Missione 3B - Bianca come neve, Per ~ErudaJibibi

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view post Posted on 11/7/2020, 20:04     +1   -1
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« Shinobi. Se è davvero ciò che desidera, non sarò certo io a negarglielo,
voglio che egli possa scegliersi la sua strada.
»

La risposta del bambino è inaspettata - non del tutto - ma non per questo spiacevole. Seppur da un lato Masaru non approva che il giovane si sforzi oltre i suoi limiti solo per puro senso del dovere, nel caso in cui di sforzo si tratti, risultando controproducente, dall'altro avere testimonianza di siffatta volontà, così simile alla propria, e spirito di squadra - come Ryunosuke - la lascia interdetta per il soffio di un istante, nel senso positivo del termine.

Istante dopo il quale sulle labbra di lei si nota l'ombra di un sorriso raramente manifesto, sotto occhi di una luce del tutto diversa da quella di poc'anzi. Un cenno del capo di Masaru ad accettare la sua risposta, dopodiché si accostano entrambi al letto, concordando sul fatto che non siano disponibili materiali con cui legare l'uomo all'infuori dei suoi stessi pantaloni - per usare le lenzuola dovrebbero spostarlo, perdendo il doppio del tempo e delle energie.

Più di un rumore di lembi strappati riempie il silenzio e visivamente le gambe pelose del lussurioso uomo non sono un bello spettacolo, fortuna che la luce non è abbastanza forte da illuminarne ogni dettaglio e ad ogni modo la Takeda lo ignora, pensando solamente ad immobilizzarlo per accertarsi che non fugga o non urli.
Finalmente conclusa l'opera, lei prende qualche spiedo e arrotola su di esso una cartabomba ciascuno - gli artigli li aveva già riempiti di veleni e di un antidoto nel mignolo durante la sosta - il tutto dinnanzi agli occhi rapiti del ragazzo. I due ninja si preparano così ad uscire, ed è in quel momento che Kaede sente una mano poggiarsi sulla sua spalla. Gesto che lo ferma sui suoi passi e attira i suoi occhi perplessi su quelli identici della donna, la quale lo osserva con uno sguardo che sembra di rimprovero, ma tale non è:

"Ricorda quel che ti dissi tempo fa," enuncia lei a fior di labbra, con un tono ed una lentezza tali da esser difficilmente ignorabili, "ci sono momenti in cui devi scegliere. La tua vita, o quella del tuo nemico. Se ti fossi trovato da solo e fosse riuscito ad avvertire gli altri, avresti rischiato grosso."

Dopo un momento a rielaborare le sue parole e rifletterne, il giovane genin le sfoggia un sorriso gioviale che sfuma in sicurezza, finanche fiducia, similmente a suo padre, prima di uscirsene con una risposta che va al di là dei suoi anni: "Ma non sono solo e lui non ha avvertito nessuno."

Le iridi di lei seguono il bambino spegnere eventuali fonti di luce rimaste accese prima di riprendere il cammino, riacquisendo anche le fattezze della propria copertura. Un sospiro silenzioso affiora dalle labbra di Masaru, che punta un ultimo sguardo verso quell'animale e chiude a chiave la porta, chiedendosi perché diamine continui a restare sorpresa mentre si appresta ad affiancare il figlio.
L'ubriacone si è addormentato, dei due uomini che spalleggiavano la loro vittima neppure l'ombra ed alla reazione della donna truccata nemmeno bada, lei, limitandosi a pagare il conto, senza nulla da dire, e lanciando una fugace occhiata in giro per accertarsi che non ci siano sgradite novità o atteggiamenti sospetti.

Gli occhi del piccolo Jinton invece sembrano cercare qualcuno in particolare, desideroso di scorgerne la figura, che non tarda a trovare intenta a pulire i tavoli. Tenta di cogliere il suo sguardo, di salutarla mostrandole un sorriso amichevole, speranzoso, dopodiché nota con un certo imbarazzo la donna salutarlo con dolcezza, ricambia decisamente più impacciato, distogliendo lo sguardo e raggiungendo la Takeda quando la vede avviarsi all'uscita.

Raggiungere l'indirizzo indicato si rivela lungo, ma non per questo impossibile, avendo già precedentemente visitato la cittadina sono abbastanza agevolati, anche se il buio non aiuta - eccetto che ad evitare allo shinobi di dover mantenere il travestimento, considerati anche i mantelli - e di chiedere indicazioni la Takeda, già di suo circospetta, non ha alcuna intenzione.
E se non lo fa sua madre, ovviamente lui neppure osa. Così, tra una svolta e l'altra, qualche sgradito odore e facce anonime dall'aria poco raccomandabile, i due giungono alla meta, preferendo restarsene tra le ombre e controllare prima di avvicinarsi.

Un quartiere isolato e dall'aria tutt'altro che accogliente, all'infuori di un'accoglienza per lo più voluttuosa. Kaede cerca di reprimere il disagio nello studiare quel luogo, al contrario di Masaru che assottiglia lo sguardo, catturando ogni dettaglio potenzialmente utile loro, soffermandosi soprattutto sulla finestra annerita.

"Utilizziamo ciò che di meglio abbiamo per deciderlo," risponde semplicemente lei, a bassa voce, sistemandosi gli occhiali sul naso e chinandosi per poter toccare il suolo, per quanto la possibilità di toccare con mani nude anche solo le superfici di quei vicoli non sia piacevole.

Suo figlio la osserva per un momento, dopodiché cerca di rendersi utile anche lui e comincia ad annusare l'aria, sentendo gli sgradevoli odori percepiti in precedenza anche senza necessità di concentrarsi - vomito, urina, spazzatura... - oltre al tanfo di bruciato della struttura annerita e... sniff sniff...

"Perché c'è una lanterna rossa?" chiede il figlio, sempre costantemente a bassa voce, con quella curiosità infantile che di tanto in tanto rispunta fuori.

"E' la dimora di una prostituta," ribatte lei senza peli sulla lingua, lasciando il giovane interdetto a fissare quella luce, "per quanto ne sappiamo potrebbe viverci la donna che c'era alla locanda."

"C'è un odore troppo forte..." afferma lui, arricciando il naso con un certo fastidio e cercando di capire meglio cosa sente, "di cera calda... e dolce, non riesco a capire se c'è anche quello di lei. E poi c'è puzza di bruciato nell'altra casa."

La chunin annuisce, continuando a tenere d'occhio il perimetro, sia visivamente che percettivamente. Lanciando uno sguardo verso dove ha percepito quello che si conferma essere un gatto.

"Quell'incendio dev'esserci stato molto di recente..." riflette la donna del Jinton, ripensando per un momento ai due uomini che se ne sono andati dalla locanda, e all'uomo che conosce l'ubicazione di Tanaka. Prende nota mentale di controllare anche quella dimora e di interrogare ancora un po' quell'uomo al loro ritorno.

Per quanto ne sanno, potrebbero già sospettare qualcosa e stare facendo piazza pulita, e lo stesso Tanaka potrebbe essere molto più di un mero spacciatore, in ogni caso una potenziale fonte d'informazioni. Avanza verso le case, lei, sfiorandone le pareti per meglio percepire tattilmente altre presenze, dopodiché si allontana di nuovo di pochi passi, il tutto sotto lo sguardo attento e in attesa di suo figlio.

"Sono tre in tutto i soggetti presenti," informa lei Kaede, tenendo d'occhio la finestra illuminata, "due dalla prostituta e quello che di certo dev'essere Tanaka, a casa propria."

Utilizza in ultimo la sua percezione sensitiva per confermare che non ci sia davvero nessun'altro, in particolare dentro la dimora ormai andata a fuoco. Kaede, sempre attento e circospetto a sua volta, seppure con più disagio represso, annuisce quando lei si gira a guardarlo: "Li ho sentiti anch'io... Che facciamo?" chiede nuovamente lui, ansioso di poter fare qualcosa.

E lei non può che accontentarlo, stavolta: "Io entrerò normalmente e lo interrogherò," lo istruisce la Takeda, "tu nel frattempo entrerai al piano di sopra, dalla finestra, e dovrai prendere tutto ciò che di rilevante trovi all'interno. Non farti sentire né vedere dall'esterno, cela le tue sembianze o trasformati se serve. Per qualsiasi cosa sai come contattarmi."

"Sì," ottempera il piccolo Masamune, mostrandole un ultimo sorriso che ha del bambinesco ed utilizzando l'abilità per rendere invisibile la propria figura, prima di camminare sul muro e cercare di aprire la finestra.

Masaru si limita ad'osservarlo, accostandosi poi alla porta di Tanaka e bussando sulla superficie legnosa e malandata, in attesa.

code © psiche



CITAZIONE
Al solito, uso senso tattile per lei e olfattivo per lui, poi sensitivo ma solo quando bussa.
 
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Era buio, in montagna il tramonto dura poco e i due Jinton avevano impiegato diverso tempo ormai per portare avanti la loro indagine.
L'indirizzo si rivelò corrispondere a un'abitazione dall'aspetto medio-povero, quella centrale di un trittico di case costruite per ospitare gente che non si può permettere grandi ville o impianti di sicurezza; ne era la prova quella di destra, vittima di un incendio abbastanza recente, ancora in piedi ma difficilmente abitabile. La terza casa era quella meglio tenuta, c'erano anche dei fiori ai balconi, e una lanterna rossa appesa alla porta ad indicare, nel linguaggio della strada, che quella era una dimora dedita alla mercificazione del piacere.

I sensi acuti dei due ninja permisero di notare diversi dettagli; odori, percezioni, presenze, cose che a un essere umano meno addestrato sarebbero sfuggite.

Si trattava quindi di organizzare un piano. L'idea di rendersi invisibile poteva essere buona, peccato che Kaede smise di esserlo non appena fece il primo passo verso il muro.
Per loro fortuna nessuno diede l'allarme, almeno per il momento, e il ragazzino poté raggiungere il secondo piano, lì dove la finestra era chiusa da imposte di legno non dipinto. A quell'altezza l'odore della candela profumata che proveniva dalla casa di fianco era più forte, accompagnato da sussurri e ansimi piuttosto inequivocabili. Distrarsi era veramente facile, soprattutto per un Genin imberbe e di animo candido come Kaede, e questo lo portò a impiegare qualche secondo extra per infilare un kunai nelle imposte e sollevare il gancio che le teneva chiuse.

Quella che gli si presentava davanti era una camera da letto molto semplice. Un futon matrimoniale piazzato al centro del letto, con un posacenere pieno a poca distanza e un paio di brocche di sake presumibilmente vuote appoggiate nell'angolo. Un armadio a due ante scorrevoli e un tavolino basso, ingombro di cartacce e quaderni dall'aspetto malconcio, costituivano il resto del mobilio. Il pavimento era coperto da tatami non troppo puliti ma integri, a parte quello che spuntava da sotto il futon che era sfilacciato e mangiucchiato, soprattutto negli angoli.

Si accedeva al piano inferiore da una scala di legno nell'angolo destro della stanza, non più larga di una decina di metri quadri.
L'odore predominante era il fumo, sia quello del tabacco e della cenere, sia quello della casa di fianco, che non avrebbero permesso a Kaede di utilizzare al massimo le sue doti percettive.

Al piano di sotto, Masaru si prese il suo tempo per risvegliare le sue capacità sensitive.
Iniziava ad essere stanca, ne stava facendo ampio utilizzo fin da quando era cominciata la missione, e non aveva avuto il tempo di riposare e recuperare le forze durante il viaggio.
Quindi sì, percepì le presenze che già i sensi di madre e figlio avevano captato (due persone nella casa di piacere, una al piano terra, il gatto nel vicolo) e la sua ricerca si ampliò fino a cogliere una persona in avvicinamento a un isolato di distanza, e una ulteriore sui tetti della casa di fronte, un ragazzino a giudicare dalla quantità di energia percepita... Ma questo le regalò una fitta alle tempie e un principio di emicrania che sapeva essere collegato alla scarsità di energie.
Nessuno di coloro che aveva percepito sembrava essere dotato di una forza superiore a quella del comune civile. Non significava che non avrebbero saputo combattere, ma solo che il loro chakra non era mai stato risvegliato come per gli shinobi.

Bussò dunque alla porta. Chiunque vi era dall'altra parte si fermò di colpo, poi si avvicinò rapidamente e spalancò l'uscio con una certa foga.
Masaru si trovò di fronte un uomo dai lineamenti dolci, vent'anni a dir tanto, con i segni di un occhio nero che stavano sbiadendo e i denti giallastri di chi fuma troppo per il suo bene. Aveva i capelli tagliati molto corti, quasi rasati, occhi chiari e portava abiti non tinti, di tela bruna, resistenti ma non particolarmente ricchi. Unico vezzo, un fazzoletto nero arrotolato al collo.

«Tu...» Sembrava deluso. Aveva aperto la porta colmo di aspettative, ma vedendo Masaru aveva lasciato capire con enorme chiarezza che si aspettava di vedere qualcun altro, non lei. Scosse la testa e riprese a parlare con voce un po' seccata, ma che si sforzava di essere cortese.

«Chiedo scusa, aspettavo qualcuno. Posso aiutarla?»
 
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view post Posted on 27/7/2020, 11:56     +1   -1
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« Shinobi. Se è davvero ciò che desidera, non sarò certo io a negarglielo,
voglio che egli possa scegliersi la sua strada.
»

Gli ordini vengono impressi bene a mente, dunque vediamo: scattare al piano superiore, cercare indizi concreti, non farsi vedere né sentire nel durante. Nulla di più semplice per il bambino, che annuisce ed è tutto contento - e forse un po' teso - considerando che si sta fidando a lasciargli un ordine da compiere tutto solo.
Ci prova anche, il giovane genin, a seguire le orme dei suoi mentori, a pensare come farebbero loro, forse con un po' troppo entusiasmo poiché, senza pensarci due volte, come prima cosa decide di celare le proprie sembianze... formando i sigilli per la jutsu che insegnano già da studentelli piuttosto che l'abilità ben più affinata e prediletta dai ninja più esperti.

