Un soffitto sconosciuto, un'odore per niente familiare. Arata non poté far a meno di notare questi dettagli il momento in cui riprese i sensi.
Tuttavia, prima ancora che la sua mente potesse registrare queste informazioni, un forte mal di testa aveva già iniziato a tormentarlo.
"Ugh... che diavolo succede?"Il ragazzo si prese il capo, era come se una persona gli stesse martellando la testa.
Gli ci vollero un paio di secondi prima di riprendersi e, una volta riuscitoci, Arata si diede una rapida occhiata intorno.
Il posto in cui si trovava pareva essere una stanza poco curata, dalla illuminazione scarsa e priva di finestre.
Ma la cosa che più di tutte attirò la sua attenzione, furono i due uomini seduti pochi metri lontano da lui, occupati a giocare a carte.
Fu in quell'istante che il ragazzo si ricordo di quello che era successo.
"S-Sono stato preso prigioniero!?"Inutile dire che il suo volto si era trasformato in una smorfia di disperazione... oppure no.
Infatti, Arata poté notare quella sua solita mancanza di risposta dai suoi muscoli facciali, ma nonostante ciò, un dettaglio più importante attirò la sua totale interesse.
La sua mano era stranamente più grande e callosa. Il ragazzo aveva sempre avuto dei calli, ma quelli che si trovava davanti adesso erano molto più numerosi e pesanti.
"Ehi, guardate chi si è svegliato, alla buon'ora bell'addormentato!""Farti mettere al tappeto da un moccioso, dico io, ti sei rincitrullito per caso, Imei?"I suoi pensieri vennero interrotti dalle voci dei due sconosciuti.
Normalmente Arata si sarebbe spaventato a morte alla vista del loro viso, volti pieni di cicatrici e uno addirittura con un'occhio di vetro, tuttavia l'attenzione del ragazzo in quel momento era da tutt'altra parte per potersi impaurire.
"Imei?"Che fosse stato un verso? No, impossibile. Il buon senso di Arata gli stava dicendo chiaramente che era un nome. La domanda tuttavia era perché l'uomo si stesse rivolgendo a lui, sopratutto con quell'atteggiamento così... amichevole?
Che non stesse parlando con lui? Che ci fosse qualcuno alle sue spalle?
Arata si voltò, ma proprio come aveva potuto notare prima, dietro di lui vi era soltanto un muro.
"Aspetta un'attimo! Ora che ci penso, perché non sono ammanettato?"
Il ragazzo si raddrizzò, finendo per sedersi su quello che pareva essere un divano.
Davanti ai suoi occhi, un'abbinamento sconosciuto di vestiti gli diede il benvenuto.
Arata ignorò i due uomini e provò alzarsi. Tuttavia, il momento in cui si alzò a camminare, una strana sensazione di vertigini e confusione assalì il ragazzo, facendolo quasi cadere.
"Non mi piace dove sta andando la situazione. Ma sopratutto spero che quello che sto pensando non sia vero."Il ragazzo scosse la testa e, continuando a ignorare i due sconosciuti, si diede uno sguardo attorno in cerca di uno specchio.
Il giovane non poté far a meno di notare che il suo livello di vista si era alzato e, cercando con tutte le sue forze a non pensare a quel sospetto che continuava a girare nella sua testa, iniziò a dirigersi verso il bagno che era riuscito trovare poco prima.
"Uno specchio! MI SERVE UNO SPECCHIO!"Pochi passi, e il desiderato specchio si trovò di fronte a lui, tuttavia il riflesso che ebbe di fronte non era quello che desiderava.
Un volto sconosciuto lo stava guardando e, per quanto lui stesse cercando di non pensarci, la dura e triste realtà dei fatti finalmente raggiunse il giovane.
"Eh? EEEEHHHHHHHHHHHHHH!?!?!?"Il suo urlo avrebbe certamente attirato l'attenzione dei due uomini, ma questo piccolo dettaglio non lo avrebbe interessato per niente.
Le mani del ragazzo infatti erano troppo occupate a toccarsi la faccia, mentre il suo volto era a pochi millimetri di distanza dallo specchio.
"CHI DIAVOLO SONO DIVENTATO!?"Davanti a lui si trovava un'uomo sulla ventina d'anni, forse trenta, dai capelli lisci e di un color castano scuro. Il suo volto presentava una cicatrice orizzontale che divideva il volto in due parti a metà del naso.
Ma la cosa che aveva attirato maggiormente l'attenzione del ragazzo, era lo strano tatuaggio verde nella fronte e gli occhi bianchi privi di pupilla.
"Questo non sono io! Nononononono!"La mente del giovane era in totale confusione, migliaia di dubbi e idee di strani complotti stavano girando dentro la sua testa, ma più di ogni altra cosa, Arata non poteva far a meno di lamentarsi di un piccolo dettaglio.
"PERCHE' DIAVOLO IL MIO VOLTO SEMBRA COSI' CALMO!!!???"La sua confusione non era qualcosa di apparente da un punto di vista esterno e, per quanto questo potesse essere qualcosa di favorevole per la sua attuale situazione, Arata non poteva far a meno di lamentarsi di quella sua strana disposizione che lo aveva seguito pure quando cambiò corpo.
Il giovane fece un paio di respiri profondi in un disperato tentativo di calmarsi e, una volta riuscitoci, il genin si diede un'altro sguardo allo specchio,
"Questi occhi mi fanno venire la pelle d'oca! Come diavolo faccio a vedere senza pupille?"Arata si era fatto una mezza idea di quello che probabilmente era successo.
"Uno scambio di corpi."L'uomo che aveva di fronte era lo strano spadaccino che aveva incontrato prima di essere assalito da quella strana luce, e la maschera che si ritrovò a fianco al suo risveglio serviva solo ad confermare i suoi sospetti.
"Questo volto, questi occhi... Hyuga?"Solo un'ignorante non sarebbe riuscito a riconoscere quel famoso Clan dagli occhi Bianchi, in fondo gli Hyuga erano riconosciuti dal tutto continente ninja per quella loro abilità oculare.
"Non è che posso usare anche io quel Dojutsu?"Arata scosse la testa. Adesso non era il momento di perdersi in tali pensieri.
"Se ci siamo scambiati di corpo vuol dire che questo certo Imei si trova dentro il mio! Devo trovarlo! ...o dovrei dire trovarmi? N-non perderti in tali dettagli Arata!"Il giovane si diede un paio di schiaffi sulle guance. Il genin aveva bisogno di svegliarsi e iniziare a concentrarsi.
"... l'ospedale, devo incontrarmi con Ichiro, ma sopratutto, devo incontrarmi con me stesso!"Arata aveva un'obbiettivo adesso, tuttavia c'erano alcune cose di cui si sarebbe dovuto occupare prima.
Il ragazzo uscì dal bagno e, con il suo tipico volto apatico, si girò verso i due uomini che senza alcun dubbio erano rimasti un po' sorpresi dall'urlo di prima.
"Mhm. Scusatemi, un ragno mi era caduto in faccia."Era difficile distinguere una bugia quando questa veniva detta con una faccia tanto seria.