Die andere Seite, Quest di II Livello (Immortalità jashinista) per ArdynIzunya

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view post Posted on 6/11/2022, 12:25     +1   -1
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A Man of No Consequence

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La lotta è frenetica, tanto forsennata, ormai, che non si ha più il tempo di ragionare le proprie mosse. I movimenti, ormai, sono dettati dall’istinto, dal puro e semplice desiderio di sopravvivere all’assalto nemico: dove l’occhio intravede uno spiraglio di manovra, immediato agisce il braccio nel procedere all’azione, senza pensare troppo ad eventuali conseguenze. E Kacchan non ci pensa due volte ad agguantare l’uomo, approfittando della sua bocca aperta, le dita a stringere con forza i tessuti molli sotto la lingua, nel tentativo di far più male possibile, cercare di scardinare la mandibola.

E se è vero che ad ogni azione corrisponde una reazione, all’azione dello Yamanaka corrisponde quella dello jashinista: la bocca si serra con forza sulla sua mano, con una forza tale da sembrare una tagliola. E la mano, rimasta imprigionata, fa lo stesso, tetro, scricchiolante rumore che farebbe la zampa di una volpe rimastavi imprigionata. Le ossa delle dita si frantumano, la carne si lacera sotto la pressione tagliente degli incisivi che, candidi come la neve, baluginano nel bel mezzo del fiotto vermiglio che zampilla dalla ferita appena inferta. Il dolore gli si irradia lungo tutto il braccio, bloccandogli il fiato in gola, gli occhi completamente anneriti dalla chiralina grossi come biglie, tanto si spalancano… per poi richiudersi subito dopo, quando la ginocchiata lo colpisce dritto alla nuca, facendogli perdere i sensi.

[…]

???
Ricominciamo da capo, topo di fogna dell’ovest.
Kacchan Yamanaka
Oh, andiamo… Di nuovo!? Ok che mi piace essere legato, ma preferisco sia applicato a ben altri contesti….
Bofonchia stordito il biondo, sibilando a denti stretti quando prova a muoversi: la mano destra brucia come il più rovente dei gironi infernali, il dolore alle dita una stilettata continua, resa ancor peggiore dall’immobilità forzata a cui sono costrette, a causa del gonfiore dei tessuti danneggiati ed infiammati.

Non l’hanno medicato, come invece hanno fatto col suo aguzzino, ma non l’hanno nemmeno drogato, perché sente chiaramente il proprio chakra circolare liberamente, senza alcun tipo di intorpidimento. Chi fa da sè, fa per tre. Pensa lo Yamanaka mentre convoglia verso la mano ferita il proprio chakra, in modo tale da avviare il processo di guarigione: le fratture alle falangi iniziano lentamente a saldarsi, mentre, lì dove i denti hanno lacerato la carne, il sangue inizia a sfrigolare leggermente, segno di come globuli rossi, linfociti e piastrine, accelerati dal chakra curativo, stiano procedendo alla disinfettazione e suturazione dei tessuti lesi.

Inclina leggermente la testa, per cercare di dare un minimo di sollievo al fastidio che prova, dovuto alla posizione in cui è costretto, ma quel che ottiene è solo lo scricchiolare sinistro delle ossa cervicali. Lo scontro avuto con lo jashinista gli aveva sbattuto in faccia una situazione che faticava ad accettare: anche se fosse riuscito a liberarsi, nuovamente, dalle cinghie che lo costringevano su quel tavolo, non sarebbe mai riuscito a lasciare quella stanza. Quanto meno da vivo.
Kacchan Yamanaka
Infatti non faccio l’affarista…
Commenta, alzando gli occhi al cielo… o verso terra, dipende dalla prospettiva con cui si vuole guardare la cosa, visto com’è legato su quel tavolo… Per poi fissarsi in quelli color miele del suo carceriere, ora così maledettamente vicino. La tentazione di allungarsi per mordergli il naso è forte, giusto per ricambiare il favore, ma sarebbe un’azione suicida: se vuole davvero uscirne vivo, da quella situazione, non può far altro che assecondare le sue richieste… O almeno vedere fin dove vuole andare a parare.

Kacchan Yamanaka
A meno che tu non voglia usarli per guardarti le spalle quando pisci, o giocarci a biglie, ti sarebbero abbastanza inutili. I miei occhi non hanno niente di speciale, a differenza di un Byakugan o uno Sharingan. Sono normalissimi occhi come i tuoi, quella trasformazione che gli hai visto fare è semplicemente un effetto collaterale, una reazione allergica all’enzima che produco per fare quei giochetti con i quali ti ho intrattenuto prima.
Gli risponde, mentre prosegue, imperterrito, a curarsi la mano: ora, quanto meno, è riuscito a suturare i vasi sanguigni danneggiati e saldare le fratture più leggere. Sfruttare il tempo di quella loro chiacchierata lo aiuta studiare il da farsi: guarita la mano, poi, cosa avrebbe dovuto fare? Tentare un nuovo scontro? A che pro, se l’esito non sarebbe cambiato? Non gli restava altro da fare che assecondare le sue richieste, almeno per capire fino dove voleva andare a parare… Chissà, magari ci avrebbe guadagnato la tanto agognata libertà e, forse, qualche dettaglio in più su quella loro capacità di essere così duri a morire, sempre ammesso che tutto ciò fosse andato a favore del suo aguzzino. E se, invece, quel che avevano da dire i fantasmi non gli fosse andato a genio? Minimo sarebbe uscito di li in una cassa di pino.
Kacchan Yamanaka
Perché ci tieni così tanto, a voler parlare con loro? Di solito quel che hanno da dire non è mai piacevole… Sempre che abbiano voglia di parlare, sia chiaro. Certo, potrei sempre costringerli…
Non ci tiene a tirare particolarmente la corda: sa bene che, in questa trattativa, ha ben poco margine di manovra, ma ci tiene a voler mettere i puntini sulle i.
Kacchan Yamanaka
Non è una cosa che posso fare così su due piedi, ha bisogno di una sua preparazione, perciò…. Senti la mia proposta, e dimmi se ti va bene: mi sleghi, ci sediamo ad un tavolo come due persone civili e mi spieghi per bene con chi vuoi parlare, così posso capire chi devo tirare fuori dalla massa. E se mi ridai la mia roba te ne sarei anche infinitamente grato. O, quanto meno, mi basterebbe anche solo l’astuccio che avevo nelle tasche del mio giaccone, il cui contenuto può facilitarmi il lavoro. Altrimenti rimaniamo così, con te che mi strappi gli occhi, mi sgozzi, mi butti in mare e quel che ne ottieni sarà solo una lesione ai legamenti del muscolo bicipite femorale, un polmone perforato, diverse lacerazioni al retto addominale, mal di testa, acidità di stomaco e una gran quantità di tempo perso, che avresti potuto tranquillamente spendere in attività ben più proficue. Beh, che te ne pare? È o non è la miglior offerta che può esser proposta da chi mercanteggia peggio della più stupida donnicciuola al mercato della seta?