Per l'appunto, lui non è un ninja esperto, piccolo dettaglio che può capitare sfugga quando non si ha a che fare esattamente ventiquattro ore al giorno con dei bambini - non come tutori almeno.
Ed è una cosa di cui Masaru, nel frattempo impegnata a carpire eventuali nuove presenze, si accorge davvero osservandolo con i propri occhi tornare visibile mentre egli circospetto cammina sul muro e raggiunge la finestra.

Aggrotta la fronte, lei, vedendolo accorgersi del piccolo errore, fortunatamente non udendo nessun grido 'al criminale' - ironicamente - e si guarda attorno quando un dolore acuto le pungola le tempie, facendo scattare la destra a massaggiarsi la fronte, allora una smorfia irritata di fastidio le muta lo sguardo - in modo sempre leggero - cominciando la donna a sentire la stanchezza nei muscoli.

Oltre a quello tuttavia è anche altro ciò che ella percepisce nel buio di quella notte carica di ombre e tensioni, così lo sguardo volge in tralice nella direzione interessata: come spettri giungono ai suoi sensi spirituali ben due nuove figure oltre quelle già percepite, una non molto distante che cammina in modo sospetto e attaccata al muro nella loro direzione ed un'altra ben più giovane che se ne sta sui tetti, che al contrario è immobile.
Di certo non si parla di passanti né di visite di cortesia.

Ad ogni modo, seppure non sembri trattarsi di ninja alla mano, l'esperienza le suggerisce di non affidarsi troppo alle apparenze, ricordandole dove si trova e per quali ragioni, viene dunque naturale ed automatico per lei dubitare, un po' come dubita che quell'incendio sia stato solo un incidente, i suddetti sono una riprova che potrebbe anche essere stato un avvertimento o un errore di calcolo sull'ubicazione.

In contesti simili la percentuale di errore dinnanzi a tali dubbi è tristemente bassa, ed ella lancia una fugace occhiata verso il secondo piano con una scintilla impercettibile d'apprensione, vorrebbe avvertire il ragazzo quantomeno di prepararsi, che tuttavia è già distante, e dovrebbe alzare la voce per farsi sentire, mentre non c'è tempo per usare la trasmittente ed accertarsi che non ci siano problemi di sorta.
Non resta che avanzare e fare la propria parte, al più presto.

Odori pesanti, che risultano finanche acri, infastidiscono le narici del ragazzo, frattanto che lamenti di piacere gli arrivano alle orecchie, inevitabilmente portandogli alla mente immagini non proprio pudiche e facendolo arrossire come un peperone, incassando la testa sulle spalle con disagio, lì immobile per un attimo con con lo sguardo fisso sul kunai agganciato alla fessura della finestra.
E fortuna che non ha l'udito affinato al posto dell'olfatto, o anche il tatto... Come sua madre. Mh.
Mettendo da parte mammina - e cercando di fissare la testolina sul suo obiettivo principale - dopo aver forzato imposte e finestra si accinge ad entrare quatto quatto, cercadno di richiudere poi tutto come se non fosse mai stato toccato.

Si chiede per un momento se debba spegnere la luce, ma questo in effetti limiterebbe le sue possibilità d'indagine, quindi scarta a priori l'idea. Si guarda poi in giro, studiando la stanza per decidere da dove cominciare, pensando a cosa farebbe Masaru-chan: guardare ogni angolo.
Ovviamente, partendo dalle carte che si trovano a portata di mano, dopodiché avrebbe frugato anche cassetti ed armadi, futon, moquette. Peccato solo non poter usare le proprie capacità visto il puzzo di tabacco che gli fa bruciare le narici e storcere il naso, cosa che cerca di ignorare al meglio delle sue forze.

Nel contempo la Takeda, che ha già bussato, è quasi certa di poter immaginare molto bene lo slancio fatto dall'uomo per venirle ad aprire, un uomo che dimostra davvero meno anni di quanti potrebbe averne, una giovinezza che potrebbe celare ben altro, oppure essere semplicemente il preludio a un carattere facilmente manipolabile, specie considerati i livelli di disperazione in merito alla sua situazione, non poco drammatica, in parte o forse del tutto dovuta per propria colpa.

Lo scruta con attenzione per cercare di carpire tutto ciò che può già dal primo sguardo, immutata e inespressiva, osservandolo cambiare repentinamente nel capire chi lo attendeva al di là della porta, ma non resta molto tempo per gli indugi né per analisi approfondite, deve pensare a qualcosa e forse quegli stessi individui che ha percepito le hanno dato un'idea, da prima ancora che aprisse la porta in realtà.

"Dentro, prima che arrivino!" esordisce decisa e imperativa, cercando di non farsi sentire, e proprio come il suo interlocutore, Masaru è fulminea a mutare il proprio atteggiamento, tutto di lei è grave, a voler portare l'altro sull'attenti, ma più verso gli altri che verso se stessa.

E dire che scatta verso la porta è un eufemismo, all'occorrenza tentando di bloccarlo e ammutolirlo prima di richiudersi alle spalle la porta, anche a costo di minacciarlo con gli artigli, in caso di resistenza, chakrando mani e braccia per avere maggiore forza.

"Non c'è tempo per le spiegazioni."

code © psiche


CITAZIONE
Va da sé che se riesco a entrare e bloccarlo, gli dice chiaramente che se non fa silenzio lo fanno fuori.
Ad ogni modo, se non la fa passare, uso un placcaggio semplice chakrato e tengo ancora per questo turno sensitivo.
 
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view post Posted on 4/8/2020, 17:07     +1   -1
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Kaede iniziò la sua perlustrazione silenziosa, frugando tra i possedimenti di Tanaka, il presunto proprietario di quella casa.
I documenti erano elenchi di nomi, date, cifre e numeri apparentemente senza senso, ma che ricordavano molto l'elenco già trovato sul cadavere del contrabbandiere di sostanze illegali che aveva dato il via a tutta quella storia.
Molti nomi erano cancellati, a volte ricorrevano, i numeri cambiavano e le date risalivano fino a un anno prima, scorrendo in avanti e raggiungendo il mese successivo a quello in corso.

Fu sotto il letto, però, che Kaede fece la scoperta migliore. Sollevando il futon malconcio, che probabilmente lo era diventato a forza di essere issato e rimesso a posto, il ragazzino trovò uno scomparto segreto. Conteneva diversi panetti di polvere bianca, cinque in tutto, avvolti in un fazzoletto nero, identici a quelli che avevano mandato in overdose il suo compagno della missione precedente. Mandavano un odore dolciastro e chimico, che faceva prudere il naso, e che l'istinto gli diceva di non annusare troppo a lungo.

Contemporaneamente, al piano inferiore, Masaru stava intrattenendo una piacevole, per così dire, conversazione col padrone di casa. Poche parole, tono diretto, e colto alla sorpresa il ragazzo si lasciò spingere in casa senza reagire.
Chiuse immediatamente la porta, fissando la kunoichi con tanto d'occhi.

«Chi sei? Chi ti manda?» domandò con voce bassa, immediatamente sul chi vive.

Attraverso l'emicrania, Masaru poteva continuare a percepire la figura immobile sul tetto e quella in avvicinamento, ormai a un isolato da lì.
La kunoichi non perse tempo, continuando la pantomima.

«Sono quella che potrebbe salvarti dal fare la fine di Tatsuoka per mano dei sicari che stanno per entrare.»

A questa minaccia, Tanaka sbiancò.

«Fine? Che fine? Cosa gli è successo?»
«Non siamo arrivati in tempo per lui, ma posso aiutare te, se collabori.»


La fretta che Masaru metteva nei suoi gesti e nelle sue parole, e l'urgenza che trasmetteva, furono sufficienti a far cadere il ragazzo nella sua trappola.

«D'accordo... D'accordo, certo, collaboro, cazzo, non voglio morire! Però... Io come faccio con i miei clienti? Tatsuoka mi doveva portare la roba, ho delle consegne la prossima settimana e non mi basta quella che ho... Il boss mi può aiutare?»

La kunoichi però gli intimò di tagliare corto; avevano poco tempo, quello per le domande sarebbe arrivato dopo.
Tanaka annuì, ed estrasse un coltello dalla tasca dei pantaloni, piazzandosi nell'ombra dietro l'armadio.
Quando Masaru informò il figlio che c'erano altri ospiti, e che doveva nascondersi, Tanaka sussurrò «Chi è questo Korin? Dov'è?»

Non ebbe il tempo di una risposta, perché la persona che Masaru aveva percepito fino a quel momento era finalmente arrivata davanti alla porta di Tanaka. Ci fu un silenzio di pochi secondi, che sarebbero serviti alla kunoichi per nascondersi e a Kaede, al piano di sopra, di fare altrettanto mimetizzandosi con la stessa tecnica di prima, ma immobile contro la parete dietro l'armadio.
Poi bussarono alla porta.

Toc to-toc
Toc to-toc toc


Tanaka guardò Masaru, sibilando.

«È il segnale! Te l'ho detto che aspettavo qualcuno, è un mio cliente!»

Rimettendosi al volo il coltello in tasca, lo spacciatore ignorò qualsiasi risposta di Masaru per andare alla porta, aprendola e socchiudendola leggermente.
La kunoichi non poteva vedere chi ci fosse, ma sentì una voce maschile, giovane anch'essa, e tenuta a volume basso.

«Guarda Koi, non è il momento...»
«Ma come? Mi avevi detto oggi a quest'ora! Che succede?»
«Ho... Un problema, Koi... Facciamo domani, mh? Domani ti do tutto, promesso...»


Era nervoso, si sentiva. Probabilmente non stava riuscendo a convincere il suo cliente, perché dopo qualche istante si sentì di nuovo la voce.

«Non è che stai cercando di fregarmi, vero? Io ti ho pagato, bello, o mi dai la roba o mi ridai i soldi e io vado da qualcun altro.»

Tanaka sbuffò, alzando gli occhi al cielo e gettando un'occhiata disperata verso Masaru.

«Ti vuoi fidare di me, per una buona volta? Ti ho detto che adesso non è un buon momento, ma la tua roba ce l'ho!»
«E allora dammela, no? Ci metti un attimo, qual è il problema? Se hai una pupa in casa a me non frega nulla, eh!»
«No, no... È che... Dai, Koi, prometto che domani ti porto tutto, ma adesso mi devi lasciare solo!»
«E perché?»



Non stava andando bene.
 
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view post Posted on 7/8/2020, 23:46     +1   -1
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« Shinobi. Se è davvero ciò che desidera, non sarò certo io a negarglielo,
voglio che egli possa scegliersi la sua strada.
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La sua idea va a buon fine, almeno all'inizio - e una risatina crudelmente divertita rimbomba nella sua mente, femminea ed infantile, che ella ignora - al che Masaru giunge al di là della porta e si accerta che venga ben chiusa, prima di studiare gli interni della struttura, carpire visivamente qualcosa anche solo vagamente di utile considerata la strategia a doppio taglio e, più in generale, di utile alla missione.

Certo, avrebbe anche potuto prendere il posto del mercante - dire a Kaede di tramutarsi in esso, dato che l'ha visto - ma erano troppi i fattori di rischio per non tentare una diversa strada.
Le iridi chiarissime rimbalzano su quelle del giovane, sguardo serio, deciso; atteggiamento atto a porre tensione e fretta nel giovane,: così continua alacremente a tessere la sua tela, lei, rispondendo cauta alle prevedibili domande della sua prossima vittima di quella notte - perlomeno quel che le consente l'emicrania che sta tentando di ignorare.

"Sono quella che potrebbe salvarti dal fare la fine di Tatsuoka per mano dei sicari che stanno per entrare," il tono è fermo, basso ma udibile, con quel tocco che serve a raggiungere il cuore di Tanaka.

Lo colpisce eccome con quella mezza verità, portando il ragazzo ad impallidire visibilmente. Palese è la preoccupazione di lui, che mai raggiunge la fredda e statuaria donna, la quale prosegue senza remore, approfittando del momento per infettarlo maggiormente con la propria premura.

"Non siamo arrivati in tempo per lui, ma posso aiutare te, se collabori," risponde alla seguente domanda, immutata e immutabile.

Bene. Ha la sua collaborazione.

Il boss...

Al terzo quesito sa di non riuscire a rispondere per tempo, considerata la vicinanza quasi netta con la sospetta figura: "A dopo le domande."

Il messaggio può solo che accentuarsi quando lei tira fuori un kunai, nascondendosi e caricandolo di chakra katon, mentre lo sguardo volge in direzione della porta. Nel frattempo la sua mano sta già attivando il microfono in modalità passiva - premendo il tastino nel fingere, neanche tanto, di massaggiarsi la fronte, - quando sente il segnale radio pulito.

"Korin..." chiama a bassa voce, fissando il suo nuovo obiettivo.


E' una chiamata inaspettata quella che giunge alle orecchie del bambino, considerando come fino a quel momento era concentrato sulle sue ricerche e su quanto d'interessante aveva scoperto. Si sta rendendo molto utile, Masaru ne rimarrà certamente contenta!
Il sorriso sfuma nel sentire le seguenti parole, lì fermo vicino ai panetti di roba - gli appunti li ha messi opportunamente in tasca.

"Ci sono ospiti, nasconditi."

"Sì!" risponde a voce altrettanto bassa.

Il disagio torna in superficie, prendendo il posto della sicurezza. Mani avvolte d'inesperienza formano impacciate i sigilli atti a ricreare la tecnica favorita da Kaede in quel momento, la quale blanda cela le sue apparenze, mentre occhi caldi e gentili osservano con timore quel che riescono a cogliere, in cerca d'ombre avverse che al solo pensiero gli fanno pulsare il cuoricino fino alle tempie.
Difficile reprimerlo, difficile mantenere il respiro calmo e l'attenzione alta, specie con quel mix di odori tra fumo e una nota d'alcol... Il bambino interiore desidera tanto spazzar via tutta la stanchezza e la paura tornando a casa, nel suo futon, ma lui lo ammutolisce e ripensa al suo compagno com'è giusto che sia, nascosto dietro l'armadio.


Al piano inferiore, un altro paio d'occhi color argento sta puntando la porta, ben più sicuri e glaciali. Mani ferme, pronte a colpire, ad uccidere. Respiro controllato e battito normale.
Sta giusto per rispondere a Tanaka che non è un suo problema, quand'ecco che bussano alla porta, usando uno strano... codice... che lui afferma conoscere. La Takeda assottiglia lo sguardo frattanto che lo sposta tra il ragazzo e la porta: "Fermo," cerca di avvertirlo sempre a bassa voce, "potrebbe essere una trappola!"

