Chiederesti alla tua famiglia di imbarcarsi con te in una missione suicida?
Che domanda curiosa fatta ad uno shinobi. Generalmente loro non avevano scelta, se anche venivano inviati in missioni pericolose con persone che amavano, dovevano ingoiare il rospo e fare il possibile per portarle a termine e tornare tutti interi a casa. Gli ordini erano ordini, almeno così ragionerebbe uno shinobi modello. Nel caso di Yu…beh, non lo si poteva certo definire tale, tuttavia, per scelta, almeno un paio di volte aveva selezionato come compagni di missione dei cari amici, la sua famiglia. “Meglio loro che qualcuno che non conosco”, “Meglio qualcuno di cui mi fido”. Ed era così che aveva scelto gli shinobi che lo avevano accompagnato nella missione atta a salvare Kai…ed era così che aveva scelto chi lo avrebbe accompagnato alla ricerca di Shi. Certo, in quest’ultimo caso erano entrati in gioco anche un’altra serie di fattori: compatibilità di conoscenze ed attitudini, modi di vivere quella vita del tutto simili. Ma non poteva negare di averli scelti anche perché fossero persone di cui si fidava ciecamente e con cui già aveva avuto a che fare durante gli incarichi assegnati loro dalla Nebbia.
Era un po’ una contraddizione, forse. Le persone che voleva proteggere, finiva per portarsele appresso nelle missioni più difficili. Ma, beh, era anche sicuro che se lo avessero saputo, si sarebbero imposte a loro volta, senza dargli modo di controbattere. Per questo aveva fatto quella domanda a Natsume, perché era sicuro che la gente del villaggio ci tenesse a lui e mai e poi mai, l’avrebbero lasciato partire in solitaria, accompagnato solamente da un umano, per quanto meritevole. D’altronde lo sapeva bene anche la kitsune che, in due, quell’impresa rischiava di diventare un mezzo suicidio tanto che, dopo aver confermato a Yu che non voleva coinvolgere nessun’altro, si scusò ancora per avercelo trascinato. Orecchie basse, tutto contrito, non era difficile pensare cosa gli passasse per la testa. Come un animale era genuinamente sincero e trasparente come il quarzo. Ancora si faceva problemi.
Smettila di scusarti! Mi sono coinvolto da solo, te l’ho già detto. Gli accarezzò la testa, prima di dargli un colpetto sulla schiena e chinarsi in avanti per potergli parlare guardandolo in faccia. E ricordati che non devi mai, mai, darti per sconfitto ancora prima di iniziare! Noi ce la faremo: lo abbiamo promesso.
Lo diceva, ma, francamente, non sapeva nemmeno lui se ce l’avrebbero fatta. A superare la scalinata probabilmente sì: c’era riuscito il suo clone, quindi non aveva molti dubbi in proposito. Era il dopo che lo preoccupava. Sapeva veramente poco delle capacità di Yoyuki, se non che fossero immense. Tanto da far sì che Kurama lo tenesse in alta considerazione. Senza contare che non sapeva abbastanza del vero Yoyuki. Se davvero il loro obiettivo era soffiare dolcemente su quella fiamma per ravvivarla, serviva qualcosa, un appiglio su cui fare perno, ma di suo ne sapeva davvero poco. Solo caratteristiche sommarie, nessun ricordo preciso. Tanto che decise di rompere il silenzio che era calato tra lui e Natsume, mentre si dirigevano al torii distrutto.
Senti… Iniziò Ti andrebbe di raccontarmi qualcosa su Yoyuki-sama? Su quello vero. Specificò. E non intendo cose generiche come quelle che mi hai detto lungo la traversata, ma proprio eventi, fatti che lo hanno visto partecipe. Qualsiasi cosa mi permetta di conoscerlo un po’ meglio.
Natsume sembrò illuminarsi a quella domanda. Un sorriso fece capolino sul suo viso volpino e quasi istantaneamente iniziò a raccontare un aneddoto. Affermando fosse il primo che gli fosse venuto in mente alla sua domanda. Chi lo sa…forse perché gli era particolarmente caro.
