima che aveva portato lui a scegliere il Rosso, quella volta di diversi anni prima. Tanto che il giovane Mizukage si ritrovò a dire Ho imparato dal migliore quasi come a giustificare quella sua scelta ad orecchio inesperto, ma in realtà era chiaro che quelle parole custodissero ben altro. Orgoglio, ammirazione, affetto. Un baluginio, prima di riprendere il discorso. Il nome in codice è Kasha. Un’identità per nulla scelta a caso. Le leggende dipingevano i Kasha come degli yōkai-gatto, che trafugavano i morti dai funerali e che, occasionalmente, venivano impiegati come messaggeri o servitori degli Inferi. Fammi sapere quando predisporrai il tutto, manderò anche il Tessitore in seconda battuta. Un aiuto può fare comodo e poi…vorrei capire se quei due possono collaborare almeno un po’. Ho intenzione di portarli con me a Sora no Kuni.

Fu come se improvvisamente Fuyu si fosse abbassato di tre dita, come se un peso enorme gli fosse improvvisamente gravato sulle spalle, una volta metabolizzata quella notizia. Immagino la ragione per la quale tu abbia scelto loro, anziché me. Disse. Ed era semplicemente questo: reale comprensione e accordo per la decisione presa. Non c’era né rimprovero, né invidia o gelosia.

Gomenasai, mi trovo costretto ad abusare della tua esperienza. Era davvero solo questo. L’uomo aveva sorretto Kiri per anni, in assenza di un Mizukage, sapeva meglio di tutti loro messi assieme come occuparsi del Villaggio. Yu comprendeva il peso di quella responsabilità, ma infondo si sarebbe trattato solo di qualche giorno, questa volta.

Un cenno del capo.
Vedrò di predisporre l’incontro fra Kasha e la prigioniera quanto prima, Mizukage-sama.

Kami…faceva davvero fatica ad abituarsi a sentirsi chiamare da lui - come tanti altri, ma da lui in particolare - in quella maniera. Forse fu per questo. Forse fu per questo che, nel momento in cui Shika stava per andarsene, lo trattenne in quella maniera. Forse fu per questo che si sentì quasi in dovere di ricordargli che avevano ancora delle cose da fare e le avrebbero fatte.

Ah, Shika. Anzi…sensei. Lo chiamò, correggendosi subito per chiarire al suo interlocutore con chi stesse veramente parlando. E poi, infondo, erano soli in quel momento. Tieniti un giorno libero per quando questa storia del Summit sarà finita. Non mi sono dimenticato della bambina.

Lo sentì ridacchiare da dietro la maschera. Servirà più di un giorno, ragazzo mio. Ah ecco, così era già meglio. Ma non è un problema, in fondo non devo più chiedere un giorno di permesso per seguire una peste. Mi basterà rispondere all’ordine del mio Kage per trovare tutto il tempo che sarà necessario.

Sparì in una nuvola di fumo, immediatamente dopo, senza nemmeno avere modo di sentire la risata che sarebbe scaturita del giovane a quelle sue parole. Peste lo chiamava. Beh, in effetti doveva essere stato un tipetto davvero parecchio impegnativo. Alla luce di questo, avrebbe dovuto dire a Fuyu che, semmai un giorno avesse trovato un altro ragazzino combina guai da voler proteggere e questi si fosse cacciato in un pasticcio delle stesse dimensioni di quelle in cui era finito lui, avrebbe potuto parlarne col Mizukage liberamente, prima di macchiarsi com’era accaduto. E chissà…magari anche Yu un giorno o l’altro avrebbe avuto qualcuno da appellare a quel modo. Peste. Gli venne da sorridere come un idiota, mentre era lì da solo - Kasumi aveva mezza giornata libera - pregustandosi, forse ingenuamente, quando avrebbe potuto godersi un momento di sana spensieratezza. Con Yukinko restaurata tra le mani e il suo sensei di sempre nuovamente nel ruolo che più di tutti, ai suoi occhi, gli calzava a pennello.
Ma prima di questo, c’era l’impellenza di quel Summit, indetto dal nuovo Daimyo, Yurei si chiamava, di Sora no Kuni. Un invito ufficiale era arrivato a Kiri giusto un paio di settimane prima, quando le notizie della fine dei disordini in quel del Cielo avevano iniziato ad arrivare anche sul loro arcipelago. Un cambiamento epocale per quella nazione precedentemente chiusa, che ora apriva i cancelli a tutti gli altri Paesi indicendo una manifestazione che aveva del grandioso. Si sarebbe tenuta niente popò di meno che al Tempo di Chishiki, in occasione del nuovo anno.


