Missione 2A - Vedi Kawami e poi muori, passaggio al rango jonin per gaeshi(2o pg)

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view post Posted on 3/7/2020, 16:38     +1   -1
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Palazzo del Daimyo, Kawami, Kusa no Kuni, 15 luglio 249 DN, ore 15.20


*La ragazza non le distolse gli occhi di dosso per un istante, rapita da quel racconto che sapeva di scabroso, di proibito. Uno squarcio di luce aperto nel velluto della prigione in cui viveva, la consapevolezza di star sapendo qualcosa che non era da sapersi. Non importava che fosse mera finzione, anche quello. Persino quello.
Quando sentì ammettere a Kiseki le proprie colpe, palpebre e labbra ebbero lo stesso moto dilatatorio, sintomo di sorpresa e sgomento impossibili da nascondere. Una patricida lì, a pochi centimetri da lei: chi aveva tempo di ordinare del cibo?
Poi, dopo tre, quattro secondi buoni, si riebbe di colpo. Come la marea della sorpresa si ritrae dalla battigia della cortesia, così Ruriko convenne che mostrarsi a quel modo di fronte ad affermazioni del genere poteva apparire indelicato.*


"Oh."

*Deglutì.*

"Oh beh sono... sono certa che sia stata la scelta giusta-v-voglio dire, non quella giusta, ma una necessitata. Ehm. Mi spiace molto sentirtelo dire, Kiseki-san. Non immaginavo..."

*E prese a guardarla in maniera diversa, alla maniera dei malati e dei mendicanti, ciascuna benda e cicatrice in mostra carica di nuova, macabra fantasticheria. Lasciamo perdere quelle nascoste.*

"Ma ti ringrazio comunque... anche se ora il mio segreto ti parrà una stupidaggine..."

*Commentò con una certa, giocosa mestizia, prima che quel sorrisetto complice tornasse timido a farsi vivo. Forse in preparazione per la propria confessione, forse estrema, inappropriata conseguenza di quella appena ricevuta, Ruri tornò a mostrare la bambina che era in lei.
Tornò a farsi vicina.*


"Potresti occuparti tu del nostro assassino mi sa... ehehe."

*Chiosò, alludendo alle gesta appena udite e tornando a mordicchiarsi il labbro inferiore. Gli occhi, da quella distanza, rivelarono la propria anima di terra e legno.*

"Il mio segreto è che... è che ho rivisto mia madre."

*Sussurrò, dapprima esitante, quindi tutto d'un fiato, le parole appena un sibilo.*

"La Signora! La S-"

"Shhhhhh!"

*Si voltò d'improvviso verso il custode, che tuttavia non aveva assolutamente fatto altrettanto, intento com'era a seguire le peripezie del canarino.*

"Eheheh-eh... ecco..."

"L'ho rivista quando sono scappata. Anche questo è un segreto, ma più per il casato che per altro, visto che lo sanno tutti... ma nessuno sa che ho rivisto lei, che le ho parlato, prima che mi riprendessero."

*Confessò, con eccitazione crescente, qualcosa che con ogni probabilità aveva fino ad allora rivelato soltanto a Goryo.*

"È una donna bellissima, estremamente nobile, d'animo e di lignaggio. Era come l'avevo sempre immaginata. Per quello sono scappata, perché lei me lo aveva chiesto. Ho..."

*Ed esitò ancora, di nuovo sull'orlo di una rivelazione che aveva del devastante.*

"... ho scambiato delle lettere con lei. Prima, perché dopo sarebbe stato impossibile. È... è..."

*Così, mentre lo diceva, forse per via del peso sollevatosi dal cuore, forse per il ricordo di quel che era stato rispetto a quel che era, la ragazza versò una lacrima per occhio. Una cadde sulla mano di Kiseki, l'altra, tardiva, rimase sull'orlo dello zigomo, presto asciugata dal moto con cui la principessa si ritrasse.
L'espressione, di nuovo, sgomenta.*


"T-ti chiedo umilmente perdono, Kiseki-san! Non dovrei dire certe cose, o comportarmi in questo modo... specie con una nuova arrivata. Chissà cosa penserai di me...
Non avrei dovuto dirti tutte queste cose. Adesso rischi anche tu... se mio padre di interroga di nuovo..."


*Un guazzabuglio di emozioni diverse in rapida successione, il cuore di un'adolescente in bella vista, di fronte a lei, messo a nudo per chissà quale ragione. Per Kiseki, un momento imbarazzante. Per Rei, una potenziale miniera d'oro: non uno, ma due segreti inconfessabili, specialmente al Daimyo.
Ma la giovane non avrebbe avuto la possibilità di sondare oltre: presa da quel moto, la principessa si alzò bruscamente dalla sedia, voltandosi verso un leggio che si trovava non molto distante. Le braccia davanti al corpo, una attorno al fianco e l'altra ad asciugare gli occhi, tirando su col naso.*


"Dimentica quello che ti ho detto, Kiseki-san. Perdonami... è... è meglio che tu vada. Toryo-kun ti accompagnerà."

"Ehehhh... ecco ec-"

*Immediatamente, l'uomo torno a rivolgere tutte le proprie attenzioni verso Kiseki, raggiungendola e rimanendo in piedi a pochi millimetri da dove era seduta, osservandola.*

GDROFF///Una volta usciti, Goryo ti lascia raggiunto un bivio per le scale, scendendo nuovamente verso il giardino. Hai il resto della giornata libera.///GDRON
 
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view post Posted on 18/7/2020, 10:57     +1   -1
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L'aveva catturata. Glielo leggeva negli occhi, la storia che le stava servendo era per Ruriko un'avventura desiderabile, ideale. Forse non voleva uccidere il proprio padre, o un aguzzino che dir si voglia, ma quasi sicuramente bramava la possibilità di poterlo fare. L'adrenalina, il rischio, una differenza così marcata dalla vita protetta che lei viveva, così simile a quella dei suoi amati uccelli.

Kiseki stringeva le mani una contro l'altra, simulando un nervosismo di fondo che Rei, ovviamente, non provava. Ma stava interpretando la parte di una ragazzina con un segreto pesante, e con il desiderio di trovare qualcuno con cui confidarsi. Era sempre cresciuta da sola, esattamente come Juuhachi e Nijuusan; le due cavie sapevano cosa significava l'aver paura di tutto ciò che ti circonda, e il dover nascondere questo terrore per evitare le conseguenze violente della sua manifestazione.

«Mi sono... Difesa, credo. Ma non sono andata dalle guardie, avevo paura che non capissero, che mi mettessero in prigione... Quindi sono scappata e...»

Si strinse nelle spalle con un sorrisino mesto.

«Il resto penso lo sappiate, hime-sama. Forse scappare non è stata la scelta giusta, quel giorno.»

Poi lo vide. Vide lo sguardo che Ruriko aveva ripreso a rivolgerle, quell'insieme di attrazione morbosa e repulsione che tutti le indirizzavano. Cosa c'era sotto le bende? Cosa nascondevano? Quanto orrore aveva colpito quella bambina e non loro, quanto sollievo avrebbero provato nel vedere le cicatrici orribili sulla sua pelle?

"Uffa. Non mi piace quando ci guardano così. Rurirù mi piaceva di più prima, ecco!"
"Mi dispiace Niijan, ma non ci possiamo stupire troppo. È una principessa, quelli come noi probabilmente sono sempre stati presentati come buffoni di corte o intrattenimento..."
"Ma così si gioca la fiducia di Kiseki! Non lo capisce?"
"Chiaramente non le interessa abbastanza."


Choumei tagliò corto, non c'era tempo per le recriminazioni mentali, la conversazione stava andando avanti e dovevano essere concentrate.
Rei aveva sparato alto, con quella storia di patricidio. Lo aveva fatto per far sentire Ruriko in difficoltà sul piano dialettico, spingerla a trovare qualcosa che si avvicinasse al segreto condiviso dalla kunoichi sotto mentite spoglie... E in parte, forse, aveva avuto successo.

«Beh... Non credo di essere così forte... Ma se dovesse tentare di farvi del male, vi difenderò, principessa. Colpirò ancora più forte, questo ve lo posso assicurare!»

Strinse i pugni, promettendo battaglia, e cercando di lanciare qualche amo per quel discorso che, a dirla tutta, era ciò per cui si trovava lì.

«Anche se... Voi credete davvero che sia un fantasma? Il fantasma di Youhei-sama?» domandò, abbassando un po' la voce, soprattutto quando nominò il fantomatico assassino spettrale.

