Ruriko le era sembrata sincera. Questo non garantiva che lo fosse, ma la allontanava di qualche passo dall'elenco dei sospetti, dato che a Rei non era sembrata una possibile cospiratrice pronta a spodestare il padre per prenderne il posto. Sembrava più una ragazzina sì oppressa, ma non così sofferente da scegliere di rinunciare alla propria vita da principessa. Non ancora, almeno.
Raggiungere la biblioteca fu facile, e per un paio di istanti Kiseki si perse a guardare quegli ampi scaffali illuminati dai piccoli fuochi delle torce. Era quello che una marmocchia di paese avrebbe fatto, ma era indubbio che la stessa Rei trovasse affascinante tutto quel sapere così meticolosamente catalogato.
Sapere è potere aveva letto una volta, come citazione di qualche grande diplomatico, e non poteva che trovarsi d'accordo con quella frase. I libri che durante la vita da cavia le erano stati portati da assistenti pietosi l'avevano tenuta viva, e se sapere era potere,
sapere di non sapere era potenza: lo stimolo a scoprire, indagare, chiedere, andare avanti.
Non poteva però distrarsi in mezzo a quei tomi, pergamene e rotoli schedati: era lì per lavorare, e il suo collega la stava richiamando.
Trotterellò verso Hideo sorridendo al suo finto padre, e salutando con un cenno del capo apologetico la bibliotecaria.
«Grazie padre! Hai visto quanti libri bellissimi? Alcuni devono essere super antichi...»Il tono gioviale e argentino, l'unico occhio acceso di meraviglia, ma la pupilla attenta a quello che Hideo le stava mostrando. Entrambi ovviamente recitavano la parte, con la naturalezza delle spie ben rodate. Kiseki si alzò sulle punte per guardare cosa Hideo le stava mostrando, spostando l'occhio da una parte all'altra per fingere di leggere il testo, puntando in realtà all'annotazione a matita.
«Uuh... Sai che hai ragione? Questo probabilmente è quello di cui parlava la signora del negozio... Ti ricordi, padre? Quella che aveva la cagnolina che scappava per tornare dalla sua mamma...»Sorrideva, mentre gettava lì qualche dettaglio su quanto aveva appena scoperto, mascherato da chiacchiere innocenti.
«Che fortuna averlo trovato qui! E anche questi sembrano interessanti, li porto su in camera che magari li leggo nel tempo libero, quando la principessa non ha bisogno di me.»Non voleva certo mostrarsi lavativa o scansafatiche. Prese quindi i volumi e se li strinse al petto, congedandosi dal padre per tornare nella sua cameretta. Non avendo ricevuto indicazioni o convocazioni, presunse di avere il resto della giornata libera, e dopo un giro ulteriore di controllo per assicurarsi che la sua stanza fosse in sicurezza iniziò a leggere.
Per quanto amasse godersi i libri, le ore volarono così come i suoi occhi su quelle pagine. Cercava informazioni, non intrattenimento, e cominciò dal libro su Youhei... Che si rivelò una raccolta di leggende e folklore, nelle quali era molto difficile distinguere tra realtà e finzione indotta dall'autosuggestione dei popolani.
"Il becco d'aquila potrebbe essere un riferimento al modo in cui colpisce, oppure semplici maschere indossate per nascondersi. Ma che ci siano stati degli screzi tra Youhei e la famiglia Natsuki è molto probabile, o non avrebbe cessato il suo servizio presso di loro."Il secondo libro che prese in mano era quello più impegnativo, la storia di Kusagakure. Regnanti, colpi di stato, politica, matrimoni... Rei non ci trovò nulla di insolito, ma scoprì il nome della moglie di Etsuo Natsuki, che caso (caso?) voleva coincideva con quello della nipote. Il cognome, Mifune, sembrava collegarla alla moglie del primo Daimyo, Isao Natsuki, ma non sarebbe stato insolito per due famiglie nobiliari mantenere i rapporti facendo maritare rami discendenti, mantenendo le tradizioni del passato.