Okay, va bene. Anche la sua è una pseudo-trappola, però lei non vuole ucciderlo!

'Non ancora...' è sempre la mocciosetta nella sua testa a parlare. O forse l'emicrania ha acquisito una coscienza sua.

Comunque. Neanche a dirlo, quello fa orecchio da mercante, e quando apre la porta Masaru si prepara al peggio... solo per capire che non era poi così necessario. Una voce a lei sconosciuta si manifesta da dietro l'ingresso, resta anonimo anche il suo proprietario al momento, tranne che per il nome. Koi.
Parte il tira e molla in una scena che ha dell'ilare, pochi capperi, quello vuole la roba che ha pagato. Forse è il momento sbagliato, forse no.
E intanto l'altra figura resta immobile sul tetto in direzione opposta a dove sono entrati loro, frattanto che Tanaka lancia altre frasi patetiche ed inefficaci, poi la guarda nervoso, aspettandosi di certo il suo aiuto, trovandosi ad osservare una statua - e non solo per la sua immobilità.

Tsk.

"Che bella coppietta," interviene traboccante noia la bambina apparsa davanti a lei, rigirandosi il kunai tra le dita: gambe incrociate, aria trasandata, occhiali e vestiti non proprio curati al massimo e un atteggiamento che stona con l'apparente età. Ancor più per quel mezzo sorriso sadico sotto lo sguardo divertito che le punta contro. "Uccidiamoli!"

La kunoichi la ignora - ma guarda - non la asseconda per lo stesso motivo per cui non ha torturato più del necessario quell'uomo, poco prima. Non scosta neppure le iridi identiche alle sue dalla scena, sposta invece la concentrazione dalla fonte della sua emicrania e si focalizza sul recupero d'energie, anche se non è certa la figura che ruolo abbia in quel contesto.

"Sì, divertente," sbuffa senza entusiasmo la piccola, dopo pochi istanti, all'idea pensata da Masaru, grattando il pavimento con la punta del kunai, "ma la mia idea lo era di più..."

Così svanisce come fumo, mentre la donna si sta già avviando verso i due piccioncini, fingendo d'arrivare da un'altra ipotetica stanza, se non visibile.

"La medicina è pronta, presto prima che rischi d'infettare qualcuno..."

Tutto ciò affermato con una tranquillità che potrebbe avere l'effetto opposto, se si tiene anche conto dell'aspetto inquietante di per sé della kunoichi in aggiunta con quel cappuccio ancora alzato sulla testa.
Non resta da vedere se funzionerà, ma soprattutto se è peggio la notizia in sé o l'aspetto gioioso di chi la annuncia.


Tranquilli. Non si è dimenticata del cucciolo al piano di sopra.
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Out il sensitivo. In il controllo chakra. Lo so che avevi accennato al poco utilizzo meccanico, ma la faccio recuperare. x.x
 
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Kaede riuscì a nascondersi senza problemi. Per il momento nessuno stava pensando al piano superiore, tutta l'attenzione era sulla porta e sull'ospite che non voleva saperne di andarsene senza la propria merce. Quale questa fosse, era intuibile.
La persona che i sensi di Masaru avevano percepito era infatti un cliente, venuto a reclamare ciò per cui aveva pagato. Insistenza, scuse, evasione, una perdita di tempo durante il quale Masaru venne costretta a interrompere l'afflusso di chakra verso l'esterno. L'emicrania era troppo forte, ma pian piano si sarebbe ripresa, ora che si stava focalizzando sul recupero delle energie.

Malgrado la debolezza, il suo sketch comico andò a buon fine. Koi -lo riusciva a intravedere di sfuggita, un viso anonimo con barbetta corta e una bandana scura sulla testa- sgranò gli occhi nel sentire di medicinali e infezioni.

«Infetto? MA OH MA CHE SEI FUORI MA DIMMELO, ACCIDENTI A TE!»

Indietreggiò rapidamente, e Tanaka ne approfittò per chiudere la porta di scatto.

«NON SONO INFET-CIOE' NO, SI, MA NON È GRAVE!» Masaru poteva vedere chiaramente la tensione e le goccioline di sudore sulla fronte del giovane spacciatore. «E stavo provando a dirtelo ma tu non mi ascoltavi! Coff coff! Domani starò meglio, coff!»

La pantomima con tanto di tosse finta sembrò miracolosamente convincere Koi, che dopo qualche secondo sbuffò da oltre l'uscio chiuso.

«E sia. Ma voglio che me la consegni qualcun altro, non voglio rischiare di ammalarmi, che il lavoro mi serve. Okay?»
«Certo, certo, coff-coff... Ci penso io, ora vado a riposarmi e a prendere la medicina, okay?»


Un veloce augurio di pronta guarigione e passi affrettati segnalarono la dipartita di Koi, che se ne tornò dalla direzione in cui era venuto.
Tanaka prese una boccata d'aria e sospirò pesantemente, voltandosi verso Masaru con l'aria di chi l'aveva scampata bella, ma non era ancora fuori pericolo.

«Va bene, questa è fatta... Anche se potevi inventarti qualcos'altro, eh...»

Probabilmente si era pentito della frase nello stesso istante in cui l'aveva pronunciata, perché si affrettò a cambiare discorso.

«Quindi... Stavamo dicendo? Chi sarebbero questi sicari? Non ho fatto niente di male, perché c'è chi mi vuole morto?»

Gli occhi del giovane uomo erano già pieni di preoccupazione e ansia, ma senza la pressione di poco prima riusciva un minimo a ragionare.

«E poi, scusami, ma tu chi sei? Ti manda il boss? Cosa dobbiamo fare ora? E dov'è questo Korin?»

Aveva molte domande, ma d'altronde la sua vita aveva subito una brusca accelerata nel giro di una decina di minuti. Ed era il piede di Masaru ad aver premuto sul pedale, quindi era a lei che ora si rivolgeva per chiarimenti.
 
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« Shinobi. Se è davvero ciò che desidera, non sarò certo io a negarglielo,
voglio che egli possa scegliersi la sua strada.
»

Qualcosa di semplice quanto efficace: a nessuno piace avere a che fare con certe cose, proprio per la fatale incertezza che esse portano con sé, e proprio per la loro incertezza si tratta di qualcosa a cui si tende a credere facilmente senza molte prove, almeno se si è degli allocchi come quel tale, che alla sola menzione si allontana.

Come dargli torto.

Durante tutto quel siparietto Masaru resta ferma ad osservare Tanaka, in perfetto silenzio alle spalle del ragazzo: è già stato detto il necessario da parte sua. Ignara lei del disagio provato dal giovane al piano di sopra, che cerca di ignorare il fastidio al naso per quegli odori che mescolati risultano a dir poco orrendi, eugh...
Strizza gli occhietti una volta, due, immobile e silenzioso, poi cerca di capire il filo logico del discorso che sente avvenire dalla trasmittente - quale distrazione contro i continui rumori fin troppo ovvi che giungono dall'altra palazzina.

Inizialmente confuso - e anche un po' arrossito - Kaede capisce che la situazione sembra essersi stabilizzata, ma preferisce non muoversi ancora, attendendo nuove istruzioni, che non tardano ad arrivare una volta accertatasi uditivamente dell'altrui lontananza.

"Falso allarme."

Segue un ordine di guardia alta per un ipotetico obiettivo a sud della struttura e Masaru può chiaramente sentire il suo 'ricevuto', anche se dettato piano, prima che lui riprenda le ricerche puntando alla restante mobilia della stanza, sempre facendo attenzione a non farsi vedere né sentire.
Intanto lei si concentra sullo spacciatore e sulle sue infinite domande.

"Vogliono la tua roba," afferma schiettamente calma, fissando lo sguardo color acciaio su quello dell'altro, eloquente.

Che egli faccia parte o meno di coloro che producono, la giovane donna avrebbe comunque indagato, in un modo o nell'altro.
Avanza un passo dopo l'altro, illeggibile come sempre, puntando in particolare alla porta, più che al suo obiettivo: "Le domande le faccio io," dice perentoria, "vogliamo accertarci che sia tutto come dovrebbe essere. Se ci aiuterai e le tue risposte saranno soddisfacenti... forse riceverai l'aiuto che desideri."

Suona più come un ordine che come un invito, specie considerato lo sguardo che la donna gli lancia, statuaria e in attesa.

Già, ha premuto lei quel pedale, senza paura alcuna nel tenere la guida e accelerare ancora, se la situazione lo dovesse richiedere.
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Mantengo controllo chakra.
 
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Kaede era fortunato, a suo modo. Avere un naso fine quando da una parte hai candele e incensi e dall'altra l'acre odore di bruciato non è il massimo della vita, ma quegli odori erano del tutto naturali. Nessun gas, nessun veleno insidioso, semplici componenti della vita quotidiana delle persone.

Ricevuto il via libera, Kaede riprese a indagare sulla stanza. Mancava giusto l'armadio, nel quale trovò pochi vestiti da uomo di fattura media: né da benestante né da poveraccio, il perfetto uomo comune che ha un paio di cambi per ogni stagione.
Giusto sul fondo dell'armadio, praticamente invisibili nel buio, c'era qualcosa di insolito: fazzoletti neri appallottolati, di stoffa liscia macchiata qui e là da polvere bianca dal profumo dolciastro e molto chimico. Lo stesso profumo che avevano i panetti di droga con cui era cominciata quella missione, e che chiaramente erano al centro dei loschi traffici su cui i due ninja stavano gettando luce.

Intanto, di sotto, Masaru continuava a infinocchiare il giovane spacciatore. Era una buona tattica per recuperare le energie, parlare senza muoversi in un ambiente apparentemente sicuro stava facendo miracoli per il suo mal di testa. Certo, le ci sarebbe voluto un po' per tornare in piena forma, ma almeno le tempie stavano smettendo di urlare in agonia.

«La mia roba? Ma...»

La faccia del giovane si fece più cupa.

«Ma che stai dicendo? La roba non è mia, ma ti pare? La prendo da Kadoro ogni secondo venerdì del mese al vecchio mulino, come sempre... E poi la rivendo, e se non la vendo tutta so che è un casino, ma l'ho sempre venduta tutta! Oppure ho compensato in qualche modo! Il boss lo sa!»

Stava parlando a raffica, con tono sempre più preoccupato e ansioso. Si torceva le mani e guardava Masaru con occhi imploranti, cercando di convincerla della sua buona fede di onesto spacciatore.

«E rispetto il territorio! Ho il mio giro di clienti solito e non mi azzarderei mai a fare qualcosa senza l'approvazione del boss! È la verità, la pura verità, lo giuro sulla buonanima di mio padre!»

Effettivamente, sembrava stesse dicendo il vero. Masaru era abituata ai ladri, ai truffatori e agli inganni, e questo ragazzo emanava una spaventatissima sincerità.

«Di Tatsuoka non so niente! Nemmeno lo conoscevo, l'ho solo visto un paio di volte quando era venuto a prendere la roba al mulino! Lo giuro!»
 
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« Shinobi. Se è davvero ciò che desidera, non sarò certo io a negarglielo,
voglio che egli possa scegliersi la sua strada.
»

I passi furtivi portano il più giovane dei tre presenti nella dimora dinnanzi all'armadio in legno di faggio, il quale non presenta nulla di così insolito. O almeno così credeva Kaede, appena prima di notare quelli che a una più attenta osservazione si rivelano alla luce artificiale panetti avvolti nella stoffa. Altri panetti di roba, tanto per cambiare.
Lo conferma anche l'odore pericoloso vagamente percettibile nel mezzo degli altri. E lui, beh per ogni volta che rivede quella dannata roba lui non può fare a meno di ricordarsi il traumatico evento che ha portato il suo compagno in fin di vita.

Qualcosa gli pungola l'animo e lo stupore, e la contentezza all'idea di esser stato utile nello svolgere il suo incarico, muta in una malinconica e rinnovata determinazione nei suoi occhi, mentre sente quello pseudo interrogatorio che sua madre sta facendo al ragazzo.
Così anche il proposito del Kaede bambino di avvisare via radio Masaru, pur di interromperla, della scoperta viene rigettato, preferendo invece ascoltare - e apprendere.


Il secondo venerdì del mese.
E facendo un breve ricalcolo essi si trovano al secondo giovedì del mese.

"E dimmi. Se il boss decidesse di vederti, tu sai bene dove si trova, vero?" chiede la Takeda a bruciapelo, immutata e immutabile nello sguardo tagliente.

Tanaka la guarda come se ella abbia perso la testa: "Cosa? Ma sei fuori? Vedere il boss? Io mica voglio vederlo il boss, non..." si interrompe, come ad accorgersi del proprio tono, e decide di calmarsi, tossendo prima di continuare: "Non vorrei mai disturbarlo con la mia piccola e umile persona. Per questo me ne sto ben lontano da Villa Camelia, non è il mio territorio e non sono così idiota da rischiare di farmi trovare da quelle parti."

Lei, calma e prentoria, avanza di un passo palesando il pretendere una risposta: "E dei suoi epiteti e della sua identità, cosa sai del boss?"

E il ragazzo va nel panico, strabuzzando gli occhi e cominciando a sudare con evidente timore nel fissare quegli occhi che sembrano volerlo divorare vivo: "NIENTE! Nientenienteniente! Giuro! Cioè, so le voci, quel che si dice, ma non so se è davvero un nobile, non so se ha poteri ninja, non so se ha fatto esplodere la testa di dieci persone, NON SO NIENTE GIURO!"

Masaru non allenta mai la presa: "E degli altri suoi spacciatori?"

A quella domanda sembra pensarci lui, ancora palesemente intimorito: "Boh, siamo in otto fissi qua in città, ognuno con la sua zona... Ma so che ce ne sono altri in altri paesi, e quelli non li conosco, non so niente e non voglio sapere niente!"

Passa un tesissimo istante prima della domanda successiva: "Ho ancora un quesito per te. Cosa sai di Yato Kurumi?"

