Into The Sanctuary: Serviam!, Di come il Templare scacci il male

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Wrigel
view post Posted on 26/5/2022, 16:01 by: Wrigel     +1   +1   -1
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Il sorriso del nano è una lama peggiore di quella falce che gira tra le sue mani.
Bellissima.
Lame nere come la notte che brillano come pietre preziose del mondo dei morti, in esse si scorgono abissi insondabili di terrore dove vi sono mani che non sono mani in attesa di un tempo a venire.
Gocce di sangue cadono per terra.

«Va male.»

Ansima, guardando la sagoma che cresce davanti, sopra e contemporaneamente tutt'intorno a lui.
Un cazzo di problema, pensò il nano. Un enorme problema. Eppure rideva perché gli piaceva. Non quella cosa, sia chiaro, per cui provava un odio scellerato, ma per quello che gli stava facendo provare. L'eccitazione.
Erano secoli che non ne provava più.
"Forse solo quando ho combattuto con Hyou intravedendo quell'ossessione e utopia allo stesso tempo".
Si...forse allora.
Ma non era così forte. Perché non aveva la sua falce in mano. Combatté solo con il potere di quelli dell'altra parte. Oggi era diverso. Oggi la sua falce si era mostrata dopo secoli.
Le ali del mostro si allargano a venti braccia in ogni direzione, dominando il suo campo visivo. La massa della creatura continua ad espandersi e riempie l'oceano di incubi che chiama casa, ogni dente luccicante ora grande quanto un adulto... e diventa sempre più grande. I suoi quattro occhi predatori lo fissano. Distacco?. Forse fame.
Ma come poter comprendere un qualcosa che andava oltre le sue conoscenze.
E il nano di conoscenze ne aveva molte. Aveva visto gli abissi del caos, aveva visto il Messaggero e i Demiurghi sui loro Tredici Troni fatti di galassie in putrefazione. Aveva visto oltre il velo non appartenendo più a questo mondo ma divenendo un qualcosa che camminava tra i mondi e le dimensioni che formavano la Realtà.
Eppure oggi era con le spalle al muro.
Sensazione sgradevole.
Ma quanto gli piaceva anche.

- Qualcosa ti turba?

La sua voce è così forte che scuote l'intero spazio, una voce che si piega e si contrae, sussurra e urla. Gli strati continuano senza fine, un'aria cantata non da una voce, ma da milioni.
Lo schiocco della lingua. Il ticchettio nervoso del collo. Lo spasmo muscolare della mano.
Il nano rideva e i suoi tick nervosi lo rendevano ancora più inquietante.

«Ora capisco.
Sei peggio. Molto peggio


Ora sa.

- Si

Sfarfalla il suo corpo. Raggi dorati screziano delicatamente la luce sopra la sua forma simile a un raggio. Una nuova carne ansima increspandosi contro una finta marea, con le vene che si illuminano per un fugace istante prima di ritrarsi dalla superficie della pelle del mostro, ciascuna a suo modo viva e indipendente come nazioni sovrane Luce spuria incornicia, come una collana di magatame metastatiche, l'imperatrice come uccelli che volteggiano sulla cima di una montagna lontana. È bellissimo, in un certo senso. Se il Caos avesse un dio, ecco come sarebbe. Orribile, mostruoso e bellissimo.


- Di quelli che hanno conoscenza solo due sono ancora vivi. Uno sei tu.

«Quindi? Se è così devo ucciderti. Semplice.»
«Non ci riuscirai. Sei privo anche della più elementare forma di resistenza. Altri sono venuti prima di te, nelle ere che hanno preceduto la mia nascita. Altri aspiranti eroi, che imbracciavano armi a loro dire capaci di respingerLo. Eppure tutti loro sono stati consumati. I minuscoli frammenti che ne sono rimasti, se mai ce ne sono stati, sono diventati grumi consumati nel mare caotico. »
«Ma io sono ancora qui. E ci voglio rimanere ancora per parecchio tempo. Mentre tu sei l'affittuario che non paga il canone mensile. Devo buttarti fuori dalla Realtà. »

Certo. Tentava di fare lo spaccone. Pensava. Pensava velocemente. Avevano sfruttato Sue corrompendola per arrivare fin qui.
Due vivi.
Lui e il Priore. No...perchè usare Sue allora?

«Shintou.»

Lo disse con distacco. Freddo innaturale. I processi cognitivi del nano erano stati obliterati con una rapidità che lo soverchiava.