CITAZIONE
Per l’occasione uso questa tecnica, just for pleasure

Ninjutsu - Ijutsu - Hiwashi Shinsei (Limite: 4) [CHK: -12]
Tratti: Supporto

“Tecnica medica avanzata, consiste nel far aumentare il ritmo metabolico del proprio organismo. Ciò produce un notevole incremento della temperatura corporea tale da far ribollire il proprio chakra. In questo modo è possibile cauterizzare le proprie ferite e dissipare le tossine fuori dal proprio organismo, facendole letteralmente ‘fumare’ fuori. ”

Effetti:
~ Ripristina 7 punti SLT
~ Riduce gli Status Alterati Sanguinamento e Avvelenamento di 2 punti
 
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view post Posted on 21/11/2022, 17:42     +1   -1
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??? - Data ignota, verosimilmente autunno inoltrato



Il sospiro del torturatore ha un che di sconsolato: la sua eco si moltiplica per cento, rimbalzando tra le pareti soffocanti della fredda stanza. Non sembra incazzato. Probabilmente è già sbollito, o è solo molto bravo a dissimulare il suo stato d’animo. Sembra ignorare sia la replica piccante dello Yamanaka, sia la seconda rispostaccia, forse evitando a bella posta di far emergere sul viso dall’età indefinita anche solo l’ombra del disappunto che prima gli ha fatto perdere le staffe. Sbatte lentamente le palpebre, mentre aspetta pazientemente che il biondino inizi a vuotare il sacco… ed incredibilmente viene accontentato.

Punta i pugni chiusi contro i fianchi, mentre la sua giovane e loquace vittima snocciola alcune delle caratteristiche principali delle sue abilità; manco a dirlo, quattro coppie di piccole rughe di espressione appaiono ai lati dei suoi occhi ambrati, nel momento in cui appura che quei begli occhioni color cielo sarebbero stati perfettamente inutili, sia dentro che fuori quella testaccia secca. ”A me non frega un cazzo di parlare coi tuoi fantasmi, isilima.” - replica con una dose di astio fin troppo abbondante, stroncando abbastanza rapidamente quel tentativo di mercanteggiare imbastito dal giovanotto di Konoha. Lo sguardo sarebbe anche rimasto fisso sulla faccia dello Yamanaka, mantenendo elevata la tensione del momento, se solo quello non si fosse messo ad emettere spontaneamente fumi, e senza manco essere arrostito con un ferro rovente. Le sopracciglia dello straniero si scontrano violentemente al di sopra del suo naso dritto, rovinando il solenne mistero di quell’ultima parola dal significato ignoto.

”Fosse per me” - precisa quello, ringhiando tra i denti, scoprendone una chiostra in ottima salute, nell’esatto contrario di un sorriso. D’accordo. Lo ammazzerebbe su due piedi, se non fosse che… ”Te la tiri troppo per essere carne morta che cammina.
Questo è il patto:”
- riprende, facendo una pausa a effetto per aumentare la tensione del momento…

”Ti slego, tu non fai il cazzone, mi dimostri che puoi davvero parlare con gli efile, e allora parliamo di affari. Affari seri, isilima.” - lo apostrofa, allungando una mano per assestargli un doloroso buffetto sulla fronte. ”Tanto io non muoio, l’hai capito, stronzetto?” - gli ricorda, mentre le dita iniziano a scivolare lungo le fibbie che immobilizzano il biondino, sciogliendo legacci con la stessa abilità con cui li ha legati.
In poco tempo l’alto e il basso tornano a scambiarsi di posto - beh, in pochissimo tempo, se consideriamo che quello lì nemmeno si è preoccupato di rimettere Kacchan nel verso giusto, prima di slegarlo. Bel tonfo, per essere una zucca vuota.
Fatto ciò, si allontana dal lettino di tortura, ammirando il risultato delle due fatiche e battendo i palmi delle mani sui calzoni, come per ripulirle dalla polvere.

”Se non hai da offrire all’uomo, non puoi offrire nemmeno al Sommo. E non sarà certo il Servitore del Sommo a fare la figura di uthuvi, a portargli davanti uno che arriva a mani vuote.”






CITAZIONE
Aggiorniamoci prima di proseguire
 
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view post Posted on 28/12/2022, 12:06     +1   +1   -1
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Nulla sembra trasparire dal volto del suo aguzzino, il viso una maschera imperturbabile, muro invalicabile dietro cui riesce magistralmente a nascondere le emozioni, ciò che gli passa per la testa... Ah, si ritrova, per la prima volta dopo quanto? Anni, forse? A rimpiangere le sue ormai perdute capacità telepatiche. Eppure, ciononostante, sa essere ancora un fine osservatore e la nota, oh se la nota, l'espressione indispettita difronte alla sua mano che, ferita, grazie alle arti mediche, sta pian piano risanandosi sotto il suo sguardo. È un immortale, certo, ma a differenza di Eiji e Shiroko, sembra non avere la minima conoscenza sulla manipolazione del chakra, sui benefici che questo può procurare al corpo, se giustamente incanalato. Buono a sapersi, pensa il biondo, rimasto in silenzio.