Fu verso le ultime pagine, quelle relative alla storia più recente, che la kunoichi trovò finalmente quello che cercava: la madre di Ruriko Natsuki, Hoshie Dansetsu, ripudiata a causa del legame di sangue con il clan che aveva tentato il colpo di stato, nel 242.
"Sette anni fa? Questo deve aver toccato Ruriko personalmente. Non mi stupisco che non possa incontrare la madre, e che il Daimyo sia stato così reticente a parlarne.
Non è detto che Hoshie fosse direttamente coinvolta con l'insurrezione... Ma evidentemente non aveva guadagnato sufficiente fiducia da parte del marito."
"O forse l'ha dovuta cacciare per forza anche se non voleva! Hai visto com'era arrabbiato... Magari gli manca, però non può dirlo perché sono nemici!"
"Vero, possibile anche questo. Speravo di scoprire dove fossero finiti i Dansetsu... Sterminati tutti la vedo improbabile, se Ruriko ha detto la verità e ha incontrato sua madre ci sarà qualche superstite..."
"Ho visto in passato famiglie in guerra uccidere tutti i membri maschi dei propri nemici, lasciando le donne senza possibilità di sostentamento. Potrebbero aver fatto così anche i Natsuki."Il volume successivo, "I protagonisti della Grande Guerra", non fu troppo utile, se non per qualche dettaglio in più sul loro fantasma. Veniva citato ancora Youhei, e gli si attribuiva il nome Takeda e l'origine amense.
Fu in un trafiletto seminascosto che Rei lesse della passione per i volatili, e decise che non poteva essere totalmente una coincidenza.
"La madre di Ruriko amava gli uccelli. Lo shinobi al servizio di suo marito, anche. Questa passione potrebbe averli fatti avvicinare... Ma l'età doveva essere diversa, Youhei era in servizio quando Yasu era giovane, e tendenzialmente le mogli vengono scelte in età similari, o con meno anni dei mariti."
"Stavi pensando a una relazione tra Youhei e Hoshie?"
"Perché no? Non è probabile, ma è possibile. Stiamo cercando un motivo per Youhei per andarsene..."Riaprendo velocemente il libro sulla storia dell'Erba, Rei cercò qualche data che potesse aiutarla a mettere in ordine i fatti, ma ad un esame più attento si rese conto di star prendendo una cantonata.
"Come non detto. Yasu era troppo piccolo quando Youhei se n'è andato. Qualsiasi fosse il motivo, aveva a che fare con il padre dell'attuale Daimyo."
"Okay, niente allora... Certo che tutti questi nomi confondono, eh. E la questione degli uccelli?"
"Cosa intendi, Niijan?"
"Boh, secondo me è un elemento che torna un sacco di volte... È strano!"Non potendo lasciare tracce, si annotò tutto mentalmente, confidando nella memoria di tre menti unite assieme. Poi tornò all'ultimo libro; fuori il sole era già calato, e dovette accendere una lampada per immergersi nel Folklore del Nordovest.
Al di là delle finezze antropologiche, fu un mito in particolare ad attirare la sua attenzione: quello del Santo della Palude, mutaforma aviario, che lo stesso libro accomunava alla figura del Santo Triste di Ame, come veniva chiamato Youhei.
Tutti i libri indicavano motivazioni diverse per l'abbandono di Youhei: comune accordo, invidia e timore del potere che aveva raccolto, o scoperta di un terribile segreto.
I pezzi del puzzle si stavano combinando, ma l'immagine formata non permetteva ancora di illuminare le ricerche.
Stavano cercando un uomo, non uno spirito leggendario.
La notte era calata, Rei aveva saltato la cena ma non era grave. Si sarebbe inventata una scusa, tipo che si era addormentata, ma dubitava che qualcuno si fosse reso conto della sua assenza. Non era ancora una figura stabile nel palazzo, e a parte fare compagnia a Ruriko, non era obbligata ad essere in nessun luogo fisso a orari predefiniti.
Indossò quindi la giacca più scura che aveva, corredata di cappuccio che però lasciò abbassato per non suscitare sospetti, e attese che nessuno fosse in corridoio per sgattaiolare fuori dalla porta e andare in cerca di Hideo.