Missione S - Unsere Mutter in Himmel, [Sora no kuni] per Griever

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view post Posted on 7/1/2021, 12:11     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Era proprio il fatto che questi nomadi avessero riscosso un successo fuori dalla norma che aveva insospettito Ryuzaki ma che, in tutta sincerità, non sorprendeva più di tanto Mira. Sora no Kuni aveva sempre concesso vita breve ai culti che non sposavano la religione di Buraindo, ma era un popolo con una forte inclinazione alla religione, e dopo essere stato privato della sua cara statua in cui poter recarsi a pregare il figlio partito in missione, o il cacciatore sulla fuga di una lepre, non era poi così strano che una donna carica di qualche trucchetto e belle speranze minacciasse lo scettro di Ryuzaki. D'altronde, Sora no Kuni non era mai stato un paese militare, le battaglie a cui aveva partecipato Mira avevano avuto strategie belliche abbastanza abbozzate e lì aveva vinto più l'impeto che l'analisi. Sarebbe stata curiosa di sapere l'esito dell'assedio di Kugyou senza di lei tra le file mediche e senza Fuyuki a guidare l'assalto insieme ai generali dell'ormai Secondo Daimyo. No, sarebbe senz'altro stato più facile introdurre una nuova religione, senza un'alternativa valida, che istituire un regime militare. Dunque, a questo punto, non rimaneva che indagare, e onestamente non vedeva l'ora di capire quanto la popolazione fosse impressionabile.

Mira - È interessante. Sai, in questi anni, con il cambio di governo, ho visto gente autoinfliggersi ferite, ho avuto pazienti che avrebbero preferito la morte che vivere senza più un Dio, che fosse falso o meno, da non poter pregare. L'ho detto anche a Ryuzaki, Sora no Kuni ha conosciuto per decenni soltanto questo, molte persone hanno perso la capacità di intendere ciò che è giusto o sbagliato davanti alla possibilità di avere aiuto divino. È la bellezza della religione, ciò che la rende affascinante, e non sempre ha un senso logico. La chiamano fede, perché il più delle volte è una convinzione incondizionata, a cui basta davvero poco per sfociare nel fanatismo. Buraindo ha giocato su tutto questo, ha lavorato sulla sua opportunità, come dicevi prima, ed è vero, ma è stato tremendamente bravo a farlo. Ha innestato nella mente di questa popolazione un'idea, che crede però di averla concepita da sola, come fosse libero arbitrio, e su questo quel maledetto ha tiranneggiato. Erano ormai più di tre anni che si trovava in quelle terre ed era incredibile quanto affascinante e prezioso potesse essere per Mira comprendere quella condizione psicologica. Scoprire come esistesse uno studio adibito proprio a questo però, che provasse a valutare la mente delle persone per capirne i meccanismi sociali e comportamentali, sembrava quasi limitante a quel punto. Ryuzaki non faceva testo, era ovvio, ma Jun quanto aperta riusciva ad essere con la mente? Quello che intendo dire, o meglio, quello che mi chiedo è, sembra davvero così strano quello che sta succedendo?

Con l'alba, Jun e Mira si spostarono in direzione di Awaji. Che la carovana si fosse fermata giusto prima di entrare nel villaggio era una buona notizia per la donna di Yugure, che avrebbe avuto la possibilità di valutare i pareri di chi da quelle parti doveva già averne sentito parlare. Era un luogo molto popolato: la sua posizione di confine con Tetsu no Kuni la rendeva una meta obbligata per chi si spostava in entrata o in uscita e considerando le novità al governo, con Ryuzaki che faceva piazza pulita dell'opposizione, non era strano trovare gente in fuga dalle isole. D'altra parte, senza più l'ombra minacciosa di Buraindo, c'era anche chi si era spinto fino a lì per ammirare la bellezza delle isole fluttuanti. Per il resto, la piazza era puntellata da commercianti itineranti, di pesce, spezie e selvaggina, e sui lati delle strade si esibivano tra i più disparati artisti di strada. Mira ne aveva avvicinati un paio per verificare che il loro Santissimo obiettivo non avesse già un seguito tale da venire rappresentato e “venduto” per i viottoli. Camminarono per i sampietrini umidicci e fangosi superando un piccolo arco di pietra, e districandosi tra la folla giunsero alla “Piazza di Kuma”, uno spazio libero dal traffico di muli e carovane in cui era riunita una massa di gente, tutta sotto un piccolo pulpito da cui si ergeva, parlando a gran voce, un uomo incredibilmente infervorato. Parlava di pace e di fede, di come guerra e violenza avessero fatto piangere più negli ultimi quattro anni che in duecento di storia. Abbastanza opinabile, ma a giudicare dal seguito che aveva qualcuno doveva crederci.

Mira - Hai sete? Chiese la donna alla compagna, facendo cenno a una bettola da due soldi sulla strada che si allontanava dalla piazza. Entrarono abbassandosi i cappucci, scoprendo quanto a volte si potesse in effetti giudicare benissimo dalle apparenze: un luogo sudicio e abitato da gente non troppo per affidabile. L'alcool però era alcool, andava sempre bene. Qualcosa di forte per due signorine infreddolite? Mira si appoggiò al bancone, passandosi una mano a sistemarsi i capelli rovinati dall'umidità. Se li portò da una spalla all'altra, con gli occhi vitrei fissi sull'oste dopo aver sbattuti un paio di volte. Cosa non fanno delle ciglia lunghe: sei anche tu un uomo di pace? Gli disse, riferendosi chiaramente alla gente riunita sotto al cantone. Quelli erano sempre buoni posti per raccogliere informazioni, ma non prendiamoci in giro, l'importante era quel liquido dall'inconfondibile profumo acre di alcool ad inebriarle le narici. Mal che fosse andata, un paio di bicchierini se li sarebbe fatti.
 
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view post Posted on 10/1/2021, 23:11     +1   -1
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CITAZIONE
[Per l'ultima domanda di Mira prima di saltare al 12 Settembre] Jun le dà ragione: per i presupposti culturali tipici di Sora, non dovrebbe sorprendere un'attenzione di quel tipo della popolazione verso una figura religiosa o presunta tale. A detta sua, nessuno vieta loro di tranquillizzare Ryuzaki, restare qualche giorno in osservazione e se non ci fosse proprio nulla di cui preoccuparsi, tornarsene indietro con un rapporto abbastanza corposo da mettere a tacere i dubbi del Daimyo.



12 Settembre 252 DN – Sora no kuni, villaggio di Awaji


Il locale è piuttosto pieno, ma le due donne non vengono fortunatamente investite dal chiasso scomposto che ci si aspetterebbe da quel numero di avventori; una zaffata composta di svariati odori le investe, greve dell'aroma di un denso brodo di ossa di maiale, arricchito da numerose erbe aromatiche, cenere e cuoio bagnato. Al bancone ci sono posti liberi, gli ospiti sembrano preferire panche e tavoli che mettano al riparo le rispettive schiene.
Jun non perde tempo: prima che la cosiddetta Yurei le faccia arrivare un boccale di qualcosa di imbevibile sotto al naso, si affretta a precisare - “Per me un tè.
Sono astemia
aggiunge poi a voce più bassa, per evitare che la confessione risuoni nella bettola come un latrato di cane a mezzanotte, in uno di quei classici momenti in cui il chiacchiericcio cala di colpo.

Per essere un locale povero e probabilmente malfamato, non rispetta del tutto gli stereotipi del suo genere: l'oste indossa indumenti lisi e sbiaditi ma senza dubbio puliti e non lascia che la proverbiale zazzera unta gli ricada sulle spalle e sul petto, mostrando al contrario una capigliatura cortissima, anche se non folta. L'età sembra reclamare il suo tributo. Gli avambracci scoperti mostrano diverse cicatrici sovrapposte, l'una dopo l'altra, col trascorrere degli anni.
Non dà segni di sorpresa alla richiesta di Jun, e forse quella faccia inespressiva è una delle doti che gli rende possibile gestire quell'attività e sopravvivere; lancia un'occhiata in direzione di Mira con una breve alzata di spalle, come a far presente che se l'altra ha chiesto del tè, del tè avrà da parte sua; si volta a quel punto verso il retrocucina a chiedere dell'acqua bollente con un rapido gesticolare e vociare. “Nagaimo shochu” fa poi a Mira, recuperando un fiaschetto dalla mensola che sovrasta il bancone e un bicchierino di ceramica smaltata per servirlo.

Avrebbe atteso un cenno di assenso da parte della sua cliente, prima di versare la bevanda in dosi oneste, se non addirittura abbondanti. “Uomo di pace... qui dentro non ci sono risse da vent'anni” replica senza cambiare espressione per un'interminabile manciata di secondi, prima che un ghigno meccanico gli stiri le labbra all'indietro.
Non si riesce a intuire se egli stesso trovi la propria battuta spassosa, o se stia solo cercando di mettere le clienti a loro agio, ma cavargli altre parole di bocca non sarebbe stato problematico: “Di solito i pellegrini pernottano allo Yuzu o al Kinkan” le informa, come a far implicitamente presente che se avessero solo provato a cercare un posto migliore di quello, l'avrebbero trovato senz'altro. “Se no da me fanno cinque Ryo a notte in singola, otto per la doppia. Complessivi” precisa, abituato evidentemente a evitare fraintendimenti. “Ma sbrigatevi a prenotare, oramai a mezzogiorno si riempie tutto pure qui”.

Si interrompe per l'avvicinarsi di uno degli altri clienti – e quello sì che ha un aspetto losco – riscuotere una manciata di monete che conta rapidamente nel palmo aperto della mano, per poi infilarle nella scarsella che porta appesa alla cintura.
Un istante dopo arriva il tè di Jun, evidentemente l'unico disponibile, visto che l'uomo nemmeno si preoccupa di chiederle che gusto preferisca.
“Chi è il predicatore qui fuori in piazza?”
La domanda a bruciapelo della giovane contrasta fortemente con l'indifferenza che ella ha ostentato pochi minuti prima, passando a pochi metri dal palco e non mostrando attenzione particolare alle parole dell'uomo; deve essere un argomento abbastanza innocuo, tanto che l'oste non si fa problemi a rilassarsi contro il bancone e dopo aver abbracciato il locale con un'occhiata rapida ed esperta (quella che serve a prevenire l'eventuale scoppio di una rissa prima ancora che questa abbia inizio), chiarisce immediatamente le idee alle due clienti: “Non c'entra niente con quella Purissima là fuori. Un sacco di gente si sbaglia e si ferma ore là fuori a sentirlo, che ci sia il sole o la pioggia o la grandine, non importa. Quello non è di qui; veniva ogni due settimane, scalzo, faceva la sua predica e poi se ne andava, con due spicci di elemosina in tasca, giusto per farlo smettere di rantolare. Da quando è arrivata la carovana, è riuscito a rifarsi i due stracci che porta addosso e si dà pure delle arie per questo. Soggiorna al Kinkan, se la gode finché non ripartono i carrozzoni, invece di mettere da parte i soldi. Ogni tanto va a farsi vedere pure là e si dà grandi arie di conoscere di persona tutti i tirapiedi della tipa, e fingerebbe di conoscere pure quella, se solo si facesse vedere per più di mezz'ora a settimana, a debita distanza dai comuni mortali” spiega divertito dalla stoltezza di quel soggetto, abbastanza sveglio da cavalcare l'onda ma non sufficientemente lungimirante da fare piani per il futuro. Riguardo a questa fantomatica Purissima, tutto sommato, nemmeno l'oste appare particolarmente persuaso.
Involontariamente fornisce anche una nuova informazione alle due ninja: non avrebbero trovato questa santona a passeggio tra le carrozze in sostanza. Sarebbe anche interessante proseguire quella conversazione e spillare altre informazioni, quand'ecco che le porte della bettola si spalancano sbatacchiando contro i muri e un insolito clamore irrompe dall'apertura, subito seguito da una ventina di persone che si riversano all'interno vociando eccitate.

L'oste si raddrizza immediatamente e lancia una delle sue imperscrutabili occhiate di ricognizione, per metà impegnato a valutare il rischio di incidenti, con quella massa di gente stipata in così poco spazio, e per l'altra metà a beccare eventuali clienti che decidessero di svignarsela senza pagare, approfittando del caos. Alla testa del corteo procedono una coppia di trentenni, uno dei quali abbastanza pallido ed emaciato: sembrerebbe quasi con un piede nella fossa, se non fosse per l'espressione euforica e il modo baldanzoso con cui si fa strada verso il bancone.
Jun sembra parecchio infastidita dall'irruzione e dalla massa di estranei che improvvisamente le si accalcano dietro e si guarda attorno come per svicolare, ma guadagnare l'uscita al momento è impossibile, a meno che non saltino sulle travi e ci camminino sopra, come due gatte. “APRITE BENE LE ORECCHIE SIGNORI: OFFRO UN GIRO A TUTTI!”