"Kurumi? Beh..." il nervosismo e la paura non passano, ma sbiadiscono un poco mentre lui si intreccia e libera continuamente le dita, "Sì, lo conosco, non di persona ma lo conosco. Voglio dire, la sua famiglia è nota, non devi pestargli i piedi e loro ti lasciano in pace. Anche se lui non è del ramo fortunato, ecco... Però non è uno dei miei, quindi lo conosco poco e niente."

"Cosa sai dell'incendio avvenuto nella dimora qui vicino?"

"Eh boh, che ne so... Ci abitava la suocera del calzolaio con l'altro figlio sempre sbronzo, probabilmente si sono addormentati con il fornello acceso e la finestra aperta. 'Ste case fanno schifo, sono di legno e paglia praticamente, un fiammifero."

Lo sguardo di lei ancora non muta e il tono si mantiene calmo nonché freddo, frattanto che ella valuta con cura la veridicità delle sue parole, solo un altro passo avanti: "Da quest'oggi la roba non è più un tuo problema," comincia a comporre con le mani i sigilli, velocemente, molto velocemente, senza neppure distogliere le iridi dal ragazzo: "non dire a nessuno del nostro incontro e avrai il tuo aiuto."

La genjutsu della sonnolenza attechisce in pieno e lo spacciatore crolla come un sacco di patate ai piedi di Masaru, la sua vita totalmente nelle mani di lei, che rimane a fissarlo, gelida, con una nota oscura a macchiare il suo cuore, manifestandosi con una risatina bianca e giocosa.

'Avanti, uccidilo.'

Non ha senso, non le ha fatto teoricamente nulla e le è stato utile.

'Ma ci ha viste e sa il nome in codice di Kaede.'

E il modo più sicuro affinché egli non parli è per l'appunto renderlo cadavere.

'Su, liberalo dalla sua inutile vita.'


Kaede, che sente vincere la curiosità del bambino interiore, decide di scendere furtivamente per controllare in quel silenzio sempre più pesante. Nella luce della stanza vede la donna in piedi dinnanzi al corpo riverso ed incosciente di Tanaka, di spalle alle scale che portano al piano superiore.
Vedere quel viso giovane - come lasciava intuire dalla voce nella trasmittente - e all'apparenza gentile, e il modo in cui è conciato tra quell'occhio nero e i denti mancanti dietro la bocca dischiusa, il genin sente investirlo un'ondata di dispiacere per la vita che si trova a fare quel ragazzo e per il mestiere che si è trovato a fare.

Con il cuore in gola egli si chiede per un momento se la Jinton non l'abbia ucciso e un brivido lo pervade nel momento in cui ella si volta di scatto a guardarlo, con la mano ancora stretta sul kunai alla cintola, con lo stesso sguardo cupo di Tamashi, proprio come con il tipo alla locanda. Rarissime le volte in cui l'ha vista così, ma l'effetto paralizzante non cambia.
Tempo un istante, la donna riconosce suo figlio e la scintilla fatale che illumina i suoi freddi occhi viene spazzata da un bagliore ad essa opposto, così la mano lascia andare l'elsa dell'arma ed ella torna ad essere la Masaru che lui conosce.

"L'ho addormentato," afferma lei con calma - come a leggergli lo sguardo - dopo aver chiuso il microfono della trasmittente, parole che rilassano ulteriormente la tensione del piccolo e che innervosiscono la bambina nella mente della donna, "cos'hai trovato?"

"Uhm..." cerca di tornare in sé il giovane Masamune e riprende goffamente il carattere da 'adulto', avvicinandosi a lei e ripensando a quanto scoperto, "ho trovato dei panetti nascosti nell'armadio e sotto il futon, e anche questi!"

Porge i fogli trovati alla madre, che li studia con attenzione, sembrando soddisfatta nell'annuire, prima di riscriverli sui propri appunti. Il bambino non riesce a non sorridere almeno un poco, piuttosto fiero di aver soddisfatto la richiesta.

"Cosa facciamo con lui, Masaru?" le chiede poi, perpless-

"Sango."

Una correzione che lui vede più come un rimprovero.

"Ehm... Sango," ripete a fior di labbra, abbassando imbarazzato la testolina e grattandosela per quella dimenticanza.

"Leghiamo anche lui," semplice e diretta.

E così fanno, cercando qualcosa di resistente con cui poterlo legare e su cui poterlo legare, prima di proseguire le ricerche anche al piano inferiore. Indipendentemente dall'esito, entrambi i ninja avrebbero deciso di comune accordo di dare una breve occhiata alla casa incendiata, per poi tornarsene alla locanda, con dentro il rotolo di Masaru i panetti e i fogli di Tanaka.
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Tengo controllo chakra. Kaede invece smette olfatto quando vede Masaru.
 
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Masaru era stata fortunata, un piccolo cambiamento nella sua vita costellata di sfighe o scelte discutibili. Lo spacciatore di fronte a lei non era un criminale con il pelo sullo stomaco, ma un ragazzo che temeva per la propria vita e si era lasciato abbindolare dalla scena e soprattutto dai modi, decisi e secchi, della donna. Non sapeva tutto, ma quel che sapeva venne più o meno direttamente riferito a Masaru, che dopo un po' di domande dovette decidere che l'interrogatorio era finito.

Tanaka fissò i gesti della kunoichi con fare perplesso, ma prima di poter aprire la bocca e chiedere spiegazioni la sua mente venne raggiunta dal chakra di lei, annebbiata e messa letteralmente a dormire.
Il ragazzo crollò a terra in malo modo, ronfando beatamente con il respiro pesante.
Mai saprà che deve a Kaede la vita, e alla presenza umanizzante che il ragazzino ha sulla madre. L'istinto omicida aleggiò ancora nella stanza per qualche momento, rendendo l'aria tesa e greve, finché Masaru non rassicurò Kaede sullo stato di ancora vivente di Tanaka, e i due poterono andare avanti con la missione.

Alleggerito lo spacciatore della sua roba, la preziosa roba che tante vite stava impelagando, i due shinobi tornarono alla locanda.

«Ma-emh, Sango... Stavo pensando, quel tipo ha citato Villa Camelia... Potrebbe essere una di quelle case nobiliari che abbiamo visto sulla collina quando abbiamo fatto il giro?» ipotizzò il giovane Masamune. In effetti, nella loro perlustrazione della città avevano notato un quartiere chiaramente da persone abbienti, un po' discostato dal resto della città. Quattro villette in tutto, costruite secondo lo stile tradizionale, con giardini fioriti e staccionate o muretti a delimitarne il perimetro. Ad eccezione della casa del siniscalco locale, che era stata loro indicata verso il centro del villaggio, una di quelle poteva essere la scelta più probabile per l'abitazione di un misterioso boss della droga.

Per i mulini forse sarebbe stato più complicato. Non ne avevano visti arrivando in città, ma dalla mappa Masaru poteva sapere che scorreva un fiume appena più a ovest, e spesso i mulini venivano alimentati ad acqua, laddove era possibile.
Insomma, per il prossimo passo avevano qualche opzione, ma era necessario anche riposare ad un certo punto.

Se Kaede già pregustava una manciata di ore di sonno, a cui anelava disperatamente, non appena misero piede nella locanda queste speranze si infransero miseramente. Masaru, concentrata nel recuperare le forze, probabilmente non aveva pensato che il tizio che aveva legato e imbavagliato potesse essersi ripreso, nel tempo che aveva trascorso a trovare la casa di Tanaka e a interrogarlo.

«Eccola! È lei!»

Le ferite dell'uomo erano state bendate alla bell'e meglio con dei fazzoletti neri. Si trovava con i suoi due compari delle carte con cui Masaru l'aveva visto arrivando alla locanda. I suoi pantaloni erano ancora gli stessi ridotti a brandelli con cui Masaru lo aveva lasciato, e stava bevendo qualcosa da un bicchiere di coccio mentre i suoi compagni gli stavano chiedendo qualcosa.
Non appena la vide entrare, e le puntò contro un dito accusatore, tutti misero mano ai coltelli, tranne l'oste che, da dietro il bancone, la fissava tra il perplesso e l'ostile.

«Avete un bel coraggio a tornare qui dopo quello che avete fatto... Abbiamo sentito dei mugugni e dei tonfi dopo che ve ne siete andati lasciando il povero Tarou legato con le brache a pezzi... Ma tornare sul luogo del misfatto... Rae, chiudi la porta a chiave!»

La ragazzina sgusciò da dietro il bancone per muoversi rapidamente verso la porta. Sarebbe passata di fianco a Kaede senza guardarlo, intenzionata a chiudere con il mazzo di chiavi che teneva in mano.

«Stupida puttana... Sei venuta a finirmi? Beh, stavolta sarai tu a finire legata a un letto con le ossa rotte, puoi starne certa!»

La situazione era la seguente: la porta dietro Masaru e Kaede stava per essere chiusa. Di fianco ad essa c'era una finestra, grande abbastanza per farci passare Kaede agilmente e Masaru con un po' di sforzo. Il bancone con l'oste alla loro destra, con dietro la porta delle cucine, e il resto della stanza 4 metri per 5 non aveva uscite, se non le scale che portavano al piano di sopra, poste in fondo all'angolo destro, dopo il bancone.
Due uomini armati di coltellacci lunghi una spanna si stavano avvicinando minacciosamente a Masaru, puntando chiaramente a lei più che al ragazzo, mentre Tarou rimaneva seduto al suo posto urlando improperi e consigliando ai suoi amici di fare attenzione, perché "la puttana sapeva il fatto suo".

Kaede, impallidito, attendeva ordini.
 
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view post Posted on 19/9/2020, 20:45     +1   -1
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« Shinobi. Se è davvero ciò che desidera, non sarò certo io a negarglielo,
voglio che egli possa scegliersi la sua strada.
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Strade deserte, al ritorno. Anonime nel semibuio quieto, un silenzio spezzato dalla voce di Kaede, che per quanto cerchi di nasconderlo appare sempre più stanco, eppure riesce a riflettere sulle parole dello spacciatore: "Ma-emh, Sango..." esordisce mentre avanzano, attirando l'attenzione della donna, nonostante ella sembri più concentrata sull'ambiente circostante, "Stavo pensando, quel tipo ha citato Villa Camelia... Potrebbe essere una di quelle case nobiliari che abbiamo visto sulla collina quando abbiamo fatto il giro?"

"Probabile," annuisce lei, continuando a tenere d'occhio il perimetro.

Un'osservazione quasi scontata; quasi, perché di certo mimetizzare la propria dimora in mezzo ad altre e all'interno del proprio territorio risulta la via più ovvia, ma potrebbe anche trattarsi di una struttura difficilmente riconoscibile come villa dall'esterno, oppure trovarsi in un punto esterno che non hanno ancora avuto modo di controllare. Altissimamente probabile anche che non sia l'unico luogo appartenente all'uomo, considerato il soggetto.
Non conoscendo il bersaglio con cui avevano a che fare, erano aperte più ipotesi per la donna, ma ovviamente sarebbe partita dalla suddetta, la più semplice e immediata tra le tante.

Quando arrivano nelle vicinanze della locanda, Masaru ricorda al figlio della sua trasformazione, lui che nonostante la stanchezza non può che ottemperare nel riprendere le fattezze concordate.
Forse la stanchezza, o forse la troppa sicurezza di sé, fatto sta che la Takeda non si aspetta del tutto di trovare l'uomo in precedenza legato già libero e la cosa non la aggrada seppur esternamente rimanga indifferente, se non infastidita, dalla situazione che le si presenta di fronte. Kaede al contrario, impallidisce visibilmente, sente il cuore fare un balzo in gola e l'adrenalina entrare in circolo, aumentando le capacità quasi assopite del giovane, che continua a spostare lo sguardo tra loro e la madre, in attesa.

Il bastardo si è svegliato prima del previsto, anche considerata l'ora - a quanto pare più tenace di quanto pensasse - e fissa i presenti in piedi al di là della porta, senza reazioni in particolare.

'Finalmente un po' di sangue...' un pensiero dettato dal suo subconscio, da quella bambina, ma non per questo concorde al conscio della donna.

No, non li avrebbe uccisi stavolta. Non per compassione, se non ci fosse stato suo figlio con lei in quel momento probabilmente avrebbe usato le sue jutsu per fare una strage, così da non lasciare testimoni. Già, se non ci fosse stato lui lì con lei.
Ma lui c'è, ed è stanco se non anche in soggezione per quegli attimi di tensione, seppure non sia lui il bersaglio principale. Sensazioni che passano in secondo piano per il piccolo nel momento in cui egli vede Michirae passargli vicino.

"Aspetta!" ferma la bambina il giovane, tendendo la mano verso di lei, mentre la Jinton sta già studiando le vie di fuga per una strategia da applicare nell'immediato, "non ce l'abbiamo con voi, è la tua occasione per scappare, vieni via con noi."

Accade tutto abbastanza in fretta: quelle parole, e quello sguardo così gentile e accogliente, supplicante quasi, sembrano avere effetto sulla bambina, che dopo un istante di esitazione tuttavia decide di obbedire al padre e chiudere la porta. Afflitto da quell'atteggiamento, il genin si gira verso sua madre, che stavolta si è voltata appena con la coda dell'occhio per guardarlo, brevemente, con un'espressione severa.
Nel momento in cui gli sguardi s'incrociano, lei, rimasta a braccia conserte, muove solo la mano per spalancare le dita a ventaglio e lui afferra il segnale.
Il tempo di stringere gli occhi, sente i passi avanzare, gli uomini che anelano alla vendetta contro Masaru e la voce inflessibile di lei, che li avverte di non cercare né lei né il giovane, se non vogliono problemi. Le sue parole vengono accompagnate dalla violenza della tempesta di polvere che incalza, colpendo gli occhi dei presenti, tranne Kaede, i quali arretrano e urlano sorpresi, nonché accecati, così l'aria si riempie degli strilli della bambina, rannicchiata a terra con sommo timore.

Cinque secondi, il tempo che la jutsu di Masaru concede loro per fuggire, e che lei non ha intenzione di perdere. Si avvicina alla finestra, voltandosi indietro per attendere che il figlio sgattaioli per primo e per assicurarsi che non venga ostacolato.
E quando si volta, non è contenta di ciò che vede. Per niente.

"Ti prego, vieni via da questo posto!" dice Kaede alla bambina, prendendola gentilmente per mano, ma vedendola opporre resistenza e divincolarsi, strillando, e quella reazione che è come una stilettata lo lascia inebetito per un momento, perplesso anche. Attimo che potrebbe essergli fatale, non fosse per...