La ferita alla mano continua ad emettere sottili fili di fumo, segno inequivocabile di come la guarigione stia procedendo: tossicità del sangue rientrata nei normali parametri, microfratture alle ossa saldate, non restava che rimarginare il resto dei tessuti danneggiati... Se non fosse che, inaspettatamente, un vuoto allo stomaco lo assale, mentre il suo corpo cade a piombo, libero dalle cinghie che lo tenevano imbrigliato al tavolo di tortura. L'istinto agisce prima della ragione, le mani si protendono verso il pavimento, per evitare che sia la testa la prima ad impattare contro la gelida pietra, ed ecco che la microfrattura al metacarpo, fresca di saldatura, diventa una bella frattura composta. Inutile dire che dalle labbra del giovane biondo iniziano ad uscire i peggio improperi, rivolti non si sa bene verso quale divinità. Difficile stabilire quale, perché si raggomitola per qualche secondo su se stesso, tenendosi la mano dolorante, il suono della voce smorzato.

Ci vogliono alcuni secondi, affinché si riprenda dalla botta: seduto sui talloni, Kaccahn si tiene la mano, stretta in grembo, intensificando l'afflusso di chakra per permettere la guarigione. La lingua batte dove il dente duole, cita il detto, e come dar torto.
???
Se non hai da offrire all’uomo, non puoi offrire nemmeno al Sommo. E non sarà certo il Servitore del Sommo a fare la figura di uthuvi, a portargli davanti uno che arriva a mani vuote.
Kacchan Yamanaka
Lo trovo più che giusto...
Risponde il biondo, sospirando di sollievo non appena il chakra lenitivo medica la mano: le spalle si rilassano, il viso meno tirato dal dolore, e lo Yamanaka si rimette in piedi, saggiando la mobilità della mano lesa: non che gli serva, in quel momento, ma studiare la reazione dello jashinista alle sue capacità rigenerative è un sorso di bibita fresca in una calda giornata estiva. Un piccolo piacere che non può far a meno di godersi.
Kacchan Yamanaka
Evitiamo di perdere ulteriore tempo, allora, e passiamo subito al dunque. Vuoi avere conferma del fatto che io possa parlare con gli... efile? É così che li chiamate? Bene, ma ho bisogno di sapere, da te, alcune informazioni...
Chiede serio, incorciando le braccia al petto.
Kacchan Yamanaka
Per sincerarti del fatto che quello a cui assisterai non sarà una fregatura, ho bisogno che sia tu a dirmi con chi, degli efile che tu conosci, comunincare: mi serve sapere un nome, una descrizione, quando è morta... Insomma, un dettaglio utile che mi permetta di estrarre, dalla massa, lo spirito che ci serve. Già il fatto che selezioneremo qualcuno di tua conoscenza, restringe la cerchia di indagine, ma...
E, così dicendo, lo indicò con un palese gesto della mano.
Kacchan Yamanaka
Sei immortale, hai calcato su questa terra un numero, per me, imprecisato di anni... Capirai bene che sarebbe difficile riuscire a estrapolare qualcuno, considerato l'enorme lasso di tempo della tua vita. Certo, potrei farne anche a meno, tirarne fuori uno a caso, ma... Non ho idea di quali spettri ti porti dietro e, se non prendo quello giusto, c'è il rischio che possa venir sopraffato o peggio...
Così dicendo, si avvicina al tavolo del torturatore, in cerca di qualcosa di utile con cui poter scrivere a terra: avesse avuto le sue sigarette, tutto sarebbe stato più semplice, poiché avrebbe utilizzato il fumo come mezzo per collegare il suo spirito a quello dello jashinista, in modo tale da registrare una coordinata, ma senza...
Kacchan Yamanaka
Ti spiego come funziona: io adesso andrò in meditazione, in modo tale che possa congiungermi con l'efile che ti interessa e tu potrai fargli alcune domande, di cui solo tu puoi conoscere l'autenticità della risposta. In questo modo avrai conferma della veridicità delle mie capacità e che io non ti stia prendendo per il culo. Solo una cosa, però...
E, così dicendo, trovò una grossa siringa fra gli oggetti sparsi in giro.
Kacchan Yamanaka
Di solito uso il fumo come mezzo per collegarmi... E no, non è marijuana o qualche sostanza stupefacente, è banalissimo tabacco... In questo caso, non disponendone, ti chiederei la gentilezza di fornirmi qualche centilitro del tuo sangue, quel poco che serve per potermi indicare le coordinate utili per rintracciare il nostro efile. Oh, e siccome voglio dimostrarti di essere estremamente collaborativo, nonché estremamente affidabile, voglio farti un regalo non richiesto.
Così dicendo mosse le mani a comporre alcuni sigilli e, alle sue spalle, in una nuvola di fumo apparve una sua copia carbone che, con un sorrisetto, salutò i presenti.
Kacchan Yamanaka
Non so quanto tempo mi impiegherà, con le informazioni che mi dai, riuscire a far riemergere lo spirito, perciò ti lascio lui a farti compagnia...
Kacchan Clone
Se avrai domande su quanto succederà al mio principale, sarò ben lieto di rispondere... O, se preferisci, potrei curarti quelle ferite, dato che dubito tu abbia capacità rigenerative come la mia...
E, così dicendo, con un sorriso sfrontato gli sventolò davanti alla faccia proprio la mano lesa.
Kacchan Yamanaka
E se ritieni che la situazione possa rappresentare un pericolo alla tua persona, potrai ucciderlo. Così facendo il clone sparirà, il dolore causato dall'attacco si riverserà nel mio corpo, interrompendo immediatamente la meditazione... E qualsiasi cosa mi stia succedendo nel frattempo.

Se lo jashinista avesse accettato quel loro accordo, dopo aver prelevato un suo campione di sangue, lo Yamanaka, tagliandosi a sua volta il palmo della mano, avrebbe mischiato i due liquidi scarlatti, usandoli poi come inchiostro per disegnare alcuni sigilli sul pavimento, un disegno che, nel complesso, ricordava vagamente una rosa dei venti, il simbolo universalmente noto per orientarsi nello spazio, con al posto dei punti cardinali alcuni ideogrammi ad indicare le informazioni che lo jashinista gli avrebbe fornito, se intenzionato a farlo.

