| Shun evocò il muro d'acqua, da vero guerriero, da vero Shinobi. Il pubblico era in estasi, solo applausi e grida per i due attori che tanto stavano facendo per soddisfare i paganti che si erano riuniti nella piazza di Kumo. Il Genin aveva pensato bene di continuare a stare al gioco, senza però fare l'errore madornale di abbassare la guardia, tenendo ben a mente come funzionasse la droga che Jura stava utilizzando. Il ragazzino tornò con i piedi per terra e lentamente, le fiamme vennero inghiottite dall'acqua che dal muro difensivo stava ricadendo verso la pavimentazione del palco. Niente più fuoco dunque, uno stallo alla pari che stava concedendo al pubblico la possibilità di elogiare quanto visto fino ad allora. Poi, finalmente, eccolo arrivare dalla parte laterale della scena, colui che sarebbe dovuto entrare in scena al posto dello Shinobi e che avrebbe dovuto chiudere la sceneggiata una volta per tutte: Nise. Non aveva nessun costume di scena, sul suo viso appariva accennato il solito trucco che lo caratterizzava, ma certamente non era lì, in quel momento, pensando allo spettacolo, ai partecipanti e all'incasso di giornata. Era lì come padre, come uomo e come tale avrebbe dovuto prendere in mano le redini della storia, come gli aveva fatto capire Hagane.Nise - Ti ringrazio per ogni cosa, ma adesso tocca a me... disse a Shun, concedendogli un leggero inchino.Jura cominciò a sogghignare nervosamente, aveva passato troppo tempo a preparare quell'esatto momento, in quel modo, davanti a Kumo, per un ultimo spettacolo indimenticabile. Avrebbe dato la morte e in cambio tutti lo avrebbe amato.Jura - Sì, è esattamente così che doveva andare. Adesso, e mi rivolgo all'intero villaggio, un ultimo gioco di prestigio!Nise - Jura, ti prego, ascoltami. Non deve andare così, possiamo essere grandi insieme, possiamo rendere giustizia al nostro nome senza fare del male a nessuno!Il padre fece un passo verso il bambino, che indietreggiò. Il pubblico venne inghiottito dalla scena, in un assordante silenzio, seguendo le azioni dei due protagonisti, in attesa di poter esplodere nuovamente in un fragoroso applauso.Jura - Inizierò con voi il countdown: dieci, nove, otto...Nise fece un altro passo verso di lui: la mamma non avrebbe mai voluto questo, glielo dobbiamo, tutto quello che siamo, tutto quello che facciamo, lo dobbiamo a lei, al suo ultimo desiderio. Noi non dobbiamo necessariamente essere amati, perché abbiamo l'un l'altro. Il nostro lavoro, la nostra motivazione per continuare a vivere è ricordarlo, e il sorriso del pubblico che ci guarda... è lo specchio delle nostre anime.Jura - Sei, cinque, quattro...Nise - Ascoltami, Jura. Ho sbagliato... ho sbagliato ogni cosa, ma sono qui, siamo insieme e possiamo ancora aggiustare ogni cosa.Erano parole che Nise si teneva dentro da troppo tempo. Aveva avuto paura di farle venire fuori, paura di Jura, anzi, paura di specchiarsi nei suoi occhi e vedere se stesso, dopo aver fallito. Una lacrima segnò nuovamente il suo viso, andando a scolorare un trucco già piuttosto compromesso. Dietro quelle pitture, quella maschera, c'era un altro uomo, una persona che Jura faticò a riconoscere. E il ragazzino era ancora lì, con il countdown fermo a quattro secondi. Abbassò lo sguardo, e strinse i pugni tremante. Non voleva guardarlo senza i costumi da giocoliere, non voleva riconoscere chi si celava oltre il trucco. Esitò, per lunghi e interminabili istanti, volgendo lo sguardo anche verso Shun, il guerriero che aveva giocato con lui, che lo aveva rincorso e trovato, e che più di tutti aveva provato a comprenderlo.Jura - Non posso rischiare ancora, non posso rimanere... da solo.Infilò riluttante e con le pupille sature di lacrime, una mano dentro la veste ma prima che si potesse effettivamente decidere se azionare o meno qualcosa, giunse sul palco Hagane, mettendo in atto la sua messa in scena... improvvisata. Il momento di tensione venne bruscamente interrotto, ma in qualche modo doveva aver avuto dei tempi comici credibili e accettabili perché tutto il pubblico scoppiò in una fragorosa risata, soprattutto i bambini. Jura li guardò, lasciandosi finalmente andare ad un pianto liberatorio, e quando cadde in ginocchio, Nise corse ad abbracciarlo, prima di azionare lui qualcosa per far calare il sipario fra gli applausi del pubblico.
Si ritrovarono qualche minuto dopo dietro le quinte, con i due Genin fuori dal capannone dove erano entrati padre e figlio per parlare e chiarire i loro trascorsi. Non passò però troppo tempo prima che Nise ne uscisse, informando Shun che Jura volesse parlare specificatamente con lui. Il giocoliere rimase invece fuori, rivolgendosi ad Hagane:Nise - Ci tenevo a ringraziarti. Mi sento così stupido ad aver lasciato che Jura arrivasse a questo punto... Quando mia moglie ci ha lasciati, siamo rimasti da soli, ed è come se lui avesse sostituito l'affetto e il calore materno con quello del pubblico. Ha cominciato a sviluppare un'ossessione per lo spettacolo, e voleva essere amato, rispettato, da loro e da chiunque altro. Io non riuscivo a starci dietro, ero distrutto per la perdita e... l'ho perso, oltre ad aver perso me stesso. Riuscirò a recuperare il nostro rapporto, ma se posso sperare di provarci lo devo solo a te e all'altro shinobi. Grazie Hagane, grazie per tutto.Quanto a Shun, che era stato richiesto dentro da Jura, trovò il bambino seduto e con gli avambracci sulle ginocchia, con le mani incrociate. Il suo sguardo era perso nel vuoto, prima che si rendesse conto della visita. Alzò allora la testa, cominciando a parlare per primo:Jura - Mi concentro solo sulla conclusione, sul battimano. Sono parole tue, e sai una cosa? E' vero, ci ho riflettuto molto. Ora ho però bisogno di un parere per rispondere a una domanda: se per un attimo decidessi di dedicarmi al percorso prima che al finale, sarebbe saggio affidarsi a una persona che ti ha abbandonato già più volte? La sua voce era glaciale - In che modo posso fidarmi? C'era una volta un giocoliere, un potentissimo mago, che ha fatto dello spettacolo tutta la sua vita. Era un fautore di libertà, e tramite essa riusciva a non essere mai rinchiuso, non era mai in gabbia. Lo spettacolo era la sua libertà, la vita, la morte, la follia, erano solo dettagli in un disegno mai precisato. Era... felice, lo era sempre e la gente lo rispettava. Dimmelo, Shun, perché non dovrei farlo anch'io?Allora ragazzi, questo è l'ultimo giro. Avevo pensato di darvi già adesso le valutazioni ma mi rendo conto che il prossimo post è troppo importante per pensarlo come "Post-ending". Ci aggiorniamo al prossimo giro e se tutto va bene saremo i primi con i compensi Furymoddosi, mi sento emozionato.
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