Nulla sembra trasparire dal volto del suo aguzzino, il viso una maschera imperturbabile, muro invalicabile dietro cui riesce magistralmente a nascondere le emozioni, ciò che gli passa per la testa... Ah, si ritrova, per la prima volta dopo quanto? Anni, forse? A rimpiangere le sue ormai perdute capacità telepatiche. Eppure, ciononostante, sa essere ancora un fine osservatore e la nota, oh se la nota, l'espressione indispettita difronte alla sua mano che, ferita, grazie alle arti mediche, sta pian piano risanandosi sotto il suo sguardo. È un immortale, certo, ma a differenza di Eiji e Shiroko, sembra non avere la minima conoscenza sulla manipolazione del chakra, sui benefici che questo può procurare al corpo, se giustamente incanalato. Buono a sapersi, pensa il biondo, rimasto in silenzio.
La ferita alla mano continua ad emettere sottili fili di fumo, segno inequivocabile di come la guarigione stia procedendo: tossicità del sangue rientrata nei normali parametri, microfratture alle ossa saldate, non restava che rimarginare il resto dei tessuti danneggiati... Se non fosse che, inaspettatamente, un vuoto allo stomaco lo assale, mentre il suo corpo cade a piombo, libero dalle cinghie che lo tenevano imbrigliato al tavolo di tortura. L'istinto agisce prima della ragione, le mani si protendono verso il pavimento, per evitare che sia la testa la prima ad impattare contro la gelida pietra, ed ecco che la microfrattura al metacarpo, fresca di saldatura, diventa una bella frattura composta. Inutile dire che dalle labbra del giovane biondo iniziano ad uscire i peggio improperi, rivolti non si sa bene verso quale divinità. Difficile stabilire quale, perché si raggomitola per qualche secondo su se stesso, tenendosi la mano dolorante, il suono della voce smorzato.
Ci vogliono alcuni secondi, affinché si riprenda dalla botta: seduto sui talloni, Kaccahn si tiene la mano, stretta in grembo, intensificando l'afflusso di chakra per permettere la guarigione.
La lingua batte dove il dente duole, cita il detto, e come dar torto.
??? Se non hai da offrire all’uomo, non puoi offrire nemmeno al Sommo. E non sarà certo il Servitore del Sommo a fare la figura di uthuvi, a portargli davanti uno che arriva a mani vuote.
Kacchan Yamanaka Lo trovo più che giusto...
Risponde il biondo, sospirando di sollievo non appena il chakra lenitivo medica la mano: le spalle si rilassano, il viso meno tirato dal dolore, e lo Yamanaka si rimette in piedi, saggiando la mobilità della mano lesa: non che gli serva, in quel momento, ma studiare la reazione dello jashinista alle sue capacità
rigenerative è un sorso di bibita fresca in una calda giornata estiva. Un piccolo piacere che non può far a meno di godersi.
Kacchan Yamanaka Evitiamo di perdere ulteriore tempo, allora, e passiamo subito al dunque. Vuoi avere conferma del fatto che io possa parlare con gli... efile? É così che li chiamate? Bene, ma ho bisogno di sapere, da te, alcune informazioni...
Chiede serio, incorciando le braccia al petto.
Kacchan Yamanaka Per sincerarti del fatto che quello a cui assisterai non sarà una fregatura, ho bisogno che sia tu a dirmi con chi, degli efile che tu conosci, comunincare: mi serve sapere un nome, una descrizione, quando è morta... Insomma, un dettaglio utile che mi permetta di estrarre, dalla massa, lo spirito che ci serve. Già il fatto che selezioneremo qualcuno di tua conoscenza, restringe la cerchia di indagine, ma...
E, così dicendo, lo indicò con un palese gesto della mano.
Kacchan Yamanaka Sei immortale, hai calcato su questa terra un numero, per me, imprecisato di anni... Capirai bene che sarebbe difficile riuscire a estrapolare qualcuno, considerato l'enorme lasso di tempo della tua vita. Certo, potrei farne anche a meno, tirarne fuori uno a caso, ma... Non ho idea di quali spettri ti porti dietro e, se non prendo quello giusto, c'è il rischio che possa venir sopraffato o peggio...