L'esultanza prevedibile dei presenti arriva a far vibrare le assi di legno del bancone, ma il sollevarsi in aria della mano del pallidone riporta nella bettola un silenzio carico di eccitazione. Jun incassa la testa tra le spalle, con l'espressione scocciata di un gufo svegliato a mezzogiorno.
“BISOGNA FESTEGGIARE!” riprende quello, trattenendo il clamore con l'arto sollevato come una bandiera “PERCHÉ STAMATTINA ERO MORTO STECCHITO, E ORA CAMMINO SULLE MIE DANNATE GAMBE!
LUNGA VITA ALLA PURISSIMA!”


“... che mi venga un colpo... ci risiamo” - Mira sarebbe riuscita a leggere il labiale dell'oste, la cui voce è stata completamente sommersa dal ruggito degli astanti; impegnato com'è a sganciare boccali dalla mensola e a riempirli di birra, è ancora più difficile capire cosa gli passi per la testa, oltre calcolare quante pinte stia servendo e quanti soldi debba intascare, quando quella bolgia si sarà calmata. È tuttavia lo sguardo dell'uomo ad essere cambiato, nonostante quel suo apparire imperturbabile: lo stupore accende i suoi occhi marroni, misto a quel po' di incredulità che si prova di fronte a qualcosa di anomalo... di miracoloso... che nonostante si tenti di inquadrarlo razionalmente, non ci si riesce davvero... e allora un certo dubbio si insinua tra le crepe di quella realtà così solida, fatta di legno e fango e vasellame sbrecciato.

Il dubbio che forse quelle storie, non siano davvero solo chiacchiere da ubriachi.
 
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view post Posted on 11/1/2021, 12:56     +1   -1
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Una risposta che non la convinse. Jun aveva dato la sua stessa vita a quegli studi, e Mira sapeva bene che cosa poteva voler dire. Quella ragazza era sopravvissuta a un massacro ed era nuovamente lì nonostante tutto: cercava qualcosa nei cultisti, e Mira non si sarebbe mai bevuta la storia della galoppina del valoroso Secondo Daimyo.

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Mira fece un cenno col capo di ringraziamento all'oste, e si portò il bicchiere alle labbra, lasciando che si bagnassero appena del liquido. Il profumo di alcool era denso e si lasciò cullare da quella fragranza per alcuni meravigliosi istanti prima di tornare alla realtà, con Jun che invece si godeva il suo buonissimo… Tè. Proprio lei aprì bocca a quel punto, spostando l'attenzione sul predicatore che all'esterno stava facendo accalcare sempre più curiosi. La risposta arrivò puntuale e in tutta onestà, a Mira non sembrò strano che dei viandanti lucrassero sulla situazione. D'altronde la religione era anche economia e se professare qualche stupida storiella fatta di miracoli e pace avesse portato qualche Ryo, perché non approfittarne? Ciò che invece risultò strano fu ciò che successe dopo: una mandria di febbricitanti estranei fece irruzione nel locale e quello davanti a tutti, forte di essere scampato alla morte e di essere di fatto nato per la seconda volta, alzò la mano in alto e invitò tutti i presenti a festeggiare con lui, a sue spese. Il deliro che ne conseguì sembrò turbare il giovane medico, mentre Mira quasi se la rise: di sicuro avrebbe spillato un giro all'euforico redivivo, prima di poter indagare in che modo fosse effettivamente scampato alla morte. L'oste non sembrava nuovo ad eventi come quelli, al punto da essere già alla seconda caraffa riempita prima ancora che l'interessato venisse a richiederle. Mira non si era scomposta di un millimetro, rimanendo seduta al bancone a studiare lo sguardo di chi adesso sembrava sorpreso, un mutamento inaspettato da chi fino a qualche istante prima parlava dell'argomento con assoluto distacco, come ci si aspettava da un oste degno di quel lavoro. Forse conosceva l'uomo che era entrato, e lo ricordava davvero in condizioni critiche. Di sicuro non era qualcosa di cui aveva “sentito parlare”, perché insinuare un dubbio di quel genere nella mente di uno scettico, era la battaglia più difficile da vincere in una guerra. Per Mira invece era diverso: lei era una scienziata e come tale sapeva come un uomo, o una donna, potesse riuscire a ingannare la morte, usando l'arma che più di tutti ferisce un popolo allo sbando… l'ignoranza. Per Jun era la stessa cosa, ma lei era andata addirittura oltre, l'aveva reso motivo di studio, di comprensione, come volesse entrare nelle teste di quegli uomini per capire in che modo fossero stati soggiogati dalla speranza di vivere in eterno. E il dubbio era il peggior parassita esistente, un mostro che si nutre di convinzioni, generandone altre come un cancro che si diffonde inesorabile. In quella circostanza però, la madre di Yusekai non era in balia dei dubbi, ma della curiosità. Alzò dunque in alto il bicchiere festeggiando con il gruppo il giro offerto dall'uomo, e bevve il liquido d'un fiato lasciandosi inebriare dal calore dell'alcool. Loro brindavano alla Purissima, lei alla possibilità che aveva bussato alla porta di quel locale.


Mira - Lo conosci? Si limitò a chiedere la donna, rivolgendosi all'oste. Ne era piuttosto convinta a giudicare dal modo in cui quelle visite avessero sconvolto lo sguardo di quell'uomo imperturbabile. Che cosa aveva? Domanda di circostanza, giusto che capire quale fosse la versione dei fatti data alla gente, prima della cura miracolosa. A ogni modo, Mira aveva già deciso che cosa fare: lo avrebbe scoperto da sé, rimanendo lì, ad osservare e valutare quando attaccare la preda. Avrebbe atteso tutto il tempo necessario che si uccidessero di alcool e storie di vita vissuta, ma quell'uomo sarebbe finito al centro del laboratorio ambulante che le donne si erano portate dietro dal palazzo del Daimyo. Qualcosa sarebbe dovuta venir fuori, e se nemmeno tramite il Kidenshi fosse riuscita a scovare la traccia di un'operazione chirurgica, un intervento di chakra o il rimasuglio nel sangue di una qualche sostanza, allora o non era mai stato in condizioni critiche o questa Purissima meritava l'attenzione che Sora no Kuni le stava concedendo.
Ascoltate le risposte dell'oste, Mira pagò quanto dovuto per la prima tornata di bevute, aggiungendo però otto Ryo.


Mira - Credo la prenderemo quella Doppia per stanotte, ho bevuto un po' troppo e non vorrei allontanarmi senza prima farmi una dormita.. Non si preoccupò di spiegare alla compagna il perché di quella decisione, non ancora almeno. Una volta presa la chiave e raggiunta la camera, avrebbero avuto tutto il tempo di chiarire le sue intenzioni. Mira agì dunque con calma, ringraziò l'oste e pregò l'amica di accompagnarla lungo le scale per evitare, per colpa dell'alcool, di dare un altro spettacolo ai presenti, rischiando, non sia mai, di togliere la scena a chi davvero la meritava. Gli alloggi si trovavano al piano superiore, costituito da un corridoio a ferro di cavallo su cui era srotolato un tappeto che in origine doveva essere di un rosso brillante. La camera delle donne era la 109, in fondo e piuttosto isolata, di sicuro i due medici non avrebbero potuto richiedere di meglio. La mobilia era assolutamente basilare, con i due comodini in legno ai lati del letto, un minuscolo armadio in cui a fatica sarebbero entrati due soprabiti e, la cosa più importante di tutte, una finestra che dava sull'entrata del locale, davanti alla piazza.

Mira - Dobbiamo portare quell'uomo al campo, se la Purissima fa qualcosa sui credenti questa è la nostra occasione di scoprire cosa. Quando sarà pieno d'alcool, che se ne torni in casa o che prenda una stanza, sarà mio.
 
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view post Posted on 12/1/2021, 23:48     +1   -1
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12 Settembre 252 DN – Sora no kuni, villaggio di Awaji


L'oste fatica a dare a Mira tutta l'attenzione che forse la donna desidera, preso tra una pinta e un boccale, ma nei rari momenti di respiro si sforza di assecondare quel raro esemplare di cliente “perbene”. “Conoscerlo... è un cliente come tanti altri che sono passati di qui, negli ultimi giorni” spiega tergendosi la fronte con l'avambraccio peloso - “e quello lì era in barella. Non camminava mica!” esclama facendo spallucce.
“Stamattina sono usciti presto e niente, eccolo qui.
Cosa avesse non me lo sono fatto spiegare, se ne vedono tanti come lui di questi tempi e tutte 'ste storie di malattie mi fanno sentire un mattone sullo stomaco”
ammette sollevando brevemente le sopracciglia.

La notizia della prenotazione sembra far abbastanza piacere al gestore, che apre un consunto libro rilegato in cuoio su cui scarabocchia rapidamente i nominativi che le donne avessero fornito; intasca una caparra corrispondente alla metà del prezzo totale e consegna a Mira, la più loquace delle due, la chiave di ferro con appeso il numero 109 intagliato su di un tondino di legno.
Jun avrebbe seguito le operazioni con un cipiglio insofferente e vagamente interrogativo, ma non avrebbe opposto nessuna resistenza: è più che altro un problema di chiasso di ubriachi quello che la disturba, e il suo sonoro sospiro di sollievo quando avrebbero salito le scale l'avrebbe reso chiarissimo. Nemmeno per un momento sembra credere alla storiella della sbornia, che in ogni caso non è diretta a lei. Le occhiate indagatrici che lancia ai muri, al tappeto e al pavimento polveroso non sono affatto entusiastiche, ma avrebbe seguito l'altra donna fin dentro la stanza assegnata loro; avrebbe evitato accuratamente di toccare qualunque superficie, incluse quelle interne alla stanza, rintanandosi in un angolo a braccia conserte, in piedi: “Hai in mente qualcosa?” domanda a quel punto, lanciando un'occhiata eloquente all'arredamento. Non è una vera domanda la sua: sembra abbastanza schifata dal posto e probabilmente l'idea di restarci, per lei, è giustificabile solo in vista di uno scopo superiore.

“Come pensi di farlo sparire, circondato com'è di gente? Qualcuno finirebbe per accorgersene di certo” commenta, arricciando il naso allo scoppiare dell'ennesimo boato etilico proveniente dal piano inferiore. “Non credo sia una buona idea, far sparire un miracolato.” La sfumatura carica di scetticismo con cui pronuncia l'ultima parola sarebbe stata più che percettibile: sarà per la location, sarà per la massa di ubriaconi dabbasso, sarà per l'improvviso palesarsi di elementi paranormali per i quali - a quanto pare - non nutre eccessiva simpatia, ma il suo umore sembra decisamente peggiorato, virando sul meditabondo-malmostoso. "Pur non conoscendoli approfonditamente, direi che rivolterebbero l'intero Villaggio pur di ritrovarlo. Potrebbe compromettere il campo... e non solo quello" fa notare a Yurei, accostandosi alla finestra e scrutando l'esterno dalle ombre.
I festeggiamenti, con somma gioia di ambo le donne, sarebbero andati avanti fino a tarda ora, momento in cui – finalmente – il redivivo e il suo accompagnatore si sarebbero arrampicati su per le scale, dopo aver salutato con sonore pacche sulle spalle amici, compari e semplici passanti scrocconi. Le scale e le assi del corridoio scricchiolano troppo: avrebbero segnalato con una chiarezza disarmante (per le due knoichi) la posizione esatta nel corridoio della coppia e forse persino il grado di ubriachezza. La passeggiata sarebbe stata chiusa dal lamento dei cardini della porta della stanza n. 103, in fondo al corridoio; i rumori sommessi e le voci lontane dei due sarebbero rapidamente sfumate in un russare aritmico, mentre lentamente gli ultimi nottambuli del paesello tornano a rifugiarsi ciascuno nel proprio buco umidiccio.
 
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view post Posted on 14/1/2021, 15:09     +1   -1
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La storia del “Miracolato” era sicuramente meno interessante di quanto la donna potesse sperare. L'oste non lo conosceva direttamente ma aveva avuto la possibilità di vederlo in ben altre condizioni. Sebbene non fosse una prova sufficiente per verificare l'effettiva salute dell'uomo, se la sarebbe fatta andare bene, almeno finché non avesse avuto la possibilità di metterci le mani sopra.
Giunte nella camera, le due donne ebbero finalmente la possibilità di discutere apertamente, e Jun non si lasciò sfuggire l'occasione per lamentare le possibili lacune che aveva quel piano. Erano problematiche evidenti e da non trascurare, ma niente a cui Mira non avesse pensato. Era ovvio che far sparire di punto in bianco, il giorno stesso di una miracolosa guarigione, avrebbe quantomeno messo in allerta Purissima e compagnia bella, ma considerando le condizioni in cui versavano dopo la stupenda serata d'alcool, avrebbero dormito abbastanza per permettere alla leader di Yugure di agire indisturbata.