Si trattava di un ricordo di quando lui era “piccolo” - difficile capire quanto se a dirlo era una kitsune - e Umeko era appena nata. La più piccola della cucciolata, ma nonostante questo, unica sopravvissuta al parto. Natsume disse che, quel giorno, Yoyuki era sceso apposta per lei dal tempio. Vestito a festa, osservò la neonata volpina con lo stesso sguardo di un padre e la benedì, donandole il nome che portava e posandole un fiore di pruno sulla codina. Un gesto amorevole, quasi un rituale sacro…davvero suggestivo. Gli sarebbe piaciuto assistervi un giorno. Fatto sta che quella volta, Yoyuki si rivolse anche a Natsume, dicendogli di proteggere Umeko, perché un giorno quella volpina sarebbe stata essenziale. Incredibile come gli occhi del Benedetto di Inari avessero guardato lontano. Forse lui già sapeva tutto, forse lui aveva già visto il disastro che con le sue stesse mani avrebbe portato.
Lo sapeva già, ma ora capiva meglio perché a tutti mancasse il vero Yoyuki. Sembrava davvero una volpe eccezionale, tanto che lo incuriosiva il come e il perché una Zenko come lui si fosse in qualche modo legato a Kurama.
« Ehi. Che cosa vorresti insinuare? »
Rise. Nulla, davvero. Però mi piacerebbe molto conoscere il suo vero io. Vorrei vederlo anch’io quello sguardo di cui parlava Natsume.
Lo sguardo di un padre. Già.
Sebbene le cose con Aoi stessero un po’ migliorando, soprattutto grazie alla presenza del suo fratellino, lui quello sguardo non lo aveva ancora visto. Conosceva la parte migliore di suo padre solo attraverso gli occhi di Hisakata…E anche quando lo correggeva durante gli allenamento al dojo, non riusciva mai ad incrociare quello sguardo. Al massimo notava un cambiamento nel tono della sua voce, ma negli occhi mai. D’altronde la maggior parte delle volte quei consigli e quelle precisazioni gli arrivavano alle spalle. Chissà se l’avrebbe mai visto.
Sorrise a Natsume, scompigliandogli nuovamente i capelli nel tentativo di scacciare la sua malinconia, ma anche la propria. E assieme proseguirono sotto l’eterno crepuscolo del villaggio, che mano a mano che si avvicinavano alla scalinata, si faceva sempre più cupo, sempre più buio…divorato anch’esso dal rancore e dalla collera che stava imprigionando Yoyuki. Infine arrivarono alla meta. Il torii distrutto a fare da porta d’entrata, i fūda scoloriti e accartocciati che screpolavano smossi dal vento, la lunga gradinata che si alzava maestosa di fronte a loro…coi segni di chi ci aveva già provato a fare da monito. E in cima, il tempio.
Nubi oscure li sovrastavano. Arrabbiate, furiose - o forse ferite e deluse - come lo era chi le aveva generate. Tra di esse si intravedeva spuntare qualcosa che sembravano dei rami spogli, ma era difficile da dire con certezza. L’unica cosa sicura era ciò che avevano di fronte, ciò che dovevano fare, dove dovevano arrivare, cosa avrebbero trovato…e che erano due idioti.
Il surreale silenzio che si era stanziato tra loro venne bruscamente interrotto da Natsume e proprio mentre Yu stava per rispondergli, una voce sconosciuta fece voltare entrambi.
Un nugolo di volpi armate fino ai denti, si palesò alle loro spalle. Agguerrite e capeggiate da colui che aveva proferito parola. Una kitsune maschio dal pelo reso opaco dal passare degli anni, col viso segnato da una cicatrice frastagliata che gli aveva portato via un occhio, ma che non impediva all’altro d’essere incisivo e deciso. Brillante d’una decisione che si rispecchiò nelle sue seguenti parole, riflesso spietato di quanto il Rosso aveva poco prima annunciato.