« Si fa chiamare Tenshi questo Daimyo, è una coincidenza divertente non ti pare? » Fu sibillino Kurama, riferendosi al modo in cui Yoyuki si era riferito a Yu durante la liberazione di Momiji dalla Corruzione.
Se vogliamo fare a gara di coincidenze anche il Paese di cui è a capo ha gli stessi kanji con cui è scritto il nome di mia madre, nonché uno di quelli che compongono il mio.
« Pff…saputello! » Brontolò, prima di farsi influenzare dalle emozioni che si agitavano nell’animo di Yu. « Sarà un viaggio interessante. »
Non vedo l’ora! Ho contemporaneamente una paura terrificante che una curiosità che mi mangia vivo! Sai…gli altri kage, i giudizi, le impressioni. Ma dall’altra parte sono elettrizzato. Non ho mai partecipato a nulla del genere! E poi hai sentito parlare anche tu della biblioteca, no? Dicono sia enorme! Kasumi mi invidierà a morte.
« Ahahahaha, calma i bollenti spiriti ragazzo! C’è ancora tempo prima d’essere così euforici. Quindi pensi di portarti LinguaLunga e la Bambina Invisibile? »
Se passano l’esame di compatibilità senza azzannarsi troppo.
« Perché, se non lo passano? » Rise. « Tu vuoi loro. Lo so bene. »
Chi è adesso che fa il saputello, mh?


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Kiri, Studio del Mizukage.
23 Dicembre 252 DN.

Si accorse che Kasumi era sul bordo del campo di allenamento solo una volta che aveva finito la sua sessione giornaliera. La kunochi era rimasta in silenzio e non lo aveva interrotto fino al termine dei suoi esercizi, ma era palese vi fosse qualcosa di urgente se si era presa la briga di raggiungerlo lì, invece che attenderlo come ogni mattina in studio. Non vi fu nemmeno bisogno di chiederle il motivo specifico della sua presenza, Yu le passò accanto raccogliendo l’asciugamani per tergersi il sudore dal viso, rivolgendole un’unica domanda: Ci sono novità? A cui, la donna rispose con un deciso cenno del capo, gli occhi grigi risoluti dietro le spesse lenti dei suoi occhiali.
Una doccia veloce fu l’unica cosa che si permise, prima di raggiungere la propria scrivania, dove un plico corposo, ad alta priorità, riservato alla sola lettura del Mizukage, nonchè controfirmato da Shika, attendeva la sua presa visione. Sapeva cosa c’era lì dentro, ancora prima di aprire la copertina della cartella. Tenere a bada la smania di leggerne il contenuto, in favore della lucidità mentale più adatta con cui poterlo fare fu difficile, ma riuscì a non farsi travolgere dall’impazienza dandosi la calma necessaria con cui affrontare l’argomento.
Gli occhi chiari scorsero avidi sulle righe fisse delle pagine del rapporto. Occhi che si fecero via via più cupi e crucciati, con l’aumentare della quantità di relazione letta. Stando alle dichiarazioni di Manpeiko, sembrava, infatti, che Hayate fosse andato lui stesso a cercare la donna, una volta saputo che non fosse più a capo dell’organizzazione, per ottenere informazioni utili sulla natura dei Jinchuuriki, creature la cui esistenza era già nota alla sacerdotessa, tanto che all’interno del suo gruppo avevano anche cercato di identificarne qualcuno. Sebbene inizialmente il Juudaime Mizukage non avesse fatto menzione di Yu, quella barriera cedette nel momento in cui Manpeiko confessò di aver lasciato il Kyo Dan in fase di scisma interno. Pareva, infatti, che l’organizzazione si fosse divisa in due gruppi: tra chi considerava i Jinchuuriki dei messia e chi li vedeva come delle aberrazioni. La donna non si ritrovava in nessuna delle due visioni, credendo piuttosto che la verità risiedesse nella volontà dei Bijuu e per questo le serviva studiare una Forza Portante da vicino. Fu a questo punto che Hayate chiese il suo aiuto, confermando che Yūzora era legato a Kurama e accettando la proposta della donna di affidare a lei il Jinchuuriki per poter venire a capo della questione. Hayate, però, in seguito a quella volta non sarebbe più tornato e per questo Manpeiko avrebbe deciso di farsi avanti da sola. Sembrava che per identificare il portatore di Kurama avesse utilizzato un manufatto particolare, ora confiscato per essere studiato e che non avesse idea di chi fossero gli attuali leader dei due rami del Kyo Dan.
Cosa ci fosse di vero in quelle parole era tutto da verificare. Francamente trovava poco credibile che Hayate si fosse avvicinato a lei, a una che era stata il capo del Kyo Dan, di propria volontà, dopo tutto quello che era accaduto a Fukagizu. Il Juudaime avrà avuto anche i suoi difetti, ma non gli aveva mai dato l’impressione di essere così facile da conquistare. E di certo non sarebbe stata l’ammissione della donna d’aver ormai tagliato i ponti con l’organizzazione a smuoverlo dalla propria posizione, tanto da vendere il nome di uno dei propri shinobi in quel modo. Forse la preoccupazione per Kiri avrebbe potuto…ma questo avrebbe semplicemente confermato che non si fidava di lui, quando non gli aveva mai dato motivo di non farlo. E poi c’era un’altra questione: gli risultava che Hayate si fosse allontanato dal Villaggio durante la Notte dei Mostri…per quale ragione non era tornato subito? Per quale ragione avrebbe dovuto dare precedenza all’incontro con Manpeiko, piuttosto che al rientro a Kiri, dove tutti lo aspettavano e avevano bisogno della sua presenza? In un periodo come quello, poi! No…c’era qualcosa che non quadrava in quelle dichiarazioni. Andavano verificate quanto prima.