«Menti. Tu vuoi me. E Getsumoto. Ma sebbene il tuo invito mi lusinga non mi piace chi mette in mezzo le mie cose.
Lui rimane dove sta. Io rimango da questa parte. Il trucco con Shintou è stato un bel colpo, ammetto che per un secondo ci sono cascato, ma in fondo siamo noi le Due Torri su questa scacchiera. »


L'affilatissima punta di un'ala dell'imperatrice gli trapassa il petto, sollevandolo dal suolo mentre si dimena cercando di liberarsi. La falce pulsa. L'atichakra rutila un inferno abissale che strappa le dimensioni, facendole collidere le une sulle altre in uno schianto silenzioso.
Nulla.
Neppure un graffio. Nulla di nulla.

«Io non mento mai. Sei vivo solo perché ti permetto di vivere. Perché è un mio desiderio.»

Lo spazio si contrae. Come se si accartocciasse su quel corpo maledetto. Il gargantuesco corpo del dio dell'abisso si contorce e si distorce, ritirandosi in una sagoma più minuta. Riconoscibile. Almeno per la piccola essenza di chi aveva di fronte. Almeno li era più facile non impazzire, non sentirsi naufrago. Fluttua silenziosamente a terra, incombendo sopra Yamamoto mentre tentacoli e occhi peduncolari si riassestano fino a formare un'oblunga e segmentata imitazione di una testa umana. Si avvolge nelle sue ali apparendo ancora una volta come una donna imponente che emana autorità.
Yamamoto sa di non poter vincere. É una constatazione di fatto.
Non ha mai perso. E quando lo fece fu sempre per un suo piano, per suo diletto, per provare qualcosa.
Oggi era una preda.
Un verme appeso all'amo. E vista la scena non si era poi così lontani dalla verità. Un pensiero soverchiante.
Mentre di fronte aveva un qualcosa che non aveva coscienza. Ma infinite. E lo sapeva.
Lo vedeva da come sorrideva su quel volto pallido riflesso, imitazione sconcia, di un volto umano; da come arricciava le labbra, da come la guardava. Per ogni mossa che Yamamoto aveva pensato, per ogni risposta, quel bastardo ne aveva fatte incalcolabili prima.

«E cosa vorresti da Shintou?»
«Che sia mio. O che sia distrutto.»
«Appartiene ai Demiurghi. E prima ancora a Jashin...non credo lo permetteranno, sai? Questo mondo ha delle regole. La scacchiera su cui si gioca al Grande Gioco Immortale sancisce il continuo di tutto questo che vedi.»
«Che sarà mio.
La vittoria del Vuoto è assicurata dalla sua stessa natura e non è necessario aggiungere altro.»


Era chiaro oramai agli occhi di Yamamoto. Il nano dell'akatsuki era un gigante, storpio nel fisico, ma gigante nello spirito, Titano tra i mortali, potente tra coloro che si affaccendavano come cortigiane e guitte sull'uscio del reale potere.
Yamamoto sapeva e si ricordava. Quell'entità era un cancro oscuro che aveva attecchito nel cuore del Vuoto espandendolo, contraendolo, soggiogandolo per poi divorarlo.
Nata da quello stesso scontro, nata dai desideri dell'uomo, nata dalla bramosia, desiderio e bisogno.
Questa sacca blasfema si espanse fino ad avvolgere il Vuoto. Inerte e placido fino a quel momento, cambiò, la metastasi al suo interno crebbe, divenendo ora questa cosa che era davanti a lui.
Ne aveva sentito parlare troppo tempo prima. Ora gli era venuto in mente. Il ricordo gli fece provare disgusto, orrore e paura.
Ed erano millenni che non provava più paura.

«Tu sei il Dio dell'Abisso. Il Dio dell'Oblio. Un antica leggenda, di un popolo oramai scomparso, un mito tribale legato a un'antica divinità, che cancellava ogni cosa esistente senza provare odio, rimpiazzando tutto con la propria presenza. »

Si ora era chiaro. Nella Legge dell'Equilibrio lei era il Caos e l'Oblio. Era la non regola che porterà questo mondo alla fine e al silenzio.
E fu il sorriso che gli fece tremare la schiena. Perché aveva capito. Perché sapeva che lui aveva ricordato. Mito?
Verità.
E quante volte aveva detto, colui che oggi era conosciuto come Yamamoto Kuchiki, nano dell'aka, uomo deforme ma gigante che vi sono leggende che nascondono verità oscure?
Errore madornale non essere maestri di se stessi.

CZiWy9D
- Tutto ciò che incontro lo sottometto ai miei desideri
O lo D I S T R U G G O




Poi il lampo. Una falce nera come la tenebra e l'Abisso seguita da una che sembrava uno spruzzo di stella. Come aurora che accarezzava ancora le tenebre della notte.
La risata. Lo schiocco d'ira. Lampo.
Sue a terra tenuta dal nano. Getsumoto insieme a Jashin.
Silenzio.



Edited by Wrigel - 26/5/2022, 18:31
 
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