"Korin!"

Se c'è preoccupazione in quell'invocazione, è pesantemente celata dalla fredda durezza del tono di voce, e suona più come un richiamo all'ordine. Una severità confermata e accentuata dallo sguardo severo, se non addirittura irato, di Masaru come mai Kaede l'aveva vista, men che meno nei suoi confronti.
La mascella serrata, le palpebre che affilano le iridi, e il ragazzino, raggelato, in soggezione, quasi non si accorge di stare muovendo obbediente le gambe verso la finestra, tenuta aperta dalla madre, compiendo rapido un balzo per uscire dalla locanda.
Lo sguardo tagliente di lei si assicura che i presenti non la intralcino frattanto che scavalca a sua volta, allo stesso modo in cui le sue mani si assicurano che non ci siano intralci all'esterno, mentre l'aria si riempie degli improperi degli uomini e della voce dell'oste, il quale chiama sua figlia.

Il pensiero, ora, è solo alla fuga. Una volta fuori, Masaru entra in un vicolo vicino, accertandosi con i sensi allerta che non ci sia nessuno nei paraggi a seguirli o vederli, e si tramuta in gatto dal pelo bruno, possibilmente di una taglia insospettabile. Il bambino, vedendola, seppur stanco, la imita senza fiatare e si trasforma a sua volta in un micetto dal pelo bianco e nero, seguendola scalare la parete fino al tetto, sentendo la tecnica drenarlo delle energie che ha cercato di conservare sino a quel momento.
Cercando di non farsi notare troppo, i due ninja felini, dopo un ultimo sguardo a coloro che escono a cercarli urlando furiosi, saltano da un tetto all'altro puntando alla locanda che per Masaru è probabilmente il miglior punto per celarsi e riposare indisturbati, considerato l'elevato numero di clienti sempre nuovi in mezzo ai quali mimetizzarsi.

Nuove fattezze - anche per lei - e nuove identità, così i due si avvicinano con una certa fretta in direzione della loro prossima meta, nel cuore del villaggio. Ricordando al più giovane di lasciare parlare lei prima di entrare nella locanda - decisamente più calda e accogliente della prima - la circospezione della donna è avvolta ad altrui occhi nell'indifferenza quand'ella si assicura dell'anonimità dei presenti e, quando ordina la stanza, ella opta per il letto matrimoniale, lasciando solo intuire il legame tra i due, vista anche l'età da matrimonio dei camuffamenti scelti, seppure lui sia basso di statura.

E se Kaede non è arrossito in imbarazzo una volta compreso il loro nuovo ruolo è solo per la stanchezza, la stessa che lo ha zittito durante tutto il tragitto - appianando anche l'insofferenza e il disagio - dannatamente palese per la chuunin, già da quando oserva la sua nuova trasformazione non proprio tra le migliori, ma soprattutto nel momento in cui ancora dinnanzi al bancone lo guarda, si sofferma un istante di più sui suoi occhi sempre più pesanti e sulla difficoltà che egli mostra nel tenersi in piedi, con un certo disappunto. Se fosse crollato in quel momento sarebbe stato un problema più che grosso.

Si affretta allora a raggiungere la stanza, lei, affiancandolo e tenendolo sottobraccio. E lui, beh lui vorrebbe anche poter rimanere sveglio, fare delle ronde, combattere, vorrebbe poterla aiutare in tutto e per tutto in quella missione, ma i suoi limiti contrastano i suoi desideri e per sua indole si sente un po' in colpa, dopotutto, se fosse rimasto alla locanda avrebbe potuto tenere meglio d'occhio l'uomo ed evitare loro di finire in quella spiacevole situazione. E... e forse non avrebbe messo a rischio entrambi con quel suo ultimo... e... e...

Com'era ovvio, una volta messo piede nella stanza, il subconscio di Kaede riconosce in essa un riparo sicuro e nella donna una figura con la quale dormire sereni, e l'adrenalina perde il suo effetto, così vengono meno le forze, la coscienza si assopisce ed egli perde i sensi, riacquistando il proprio aspetto mentre si affloscia verso terra.
Difficile capire le sue ultime parole prima di abbandonarsi al sonno, solo un vagamente intuibile 'mi dispiace' che attenua in parte la rabbia della madre.

La Takeda lo afferra e lo tiene saldamente tra le proprie braccia forti e agili, impedendogli il duro impatto con il suolo e sporgendosi poi per chiudere la porta a chiave, successivamente si abbassa in ginocchio, togliendogli mantello e bastone con gesti gentili ma decisi e lasciandoli in disparte.

"Va tutto bene, adesso..." si sorprende a sussurrare a fior di labbra, risollevandosi in piedi e riponendolo a letto con delicatezza, come fosse fatto di porcellana.

In quel momento, come se l'avesse effettivamente sentita, il bambino si smuove, stringendosi ulteriormente tra quelle braccia da troppo tempo ricercate, mugugnando qualcosa nel sonno.

"...Ma..." un'invocazione stroncata a metà, semplice manifestazione del subconscio nel sonno, nell'espressione una punta di malinconia che rimbalza su Masaru, stringendosi nel suo cuore come le braccine si stringono ad abbracciare senza reale forza le sue spalle allenate.

Lo sguardo addolcito resta su di lui, nella penombra creata dalle luci esterne dei lampioni, trovando una lieve resistenza nel togliere con gentilezza le sue piccole braccia dalle proprie spalle, attimo che le rammenta vagamente di quando un Kaede nato da poco le cingeva il polso piangendo poiché non voleva lasciarla andare, e lei lo addormentò dolcemente per lasciarlo in mani sicure.

Dopo aver compreso dove si trovi la lampada, la Takeda sigilla finestra e persiane prima di accenderla, controllando la situazione all'esterno nel mentre, dopodiché si libera della sua falsa immagine e sfila di dosso al bambino le scarpe e l'equipaggiamento prima di raddrizzarsi in piedi.
Si massaggia gli occhi con le dita sperando che le passi il lieve mal di testa ancora presente e sospira stancamente nell'osservare il pargolo dormire: "Come devo fare con te..."

"Continuando a rimandare non farai che provocare altro dolore inutile ad entrambi... credo che tu abbia tutto il diritto di stare al suo fianco. Non come una persona qualunque, bensì come sua madre."


"Sai già cosa fare."

Una voce dalla beltà tagliente, quella che le sussurra parole fatali alle sue spalle, arrampicandosi sgradevolmente sulla sua schiena come un insetto.
Una voce a lei nuova rispetto a quella infantile che l'ha accompagnata in quei mesi, ma più che familiare.

La sua voce.

Non si tratta di genjutsu alcuna, bensì della manifestazione la sua più grande nemica e alleata.

"Sai già cosa ne penso," le risponde la Jinton, impassibile nonostante il fastidio provocato dai pensieri di quella presenza che è riemersa dagli abissi.

Una risata sommessa satura l'aria, spostando l'attenzione dell'altra dal volto di Kaede, ora più tranquillo, al riflesso che la fissa eloquente: "Esattamente."

"Lui ti sta cambiando," c'è disappunto in quelle parole, nonché l'atteggiamento di chi sa di aver ragione.

Resta immobile Masaru, illeggibile mentre fissa Tamashi, con la sua vecchia tenuta da battaglia, superarla un passo dopo l'altro e giungere con calma dall'altra parte del letto,

"stai perdendo di vista il nostro Nindo. Troppe le vite risparmiate a causa sua, quelle sbagliate,"

avvicinare il fanciullo e carezzargli il volto con gli artigli del nekote,

"e ne stai pagando le conseguenze. Il problema va eliminato alla radice."

puntando direttamente alla giugulare nell'osservare con sguardo algido il giovane.
In quel momento la sua mano viene bloccata, il polso tenuto saldamente fermo e distante da Kaede da quella stretta micidiale che subito la strattona dall'altra parte del letto, facendola volare a terra, e Tamashi solleva le iridi argentee, specchiandosi nell'espressione identica, se non persino più fredda, di Masaru, la quale le tiene la fiamma della viverna puntata alla gola.

"Questo sta a me deciderlo."

Un sorriso accennato nello sguardo baldanzoso di Anima di Pietra, uno di quelli che non raggiunge mai gli occhi, prima di vederla svanire nell'etere come fosse fatta di polvere. La viverna torna nel fodero e la Takeda si gira nuovamente verso il figlio ancora dormiente, stirando le labbra in una smorfia di disappunto sotto lo sguardo gentile, consapevole di aver scoperto entrambi ad eventuali pericoli quand'ebbe usato quella jutsu.

Si risveglia così, lei, riscoprendosi afflosciata sulla sedia di fianco al letto, laddove si era addormentata diverse ore dopo il giovane, una volta compreso che per il momento sarebbero stati fuori pericolo.
Si raddrizza in piedi mentre tende la mano a ricercare gli occhiali sul comodino, che una volta reindossati le permettono di mettere a fuoco sfumature e figure prima offuscate.

Ad un'attenta osservazione, quand'ella si alza a controllare la situazione esterna dalle fessure delle persiane è possibile intravedere il cielo di un blu che sta lentamente schiarendo.
Kaede sta ancora dormendo tranquillo, al che la madre lo raggiunge, s'inginocchia al suo fianco e tenta di svegliarlo chiamandolo più di una volta per nome mentre lo smuove gentilmente dalla spalla.
Ne ottiene solo di farlo rannicchiare ulteriormente sotto le coperte mugugnando appena nel sonno. Quel sonno tipico dei bambini che li cattura a sé con dolcezza e difficilmente li abbandona.

Per la somma gioia di Masaru, che accarezza piano i capelli del giovane ed esala un sospiro, aggrottando la fronte con disappunto. Si risolleva in piedi, poi, sistemandosi gli occhiali e sospirando nuovamente, consapevole che adesso si dovrà essere più rapidi nell'agire, molto più del loro obiettivo e delle voci che ad esso giungeranno, se non l'hanno già fatto. Ma è anche vero che il bambino deve recuperare il pieno delle forze, ancor più per la fase successiva di quella missione.
L'unica cosa che le resta da fare, sino al momento del suo risveglio, è quella di scendere al piano inferiore e carpire qualche informazione aggiuntiva se non addirittura volti interessanti.

Farlo significa lasciare solo Kaede, per questo ha tutta l'intenzione d'esser pronta ad anticipare sgradevoli sorprese in sua assenza: attiva il microfono della trasmittente del figlio, dopodiché aggancia dei campanellini al filo di nylon, che lega accuaratamente alla parte interna della maniglia - anche quella della finestra. In questo modo avrebbe potuto sentire l'ingresso di ospiti sgraditi.
Solo una volta certa che sia tutto al suo posto lancia un ultimo sguardo al figlio, prima di cambiare aspetto e scendere al piano inferiore.
code © psiche


CITAZIONE
Uso nell'ordine:
trasformazione (kaede)
Tempesta di polvere
trasformazione (gatti: quindi 1/4 più piccoli della loro vera dimensione) e camminare sulle superfici(entrambi)
nuovo travestimento (entrambi)

campanellini e filo di nylon u.u
 
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Interessante notare come Masaru poteva essere incredibilmente attenta, paranoica e calcolatrice in certe situazioni, e completamente scavezzacollo in altre. Tornare sul luogo del crimine la obbligò ad affrontare le conseguenze delle sue azioni, sotto forma di un pugno di uomini non più disposti a farsi prendere per i fondelli dalla bella sconosciuta.

Pochi secondi quelli che i due ninja utilizzano, una per studiare l'ambiente e valutare le opzioni, l'altro per dare ascolto al suo cuore troppo tenero per quella situazione. Con che ottimismo Kaede sperava di convincere una bambina a lasciare la sua famiglia, sicuramente non ideale ma comunque unico mondo a lei conosciuto, per seguire due pericolosi sconosciuti prossimi ad essere pestati?

Tentativo di salvataggio fallito, e quasi contemporaneamente i due uomini avanzarono per colpire. La strategia di Masaru li colse di sorpresa, costringendoli a brancolare nel polverone, tossendo e imprecando a gran voce, concedendo ai due Jinton istanti preziosi.
Istanti che Kaede rischiò di sprecare, ma che per immensa fortuna -e prontezza di Masaru- non costò loro una tragedia, visto che, all'udire le grida della figlia, l'oste era uscito da dietro il bancone sciabolando con un coltellaccio da carne che mancò di poco l'orecchio del ragazzino.

La finestra, non molto grande, fu una via di fuga scomoda ma salvifica. Da lì tutto procedette relativamente in maniera tranquilla, escluso il fiatone sempre meno nascosto di Kaede che stava attingendo alle sue ultime riserve di energia per seguire l'instancabile madre.

Pace quindi, lontano dalle urla degli avventori della bettola che hanno perso in fretta le tracce dei due felini, pace in una locanda pulita e confortevole, una stanza chiusa e un letto in attesa di qualcuno che vi dorma dentro.

Con Kaede collassato -fiato corto, pallore e lieve sudore freddo a ricordare a Masaru quanto lo avesse spremuto fino a un livello estremamente pericoloso- la donna poté trovarsi finalmente sola coi suoi pensieri e le voci del suo inconscio che si stavano curiosamente moltiplicando. Fantasmi del passato, allucinazioni, pazzia incombente? Solo la Takeda poteva saperlo, e forse nemmeno lei, presa com'era a litigare con voci e visioni che appartenevano solo a se stessa.

Fortunatamente il sonno arrivò senza danni anche per la donna, se si escludeva un po' di mal di schiena per aver scelto una sedia come giaciglio. Si svegliò rendendosi conto che Kaede aveva bisogno almeno di altre quattro ore di riposo, se non di più; aveva recuperato un po' di colore sulle guance, ma non così tanto da pensare che fosse già pronto ad affrontare una giornata come quella di prima.
Si può morire di stanchezza? Nel caso degli shinobi, assolutamente sì, e Masaru lo sapeva bene, ma avrebbe dovuto ricordarselo meglio se voleva riportare a casa il pargolo senza danni cerebrali, o peggio.