«Pensi che quel cane possa avere le mani pulite? »
Non lo so…ma ci sono dei particolari che mi fanno storcere il naso, qui in mezzo. Che il mio nome sia saltato fuori da lui, in qualche modo, è certo. Ma che lo abbia fatto per le motivazioni rivelate da quella donna, mi sembra strano. Non mi fido abbastanza di lei da crederle sulla parola.
« Assennato da parte tua. Ma non farti troppe speranze, non vorrei rimanessi scottato dal marciume che alberga nell’animo umano. E quell’Albino non fa eccezione. »
Non lo farò. C’è dell’altro comunque.

Sembrava che nel mezzo di tutto quel gran spiegone su Hayate, Manpeiko si fosse lasciata scappare che una piaga come quella che stava mettendo in ginocchio il Continente nel loro attuale periodo storico, si fosse già presentata in passato con effetti del tutto simili. Nei suoi vaneggiamenti, asserì che fosse la punizione degli dei per l’arroganza degli umani. Ovviamente su quest’ultima affermazione Yu non si soffermò più di molto, i deliri di onnipotenza di quegli invasati ormai gli scivolavano addosso, tuttavia il resto del discorso ea interessante. Probabilmente qualche testimonianza era rimasta. Non scritta magari, il periodo in cui doveva essere accaduto era in un’era troppo precedente all’avvento della scrittura, ma c’era la possiblità che fosse stata tramandata qualche leggenda in merito, sia all’interno del Kyo Dan che tra la gente comune…forse in qualche monastero del Vento o rovina indigena dell’Acqua. Sicuramente avrebbe dovuto farsi strada col kama in una foresta di miti e dicerie falsate e ingigantite, ma magari qualcosa c’era.

Tu non ricordi nulla di tutto questo? Il Demone infondo, viveva da secoli o millenni.
« Mi sopravvaluti, ragazzo. » Fece lui, per poi proseguire. « Non ne so proprio nulla. Ma ad essere sincero, se non fossi stato con te, in mezzo alla gente, non me ne sarei accorto nemmeno questa volta. La vita di voi umani non mi ha mai interessato più di tanto, laddove non finiva per toccarmi direttamente…E poi ti ricordo che sono rimasto sigillato per un tempo scandaloso. »
Eeeeeh…e io che speravo di attingere alla tua conoscenza. Beh, vorrà dire che anche questa finirà tra le cose da verificare.

Il fatto che il Morbo fosse già capitato era una notizia non da poco. In qualche maniera dovevano esserne usciti anche gli antichi…forse cercando nel passato sarebbero riusciti a trovare una soluzione anche al male odierno. E una motivazione alla ciclicità di quello strano fenomeno. Anche se un legame con i Bijuu, al di là dei vaneggiamenti di Manpeiko, avrebbe potuto averlo davvero: lui non aveva accusato alcun problema, se escludeva l’incapacità di controllare il chakra. E lo stesso valeva per Takumi.
Sospirò, chiudendo la cartella e infilandola in uno dei cassetti della scrivania che chiuse a chiave. L’avrebbe spostato a breve in una di quelle scatole su cui solo lui poteva mettere mano: le informazioni contenute in quel fascicolo erano troppo delicate per abbandonarle in archivio. Stava per lasciarsi andare sulla poltrona, rilassando i muscoli e svuotando la mente dopo quell’indigestione di informazioni, ma si accorse che sulla scrivania era rimasto qualcosa: una lettera col sigillo di Konoha. Doveva essere rimasta nascosta sotto al plico dell’interrogatorio, per questo, non l’aveva notata di primo acchito.