Dopo aver concluso, il biondo vi si sedette al centro, le gambe incrociate con i polsi poggiati sulle ginocchia. Un profondo sospiro e il giovane alzò lo sguardo sullo jashinista e il suo clone, che nel frattempo gli si era affiancato.
Kacchan Yamanaka
Bene, ci vediamo a tra poco... Nel caso ci siano problemi, beh... Libero di spaccargli la testa. Lo so, sono insopportabile e, certe volte, me lo farei da solo...
Kacchan Clone
Ehi! Non sono poi così male...
Non diede ascolto alle rimostranze mosse dal suo clone. Con un profondo respiro, chiuse gli occhi, iniziando a concentrarsi sul suo organismo, sui suoi ritmi metabolici, sul suo sistema circolatorio e nervoso. Lentamente il corpo si rilassò, le funzioni vitali ridotte al minimo, in uno stato di morte apparente, indotta in modo tale da permettergli di muoversi più facilmente verso la dimensione dove sapeva esserci tutte le anime di chi era defunto.

Kacchan Clone
Oh, bene! il principale è bello che andato. Ora tocca a te: togliti la camicia e fammi vedere cosa si nasconde sotto quel bendaggio. Ehi, non guardarmi con quella faccia, non ho mica intenzione di saltarti addosso. Anche perché ci siamo già passati e non mi era sembrato ti fosse poi così dispiaciuto...


[...]



Quando riaprì gli occhi, non c'erano più fredde mura a circondarlo o lo sguardo del suo aguzzino a scrutarlo con sospetto. Il mondo, intorno a lui, aveva perso ogni parvenza di tonalità e colore, apatico ed immobile, privo di suoni, odori e qualsivoglia forma di colore. La Spiaggia si delineava d'innanzi a lui nella sua massima estensione, unico rumore presente l'infrangersi delle onde sulla battigia. Solitamente quella immensa distesa d'acqua era calma, piatta come una tavola, ma quel giorno, quasi a presagire quanto sarebbe accaduto, di li a poco, era in movimento, in un tenue subbuglio, a riflesso del suo stato d'animo irrequieto.

Il processo di riemersione rappresentava sempre un'incognita, per lui: già la sola ricerca dell'anima da far riemergere era un supplizio, se non aveva riferimenti dove cercare. Sussisteva il rischio che la stessa anima non volesse riemergere o, peggio, in troppe avrebbero cercato di annegarlo o riemergere in massa. Insomma, la bilancia dei pro e dei contro, di quell'operazione, pendeva sempre, drammaticamente, a suo sfavore.

Con un sospiro lo Yamanaka si alzò in piedi, scuotendosi i pantaloni per rimuovere la sabbia dal tessuto, più per un gesto automatico che per un reale bisogno. Tutto, in quella dimensione, era effimero, tranne forse la sua stessa presenza, ancora forte e tangibile, grazie al suo cuore che, seppur lentamente, continuava a battere nel suo corpo.

Si mosse verso l'acqua, torbida e impalpabile sotto i piedi nudi, avanzando sulla sua superficie per qualche metro, oltre la battigia. Sotto di se, tra i flussi della corrente, poteva intravedere tenui riflessi vorticare veloci lì dove il suo peso poggiava sulla massa d'acqua, generando piccole increspature che gli lambivano i piedi nudi. Le prime anime avevano iniziato, debolmente, a percepire la sua presenza e richiamare la sua attenzione, perché di queste era fatto quel mare sconfinato.

Si chinò leggermente, in modo tale da poter scorgere oltre la superficie, ma in quelle condizioni era impossibile riuscire ad identificare l'efile che cercava: doveva, necessariamente, spingere il suo corpo a produrre chiralina, incanalarsi e usare il sigillo di sangue come bussola con la quale orientarsi, ma voleva dire esporsi ulteriormente, agitare ulteriormente quelle acque già di per se turbate dalla sua sola presenza. Era un grosso rischio che era costretto a dover correre...

E, mentre dall'altra parte il suo corpo iniziava a presentare i primi sintomi dell'aumento di chiralina, iniziando a trasmutare il sangue usato per il sigillo in neri rivoli di catrame, la formazione di un piccolo mulinello nell'acqua gli indicò dove cercare, agitando, però, ulteriormente l'acqua sotto i suoi piedi. Lo raggiunse a passo spedito, scorgendo, in esso, diverse anime vorticare al suo interno, finchè.... Eccolo! Lì, al centro del mulinello galleggiava proprio lo spirito che cercava.

Ora non gli restava altro da fare che allungare la mano per afferrarlo e tirarlo su, ma l'acqua intorno a lui si era fatta estremamente vorticosa, le onde ad infrangersi sulle sue gambe, quasi a volergli rallentare i movimenti, aumentando di forza e altezza.

Doveva far presto, o avrebbe rischiato di venir sopraffatto dalla corrente impetuosa e venir trascinato dalle onde nell'abisso.
 
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view post Posted on 17/1/2023, 21:34     +1   -1
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??? - Data ignota, verosimilmente autunno inoltrato



Il biondino adesso fa l'accondiscendente: gli occhi ambrati ne seguono i movimenti come un gatto fissa i passeri che svolazzano fuori dalla finestra aperta; non una replica abbandona le labbra sottili, per il momento. Le pupille non mancano di restare incollate alla mano agitata dal biondino: mano apparentemente illesa, nonostante prima gli avesse quasi staccato un brandello di carne.

Quello parla di perdere tempo.
Il torturatore apre e chiude le palpebre con insolita lentezza, immobile come una statua, se non fosse per quel singolo dettaglio.

