Into The Sanctuary: Serviam!, Di come il Templare scacci il male

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Wrigel
view post Posted on 7/8/2020, 16:50 by: Wrigel     +1   -1
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Passeggiare di sera, mentre tutti sono nelle proprie case, in quel lieve silenzio rotto di tanto in tanto dai rumori provenienti dalle case.
Era il suo momento preferito della giornata. Quando non era Sue, non era una Lama del Santuario, né era una Jashinista era solo Sue immersa nei suoi pensieri.
Da sola.
Sempre.
Amava restare sola, lontano dal brusio inutile di una vita spesa nel letame, lontano dalle chiacchiere inutili, lontano dagli allenamenti che non servivano perché non dal braccio veniva la forza, ma dalla fede. Ma riconosceva che l'abilità serviva. Anche se nessuna lama poteva più prenderla, il suo corpo rimaneva debole come lo era un tempo, perciò corruttibile e facilmente schiacciabile.
L'abilità le permetteva di difenderlo, visto che non cono lo spirito si poteva combattere, e solo Jashin sapeva quanto avrebbe desiderato sapere come fare.
Come poter far si che la sua anima divenisse falce e scudo impenetrabili, per difendere il suo Dio.
Si sedette. Il villaggio visto da così lontano sembrava quasi una pennellata abbozzata su di una tela.
Vedeva le luci delle finestre accavallarsi le une sulle altre. In silenzio. Un brusio leggero colto dal vento.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva visto Shintou? Un anno? O due? Per la prima volta, dopo troppo tempo, stava contando i giorni, il tempo scorreva di nuovo per lei.
Si tolse i guanti d'armi. Molti pensavano alle sue mani come immacolate, perfette, morbide. Nulla di tutto questo.
Non aveva unghie curate, la pelle aveva i calli e i segni della spada e di guerre. Le cicatrici di ferite e di bruciature.
Illuminavano bruscamente un passato di guerra e di sangue, dove l'unica bellezza era la Fede. Quella contava. La sua era inutile orpello. Non serviva a proteggere. Quelle mani da delicate presto si fecero di ferro, per poter proteggere la parola di Dio e coloro che la seguivano.
Se le guardò...il silicio le doleva più del solito. Giusto.
Non doveva dimenticare né il dolore di oggi, né quello di ieri.



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Nel silenzio Sue si domandò se quello che faceva fosse giusto. Se era giusto continuare anche mentre il suo Dio preferiva altro. Un'altra per l'esattezza.
O se dovesse partire, se dovesse sgozzarla, e perché ancora non faceva nessuna delle due.
Tradita.
Ecco come si sentiva. Tradita dal suo Dio. Di nuovo. Ma se il primo la tradì con il silenzio e l'inganno, lui la tradì con le parole e con la scelta. Perché nessuno aveva la fede di Sue. Nè Yamamoto, né il Priore. Grandi tra i più grandi degli Jashinisti.
Ma nessuno era come lei nella forza della Fede, men che meno Shitsuki Agiwara.
L'odiosa e puttana Shitsuki Agiwara.
Il perché lei fosse la favorita ancora non riusciva a spiegarselo.
Favorita di Jashin...una delle sue figlie!
La smorfia di disgusto sul quel volto perfetto fu inquietante. Inavvertitamente aveva stretto troppo il guanto d'arme. La mano gli tremava. Nemmeno se ne accorse. Il pensiero di quella lurida cagna le faceva dimenticare persino il dolore. Persino la fede.

«Sue...»

Voce come vento tra gli alberi. Miraggio? Fantasia? Jashin?!


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Era Jashin? Nel suo essere indefinito, l'inquietudine e l'alienazione colsero Sue che sulle prime non capì. La spada venne stretta.

«Suvvia, non sono tuo nemico. Perché dovrei esserlo?»

«Perchè non dovresti?»

«Perchè non ho motivo di ucciderti ma di conoscerti si.»

«Conoscermi?»

«Sei potente tra gli jashinisti, famosa e lo eri già quando da donna mortale difendevi degli accattoni pusillanimi. Si...chi non conosce ...., oggi detta Sue?»

Gli occhi cobalto della donna si fecero stranamente liquidi. Il suo vero nome. Quanto tempo era passato? Divennero come punte di spillo quegli occhi. Ma la spada non venne abbassata. La presa salda.

«Volevo conoscerti. Si...volevo molto.»