Così dicendo, si avvicina al tavolo del torturatore, in cerca di qualcosa di utile con cui poter scrivere a terra: avesse avuto le sue sigarette, tutto sarebbe stato più semplice, poiché avrebbe utilizzato il fumo come mezzo per collegare il suo spirito a quello dello jashinista, in modo tale da
registrare una coordinata, ma senza...
Kacchan Yamanaka Ti spiego come funziona: io adesso andrò in meditazione, in modo tale che possa congiungermi con l'efile che ti interessa e tu potrai fargli alcune domande, di cui solo tu puoi conoscere l'autenticità della risposta. In questo modo avrai conferma della veridicità delle mie capacità e che io non ti stia prendendo per il culo. Solo una cosa, però...
E, così dicendo, trovò una grossa siringa fra gli oggetti sparsi in giro.
Kacchan Yamanaka Di solito uso il fumo come mezzo per collegarmi... E no, non è marijuana o qualche sostanza stupefacente, è banalissimo tabacco... In questo caso, non disponendone, ti chiederei la gentilezza di fornirmi qualche centilitro del tuo sangue, quel poco che serve per potermi indicare le coordinate utili per rintracciare il nostro efile. Oh, e siccome voglio dimostrarti di essere estremamente collaborativo, nonché estremamente affidabile, voglio farti un regalo non richiesto.
Così dicendo mosse le mani a comporre alcuni sigilli e, alle sue spalle, in una nuvola di fumo apparve una sua copia carbone che, con un sorrisetto, salutò i presenti.
Kacchan Yamanaka Non so quanto tempo mi impiegherà, con le informazioni che mi dai, riuscire a far riemergere lo spirito, perciò ti lascio lui a farti compagnia...
Kacchan Clone Se avrai domande su quanto succederà al mio principale, sarò ben lieto di rispondere... O, se preferisci, potrei curarti quelle ferite, dato che dubito tu abbia capacità rigenerative come la mia...
E, così dicendo, con un sorriso sfrontato gli sventolò davanti alla faccia proprio la mano lesa.
Kacchan Yamanaka E se ritieni che la situazione possa rappresentare un pericolo alla tua persona, potrai ucciderlo. Così facendo il clone sparirà, il dolore causato dall'attacco si riverserà nel mio corpo, interrompendo immediatamente la meditazione... E qualsiasi cosa mi stia succedendo nel frattempo.
Se lo jashinista avesse accettato quel loro accordo, dopo aver prelevato un suo campione di sangue, lo Yamanaka, tagliandosi a sua volta il palmo della mano, avrebbe mischiato i due liquidi scarlatti, usandoli poi come inchiostro per disegnare alcuni sigilli sul pavimento, un disegno che, nel complesso, ricordava vagamente una rosa dei venti, il simbolo universalmente noto per orientarsi nello spazio, con al posto dei punti cardinali alcuni ideogrammi ad indicare le informazioni che lo jashinista gli avrebbe fornito, se intenzionato a farlo.
Dopo aver concluso, il biondo vi si sedette al centro, le gambe incrociate con i polsi poggiati sulle ginocchia. Un profondo sospiro e il giovane alzò lo sguardo sullo jashinista e il suo clone, che nel frattempo gli si era affiancato.
Kacchan Yamanaka Bene, ci vediamo a tra poco... Nel caso ci siano problemi, beh... Libero di spaccargli la testa. Lo so, sono insopportabile e, certe volte, me lo farei da solo...
Kacchan Clone Ehi! Non sono poi così male...
Non diede ascolto alle rimostranze mosse dal suo clone. Con un profondo respiro, chiuse gli occhi, iniziando a concentrarsi sul suo organismo, sui suoi ritmi metabolici, sul suo sistema circolatorio e nervoso. Lentamente il corpo si rilassò, le funzioni vitali ridotte al minimo, in uno stato di morte apparente, indotta in modo tale da permettergli di muoversi più facilmente verso la dimensione dove sapeva esserci tutte le anime di chi era defunto.