Quello parla di informazioni che gli servono per procedere.
Non verrà interrotto: stavolta niente paroloni, anche se la spiegazione è piuttosto lunga e richiede qualche neurone in più rispetto a quelli a disposizione dello sgherro manesco medio, per essere compresa. L'innominato pare riflettere brevemente, poi infila una mano in una delle tasche dei pantaloni, estraendone un oggetto rotondo e piatto, dotato di un foro al centro: si direbbe una moneta, se non fosse che le iscrizioni sono totalmente diverse da quelle in uso nel Continente. Con un guizzo del pollice e un tintinnio la fa schizzare in aria, in modo che cada in grembo allo Yamanaka. ”Usa quella. Ci riesci?” - lo apostrofa, piegando il collo all'indietro in segno di sfida.

Non replica a quanto suggerito dal prigioniero, almeno per il momento... e volendo considerare la sua professione, di morti ammazzati o meno, avrà dovuto conoscerne parecchi; sembra piuttosto convinto però che quel dischetto di metallo, all'apparenza tutt'altro che prezioso, possa guidare la seduta in procinto di avere luogo. Ecco, nel momento in cui si va a parlare di sangue, l'espressione del tipo si indurisce dietro una maschera di sospetto ed incredulità, ma dopo qualche istante l'immortale pare propendere per una cauta collaborazione, per quanto la proposta del biondino sembri apparirgli repellente. ”Vedi di non sprecare. Questo non è sangue normale, capito?” - lo rimprovera, mentre con un unico e fluido gesto si sfila un coltellaccio dalla cintura e lo fa scorrere contro il palmo della mano, per poi tenderla al suo sgradito ospite.

L'apparizione di un clone del suo prigioniero viene salutata con l'entusiasmo con cui un pescatore potrebbe fissare un'orda di gabbiani col cagotto - una smorfia simile, Kacchan non gliel'aveva ancora vista in faccia - ma tutto sommato, quell'utilizzo improprio di sangue per scrivere ghirigori incomprensibili a terra sembra catalizzare tutta la sua attenzione. Ed eccoci qui, col ragazzo che pare prendere improvvisamente sonno, la sua copia carbone che pare quasi implorare un paio di sberle, e il padrone di casa in immobile attesa del risultato finale.
”Manco per il cazzo.” - ribatte all'invito, mostrando una conoscenza sempre più articolata del turpiloquio internazionale.

Ma lasciamo i due affezionati compagni di salasso nella cella, per seguire il nostro eroe nel piano astrale. L'Oltretomba - almeno quello frequentato da Kacchan - è un posto che tende pericolosamente a perdere quella sua facciata di tranquillità, quando il passeggiatore di anime ha la malaugurata idea di metterci piede. Vero è che chi è causa del suo mal, può prendersela con una sola persona, ma in questo caso non possiamo nemmeno dire che le passeggiate del giovanotto siano - come dire - gratis. Costano lacrime e sangue e perché no, anche l'anima, se non ti muovi con cautela.

L'anima che appare in quel gorgo ectoplasmatico è senza ombra di dubbio quella che cerca, a prescindere dalla mancata descrizione di quel gaikokujin musone: è la monetina a vibrare con insistenza nella sua mano, quando il ragazzo si muove in quella direzione. Non che la cosa possa di per sé salvargli il culo, se il mare spettrale tutt'attorno avesse deciso di risucchiarlo con sé, però - del tutto inaspettatamente, considerate le esperienze pregresse del biondino - non è lui ad afferrare l'anima in questione, ma è quest'ultima a destarsi di colpo.
Un braccio muscoloso scatta in direzione della mano in cui stringe il dischetto, afferrandola con una forza che di umano ha ben poco, mentre un secondo paio di occhi color ambra pare quasi bruciare, attraverso quel velo di chiralina che vela le iridi azzurre.

Quello sguardo dura un istante, o forse un'eternità: il tempo non sembra più obbedire alle leggi della fisica e quando una voce maschile, ancora verde di giovinezza, ma lontana come una vita precedente gli si rivolge in un idioma straniero, Kacchan è improvvisamente sicuro di comprenderne le parole, nonostante l'abisso linguistico che li separa.

Hai pagato per il mio viaggio. A te la mia gratitudine... a lui... a lui di' che sono finalmente libero.



Ripiombare nel proprio corpo sarebbe stato come impattare al suolo dopo una caduta di quattro metri, e senza materasso sotto: avrebbe aperto gli occhi di colpo, sentendosi di merda come solo la chiralina può ridurti, lo sguardo insistente dell'uomo di nuovo addosso e la moneta che aveva in mano... sparita, come se non fosse mai esistita.





CITAZIONE
Ci siamo! Aggiorniamoci per il prossimo giro, che mi rimetto in pace coi neuroni e ti passo qualche info.
 
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view post Posted on 16/2/2023, 17:02     +1   -1
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Viaggiare su quel piano d'esistenza rappresentava sempre un'esperienza diversa: non tanto per l'impatto scenico del luogo, che rimaneva sempre uguale, ogni volta, quanto per il segno indelebile che lasciava su corpo e anima dello Yamanaka. Il contatto con quelle entità lasciava sulla pelle chiara del giovane uomo segni che, col tempo, si sarebbero schiariti in pallide cicatrici, visibili solo da un occhio attento, ma le ferite che lasciavano nell'animo, beh... Quelle erano impossibili da sanare. E così, ad ogni contatto, ad ogni estrazione, trascinavano via, nel baratro in cui ormai esistevano, un pezzettino della sua umanità, qualcosa che non sarebbe più tornato indietro, quasi a voler anticipare lo spostamento massivo che avrebbe comportato la sua morte.

Lo Yamanaka si era mai accorto di questa cosa? Chi poteva dirlo... Anche perché, parlandoci chiaramente, la "riemersione" da quella dimensione rappresentava un trauma fisiologico talmente tanto ingente che, francamente, accorgersi della perdità di un briciolo di umanità era come cercare una goccia d'acqua dolce nella vastità dell'oceano: un dolore talmente tanto ingente che quel male minore a mala pena veniva percepito o individuato.