Mira - Una notte sarà abbastanza per fare i test di cui abbiamo bisogno, e loro hanno bevuto tanto da dormire per due giorni di fila. In ogni caso, se qualcuno dovesse svegliarsi prima per andare a rigettare la merda che servono in questo posto, farò in modo di farlo accompagnare. Dovrà essere un lavoro veloce e pulito, e ognuno dovrà essere al suo posto quando tutti si sveglieranno. Il nostro amico non si accorgerà di niente.

Come sperato, l'uomo si riempì fino allo stremo e decise di pernottare nel locale per scongiurare la possibilità di andarsi a schiantare contro qualche carovana nel tragitto verso casa. A giudicare dai passi, dovevano essere rimasti in due: c'erano stati saluti e abbracci calorosi, e almeno un accompagnatore che lo aveva scortato fino alla porta della sua stanza. Il fatto che fossero rimasti in pochi avrebbe senz'altro reso più semplice compiere il rapimento senza destare il minimo sospetto. In ogni caso, un eccesso di prudenza non avrebbe guastato.

Mira - Entreremo in camera sua usando il corridoio ma usciremo dalla finestra. Il locale potrebbe avere un guardiano anche di notte, meglio non rischiare. Lo porteremo al campo senza svegliarlo, faremo i nostri test e lo riportiamo in stanza in tempo per il check out. Sarà stato tutto un brutto sogno dovuto all'alcool per lui e alla… esperienza di quasi morte che lo ha coinvolto.

L'idea di poter mettere le mani su un corpo che aveva avuto a che fare con un “miracolo” la elettrizzava, ma forse era euforica più per la possibilità di assistere all'espressione di Jun, nel caso in cui non avessero trovato nulla. I suoi studi sulla psicologia erano senz'altro interessanti, ma le precludevano tutta una visione più ampia sulla realtà del mondo dei ninja. In quel continente la linea che divideva vita e morte era sottile, così come quella che distingueva umanità e divinità.

Era il momento di agire, con attenzione e circospezione, con il favore del buio. Mira si sedette sul ciglio del letto, chiuse gli occhi e congiunse le mani. Un'esplosione di chakra invisibile scandì ogni sporgenza, ogni dettaglio, ogni presenza, e come un preciso sonar diede forma a tutto ciò che circondava le due infiltrate. Lo spirito della donna aprì gli occhi vitrei, illuminando l'oscurità delle pareti nere di Yusekai, incrinando il velo che lo separava dall'effimera concezione di “realtà”. Si mosse oltre la porta, passò per il corridoio isolato e penetrò all'interno della camera dell'obiettivo. Erano in due e dormivano entrambi di sasso, russando e sognando chissà quale meraviglia dopo la serata nel segno della vita. Il “Redivivo” era in un lato del letto, con le braccia lunghe fino a sfiorare il pavimento e la bava alla bocca che stava adornando le lenzuola più o meno bianche. Era magrolino e con il viso scavato, il pallore rosso sulle guance era causato probabilmente dall'alcool, perché Mira era sicura di averlo visto prima pallido come la porcellana. Era la stanza 103, non distante dalle ragazze e senza ostacoli che potessero rallentarle.
La finestra era chiusa con un chiavistello ma sembrava grande abbastanza per fare da passaggio. In strada i testimoni a cui fare attenzione erano pochi e poco pericolosi, e il campo distava poco più di un paio di chilometri. Quando il corpo originale della kunoichi riaprì gli occhi, destandosi dall'ipnosi auto indotta, sapeva esattamente in che modo agire: si alzò congiungendo le mani ed evocò un clone di se stessa sotto lo sguardo di Jun.


Mira - Il clone rimarrà nella stanza con l'amico del nostro ospite, facendo ben attenzione che non svegli, e farà in modo che nessuno entri fintanto che non torneremo.

Finalmente si mossero attraverso la porta della stanza 109, percorsero il corridoio nel silenzio più totale e giunsero senza problemi fino alla camera in fondo al corridoio. Mira si posizionò davanti alla toppa da scassinare e avvicinò entrambe le mani coprendo con la destra quella sinistra: si prese una ventina di secondi per forzare la serratura, utilizzando nell'ombra degli spilli di origami come grimaldelli. La porta ruotò sui cardini facendo un leggero stridio e tutte e tre le donne si insinuarono nella camera. Mira guardò l'uomo che le interessava accasciato sul letto e venne colta da un piccolo sorriso nel congiungere le mani, chiudere gli occhi ed assottigliare nuovamente il velo tra Yusekai e Realtà: stavolta i suoi occhi cominciarono a lacrimare un liquido nero, più scuro del sangue e decisamente più… denso. Fu allora che un impulso di chakra catapultò il malcapitato nel mondo in cui Mira era la Dea manipolatrice e creatrice, abitato dalle sue anime nere. Avrebbe vissuto un incubo terrificante, e una volta sveglio, se mai se ne fosse ricordato, avrebbe potuto dare la colpa all'esperienza di quasi morte vissuta, o magari all'alcool. La kunoichi lo prese dunque in spalla, aprì e usò la finestra per uscire dalla locanda insieme a Jun, e lasciò il clone a vigilare sulla loro fuga, sulla camera e sull'altro ospite.

Il campo era vicino, non ci volle molto per coprire la distanza che avevano compiuto all'alba. Mira non si preoccupò di dare spiegazioni ai presenti, quanto più disposizioni, proprio ai medici del campo, di preparare il laboratorio ambulante al coperto, cercando di rendere quanto più possibile sterile l'area su cui avrebbero lavorato lei e Jun. Sistemarono dunque il corpo su un lettino dopo averlo spogliato, lo collegarono a un saturimetro e a delle flebo per sedarlo pesantemente, nel caso Yusekai non fosse stata abbastanza. Mira si mise il camice e i guanti e cominciò un'analisi visiva su tutto il corpo, per neutralizzare eventuali cicatrici, segni, ematomi, punti di sutura e tutto ciò che potesse rivelarle la storia di quell'uomo. Successivamente gli cominciò ad effettuare pressioni decise sulle gambe, sulle ginocchia, sulle cosce e sulle braccia, per poi girarlo leggermente e continuare sulla spina dorsale. A quel punto effettuò gli stessi movimenti una seconda volta, senza però stavolta toccare direttamente le parti interessate, ma sfiorandole con le dita sature di un'energia scarlatta. Finito quel processo, prelevò un campione di sangue per controllare l'eventuale presenza di droghe o stupefacenti assunti, e cominciò a studiare l'attrezzatura che aveva a disposizione. Prese un bisturi e senza troppi fronzoli lo incise dal costato allo stomaco, aprendolo come si fa con un'armadio a due ante. Concesse uno sguardo a Jun solo a quel punto, di sicuro leggermente confusa da quello che stesse facendo, dopo la premessa sull'essere silenziosi e discreti.


Mira - Dopo che avremo fatto tutti i test, tornerà esattamente com'era prima. Credimi, sarà Miracoloso. Scandì per bene quella parola, come se volesse in qualche modo stuzzicarla. Che cosa avrebbe pensato di un medico capace di fare una cosa del genere? Sarebbe stata da psicanalizzare anche lui, o andava fermato prima che potesse a sua volta reclamare la divinità? Perché magari Mira avrebbe potuto farlo, in nome della scienza e della conoscenza, come le aveva rivelato.
A ogni modo, una volta allargato per bene lo strato della pelle, e aver fatto spazio fino alle viscere dell'uomo, la donna avvicinò le mani ai tessuti, irradiandoli di chakra scarlatto come fatto precedentemente. Rimase in quella posizione per un paio di minuti, poi prese tutti gli strumenti adatti e cominciò un'operazione chirurgica, con l'aiuto di Jun, con il fine di asportare un piccolo frammento di polmone e di fegato. Andarono avanti così per almeno due ore, cercando di danneggiare il meno possibile e prelevare solo ciò che Mira riteneva fondamentale per le analisi, ed erano ormai le quattro del mattino quando la kunoichi dai capelli biondi si tolse i guanti, si lavò le mani ed entrò nell'altro capannone adibito invece a laboratorio d'analisi.


Mira - Sei stata brava, abbiamo fatto tutto quello che mi interessava. Esordì avvicinandosi al microscopio, osservando nel vetrino uno dei frammenti di tessuto prelevati - Ti spiego adesso che cosa ho fatto prima che prendessimo quei campioni. In genere un ninja medico utilizza il chakra curativo per combattere le ferite e ripristinare i tessuti, sebbene in maniera quasi sempre superficiale. Avendo invece a che fare con una “Santissima” che dispensa miracoli, ho pensato potesse rivelarsi una potente kunoichi con una conoscenza medica molto più imponente del normale. Io ho fatto in modo che il mio chakra agisse in maniera opposta rispetto a quello che fa un chakra curativo, andando a degenerare il processo di rispristino di tessuti, come se potesse farli tornare indietro nel tempo. Questo, almeno in teoria, dovrebbe mostrare ciò che il paziente avesse “prima” del miracolo, e quindi anche la maniera con cui la “Santa” lo ha curato. Ho fatto lo stesso anche per le ossa, le lastre ci mostreranno la loro condizione dopo il mio "piccolo" intervento, considerando la possibilità che avesse problemi a queste, o alla spina dorsale, visto che era su una barella. Dovremmo anche essere in grado di assorbire un po' di urine dalla vescica, se sono state usate droghe, ne troveremo traccia in queste. Per il resto, dobbiamo fare particolare attenzione alle analisi del sangue, per verificare che non ci fossero tumori in metastasi. In quel caso, sarebbe interessante.

A quel punto mancava un ultimo tassello, l'ultimo atto di quel rapimento nel cuore della notte: doveva tornare tutto al suo posto, nessuno doveva accorgersi di nulla. Mira tornò così dall'uomo sul lettino, avvicinò nuovamente le mani come aveva fatto precedentemente, ma stavolta la luce del chakra non era rossa, ma verde. Sulle sue dita comparvero dei kanji e all'aumentare della loro luce, aumentò anche la velocità con cui andarono a ricostruirsi i tessuti asportati. Era come se quella luce potesse agisse autonomamente, come se pensasse, distaccata perfino dal volere di chi la stava generando. Riuscì a suturare anche l'incisione, cancellando nel suo percorso i punti, le cicatrici, ogni cosa, in un rituale che nel giro di un'ora aveva rigenerato del tutto il corpo dell'uomo... senza lasciare traccia.
Terminato il processo, Mira si allontanò arrancando. Era stravolta e senza più forze, ma sorrise osservando fiera ciò che era riuscita a fare. Uscì dunque dal capannone per trovare una seduta su cui respirare, mentre in lontananza le prime luci dell'alba coloravano la valle.


Mira - Dobbiamo sbrigarci a riportare il corpo alla locanda, prima che si svegli tutto il paese. Poi potremo valutare e studiare tutti i risultati delle analisi. Quanto a lui… ricorderà solo di aver fatto un incubo terribile.

Le tecniche utilizzate:


CITAZIONE
Ninjutsu - Inversione di Realtà (Limite: 3) [CHK: - 8]
Tratti: Supporto, Yurejutsu

“Finché rimane attiva, il velo che divide Yusekai dal mondo reale si incrina, lasciando che il primo rilasci la sua influenza sul secondo, ed eventualmente viceversa. Il sangue di mira si addensa e scurisce, e i suoi occhi cominciano a lacrimare. ”

Effetti:
Questa Tecnica deve essere utilizzata prima che un avversario usi la Tecnica della Liberazione.

Finché questa Tecnica resta attiva, anche una volta spezzata l'Illusione, la vittima avrà comunque la metà dei malus previsti dalla Genjutsu in questione.

Fuori dal combattimento, Mira può scindere spirito e corpo, in modo tale da vivere come anima nera del piano di Yusekai, nel mondo reale. Questa condizione si verifica autonomamente quando Mira dorme, o può essere autoindotta tramite un'autoipnosi. Per tutta la durata della tecnica, il corpo della Kunoichi rimane immobile e dormiente. Lo spirito invece non può attaccare, né essere bersagliato da Tecniche; può spostarsi in un raggio di 3 Km dal corpo di Mira; può attraversare pareti e altre barriere solide; è impossibile da rintracciare, se non tramite Tecniche Sensoriali (Sharingan e Byakugan possono vederlo come sagoma indefinita di Chakra).