«Non sei Jashin. Ma non sei nemmeno un uomo...chi sei

Il silenzio. Il fruscio delle foglie d'autunno. Il primo freddo a spazzare il tepore ormai morente estivo.

«Credi che vi sia solo Jashin? Jashin è stato più veloce ma non accorto.
Vi sono dei che ti vorrebbero. Io tra tutti. L'invidia...sentimento molto umano si, ma l'invidia di vederti dare tutto per un patetico, folle...»


Non finì la frase. Quello spadone calò con tutta la sua forza.
Tagliò quelle veste, con un singolo colpo. Con una rabbia avvertibile sul filo della lama.
La veste andò a terra. Vuota.

«Ecco l'invidia di cui ti parlavo. Nominare il tuo Dio, con tali parole, per farti scatenare. Un lago perfetto sono i tuoi occhi che ora sono furenti.
Dalla perfezione algida, quasi divina e alienante, siamo giunti ad un fuoco così intenso che ammiro. Che voglio


«Sono già di qualcuno, letame. Mi annoi e mi disgusti.»

Di nuovo quelle veste. Non lo aveva colpito. Forse si. Forse no. Guardò in quello stesso punto. Non erano più lì. La voce intorno a lei.

«sei forte. Una vera e pura Jashinista. Che combatte per Jashin...ma mi domando se jashin si batterebbe mai per te?»

«E perché dovrebbe farlo?»

«Perchè non dovrebbe...»

La colse impreparata.

«Un Dio che vi da tale potere e poi vi abbandona a cosa? A voi stessi? A che pro? Ah si...per servirlo...ma nei modi vostri e personali eppure mai la sua voce vi arriva. Solo quando vi reputa degni. A suo giudizio sempre.
Lo vedete una volta, vi dà questo dono e poi?
Il nulla. Andate in giro come pecore e la maggior parte di voi viene ammazzata e trucidata e nemmeno allora si degna di parlarvi. Eppure sangue e dolore li date. Anche e sopratutto il vostro.»


«Un Dio. Può un secchio contenere tutta l'acqua dell'oceano?»

«No...ma una parte si. Puoi non capirlo, ma puoi averlo con te sempre. Lui lo senti qui, ora

Parole che scavavano in delle crepe.

«Un silenzio da una parte inquietante da una parte che mi piace. Inquietante perché la tua rabbia è palpabile, la tua fede e devozione urlano, ma dall'altra sento che le mie parole non le trovi sbagliate.
Se solo fossi mia...»


«Posso non capire Jashin, forse posso anche non sentirlo eppure la mia fede non vacilla alle tue parole, Dio. Jashin sa e questo mi basta.
Sono sua. Ora, domani e per sempre. Il resto non conta né m'importa.»


«Oh...si invece. T'importa eccome. Hai combattuto per lui, la tua carne viene straziata ogni giorno, il tuo dolore immenso per accrescere la sua gloria, la tua lama grondante sangue a non finire eppure non su di te sono i suoi occhi. Ma su di una ragazzina che non conosce nulla. Ti tiene in tale considerazione da preferirti lei. Se fossi mia non accadrebbe.
Io amo e proteggo coloro che in me hanno fede. La tua è mal riposta.»


La spada calò di un poco.

«Ho fede in lui.»

La doveva avere. Perché sennò cosa sarebbe lei? Cosa ne resterebbe di lei? Di nuovo smarrita. Di nuovo sotto la pioggia, sotto un portico ad elemosinare un tozzo di pane.
Tenendo tra le mani un medaglione. Nient'altro.
E quando vide quelle porte aprirsi si sentì salvata e perduta.
Jashin le aveva dato la salvezza dal tradimento. Ma se anche lui l'avesse tradita?
Se anche lui fosse stato come Dio? Lei...cosa avrebbe mai potuto fare? Se le porte del Paradiso restavano serrate e Jashin muto e incurante?
Lei a cosa serviva? Lei per chi era importante...

«Ma forse lui non in te.
Ma lo scoprirai...ho tempo bambina mia. E sarai tu a cercarmi...perchè le mie parole sono giuste. Ma perdersi è normale...»


Sgusciò alle sue spalle.

«Ma io ti ho trovata. Non mi aspetto ora una risposta, c'è tutto il tempo e vedrai da te quanto sia debole e pusillanime il tuo finto Dio.»

E quelle parole furono vento. Lasciarono un brivido indefinito sulla schiena del Templare, mentre guardò la casa degli Agiwara.

 
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3 replies since 23/1/2020, 15:39   167 views
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