Lo sguardo ambrato, così simile a quello del suo aguzzino, era doloroso alla stregua di una pioggia di spilli, la presa sul suo braccio pari alla morsa di pinze arroventate, tanto da bruciare la carne, fino ad arrivare all'osso. Ciononostante resistette, mantenne quel contatto il tempo necessario per reperire il messaggio. Un forte strattone, quasi a volerlo tirare giù in quel vortice di anime urlanti, per poi mollare la presa, sfilandogli dalle dita la moneta che lo straniero gli aveva lasciato.

[...]


Nuovamente nel suo corpo, lo Yamanaka si riempì i polmoni con un profondo e rumoroso respiro, come se fosse appena scampato da un'annegamento. Si lasciò cadere in avanti, le braccia tese a reggere il peso del corpo, tossendo e vomitando bile scura, mentre lacrime nere solcavano un viso pallido come un lenzuolo. Restò così per alcuni minuti, tossendo e vomitando quello schifo nero che gli colava anche dagli occhi, tremando come una foglia. Il suo clone, abbastanza interdetto da quella vista, gli andò incontro, intenzionato ad aiutarlo, ma nel momento esatto in cui lo afferrò per il braccio, nel tentativo di aiutarlo a sollevarsi, questo sparì in una nube di fumo, lasciando così solo l'originale a far da compagnia allo jashinista.

Lo sguardo cobalto, reso ancora più fulgido dalla sclera scura, si posò sull'uomo davanti a sè, soffermandosi sui suoi lineamenti, quasi a voler trovare conferma nella somiglianza che aveva intravisto con l'anima con cui era entrato in contatto. Dovette schiarirsi più e più volte la gola, prima di parlare, e ciononostante la sua voce suonò roca, quasi a graffiargli la gola.
Kacchan Yamanaka
Quel tizio... Tuo fratello? Ringrazia per avergli pagato il pedaggio e mi ha chiesto di dirti che adesso è finalmente libero.
L'uomo, in tutta risposta, mugugnò pensieroso.
???
Quindi tu parli coi fantasmi. E lotti? ... sì, ci lotti anche.
Un profondo sospiro e il konohaniano cercò di sciogliere i muscoli tesi, provando a rilassare il corpo restando seduto sui talloni. Cavolo, se la pelle non era tutto un prurito, ma, quanto meno, la sensazione di nausea aveva iniziato a scemare.
???
Tu parlerai con quelli di sopra, quando avranno finito con le loro faccende. Io con te ho finito.
In un primo momento il giovane non riscì a cogliere appieno le parole dell'uomo, frastornato com'era. Si rese conto di quanto stava accadendo solamente quando lo vide voltargli le spalle e dirigersi verso la porta.
Kacchan Yamanaka
Wuo-wuo-wuo. Frena un secondo, non erano questi gli accordi.
Le parole gli uscirono a denti stretti, il fastidio che provava per la sua condizione fisica esacerbato dalla rabbia che, in quel momento, aveva iniziato a montargli dentro. Non gli piaceva essere sfruttato e preso in giro.

Per evitare che potesse dirigersi verso la porta, lo Yamanaka iniziò a rendere satura di chiralina l'aria nella stanza, tanto che questa causò un drastico calo della luminosità nell'ambiente, già di per sé fiocamente illuminato, e della temperatura.
Kacchan Yamanaka
Mi sembra di averti dimostrato a sufficienza che non sono uno che arriva a mani vuote. E se al Sommo, come lo chiami tu, può tornare utile qualcuno che trae potere e forza da quello che i suoi discepoli si lasciano dietro, non vedo perché non venire a patti, con lui...
Sentenziò, alzandosi e raggiungendo lo jashinista, quasi a volerlo nuovamente affrontare a muso duro.
Kacchan Yamanaka
Dimmi come ottenere l'immortalità e io sarò ben lieto di diventare il serviziele saprofago del tuo Dio.
 
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view post Posted on 27/2/2023, 23:06     +1   +1   -1
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??? - Data ignota, verosimilmente autunno inoltrato



Un lungo fischio di ammirazione - o forse di scherno? - si sprigiona dalle labbra dell'aguzzino, che scruta dall'alto in basso quel ragazzetto che, nonostante sia ancora intento ad espellere fluidi color catrame da tutti gli orifizi disponibili, sta pure cercando di minacciarlo con un altro dei sui magheggi necrologici.

”La passeggiata all'Inferno ti ha fatto crescere i coglioni” - lo sfotte sogghignando, ma senza che ciò faccia scemare l'attenzione con cui quegli occhi vissuti studiano i movimenti del prigioniero.
Ha fatto breccia.
In un modo o nell'altro, quel biondino asfittico e tossicchiante si è guadagnato un briciolo di qualcosa di simile al rispetto, o a qualcosa che potrebbe alla lontana avvicinarglisi. ”Piantala adesso. Lo sai che mi sciacquo i coglioni di questa merda” - riprende, con un gesto vago rivolto verso l'aria della cella, che si va raddensando in maniera innaturale.
”Risparmia le forze... visto che ci tieni.”.



”Ne avrai bisogno.”.



A quanto pare, il carceriere senza nome non sente il bisogno di legare lo Yamanaka, mentre gli fa strada verso chissà dove: una volta accertatosi che avesse arrestato la diavoleria che stava scatenando, avrebbe fatto aprire la porta della cella, richiamando l'attenzione della guardia che piantona l'esterno; a quel punto Kacchan si sarebbe sentito afferrare per il colletto, nello stesso modo con cui si acciuffa un gattino per la collottola, per poi essere guidato lungo un intricato e interminabile percorso, all'interno delle mura del forte.

Perdere il senso dell'orientamento là sotto sarebbe stato semplicissimo: niente finestre, svolte continue, un succedersi monotono di mura in pietra e lucerne che illuminano fiocamente i corridoi, con una strana luce che non vacilla né pare risentire delle correnti d'aria umida, che risalgono in folate dalle fredde viscere della terra. L'unica cosa chiara, è che stanno inesorabilmente procedendo verso il basso... oltre al fatto che nessuno di coloro che incrociano la strada dei due, sembra intenzionato a fermarli o informarsi sul motivo del loro vagabondare.