Il discorso successivo, però, doveva ricevere tutta l'attenzione di Kiseki. Alla rivelazione sull'incontro, sgranò l'unico occhio visibile e dischiuse le labbra in un'espressione stupita.
Non stupefatta, non poteva sconvolgersi, perché ufficialmente Kiseki non sapeva nulla. Però era chiaro che per Ruriko quell'incontro era importante, dunque Rei tentò la via dialettica dei grandi giri di parole.

«Vostra madre? Natsuki-hime...»

La vide piangere, la lacrima le colpì la mano e fu come il segnale di uscita. Kiseki non fece in tempo a dire nulla, perché Ruriko, probabilmente sentendosi troppo esposta e a rischio -cosa più che reale e legittima- chiuse la conversazione prima che la kunoichi potesse prendervi parte.

Kiseki fece un lento respiro e si alzò in piedi, annuendo. Con un sorriso leggero sulle labbra, tentò di avvicinarsi a Ruriko estraendo un fazzoletto dall'obi.

«Non c'è nulla di cui dobbiate chiedere perdono a me, principessa. Se vorrete sapere cosa penso di voi, me lo potrete chiedere e vi risponderò con sincerità. E probabilmente vi chiederò la stessa cosa.»

Le lasciò il fazzoletto sul leggio. Una principessa ovviamente non aveva bisogno che una serva le desse il proprio pezzo di stoffa per asciugarsi gli occhi, ma Kiseki voleva che fosse significativo. Che le era vicino, ma non così tanto da andarle ad asciugare le lacrime direttamente, cosa che sarebbe stata probabilmente un'invasione di quella bolla di spazio personale messa a così dura prova.

«Vostro padre non sa niente, giusto? Quindi non potrà chiedermi di cose che non sa. Dunque continuerà a non sapere.»

Goryo le era vicino, troppo per i suoi gusti. Se c'era qualche chance di approfittare della distrazione di Ruriko per piazzare una microspia nella sua camera, con quegli occhi azzurri piantati come fari su di lei era completamente andata. Non poteva rischiare tanto.
Dunque si congedò, con un inchino aggraziato e un saluto alla figlia del Daimyo.

Non aveva ordini per la giornata. Qualsiasi tentativo di interrogatorio sarebbe risultato anomalo, se a fare le domande fosse stata l'ultima bestiola domestica della principessa.
Le altre gallinelle erano lì per estetica, vivevano per godere della luce riflessa di Ruriko, non le sarebbero state utili. Anzi, essendo Kiseki quella strana, ma che già aveva ricevuto particolari attenzioni, avrebbe solo rischiato di inimicarsele. E non voleva un secondo giro di pece e piume, se non peggio.

Si diresse quindi in biblioteca per cercare Etsuya. Una figlia aveva diritto di stare vicino al padre e aiutarlo, dopotutto. Era il momento di condividere quanto appreso dalla principessa... E di capire meglio chi fosse la moglie del Daimyo.
Se c'era una cosa che non mancava in una magione nobiliare, erano i pettegolezzi.


DhsebLb


 
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view post Posted on 22/7/2020, 08:53     +1   -1
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"No... non lo so... ma quel che ti ho detto questa mattina resta vero, Kiseki-san. Mio padre è un uomo severo, molto, con tutti e specialmente con sé stesso. Ha sempre fatto il suo dovere, per il bene del paese... quindi perché Youhei-sama dovrebbe tormentarlo? È stato lui a salvarlo da piccolo..."

*Storie di fantasmi che rimanevano tali, per Ruriko Natsuki. Per quanta avversione potesse nutrire per il Daimyo, la ragazza confermava di capirne la necessaria durezza, di giustificarla persino, gettando sulla propria ribellione la luce di un'irriducibile insofferenza adolescenziale più che di una radicale opposizione di vedute. Anche così considerando, la confessione che di lì a poco la principessa avrebbe fatto a Kiseki avrebbe rimesso in dubbio l'intera questione.
Insomma, quella mattina le aveva detto la verità: di certo il rapporto con il padre non era roseo, ma la ragazza non credeva che un fantasma potesse perseguitare il casato. Non quel fantasma, almeno.*




Palazzo del Daimyo, Kawami, Kusa no Kuni, 15 luglio 249 DN, ore 16.10


*Non ci sarebbero stati corridoi nascosti o passaggi segreti questa volta: di nuovo Kiseki avrebbe affrontato gli spazi pubblici del palazzo per raggiungere la libreria, che si trovava in un'ala apposita del versante est. A collegarla al resto dell'edificio era un ampio androne illuminato, ambo i lati, da grandi vetrate molto simili a quelle che la giovane aveva già notato nella sala della colazione. Come quelle, anche queste non avevano sbarre, presentando l'intera superficie al passaggio della luce. O almeno quello doveva essere il piano: ora che fuori scendeva una pioggerella estiva, tuttavia, l'unico lume era un pallido bianco, incapace di intaccare la penombra che immediatamente aveva riempito ogni spazio vuoto.
Simile sfumatura assumeva la libreria, superato il grande portone di quercia che ne sigillava l'ingresso. Anzi, qui, complici gli enormi scaffali, era impossibile per la luce naturale raggiungere molti spazi, tanto che, con ogni probabilità, lanterna e candela erano d'uso anche in pieno giorno. Indice di ciò sarebbe stata la nutrita collezione messa a disposizione dei visitatori, immediatamente appesa alla destra dell'ingresso. Una doppia serie di finestre faceva il suo meglio per illuminare almeno l'anello esterno della sala, che apparve a Kiseki davvero colossale fin da subito: più di sessanta metri dall'ingresso alla parete distale, dove una maestosa vetrata colorata occupava l'intera elevazione. Anche in quel momento, con quel pallore, la bellezza del lavorio non poteva non ispirare il viandante.
Grande la varietà di libri lì raccolti, e, avrebbe presto constatato, buono lo stato di conservazione: se il Daimyo si interessava direttamente almeno di quell'aspetto, lo faceva con dovizia di risorse. Considerata la collezione di libri che Kiseki aveva notato anche nel suo studio e nel corridoio di servizio, doveva essere così.*


"Figlia! Figlia... non ti aspettavo così presto..."

*Fece una voce familiare, dapprima fin troppo alta per il luogo, quindi moderata. Suo padre la salutò dal bancone sulla sinistra, accanto ad una piccola pila di tomi rilegati, alcuni decisamente vecchi. Di fronte a lui, oltre il massiccio piano in legno, l'anziana archivista, in volto un'espressione già contrariata.*

"Ho fatto qualche ricerca riguardo quel che mi hai chiesto, per le tue letture preferite. Spero che qualcosa di questi incontri i tuoi interessi. Non sono mai stato bravo in queste cose..."

*Ridacchiò, una mano tra i capelli e l'altra sulla sommità della pila. Improvvisamente, come folgorato da un'intuizione geniale, lo scalpellino si riebbe.*

"Ah! Ma che dico... già che sei qui possiamo andare a vedere direttamente. Magari qualcosa ti convince di più, ho visto tante cose ma non ero sicuro...
No no, si figuri, non mi permetterei mai di lasciarli qui... nel caso li riporto..."


*Commentò ossequioso, rifacendosi carico dei tomi contro la cortesia della signora prima di, invitando Kiseki, muovere verso la sezione storica della libreria.*

"Hai visto che struttura incredibile, figlia? Ti avevo detto che la capitale sarebbe stata qualcosa di fiabesco..."

*Nessuno oltre loro nel cubicolo che infilarono, voltato l'angolo del primo corridoio di scaffali. Hideo si fece accanto ad un tavolo di studio, appoggiandovi i libri ed aprendone uno molto rapidamente. Lo sfogliò con apparente cognizione di causa, in mano la matita che usava per annotare il proprio lavoro.*

"Avevo trovato un passaggio che sono sicuro... ah, eccolo!"

*Esclamò, con un rapido movimento di mano infilando l'indice destro dietro la pagina che le passò. Aprendola, Kiseki vi avrebbe trovato due scarabocchi alla bene e meglio.*

non qui
stanotte fuori palazzo
avevi ragione


"Allora, già che ci sei, vedi se qualcosa ti stuzzica. Quello che ho preso io mi sembra adeguato considerati i tuoi impegni, ma lascio decidere a te."