Il coro di voci che seguì, inneggiante al riprendersi Yoyuki-dono e a salvare Umeko, riuscirono ad ammutolire Natsume che, di fianco a Yu, sembrava sul punto di scoppiare, ma non lo fece mai. Borbottava e mormorava tra sé, come se, infondo, lo sapesse che avevano tutto il diritto d’essere lì, e non avesse il coraggio di contraddirli.
Il jonin in quel frangente sentì di non doversi intromettere, che fosse una cosa che Natsume e i suoi dovessero chiarire tra di loro. Quanto meno fino a quando non venne chiamato direttamente in causa. Lo Sfregiato, portavoce di tutti gli altri, si avvicinò a lui inchinandosi in rispetto, letteralmente consegnando nelle mani di Yu il comando e la responsabilità di guidarli fino in cima. Un peso, quello del capitano, che al Rosso non era mai piaciuto granchè, ma a cui, volente o meno, stava iniziando ad abituarcisi. Con tutti i suoi pro e tutti i suoi contro. Osservò ogni presente uno ad uno…alcuni erano armati con bastoni, forconi e badili. Forse solo la metà dei presenti aveva con sé delle vere e proprie armi e probabilmente non tutti sapevano combattere in quel gruppo, o quanto meno, non tutti vi erano avvezzi. Ma erano lì ugualmente, mossi dalla voglia di riportare il villaggio alla normalità, dal desiderio di salvare Umeko e Yoyuki. Yu era certo che alcuni non avrebbero visto la fine di quella giornata, ed era sicuro che lo sapessero anche loro. Ma volevano dare lo stesso il loro contributo, per quanto piccolo.
Strinse i denti. Se loro erano pronti a questo, chi era lui per deluderli?
Sentì il sospiro e le scuse sommesse di Natsume. Ma questa volta gli lanciò solo un’occhiata e un mezzo sorriso. Piuttosto si rivolse allo Sfregiato e al nugolo di volpi al suo seguito.
D’accordo. Acconsentì. Ma voglio essere franco con voi: può essere che non tutti arriveremo in cima. Passò in rassegna i presenti con gli occhi chiarissimi. La strada è ardua, i nemici insidiosi. Se qualcuno avesse delle remore, questo è il momento opportuno per decidere di restare qui. Non ci sarà alcuna infamia a chi preferirà scegliere di non salire fino al tempio. Attese qualche istante, lasciando il tempo che ci pensassero, che chi non fosse abbastanza deciso potesse fare un passo indietro, solo poi riprese parola. Per chi decide di prendere parte a questo incarico, sappiate che se doveste cadere, probabilmente non avremo il tempo di recuperarvi.., ma la vostra volontà sarà raccolta a piene mani da chi potrà continuare la salita. Detto questo, vi ringrazio sin da ora per il vostro aiuto. Sarà più prezioso di quanto possiate immaginare. Si inchinò a sua volta, prima di raggruppare i suoi compagni per quella missione e condividere con gli stessi le informazioni che aveva. Con la vostra agilità, i raggi delle statue non sono difficili da evitare. Se vi muovete a zig zag avrete più possibilità di riuscire a ingannare la loro mira in linea retta. Ma state attenti a dove mettete i piedi! Sono altamente distruttivi e il terreno resta incandescente per un po’ dove è stato colpito.
Non si attivano se non entrate nella loro area d’azione, ma una volta che si sono azionate, abbandoneranno il loro piedistallo pur di colpirvi. Spiegò. Non sono agili e veloci come voi, ma non sottovalutatele. Guardatevi le spalle, non rimanete mai da soli, copritevi a vicenda e cercate quanto possibile di fare in modo di usare quei raggi a vostro vantaggio. Verso metà scalata avremo un momento di pausa, una statua è già stata distrutta, ma non abbassate la guardia…i Corrotti potrebbero arrivare da un momento all’altro.