A dirla tutta, è come se fossero invisibili.

Gli sguardi deviano misteriosamente dalle loro figure, dopo quel primo e inevitabile istante in cui gli occhi altrui si posano - del tutto fortuitamente - sul duo appena incrociato.
E così continua quella discesa giù, giù, sempre più giù, per le segrete sature di salsedine e poi oltre ancora, attraverso porte di servizio incrostate di sale, col rombo lontano della risacca che s'infrange contro la scogliera cava di celle e magazzini. Giù per cantine, pertugi e antiche catacombe, istoriate con geroglifici ormai dimenticati: laggiù nessuno pare essersi dato la pena di appendere lucerne, tanto che il taciturno mentore non prosegue prima di aver staccato da una rastrelliera polverosa una vecchia, classica torcia imbevuta di catrame ed averle dato fuoco.

Le fiamme guizzanti disegnano lunghe ombre sulle pareti di duro basalto, incidendo profondamente nella pietra quei graffiti impenetrabili, lingua morta ormai perduta nel tempo. Alcuni dei coperchi posti a guardia dei loculi nelle pareti, andati in frantumi, svelano indiscreti scorci di ossa e polvere, e brandelli di carne ormai essiccata, incollata a quelli che furono un tempo spoglie umane. Il silenzio pesa sulle loro teste, come pesano i metri di montagna sopra i loro capi - che ne sarebbe di quei piccoli scarafaggi, se solo un briciolo di quell'antica roccia crollasse? Finché la danza inquieta del fuoco non carezza un'ultima, angusta porta nera, scavata chissà quanti anni or sono sul fondo di quelle gallerie senza nome e senza memorie. Un simbolo sormonta la porta, inciso nella pietra come un'antica cicatrice.
Un simbolo che entrambi, ciascuno a suo modo, conoscono bene.

Davanti ad essa l'aguzzino si arresta, lasciando che il ragazzo lo raggiunga; solleva una mano a carezzare il glifo, collocato grossomodo all'altezza del suo sterno. Chiunque abbia progettato quel passaggio, doveva aver presupposto che l'altezza media di un essere umano non superasse il metro e mezzo, ma il nostro accompagnatore ha una teoria differente in merito.

”L'Occhio del Sommo” - spiega, indicando con un cenno il simbolo identico che si ripete sia sul muro, che appeso attorno al suo collo. Sfiora il graffito con le dita, per poi portarsele prima alla fronte, poi alle labbra, poi al petto. ”Ti inchinerai varcando la soglia. Per questo è stata realizzata” - spiega al biondino, carezzando l'architrave rozzamente sgrossato nella pietra viva. ”Da avanti in poi non c'è ritorno. Sei certo di voler proseguire, ragazzo-mago dell'ovest?” - lo apostrofa, con l'aria di chi si aspetta una risposta affermativa.
Una risposta che, a suo avviso, non potrà che essere avventata. Frettolosa. Funesta. Suicida.



 
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view post Posted on 16/5/2023, 15:19     +1   -1
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A Man of No Consequence

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CITAZIONE
Sono arrugginita, ma voglio andare avanti... Vediamo se riesco a riprendere la mano cammin facendo...

Doveva ammetterlo: mai si sarebbe aspettato uno sviluppo del genere. L'inconveniente della cattura si era ben presto trasformato in una incredibile opportunità, che mai avrebbe sperato di ottenere. Quante volte aveva pressato Shiroko, per sapere qualcosa in più sulla sua iniziazione, sul modo in cui aveva ottenuto l'immortalità: la donna non si era mai sbottonata, non gli aveva nemmeno mai permesso di analizzare il suo sangue, nel tentativo di scoprire qualche segreto in più a livello genetico, ma adesso...

Il cuore gli batteva all'impazzata, mentre camminava in quella lunga discesa vero le viscere della terra: poco gli importava di cercare di memorizzare la strada percorsa, mal che fosse si sarebbe aperto la via usando le maniere forti. Non vedeva l'ora di poter mettere le mani sul segreto dell'immortalità jashinista, scoprire fino a che punto poteva spingersi un corpo del genere, se fosse stato in grado di utilizzare nel pieno della sua capacità distruttiva gli effetti della chiralina e...

Si fermò all'ingresso dell'androne, folgorato da una constatazione che, fino a quel momento, non l'aveva minimamente sfiorato: e se, nel tentativo di mettere le mani su quel suo tanto agognato santo gral, fosse morto, che ne sarebbe stato delle sue ricerche? Tutti gli sforzi fatti fino a quel momento, i risultati ottenuti... Con orrore si rese conto che nessuno avrebbe ereditato quanto avrebbe lasciato, nessuno avrebbe continuato i suoi studi. Ormai era tardi cercare qualcuno disposto a non lasciar morire le sue ricerche, che poi, a chi sarebbero interessate? Makoto e Shiroko non avevano per nulla le competenze e le conoscenze adatte per anche solo capire i suoi appunti, figuriamoci mandare avanti la baracca. No, a conti fatti loro due, con il loro gruppo di anarchici, avevano rappresentato la giusta copertura ai suoi studi...

Delle persone che aveva lasciato a Konoha, invece? Con loro aveva tagliato ogni contatto, quando aveva deciso di lasciare il villaggio, specialmente dopo quanto era successo tra lui e suo cugino, in merito alle condizioni di Akane... Possibile non ci fosse nessuno?

"Bhe, qualcuno ci sarebbe... Gli sussurrò una vocina maligna, all'orecchio. Chishiki. Lei si che avrebbe apprezzato il suo lavoro, che avrebbe saputo portarlo avanti, nel caso gli fosse successo qualcosa. Peccato solo che non si trattasse di un'entità umana, ma di un demone, tra l'altro al momento rinchiuso, per quanto ne poteva ancora sapere, in quel dannato tempio a Sakanoshita. Ah, che formidabile alleata sarebbe stata...

... ma poteva ancora esserlo. Solo, ovviamente, doveva riuscire ad uscire vivo da lì.