Mantenimento [CHK: -5] per ogni Genjutsu allungata.

CITAZIONE
Genjutsu - Yamiitsu ~ Alba Nera (Limite: 6) [CHK: -21] {MST*1,5}
Tratti: Yurejutsu

“Mira scaraventa l'avversario dentro il mondo degli Spettri, luogo di cui è Creatrice e Madre. Le regole del mondo reale non valgono, tutto è relativo, il tempo, lo spazio, i sensi, ogni cosa può essere distorta da Mira e dalle anime più potenti che abitano gli anfratti di quei confini oscuri. Generalmente, la Kunoichi scava nel subconscio dell'avversario per metterlo davanti alle sue paure più profonde, facendo leva su queste per colpire la sua stabilità mentale e cibarsi così della sua anima. Per causare dolore però, non disprezza nemmeno torture più corporali, utilizzando il fuoco e gli altri elementi. Al termine del flagello, in base alla sua intensità, lo spirito dell'avversario può ritrovarsi ingabbiato in Yusekai per sempre (qualora sia Svenuto), divenendo una delle sue anime Nere.”

Effetti:
Durante la sua Fase Attiva, la vittima ha un malus di 2 al Limite (1 Con "Inversione di Realtà" Attiva dopo la Liberazione).

Il Limite massimo raggiungibile dalla vittima mentre la Genjutsu è attiva è 8 (9 con "Inversione di Realtà" dopo la Liberazione).

Mantenimento [CHK: -5].

CITAZIONE
Ijutsu - Innesco Cellulare (Limite: 4) [CHK: -17]
Tratti: Supporto, Jōzu

“Mira riesce a incidere sulle ferite fisiche a un livello maggiore rispetto alle tecniche base mediche, andando a ricostruire i tessuti attraverso un rituale di Chakra. Sulle punte delle dita di una mano della Kunoichi compaiono dei Kanji di colore verdognolo, che avvicinati a una ferita o a un arto reciso, ne ricostruiscono i tessuti.”

Effetti:
Ripristina 12 punti CRT/SLT.

Annulla l'eventuale danno da Sanguinamento subito nel Turno.

CITAZIONE
Ninjutsu - Innesco Cellulare (Limite: 4) [CHK: -13] {MST*151}
Tratti: Offensiva (Ravvicinata), Kyō

“Nella versione Kyo, i kanji nella mano di Mira risultano rossi e invece di rigenerare i tessuti con cui entrano in contatto, li danneggiano. La tecnica risulta più efficace contro vittime che presentano già delle ferite, a causa della degenerazione cellulare che provoca.”

Effetti:
Se la Tecnica causa Contatto o se la vittima è afflitta dallo Status "Sanguinamento", i PK inflitti da "Innesco Cellulare" sono aumentati di 1,5.

Se la Tecnica causa Contatto su una vittima afflitta dallo Status "Sanguinamento", i PK inflitti da "Innesco Cellulare" sono raddoppiati.
 
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view post Posted on 19/1/2021, 22:40     +1   -1
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Notte tra il 12 e il 13 Settembre 252 DN – Sora no kuni, villaggio di Awaji / campo base


Le iridi di ferro di Jun non abbandonano il viso di Yurei per un istante, mentre la donna espone il suo piano; le sopracciglia si sollevano ed annuisce, quando l'altra donna dichiara l'intenzione di voler rimettere ogni cosa al suo posto entro l'indomani mattina: certamente concorda con quel principio, ma non sembra convinta della realizzabilità di quel piano. “Non ho mai visto nessun medico fare un lavoro del genere in così poco tempo, e non sono del tutto digiuna in materia” le fa notare senza remore... il che potrebbe essere sia un complimento che una dichiarazione di sfiducia. Impossibile dirlo, vista l'espressione poco leggibile della giovane. Jun continua a evitare di toccare qualunque oggetto presente in quella camera, quasi sia convinta di venirne irrimediabilmente contaminata; compie piccoli spostamenti per sgranchire le gambe ed accoglie tiepidamente la seconda parte del piano, sempre apparentemente poco persuasa della sua riuscita, senza tuttavia sollevare obiezioni.

Il sussulto di Jun e il suo ingobbirsi improvviso, nel momento del trapasso, forse sarebbe stato preludio a un bel mucchio di domande, nel momento opportuno: lo sguardo allarmato con cui il medico accoglie il ritorno di Mira e la creazione del clone, non fa che confermarlo. La donna si è allontanata il più possibile dalla sedicente Yurei, incassando la testa tra le spalle, ma segue il clone senza fiatare: si muove silenziosa come un topolino sul tappeto consunto della locanda e osserva sempre zitta la rapida sequenza di eventi a cui forse non sa dare né un nome, né una spiegazione.

La corsa nelle tenebre sarebbe stata poco più che una passeggiata rinvigorente per le due, finalmente libere dall'aria stantia di quella bettola; il resto della squadra è andato a dormire da un pezzo, fatta eccezione per uno degli ANBU, la cui sagoma scura staglia contro il vago bagliore emesso dalle braci morenti del falò. Constatata l'identità delle due donne, si sarebbe dileguato così com'era apparso, lasciando ai membri della squadra dal sonno più leggero le incombenze legate a quell'imprevista sortita: sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, tre dei loro compagni avrebbero compiuto con disinvolta naturalezza le operazioni di routine loro richieste – come se fosse stato ordinato loro di preparare un tè, invece che di sterilizzare una sala operatoria.

Che dire... Jun avrebbe coadiuvato i suoi colleghi, in mancanza di altre indicazioni, ma le occhiate di sottecchi che lancia verso Mira sembrano quelle di chi si aspetta di dover scattare agli ordini da un momento all'altro; si sarebbe procurata immediatamente l'abbigliamento sterile richiesto per le operazioni chirurgiche, forse dando per scontato di dover partecipare al procedimento... o forse asserendo in tal modo la propria volontà di partecipare, pur senza un invito esplicito ad avvicinarsi. Continua a sistemare la strumentazione richiesta e quella scartata da Yurei; quando però la donna si mette a picchiettare il corpo privo di sensi della loro vittima, e lo fa in una maniera mai vista in nessuna procedura codificata dalla medicina ninja, la giovane smette del tutto di curarsi dei preparativi: lo sguardo attentissimo non abbandona per un istante le dita di Mira che si fanno scarlatte, e quel bisturi che apre il torace dell'uomo come se fosse la porta di casa propria.
Non c'è il mimino disgusto sul volto della giovane e traumatizzata kunoichi: sembra aver accettato il fatto che stia avvenendo qualcosa di fuori della norma, e solo il corrugarsi delle sopracciglia segnala la folla di domande inespresse che si ammassano dentro quel suo cranio.

Gli occhi restano incollati al campo operatorio, tranne quando l'altra donna lancia la sua battuta sui miracoli: in quel momento solleva gli occhi sul viso dell'altra, forse per leggerne meglio l'espressione... ma senza fare commenti. Ha la faccia di un morto di sete quando finalmente vede in lontananza una sorgente di acqua fresca di montagna. Mira non avrebbe potuto desiderare un'assistente migliore: silenziosa, precisissima, concentrata, abbastanza esperta da intuire i movimenti di Mira prima che sia essa stessa a darle indicazioni. Evidentemente la chirurgia fa parte del suo addestramento, nonostante la specializzazione l'abbia poi portata a battere altre piste. Sembrerebbe quasi del tutto immersa nel suo ruolo di kouhai, se non fosse per la luce intensa, assetata, quasi rapace, con cui assorbe l' ultima spiegazione di Yurei. Poi arriva il momento di richiudere quella sorta di miniera di tessuti e sedere finalmente, dopo la notte insonne, accanto a una delle icone viventi della rivoluzione di Ryuzaki.

“È del tutto plausibile che non ci si aspetti una levataccia da parte sua, visto il festino di ieri sera. Però a quest'ora ci saranno già contadini diretti al mercato... ce la fai a riportarlo indietro, o chiediamo supporto a un collega?
Io dovrò comunque fingere di aver passato la notte in quel porcile”
sbuffa quella, contrariata all'idea di rimettere piede nella locanda, eppure abbastanza pensierosa da parlare meccanicamente, come se la bocca si muovesse da sola, mentre il cervello è affaccendato in tutt'altre attività.



CITAZIONE
Cose particolari che succedono: nell'istante in cui Mira “trapassa” dal piano normale a Yusekai e vice versa, avvertirà come un lampo di luce. Chiaramente non si tratta di luce in senso stretto: prendila come una metafora. Viene emessa da qualcosa di non identificato; la durata del fenomeno è istantanea, una volta che Mira arriva a destinazione con la sua trasmigrazione, non avverte più niente.

Per quanto riguarda le scoperte: le ossa sono pulite, niente lesioni o tumori; il sangue conferma l'assenza di carcinomi. Il fegato pure sembra relativamente in ordine, mentre il campione prelevato dai polmoni sembra riportare i danni tipici di una scarsa ossigenazione, come se il paziente avesse per lungo tempo faticato a respirare. Negli alveoli sono anche presenti particelle che somigliano ai residui della combustione del legname, come se avesse passato molto tempo al chiuso, col camino acceso in un ambiente poco ventilato. I muscoli a loro volta non sembrano in grande forma, ma l'unica cosa che cambia tra prima e dopo la “cura inversa” di Mira, è che sembrano aver beneficiato recentemente di una migliore irrorazione sanguigna. Tutto sommato le condizioni fisiche del tizio non sembrano far pensare che abbia ricevuto una qualche grazia divina di recente.
Tracce di droga non ce ne sono, la vescica è pulita. A giudicare dalle condizioni dell'intestino, quel poveraccio una volta sveglio cagherà l'anima.
 
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view post Posted on 22/1/2021, 16:36     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Non c'era tempo per riposare, non con le luci dell'alba che minacciavano la valle e i primi contadini che si riversavano in strada per cominciare la loro giornata lavorativa. Quella di Mira era cominciata già da un po', e avrebbe continuato fintanto che tutto non fosse tornato al proprio posto. Era abituata alle ore piccole, fin da bambina aveva sempre odiato dormire tanto. Era uno spreco di tempo per una come lei, che si cibava di conoscenza e continuava imperterrita a bramarne, senza limiti. Yusekai l'aveva aiutata anche in questo senso: quando dormiva, il processo di scissione fra anima e corpo avveniva in automatico, così da poter continuare a pensare, studiare, programmare. Aveva ovviamente declinato la possibilità di farsi aiutare da qualche collega, e onestamente avrebbe declinato volentieri anche di farsi seguire da Jun, ma nella locanda era entrata con lei, e per evitare qualsiasi sospetto sarebbero dovute uscirne insieme. Era francamente stufa di assistere ai suoi sguardi disgustati verso tutto ciò che componeva la camera della bettola che aveva pagato, ma aveva quantomeno apprezzato la professionalità con cui l'aveva affiancata durante tutte le operazioni che aveva richiesto sul povero miracolato. Tra tutti questi pensieri però, quello che più di tutti l'aveva accompagnata durante i due chilometri che la separavano dalla locanda, fu quello sulla particolare luce che aveva percepito quando si era scissa dal corpo, prima del rapimento. Era un'associazione azzardata da fare, ma aveva vissuto un'esperienza simile quando Buraindo aveva interferito con Yusekai, aprendo il suo “occhio” all'interno delle mura nere. In quel caso, il caro sommo Primo Daimyo si era servito senz'altro dei ripetitori di chakra disseminati per tutte le isole, ma con la sua morte e quei marchingegni ormai distrutti, che cosa poteva essere stato? Poteva essere l'influenza vicina della “Purissima”, magari come traccia di chakra nel corpo della gente su cui operava, ma quest'ultimo caso sarebbe stato facilmente confutabile dopo le analisi su tutti i campioni che avevano raccolto sull'uomo. C'era anche un'altra possibilità che passò per la mente della donna, se l'ipotesi della traccia di chakra si fosse rivelata corretta: Jun poteva in effetti essere una miracolata, che ne fosse consapevole o meno, e ciò avrebbe spiegato la sua sopravvivenza al massacro avvenuto contro la sua gente da parte dei fedeli. D'altronde aveva dimostrato di essere un'abile medico con ottime basi in chirurgia, ma una combattente capace di sfuggire a un massacro? Lo avrebbe escluso. In effetti non gliel'aveva mai chiesto, come fosse sopravvissuta.