Approntati i mezzi di sorveglianza, Masaru si spostò di sotto.
Era mattina presto, nella stanza adibita a ristorante c'erano giusto la responsabile della locanda, che approntava il tutto per l'inizio della giornata, e un paio di viaggiatori mattinieri che si preparavano ad andarsene dopo aver pagato la loro stanza. Mentre la Jinton faceva colazione potendo scegliere fra pane caldo appena sfornato, torta della casa e caffé o the verde, entrarono una coppia di contadini in procinto di iniziare la giornata di lavoro.

Salutarono la padrona di casa con allegria, chiaramente erano degli habitué che passavano per il loro caffé rinforzato prima di battere la strada per i campi. Origliando discretamente la conversazione, Masaru poté captare le seguenti informazioni:
- C'era stato un gran trambusto nella zona della Capra Zoppa, non si sapevano cose certe ma una donna e un ragazzino avevano lanciato una bomba silenziosa che aveva accecato tre persone e ferito un bracciante gravemente. "Quel Tarou, hai presente? Quello che ha debiti con mezza città. Auguri a ripagarli, ora."
- Avevano tentato di rapire la figlia ritardata dell'oste ma non c'erano riusciti.
- I misteriosi criminali erano scomparsi nel nulla, si sospettava fossero ninja o comunque esperti, "magari di Kiri? Quella è brutta gente.
- Tanaka si era preso una qualche brutta malattia e sicuramente non lo avrebbero visto nei campi per qualche giorno. "Ma secondo me è l'ennesima scusa per non lavorare. Se la vedrà col padrone, affaracci suoi."

Si sa, il paese è piccolo, la gente mormora. Nessuno fece particolare caso a lei, a parte l'ostessa che le chiese se gradiva altro caffé, e se voleva che tenesse in caldo qualcosa per il suo compagno.

Da sopra, nessun rumore. Kaede dormiva della grossa e lo avrebbe fatto ancora per parecchio tempo. Masaru decise quindi di non perdere tempo ed effettuare un primo sopralluogo a Villa Camelia, una delle case padronali notate durante il loro arrivo in città.
Si trovava ad una mezz'ora di cammino dalla locanda. Una volta nei pressi, la kunoichi adottò nuovamente la tattica della trasformazione in felino, e iniziò ad aggirarsi indisturbata, sotto i primi raggi del sole mattutino.

Villa Camelia probabilmente riceveva il suo nome dal florido giardino che circondava una bella casa in stile tradizionale, ad un piano solo, con muri bianchi e pareti di carta di riso che al momento risultavano chiuse. Era circondata da un muro di pietra alto circa un metro e settanta, facilmente scalabile per un micio... O per una kunoichi che si fingeva tale.
L'unico ingresso era un cancello di ferro, sorvegliato da un uomo con i capelli corti e lo sbadiglio poderoso, appoggiato a braccia conserte alla parete di pietra, chiaramente in attesa del cambio turno.

L'intera proprietà occupava circa 350 mq, tra giardino e casa. I cespugli fioriti offrivano ottimi ripari e anfratti per potersi intrufolare senza attirare l'attenzione, ma se Masaru si fosse avvicinata troppo sarebbe stata accolta da un ringhio di avvertimento: un grosso cane nero dal pelo ispido, di una razza imprecisata ma sicuramente feroce, era sdraiato fuori da una porta, sulla passerella di legno che scorreva lungo tutto il perimetro della casa. Chiaramente faceva la guardia alla stanza, perché se il gatto non avesse tentato ulteriori approcci sarebbe rimasto lì, al suo posto. Feroce sì, ma ben disciplinato.

Vero le sei e quaranta arrivò il cambio turno per la guardia, assieme ad una donna vestita con uno yukata da lavoro, che portava un canestro di vimini che profumava di pane fresco, la quale salutò i guardiani con familiarità, lasciò un biscotto al cane che ringraziò spazzolandoselo in un boccone, e sparì all'interno della casa.

Le due guardie si scambiarono giusto poche parole, prima che quello del turno di notte si congedasse.

«Qualcosa da segnalare stanotte?»
«Nah, non s'è visto niente, il capo è tornato presto, ha avuto una riunione con il sindaco e quel tizio coi baffi unti, se ne sono andati verso le dieci, e poi il nulla totale.»
«Ottimo. Oggi è venerdì, ricordati che stasera passerà Kadoro. Ha detto che farà più tardi del solito, quindi boh, aspettatelo per le nove, credo, una cosa del genere»
«Okay, okay... Yaaaawn, ora scusa bello, ma vado a dormire.»
«Vai, vai, ci vediamo poi al cambio.»



 
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view post Posted on 15/10/2020, 20:38     +1   -1
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« Shinobi. Se è davvero ciò che desidera, non sarò certo io a negarglielo,
voglio che egli possa scegliersi la sua strada.
»

Passi leggeri si fanno strada fino alla sala principale di quella locanda. Differenti profumi accolgono la donna ancor prima che le iridi nocciola si posino sulle poche figure presenti nella quiete mattutina, nessuno di sospetto, sguardi anonimi di chi torna sui propri passi, verso la propria meta.

Così restano solo lei e la locandiera, che apparentemente ignara di chi sia lei realmente continua le sue faccende, accogliendola con un sorriso caloroso come il suo locale e le lanterne che lo illuminano, lo stesso sorriso che accolse lei e Kaede la notte prima, peccato che questi non raggiunge mai davvero la kunoichi, la quale senza astio o minacce di sorta si limita a un cortese buongiorno, prima di chiedere una fetta di quella torta e un caffé amaro... senza correzioni possibilmente. Sì, comincia a sentire un po' di fame anche lei, non avendo cenato la sera prima.

Una sistemata alla giacca, dopodiché ringrazia e raggiunge il tavolo nell'angolino più tranquillo. Solo dopo essersi seduta Masaru rilassa la postura, sentendo solo allora il vero e proprio malessere alla schiena, che ella manifesta con una smorfia di fastidio, e con gesti delicati la sua mano massaggia il lato del collo più malmesso mentre l'altra arriva dietro il fianco.
Schiena dritta - crick! - scatto della testa - crack! - oh sì, ancora un pochino la schiena - crock! - e anche l'altra parte del collo... - crack!. Il tutto accompagnato da una serie di mugugni a metà tra dolore e piacere, chiudendo gli occhi e dando poca importanza al fatto di avere una spettatrice a quella bizzarra scena.

"Mmmh..." oh Kami, quale somma letizia ora che ha rimesso un po' a posto le ossa.

Esala poi un sospiro soddisfatto, prima di concentrarsi sul proprio pasto di inizio giornata, ed è in quel momento che, mentre assapora con calma il dolce, due nuove figure fanno il loro ingresso con allegra confidenza, sulle quali occhi di lei si sollevano, restandoci non troppo, ma neanche troppo poco, e ritornando sul piatto assieme a quella forchetta tenuta a mezz'aria.
Tra un sorso e un boccone non è poi così difficile restare in ascolto di ben due differenti scenari nello stesso momento, piano di sopra e contadini lì presenti - t'ho guarda, le ricorda vagamente una scena...

Come previsto, i gossip non hanno tardato a gironzolare, inesatti per sua immensa gioia e che lei ascolta con assoluta calma, e con quella gran faccia tosta da 'Oh mio dio, non so proprio di cosa parlano...'.
Una fugace occhiata incuriosita per fingere quel sorpreso interesse, che di certo si aspettano da un soggetto come il proprio, qualche informazione aggiuntiva, dopodiché giunge a lei l'oste della locanda, cordiale come sempre. Mh, altro caffé... al momento non le serve, manifesta dunque un cortese rifiuto, invece per Kaede Ichigo chiede... ecco...

Momento di blocco impercettibile nella neutralità della donna.

Ai bambini piacciono i dolci ma... cosa piace a lui... ?

E, a differenza di quando chiese lo stufato di capra per il figlio - che in quel contesto era presente e acrebbe potuto rifiutare in favore di un altra pietanza - si rinnova l'amara consapevolezza che trapassa il cuore, abilmente celata da un sorriso tiepido e affabile.

Non conosci tuo figlio.

"Della torta anche per lui, grazie."

All'infuori dell'essenziale e di qualche conoscenza involontaria, come madre Masaru sa ancora poco di lui. Anche a logica è chiaro che non è qualcosa che ci si aspetterebbe da una madre che si possa definire tale, come neppure il pretendere più del dovuto dalla prole.
Perché a logica viene più semplice che a sentimento? Quanto ancora devi lavorarci, Masaru? E se anche ci riuscissi, alla fine dipende anche da lui, una volta svelata la verità. Mai come in quel momento desidera così tanto avere al suo fianco la defunta madre adottiva, Atsue, chiederle consiglio a livello sentimentale, laddove invece Hisoshi andrebbe più di logica.
No, non soffermarti su questi punti. Non è il momento. Il cuore si annulla e la mente torna alla missione, così lo sguardo si discosta dal mondo al di là delle finestre.
Ormai finito il suo pasto, la kunoichi si rialza in piedi e paga a entrambi la colazione, oltre al pernottamento della sera prima.

"Ha intenzione di tornare, signora?"

Una domanda alquanto curiosa e inaspettata, quella fatta dalla proprietaria del locale, quando la donna ringrazia e saluta andandosene, al che quest'ultima si volta indietro, immutata, studiando ogni singolo dettaglio dell'altra.

"Vedremo," accenna nuovamente un sorriso, tornando dunque verso l'esterno.

Riassume la mappa mentale fatta la sera prima, lei, mentre con gesti delicati si stringe nel cappotto, sentendo sin nelle ossa l'aria fredda e mattutina di montagna, e si avvia verso la sua prossima meta: Villa Camelia.
Naturalezza è la parola chiave: nei suoi passi, nel suo osservare i dintorni, in ogni suo gesto esprime per quanto possibile naturalezza e una serafica indifferenza, quella di chi si sta solo godendo una tranquilla passeggiata mattutina nel villaggio dormiente - seppure con una certa andatura, dato che non intende lasciare troppo tempo da solo Kaede - almeno finché non giunge fuori dal centro città.
E lì, beh, si discosta dallo stradone principale, mantenendo a memoria la direzione, e si incunea tra le vie minori, ricercando, una volta in dirittura d'arrivo, quella più consona alla sua prossima mossa.

Certa che nessuno la stia osservando, si tramuta in gatto, il medesimo della sera prima, e raggiunge il luogo d'interesse senza ostacoli di sorta.
T'ho guarda, un muro di cinta - che non tarda ad essere scavalcato dalla micetta - una guardia, uno splendido giardino - quel tipo di camelie... sono quelle che stava cercando da tempo per il suo piccolo Eden? - e un cane molto molto amichevole.
Mmh... o l'obiettivo è piuttosto insicuro, oppure vuole avvisare di stare alla larga.
Per quel che la riguarda, presto o tardi lei ci dovrà andare comunque là dentro, per cui, dopo aver osservato, e ascoltato, per qualche minuto, riflettendo su informazioni che le portano altre domande - chi diamine è il tizio coi baffi unti? - guizzando la coda di tanto in tanto... Oplà! E via verso il primo cespuglio disponibile.

Ngh, già le prime api abbozzano qua e là un vivace ronzio in cerca di succoso nettare, fastidiose, ma questo di certo non basta a fermarla, così il micio ninja fa un iniziale sopralluogo sensoriale, primariamente tattile, controllando il suolo sotto le sue zampe e trovando null'altro che la guardia del turno pomeridiano, al che decide di avvicinarsi alla palafitta.
Erm... possibilmente distante da quel coso ringhioso, che dopo un timido tentativo non sembra reagire se ci si muove distante dal suo esatto perimetro.

Tanto meglio, lo sguardo felino di Masaru va alle travi di legno sopra la sua testa e la zampetta lo tocca per sfruttare nuovamente il senso tattile, volendo ricercare non tanto quanti passi - e dove li - percepisce, ma eventuali punti della planimetria che possono essere sospetti o comunque tornarle utili.
In seguito avrebbe tentato - seppure non proprio lieta, consapevole del rischio di essere intercettata stavolta - di sfruttare la capacità sensitiva per capire stavolta chi, o cosa, potrebbe essere presente nella dimora e fuori da essa. E il numero, se il tentativo di prima ha fallito.

No. Non si è dimenticata di suo figlio. Il cuore - e l'orecchio - è sempre lì, avvolto da una momentanea coltre di freddezza senza la quale le verrebbe difficile concentrarsi.
code © psiche


CITAZIONE
Uso nell'ordine:
trasformazione (prima nuovo travestimento, poi gatta: 1/4 più piccola della sua vera dimensione), con aggiunta di controllo chakra.
Senso tattile, successivamente sensitivo.
 
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Dunque, questa è la mappa (abbozzatissima ma perdona le mie capacità artistiche inesistenti) della villa.

http://sketchtoy.com/69372248

Come ti avevo spiegato via messaggio, è una villa tradizionale quindi a parte l'angolo in alto a destra (orientamento nord-est) che è in muratura, per il resto è una casa sollevata dal terreno di circa un metro, sorretta da grosse travi di legno e pietra. Il pavimento, che vedi se ci passi sotto, è legno robusto.
I puntini rosa sono gli esseri umani che percepisci con i tuoi sensi felini (o fanno rumore, o li senti col tatto, nessuno di loro sembra particolarmente di fretta o agitato, però tutti si stanno più o meno muovendo nella stanza in cui sono.)

Il cane e la guardia stanno fermi ai loro posti.

Le dimensioni della villa sono 10x15 metri (casetta modesta), la punta più alta del tetto, che è a punta come praticamente tutti quelli del villaggio, è a 5 metri di altezza.

Se ti fai un giro attorno alla casa, evitando il punto dove c'è il cane, vedi che almeno una parte in muratura corrisponde sicuramente alla cucina, perché la donna che hai visto entrare sta tenendo la porta aperta ed è di fronte a un forno di terracotta. Se ti avvicini fingendo di essere un bravo micio innocente ti sorride e ti lancia una testa di sgombro da mangiucchiare.


Mi scuso per il post fatto così ma ho dovuto portare il mio pc in riparazione perché l'ultimo aggiornamento di Windows ha deciso di farlo esplodere. Lo scriverò anche in bacheca, ma non so quando potrò postare di nuovo. Almeno ti lascio qualcosa da fare, visto che il tuo post si ferma in un punto abbastanza statico.