Tirò un profondo sospiro, avvicinandosi allo jashinista ed inginocchiandosi davanti al glifo, docile come un cagnolino. << Sono pronto. >> rispose lo Yamanaka.

Aveva tanto da perdere, ma altrettanto da guadagnare. Ed era più che pronto ad affrontare appieno il rischio.
 
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view post Posted on 5/7/2023, 21:49     +1   +1   -1
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??? - Data ignota, ammesso che ormai possa servire a qualcosa conoscerla...



L'iride color ambra si sposta sul giovane, quel tanto che basta per seguire il suo gesto di sottomissione; evidentemente soddisfatto di quanto appurato, il pio torturatore non aggiunge altro: chinato rispettosamente il capo, porta in avanti le sue mortali spoglie, senza nemmeno sollevare le dita a girare la maniglia di quell'oscuro varco.

A voler ben vedere, in effetti, non ci sono né maniglie, né pomelli. La superficie di quella porta è stata dipinta di un nero tanto vellutato da non emettere il minimo riflesso alla luce fioca della fiamma viva... e da quel velluto viene inghiottita la figura della guida, senza che battente alcuno venga spalancato. Senza emettere un alito.

Dobbiamo dare a questo punto per scontato che il nostro giovane eroe, nient'affatto pusillanime, avrebbe seguito il suo mentore in quel salto verso l'Ignoto, lasciando al diretto interessato l'espressione di stati d'animo e riflessioni eventuali. Attraversare quel velo sarebbe stato non dissimile dall'immergersi in uno specchio d'acqua, ma collocato in verticale; in luogo della prevedibile gelida sensazione, il corpo di Kacchan non avrebbe registrato né il brivido atteso, né gli abiti appesantirsi. Sarebbe stato forse sorprendente accorgersi che, al contrario, le informazioni registrate dalla sua pelle fossero pari a ZERO. NULLA.

Né caldo, né gelo.

Il peso corporeo - quello sì, lo avverte, la forza di gravità sembra funzionare, anche se comprende minimamente dove stia poggiando i piedi. Di aria ce n'è, dato che sta respirando, ma pare essere della medesima temperatura di Hachi, dal momento che non ne percepisce il passaggio quando la inala. Tutt'attorno, il Buio.

Buio non solo come assenza completa di luce, bensì come sua totale, ineluttabile negazione: quell'oscurità che ti avviluppa quando sei bambino e sei certo, certissimo, che nessuna lucerna o lampada o stella vanagloriosa potrà mai strapparti dal lago di solitudine in cui stai annegando, rintanato sotto alle coperte, in attesa che chissà quale orripilante creatura emerga dagli abissi per ghermirti.

La guida è lì, davanti a lui, di spalle: cammina dritto, senza voltarsi, con passo sicuro, come se oramai quella strada l'avesse fatta già un milione di volte; visibile, come se brillasse di una tenue, vaga luce propria. Nessun rumore di passi, nessuna eco; le voci stesse sembrano spegnersi a un alito di distanza dalle labbra, ingoiate dall'oscurità subito dopo essere nate.

Finché, ad un tratto, l'uomo sembra arrestarsi; solleva con gesto solenne la destra, compiendo nel vuoto un gesto che sembrerebbe voler scostare un tendaggio che gli blocca il passo. E le quinte, incredibilmente, si aprono.
Un tenue lucore dai sinistri toni dell'arancio, di un tramonto senza più alba alcuna, si dipingono sullo sfondo, di fronte alla guida, senza che ciò che circonda i due ne venga minimamente rischiarato; sembra quasi di udire sospiri accorati, in lontananza, a mala pena udibili prima di essere fagocitati assieme a tutti gli altri suoni. L'altro avrebbe atteso che Hachi varcasse la soglia invisibile, prima di lasciar richiudere il drappo impalpabile alle sue spalle.

Si trovano su di una cornice di roccia: un paio di metri, poi il vuoto. La luce sembra arrivare da ogni lato, e da nessun punto in particolare. La voragine, circolare, spalanca le fauci per un diametro incalcolabile. Sopra di loro pareti come di caverna, che svaniscono alte nell'oscurità, perse in una lontananza insondabile. Ad altezza d'occhi, una nube turbina sospesa sull'abisso: sciame d'insetti, forse? Stormo di uccelli? Pipistrelli, forse, più acclimatati alle caverne? Lo sciame rotea, si allunga, collassa, mai si disperde, come gli storni quando il falco cala a ghermirli in volo, e difatti qualcosa c'è a disturbarlo: uccelli più grossi - forse - il cui palpito d'ali è chiaramente visibile, al contrario di quello dei puntolini neri in fuga. I sospiri... è da lì che provengono, ma ora sembrano più grida, ma né di uccelli, né di altro animale: già sapete di cosa parlo, naturalmente, e così anche Kacchan, libero di avvertire la pelle accapponarsi. A quanto pare la sua Spiaggia non è il solo luogo esistente in cui poterle incontrare.



La guida non sembra minimamente turbata dalla caccia spietata cui sono oggetto le povere anime nel baratro; con flemma si accosta al precipizio, fissa con intensità lo stormo, annuisce lievemente, solleva una mano e con un gesto appena accennato fa segno di avvicinarsi, alla volta dei tristi volatili. Se ne staccano due dalla nube tormentata, si avvicinano: piccoli fuochi di tenebra, non più grandi di un raviolo al vapore, si arrestano solo quando giungono davanti all'ospite dai capelli del colore di un sole che non vedranno mai più, galleggiando a mezz'aria.

”Conosci l'amore, ragazzo di Konoha?”

La domanda giunge improvvisa, prima che Kacchan abbia il tempo di interagire in qualche modo coi due inquilini infernali. Lasciatogli il tempo di rispondere, senza mai distogliere lo sguardo assorto dalle anime appena richiamate, avrebbe ripreso, con una seconda domanda: ”E la fedeltà, sai cos'è?”





CITAZIONE
Non ho pensato ad interazioni chiralina-based, ma se desideri inserire questi elementi, fatti sentire!
 
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