Mira - Lo mettiamo a letto, come niente fosse accaduto, e usciamo dall'ingresso principale salutando il guardiano Specificò la donna, ormai nei pressi della locanda. Le strade erano ancora piuttosto deserte, e i più mattinieri si stavano spostando verso la periferia. Per il resto, sulla piazza erano presenti solo i piccioni appollaiati sul pulpito sopra il quale il predicatore aveva parlato ormai il giorno prima, e due ragazzi in procinto di lanciarsi in una corsetta salutare alle prime luci dell'alba. Mira si mosse circospetta con al seguito la compagna, attendendo eventuali allarmi dal clone che aveva lasciato a guardia della camera. Quando vide possibilità di manovra, si spostò fino alla finestra della locanda, aggiustò la presa che aveva sull'uomo e salì la parete concentrando il chakra ai piedi. Non le fu necessario nemmeno picchiettare sulla finestra che il clone l'aprì e lasciò entrare i presenti. Mira poggiò il più delicatamente possibile l'uomo e fece cenno alla compagna di sparire il più velocemente possibile. La copia esplose in una nuvola di fumo e tutte le informazioni che invasero la mente della kunoichi le confermarono quanto aveva previsto: nessuna intromissione, nessun problema, giusto un paio di parole nel sonno da parte del ragazzo stravaccato sul letto, mai in procinto di svegliarsi.

Mira - È andata piuttosto bene direi, adesso non ci rimane che sperare di trovare qualcosa di interessante in quelle analisi.

Uscirono dalla porta principale dunque, e nel salutare l'uomo al bancone, non seppe nemmeno dire se fosse lo stesso della sera prima, Mira lanciò uno dei suoi sorrisi più gentili e falsi che avesse nel suo repertorio da spia. Il piano era andato in porto, tutto era tornato esattamente come doveva essere e difficilmente qualcuno si sarebbe accorto di qualcosa. Il viaggio di ritorno verso il campo fu però silenzioso, entrambe le donne avevano di che riflettere dopo la notte che avevano vissuto, chi per un motivo, chi per un altro. Jun continuava ad avere il suo solito sguardo enigmatico, indecifrabile, eppure Mira poteva dirsi sicura di aver scorto ben oltre quel muro invalicabile privo apparentemente di emozioni, quando le aveva spiegato che cosa aveva fatto con l'uomo. Aveva letto curiosità, sorpresa, interesse, non però di quelli che è possibile trovare in un medico apprendista che sta imparando qualcosa di nuovo, ma più simile allo sguardo che aveva lei quando Fuyuki le aveva mostrato la Dominazione del Fuoco. La kunoichi di Yugure ruppe il silenzio a quel punto, ormai vicini al capannone in cui avrebbero potuto esaminare nello specifico tutti i campioni ottenuti:

Mira - Ti sei mai chiesta veramente cosa sia un Kami? Un essere onnipotente e immortale? - Attese prima di continuare - Secondo me è qualcuno capace di fare della propria sapienza un dono che smuove le masse. Che sia effettivamente onnipotente o un uomo forte e furbo poco importa. Buraindo era un Kami così come per la gente lo è stato Ryuzaki durante la rivoluzione. Chi ne ha le carte, viene chiamato Kami senza chiederlo. Fece un pausa, lasciando all'interlocutrice il tempo di assimilare quella premessa, poi continuò: Non dobbiamo provare che questa Purissima non sia un "Kami", ma capire in che modo lo è diventata per la gente.

---------------------------------------------------------------

Osservò, con i suoi occhi perlacei e vacui, uno dei campioni ottenuti, annotando su un foglietto di carta, bianco e perfettamente quadrato, i pensieri e i ragionamenti a caldo, alla luce di quando raccolto. Se ne restava in silenzio, tra un microscopio e l'altro, pensando, valutando, traendo forse conclusioni, ma aprendo altri interrogativi. Jun avrebbe potuto vederla muoversi nel suo campo, nella sua vocazione, sebbene chi la conoscesse più a fondo avrebbe detto Ossessione. Sarebbe dovuta essere stravolta, non dormiva da quasi ventiquattro ore, ma non riusciva a fermarsi, non senza qualcosa di concreto tra le mani, senza una traccia, un segno, una prova tra tutto il materiale che avevano raccolto. Nel suo viso non si scorgeva però stanchezza, non apparentemente almeno, ma euforia: sarebbe rimasta in quel laboratorio a studiare e esaminare per un altro giorno intero se l'occasione lo avesse richiesto. Aveva anche consigliato a Jun di andare a riposare, prevedendo quell'esatta situazione, ma che la donna l'avesse ascoltata o meno, non si sarebbe mossa da quel capannone. Poi si soffermò su un foglio, più che in altri evidentemente, e fu a quel punto, almeno tre ore dopo l'aver riportato l'uomo alla locanda, che si rivolse alla compagna, con lei in quel momento:

Mira - Nessun danno alle ossa, né tumori. Anche vescica e fegato sono puliti, se così possiamo dire dopo tutto l'alcool che ha ingerito. Però... l'apparato respiratorio non è esattamente messo bene. Ci sono le tipiche tracce che possono portare a un'intossicazione da Monossido di Carbonio. Che fosse rimasto intrappolato da qualche parte a causa di un incendio? L'oste lo avrebbe saputo, una casa in fiamme non era qualcosa che passasse esattamente inosservata. Non era però una situazione così pessima, almeno non da dover giustificarne la cura con un "Miracolo". Sebbene non a un'avvelenamento da coma, ma queste sono ipotesi. Anche i muscoli sono messi male, ma questo potevamo notarlo anche senza vivisezionarlo. Che sia stato effettivamente in coma per qualche tempo? Spiegherebbe la condizione muscolare, anche se, e qui vorrei porre attenzione, è come se nell'ultimo periodo stesse facendo una cura per "ripulire" il flusso sanguigno e quindi l'irrorazione a muscoli e a tutto il resto del corpo. Non ci sono però tracce di droghe e farmaci in tal senso, quindi potrei pensare a una cura a base di chakra.

Si poggiò su un lettino lì nei pressi, senza distrarsi un attimo. Si scostò i capelli da una spalla all'altra e piegò il pezzo di carta che aveva tra le mani, alzando poi lo sguardo verso la compagna: Senza escludere a priori la possibilità che fosse tutta una montatura, e che l'uomo fosse d'accordo con la "Santa" per dare forza alla sua causa, non ci rimane che raccogliere informazioni su un eventuale incendio avvenuto nei pressi del villaggio, e di come la gente ne sia eventualmente sopravvissuta. Non c'è altro, è tutto qui. Adesso... non ci rimane che trovarLa, o farci trovare.

E sulla traccia di chakra... niente. Ci avrebbe riprovato, con l'Inversione, ad assottigliare il velo tra Realtà e Yusekai, e se avesse percepito ancora quella strana luce, allora non era l'uomo che avrebbe dovuto vivisezionare.
 
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view post Posted on 27/1/2021, 23:29     +1   -1
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13 Settembre 252 DN – Sora no kuni, villaggio di Awaji / campo base


Una delle grosse differenze tra Yurei e Jun sarebbe emersa poco dopo aver abbandonato il campo-base, col corpo inerte del paziente in spalla: mentre la prima freme all'idea di espandere la sua conoscenza, fregandosene bellamente dei limiti normalmente imposti a un fisico umano, la seconda sembra essere più che soggetta alla stanchezza. Sarebbe rimasta presto indietro di qualche passo, pur sforzandosi di non restare indietro, ma sarebbe stato palese l'affaticamento rapidissimo a cui sarebbe andata incontro da un minuto all'altro.

Risalire lungo il muro dell'osteria avrebbe prosciugato le sue ultime forze: per poco non perde l'aderenza sul legno slavato dalle intemperie, aggrappandosi al davanzale della finestra e issandosi all'interno a denti stretti. Avrebbe utilizzato qualche goccio di chakra per ridare vita agli occhi ormai vitrei e infossati, e quasi come un'ombra avrebbe tallonato Mira nei suoi rapidi passaggi attraverso le scale e la sala da pranzo della struttura, tirandosi però il cappuccio fin sopra alla testa prima di uscire alla luce del giorno.

All'uscita improvvisa sull'argomento Kami si arresta di colpo, rivolgendo un'occhiata vitrea e vagamente sorpresa verso quella donna, che sembra ancora disumanamente piena di energie, e ci mette anche una buona manciata di secondi a trovare le parole, come se fossero sparpagliate in mezzo a uno sterminato campo di grano. “Basta avere un padre ad aprirti la strada, un fallo tra le gambe, amici alle spalle e un coltello in mano, Yurei-sama, per diventare un Kami” avrebbe replicato stancamente, sbattendo le palpebre sugli occhi arrossati dalla stanchezza. “Niente più.”
E sull'argomento non avrebbe cavato fuori altre parole, sicuramente finché non avesse recuperato le forze con un buon sonno ristoratore.



Sarebbe rinvenuta diverse ore dopo, e ancora abbastanza intontita, avrebbe raggiunto Mira nel tendone allestito con le apparecchiature necessarie ad effettuare le analisi. Il suo volto appare ancora provato, ma l'espressione è adeguatamente vigile; chiede di poter esaminare a sua volta i campioni prelevati dall'uomo, prestando attenzione particolare proprio al polmone: “o un incendio, o un'esposizione continuativa ai prodotti della combustione della legna” commenta girando le rotelline del microscopio per mettere a fuoco il vetrino.

“La strada più semplice, dal mio punto di vista, sarebbe andare a parlare col diretto interessato, prima di pianificare altre mosse. Il sospetto che si tratti di una montatura rimane in cima alla lista delle ipotesi, tuttavia... se quel soggetto è consapevole di far parte di una truffa, sarà semplice individuare le contraddizioni nel suo racconto. Con l'aiuto di un goccio di sakè magari, per sciogliergli la lingua. Stesso discorso vale per eventuali cure non convenzionali.
Dopotutto eravamo clienti dello stesso locale, l'oste ci ha etichettate come pellegrine, non dovrebbe sembrare sospetto se decidessimo di informarci meglio. Onestamente...”
mormora, staccandosi dal microscopio con le sopracciglia aggrottate - “non amo l'idea di andare a infilarmi nella tana del cobra, senza prima aver tastato il terreno.
Se lo ritieni opportuno, potremmo anche investigare due campi diversi e mettere a sistema le informazioni una volta rientrate qui, al campo”
propone grattandosi nervosamente una tempia. Più si arrovella sulla strategia, più sembra implodere in se stessa, incurvando le spalle e piegando la schiena in avanti.
“Farci trovare... no, è l'ultima cosa che farei. Non so se mi spiego” - mormora con un filo di voce, incassando la testa nelle spalle e stringendo i pugni chiusi sulle ginocchia, sempre seduta sullo scomodo sgabello dietro al banco da lavoro. Sarebbe rimasta in quella posizione per qualche minuto, mentre chissà quali pensieri combattono silenziosamente nella testa rasata a zero.

“Qualunque cosa decidiate di fare, Yurei-sama, valutate attentamente le conseguenze: una volta rivelate come agenti di Ryuzaki, non ci sarà più modo di tornare sui nostri passi.”



CITAZIONE
Confermo la luce costante percettibile nel passare da Yusekai al piano fisico e vice versa. Nessun calo di intensità né variazioni nella percezione generale.
 
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view post Posted on 2/2/2021, 12:20     +1   -1
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Non aveva certamente riposato abbastanza per essere completamente lucida, ma una volta tornata nel capannone in cui Mira stava studiando i campioni raccolti, Jun ebbe la forza di ascoltare le parole della compagna, ed esprimere la sua opinione sull'argomento. Suggerì di continuare a battere la strada del miracolato, per poter confrontare la sua storia con i dati che avevano raccolto loro, e di sicuro non era un'idea del tutto insensata, e propose anche di dividersi per confrontare eventuali novità una volta tornate al campo. Mira non rispose subito, si prese il tempo di chiudere il raccoglitore in cui doveva aver appuntato tutte le scoperte e novità sul caso.

Mira - Vorrei rivedere ancora una volta tutti i dati prima di prendere una decisione, per capire se ci è sfuggito qualcosa. Dopo decideremo che cosa fare.

Si congedò dal capannone e si diresse da sola verso la foresta. Aveva bisogno di riflettere, di mettere insieme i pezzi e cercare di capire in che modo le informazioni che avevano raccolto si collegassero tra loro, e con la “luce” che aveva percepito quando aveva assottigliato il velo tra Realtà e Yusekai. Tra tutti i dati era senz'altro quel dettaglio che le dava da pensare, e la possibilità che Jun fosse a sua volta una miracolata, o che avesse a che fare con la Purissima e quella storia in generale più di quanto desse a vedere. Si incamminò dunque tra i fiochi raggi dell'alba che si insinuavano tra le fronde degli alberi, e sebbene la nebbia della notte prima si fosse ormai quasi del tutto alzata, una leggera foschia permeava in quel quadro grigio al limitare di Sora. Mira si poggiò dunque a un tronco, scivolando lentamente fino a mettersi seduta. Anche lei doveva riposare nonostante tutto, ma non per questo avrebbe interrotto lo studio che stava portando avanti. Chiuse gli occhi, si lasciò cullare dalla brezza e dal suono delle foglie sospinte dal vento, e in breve vide nuovamente il Velo incrinarsi, con le Anime Nere che volteggiavano libere in quella retta che divideva i due mondi. Appena il sonno colse la donna, il suo spirito riaprì gli occhi, così come era successo durante l'autoipnosi nella locanda, e proprio allo stesso modo, non lontano da lei, quella luce infuriò nuovamente, per un attimo, come aveva previsto.