E’ arrivata questa mattina. Si affrettò a specificare Kasumi. Deve provenire dal nuovo Hokage.

Già… Aveva sentito parlare di cosa era accaduto alla Foglia. L’eco di quella notizia ci aveva messo poco ad attraversare il mare che separava i due Paesi: Fuyuki Hyuga aveva ucciso l’impazzito Terzo Hokage, Akane Uchiha ed era stato eletto come nuova guida della Foglia. Un soldato pluridecorato che aveva dato la vita per il suo Villaggio. Nel vero senso della parola: aveva sentito dire che si era infiltrato di sua iniziativa in Akatsuki, ma che la Sandaime aveva in seguito approvato la cosa…salvo poi essere partecipe, assieme a tutto il Consiglio di Konoha, della punizione infertagli una volta rientrato al Villaggio. Un marchio, un sigillo, mortale se si fosse tentato di levarlo. Pareva che in quell’istanza Sabaku no Keiichi avesse proposto di giustiziarlo, ma che alla fine si fosse optato per altro…Tsè. Proprio quell’infame dava aria alla fogna che si trovava come bocca. Pazzesco.
C’era da dire che Yu non conosceva molto Akane Uchiha. Vi era entrato in contatto, durante il VI Torneo Chunin, che si era tenuto a Kiri, quando aveva firmato il contratto coi Rospi, il cui legame si era spezzato a causa degli effetti del Morbo. In quell’occasione, ci aveva parlato il giusto, ma non gli aveva dato impressione di essere una squilibrata. Certo…non aveva l’ardire di poterla giudicare da quel quarto d’ora e, a dirla tutta, era più dispiaciuto per Hikari e i Rospi che altro. Ma erano comunque cose relative, il fatto che gli fosse giunta una lettera dal nuovo Hokage era curioso. I rapporti tra i loro Villaggi erano stati piuttosto tesi negli ultimi tempi a causa di scelte discutibili da parte del governo della Foglia, quindi era proprio curioso di leggere che cosa avesse da dire Fuyuki Hyuga in proposito.Scorse le righe con interesse crescente, trovando il nuovo leader di Konoha particolarmente ragionevole e coscienzioso su quel tema. Inutile dire che si trovasse d’accordo sul fatto che un silenzio reiterato sarebbe stato negligente da parte loro, tanto quando lo sarebbe stato il suo nei confronti dei Raikage, quindi fu piacevolmente stupito. Questo Hokage aveva fatto quello che lo Yōkai di Konoha non aveva osato in due mandati di Mizukage a Kiri. Quanto meno aveva compreso la gravità della situazione stazionaria che era nata tra le loro nazioni, questo bisognava dargliene atto.

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Si adoperò, quindi, per rispondere alla missiva quanto prima. Kasumi gli passò la carta intestata e lui si allungò in cerca della sua fidata penna che, in questo caso, fece meno fatica a scorrere sulla superficie ruvida rispetto a quelle scritte di suo pugno precedentemente. Terminata, la chiuse facendo colare qualche goccia di ceralacca blu, imprimendo su di essa il sigillo del Mizukage, prima che si asciugasse. Soffiò un po’ sulla cera prima di passare la missiva a Kasumi.

Falla partire quanto prima, ma lascia riposare il falco che è arrivato da Konoha, mandane uno fresco. La kunoichi fece per uscire, diretta alla voliera, ma Yu la fermò prima che posasse mano sulla maniglia. Ah, Kasumi. Fai venire qui Harada Takumi, Jorogumo e Fuyu no Yuki. All’occhiata truce della donna, la domanda fu automatica. Qualcosa non va?

Ho sentito dire che la biblioteca di Sora sia immensa. Ma a livelli esorbitanti. Per una bibliotecaria come me, vedere un posto simile sarebbe come raggiungere il Takamagahara. Ammise, con una certa nota gelosa nella voce e lo sguardo tagliente. Mi rode non poter venire!

Eeeeeh, lo sapeva. Fuyu avrà bisogno di te. Posso prometterti però che ti farò un resoconto dettagliato. E poi nessuno ci vieta di tornare, un giorno o l’altro.

