危険 - Kiken | Altri come me, Hachi “Kacchan” Yamanaka - Time Skip, Approfondimento #1

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view post Posted on 17/12/2021, 18:54     +1   -1
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A Man of No Consequence

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[Approfondimento del post Time Skip qui]

松島 Matsushima, 湯の国 Yu no Kuni
Settembre 249 DN


Aveva passato diversi giorni a decifrare gli appunti di suo padre, cercando di capire dove l’avevano condotto le sue ricerche. La chiacchierata avuta con sua madre, poi, prima di lasciare Konoha, era stata forse illuminante, per riuscire a trovare il bandolo di questa matassa, ma, alla fine, Kacchan ci era riuscito, aveva capito cosa aveva condotto suo padre fino a lì…

”Peccato però che poi abbia deciso di mollare tutto per amore di tua madre… Si ritrovò a pensare cinico, scacciando però immediatamente quel pensiero acido dalla mente, mentre richiudeva il diario del suo vecchio e dava un’ultima occhiata alle sue carte. Aveva localizzato le coordinate segnate da suo padre, luoghi plausibili in cui sarebbe stato possibile trovare i simulacri dediti al Culto del Velo e del suo equilibrio, ma fino ad ora aveva trovato solo lastre di pietra, monoliti incisi senza alcun tipo di rilevanza energetica. Certo, su di essi erano riportati aneddoti sul Culto, roba di poco conto, informazioni già presenti negli appunti di suo padre, tuttavia…

Restava ancora una zona da controllare, una zona boschiva ad ovest di Konoha, ad una decina di chilometri da un piccolo borgo in cui aveva al momento trovato rifugio… «Tesoro, lo vuoi un consiglio dalla tua O-Chan? Lascia perdere quel posto, dico davvero…» Kacchan sobbalzò, colto di sorpresa dalla voce della sorellastra del suo sensei, quasi avesse dimenticato di trovarsi nella locanda da lei gestita, eppure… «Perché dici così? Sai qualcosa che io non so?» Le domandò guardingo, scrutando con circospezione i dintorni della sala mezza vuota: al momento la maggior parte dei commensali era intenta a godersi il tepore dei bagni caldi delle terme.

Sospirando, l’avvenente locandiera si sedette difronte a lui, sistemandosi una ciocca castana dietro l’orecchio e tamburellando con le lunghe dita sulla carta aperta in mezzo al tavolo. «Quest’estate ho conosciuto una coppia, una giovane donna e un uomo anziano. Erano forestieri, lei una personcina dolcissima, lui, invece, uno di quelli tutto d’un pezzo che ti fa venire l’orticaria solo a guardarlo. Si erano fermati qui dopo una traversata burrascosa dal Paese dell’Acqua e avevano intenzione di andare proprio nel punto che hai segnato sulla mappa.» Kacchan, incredulo, si sporse maggiormente verso la donna: c’erano altri interessati, come lui, alle ricerche di suo padre? Da quel che sapeva, si trattava di qualcosa di molto ristretto, che riguardava specificamente il Culto del suo villaggio nativo, e…

«Come fai ad esserne così sicura?»«Anche loro avevano una mappa, ed era identica a questa…» Asserì la donna compiaciuta, incrociando le braccia al petto e poggiandosi sulla sedia. «Ed è per questo che ti sconsiglio di andarci… Sono partiti con una scorta conosciuta qui e avevano assicurato che sarebbero rientrati dopo una settimana e…» «Non dirmelo…» «Non hanno più fatto ritorno.»

??? - 火の国 Hi no Kuni


Gli ammonimenti ricevuti da O-Chan gli avevano dato parecchio da pensare, ma non per questo aveva desistito dal recarsi sul posto. Stando alle descrizioni che la donna gli aveva fornito, probabilmente la coppia doveva trattarsi dei pellegrini che, secondo il Culto studiato da suo padre, erano soliti svolgere il loro viaggio per la riconciliazione con l’essenza del Velo o una qualche puttanata simile, quindi gli faceva ben sperare di trovarsi nella direzione giusta. Il fatto, poi, che non fossero rientrati alla locanda, come da programma, non lo impensieriva particolarmente: semplicemente avevano evitato di tornare indietro, preferendo proseguire per la prossima tappa.

Era curioso, Kacchan, non vedeva l’ora di scoprire come fossero questi fantomatici Santuari, luoghi sacri sparsi in giro per il continente i quali, secondo il Culto, erano adibiti per raccogliere le Anime disperse nei luoghi sotto la loro influenza. Una volta radunate, queste venivano sorvegliate da Guardiani, almeno fino a quando l’Oracolo, nel corso del suo pellegrinaggio, non le richiamava a sé, in modo tale, poi, da convogliarle verso il Velo, al termine del proprio percorso.