È sopravvissuta a un massacro, da sola, senza testimoni che possano effettivamente raccontare come sia andata. Alcuni raccontano qualcosa, altri qualcos'altro, e lei immagino sia troppo disturbata per ripercorrere quei momenti lucidamente, non è così?

Quella voce, grave e pressante come non la sentiva ormai da tempo. Lo studio del Kishin e la presenza della stessa Gaz avevano tenuto a bada Yusekai come prima di loro avevano fatto Kai e Kirinaki. Erano stati anni d'oro per la conoscenza, e le Anime Nere ne avevano avuta una dose sufficiente per placare la loro sete, ma il dubbio nella mente di Mira aveva risvegliato la curiosità dello spirito più potente di quel mondo, quella che in fondo era la sua metà oscura, nativa del Mondo degli Spettri.

Mira - Seppure ha a che fare con la Purissima, lei non ne è a conoscenza, e nemmeno Ryuzaki. È un'informazione che non mi aiuta, non così.

Varnaki - Allora lascia che sia io ad aiutarti, prendiamoci quelle informazioni dal suo corpo, così come hai fatto con quell'uomo. Oppure… c'è sempre un'altra possibilità, ti basta una goccia del suo sangue e potrai avere tutto quello che ti serve.

Mira - È stata preziosa fino ad ora, ha gestito l'operazione da professionista e ha fatto tutto quello che ho chiesto. Non posso bruciarmi la sua fiducia in questo modo. Se è coinvolta, lascerò che siano gli eventi a smascherarla.

Varnaki – Fai attenzione Madre, Buraindo leggeva tra i Veli, e quella luce ne è incredibilmente familiare. Lasciami passare prima che si accorga di noi, fatti aiutare!

Si destò con un sussulto: riaprì gli occhi che era ancora nella foresta, da sola, ma a giudicare dalla luce del sole dovevano essere passate almeno altre tre ore. Si portò una mano alla testa, cercando di scacciare un principio di emicrania, e si rimise in piedi. Per quanto egocentrico e saturo di secondi fini, Varnaki aveva ragione: se quella luce riprendeva l'abilità di Buraindo, non era sicuro parlare tra i Veli e non poteva ignorare nemmeno il suggerimento sulla prossima mossa da fare. A conti fatti, era escluso dividersi da Jun, non con quelle premesse, ma non poteva nemmeno attaccarla direttamente e aprirle in due la testa. Tornò dunque al campo, passando prima per il laboratorio di analisi, poi per ciò che rimaneva del falò in cui avevano consultato la cartina del territorio. La trovò lì, immersa in alcune letture, con gli occhi meno gonfi e arrossati rispetto all'ultima volta che l'aveva vista.

Mira - Novità? Chiese riferendosi ai documenti che aveva tra le mani, e prese posto accanto a lei. - Penso che l'idea di chiedere direttamente al miracolato di raccontare la sua storia sia la più appropriata al momento, e la maniera migliore per smascherare un'eventuale montatura della storia. Quanto al resto, direi di evitare di dividerci, andiamo con ordine. L'idea di affidarsi a Varnaki più che a lei era quasi stuzzicante, ma quello era un bastardo egoista risaputo, mentre lei… beh, al momento non poteva dire di non averla trovata utile. Chiunque si fosse dimostrata, rimanere con lei era la scelta più saggia per capire dove volesse andare a parare con tutta quella vicenda. Possiamo partire quando sei pronta. Non sarà troppo complicato ritrovare il nostro uomo.
 
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view post Posted on 8/2/2021, 22:17     +1   -1
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13 Settembre 252 DN – Sora no kuni, villaggio di Awaji


No, sarebbe stato effettivamente semplice come bere un bicchier d'acqua: e pensare che la persona dalle cui labbra pende addirittura una piccola folla, è proprio lo stesso tizio che la notte prima giaceva aperto come un tonno sul loro tavolo operatorio. Il predicatore che Mira aveva già notato il giorno precedente ha ceduto il posto al nuovo arrivato e si aggira tra i passanti con un sugegasa screpolato, chiedendo un obolo per una non ben precisata giusta causa... e facendo guizzare una mano eccezionalmente rapida e leggera verso le scarselle incautamente appese alla cintola degli astanti.

“E pensare che i dottori mi davano per spacciato!” esclama, evidentemente nel vivo della narrazione: ancora abbastanza pallido, il rossore che gli tinge le gote sembra più donato dalla foga della predicazione che da un miglioramento nelle condizioni di salute. Suda copiosamente, collo e tempie sono ricoperte di goccioline e le stesse ciocche di capelli sembrano piuttosto intrise di liquido, ma lui non sembra badarci: completamente esaltato dall'attenzione rapita del pubblico, prosegue nel racconto del prodigio che l'ha investito - “Dicevano che mi sarei dovuto rassegnare, che avrei gradualmente perso la facoltà di muovermi, di parlare... di nutrirmi, e infine sarei perito quando il mio cuore avesse ceduto.
Inutile parlarne... non capireste mai.
Non può capire nessuno che non abbia mai provato le dita della Morte sulla propria pelle. Un Kami fatale che ti segue fino all'alba, che vede dove vai. Che ti fa sentire come un bambino: inerme, indifeso, che però non smette di sognare di trovarsi dentro una storia: una che potrebbe avere un lieto fine.”

Un silenzio assorto cala sugli astanti, decine di paia di occhi non si staccano dal miracolato.
“E poi all'improvviso... è arrivata lei.”

“Non so chi l'ha deciso. Forse il caso, o forse... un Kami benevolo, chi può dirlo: lo stesso che l'ha benedetta col dono che mi ha impartito. Le voci erano tante, qualcuna scettica, anzi, molte lo erano, eppure la mia voglia di vivere era così tanta!
Il pensiero della Purissima mi ha preso, sempre di più: pensavo e ripensavo, notte e giorno: perché non provare? Perché non partire? E nel frattempo il mio corpo mi abbandonava ogni giorno un poco, rendendomi l'ombra di me stesso. Chiuso in una piccola stanza fumosa, col camino sempre acceso, per scacciare il freddo della morte, il gelo della disperazione. E continuavo a pensare a lei, quella che fa i miracoli. Mi dicevano che no, non fosse possibile nulla del genere e io stesso le lo ripetevo, rassegnato, ma senza riuscire davvero ad abbandonare la speranza di vederla.
Una quotidiana guerra con la razionalità”
confessa, tra l'annuire di teste adornate di capelli di ogni colore, lunghezza e tipologia.

“Ma è andata bene così.
Va tutto bene, purché serva a farvi uscire: uscire dalla grettezza dell'umanità, dalla ristrettezza di vedute di noi tristi mortali, ormai privi della capacità di affidarci a un Bene superiore.
I Bijuu, Watashi, quei barbari che li adorano, gli altri pazzi sanguinari che fanno la guerra con loro, lo stesso Buraindo che cade sotto i colpi di un Daimyo: nulla è più come una volta.
Come mai... chi sono queste persone, per fare questo a noi?!

E chi è questa Purissima, chi è costei, che mi ha fatto il dono della vita?
Chi è questa dolce promessa, per farmi stare qui, notti intere, ad aspettarla... pregando... pregando per un sì.
Che accettasse di vedermi, di accogliere questo figlio ramingo, ormai incapace di muovere un solo passo con le sue membra ammalate.”


I commenti di Jun, forse, arrivano inattesi: bisbiglia a Yurei come una ragazzina annoiata durante uno spettacolo kabuki - “Come predicatore, fa pena. Retorica da quattro soldi. Se non altro, volendo prendere quello che blatera per vero, potremmo avere una pista...” riflette a fior di labbra - “Quanto siete esperta di malattie degenerative, Yurei-sama?” domanda a bassa voce, mentre quello conclude il suo racconto descrivendo l'apparizione celestiale di questa santona ammantata di luce accecante, il profumo paradisiaco che la circonda, l'epifania improvvisa che gli ha dischiuso per un istante tutti i misteri del cielo e della terra e al suo risveglio, le membra che tornano a muoversi come per miracolo. Eventualità di cui egli sembra essere più che certo.
Applausi scroscianti e lacrime commosse accolgono la fine del discorso, mentre l'oratore si gode un bel bagno di folla, mani che tirano vestiti (e borsellini) calca soffocante. “Abbiamo un piano infallibile per farlo sparire dalla calca e parlarci con calma?” chiede il medico, ormai evidentemente seccato dall'enfasi della situazione, mentre una voce femminile acuta ed eccezionalmente penetrante inizia a farsi sentire in lontananza.

Mano a mano che si fa strada, il messaggio si fa sempre più chiaro: pare che all'imbrunire, la Purissima in persona farà un'apparizione in pubblico. Evento raro, a giudicare dalle reazioni dei presenti... o semplicemente, evento pubblicizzato nel posto giusto, al momento giusto.
Chi può dirlo.
 
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view post Posted on 15/2/2021, 12:45     +1   -1
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E dopo i discorsi sulla guerra e sulla pace del giorno prima da parte del predicatore, sul pulpito si ergeva adesso proprio il loro uomo, perso nella sua arringa di fede e credenza, verso colei che l'aveva salvato da un terribile destino. Jun ne sembrò piuttosto disturbata, e ne denigrò perfino le qualità oratorie nonostante la massa di gente che era riuscito ad accalcare sotto di lui. Per carità, anche il giorno prima c'era stato un quantitativo mica male di gente per il discorso del poveraccio, ma niente a che vedere con la presenza di quella tarda mattinata. La Purissima era la salvatrice del momento, in quegli ultimi anni, dopo la caduta di Buraindo, Sora no Kuni era andata avanti a fazioni, discorsi e promesse, fatti da gente sempre più diversa e decisamente poco affidabile. Il popolo aveva bisogno di credere in qualcosa, doveva in qualche modo legarsi alla credenza che ci fosse qualcuno di più “Alto” del semplice Ryuzaki Liberatore, che per quanto carismatico e potente, rimaneva un uomo che aveva preso il potere con la forza in una terra religiosa. No, non sarebbe mai bastato a una buona percentuale della massa, che prestava volentieri orecchio a chi raccontava di miracoli ed esperienza divine. Mira dal canto suo non era troppo d'accordo con lo scetticismo di Jun, o almeno, scettica e pragmatica lo era senz'altro anche lei, ma nutriva una profonda curiosità verso quel fenomeno, verso chi della religione sembrava aver sinceramente bisogno per scrollarsi di dosso la responsabilità di essere l'ultimo baluardo del proprio destino. Che poi si trattasse di realtà o inganno, non aveva importanza, era l'idea ad essere fondamentale, da innestare nella mente dei fedeli. Alla domanda sulle malattie degenerative, Mira fece spallucce: il Kidenshi nasceva innanzitutto come studio genetico e cellulare, quindi sì, di malattie degenerative se ne intendeva, ed era anche abbastanza sicura che se fosse stata davvero qualcosa del genere, il trattamento “inverso” che gli aveva riservato avrebbe senz'altro dato dei risultati più concreti. Più interessante era invece il discorso sul camino in camera, che svelava quindi la causa della condizione dei polmoni, e la sudorazione esagerata che stava vivendo durante il discorso. Era pallido, più della notte precedente, e aveva i capelli umidi e la fronte madida. Sembrava drogato, ma le analisi effettuate non avevano trovato traccia di sostanze stupefacenti o velenose nell'organismo. Esistevano delle droghe o dei potenti veleni incredibilmente difficili da rintracciare una volta nel sangue, come la ricina, ma in quel caso, più che curarlo, la sostanza avrebbe dovuto ucciderlo. Era un bel rebus da risolvere, senza dubbio.
Jun avrebbe voluto interrogarlo da sole, ma in tutta onestà, se non tramite la tortura, difficilmente avrebbe raccontato altro rispetto a ciò che aveva concesso ai presenti, e per quanto l'idea stuzzicasse Mira, sarebbe stato troppo rischioso.


Mira - Beh, potremmo fare una strage dei presenti, così saremmo noi e lui, e vedremmo anche la Santona all'opera - volse lo sguardo verso Jun, quasi come aspettasse la risposta alla sua proposta, non così chiaramente ironica, poi continuò: Oppure, come avevo detto prima, aspettiamo che sia lei a trovare noi.