E ancora, ancora e ancora. Informazioni su informazioni, consigli e tattiche da poter utilizzare. Compresa la prima verifica che avrebbero compiuto, ovvero cosa fosse effettivamente ad attivare le statue guardiane. Cercò d’essere il più chiaro e rapido possibile, il Rosso. Per evitare di perdere troppo tempo, ma anche per fare in modo che tutti avessero in mano gli strumenti necessari per riuscire a cavarsela. Decisero di comune accordo di creare due linee di avanguardia, la prima di sfondamento, la seconda che accorresse in aiuto alla prima all’occorrenza. I meno avvezzi al combattimento, guidati da qualche veterano, avrebbero composto la retroguardia e le ali laterali il cui compito principale era di guardare le spalle alle linee principali, avvertendo se fossero apparsi dei Corrotti. Secondariamente sarebbero intervenuti in aiuto delle prime linee, se si fossero trovate in difficoltà.
Yu e Natsume erano entrambi in avanguardia. Lo Sfregiato, che ora il Rosso sapeva chiamarsi Kiyoshi, era stato irremovibile su questo: loro due dovevano arrivare in cima a qualsiasi costo. Quindi, nonostante agli occhi dello shinobi la cosa sbilanciasse un po’ la formazione, sia lui che la kitsune suo compagno, avevano dovuto accettare. D’altronde non potevano contraddire Kiyoshi. Era necessario che loro arrivassero da Yoyuki.
Fu così che si lanciarono in quell’impresa impossibile.
Hakanai alla mano, fu Yu a compiere la prima mossa: due bolle, una senza chakra e una munita dello stesso che vennero mandate ad entrare, una dopo l’altra, nell’area d’azione della prima coppia di statue. Rimasero tutti col fiato sospeso. La prima bolla passò indisturbata, come fosse aria, ma non appena la seconda si avvicinò alle due statue, queste presero vita. I loro occhi si illuminarono, i loro corpi di pietra passarono dalla posizione seduta a quella in piedi e dei raggi partirono dai loro globi oculari andando a colpire di fuoco incrociato la bolla. Pochi attimi dopo, tornarono a sedersi, nell’immobilità senza vita di cui solitamente le statue fanno vanto.
Quindi era così: era il chakra, non il movimento ad attivarle. Le sue bolle sarebbero state un buon aiuto per distrarre il fuoco di quei guardiani! Forti di quella nuova conferma, partirono alla volta della scalinata impossibile. Istruiti, attenti, ma agguerriti. Sapevano cosa fare, sapevano come reagire e ora sapevano come ingannare gli occhi dei guardiani! La prima coppia fu la più semplice, galvanizzati da quella piccola, ma fortunata scoperta, lasciarono che di esse se ne occupasse Yu, mentre la seconda linea d’avanguardia già si muoveva verso la seconda coppia di statue. Il Rosso agì rapidamente, fece entrare le bolle nell’area d’azione delle statue, facendole spostare alle spalle delle stesse, così che si colpissero a vicenda. I raggi luminosi surriscaldarono la roccia fino a farla andare in frantumi. Al grido di Attenti ai detriti! Tutti si mossero facendo particolare attenzione alle macerie e alla pietra incandescente, diretti verso la prossima coppia, già ingaggiata dalla seconda linea d’avanguardia. Fu Natsume questa volta a distrarre lo sguardo delle statue, dei fuochi fatui attirarono in aria i raggi luminosi, mentre due kitsune attaccarono fisicamente le statue riuscendo a mandarne in frantumi la testa. E via verso la coppia seguente!
Stava andando tutto bene, gli stratagemmi che utilizzavano erano efficaci. L’abilità delle kitsune di cambiare aspetto da uno umano a uno volpino era tremendamente utile, e la loro agilità permetteva di schivare quei raggi anche se le statue si muovevano dal loro scranno. Fu superata la metà della gradinata, che iniziarono i problemi.
Arrivarono i Corrotti. E arrivarono le prime vittime. Fronteggiare sia loro che le statue diventava un problema, così il gruppo iniziò a dividersi. Di volta in volta che un manipolo di Corrotti arrivava, alcune kitsune restavano indietro per rallentarli e bloccarli, permettendo all’avanguardia di procedere. Ogni volta girare loro le spalle era una pena. Nella rosea aspettativa di riuscire a compiere quell’impresa, quante di quelle volpi avrebbero rivisto una volta che tutto fosse stato sistemato? Quante di loro, invece, sarebbero state solo un nome scritto su una lastra di pietra? Domande pesanti…e allo stesso tempo inutili. Dovevano andare avanti e lui non poteva crollare, non poteva farlo per Natsume, per Kurama che scalpitava dentro di lui e per tutti quelli che stavano dando loro quella chance.
