| Non c'era tempo per riposare, non con le luci dell'alba che minacciavano la valle e i primi contadini che si riversavano in strada per cominciare la loro giornata lavorativa. Quella di Mira era cominciata già da un po', e avrebbe continuato fintanto che tutto non fosse tornato al proprio posto. Era abituata alle ore piccole, fin da bambina aveva sempre odiato dormire tanto. Era uno spreco di tempo per una come lei, che si cibava di conoscenza e continuava imperterrita a bramarne, senza limiti. Yusekai l'aveva aiutata anche in questo senso: quando dormiva, il processo di scissione fra anima e corpo avveniva in automatico, così da poter continuare a pensare, studiare, programmare. Aveva ovviamente declinato la possibilità di farsi aiutare da qualche collega, e onestamente avrebbe declinato volentieri anche di farsi seguire da Jun, ma nella locanda era entrata con lei, e per evitare qualsiasi sospetto sarebbero dovute uscirne insieme. Era francamente stufa di assistere ai suoi sguardi disgustati verso tutto ciò che componeva la camera della bettola che aveva pagato, ma aveva quantomeno apprezzato la professionalità con cui l'aveva affiancata durante tutte le operazioni che aveva richiesto sul povero miracolato. Tra tutti questi pensieri però, quello che più di tutti l'aveva accompagnata durante i due chilometri che la separavano dalla locanda, fu quello sulla particolare luce che aveva percepito quando si era scissa dal corpo, prima del rapimento. Era un'associazione azzardata da fare, ma aveva vissuto un'esperienza simile quando Buraindo aveva interferito con Yusekai, aprendo il suo “occhio” all'interno delle mura nere. In quel caso, il caro sommo Primo Daimyo si era servito senz'altro dei ripetitori di chakra disseminati per tutte le isole, ma con la sua morte e quei marchingegni ormai distrutti, che cosa poteva essere stato? Poteva essere l'influenza vicina della “Purissima”, magari come traccia di chakra nel corpo della gente su cui operava, ma quest'ultimo caso sarebbe stato facilmente confutabile dopo le analisi su tutti i campioni che avevano raccolto sull'uomo. C'era anche un'altra possibilità che passò per la mente della donna, se l'ipotesi della traccia di chakra si fosse rivelata corretta: Jun poteva in effetti essere una miracolata, che ne fosse consapevole o meno, e ciò avrebbe spiegato la sua sopravvivenza al massacro avvenuto contro la sua gente da parte dei fedeli. D'altronde aveva dimostrato di essere un'abile medico con ottime basi in chirurgia, ma una combattente capace di sfuggire a un massacro? Lo avrebbe escluso. In effetti non gliel'aveva mai chiesto, come fosse sopravvissuta.
Mira - Lo mettiamo a letto, come niente fosse accaduto, e usciamo dall'ingresso principale salutando il guardiano Specificò la donna, ormai nei pressi della locanda. Le strade erano ancora piuttosto deserte, e i più mattinieri si stavano spostando verso la periferia. Per il resto, sulla piazza erano presenti solo i piccioni appollaiati sul pulpito sopra il quale il predicatore aveva parlato ormai il giorno prima, e due ragazzi in procinto di lanciarsi in una corsetta salutare alle prime luci dell'alba. Mira si mosse circospetta con al seguito la compagna, attendendo eventuali allarmi dal clone che aveva lasciato a guardia della camera. Quando vide possibilità di manovra, si spostò fino alla finestra della locanda, aggiustò la presa che aveva sull'uomo e salì la parete concentrando il chakra ai piedi. Non le fu necessario nemmeno picchiettare sulla finestra che il clone l'aprì e lasciò entrare i presenti. Mira poggiò il più delicatamente possibile l'uomo e fece cenno alla compagna di sparire il più velocemente possibile. La copia esplose in una nuvola di fumo e tutte le informazioni che invasero la mente della kunoichi le confermarono quanto aveva previsto: nessuna intromissione, nessun problema, giusto un paio di parole nel sonno da parte del ragazzo stravaccato sul letto, mai in procinto di svegliarsi.
Mira - È andata piuttosto bene direi, adesso non ci rimane che sperare di trovare qualcosa di interessante in quelle analisi.