Sbuffò. Non fare promesse da marinaio, Mizukage-sama. Si volse, appoggiando infine la mano sulla maniglia. Però sì.., per favore, raccontami tutto quello che vedi!

Ryōkai-desu! Una risata, mentre la kunoichi lasciava definitivamente la stanza e lui restava solo, in attesa dei suoi Consiglieri. Il viaggio a Sora era vicino, era il momento di rendere noto a tutti, quale fosse il compito di ognuno.


Lettera all’Hokage

 
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view post Posted on 13/2/2022, 21:31     +1   -1
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Kumogakure no Sato, 24 Ottobre 252 DN


All'attenzione di Kyōmei Yūzora, Juuichidaime Mizukage di Kirigakure No Sato

Ammetto che avrei voluto mettermi in contatto con voi da tempo, ma ho aspettato per via di alcuni impegni che hanno richiesto la mia attenzione. Apprendendo poi del cambio avvenuto di recente, ho pensato che fosse più corretto lasciarvi il giusto tempo per prendere le redini del villaggio. (Per esperienza posso dire che non è facilissimo!)
La mano sta benone, grazie per l'interessamento! Anyways, posso dire che la situazione creatasi mi ha portato grande tristezza, soprattutto per le vite di quelle povere persone. Sono ben consapevole che il Tessitore stesse svolgendo l'incarico assegnatogli e per questo ho anche compreso le sue azioni. Come dissi proprio a lui, sono più che propenso a mettere in piedi un'alleanza tra le nostre forze per far fronte alla minaccia che si è abbattuta sulle vostre coste quell'infausto giorno.
Devo ammettere che le lettere non sono il mio forte, quindi anche io gradirei un incontro con voi. Potremmo incontrarci lungo la strada per Sora, il 29 Dicembre al paese della Pioggia. Se il giorno è di vostro gradimento, concorderemo un luogo preciso in cui incontrarci.
Attendo il momento in cui potremmo stringerci la mano.

See yà!

Eiji Imai
Rokudaime Raikage


 
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view post Posted on 14/8/2022, 15:04     +1   +1   -1
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Kumogakure - 10 Gennaio


All'attenzione degli stimati Kage, del venerabile Tenshi e del rispettabile Daimyo del Ferro.

Vi scrivo per richiedere un secondo incontro, simile a quello avvenuto a Sora. Nel corso del mese Kumo ha potuto appurare diverse cose in merito ai movimenti dell'Impero o Repubblica che dir si voglia.
Informazioni importanti ci sono state taciute e movimenti sospetti stanno avvenendo proprio sotto al nostro naso. Ho ragione di credere che l'attacco sia molto più vicino di quanto non si possa pensare ed a confermarlo ci sono alcune informazioni rinchiuse in uno degli anelli di Akatsuki che abbiamo recuperato dopo il Summit.
Perdonate se sono vago, ma non voglio rischiare che queste missive finiscano in mani sbagliate.

Vi aspetto entro e non oltre il 20 Gennaio. L'incontro avrà luogo il giorno seguente e si terrà a Kumo. Tutti i partecipanti saranno sottoposti a controlli prima del loro ingresso, il motivo penso sia ovvio.

See y'all soon.

Ps. Questa parte della lettera arriverà solamente a voi Yūzora -dono.
Spero che questa lettera vi trovi in salute e che le questioni di Kage non vi stiano sommergendo come spesso capita a me.
Vi scrivo questa parte privata per rendervi conto di una cosa. Molto probabilmente l'attacco potrebbe arrivare dalle isole, le stesse isole da cui sono arrivati quei mostri sulle vostre coste. Stiamo indagando per cercare di capire se ci possano essere collegamenti tra il Clan Ashura e la Repubblica. Questo ovviamente non vuole essere un modo scavalcarvi, ma anzi di raccogliere più informazioni possibili da mettere davanti a tutti, nel caso in cui fosse effettivamente necessario.
Vi chiederei di aiutarci in queste indagini, nella speranza che non diano come risultato quello di dimostrare una collaborazione delle due fazioni.
Immagino che lo abbiate capito, ma ho scritto il tutto in privato perché non ho nessun interesse a mettere in mostra davanti a tutti informazioni private di Kiri. Vi posso dare la mia parola che, nel caso in cui le indagini non portassero a nulla, non una parola verrà fatta riguardo alla questione dai ninja di Kumo durante il Summit o altrove.

Spero di vedervi presto a Kumo.

Eiji Imai
Rokudaime Raikage




Edited by 'nD - 18/8/2022, 20:16
 
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