Ah, si dice "toh", non "t'ho".
 
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view post Posted on 30/10/2020, 22:38     +1   -1
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« Shinobi. Se è davvero ciò che desidera, non sarò certo io a negarglielo,
voglio che egli possa scegliersi la sua strada.
»

La zampetta prende contatto con la superficie in legno e la struttura finalmente acquisisce una forma più completa nella sua testolina. Coloro che si trovano all'interno sembrano piuttosto indaffarati, eccetto per i due piccioncini che si trovano nella stanza sorvegliata dal cane.
Dunque, vediamo un po'. Uno... due... ... otto persone in tutto dentro la villa. Una è sicuramente la domestica che ha visto entrare e probabilmente non dev'essere l'unica presente.
I suoi occhi felini notano un piccolo movimento sul terriccio poco distante. Una cimice.
Disgustoso.

Motivo in più per attivarsi, così la micetta ninja zampetta verso i lati ancora inesplorati della struttura, accompagnata dai rumori di fondo provocati dagli ospiti sopra la sua testolina. Mmmh, niente finestre o porte aperte, e per tutte le volte che prova a farsi strada cercando di essere il meno visibile possibile ecco che arriva qualcuno da dentro a scacciarla - tutto sommato riesce a scorgere delle facce, per lo più tizi robusti che presume essere gli scagnozzi.
Nya... Che bella seccatura. Oh, aspetta...
Le iridi chiare puntano all'unico ingresso per lei disponibile, che si trova per l'appunto in cucina. Cerca di non farsi vedere anche stavolta, ma quelli stanno fin troppo allerta per i suoi gusti, tanto che persino la cuoca la nota. Tocca fare la parte del bravo micetto.

Nya!

La donna sorride a quel gattino lì seduto in attesa, con la coda che ondeggia qua e là, e non può fare a meno di lanciargli una testa di sgombro come spuntino. Un nya riconoscente e con il pesce tra le zanne Masaru fa dietrofront, piuttosto seccata sapendo che non l'avrebbero fatta passare facilmente. Ripone la testa di pesce in un angolino dietro i cespugli.
Mh, potrebbe sgattaiolare all'interno celando le proprie fattezze, ma non è certa di quanto le richiederà uscire di lì né di cosa potrebbe succedere non conoscendo il proprio nemico e, ripensandoci, non ha intenzione di concludere quella missione da sola - si è accorta che purtroppo quei dannati aggeggi non arrivano alla distanza della villa e non può avvisare il giovane di raggiungerla una volta sveglio.
No, per troppo tempo ha lasciato indietro quel bambino, suo figlio. Hisoshi ha ragione, continuare elargirebbe solo sofferenza inutile e gratuita, fine a sé stessa.

Rumori di fondo sopra la sua testa la avvisano che i signori della villa si stanno svegliando, resta semplicemente a sorvegliare quanto accade da sotto la struttura, cercando di scorgere parole e atteggiamenti per quanto le è possibile, di tanto in tanto si muove di qua o di là quando è certa che non ci sia nessuno a vederla, per controllare se è stata aperta qualche finestra o porta. Sempre molto attenta a non avvicinarsi per istinto a quel cane.
Circa un'ora e qualcosa passa e piuttosto in fretta, si aspetta di poter osservare almeno uno dei due padroni della villa prima di andarsene, ma ad uscire è solo la domestica vista poche ore prima.

E' ora di andare, con balzi rapidi e decisi la kunoichi gatto scavalca nuovamente il muro di cinta e si avvia verso la locanda. Prende anche questa volta stradine secondarie, in cerca di quella più consona alla sua ritrasformazione e, quando sta per raggiungere l'angolo prediletto...

"Bel gattino!"

8ten3SW

Oh no... si volta indietro, verso quella bambina di circa cinque anni che la sta fissando con i suoi occhi azzurrini.

Mh, il vicolo è cieco ovviamente e non ci sono oggetti che possano aiutarla nello scalare la parete, quindi per uscire deve superare la mocciosa. Suvvia, niente di più facile.
Hop!
E via, superat-

"Preso!" esclama tutta contenta l'altra bimbetta dai capelli scuri, che nascosta dietro l'angolo ha acchiappato tra le proprie braccia. Forse un po' troppo stretto.

MGHFRBGNNBL! il micio cerca di divincolarsi dalla presa, solo per sentirla stringersi di più. Cavolo, la sta strozzando!

Ugh. Le sente parlare di vestirla di tutto punto per giocare a prendere il tè. Non ha tempo né piacere per queste idiozie e la cosa può risolversi in un modo solo per la Takeda, che ancora in braccio a quella peste aggrotta la fronte miciosa, piuttosto seccata.

Nya!


"Ahia!"

La mano morsicata duole e la bambina lascia andare il gattino, che ne approfitta per svignarsela e girare il primo angolo libero, ignorando i piangistei e i "gatto cattivo!" delle pargolette. Accertatasi di non trovare altri spiacevoli inconvenienti e di non essere vista, la donna si ritrasforma sotto copertura ed esce dal vicolo con una certa fretta.
Salvo poi fermarsi per un lungo istante, quando lo sguardo si posa in direzione delle bambine, ora raggiunte da quella che suppone essere la madre. Studia con attenzione la scena, quella donna che si prende cura di entrambe e riesce a calmarle con una naturalezza e spontaneità serafici.

Non passa molto prima che Masaru si decida a distogliere lo sguardo, prima che le suddette possano accorgersi realmente di lei, tornando sui propri passi con la mente che cerca di mettere da parte i molteplici dubbi e le riflessioni emersi in superficie.
Mentre riprende le forze perdute durante il giro di ricognizione, ella si fa strada fino a raggiungere una delle vie principali, seguendo i punti di riferimento per arrivare fino al droghiere ed acquistare il sonnifero più forte a disposizione, con la scusante di una terribile insonnia.
Ma di sonniferi non se ne parla, soltanto gli ingredienti utili a preparare un potente calmante, che tuttavia richiederebbe ore di preparazione. Tempo che lei non ha intenzione di perdere. Questo cambia quel che aveva in mente per l'obiettivo e si limita ad andare a comprare dei biscotti.

Un cordiale saluto agli ospiti della locanda, dalla locandiera in particolare viene a sapere che il giovane ancora non si è svegliato - "Sempre il solito..." - e la kunoichi non può negare di aver sentito pungolarla una certa ansia durante il tragitto, la quale è destinata a sfumare.
Dalla pendenza del sole ha potuto osservare l'orario, l'esperienza le suggerisce che il piccolo non dormirà ancora per molto; gli porta la colazione in camera, si guarda attorno prima di aprire la porta, delicata. I campanellini sono ancora lì, lui ancora addormentato, nulla di sospetto le dicono i sensi.
E' solo allora che azzarda a rilassarsi, posando il vassoio sul comodino di fianco al letto - e con esso, la sua maschera... - e avvicinandosi a lui per spegnere il microfono, prima di sedersi dove aveva dormito. Iridi color argento volgono verso il fanciullo, contemplandone la figura dormiente, mentre i pensieri confrontano quello che lei è stata fino a quel momento, come madre, con la figura della presunta madre vista prima.
Sa bene cos'ha patito quand'ebbe saputo di essere stata abbandonata, lei, solo perché i suoi genitori volevano rifarsi una vita, e mentre fa una check-list dell'arsenale a loro disposizione ella si chiede come reagirà il bambino quando saprà di sua madre.

Difficile capire cosa stia realmente provando, ma è una riflessione destinata a concludersi prima del previsto, interrotta da un quieto mugugnare.

"Buongiorno," lo saluta lei, "la colazione è sul comodino, mangia e preparati."

Kaede si guarda sonnacchiosamente attorno, con la bocca impastata e i capelli scompigliati: "Dove... ?" decide che forse è il caso di mettere qualcosa sotto i denti e, in effetti, quella torta ha un sapore decisamente ottimo. Il tè tiepido poi è il massimo - con lo stomaco che brontola di certo anche un cracker sembrerebbe gustosissimo.
Poi, mentre ancora mezzo assonnato finisce il suo tè, la confusione lascia spazio ad un'eloquenza sempre più imbarazzante, e vigile, per ogni dettaglio della sera prima che riaffiora nella mente.
Non ricorda bene gli ultimi istanti, ma sa per certo di essere svenuto, e come dimenticare l'azione fatta prima ancora, e lo sguardo infervorato della madre, allora il giovane Masamune si ferma, abbassa la testa sul bicchiere mezzo pieno e sembra quasi vergognarsi a risollevarla.

"M-mi dispiace," biascica, schiarendosi la gola.

Attira così, in parte, l'attenzione di Masaru, la quale sospira stancamente e sta giust'appunto per dirgli che ne riparleranno con più calma, quando nel sollevare lo sguardo su di lui si mangia le parole, vedendolo seriamente a disagio. Un istante ancora lì ferma a studiarlo, dopodiché si concentra sul giovane.

"Forse avrei dovuto usare il controllo del mio chakra, come mi avevi suggerito... e-e.. Michirae, lei..."

Come previsto, sapendo di aver fatto degli errori comincia a farsi prendere dai sensi di colpa e dall'ansia di poter sbagliare ancora. Come durante gli allenamenti. Inoltre sembra scosso per quanto avvenuto e per quanto ancora potrebbe accadere.
Non vuole perdere molto tempo, la donna, ma comprende anche che prendersi qualche minuto per ridargli sicurezza e calmarlo - e istruirlo - non è per niente una perdita di tempo. Inutile fingere, non è solo per mera questione pratica se te ne interessi, donna.

"No," lo interrompe, sospirando nuovamente e mettendo da parte la sua sacca, prima di alzarsi in piedi nell'osservarlo con sincerità; ogni sua parola scandita - seppure non a voce troppo alta - per restare ben impressa, "la colpa è anche mia, avrei dovuto prevederlo, comprendere i tuoi limiti." si toglie gli occhiali e si avvicina alle persiane ancora sigillate, illuminata dalla luce diurna, uno sguardo al mondo esterno, poi gli occhi tornano gentili sul figlio, che la guarda con un misto di sorpresa e perplessità, ancora seduto sul letto ad ascoltare.

"Tutto sommato stai facendo progressi soddisfacenti, meglio di quanto mi aspettassi." il tono fermo ma delicato raggiunge le orecchie del giovane ed ella si accosta a lui, spostandogli con gentilezza i capelli arruffati dal viso, "Devi capire però che non sempre si riesce né si può salvare tutti, ci sono delle scelte da fare e, con esse, delle conseguenze che possono essere persino fatali. Specie nel nostro lavoro, dove non sempre le scelte più giuste sono anche le migliori. L'hai visto con il tuo compagno, con quell'uomo alla locanda e l'hai visto con quella bambina," le sue dita giungono delicate all'orecchio rimasto lievemente ferito, a voler accentuare il messaggio. E a giudicare dallo sguardo lui sembra comprendere, ma non condividere del tutto.

Allora ella si inginocchia alla sua altezza, portando indietro le proprie ciocche con un gesto della mano, e lo osserva dritto negli occhi con sguardo grave, ma non severo: "C'è una ragione se esistono delle gerarchie, non serve che te la spieghi. Gli uomini che stiamo per affrontare ci elimineranno senza esitazione al primo passo falso. Sono certa che farai del tuo meglio per aiutarmi e non ti obbligherò ad ucciderli, ma voglio che tu sappia che non sono tanto diversa da loro e stavolta non mi fermerò dal fare ciò che devo, se necessario, poiché per ognuno di loro sono in gioco altre vite."

Pare avere ben chiaro il messaggio, Kaede, o almeno così sembra, anche se lei nel rimettersi in piedi osserva una punta di malinconia tale da afflosciargli le spalle, ed ella intuisce vagamente un sentirsi fuori posto per lui.

"Sii te stesso, Kaede, ma non lasciare che questo ti uccida." una mano posata sulla spalla del giovane, una sfumatura di preoccupazione che riesce a distorcere persino quei lineamenti diventati quasi legnosi da quanto permangono nella calma neutrale della Jinton, alla quale, dopo un interminabile istante di riflessione, egli risponde annuendo determinato.

"Non succederà." sorride sicuro il bambino. Poi, d'improvviso, mentre la kunoichi si rialza e riprende quanto interrotto: "Tu non sei come loro," le risponde con naturalezza disarmante, prendendola in contropiede. Un tornare con lo sguardo a lui, un lungo attimo di silenzio e una risposta che da come suona potrebbe avere differenti significati: "Immagino di no."

"Su, preparati,"
dice in seguito, "agiremo adesso."

"Di già?" chiede lui un po' sorpreso.

"Sì. Prima lo prendiamo, meglio sarà per noi."

Si assicura che non ci siano orecchie indiscrete ad ascoltare, poi, mentre finisce quanto interrotto e lui si prepara, lo mette al corrente di quanto osservato e delle prossime mosse. L'intenzione primaria della donna è di catturare vivo l'obiettivo e interrogarlo, o perlomeno riuscire a portarlo ai superiori. Ha in mente un piano semplice, banale quasi, ma che considerate le poche forze e mezzi a disposizione potrebbe essere efficace, una volta giunti lì.

Celare le proprie fattezze prima di tutto, "Mi raccomando, se ti senti stanco aiutati con il controllo del chakra, e stavolta utilizza la tua abilità per nasconderti, non la jutsu, così potrai muoverti..." - "Erm... sì.", studiare il perimetro al di là del muro di cinta per capire se la situazione è rimasta come l'aveva lasciata - anche in merito a porte e finestre - e come muoversi. Un biscotto da dare al cane, il più odoroso possibile per coprire in esso la presenza della tossina narcolettica. Se non funziona, purtroppo si passa all'eliminazione previa genjutsu del sonno e dardo con balestra nel punto vitale.

"Il piano prevede solo il nobile come ostaggio, ma questo dipende dall'evolversi della situazione. Non sappiamo se è realmente lui a far saltare teste o qualcun'altro. Le guardie invece verranno eliminate, prenderemo le fattezze delle prime due fuori gioco per avere l'effetto sorpresa iniziale."