Fu di fatto un commento alle voci che si stavano velocemente espandendo, della Purissima che si sarebbe mostrata in pubblico proprio in quel villaggio, e molto presto. Che volesse tenere uno dei suoi discorsi? In ogni caso, sarebbe stata un'occasione unica per provare ad indagare direttamente sull'interessata. Se fosse giunta con seguito e carovana, Jun e Mira avrebbero avuto a disposizione la protagonista della vicenda in persona e anche la dimora in cui, possibilmente, avrebbero trovato ben più che qualche libro di fede o sulle religioni. Dai libri, dalle letture più personali, o anche semplicemente dall'attrezzatura eventualmente presente, si sarebbero potute trarre diverse considerazioni sulla donna con cui avevano a che fare. La proposta di Mira era semplice: aspettare, con calma e pazienza, che la Santona si mostrasse alla gente, magari con un bel miracolo in una dimostrazione pubblica così da accaparrarsi ufficialmente la fedeltà di Awaji. Solo allora, avrebbe tirato fuori le sue carte da Kunoichi, delle magie niente male agli occhi di chi guardava a una guarigione come atto di Dio.

Mira – Se viene qui a fare i suoi incantesimi a noi va benissimo, è un'occasione. Quanto al tizio, la sua condizione di salute mi sembra tutto tranne che buona. Teniamolo d'occhio tenendoci a distanza e vediamo cosa fa, ma onestamente non credo se ne andrà da nessuna parte sapendo che la sua salvatrice sarà qui a momenti.
 
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view post Posted on 21/2/2021, 23:00     +1   -1
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13 Settembre 252 DN – Sora no kuni, villaggio di Awaji


Ad annunciare il lieto evento è una donnina di bassa statura e dal fisico a forma di pera, sapientemente fasciato di stoffe dai colori pastello, sulle sfumature del rosa. Gli abiti sono falsamente semplici e la cura di ciò che da essi sporge è quasi maniacale, dai capelli alla cima delle unghie smaltate.

Quella voce stridula, dalla portata incredibile, riesce a farsi sentire da decine di metri di distanza, un po' come quella che tirano fuori le maestre delle scuole elementari del lontano Occidente; difficile capire però se questa dote sia dono di natura o frutto di un intenso allenamento.

Avrebbe presto chiarito, tra l'altro, un dettaglio non da poco: se le nostre eroine avessero voluto davvero assistere ai famosi miracoli, avrebbero dovuto presentarsi di persona presso l'accampamento della Purissima.
Questo dettaglio incontra – manco a dirlo – la disapprovazione più completa di Jun: con un sonoro sbuffo e una smorfia inorridita, avrebbe borbottato qualcosa sul non volerci mettere piede manco morta... concludendo tuttavia con un diplomatico “in ogni caso, vorrei sentire il vostro parere al riguardo”. E il parere di Yurei sarebbe stato squisitamente, diametralmente opposto.


Nessuno si aspetti che Jun punti i piedi, afferri Mira per una manica e inizi a piagnucolare!
Avrebbe seguito Mira chiusa in un dignitoso silenzio, con portamento altero ma sguardo basso, un po' come un condannato convinto di morire per una giusta causa.
A tempo debito, sarebbero state affiancate lungo la strada da ogni tipo di essere umano: dal nobile in portantina al mendicante, tutti diretti verso una coloratissima radura, non senza una certa percentuale di malati più o meno sull'orlo della fossa. C'è chi zoppica, chi procede esitante, con gli occhi bendati, addirittura sei persone impossibilitate a muoversi si fanno strada su un carro da fieno, legate su brandine dall'aria atrocemente scomoda.

La strada attraversa la campagna, devia all'interno del bosco, infine si getta in una larga radura piena di persone: carrozzoni dipinti a tinte vivaci sono disposti a semicerchio lungo il limitare del bosco, con i due centrali che fungono da fondale a un largo palco sopraelevato; attorno al palco sono stati disposti numerosi bracieri ancora spenti, a formare una sorta di seconda barriera nei confronti della folla. Altri due bracieri sono collocati sia all'ingresso della radura che a circoscrivere l'area boschiva alle spalle del futuro pubblico, che si va ammassando a ridosso del palco.
In realtà una seconda strada si diparte dalla radura per sparire nella macchia, sul lato sinistro della radura rispetto ai carrozzoni, ma sembrava decisamente meno frequentata di quella da cui provengono le due donne.

Per quanto riguarda il palco... non sarebbe esagerato pensare che almeno quattro carrozze siano adibite a trasportare il materiale di scena. Ci sono fari grossi e piccoli montati su impalcature di ferro, tende multicolori a coprire il fondale e le quinte, macchinari squadrati dagli scopi ancora inimmaginabili, delle postazioni sul tetto dei carrozzoni sicuramente adibite ai controlli di regia e decine di operatori impegnati a rendere lo spettacolo indimenticabile: donne che corrono qui e là con ceste piene di petali di rosa, garzoni che spazzano il palco e raccolgono i rifiuti sparpagliati dai precedenti visitatori, macchinisti che si godono l'ultima sigaretta lanciando occhiate indecifrabili ai fedeli in arrivo. Dalla finestra di una delle vetture parcheggiate, le due donne avrebbero visto affacciarsi la donna-pera: sembra controllare con una lunga occhiata inquisitrice l'operato dei suoi sottoposti, sventolandosi con una cartellina color pulce, prima di sparire di nuovo all'interno dell'abitacolo.

Non resta che aspettare l'imbrunire, insomma, sperando che la Purissima non deluda le attese...
“Che razza di fenomeni da baraccone” - sibila Jun, nemmeno troppo tra i denti – “... come sono caduti in basso...”
 
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view post Posted on 27/2/2021, 19:16     +1   -1
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Non sarebbe stata la Purissima a giungere da loro. Se avessero voluto partecipare all'evento pubblico, sarebbero dovuti stare al passo dei fedeli e curiosi, inoltrandosi nella tana del leone. Niente di più meraviglioso. Quando percepì la realtà dei fatti, Mira se la rise tra sé e sé, non avrebbe potuto desiderare di meglio in quella circostanza, entrare nel territorio del loro obiettivo, vederla muoversi in un ambiente in cui era a suo agio, individuare e smascherare eventuali bluff o, con un po' di fortuna, comprendere la maniera con cui effettuava i suoi miracoli. Com'era prevedibile, Jun era tutt'altro che entusiasta. Il suo volto si scurì alla risposta della kunoichi, e se avesse potuto scegliere, era probabile avesse preferito passare un'altra notte in bianco ad aprire corpi ed effettuare analisi piuttosto che visitare il palco della Santona... o era un ritorno il suo? Niente e nessuno avrebbe più potuto togliere dalla testa di Mira che la luce percepita durante l'assottigliamento del Velo di Yusekai provenisse da lei, e che avesse a che fare con un potere simile a quello di Buraindo. Una sorta di energia amplificata, artificiale, impiantata o alimentata grazie a chissà quale trucco o arte ninja.

A ogni modo, si misero in viaggio insieme ai primi credenti, ma ci volle davvero poco tempo prima che si unissero alla marcia anche tutti gli altri poveri e sfortunati che avrebbero tentato di aggrapparsi a quell'ultima speranza. Mira li osservò in silenzio, consapevole di essere circondata dal degrado causato dalla guerra e dal governo, alla miseria e povertà di una popolazione che per anni si era inginocchiata a un Dio sordo, e che aveva perso ogni cosa. Continuava ad avanzare e altra gente continuava ad unirsi: rivide in una famiglia i bambini maciullati senza pietà dagli uomini di Ryuzaki a Kugyou, e nel sorriso tra le lacrime di un padre che spingeva il figlio in una sedia a rotelle, la furia dei Generali che spaccavano con una mazza le ossa di chi si arrendeva. Era stato un massacro senza senso, un'epurazione di chi ignorantemente aveva passato la vita a pregare una divinità sbagliata. La donna strinse i pugni al ricordo di quelle immagini, con forza, per scacciare il pensiero che Kai, il suo mentore, il suo amante, il padre di sua figlia, fosse sceso a patti con chi per decenni aveva alimentato l'odio e la vendetta verso chi osava professarsi del "Credo". Eppure, lei era tanto diversa? Kai aveva agito davvero in maniera così diversa da come avrebbe fatto, e che AVEVA fatto lei? Non riuscì a rispondersi, non riuscì a capire fin dove potesse allargare i confini da non superare per arrivare ai suoi scopi. Avrebbe voluto Gaz lì, con lei, perché lei avrebbe avuto la risposta.

Di sicuro, a tre anni dalla morte di Kai, Kirinaki era scomparsa e con lei la maledizione della Nebbia. Tutto, lentamente, stava cambiando.


Giunsero a una grande piazza adibita di tutto punto per quello che sembrava dover essere in tutto e per tutto uno spettacolo teatrale, costruito nei minimi dettagli, con gente che andava e veniva insieme a enormi carri di scena, con ognuno che impersonava il suolo che gli era stato assegnato. Sembrava qualcosa di incredibilmente studiato, con la donnina che aveva annunciato l'evento che, come capocomico, supervisionava il tutto da una finestrella. Mira era... confusa, come se faticasse a credere a come la gente potesse affidare le proprie disgrazie a una composizione tanto precostruita, mentre Jun diede addirittura voce ai suoi pensieri, mostrandosi disgustata a dir poco. Mira sgranò gli occhi senza voltarsi a quelle parole, come se fossero la conseguenza di ricordi infranti. Tornò all'idea che la compagna potesse essere stata curata dalla Purissima durante il massacro della sua prima spedizione, magari nella veste di amica oltre che di Santa. Jun era una donna ambiziosa e orgogliosa, amante dei propri studi e del proprio lavoro, e venire salvata da una persona che si professava divinità sarebbe potuto essere un duro colpo. C'era altro però in quella frase, era come se non fosse la prima volta che vedesse quella gente in particolare, e non si trattava di Sora no Kuni in generale, quella era una costatazione molto più specifica, molto più diretta e riferita alla gente che si era riunita proprio davanti al palco della Purissima. Che lei e Jun avessero seguito uno stesso percorso?

Mira respirò e cercò di fare mente locale, mentre un brivido le saliva lungo la schiena: e se Jun e la Purissima si fossero battute in passato per un qualche potere particolare? Di sicuro aveva accanto chi dallo scontro era uscita sconfitta, ma che bramava sete di rivalsa. È vero che non voleva trovarsi lì, ma magari la motivazione era che non volesse in effetti farsi notare. Il cuore aumentò i battiti, e l'istinto la fece agire d'impulso, seguendo il bisogno di improvvisare una situazione che mettesse tutti alle strette. Jun non era chi diceva di essere, o almeno non le aveva raccontato tutta la verità su di lei e sulla Santa, e in quello spettacolo di Miracoli e Magie, sarebbe venuto fuori un frammento di verità.

Mentre si muovevano in mezzo alla calca di persone, Mira simulò uno strattone da parte di uno dei presenti, fingendo di cadere in direzione di Jun. Nel cercare di riprendersi afferrò d'istinto la compagna, graffiandola leggermente al braccio con le unghia, con la mano con cui aveva cercato di riprendere equilibrio.


Mira - Diamine, sembrano tutti ipnotizzati. Grazie, Jun.

Un graffio, nient'altro, le sarebbe bastato questo per contagiare il suo sangue con il Kishin. In breve tempo avrebbe cominciato a subire i primi sintomi e senza il ciclo di cura specifico sarebbe inesorabilmente morta... a meno di Miracoli, rivelazioni o Santissime eroine.

Se funziona, questo è lo specchietto.

Meccanicamente, il morbo aumenta d'intensità a ogni turno, di 5. Narrativamente... lascio a te la palla.

Livello 1 - (PK tra 1 e 16)
Offuscamento della vista, perdita di concentrazione.
Alla fine del Turno, i PK aumentano di 5 se non si utilizza "Combattere il Kishin"


Livello 2 - (PK tra 16 e 40)
Sudorazione fredda, pallore.
Il Costo delle Tecniche viene aumentato di 2.


Livello 3 - (PK tra 41 e 60)
Dispnea, epistassi, emottisi, nausea, tachicardia.
1 Danno alla fine di ogni Turno.


Livello 4 - (PK tra 61 e 99)
Vomito, compromissione della circolazione sanguigna, acidosi metabolica, ipercapnia, necrosi dei tessuti.
In Fase Attiva, malus di 1 al Limite.


Livello 5 - (PK 100+)
Convulsioni, arresto respiratorio e cardiaco, morte.
La vittima muore.
 