*Un messaggio criptico.*

GDROFF///Trai le tue conclusioni, quindi decidi se consultare ancora la libreria o farti mandare in stanza i libri scelti da Hideo. I titoli che lui ha selezionato sono:

- Folklore del nordovest
- Cronaca dell'Erba, secolo II
- I protagonisti della Grande Guerra: storie di uomini, donne e ninja nel più grande conflitto tra nazioni del Continente
- Youhei Yurei, la maledizione dei Natsuki.

A prescindere dalla scelta fatta, descrivi il resto della giornata fino ad arrivare a notte fonda. Termina il post non appena sgattaioli fuori.
Sia per sapere i titoli che trovi guardando sugli scaffali, sia per sapere cosa trovi nei suddetti una volta che li consulti, scrivimi in privato le domande.///GDRON
 
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view post Posted on 5/8/2020, 13:44     +1   -1
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Ruriko le era sembrata sincera. Questo non garantiva che lo fosse, ma la allontanava di qualche passo dall'elenco dei sospetti, dato che a Rei non era sembrata una possibile cospiratrice pronta a spodestare il padre per prenderne il posto. Sembrava più una ragazzina sì oppressa, ma non così sofferente da scegliere di rinunciare alla propria vita da principessa. Non ancora, almeno.

Raggiungere la biblioteca fu facile, e per un paio di istanti Kiseki si perse a guardare quegli ampi scaffali illuminati dai piccoli fuochi delle torce. Era quello che una marmocchia di paese avrebbe fatto, ma era indubbio che la stessa Rei trovasse affascinante tutto quel sapere così meticolosamente catalogato.
Sapere è potere aveva letto una volta, come citazione di qualche grande diplomatico, e non poteva che trovarsi d'accordo con quella frase. I libri che durante la vita da cavia le erano stati portati da assistenti pietosi l'avevano tenuta viva, e se sapere era potere, sapere di non sapere era potenza: lo stimolo a scoprire, indagare, chiedere, andare avanti.

Non poteva però distrarsi in mezzo a quei tomi, pergamene e rotoli schedati: era lì per lavorare, e il suo collega la stava richiamando.
Trotterellò verso Hideo sorridendo al suo finto padre, e salutando con un cenno del capo apologetico la bibliotecaria.

«Grazie padre! Hai visto quanti libri bellissimi? Alcuni devono essere super antichi...»

Il tono gioviale e argentino, l'unico occhio acceso di meraviglia, ma la pupilla attenta a quello che Hideo le stava mostrando. Entrambi ovviamente recitavano la parte, con la naturalezza delle spie ben rodate. Kiseki si alzò sulle punte per guardare cosa Hideo le stava mostrando, spostando l'occhio da una parte all'altra per fingere di leggere il testo, puntando in realtà all'annotazione a matita.

«Uuh... Sai che hai ragione? Questo probabilmente è quello di cui parlava la signora del negozio... Ti ricordi, padre? Quella che aveva la cagnolina che scappava per tornare dalla sua mamma...»

Sorrideva, mentre gettava lì qualche dettaglio su quanto aveva appena scoperto, mascherato da chiacchiere innocenti.

«Che fortuna averlo trovato qui! E anche questi sembrano interessanti, li porto su in camera che magari li leggo nel tempo libero, quando la principessa non ha bisogno di me.»

Non voleva certo mostrarsi lavativa o scansafatiche. Prese quindi i volumi e se li strinse al petto, congedandosi dal padre per tornare nella sua cameretta. Non avendo ricevuto indicazioni o convocazioni, presunse di avere il resto della giornata libera, e dopo un giro ulteriore di controllo per assicurarsi che la sua stanza fosse in sicurezza iniziò a leggere.

Per quanto amasse godersi i libri, le ore volarono così come i suoi occhi su quelle pagine. Cercava informazioni, non intrattenimento, e cominciò dal libro su Youhei... Che si rivelò una raccolta di leggende e folklore, nelle quali era molto difficile distinguere tra realtà e finzione indotta dall'autosuggestione dei popolani.

"Il becco d'aquila potrebbe essere un riferimento al modo in cui colpisce, oppure semplici maschere indossate per nascondersi. Ma che ci siano stati degli screzi tra Youhei e la famiglia Natsuki è molto probabile, o non avrebbe cessato il suo servizio presso di loro."

Il secondo libro che prese in mano era quello più impegnativo, la storia di Kusagakure. Regnanti, colpi di stato, politica, matrimoni... Rei non ci trovò nulla di insolito, ma scoprì il nome della moglie di Etsuo Natsuki, che caso (caso?) voleva coincideva con quello della nipote. Il cognome, Mifune, sembrava collegarla alla moglie del primo Daimyo, Isao Natsuki, ma non sarebbe stato insolito per due famiglie nobiliari mantenere i rapporti facendo maritare rami discendenti, mantenendo le tradizioni del passato.
Fu verso le ultime pagine, quelle relative alla storia più recente, che la kunoichi trovò finalmente quello che cercava: la madre di Ruriko Natsuki, Hoshie Dansetsu, ripudiata a causa del legame di sangue con il clan che aveva tentato il colpo di stato, nel 242.

"Sette anni fa? Questo deve aver toccato Ruriko personalmente. Non mi stupisco che non possa incontrare la madre, e che il Daimyo sia stato così reticente a parlarne.
Non è detto che Hoshie fosse direttamente coinvolta con l'insurrezione... Ma evidentemente non aveva guadagnato sufficiente fiducia da parte del marito."
"O forse l'ha dovuta cacciare per forza anche se non voleva! Hai visto com'era arrabbiato... Magari gli manca, però non può dirlo perché sono nemici!"
"Vero, possibile anche questo. Speravo di scoprire dove fossero finiti i Dansetsu... Sterminati tutti la vedo improbabile, se Ruriko ha detto la verità e ha incontrato sua madre ci sarà qualche superstite..."
"Ho visto in passato famiglie in guerra uccidere tutti i membri maschi dei propri nemici, lasciando le donne senza possibilità di sostentamento. Potrebbero aver fatto così anche i Natsuki."


Il volume successivo, "I protagonisti della Grande Guerra", non fu troppo utile, se non per qualche dettaglio in più sul loro fantasma. Veniva citato ancora Youhei, e gli si attribuiva il nome Takeda e l'origine amense.
Fu in un trafiletto seminascosto che Rei lesse della passione per i volatili, e decise che non poteva essere totalmente una coincidenza.

"La madre di Ruriko amava gli uccelli. Lo shinobi al servizio di suo marito, anche. Questa passione potrebbe averli fatti avvicinare... Ma l'età doveva essere diversa, Youhei era in servizio quando Yasu era giovane, e tendenzialmente le mogli vengono scelte in età similari, o con meno anni dei mariti."
"Stavi pensando a una relazione tra Youhei e Hoshie?"
"Perché no? Non è probabile, ma è possibile. Stiamo cercando un motivo per Youhei per andarsene..."


Riaprendo velocemente il libro sulla storia dell'Erba, Rei cercò qualche data che potesse aiutarla a mettere in ordine i fatti, ma ad un esame più attento si rese conto di star prendendo una cantonata.

"Come non detto. Yasu era troppo piccolo quando Youhei se n'è andato. Qualsiasi fosse il motivo, aveva a che fare con il padre dell'attuale Daimyo."
"Okay, niente allora... Certo che tutti questi nomi confondono, eh. E la questione degli uccelli?"
"Cosa intendi, Niijan?"
"Boh, secondo me è un elemento che torna un sacco di volte... È strano!"


Non potendo lasciare tracce, si annotò tutto mentalmente, confidando nella memoria di tre menti unite assieme. Poi tornò all'ultimo libro; fuori il sole era già calato, e dovette accendere una lampada per immergersi nel Folklore del Nordovest.
Al di là delle finezze antropologiche, fu un mito in particolare ad attirare la sua attenzione: quello del Santo della Palude, mutaforma aviario, che lo stesso libro accomunava alla figura del Santo Triste di Ame, come veniva chiamato Youhei.

Tutti i libri indicavano motivazioni diverse per l'abbandono di Youhei: comune accordo, invidia e timore del potere che aveva raccolto, o scoperta di un terribile segreto.
I pezzi del puzzle si stavano combinando, ma l'immagine formata non permetteva ancora di illuminare le ricerche.
Stavano cercando un uomo, non uno spirito leggendario.

La notte era calata, Rei aveva saltato la cena ma non era grave. Si sarebbe inventata una scusa, tipo che si era addormentata, ma dubitava che qualcuno si fosse reso conto della sua assenza. Non era ancora una figura stabile nel palazzo, e a parte fare compagnia a Ruriko, non era obbligata ad essere in nessun luogo fisso a orari predefiniti.

