Le parole del Saggio, Addestramento a base Exp (Avanzato) per Astaroth

Era ancora intento a convogliare verso il proprio corpo l'Energia Naturale, quando il bunshin esplose, mettendolo al corrente del fallimento dell'operazione. Istintivamente, strinse il pugno e lo batté contro il pavimento umido delle segrete - di fatto, spezzando la propria meditazione e lasciando che il chakra accumulato si disperdesse, fino a spegnersi come una fiammella soffocata per carenza d'ossigeno. Kawarimi era stata scaltra, oltre che fortunata; di fronte alla ghiotta occasione di abbandonare quel luogo tetro in cui era stata spogliata dei suoi segreti più intimi, oltre che della stessa dignità di donna e kunoichi, aveva agitato in fretta, ponendo tra sé e i suoi aguzzini quanti più chilometri le sue gambe potessero macinare prima che l'inseguimento avesse inizio. A quel punto, con la copia fuori dai giochi, il giovane realizzò di non avere più modo di mettersi alle sue calcagna. Insistere non sarebbe servito a nulla, con il poco chakra che gli rimaneva e quelle dannate stampelle non avrebbe potuto fare molto. Pertanto, dovette accettare suo malgrado la realtà: per quanto solida fosse la sua determinazione, non avrebbe mai potuto sopperire ad un handicap così condizionate come la perdita di una gamba. Almeno, finché Mira non avesse trovato una soluzione al suo problema... ammesso che non decidesse di privarlo anche dell'arto ancora sano, una volta venuta a conoscenza di quanto era accaduto nel cuore del covo.
Nel frattempo, Chouko, ormai privo di sensi, era stato preso in custodia dai suoi cloni, mentre Kakumei pareva essersi ripreso. Una volta in piedi, seppur dolorante per le ferite e il colpo subito alla nuca, la spia chiese conferma ai suoi sospetti. In tutta risposta, il Jonin rimase con le labbra serrate. Digrignò i denti, in preda alla frustrazione, prima di annuire e dare al suo interlocutore la risposta che cercava. Di fronte alla cruda realtà, l'uomo non si perse d'animo. Invitò lo Hyuga ad aiutarlo e questo lo assecondò, facendo in modo che lo Yamanaka venisse prima medicato per contenere l'emorragia, poi nuovamente rinchiuso ed isolato dalla Kekkai di contenimento che gli avrebbe impedito nuovi tentativi di ribellione. Di fronte ad un avversario ridotto ormai ad uno straccio, Namida pensò anche di evitare di ricorrere allo Hi no Hagyou; privato della possibilità di utilizzare lo Shintenshin a causa della perdita del braccio, Chouko rappresentava una minaccia non più grave di quanto lo potesse essere scivolare lungo i gradini delle segrete e spezzarsi l'osso del collo.
"Non che sia così improbabile, con queste stampelle del cazzo."

E parlando di cose improbabili, ciò che accadde in seguito rientrava a pieno diritto nella categoria.
"Sei stato in gamba, ragazzo."
Senza che ne accorgesse, si ritrovò a strabuzzare gli occhi e poi a sbattere le palpebre, in maniera quasi compulsiva.
"Kami, mi state prendendo per il culo?"
Per una volta no, quei maledetti non si stavano prendendo gioco di lui. Ricevere l'apprezzamento di Kakumei lo lasciò di sasso. Non perché pensasse di non meritarlo, ma perché mai avrebbe immaginato di guadagnarsi l'approvazione di un uomo che, da quando ne aveva memoria, lo aveva sempre deriso e trattato come un moccioso. Era un passo importante, ottenere la stima del più prezioso collaboratore di Yurei non rappresentava soltanto un traguardo, ma cosa ben più importante una garanzia. Malgrado il casino avvenuto tra i corridoi delle segrete, la Dea di Yusekai non avrebbe potuto non riconoscere il valore del suo alleato, specie se impreziosito dalle parole di raccomandazione dello stesso Kakumei. Tutto ciò, per lui, aveva dell'incredibile. Quando poi la spia confermò la sua intenzione di schierarsi dalla sua parte, quando avrebbero fatto rapporto, per un attimo lo Hyuga rischiò di eiaculare nei pantaloni. Ad ogni modo, era chiaro che Kakumei non si stesse soltanto preoccupando per il più giovane; se quest'ultimo era colpevole di aver involontariamente distrutto parte della struttura e concesso a Kawarimi una via per evadere, lui stesso era responsabile di aver posto le basi perché ciò avvenisse, lasciando che già prima dell'arrivo del Jonin la situazione divenisse insostenibile.
Era dunque palese che gli stesse chiedendo di aiutarlo - anzi, di darsi una mano a vicenda, quando sarebbe giunto il momento. Pertanto, la sua domanda non lo colse impreparato, né lo sorprese. Dopotutto, era stato lui stesso a stuzzicare la curiosità di Kakumei, certo che un segreto così prezioso potesse far gola anche alla kunoichi a capo dell'organizzazione. Sul tavolo delle negoziazioni, lui avrebbe posato una posta interessante, così tanto da poter pretendere lo stesso da lei. Così, si accese una sigaretta, una volta rientrati nella biblioteca ai piani superiori ed essersi nuovamente accomodato sulla poltrona. Sbuffò una coltre grigiastra, prima di dedicare alla spia uno sguardo enigmatico. Un misto fra compiacimento, malizia... ed una strana complicità con chi aveva di fronte.
- Che io possa o meno, non ha alcuna importanza. Lo farò, Kakumei... e allora, sarà costretta ad ascoltarmi.