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view post Posted on 1/3/2021, 23:23     +1   -1
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Minchia, che stronza allucinante ahahahahahahah



13 Settembre 252 DN – Sora no kuni, villaggio di Awaji


Jun ha lo sguardo fisso sulle macchine di scena, nel momento in cui Mira le si aggrappa al braccio: spalanca gli occhi cerulei e con un movimento istintivo afferra la mano di quella Yurei, vittima innocente di una folla invasata - "Tsk" sibila quella di rimando, ancora ignara di ciò che la aspetta in un futuro nemmeno troppo distante - "Perché non mi sorprende? Spostiamoci in un posto meno asfissiante, ai lati c'è meno ressa" la invita, sicura di venire assecondata, dopo quel brutto episodio.
La replica non si fa attendere: "va benissimo qui, devono solo provarci a spintonarmi di nuovo" fa il medico prontamente, aggiungendo un entusiastico "non voglio perdermi nessun dettaglio".

Manco a dirlo, il volto di Jun è il ritratto della gioia e dell'appagamento: alza gli occhi al cielo e le concede un rassegnato "Se ci tenete... " borbotta mentre la radura si riempie come un uovo.
E come da manuale, una mano della giovane sale al viso, stropicciandosi stancamente gli occhi: batte le palpebre più volte, con le sopracciglia aggrottate, fissando ora il palco, ora la folla che le circonda.
Si intuisce che avrebbe voglia di dire qualcosa, ma... qualunque cosa essa sia, viene stroncata dall'accendersi improvviso delle luci del palco.

La folla trattiene il fiato, pronta a lasciarsi trascinare dalla liturgia sul punto di avere inizio; la radura piomba nel silenzio stupefatto di tutte le creature nascoste tra le fronde, sbigottite dall'enorme quantità di umani raccolte in quel luogo normalmente pacifico e solitario.

Da dietro le quinte fa il suo ingresso un corteo di ragazzi coetanei della stessa Jun, tutti dalle sembianze perfette, incoronati di fiori e abbigliati con vesti larghe e colorate; reggono una fiaccola ciascuno, che utilizzano per dar fuoco ai bracieri che circondano la radura. Presto l'aria ferma e inumidita dal respiro di centinaia di persone si impregna del dolce aroma del legno bruciato, mentre un canto molto dolce abbraccia i pellegrini rimasti a bocca aperta: sono i portatori di fiaccola a cantare, una litania cadenzata, rilassante, quasi ipnotica, mentre dal retro del palco le macchine lasciano fuoriuscire una nube di fumi colorati, tra gli "OOOOOOOH" e gli "AAAAAAAAH" rapiti della folla. Devono essere stati aggiunti degli aromi chimici a quei vapori, a giudicare dalla nota di patchouli che galleggia sull'intenso sentore del gelsomino indiano.

Tutta quella cerimonia sembra essere stata studiata appositamente per trascinare gli spettatori in uno stato di estasi rapita, in un sogno lucido in cui l'artista si rivolge direttamente all'anima, nascosta al di là degli strati di membra caduche e moribonde. Il bello è che la stessa Mira, nonostante tutto, non è affatto immune agli effetti suadenti di ciò che sta avvenendo tutt'attorno: cosa è quella sensazione di leggerezza?
Perché, all'improvviso, quelle scene di morte e disperazione che le erano danzate davanti agli occhi sembrano così lontane e piccole, nello spazio e nel tempo?
Cos'è quella dolcezza... quella gioia intima... come se... come se ptesse... sì! Come se potesse perdonarsi del tutto, completamente, senza esitazione: le torture inflitte ai suoi pazienti sotto lo sguardo di Gaz, i massacri e le epurazioni a cui ha assistito senza muovere un dito, la scia di cadaveri che si è lasciata dietro in quella lunga e tortuosa ricerca della Conoscenza.
Il pensiero di Kai, chinatosi davanti a qualcosa di impensabile... quella ferita dell'animo, è come sanata. Si sente paga. Non ha più bisogno di nulla.
Cosa ne è stato, di quella frenesia inestinguibile che l'ha sospinta per monti e per valli, per anni e anni, alla ricerca di qualcosa che sa essere irraggiungibile e inafferrabile?
La Conoscenza...
... e se Essa si trovasse... proprio qui? Davanti ai suoi occhi? Sotto le spoglie di una donna di spettacolo?
E se questa donna non fosse ciò che sembra ai suoi occhi di scienziata positivista e oggettiva?

Jun, dal canto suo, è immobile da diversi minuti: gli occhi socchiusi e le dita premute sulle tempie, il cranio rasato coperto di goccioline di sudore, sembra faticare a mantenere lo sguardo focalizzato su qualsiasi cosa; ogni tanto appare sul punto di perdere l'equilibrio, ritrovandolo solo quando arriva a sfiorare le persone che la circondano su ogni lato. Respira profondamente, ritmicamente, inalando dal naso ed espirando dalle labbra socchiuse, come se stesse tentando con tutte le sue forze di combattere un qualche tipo di malessere, prima di essere costretta dal medesimo a battere in ritirata e tornarsene al campo-base.



CITAZIONE
E per stasera mi fermo qui che sono stanca é_é prossimo giro arriva il resto!
 
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view post Posted on 3/3/2021, 12:51     +1   -1
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La vide stropicciarsi gli occhi, cominciare a sudare, confondersi. Il Kishin era dentro di lei, il morbo aveva cominciato a consumarla, attaccandosi al suo sangue, alle sue cellule. Prima che Mira potesse fare o dire qualsiasi cosa però, sul palco cominciò lo spettacolo: figure diedero il via a una danza attraverso luci artificiali e colori sgargianti, che tutti diversi si mischiarono in un tributo alla vita che lasciò sbigottito l’intero pubblico. Tutti, perfino Mira non riuscì a distogliere lo sguardo dalla messa in scena di quella gente, ritrovandosi in pochi minuti in una strana, inaspettata situazione. Ad ogni battito di ciglia, lo scenario si saturava di sogni e speranze, che per una volta non dovevano essere perseguiti e raggiunti, ma erano già lì, a un palmo dal naso, bisognava solo tendere la mano e accettare il compromesso che tutto questo richiedeva, e che in maniera così beffarda e acuta stava dominando le menti di chi assisteva. Mira non ci aveva dato troppa importanza inizialmente, convinta che la Purissima utilizzasse altri metodi per agire, o che fosse effettivamente tutta una montatura, ma i bracieri che circondavano la radura e il palco potevano senz’altro essere ciò che alimentava la venerazione dei fedeli: una gas particolare? Una droga? Eppure nel sangue dell’uomo che lei e Jun avevano esaminato non vi era nulla di tutto ciò.
A ogni modo, la cosa affascinante era un’altra: Mira non si soffermò più del dovuto in quei particolari, era come se non avessero poi troppa importanza considerando ciò che potevano offrire. Non era più questione di droga o non droga, o di arte magica o meno, quello che andava considerato era semplicemente l’efficacia di ciò che la Santa e i suoi uomini stavano garantendo al proprio culto. La donna chiuse infine gli occhi, per guardare oltre ciò che lo spettacolo stava offrendo: tutto fu chiaro, perfino le scelte di Kai e dei suoi vecchi compagni di Kirinaki. Anche la gente di Kugyou era adesso in pace, sicura di essere trapassata per un bene superiore, quel bene che Mira era pronta a reclamare e che si trovava davanti a lei. Non si chiese cosa Gaz avrebbe detto, cosa avrebbe pensato delle sue azioni, ed era la prima volta da quando era entrata a far parte della sua vita. Il motivo era semplice, la Conoscenza era lì, l’infinito che per tutta la vita l’aveva ossessionata era finalmente pronto a farsi cogliere, come una liliacea bianca.

Eppure Yusekai era in tumulto. Le Anime Nere vorticavano impazzite tra i confini oscuri del Regno e Varnaki, davanti a loro, si stava lentamente avvicinando alla loro cara Madre. Il suo sguardo infuocato lacrimava sangue nero e le mani dalle lunghe dita affusolate, si stringevano lacerandosi la carne opaca. Era confuso, ma furioso verso colei che stava accettando quell’effimera menzogna.


Varnaki - Svegliati Mira! Guarda oltre la coltre di follia che permea questo posto. La Conoscenza Universale è ciò di cui è intriso il mondo, ed è l’unico vero Dio.

Fu un impulso quello che Varnaki riuscì a dare a Mira, il suggerimento di cui credeva di non avere bisogno, che avrebbe dovuto provare a destarla da un appagamento che non le apparteneva, non ancora. La donna strinse i pugni con l’Anima Nera più potente che le teneva serrate le dita. Sgranò gli occhi e in quel frammento di lucidità, più dolorosa e angosciante della serenità prima percepita, liberò il sigillo che custodiva nell’occhio destro, lasciando che una gran quantità di chakra Jozu la investisse. Il Kidenshi era un’arte particolare, una scienza che studiava la rigenerazione cellulare a un livello tale che qualsiasi male sarebbe stato combattuto da una forza addirittura indipendente dal volere della donna. Sarebbe stato un attimo, con gli occhi rossi di Varnaki alle sue spalle, e l’impulso sarebbe diventato pura energia, pura… Rinascita.

Fuuinjutsu - Sigillo della Vita
A causa dell'enorme dispendio di energia che le tecniche più potenti del Kidenshi richiedono, Mira sviluppa un particolare sigillo capace di produrre e immagazzinare costantemente chakra "Jōzu", tenendolo in uno stato di inattività. Tale sigillo è posizionato in maniera concreta e visibile sull'occhio destro della donna che, sfruttando la particolarità delle sue iridi vitree come specchi, tenta di nasconderlo a sguardi meno attenti. La differenza tra i due occhi si fa più evidente quando il sigillo è colmo di energia, presentandosi più luminoso e con un riflesso più marcato.
L'attivazione del sigillo libera il Jōzu contenuto in esso, per favorire due tecniche specifiche:
NB: Prendendo energia dallo stesso sigillo, se se ne utilizza una non può essere utilizzata l'altra per tutto il resto del combattimento.

Ijutsu - Rinascita (Limite: 7) [STM: -45]
Tratti: Supporto, Jōzu

“Mira libera il Jōzu nel sigillo per ripristinare ferite, energia e salute. La forza attraverso il quale agisce la tecnica non si limita quindi a curare eventuali lacerazioni o ferite in generale, ma agisce sulla riproduzione cellulare e sui mitocondri, generando una vero e proprio ripristino del corpo e della forza vitale e spirituale.”

Effetti:
Utilizzabile una sola volta per Scontro.

Ripristina 30 CHK e 10 SLT/CRT. Annulla gli Status.


Se il ripristino avesse funzionato, la mossa successiva sarebbe stata ovvia: Jun non doveva scappare per nessun motivo. Quella donna, quella fuga, quel comportamento, era qualcosa di cui avrebbero discusso magari davanti a un bel Miracolo Divino che l’avrebbe rimessa in sesto. Varnaki avrebbe immediatamente intuito le intenzioni della Madre, e come un’anima vorace e diabolica si sarebbe cibato della mente della ragazza, mentre Mira, con occhi sanguinanti di nero, le avrebbe fatto conoscere l’oscurità dell’Abisso.


Mira – Yamiitsu!

Genjutsu - Yamiitsu ~ Alba Nera (Limite: 6) [CHK: -21] {MST*1,5}
Tratti: Yurejutsu

“Mira scaraventa l'avversario dentro il mondo degli Spettri, luogo di cui è Creatrice e Madre. Le regole del mondo reale non valgono, tutto è relativo, il tempo, lo spazio, i sensi, ogni cosa può essere distorta da Mira e dalle anime più potenti che abitano gli anfratti di quei confini oscuri. Generalmente, la Kunoichi scava nel subconscio dell'avversario per metterlo davanti alle sue paure più profonde, facendo leva su queste per colpire la sua stabilità mentale e cibarsi così della sua anima. Per causare dolore però, non disprezza nemmeno torture più corporali, utilizzando il fuoco e gli altri elementi. Al termine del flagello, in base alla sua intensità, lo spirito dell'avversario può ritrovarsi ingabbiato in Yusekai per sempre (qualora sia Svenuto), divenendo una delle sue anime Nere.”

Effetti:
Durante la sua Fase Attiva, la vittima ha un malus di 2 al Limite (1 Con "Inversione di Realtà" Attiva dopo la Liberazione).

Il Limite massimo raggiungibile dalla vittima mentre la Genjutsu è attiva è 8 (9 con "Inversione di Realtà" dopo la Liberazione).

Mantenimento [CHK: -5].


L’avrebbe ingabbiata, mentre il Kishin la consumava.
 
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56 replies since 14/11/2020, 23:09   917 views
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