Indossò quindi la giacca più scura che aveva, corredata di cappuccio che però lasciò abbassato per non suscitare sospetti, e attese che nessuno fosse in corridoio per sgattaiolare fuori dalla porta e andare in cerca di Hideo.

DhsebLb


 
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view post Posted on 8/8/2020, 06:28     +1   -1
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*Notte e pioggia la favorirono, mascherandone il passo e la figura da coloro che, comunque, non sarebbero riusciti a percepirla normalmente. Fuori, un pulsare quasi ritmico, il chiarore del lampo unica sfida al lume pigro delle lanterne per i corridoi. Nel buio esterno, diluite nel il vetro oleoso delle finestre, anime distanti d'oro e rubino, quindi, nel lampo, sagome nere. Colossali, deformi spettatori della sua sortita notturna, la seguirono per ciascun piano e fuori, nello scrosciare del cortile. Per i corridoi, oltre le guardie, nessuno: i loro sguardi fin troppo pigri ed avvezzi alla quiete notturna per notarla.
Emerse dallo stesso ingresso del loro arrivo, protetta per un istante dal pergolato e dalla tettoia prima di immergersi nel fortunale. La investì un muro d'acqua, lo scrosciare al suo picco massimo, l'intensità quella del peggiore tra i temporali estivi. Stretta nella mantella superò lo sterrato, mettendo piede sull'aiuola gonfia d'acqua ed avviandosi verso la siepe più vicina per balzarvi oltre... ma qualcosa la trattenne. Il piede, nell'oscurità, incontrò un ostacolo inatteso. La resistenza maggiore di quella del fango, ma minore di un sasso. Si mosse al suo tocco, cedendo e permettendo che proseguisse, ma non prima di aver attratto la sua attenzione..
Una testa, un corpo. Il pallore distinguibile anche in quelle condizioni, e così lo sguardo vitreo. Occhi sottili, stanchi, di un grigio chiaro, circondati da una capigliatura rada.
Etsuya, Hideo.*


GDROFF///Libertà assoluta di movimento. Ad una breve indagine di accorgi che è morto. Per evitare un botta e risposta qui riguardo gli elementi reperiti, domandami pure in off. Quindi, nel tuo prossimo post, riportale in cima in spoiler.///GDRON
 
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view post Posted on 19/8/2020, 19:19     +1   -1
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Il palazzo aveva un aspetto diverso durante la notte. Gli ampi corridoi finestrati sembravano campi di battaglia illuminati da deflagrazioni lontane, le statue di divinità e spiriti si imponevano dal buio come mostri sogghignanti pronti a divorare gli inermi.
Il silenzio era rotto solo dalla pioggia e dai tuoni, perché i passi di Rei erano silenziosi e il suo fiato trattenuto. Un Anbu bene addestrato si fa vedere solo quando lo desidera, e nessuno si accorse di lei mentre sgattaiolava fuori venendo subito accolta da una fredda doccia naturale.
La serata perfetta per discutere senza essere visti... O almeno, così pensava, erroneamente, perché non sapeva cosa la stava aspettando.

Si guardò attorno nel tentativo di capire dove Etsuya la stesse aspettando, quando il suo piede incontrò qualcosa che non avrebbe dovuto essere lì. Abituata a riconoscere cadaveri, non ci mise molto a capire che era inciampata in uno di essi... Ma riconoscerne il volto le fece comunque mancare un battito in entrambi i cuori.

"NOOOOOO NONONONONONO NON VA BENE NON VA BENE NON VA BENE!!!"
"Niijan... Tesoro, calmati, siamo qui, non-"
"PERCHÈ LUI? PERCHÈ CHI MI PIACE FINISCE SEMPRE MALE? LUI MI PIACEVA!"
"Lo so... Lo so... Anche a me dispiace... Ma ti prego, ho bisogno che ti calmi, non riesco a pensare."


Il problema di avere l'anima scissa in due era quello. L'emotività di Nijuusan, la più giovane e più incline ad affezionarsi, influiva sulla praticità fredda di Juuhachi. Quindi il risultato era una Rei che guardava a occhio sbarrato il corpo senza vita del suo compagno di missione, immobile sotto la pioggia, fissandone il volto congelato nella morte.

Fortunatamente non erano solo in due. L'energia calma e impositiva di Choumei si fece strada nei cuori delle bambine, riportando l'attenzione sul da farsi.

"Ci sarà tempo più tardi per dispiacersi, bambine. Dobbiamo lavorare, ora. E dobbiamo farlo doppiamente bene, sia per rendere giustizia a Etsuya, sia perché adesso siamo soli a portare avanti la missione."

Un metaforico abbraccio di fibre fece riscuotere la kunoichi, che batté le mani e prese fiato una volta prima di mettersi alacremente al lavoro.

Crescere in mezzo alla medicina, seppure ostile e violenta, aveva concesso qualche conoscenza del mestiere. L'espressione sul volto del detective era indecifrabile, ma poteva ipotizzare che fosse morto da circa un'ora e mezza, sicuramente meno di tre ore. Aveva uno squarcio sul petto e una perforazione sulla schiena, ed era caduto sul fianco, visto il solco asciutto che si stava rapidamente bagnando.
La sua pipa era volata più avanti, e frugando il corpo Rei trovò il suo taccuino, una penna e un kunai. Prese tutto, anche la pipa, nascondendolo nelle tasche dei vestiti e rimuovendo qualsiasi cosa potesse far risalire qualcuno alla reale professione del defunto Hideo.

Il buio, e la pioggia che aveva lavato via gran parte dei segni, non permetteva alla ragazzina di capire se i tagli fossero gli stessi che avevano ucciso le guardie, ma poteva formulare due ipotesi: l'assassino era lo stesso, e stava cercando di eliminare chi era sulle sue tracce, oppure c'erano altri pericoli nel palazzo.
La seconda ipotesi la considerò la meno probabile, ma non la scartò completamente. Purtroppo non riusciva a vedere altre orme, quindi non poté capire se a colpire fosse stato uno solo.

Prese fiato, e iniziò a concentrarsi sull'ambiente circostante. Gli ci sarebbe voluto un po' per estendere le sue percezioni sensoriali, ma le sue orecchie fini captarono qualcosa: una nenia, o un lamento, proveniente dalla voliera.

Dopo aver rimosso qualsiasi traccia del suo passaggio, come le era stato insegnato dagli Anbu addetti alla sparizione dei cadaveri e delle prove, si alzò e si diresse verso il suono che stava continuando a sentire.

Avrebbe lasciato a qualcun altro il compito di trovare Etsuya. Purtroppo non poteva più fare nulla per lui... Se non portare a termine il suo lavoro. Tenne il taccuino contro il cuore di Nijuusan, sperando che il Fuoco del suo elemento lo aiutasse ad asciugarsi e a tornare leggibile, e si mosse a passo deciso, ma sempre silenzioso e leggero, verso la gabbia degli uccelli.




CITAZIONE
Attivo Sensitivo lvl 6 (ci vorrà un po') e questa per muovermi verso la voliera.

<attivazione> - Camminare nell'Ombra - [Stm: -5 per turno] "Ogni ninja che si rispetti sa quanto sia essenziale celare la propria presenza al nemico, cancellando se necessario anche le tracce del proprio passaggio. A maggior ragione un ANBU è consapevole di quanto sia importante rimanere nascosti nell'ombra. Icone del segreto e del mistero, i membri della Squadra Speciale hanno quindi imparato a rendere i propri passi impercettibili e a nascondere la propria presenza. Soltanto i ninja più esperti sono in grado di capire se un assassino li sta spiando, pedinando ecc. Infatti l'ANBU che userà questa tecnica potrà passare completamente inosservato, tranne nel caso in cui il nemico abbia un livello di fiuto pari a 3 o superiore oppure sia in possesso del Byakugan. In combattimento invece questa tecnica permetterà al ninja che la usa di fuggire dal campo di battaglia, mentre - nel caso in cui il nemico soddisfi i requisiti elencati sopra - il suo inseguimento sarà possibile."