Se quindi il credo del Culto si basava su quanto lui era in grado di fare, almeno così aveva intuito dagli studi iniziati da suo padre, i Santuari dovevano essere una vera e propria bomba chiralinica, per quante Anime Arenate vi erano sigillate al suo interno. Doveva esserne preoccupato, dato che, al momento, non era ancora in grado di gestire la sua personale fabbrica organica di chiralina e non aveva la benché minima idea dei rischi che avrebbe corso, esponendosi ad un luogo così carico, eppure era eccitato al solo pensiero di scoprire qualcosa in più, trovare quel tassello mancante che gli avrebbe permesso di capire come imbrigliare il potere che aveva scoperto di possedere, ma….

Rimase fortemente deluso quando, giunto nelle coordinate stabilite, dopo essersi fatto strada nel fitto di quella che sembrava una giungla tropicale, venne investito da una penetrante e pungente zaffata sulfurea, ritrovandosi d’innanzi ad una immensa voragine vulcanica nella quale si era formata, nel corso dei secoli, un imponente ristagno di acqua acida. Una caldera vulcanica che non era segnata in nessun modo sulle carte.

”No, non può essere… Che abbia sbagliato a decifrare gli appunti?” Eppure non vi era traccia di errore nei suoi calcoli: quello era esattamente il punto in cui si sarebbe dovuto trovare il Santuario del Fuoco, peccato, però, che non ci fosse nessun tipo di edificio, lì, niente che potesse anche solo dare un cenno, creare un collegamento con il Culto.

Kacchan, però, era un tipo a cui non piaceva darsi per vinto, che odiava di ammettere di aver sbagliato, quando sapeva di aver fatto tutto giusto così, coprendosi il viso con un velo di chakra benefico, in modo tale di evitare intossicazioni da parte dei fumi acri generati da quel terreno velenoso, si avvicinò alle sponde di quella distesa d’acqua dai colori cangianti, giallo sul bagnasciuga, fino a tingersi di verde e azzurro andando verso il centro, tanto limpida da permettere di vedere il fondo, da cui si sollevavano bolle ricolme di gas sulfureo, rilasciando nell’aria sottili fili di fumo.

Non c’era niente di strano, niente di fuori posto in quel luogo, eppure sentiva, percepiva sotto pelle una sensazione fuggente, come se fosse davanti alla soluzione del suo mistero, ma i suoi occhi non fossero in grado di vederla. Sconsolato, fece per accendersi una sigaretta, ma qualcosa di nero e denso gocciolò tra le sue mani, chiuse a conchiglia con l’accendino ancora in mano. Toccandosi le guance si accorse di star piangendo lacrime catramose, nere e lucenti, segno inequivocabile di come il suo corpo stesse iniziando a produrre autonomamente chiralina, ma per fare ciò doveva esserci stato un innesco di qualche tipo, perciò…

Prontamente lo Yamanaka alzò il capo e la sigaretta gli cadde dalle labbra quando vide il mondo davanti a sé perdere colori, diventare in bianco e nero, in una scala di grigi che, seppur inaspettata, aveva per lui qualcosa di familiare con quegli ultimi sogni che l’avevano tormentato, da quando aveva iniziato a vedere il fantasma di Giman giocare sulla spiaggia.

E, di fatti, il bambino era lì insieme a lui, sulla sponda del lago, a fargli cenno di avvicinarsi a lui: sembrava volergli assolutamente far veder qualcosa che aveva visto nell’acqua. Completamente spiazzato, Kacchan si guardò intorno, visibilmente stordito, cercando di fare mente locale, per capire se si trattasse di un sogno perché no, non ricordava assolutamente di essersi addormentato. Giman allora, infastidito dalla sua reticenza, gli corse incontro per potergli prendere una mano, tirandolo verso il lago.

Non oppose resistenza, confuso, ma soprattutto desideroso di sapere, di conoscere, di capire quello che gli stava succedendo. Rassegnati. Semplicemente sei diventato pazzo. Bofonchiò tra sé e sé, ma la sua voce risultò afona alle sue orecchie, come se il mondo, intorno a sé, oltre ad aver perso i colori avesse perso anche i suoni.

Giman, con una manina, iniziò ad indicargli verso il centro del lago, così il giovane cercò di guardare in quella direzione, scrutando con attenzione dentro l’acqua grigia, ma i suoi occhi non vedevano nulla oltre la superficie riflettente di quel liquido che, in alcuni tratti, appariva ben più solido del terreno sotto i suoi piedi. Allora Giman insistette, enfatizzando con più foga il gesto, tirando Kacchan per far si che si chinasse in avanti, avvicinandosi così alla superficie d’acqua. Titubante, ma con una curiosità sempre più crescente, il cuore che batteva a mille, il ragazzo si sporse leggermente in avanti e…

Qualcosa lo spinse in avanti, facendolo cadere in acqua… O forse era qualcosa che, dall’acqua, l’aveva tirato verso sé? Sopraffatto, Kacchan annaspò mentre l’acqua gli entrava nei polmoni, bruciandolo come acido di batteria, graffiandogli la pelle. Nonostante gli occhi fossero aperti, non vedevano nulla, rendendogli così impossibile orientarsi, cercare di capire dove fosse la superficie. Alzò una mano verso l’alto, cercando di trovare un qualche appiglio… O forse era puntata verso il basso? Non ne aveva idea.