Uscirono dalla porta principale dunque, e nel salutare l'uomo al bancone, non seppe nemmeno dire se fosse lo stesso della sera prima, Mira lanciò uno dei suoi sorrisi più gentili e falsi che avesse nel suo repertorio da spia. Il piano era andato in porto, tutto era tornato esattamente come doveva essere e difficilmente qualcuno si sarebbe accorto di qualcosa. Il viaggio di ritorno verso il campo fu però silenzioso, entrambe le donne avevano di che riflettere dopo la notte che avevano vissuto, chi per un motivo, chi per un altro. Jun continuava ad avere il suo solito sguardo enigmatico, indecifrabile, eppure Mira poteva dirsi sicura di aver scorto ben oltre quel muro invalicabile privo apparentemente di emozioni, quando le aveva spiegato che cosa aveva fatto con l'uomo. Aveva letto curiosità, sorpresa, interesse, non però di quelli che è possibile trovare in un medico apprendista che sta imparando qualcosa di nuovo, ma più simile allo sguardo che aveva lei quando Fuyuki le aveva mostrato la Dominazione del Fuoco. La kunoichi di Yugure ruppe il silenzio a quel punto, ormai vicini al capannone in cui avrebbero potuto esaminare nello specifico tutti i campioni ottenuti:
Mira - Ti sei mai chiesta veramente cosa sia un Kami? Un essere onnipotente e immortale? - Attese prima di continuare - Secondo me è qualcuno capace di fare della propria sapienza un dono che smuove le masse. Che sia effettivamente onnipotente o un uomo forte e furbo poco importa. Buraindo era un Kami così come per la gente lo è stato Ryuzaki durante la rivoluzione. Chi ne ha le carte, viene chiamato Kami senza chiederlo. Fece un pausa, lasciando all'interlocutrice il tempo di assimilare quella premessa, poi continuò: Non dobbiamo provare che questa Purissima non sia un "Kami", ma capire in che modo lo è diventata per la gente.
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Osservò, con i suoi occhi perlacei e vacui, uno dei campioni ottenuti, annotando su un foglietto di carta, bianco e perfettamente quadrato, i pensieri e i ragionamenti a caldo, alla luce di quando raccolto. Se ne restava in silenzio, tra un microscopio e l'altro, pensando, valutando, traendo forse conclusioni, ma aprendo altri interrogativi. Jun avrebbe potuto vederla muoversi nel suo campo, nella sua vocazione, sebbene chi la conoscesse più a fondo avrebbe detto Ossessione. Sarebbe dovuta essere stravolta, non dormiva da quasi ventiquattro ore, ma non riusciva a fermarsi, non senza qualcosa di concreto tra le mani, senza una traccia, un segno, una prova tra tutto il materiale che avevano raccolto. Nel suo viso non si scorgeva però stanchezza, non apparentemente almeno, ma euforia: sarebbe rimasta in quel laboratorio a studiare e esaminare per un altro giorno intero se l'occasione lo avesse richiesto. Aveva anche consigliato a Jun di andare a riposare, prevedendo quell'esatta situazione, ma che la donna l'avesse ascoltata o meno, non si sarebbe mossa da quel capannone. Poi si soffermò su un foglio, più che in altri evidentemente, e fu a quel punto, almeno tre ore dopo l'aver riportato l'uomo alla locanda, che si rivolse alla compagna, con lei in quel momento:
Mira - Nessun danno alle ossa, né tumori. Anche vescica e fegato sono puliti, se così possiamo dire dopo tutto l'alcool che ha ingerito. Però... l'apparato respiratorio non è esattamente messo bene. Ci sono le tipiche tracce che possono portare a un'intossicazione da Monossido di Carbonio. Che fosse rimasto intrappolato da qualche parte a causa di un incendio? L'oste lo avrebbe saputo, una casa in fiamme non era qualcosa che passasse esattamente inosservata. Non era però una situazione così pessima, almeno non da dover giustificarne la cura con un "Miracolo". Sebbene non a un'avvelenamento da coma, ma queste sono ipotesi. Anche i muscoli sono messi male, ma questo potevamo notarlo anche senza vivisezionarlo. Che sia stato effettivamente in coma per qualche tempo? Spiegherebbe la condizione muscolare, anche se, e qui vorrei porre attenzione, è come se nell'ultimo periodo stesse facendo una cura per "ripulire" il flusso sanguigno e quindi l'irrorazione a muscoli e a tutto il resto del corpo. Non ci sono però tracce di droghe e farmaci in tal senso, quindi potrei pensare a una cura a base di chakra.
Si poggiò su un lettino lì nei pressi, senza distrarsi un attimo. Si scostò i capelli da una spalla all'altra e piegò il pezzo di carta che aveva tra le mani, alzando poi lo sguardo verso la compagna: Senza escludere a priori la possibilità che fosse tutta una montatura, e che l'uomo fosse d'accordo con la "Santa" per dare forza alla sua causa, non ci rimane che raccogliere informazioni su un eventuale incendio avvenuto nei pressi del villaggio, e di come la gente ne sia eventualmente sopravvissuta. Non c'è altro, è tutto qui. Adesso... non ci rimane che trovarLa, o farci trovare.
E sulla traccia di chakra... niente. Ci avrebbe riprovato, con l'Inversione, ad assottigliare il velo tra Realtà e Yusekai, e se avesse percepito ancora quella strana luce, allora non era l'uomo che avrebbe dovuto vivisezionare.
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