Kacchan Clone Oh, bene! il principale è bello che andato. Ora tocca a te: togliti la camicia e fammi vedere cosa si nasconde sotto quel bendaggio. Ehi, non guardarmi con quella faccia, non ho mica intenzione di saltarti addosso. Anche perché ci siamo già passati e non mi era sembrato ti fosse poi così dispiaciuto...
[...]
Quando riaprì gli occhi, non c'erano più fredde mura a circondarlo o lo sguardo del suo aguzzino a scrutarlo con sospetto. Il mondo, intorno a lui, aveva perso ogni parvenza di tonalità e colore, apatico ed immobile, privo di suoni, odori e qualsivoglia forma di colore. La Spiaggia si delineava d'innanzi a lui nella sua massima estensione, unico rumore presente l'infrangersi delle onde sulla battigia. Solitamente quella immensa distesa d'acqua era calma, piatta come una tavola, ma quel giorno, quasi a presagire quanto sarebbe accaduto, di li a poco, era in movimento, in un tenue subbuglio, a riflesso del suo stato d'animo irrequieto.
Il processo di riemersione rappresentava sempre un'incognita, per lui: già la sola ricerca dell'anima da far riemergere era un supplizio, se non aveva riferimenti dove cercare. Sussisteva il rischio che la stessa anima non volesse riemergere o, peggio, in troppe avrebbero cercato di annegarlo o riemergere in massa. Insomma, la bilancia dei pro e dei contro, di quell'operazione, pendeva sempre, drammaticamente, a suo sfavore.
Con un sospiro lo Yamanaka si alzò in piedi, scuotendosi i pantaloni per rimuovere la sabbia dal tessuto, più per un gesto automatico che per un reale bisogno. Tutto, in quella dimensione, era effimero, tranne forse la sua stessa presenza, ancora forte e tangibile, grazie al suo cuore che, seppur lentamente, continuava a battere nel suo corpo.
Si mosse verso l'acqua, torbida e impalpabile sotto i piedi nudi, avanzando sulla sua superficie per qualche metro, oltre la battigia. Sotto di se, tra i flussi della corrente, poteva intravedere tenui riflessi vorticare veloci lì dove il suo peso poggiava sulla massa d'acqua, generando piccole increspature che gli lambivano i piedi nudi. Le prime anime avevano iniziato, debolmente, a percepire la sua presenza e richiamare la sua attenzione, perché di queste era fatto quel mare sconfinato.
Si chinò leggermente, in modo tale da poter scorgere oltre la superficie, ma in quelle condizioni era impossibile riuscire ad identificare l'efile che cercava: doveva, necessariamente, spingere il suo corpo a produrre chiralina, incanalarsi e usare il sigillo di sangue come bussola con la quale orientarsi, ma voleva dire esporsi ulteriormente, agitare ulteriormente quelle acque già di per se turbate dalla sua sola presenza. Era un grosso rischio che era costretto a dover correre...
E, mentre dall'altra parte il suo corpo iniziava a presentare i primi sintomi dell'aumento di chiralina, iniziando a trasmutare il sangue usato per il sigillo in neri rivoli di catrame, la formazione di un piccolo mulinello nell'acqua gli indicò dove cercare, agitando, però, ulteriormente l'acqua sotto i suoi piedi. Lo raggiunse a passo spedito, scorgendo, in esso, diverse anime vorticare al suo interno, finchè.... Eccolo! Lì, al centro del mulinello galleggiava proprio lo spirito che cercava.
Ora non gli restava altro da fare che allungare la mano per afferrarlo e tirarlo su, ma l'acqua intorno a lui si era fatta estremamente vorticosa, le onde ad infrangersi sulle sue gambe, quasi a volergli rallentare i movimenti, aumentando di forza e altezza.
Doveva far presto, o avrebbe rischiato di venir sopraffatto dalla corrente impetuosa e venir trascinato dalle onde nell'abisso.