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Palazzo del Daimyo, Kawami, Kusa no Kuni, 16 luglio 249 DN, ore 01.35


*Passi leggeri, cuori pesanti.
Rei aveva perso un compagno e Kiseki un padre, ma nessuna delle due poté fermarsi per riflettere appieno sulle conseguenze dell'accaduto. Sarebbe stato necessario allontanarsi, trovare di nuovo un momento di quiete, di pace... ma non ancora. Immediatamente vinta dalla parte di sé più prona al dovere, la kunoichi lasciò indietro il cadavere dell'investigatore senza che presentasse traccia del proprio passaggio. Il proprio udito la condusse attraverso il muro d'acqua, seguendo l'unico suono che riuscisse ad aprirsi un varco nello scrosciare. Una litania, un lamento, ritmico e cantilenante, altalenante, qualcuno piangeva.
Quando la voliera giunse finalmente in vista, Rei si sarebbe trovata davanti uno spettacolo desolante. La porta d'ingresso era stata sfondata e divelta, giacendo per l'unica metà integra sull'erba poco fuori l'anticamera. Dentro, il caos, con le mantelle sparse ovunque e tracce di sangue lungo le pareti, tracce lunghe e strascicate, qualche goccia in terra mescolata a piume e mangime. Fortissimo l'odore di bagnato misto a sangue, benché la kunoichi mai vi si sarebbe soffermata a quel punto.
La seconda porta, quella che dall'anticamera portava alla cupola della voliera, era stata praticamente disintegrata. Rei ne distinse qualche frammento in terra, alcuni più grandi di altri, ma nessuno più lungo di una spanna. A testimoniarne l'esistenza rimaneva soltanto il cardine inferiore, con attaccato un pezzo di legno.
Oltre, in mezzo ad un gran numero di volatili morti, coperto di sangue e piume, Goryo.*


"UuUuhhh... fredd... uuuuhhh.... uuh uhhhh..."

*L'uomo era in ginocchio, le mani davanti agli occhi, dondolando avanti e indietro in quel lamento accorato e sofferente. La gabbia non faceva nulla per fermare l'acqua, che lo flagellava senza pietà.
Degli animali non era rimasta nemmeno la traccia. A Rei sarebbe bastato un istante per accorgersi che nessun pigolio proveniva dagli ambienti circostanti, nessun fruscio. Erano stati uccisi tutti, o erano scappati.*


"Freddo... duro... ecco-eccuuuhhhh... uuuUUuhh..."

GDROFF///Libertà di movimento. Se decidi di indagare per la voliera, sappi che Goryo non ti si fila di pezza.///GDRON
 
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Camminando, Rei istintivamente cercava i punti più solidi su cui appoggiare i piedi con leggerezza, sfruttando il modo di camminare senza emettere suoni e che lasciasse meno impronte possibili che le avevano insegnato gli Anbu. Lei non era mai stata lì, ufficialmente, quindi meno tracce lasciava meglio era. Probabilmente era una precauzione eccessiva, considerata la pioggia, il buio e la probabile disattenzione che chiunque passasse di lì avrebbe potuto avere... Ma preferiva essere paranoica e sicura, che troppo ottimista.

C'è da dire che l'ottimismo, in linea generale, non era una qualità che si poteva avere da quelle parti, soprattutto non quella sera.
Avvicinandosi alla voliera capì subito che qualcosa non andava. La nenia era sempre più simile a un pianto, non singhiozzante ma comunque impregnato di dolore. E quella porta scardinata di violenza era solo l'anticipo di un massacro a cui Rei in effetti non era pronta.

Si dovette fermare un momento, per contemplare la scena. Al buio, con la pioggia scrosciante e gli sporadici lampi, Goryo sembrava il sopravvissuto di una carneficina. E in effetti, lo era.

«Goryo-san! Goryo-san, state bene?»

Kiseki si affrettò a raggiungerlo, cercando di capire se era ferito. Sembrava incolume, almeno in apparenza, ma avrebbe dovuto esaminarlo meglio... E Kiseki sicuramente non ne era in grado.

«Goryo-san, mi sentite? Cos'è successo, chi è stato?»

Niente. Per quanto Kiseki provasse a prenderlo per le spalle, a parlargli, a scuoterlo dal suo pianto, lo shock era talmente forte che il poveretto non era in grado di parlare, solo di mugolare versi. La kunoichi optò quindi per approfittare di quel momento per esaminare la voliera; non sapeva quanto tempo ci avrebbero messo le guardie o il personale del palazzo a trovarli, e non poteva far vedere Kiseki troppo impegnata a investigare.

Gli animali erano stati uccisi, ma voleva capire come. Ipotizzava un utilizzo di tecniche di vento, le stesse che avevano ucciso le guardie del Daimyo e probabilmente anche Etsuya, ma le servivano conferme.
Esaminò inoltre la porta e qualunque altro danno strutturale, per capire che forza poteva essere stata impiegata.
I sensi erano sempre all'erta, e continuò ad espandere la propria percezione del chakra sfruttando anche quello di Choumei, che dal canto suo era ben lieto di ampliare la propria area sensoriale: dovevano capire se c'era ancora qualcuno nascosto, lì o nei paraggi, e che tracce aveva lasciato.

Qualsiasi indizio, anche il più piccolo, sarebbe stato prezioso per scovare il vero fantasma.

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Palazzo del Daimyo, Kawami, Kusa no Kuni, 16 luglio 249 DN, ore 01.45


*Odore di sangue, guano e bagnato, lo scrosciare della pioggia e lo scricchiolare delle piume sotto ai piedi. Agli occhi di Rei quello che era stato un vero e proprio massacro, nessun volatile ancora in vita, il pianto di Goryo la terribile conferma. Avvicinandosi con lo sguardo a più di una delle carcasse, grandi e piccole indistintamente, la kunoichi avrebbe riconosciuto segni di quelle stesse ferite di cui Etsuya le aveva parlato. Alcune delle creature erano palesemente morte per l'impatto contro la gabbia o le pareti dell'anticamera, senza dubbio terrorizzate da quanto stava accadendo... ma molte più erano state fatte a pezzi, attraversate da una forza tanto impetuosa quanto affilata. La giovane vide i lembi dei tagli apparire perfettamente lisci, netti, con solo il morbido dei tessuti ad incresparne le linee geometriche. Non importava dimensione, densità o resistenza: chiunque aveva compiuto quell'eccidio era stato in grado di tranciare ogni materiale con la stessa, brutale precisione.
La gabbia stessa era stata danneggiata, presentando in diversi punti degli squarci che avevano aperto una via di fuga per i pochi volatili superstiti... ma qui c'era una differenza. O almeno, così sarebbe parso alla ragazza: tanto il metallo della gabbia quanto il legno della porta apparivano piegati, danneggiati da una forza che, qui, non li aveva semplicemente passati da parte a parte. In alcuni punti era accaduto, si, ma in diversi altri parve subito evidente una spinta contundente verso l'esterno. Rei lo vide chiaramente nella piega del ferro, ma poté distinguerlo anche dalla forma di alcune delle schegge della porta.
Attorno a lei, il nulla. La ragazza non percepì alcune fonti di chakra oltre quella di Goryo, il cui lutto pareva riverberare persino nel flusso della propria energia vitale.*


"Triste... freddo... fred... uhuh..."

uEb3qek
*Ma poi, pulsante, freddo e distante come una stella nel cielo, ai confini della coscienza della kunoichi apparve un secondo lume. Lo scorse attraverso il proprio moto, perché altrimenti le sarebbe parso praticamente indistinto. La sua scia la attrasse in una delle voliere coperte attinenti alla principale, in cui, in giorni migliori, riposavano le creature notturne. Il telo era stato stracciato quasi completamente, la gran parte volata via, con solo un brandello ancora aggrappato alla sommità. Qui, un nuovo massacro, un nuovo squarcio nella gabbia, e a terra, sommerso dal piumaggio e macchiato dall'acqua e dagli escrementi, un piccolo idolo di legno. Un falco, forse, o un corvo, intagliato in frassino chiaro e non più grande di una spanna.
Un leggero velo di chakra lo avvolgeva; tenue, ma concentrato abbastanza da consentire alla kunoichi di attribuirne l'origine all'investigatore.
Nemmeno il tempo di rendersene conto, che l'udito di Rei avrebbe percepito delle voci allarmate fendere il muro statico della pioggia.*
 
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Tutto quello era veramente brutto. Erano solo animali, certo, ma erano comunque vite strappate con violenza e senza un motivo apparente. Rei non provava affetto o empatia, ma era in grado, grazie alla sua metà minore, di provare dispiacere in piccola parte quando assisteva ad un massacro.
Fossero stati soldati nemici, forse, sarebbe stato diverso... Ma quelli erano uccellini grandi e piccoli, innocenti creature rinchiuse lì contro il loro istinto, in una gabbia troppo piccola per la loro capacità di volare nel cielo infinito.
E per merito di Choumei, la kunoichi aveva imparato quanto galvanizzante fosse volare, su ali proprie, con la resistenza del proprio corpo come unico limite.