Un fragile compromesso per Masaru tra il desiderio di non rischiare di vedere la testa di suo figlio saltare come un palloncino e la volontà di non metterlo da parte, un compromesso per il quale Kaede avrebbe preso l'aspetto della guardia all'ingresso e prendendone il posto si sarebbe dovuto accertare che nessuno la intralci mentre lei pensa al grosso del lavoro: eliminare le guardie dentro le mura, una ad una, lanciandogli prima la genjutsu del sonno per impedirgli di urlare, scattando poi per trafiggerli in punti vitali diversi a seconda del momento e della posizione.
Cercherà sempre e comunque di approfittare dell'occasione per apporre in punti strategici e accurati delle cartebomba - laddove possono attivarsi solo con delle onde d'urto notevoli.
In caso di ben due guardie assieme, si sarebbe portata di spalle alla guardia scoperta tra le due, prima di addormentare l'altra, successivamente cercando di piantare un kunai in uno dei punti vitali di quella rimasta in piedi ed eliminando solo dopo quella addormentata.

I domestici sembrano innocui, sì, ma potrebbero dare problemi, meglio occuparsi anche di loro se presenti, mettendoli a nanna con un colpo secco dietro la nuca e legandoli - nel caso, si sarebbe occupato Kaede eventualmente di non permettergli intralci. Anche per loro purtroppo, in caso di resistenza, è prevista una semplice offensiva.
E dopo? Beh, se il signore della Villa non si trova in stanza da solo, ci penserà la genjutsu dell'arte esplosiva a tenerlo buono, mentre lei con una bomba lucente per accecare e la balestra avrebbe eliminato le guardie restanti, prima di giungere di spalle all'obiettivo finale, pronta a premere tutto il proprio peso contro la bombacarta che gli ha messo addosso - e attivato in modo pesante per avere un effetto domino - nel caso lui decida di farle saltare la testa o fare il furbo. L'altra mano invece, quella con il nekote, accuratamente poggiata vicina al collo per iniettargli la tossina neurotossica presente in uno degli artigli se scopre che è un ninja.
A quel punto sarebbe cominciato l'interrogatorio, avvisandolo della minaccia ovviamente. Il tutto con il microfono di Masaru sempre acceso affinché Kaede dall'esterno abbia ben chiara la situazione.

Fondamentale è inoltre l'attenzione ai dettagli sino all'ultima parte del piano, luci e ombre create dal tipo di pareti, lo stato delle porte interne - se chiuse o aperte - la velocità, cosa assai essenziale, accompagnare cadute e celare corpi laddove serve. Tutti elementi che avrebbero potuto modificare il suo agire, sempre cercando di celare le proprie fattezze o prendere il posto altrui, eliminare e zittire ogni fonte di serio disturbo. Nessun allertamento prima del dovuto.
E se il ninja tra loro fosse tra le guardie, la priorità resta quella di arrivare alla penultima parte del piano per prendere le redini in mano.

"Un'ultima cosa. Avrai visto e di certo appreso, adesso, i diversi modi per nascondersi e fuggire," afferma solenne la Jinton, una volta concluso, portandosi dinnanzi a lui e fissandolo, ormai pronto a partire e perplesso da quel curioso discorso, "pertanto, se tutto non dovesse andare secondo i piani, se vedi le cose mettersi male o senti il mio via. Scappa. Fuggi, nasconditi, qualsiasi cosa ma allontanati da loro e corri a cercare rinforzi. Riferisci tutto quello che abbiamo visto, sentito e sequestrato."

Osserva il figlio fare tanto d'occhi a quella richiesta, guardando la madre come se le fossero cresciute due teste, "M-ma..."

"E' un ordine." lo interrompe perentoria, ricevendo un muto consenso dal bambino, il quale abbassa la testolina e guarda altrove, evidentemente rivedendo l'incidente con il compagno dinnanzi ai suoi occhi. Infatti: "Non... non voglio che tu... "

E lei non può fare a meno di ammorbidirsi. Gi prende il mento con delicatezza tra le dita, portandolo a guardarla: "Non è detto che vada come non dovrebbe, ma si deve esser pronti anche a questo."

"Comunque, Ichigo,"
cerca di farlo focalizzare, riacquisendo quel tanto che basta di fermezza, "suppongo tu sappia chi eravamo quando siamo venuti qui."

"Uh..." ci pensa un po' su il piccolo, poi scuote la testa un po' in imbarazzo.

"Immaginavo," ribatte poco sorpresa lei, preparandosi a fargli da riflesso con cui specchiarsi, prima di riprender le fattezze prescelte per la coppia che scoppia.

6Ow31yF
code © psiche


CITAZIONE
Se non si è capito usa sensitivo sia quando entra alla locanda e sale in stanza, sia quando sta per riferire il tutto, per capire se ci sta qualcosa o qualcuno di indesiderato, in ogni caso parla sempre con voce quieta e vicino a lui.
Se biscotti non ne trovo, mi limiterò alla seconda alternativa col cane e pazienza. eme
Spero si sia capito abbastanza chiaramente il piano, che tale rimane, descritto per come lo ha studiato lei, quindi solo ipotesi, non tentativi di scavalcare il master.

La balestra la tiene nello slot vita e la usa nel caso di eliminazioni a distanza obbligate, altrimenti via di kunai e spiedi (quelli senza cartebomba). Inoltre tengo ad informare che la balestra in mio possesso è a carica multipla, ovvero si ricarica a più riprese come fosse una pistola, anche se tale non è. Puoi tranquillamente controllare nella mia scheda. u.u

Qui la pappardella di tecniche per il probabile piano e riassunto:
Primo approccio: Nascondersi, lanciare suddetto biscotto al cane e aspettare che faccia effetto (o se non ne ho, fase alternativa), genjutsu del sonno ed eliminazione della guardia nel momento in cui non c'è nessuno in vista (se da lontano o vicino dipende se ci sono le finestre aperte), segue immediata sostituzione della stessa con un Kaede trasformato, che fa sparire il corpo dietro un cespuglio.

Tecniche/oggetti:
<abilità/tecnica> - Nascondersi - [Stm: -5 in combattimento] [Liv 6: 0/10]
"Se il terreno lo permette, il ninja è in grado di nascondersi nel primo rifugio che trova sfruttando la sua azione offensiva. Tutti i nemici non saranno in grado di attaccarlo, se non con una tecnica a raggio totale. Nascondersi potrà essere utilizzato in qualsiasi momento, tranne prima dell'attacco del nemico. In questo caso prima bisognerà occuparsi dell'attacco poi ci si potrà nascondere. Si può scovare il ninja Nascosto con l'abilità "Sensi Migliorati" (olfatto e udito) oppure con "Sensitivo" in modalità attiva, entrambe le abilità dovranno essere pari o superiore all'abilità Nascondersi del ninja per poterlo individuare. Nel caso di Sensi migliorati (vista e tatto) è possibile scoprire il ninja nascosto solo se superiore all'abilità "nascondersi" avversaria.

- Se in nessuno dei casi sopracitati si riesce scovare il nemico nascosto, non bisognerà sprecare alcuna azione per cercare in quanto ogni volta che il ninja attacca, esce automaticamente allo scoperto. Tutte le volte in cui, da regolamento, è consentito attaccare il nemico rimanendo nascosti (es. clan Aburame, utilizzo dell'arma Blowgun ecc...) ad ogni attacco l’abilità Nascondersi subirà una diminuzione d'efficacia di due livelli fino ad un minimo del lv 6.

- L'attacco eseguito dopo essersi nascosti otterrà un bonus pari ad 1/20 rispetto al totale dell'attacco per l'effetto sorpresa (non applicabile se il ninja è stato individuato dall'avversario prima che potesse attaccare). Questo bonus, tuttavia, non si può applicare e sommare all'abilità Piazzare Trappole.

- Da Nascosti è possibile contrastare l'abilità "Sensitivo" sprecando utilizzi dell'abilità "Controllo del Chakra", ma per funzionare quest'ultima dovrà essere almeno di 1 livello superiore del sensitivo avversario”.

Azioni che un ninja può eseguire da nascosto:

- Mantenimento attivazioni o tecniche, tra cui le genjutsu, che sono state eseguite prima.
- Recuperare stamina, attraverso l’ azione morta
- Usare oggetti (anche quelli che normalmente non sono utilizzabili in combattimento)
- Piazzare trappole
[Utilizzabile 3 volte per scontro, se contro ninja di rango uguale o inferiore al proprio; max 2 volte contro ninja di rango superiore]

Tossina Narcolettica: Una tossina che si insinua subdola nell'organismo colpito,mirata ad indebolirne l'attenzione motoria sino ai minimi termini.
Il suo effetto tuttavia entra in gioco dal turno successivo a quello in cui si viene feriti, inducendo così uno status Sonnolenza e Paralisi nel malcapitato.

<tecnica> - Trasformazione - (Chk: variabile)
SPOILER (Clicca per nascondere)
"Il ninja si trasforma in un altra persona o oggetto per passare inosservato. La trasformazione non altera fisicamente il ninja, è solo un cambio di aspetto dato da una tecnica ninjutsu. Vuol dire che massa e volume del ninja non cambiano, e il ninja non ottiene capacità legate agli animali come volare, fiutare in modo mostruoso e similia. In qualunque cosa si sia trasformati, si può combattere, ma qualsiasi danno, difesa, assorbimento, spezzano l'effetto. Il byakugan, lo sharingan, scoprono il trucco immediatamente (il primo perchè vede attraverso la copertura, il secondo perchè riconosce la presenza di una ninjutsu in azione) le abilità fiuto e sensitivo funzioneranno in contrapposizione alla abilità nascondersi del ninja che usa questa tecnica, come se fosse nascosto (ma senza usufruire degli altri bonus dati dal nascondersi, nè numerici, nè altrimenti). Non è possibile trasformarsi in combattimento contro un avversario.
E' possibile rimanere trasformati per lunghi periodi di tempo solo laddove il consumo di chakra per turno sia inferiore alla stamina recuperata in una azione morta. Il consumo di chakra varia a seconda di cosa ci si sta trasformando:

-Oggetti, animali, persone delle stesse dimensioni del ninja: 10 chk
-Oggetti, animali, persone di dimensioni doppie o mezze rispetto al ninja: 40 chk
-Oggetti, animali, persone di dimensioni 1/4 o 4 volte tanto rispetto al ninja: 80 chk"


Post-inserimento: Again, nascondersi, cercare soggetti isolati, usare ogni volta la genjutsu sonnolenza e successivo spezzamento del collo per non lasciare tracce. Sostituzione di tale soggetto con blanda trasformazione (eventuale cartabomba). Ripetere fino ad isolare quasi del tutto l'obiettivo.

Tecniche/oggetti:
Come sopra.

Carta bomba [8]:

Sono dei piccoli fogli di carta, su cui è incisa una formula centrata da un unico sigillo. Utilizzando una quantità variabile di chakra sarà possibile rompere questo sigillo, in modo da provocare un'esplosione di considerevoli dimensioni. Tuttavia resta un oggetto molto instabile, data la fragilità della formula stessa, tanto che un semplice urto o una scintilla possono provocare la rottura del sigillo, degenerando in una relativa deflagrazione. Viene solitamente piazzata su oggetti controllati, in modo da poterne detonare l'impatto a piacimento. La forza dell'esplosione sarà uguale al Chk che l’utilizzatore vi immetterà (consumando quindi stamina)+30 e difendibile solo con def/res/vel + chk, con ferita da Contusione e status Ustione ed Accecamento.
Se utilizzata in combinazione con un arma da lancio (come kunai o spiedi), se elusa l'effetto della carta bomba si disperde, mentre se difesa col corpo, in caso l'effetto dell'esplosione sia maggiore alla difesa base del ninja colpito, questo potrà solo assorbire il residuo con la regola del def/5.
[La carta bomba può essere applicata anche senza l’ausilio di armi da lancio con una forza di deflagrazione pari al chakra immesso. Nel caso in cui si utilizzi l'Abilità del Piazzare trappole per applicare la carta bomba, si aggiungeranno l'efficacia e le relative regole di difesa alle risultanti dell'abilità stessa]
[10 Carte Bomba occupano 1 Sot]
[Possono essere individuate con un lv minimo di Sensi Migliorati di 5/4/2/1 e dal Byakugan. In quest'ultimo caso solo se già attivate].

Controllo: Genjutsu dell'arte esplosiva sul nobile, Bomba lucente, lancio fino a massimo due kunai contro le guardie, uno per ognuna. Tentativo di acquisizione controllo obiettivo.

Tecniche/oggetti:
<genjutsu> - Arte dell'Esplosione Illusoria - [Chk: 70] [Eff: +80]
SPOILER (Clicca per nascondere)
"A quest'opera manca un non so che... forse una bella esplosione! Non tutti nascono con un'abilità innata, e molti di quelli che non ne possiedono una puntano quelle più scenografiche. Iwa non fa eccezione e questa tecnica, anzi, questa “arte” -come l'ha definita il suo creatore- risponde a questo desiderio. Il villaggio della Roccia è famoso per abilità innate come la manipolazione dell’argilla esplosiva o il Bakuton, non possono quindi mancare delle tattiche di combattimento illusorio che si ispirino a questi stili: il ninja che subisce questa genjutsu ha la sensazione di essere investito da una terribile esplosione con tutto ciò che ne consegue come effetti sull’organismo, un boato e poi solo un fortissimo fischio alle orecchie, dopodiché non si sentirà più nulla per alcuni minuti. Causa Status Ustione e Ferita all’Udito pari a Danno Certo/4. Tutte le difese del turno in cui si subisce la genjutsu e quello successivo subiscono un malus di 15 + (Danno Certo/4)."
[Questa genjutsu non può essere mantenuta attiva per più di due turni]

Bombe lucenti [1]:

Piccola bomba sferica alla cui deflazione emana una luce tanto potente da abbagliare l'avversario, provocandogli per un turno status accecamento da luce. Il malus da accecamento va calcolato su Int base (dell’utilizzatore)/2.
Utilizzabile come oggetto di fuga, permettendo un turno di vantaggio (quello in cui l’avversario viene accecato). La fuga può essere comunque fermata da un livello minimo in Sensi Migliorati di 5/4/2/1. [2 bombe occupano 1 Slot]


Premettendo che questo è il piano base se tutto va come previsto, nei post futuri potrebbero venire riformulati passaggi seguenti ad ogni variabile.

Spero di non aver dimenticato nulla. x.x
O la va o la spacca!
 
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