Stava per perdere le speranze, rassegnandosi all’idea di morire lì, annegato in quelle acque acide che lo stavano lentamente disciogliendo, quando l’aria gli riempì nuovamente i polmoni, facendolo barcollare, in piedi in una raduna a lui completamente sconosciuta, immersa in un’oscurità che non aveva nulla di naturale. Urla si alzavano tutt’intorno a lui, mentre l’aria, gelida, lo fece rabbrividire fin dentro le ossa. Ombre scure, fumose, circondavano un gruppo di persone che sembrava esseri fermato a bivaccare in quella raduna che faceva da anticamera a delle vecchie rovine abbandonate.

Kacchan riconobbe immediatamente la natura di quelle ombre, perché lui stesso, tempo prima, ne aveva evocate di simili, nello studio del Gran Sacerdote del Tempio di Sakanoshita. Erano Anime Arenate, non aveva dubbi al riguardo, ma chi le aveva evocate? Cercando di mantenersi defilato, lo Yamanaka cercò di avvicinarsi al gruppo asserragliato, nel tentativo di capire chi, tra i presenti, avesse, come lui, il dono di creare chiralina e richiamare quelle anime erranti, ma c’era talmente tanta confusione, in quel campo assediato, tra uomini che fronteggiavano bestie selvatiche uscite di senno e chi, invece, cercava di tenersi a distanza da quelle anime che avevano iniziato ad assumere maggiore consistenza, agglomerarsi in entità più massicce e pericolosi.

«Per le fiamme sacre di Amaterasu… Ma che cazzo sta succedendo qui!?» Si domandò terrorizzato Kacchan, gli occhi fissi sulla creatura che stava prendendo forma: era enorme, dalle sembianze animalesche, composta interamente da melma scura, liquida e pulsante di energia mentre il viso, dalle sembianze ferine, aveva una consistenza solida, come se quel liquido fosse cristallizzato a comporre una sorta di maschera che brillava di sinistri riflessi gialli, pulsanti. La bestia, composta da chiralina liquida, si avventò su chiunque gli capitasse a tiro, inglobando dentro di sé chi era troppo sfortunato da non riuscire a tirarsi via in tempo dalle sue grinfie e, ogni volta che un vivo veniva reclamato da quella massa di morte, i bagliori giallastri aumentavano d’intensità, in una pulsazione sempre crescente. «No, fermi! Lasciateli andare!» La voce di una donna colse la sua attenzione e lo stupore dello Yamanaka si specchiò in un viso altrettanto sorpreso, il quale, come il suo, aveva il volto rigato dalle stesse lacrime nere, la sclera degli occhi nera allo stesso modo.

«Tu… Tu sei come me…» Sussurrò, facendo qualche passo verso di lei. Con altrettanta sorpresa, la ragazza, a fatica, si alzò in piedi, la folta chioma rossa scompigliata dal vento, iniziando ad avvicinarsi a lui, tendergli una mano, quasi a volerlo raggiungere… No, gli stava indicando alle sue spalle: lo Yamanaka fece appena in tempo a voltarsi, che vide la creatura esplodere in un abbagliante fonte di luce…

Riaprì nuovamente gli occhi e si alzò di scatto, guardandosi intorno: era sdraiato a pochi metri dalla sponda del lago vulcanico, i colori di nuovo presenti nel suo spettro visivo, il rumore del vento a fare da sottofondo al suono del suo respiro affannato. Cosa diavolo era appena successo? Quel che aveva visto era stato un sogno? Con le mani tremanti, si toccò il viso, ma questo era asciutto, privo di lacrime nere. Alzò quindi lo sguardo e, per un fugace istante, gli parve di vedere, camminare sulla superficie del lago, la stessa ragazza dai capelli rossi che aveva visto in quella sua visione: sembrò salutarlo, per poi sparire, come se si fosse trattato di un banale sbuffo di fumo.

No, tutto ciò non poteva essere reale, stava sicuramente impazzendo… Eppure, nel profondo della sua anima, una piccola parte di sé sapeva che quanto era avvenuto era reale e che, se avesse voluto, avrebbe saputo fare altrettanto, ma sarebbe mai stato in grado di controllare un potere del genere, o avrebbe rischiato di fare la stessa fine di quella ragazza?

CITAZIONE
Numero caratteri: 13.150


Edited by ArdynIzunia - 23/12/2021, 18:08
 
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