Non era quello il momento per distrarsi, però. Non lo sarebbe stato per lungo tempo. Rei era lì per indagare e raccogliere più indizi possibile prima che qualcuno trovasse il disastro e mandasse a monte la scena del crimine.

"Uso di forza sovrumana... Elemento Fuuton, mi viene da dire. I tagli sono troppo precisi e netti. E dove non ha colpito la lama ci ha pensato l'onda d'urto."
"Aspettate. Non vi sembrano diversi i punti di impatto, qui?"
"Hai ragione! Qualcuno ha cercato di spingere... Verso l'esterno. Quindi il colpevole è entrato nella gabbia e solo dopo ha iniziato l'eccidio... Oppure..."


Si guardò attorno, tastando il terreno alla ricerca probabilmente vana di qualche traccia, in mezzo al fango e ai corpi pennuti.

"Forse non era solo. Etsuya non sembrava essere stato spostato da dove lo abbiamo trovato, ma è stato attaccato alle spalle quindi potrebbe anche averlo ucciso senza che potesse opporre resistenza.
E ci ha detto che avevamo ragione... Ma su cosa? Abbiamo formulato molte ipotesi, su quali avrà trovato riscontro?"


Domande senza risposta, purtroppo. Il suo collega non poteva più aiutarla, avrebbe dovuto trovarle da sola, stando attenta a non fare la stessa fine.
Oltre a Goryo, in totale shock, all'improvviso Rei riuscì a percepire un'altra presenza. Troppo piccola per essere una persona, e infatti si rivelò essere un oggetto. Una statuina di legno a forma di uccello -la kunoichi non avrebbe saputo dire quale- che emanava chakra... Ma non un chakra qualunque, bensì quello di Etsuya.

"Quindi era qui! Avevi ragione!"
"Avremmo dovuto farci spiegare meglio le sue abilità. Chissà a cosa serviva questo idolo... Ma se era qui, significa che anche Etsuya in qualche modo ci è passato. Ora..."


I suoi pensieri si zittirono di colpo: stava arrivando qualcuno. In pochi nanosecondi Rei dovette decidere cosa fare, se filarsela sperando di passare in uno dei pertugi aperti dalla gabbia, o farsi trovare lì e inventarsi una scusa.
Rifletté rapidamente: era fradicia, aveva i piedi e le mani con tracce evidenti di fango. Poteva non essere mai passata dal corpo dell'investigatore, ma sarebbe risultato strano che una delle damigelle di compagnia della principessa si trovasse da così tanto tempo fuori alla pioggia.
Decise quindi di correre verso l'ingresso.

«Aiuto! È terribile! Aiuto!»

Indossando di nuovo la maschera di Kiseki, cercò di tornare da Goryo e uscire dalla gabbia più allarmata che poteva.

«La gabbia... È stata distrutta! Tutti gli uccelli... Oh, è orribile, orribile!»

Sconvolta quindi, come poteva essere una bambina che si trovava di fronte a tale violenza insensata. Se le avessero detto che suo padre era stato trovato morto... Beh, lì avrebbe lasciato il campo a Nijuusan e alle sue ottime capacità emotive, perché una bella scena di pianto disperato, ma contenuto per non disturbare, sarebbe stata d'obbligo.

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Palazzo del Daimyo, Kawami, Kusa no Kuni, 16 luglio 249 DN, ore 02.30


*Le corsero incontro. Dapprima sagome appena abbozzate contro il muro d'acqua, quindi il tintinnare delle gocce sull'armatura, dell'armatura stessa ad ogni passo. Il loro respiro, le loro grida sopra ogni cosa. Sguardi non poté incrociarne sotto lo schermo delle visiere; solo occasionali espressioni costernate, serie, concitate. La circondarono, le domandarono cosa fosse successo, perché fosse lì... ma accadde tutto con estrema fretta, al punto che sarebbe stato loro impossibile recepire qualcosa di compiuto da lei e, allo stesso modo, a lei sarebbe risultato difficile giudicare quante guardie vi fossero. Quattro, forse cinque. Udì quello che doveva essere il comandante ordinare di portarla verso la magione, mentre gli altri entravano nella voliera. Nessuno le disse ancora che suo padre era stato trovato morto, ammesso che lo avessero riconosciuto, o che avessero riconosciuto lei.
La concitazione perdurò anche una volta varcate le porte del castello: lo scrosciare della pioggia aveva lasciato spazio al silenzio penetrante della casa, ma anche per questo il montare delle voci riusciva a trasmettere il timore serpeggiante. A mano a mano che salivano verso le sue stanze, a mano a mano che si spargeva la voce, il palazzo si animava. Kiseki vide uomini e donne correre di stanza in stanza, guardie muoversi verso i piani bassi, verso le finestre, verso le stanze padronali. Un piano d'emergenza che, in qualche modo, entrava in azione nonostante il panico dilagante.
Kiseki passò di consegne un paio di volte prima di raggiungere l'ala femminile. Dalla guardia ad un'altra guardia, quindi un domestico, quindi Hiroshi, che la avvolse in una mantella riscaldata e la condusse verso la propria stanza senza quasi rivolgerle parola.*


"State qui per favore. Manderò qualcuno a prendersi cura di voi a breve."

*Dichiarò netta, lanciando uno sguardo fuori dalle finestre e chiudendo le tende prima di uscire. Due domestiche non ci misero molto ad apparire, offendo di prepararle un bagno caldo e cambiarle i vestiti, benché stavolta con molta più discrezione dell'ultima. Anche loro lasciarono la stanza senza dedicarle alcunché in termini di parola o sguardo, specie qualora la ragazza avesse rifiutato ogni tipo di contatto.
Uscite le due donne, Kiseki rimase sola col proprio tormento per qualche minuto, mentre fuori continuavano i movimenti concitati della servitù. A questo punto, pareva, tutto il palazzo si era destato.
D'improvviso, alle sue spalle, il suono di un pannello che scorre. Laddove soltanto la notte prima erano allegramente sparite le ragazze, ora si stagliava il profilo del Daimyo. Era solo.*


"Il vostro superiore è morto. Immagino lo sappiate già."

*Proferì, mentre il passaggio segreto tornava un tutt'uno con la parete. Il tono era un guazzabuglio di vibrazioni: impaurito, furente, disperato, seccato, come il cliente che torna al negozio con un prodotto difettoso.
Rimase fermo dov'era.*


"Non vi chiederò cosa ci facevate fuori palazzo a quest'ora, o cosa ci facesse lui, giacché i termini del nostro accordo prevedono per voi ampia facoltà d'azione... anche in spregio di cautela e riserbo. Ma mi necessita sapere, a questo punto, quali sono le vostre qualifiche, e quali garanzie potete offrirmi che l'indagine prosegua.
Se prosegue.


*Una tensione profonda ed acuta animava ogni fibra dell'uomo, la sua intensità impossibile da celare dietro quella maschera autoritaria. Le ultime due parole che proferì ne rivelarono definitivamente l'essenza, emergendo venate di offerta, sfida e supplica senza che nessuna prevalesse.*

"Ci troviamo nell'impossibilità di contattare la Roccia al momento presente, dato che la voliera è stata saccheggiata. Ciò significa che non possiamo aspettarci alcuna forma di aiuto prima di qualche settimana. Tempo sufficiente per chi vuole causare danno alla mia casa di finire l'opera.
Specialmente se ha preso atto del fatto che ho assoldato ninja stranieri per la mia protezione."


*Continuò, come a voler aggravare l'eventuale peso che un rifiuto da parte di Rei avrebbe comportato. Che ciò fosse vero o meno, l'entità di quanto l'uomo dichiarava non avrebbe potuto lasciare la kunoichi indifferente. Era sola, definitvamente, ed un possibile bersaglio.*

"Quale che sia la vostra decisione, farò in modo di garantire la preservazione della vostra copertura nonostante quanto accaduto questa sera. Principalmente perché ne va anche della mia e di quella di mia figlia, che ha chiesto di vedervi non appena ne sarete in grado."
 
