Spedizione C - Un Affitto Complicato, per Oinot

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K.Wanderer
view post Posted on 26/7/2022, 02:36 by: K.Wanderer     +1   -1
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Come i ticchettii di un orologio, gli uomini della Hattori si alzavano cadenzati per sottoporsi al prelievo di sangue. Uno scorrere del tempo centellinato che non faceva altro che aumentare l’attesa straziante del giovane; non poteva rimanere fermo ad aspettare il suo turno, non poteva dar di matto in mezzo a tanti avversari, non poteva nemmeno dileguarsi senza farsi notare…
L’ennesima siringa che si tinge di rosso cremisi, sempre meno secondi che lo separavano dal suo turno.
Molti al suo posto per timore, insicurezza o anche semplice desiderio di posticipare l’inevitabile, avrebbero lasciato correre aspettando il proprio momento fino a ritrovarsi nelle fauci del lupo, sperando ingenuamente che un miracolo avrebbe risolto la situazione all’ultimo. Una modo di agire - o di non agire - facilmente criticabile ma anche umanamente comprensibile.

Shin no.
Lo aveva dimostrato più volte di non essere tipo che si lascia trasportare dalla corrente, lo si poteva definire come uno di quei marinai che si gettano a vele spiegate nella tempesta incuranti dell’integrità dello scafo o della propria incolumità.
Avvolto in un’aura di coraggio e scelleratezza, un misto di attributi che spesso dona ai giovani ninja talentuosi e, altrettanto spesso, tronca loro la carriera sul nascere, gonfiò i polmoni e nel silenzio quasi tombale della sala obiettò.
Un secco mi rifiuto. Non serviva altro per avere tutti gli occhi puntati addosso. I secondi seguenti parvero dilatati a dismisura, nessuno osava dire altro, nemmeno Animaru che come gli altri era visibilmente sorpreso, gli sguardi si facevano sempre più pesanti ma allo stesso tempo il primo passo l’aveva compiuto ed ora si trattava di continuare su quella linea.

Mentre guadagnava l’uscita concluso il suo discorso, Shin poteva scorgere l’espressione di metà dei presenti mutare e perdersi in pensieri profondi. Era una situazione nella quale ogni scintilla poteva tornare utile a chi voleva solo abbandonare quel dannato posto. Da questo punto di vista la tattica del ninja pareva azzeccata… peccato purtroppo che chi è debole di spirito e si affida alle azioni degli altri vive nell’insicurezza e nella paura eterna di chi lo comanda…

“E’ lui.” Pronunciò Animaru con tono così eloquente da scacciare ogni pensiero di rivolta dai meno zelanti dei suoi.

“Si! E’ quel maledetto ragazzino che per poco non ci faceva secchi nella foresta. Ragazzi che fate lì impalati?! Fermatelo!” Makoto rincarò la dose e ormai ogni speranza di instillare il seme della ribellione nelle file della Hattori Hanzo andava scomparendo.

Una decina di uomini scattarono in piedi e corsero dietro a Shin che ora aveva appena imboccato il corridoio che portava alla hall d’ingresso. Qualcuno intimò di fermarsi ma nessuno ancora lo aveva bloccato con la forza. Un istante dopo anche Makoto, Dotto e lo stesso Animaru uscirono dall’infermeria.

Davanti a lui c’erano una dozzina di metri che lo separavano dalla libertà, le sentinelle erano state messe fuori gioco quindi la via era libera; dietro invece dieci uomini in tenuta rossa erano pronti a gettarsi su di lui. Per quel che ne sapeva non erano abili ninja i suoi avversari, al massimo alcuni potevano essere mercenari addestrati o poco più, erano però comunque tanti, troppi per poterli sottovalutare. E poi c’era Animaru… aveva dato solo una leggera prova delle sue abilità ma fu sufficiente. Più di tutti era sicuramente lui il problema.

In quel lungo istante di apparente stallo, fu proprio lo scienziato a farsi avanti con passi misurati. “Sei proprio un ragazzo sorprendente. Lo eri durante la nostra prima chiacchierata e lo dimostri ancora, Jin della Sabbia.”

“L’altro giorno indossavi la maschera del bambino sperduto e indifeso… ti veniva bene, davvero. Però avevi lo sguardo di chi è attento, non era semplice curiosità infantile, era lo sguardo di chi indaga e scruta, di chi è sicuro e spavaldo in cuor suo. Di chi comprende e trae conclusioni.”


Piccola pausa per riprendere con voce squillante. “Sono le perfette doti per diventare un ottimo ricercatore! Come me!!!
Però pessima fantasia nel trovare nomi per le scoperte… questo devo dirtelo.”


“E allora se sei tanto sveglio non farmi credere che non sai come finirà questa storia…” ora la sua voce si fece cupa e a tratti saccente, “di qui non te ne andrai, lo sai vero?”

“Puoi lottare, rompere qualche osso ai miei ragazzi, per finire malmenato e grondante di sangue privo di sensi. Se il tuo ego da ribelle si appaga con queste villane dinamiche… fai pure…”

“Oppure…”
allargò le braccia ai lati del corpo “arrenditi e accetta che da ora sei nostro ospite. Lascia che ti prelevi un campione di sangue, come faccio con tutti loro. Ti ho assunto nella nostra organizzazione dopotutto. Ero serio che credi.”

“Signore non si avvicini troppo!”

“Shhhhhh! Che mi sta tornando il mal di testa con tutta questa confusione. Divento irascibile col mal di testa.”

La situazione era questa. Tentare una fuga disperata, combattere una battaglia impari o arrendersi al nemico… un trio di scelte una peggio dell’altra.




CITAZIONE
Con diplomazia a C dei due dadi dobbiamo prendere il più basso, quindi 5 che corrisponde a risultato neutro. Né fallimento né successo.
Questa è la situazione. In tutto ciò l'unico tuo pseudo-alleato, Dotto, rimane nel gruppo con un'espressione apprensiva.
 
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