| In uno dei quartieri più malfamati della Nebbia, stretta tra il grigio marasma dei palazzi residenziali e la schiena porosa di una montagna, c'è una delle case termali più antiche del villaggio. In effetti, è probabilmente una delle più antiche del Continente, dato che le sue origini precedono l'arrivo dei Sette e la fondazione del villaggio, che vi crebbe vicino fino ad inglobarla. Oggi a nasconderne la presenza non sono più i colori scuri o la coltre di vapore, ma la clientela: è abitudine della peggior feccia del villaggio incontrarsi qui, per, non diversamente da una coltura di muffa, proliferarvi in penombra ed umidità. Non che ai gestori importi granché, dato che una simile posizione finisce col portare indubbi vantaggi economici se si è disposti a chiudere due occhi. Il villaggio lo fa da secoli ormai.
Ciò che sfugge anche al più informato dei boss, tuttavia, è che tanto la roccia vulcanica che costituisce lo scheletro della casa, quanto il vapore che vi riempie gli spazi, non sono il prodotto di fonti naturali: ben da prima che la casa divenisse luogo di ritrovo e addestramento per giovani ninja, i possessori della Kekkei Genkai avevano gettato le fondamenta e alimentato i vapori che ancora oggi consentono all'attività di prosperare. Un nucleo magmatico sotterraneo spinge il calore verso l'acqua, in parte riscaldando le ampie vasche e in parte trasformandola in vapore. Il gas scorre all'interno delle pareti di basalto, venandole di un bianco mutevole e spandendo un profondo sibilo per l'intera struttura. È a questo livello che si trovano l'ingresso, preceduto da un colonnato scuro, e i più ampi spazi di ristoro, le grandi vasche e saune che proseguono anche discesa le ampie scalinate verso il primo seminterrato.
Superato questo piano, questa volta attraverso meri accessi di servizio, si accede al piano riservato ad inservienti... e shinobi. È qui che essi alloggiano e si allenano, rischiarati dal rossore del magma che filtra dal cristallo rovente sotto i piedi e circondati da un calore tanto bruciante da non permettere a nessun altro di sopravvivere. Specie a chi non risveglia la propria innata.
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