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view post Posted on 24/9/2020, 12:03     +1   -1
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Accadde tutto in un turbinio di agitazione, domande, risposte, e pioggia, pioggia cadente che scendeva imperterrita con il suo ritmo sempre eguale, non curandosi del trambusto che quegli umani con le loro piccole vite generavano.
Per il momento Rei poté risparmiarsi la scena tragica per la morte del padre; nessuno ebbe il tempo o la voglia di dirglielo, e lei non chiese, lasciando che il flusso degli eventi la portasse finalmente all'asciutto. Aveva cercato di raccogliere più indizi possibile, adesso doveva riuscire ad elaborarli.

""Avevi ragione"... Ma su cosa?"

Quelle ultime, sibilline parole la tormentavano. Aveva bisogno di rielaborare mentalmente i suoi appunti per cercare di estrarne la risposta, ma non poteva farlo con quell'andirivieni di persone. Prima Hiroshi, poi le domestiche a cui chiese semplicemente un cambio di vestiti per avere qualcosa di asciutto da indossare. Si intrecciò nuovamente i capelli fradici, dando loro un aspetto più composto, mentre ripercorreva le conversazioni avute con Etsuya.

"Di cosa avevamo parlato... Di Youhei, del fatto che l'assassino sta usando la sua leggenda per legittimare la propria figura... Poi che l'omicida potrebbe essere parte dello staff del palazzo, per potersi muovere senza attirare l'attenzione... E che potrebbe essere in grado di celarsi."
"Mh. Probabilmente è tutte queste tre cose contemporaneamente. Quanta gente lavora qua dentro?"
"Troppa. Interrogarli uno per uno è da escludere."
"Dobbiamo attirarlo in una trappola!"
"Farlo uscire allo scoperto, dici? Sì, ma come?"
"Eh... Non lo so... Cioè, ha già ucciso Etsuyaya, magari se facciamo credere che sappiamo chi è verrà anche da noi!"
"Usare noi stessi come esca? Rischioso... Ma di sicuro non si aspetta una forza come la nostra, e saremmo noi a coglierlo di sorpresa."
"La questione è... A chi dire che sappiamo chi è? Al Daimyo? Ruriko? Goryo? E la madre della principessa, questa misteriosa donna che le manda lettere e la incoraggia a fuggire... Sono sicura che sia coinvolta, ma come trovare le prove?"


Le sue domande rivolte allo specchio vennero interrotte quando un fruscio sospetto la fece voltare di scatto.

Kiseki scomparve immediatamente, sostituita da Rei, sguardo freddo e professionale rivolto verso il Daimyo.

"Oh che bello, ci ha fatto vedere qual è il passaggio segreto, che cosa comoda!"

Si mise schiena dritta, mani dietro la schiena, l'unico occhio visibile ben puntato su quelli del signore feudale.

«Sì, ne ero a conoscenza. Così come so che si stava avvicinando alla verità, ed è stato ucciso per questo.»

Avrebbe potuto mettere l'uomo al corrente delle indagini, ma sarebbe stato un rischio inutile. Esporlo eccessivamente lo avrebbe fatto diventare un bersaglio, e non poteva fidarsi del suo riserbo. Non era uno shinobi della Roccia, era un uomo che stava vedendo il suo destino assottigliarsi sempre di più, e questo a lungo andare avrebbe avuto conseguenze.

«Le mie qualifiche? Dirvi il mio grado militare o le mie esperienze sul campo vi farebbe stare più tranquillo, Natsuki-dono?»

Era una domanda retorica, ma nel caso lo avesse chiesto, gli avrebbe spiegato che era una Chuunin della Roccia e che aveva già guidato squadre investigative. Ovviamente avrebbe omesso l'esistenza di Choumei, le sue capacità legate alle Fibre Nere, e il fatto che non si chiamava Juuhachi ma Rei.

«Voi avete commissionato un lavoro, e questo lavoro verrà portato a termine. Comprendo le vostre preoccupazioni, ma non ho alcuna intenzione di abbandonare la missione. L'assassino sta uscendo sempre di più allo scoperto e questo lo sta portando a fare errori. Ad esempio... Youhei-sama non avrebbe mai devastato la voliera, non credete?»

Le leggende su di lui parlavano di una passione per i volatili. Non che significasse granché, un assassino professionista sa rinunciare anche alle cose che ama di più per portare a termine il suo piano, ma ogni scusa era buona per testare quanto il Daimyo sapesse e fosse disposto a condividere.
La voliera, poi, era stata voluta da Hoshie Dansetsu, la moglie di Yasu. Se lei era implicata, distruggerla le sarebbe costato molto, ma sarebbe servito a distogliere le attenzioni da lei.

«Quindi vi chiedo di continuare a mantenere la mia copertura. Sono piuttosto certa che il colpevole faccia parte del personale di palazzo, e a tal proposito mi farebbe comodo un elenco di tutti i vostri collaboratori e quando sono entrati sotto il vostro servizio.»

Probabilmente sarebbe stato inutile, ma doveva far vedere al Daimyo che aveva tutto sotto controllo.

«Per finire... So che per voi è un argomento spinoso, Natsuki-dono, quindi ve lo chiedo di nuovo adesso che siamo soli. Ho letto del colpo di stato che il clan di vostra moglie ha tentato nel 242.»

Il tono era fermo e monocorde, l'occhio saldamente piantato sul volto dell'uomo. Non le interessava quanto sanguinante fosse quella ferita, le servivano risposte che i libri non potevano darle.

«Mi servono più dettagli. Lei era coinvolta, o c'era il sospetto che lo fosse? Cos'è successo ai Dansetsu? E Hoshie, non l'avete fatta giustiziare ma l'avete esiliata?» Sapendo quanto sarebbe stato difficile ottenere risposte dirette, Rei aggiunse una motivazione a suo avviso logica e inoppugnabile. «Stiamo cercando non un fantasma ma una persona, qualcuno che ce l'ha con voi e con il vostro casato. Un clan che vi è stato vicino, che ha già tentato di rovesciarvi, e ha perso tutto per questo motivo, è al momento il maggior indiziato.»

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Palazzo del Daimyo, Kawami, Kusa no Kuni, 16 luglio 249 DN, ore 02.40


*Di nuovo quell'argomento.
Le parole della ragazza lo riportarono improvvisamente a scontrarsi con quei ricordi, frammenti di un passato censurato per forza d'autorità. Il volto del Daimyo assunse un colorito se possibile ancor più grigio di quanto già non avesse, l'espressione indubbiamente travolta dall'indignazione che segue all'impertinenza, all'insubordinazione che quelle domande supponevano.
Questa volta, tuttavia, Yasu si trattenne dal rispondere bruscamente, o dal troncare corto con quella conversazione. Tanto il bisogno che aveva dell'aiuto di Rei quanto, forse, il fatto che ora fossero soli, aiutarono in questo.
Il signore rimase in quello stato per numerosi secondi, immobile, mentre fuori proseguiva il trambusto. Poi, in volto il piglio di chi sta per chiamare le guardie e chiedere la testa di qualcuno, parlò.*


"Non ha importanza. Non aveva importanza..."

*Sibilò, interrompendosi ancora mentre la voce andava perdendosi, quasi che l'uomo avesse deciso, a metà strada, di rivolgersi a sé stesso. Per un istante sembrò quasi che il Daimyo stesse per andarsene, discorso chiuso... e invece continuò.*

"Lei negò tutto, come era ovvio che facesse. Ma sapeva che non avevo scelta. I miei nobili pretesero le teste del clan Dansetsu, ed io non avevo scelta.
Forse mi sposò sapendo cosa sarebbe successo. Forse fu una vittima a sua volta di chi me la diede in sposa. Ma non aveva importanza."


*Di nuovo. La voce dell'uomo non tremò per un istante, non esitò, serrata com'era in quel grido strozzato. Nell'ineluttabilità di quel che andava descrivendo Yasu Natsuki aveva trovato, se non la pace, perlomeno una tregua.*

"Quando vennero da me con le prove, schiaccianti, non ebbi scelta. O io, o loro. Se li avessi risparmiati, se avessi tenuto lei al mio fianco, sarei apparso debole ed inetto.
Allora sarebbe stata davvero la fine della mia casa.
Dopo tutto quello che avevo passato. Dopo le congiure e i tradimenti che ho dovuto subire fin dal giorno in cui sono succeduto a mio padre... non avrei permesso che fosse questo a finirmi."