Avanti, avanti, avanti. Continuava a ripeterselo mentre il loro numero diminuiva e i gradini che mancavano alla cima si riducevano mano a mano. Erano rimasti in cinque quando, ad un passo dalla cima, un nuovo gruppo di Corrotti li attaccò dal fianco. Le zanne snudate, ricoperte di quella melma, ci mancò poco che uno di loro non riuscisse a mordere una zampa a Natsume! Fu la catena del kusarigama di Kiyoshi a fermarlo. Si avvolse attorno al collo della volpe corrotta, trattenendolo quel che bastava per permettere a Natsume di sgusciare via, mentre le altre due kitsune tenevano impegnati gli altri Corrotti.
Andate! Ci pensiamo noi qui! Ringhiò, con l’impugnatura dell’arma tra le zanne. Muovetevi!
Aveva ragione, non c’era tempo da perdere, ormai erano in cima!
Forza Natsume!
Tirò in piedi il compagno, impedendogli qualsiasi tipo di protesta. D’altronde, se la kitsune l’avesse visto in faccia, avrebbe avuto palese quanto quell’azione e tutte le precedenti, stessero pesando anche sull’animo di Yu. Ma non c’era altro da fare, dovevano proseguire. Sfogò quella rabbia sulle ultime due statue, facendole esplodere con violenza inaudita, caricando le sue bolle più del dovuto. E quando finalmente coprirono quell’ultima distanza, di fronte a loro si stagliò la magnificenza del tempio. Era in realtà un complesso di più edifici, uniti tra loro, ma quella che interessava ai due compagni d’armi era la costruzione principale. Enorme, probabilmente bellissima, prima di venire divorata da quella melma, si stagliava su di loro come una condanna inevitabile. Sporchi di polvere, bruciacchiati, appesantiti dai compagni persi e da quelli di cui non sapevano la sorte, Yu e Natsume si avvicinarono silenziosamente alle porte chiuse. Dietro di esse, stando a quello che aveva visto il suo clone, c’era Yoyuki, perso nel rancore, imprigionato nello stesso, incapace di uscirne e pericoloso come non mai. Era l’ultima tappa. Quella da cui dipendeva tutto.
« Ci siamo, è la nostra occasione. Ricorda che siamo al cospetto del Benedetto di Inari e che, per quanto corrotto possa essere il suo animo, siamo davanti ad una Zenko. I suoi poteri sono grandi e non perderà occasione per colpirti, fisicamente o spiritualmente. »
Mh, illusioni quindi. Beh, da una kitsune avrebbe dovuto aspettarselo, figuriamoci una Zenko. Era una bella grana. E la cosa che lo spaventava di più era sentire il Kyūbi così prudente. Sii sincero con me, Kurama. Abbiamo qualche possibilità?
« Devo ricordarti chi sei, Kyōmei Yūzora? » Fu un ringhio basso quello, quasi minaccioso, condito da un pizzico d’orgoglio. Sembrava che, in fin dei conti, il demone fosse pronto a combattere. « Avrà pane per i suoi denti, questo è poco ma sicuro. »
Rise. Finalmente!
« Cosa? »
Iniziavo a preoccuparmi a sentirti sempre in apprensione.
« Beh, è comunque un osso duro da masticare e preferirei non averci a che fare, ma se dentro quell’involucro di rancore c’è ancora quel baka, allora abbiamo più di una chance. »
Lo tireremo fuori per le orecchie! Io, te e Natsume possiamo farcela.
Rinfrancato dalla conversazione col bijuu, Yu posò le mani sulla superficie lignea del portone. Ci siamo. Fece, rivolto al compagno kitsune. Manteniamo la nostra promessa, d’accordo?