*Quindi un nuovo, lungo silenzio. Non aveva ancora risposto ad alcuna delle domande che Rei gli aveva posto.*

"Ordinai al mio gabinetto di tenere tutto strettamente segreto, sincerandomi che i Dansetsu non sospettassero della mia consapevolezza. Li invitai quindi qui a palazzo, tutta la famiglia, per le festività di fine raccolto.
Era una sera come queste, un temporale... li feci gettare tutti nei sotterranei. Tutti. Quindi radunai l'esercito e misi a ferro e fuoco ogni possedimento del clan, sguinzagliando ogni spia ed assassino a mia disposizione per cancellare il nome. Uomini, donne, bambini, neonati. Qualsiasi minaccia presente o futura."


*Mantenne la stessa neutralità di tono per l'intera durata del racconto, la stessa intensità assunta nel momento in cui Rei lo aveva riportato ai quei pensieri. Non vacillò nemmeno sul finale.*

"Solo allora condannai a morte chi avevo imprigionato. In meno di cinque giorni, il clan Dansetsu era stato spazzato via... e con esso ogni residua intenzione di fare danno al mio casato.
Ma mia moglie... non avrei potuto eliminarla senza incorrere nell'ira degli dèi. Non avrei potuto mantenerla a me vicina senza degradarla, senza prendere altra moglie. Quindi l'allontanai, le diedi un nuovo nome ed una provvigione purché vivesse fuori dal Paese."


*Solo a quel punto ruppe il contatto tra i loro sguardi, osservando per un istante il pavimento e concedendosi un sospiro prima di affrontarla nuovamente.*

"Ma non ha alcuna importanza. Questi sospetti che avete sono infondati, non diversamente da quelli che riguardano Youhei-sama: del clan Dansetsu non rimane che la menzione sui libri di storia, e mia moglie... gli dèi hanno deciso di prendere nelle loro mani il suo destino.
Quattro anni fa la sua villa nella campagna di Imatakare è stata presa d'assalto e razziata. Parliamo del periodo in cui Watashi iniziava ad imperversare sul nostro mondo... quando le mie spie sono tornate sul luogo, era rimasto poco e nulla."
 
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Percepì il turbamento di Yasu Natsuki, ma lo ignorò completamente. I sentimenti, in quella particolare circostanza, erano solo di intralcio all'indagine, e preferiva di gran lunga mancare di rispetto al Daimyo e portare a termine la missione con una nota di biasimo, che farsi scrupoli e continuare a brancolare nel buio per non aver voluto chiedere dettagli scabrosi.

Probabilmente grazie al fatto che erano soli, il signore feudale concesse alla kunoichi la storia che prima non aveva voluto rivelare.

"Quindi teneva a lei. Come simbolo, o come vero legame emotivo, ma è rimasto toccato personalmente dalla perdita, e ha somatizzato la cosa per tutti questi anni."
"Poverino... Che brutta cosa dover cacciare via qualcuno a cui vuoi bene..."
"Non fatevi ingannare, bambine. Le voleva bene ma non così tanto da metterla prima dei suoi interessi e del suo casato. Lo ha detto lui stesso."


Ecco quindi la risposta, o almeno, una delle risposte alle domande di Rei. Il Clan Dansetsu era stato sterminato, in due fasi.
Ma quanto questi ordini riescono ad essere eseguiti completamente? La storia era piena di bambini nascosti in anfratti improbabili, affidati a nutrici e portati altrove, spacciati per figli della serva o altri domestici.
Il Clan Dansetsu era stato massacrato, ma non c'era nessuna conferma che fosse stato veramente estirpato dalla faccia della Terra.

Quell'aggiunta finale però fece sollevare un sopracciglio alla kunoichi. La villa della madre di Ruriko aveva subito una razzia.

«Poco e nulla» fece eco la ragazzina «Quindi non si sa se lei è sopravvissuta, né si ha la certezza che non ci siano superstiti nascosti del clan.»

Era arrivato il momento più difficile: mettere Natsuki al corrente del segreto di Ruriko? Non si trattava di un problema morale, della fiducia infranta di una principessa se ne faceva ben poco. Ma quanto poteva fidarsi del Daimyo? Nulla le assicurava che non sarebbe corso da Ruriko, rivelando che sapeva di lei e della lettera alla madre.
No, non era ancora tempo per quello. Non aveva sufficienti prove, e per ottenerle doveva ancora restare nelle grazie del clan Natsuki, padre e figlia.

Chiuse l'occhio, si passò una mano tra i capelli ancora umidi e tornò a guardare il Daimyo.

«Non vi mentirò, Natsuki-dono, la situazione non è rosea. Ma esponendosi così il nostro assassino ha rischiato come mai prima. Questo è l'inizio della sua fine, e mi occorre il vostro aiuto per farla giungere il più velocemente possibile.

Voi sapete meglio di me come far circolare le voci tra la servitù. Fate in modo che si sappia che Youhei-sama non avrebbe mai ucciso un falegname innocente, e ancor meno distrutto una voliera di tale pregio. Iniziamo a minare la sua "reputazione", ogni briciola in meno di potere che ha giocherà a nostro vantaggio.

Io continuerò a fingere di essere la dama di compagnia di vostra figlia, distrutta dal dolore per la morte del padre. Ma le indagini del mio collega verranno portate avanti ad ogni costo. E questo mi porta a chiedervi...»


Fece una breve pausa, per introdurre un altro argomento spinoso.

«Quanto volete che la principessa sia coinvolta in questa storia? Desiderate tenerla completamente all'oscuro, o farla partecipare da una posizione -ovviamente- protetta? Ve lo chiedo perché Ruriko-hime è una ragazza sveglia e piuttosto furba, nasconderle troppo potrebbe portarla a voler scoprire in autonomia, e sapete meglio di me che questo è un rischio che non va corso.
Mi serve sapere come organizzare i miei movimenti e comprendere esattamente cosa ho a disposizione.»


Non avrebbe insistito sull'ultimo punto; sapeva già la risposta, o meglio, la intuiva... Nessun padre avrebbe esposto la figlia a tale rischio, malgrado la chiara arguzia di quest'ultima.

«Come ultima cosa... Il passaggio segreto che avete usato per giungere in questa stanza è, immagino, solo uno dei tanti. Sarebbe possibile avere, o anche solo vedere, una copia della mappa?»

Questo era il massimo coinvolgimento che avrebbe tenuto, per ora, con i Natsuki. Le servivano dati certi (i percorsi segreti, l'elenco dei collaboratori, la possibilità -almeno ufficiale- di includere Ruriko nelle sue indagini), poi avrebbe lasciato tornare il Daimyo ai suoi doveri. Lei aveva i suoi a cui attendere... E una spalla di principessa su cui piangere la morte del proprio adorato genitore.




DhsebLb


 
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view post Posted on 20/10/2020, 22:19     +1   -1
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Mhh... mhhhh..

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Palazzo del Daimyo, Kawami, Kusa no Kuni, 16 luglio 249 DN, ore 01.50


"Mia figlia non è più una bambina, e le nefandezze di questo mondo non le sono mai state un mistero... anche per mio merito."

*Le rispose, introducendo quella che sarebbe stata una risposta, forse la prima, capace di sorprendere la kunoichi.*

"Educetela della natura della minaccia, dello stato dell'indagine e della vostra identità se lo ritenete opportuno. Non sarò io a limitarvi in questo ambito, dato che la sua salvaguardia rimane il mio primo interesse, ed ora l'autorità è unicamente vostra in materia. Tenete presente, tuttavia, che ricade su di voi ora anche il compito di individuare l'assassino. Se non posso intimarvi di non trascurare in qual misura un compito per l'altro, di certo vi dirò di non mettere mia figlia in condizione di soffrirne."

*Detta in breve, quindi, aveva carta bianca riguardo la principessa. L'obiettivo rimaneva sempre lo stesso: non esporla al pericolo. Se prima, tuttavia, Rei dipendeva da Etsuya per l'indagine principale, ora doveva vedersela da sola... e questo poteva cambiare le dinamiche in gioco.*

"Vi farò pervenire i documenti che mi avete richiesto."

*Concluse, lapidario, terminando il loro colloquio e scomparendo dallo stesso passaggio che l'aveva visto emergere poco prima. Nessun altro l'avrebbe disturbata, quella notte. Nessun suono oltre lo scalpiccio saltuario oltre la porta, o il volo di qualche uccello fuori dalla finestra.*

GDROFF///Decidi come passare il resto della nottata, e come muoverti la mattina successiva.///GDRON
 
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