Forme e Vuoto, Quest eremitica dei Serpenti per Sir Onion (1° pg)

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view post Posted on 11/7/2021, 14:32     +1   -1
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???, ???, ???



Il tempo passò oltre, con esso i fendenti della creatura, che assieme al resto di quell'universo ormai morto gli tornarono presto addosso. Dalla cieca oscurità in cui si erano rintanati, come in una inversa, originaria creazione, la foresta e chi l'abitava collassarono in un'unica singolarità: il punto focale in cui il loro scontro avveniva e si risolveva. Come dopo un lungo tempo senza respiro, dal gelo asettico di quella profondità abissale, un coro terribile tornò a ridare nota e colore all'universo.
Ma si sarebbe trattato di un creato diverso da quello che avevano lasciato: polveri asfissianti invadevano lo spazio, sublimazione della stessa materia che si era andata disintegrando ed ora rigenerando. L'entità non cessava di schernirlo, di dichiarare il fatto mescolandolo all'insulto. Erano un tutt'uno, l'arroganza dell'una sversata nell'altro, e viceversa; ma se nel Kokage di arroganza ve ne era ancora, di essa rimaneva nient'altro che quel residuo di umanità che egli desiderava preservare per sé: un desiderio misero, irriducibile, e perciò, di fronte al tribunale di quell'inumanità senza filtro, arrogante per sé stesso.
Ora, per la prima volta da quando la loro corsa era terminata, poté avvertirne l'origine. Forte forse di quel nuovo, involuto legame, ciò che rimaneva del Cantore fu in grado di dare nuovamente luogo a chi lo affrontava. Ma non si sarebbe trattato di un vantaggio privo di costi: presto, avvinto in quella placenta fatta di vapore, il dolore di una nuova nascita gli irradiò il corpo. Anch'esso aveva reminiscenze passate, ma era ora nuovo, fresco, rinvigorito dallo stato larvale in cui era stato ridotto.


(La vita si avvinghia a me... mai la mia mente ha riposo...)

Si udì pensare, in un flusso indistinto da chi gli parlava, da chi gli ridava forma e corpo, che esattamente come lui andava manifestandosi in una nuova forma. Anch'egli composto di carne e fibra, in egual misura se non perfettamente ambivalenti: un artropode, predatore alfa di quell'ecosistema, di ciascuno e di nessuno. Un essere implausibile che avrebbe instillato terrore ed orrore capaci di relegare Watashi definitivamente nel passato. A questo corse la mente del Cantore, ad una stanza fredda e buia, quattordici anni prima, quando il bambino aveva incontrato lo shinobi, il suo cuore la paura. E non l'aveva mai più abbandonata.

(Rinnegare voi stessi... rinnegare voi stessi...

... e non ho facile il perdono...)


Come allora il predatore era ad un passo da lui. Come a Bousun, presto invisibile, le sue parole dissolte negli umori della gola, della fame, mentre attratta la preda nella propria trappola si accingeva a consumarla. Questo gli disse, questo avrebbe fatto. Guarirlo, ricostituirlo, consumarlo; non era forse quella la vocazione stessa del Segno? Non ne aveva accettato l'inesorabile compromesso ormai anni prima, combattendo contro gli Araldi?
Sollevò una mano, osservandone il profilo pallido ed umido, il sangue indistinguibile dalla linfa, le grinze dalle venature. Anche lì, anche rinato in quella forma pura, stagna, generato solo per essere consumato, rimaneva una vittima.
Ma se lui era la vittima, allora riguardo il nemico non rimanevano molti dubbi.


"Non questa volta.

Questa volta sarò io a consumare. Questa volta sarò io a riemergere.

E quando l'avrò fatto, sarò io stesso a ridarmi una forma.

Avrò questo, avrò tutto quello che mi è stato negato, ed anche il resto."


Puntò il dito contro la creatura, manifestando la propria consapevolezza circa la sua posizione. Nel cuore nient'altro che arroganza, risentimento e disprezzo.
 
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view post Posted on 15/7/2021, 17:16     +1   -1
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Come cacchio fai a trovare sempre le immagini perfette, io ancora boh



Le cose che arrivano alla stessa destinazione hanno seguito la stessa strada. Non è sempre facile vederlo ma è così, e questo forse scintillò in quegli istanti in quanto restava della mente del Cantore. Autocosciente, caparbiamente indomito, eppure rinnovato, evoluto, trasmutato. Come se l'instabilità della sua forma fosse alla ricerca di una nuova collocazione nell'universo che gli era stato dato, di quell'equilibrio cui ogni struttura anela, senza cedere all'annichilimento. Entropia. Non avrebbe mai ceduto all'ordine supremo, adesso, quando rancore, arroganza, disprezzo, egoismo traboccavano dal suo corpo, dalla sua mente, dalle sue parole.

Capisco, Eremita. Nessun giudizio, nessuna vendetta. Solo egoismo contro unità.



Ci fu una lenta pausa nel musica, e la corale riprese lieve, impercettibile, e nuove forme salirono sul palco e iniziarono la danza e proseguirono nell'ouverture finché non furono soddisfatte. Mostri striscianti e pezzati del massacro appena compiuto sibilavano e ruggivano rabbiosi alla vittima designata, e questa rispondeva al richiamo con la stoica e combattiva rassegnazione di chi sa di avere un ruolo ben preciso in questo mondo, che nessuno avrebbe mai potuto cambiare, perché mai nessun burattino potrà elevarsi così in alto e divenire così potente da opporsi al burattinaio.
Quando la danza giunse al momento stabilito i rettili si avventarono sulla creatura, e i primi morirono e perirono dilaniati e consumati. Il pungiglione dell'Angelo saettava e prosciugava dovunque trovasse materia, rimodellandola o assorbendola come più gli convenisse al momento, e il mostro a tre teste subì il medesimo fato e per poco il Cobra non lo seguì, e il Verme dovette dar sfogo a tutta la sua furiosa malvagità per uscire indenne da quello scontro mostruoso. Mutato nella sua forma, il Cantore avrebbe potuto guidare quella torma satanica, la più bestiale e feroce tra le fiere, non più uomo ormai, ma titano che in ogni suo passo conteneva la sfida e la maledizione dell'intero universo.

La rassegnazione è la mia virtù. Come l'acqua, io fluisco e rifluisco. Ogni evento è solo un'aggiunta di tempo a una pena che non ho mai meritato, ma che mi è stata imposta.



Gli parve di vedersi tutti loro, mostruosa orda vorace, banchettare sulle sue carni in disfacimento. Non seppe dire cosa successe negli istanti successivi, eppure presto si trovò in superficie nella sua nuova forma, circondato dalla sua torma, coperto di sangue e brandelli di carne come una bestia. E, forse, non si era mai sentito vivo come in quel momento. Poiché quella bestia che crede che i segreti del mondo resteranno nascosti per sempre vive nel mistero e nella paura, la superstizione lo trascinerà in basso, la pioggia eroderà gli atti della sua vita. Ma l'uomo che si assume il compito di individuare nell'arazzo il filo che tutto ordisce, in virtù di questa sola decisione si fa carico del mondo, ed è soltanto facendosene carico che egli può trovare il modo di dettare i termini del proprio destino. E lui era lì, pronto a farsi carico del mondo, lui e lui soltanto, pronto a divenire il legislatore dei termini del proprio destino.

Non so se il tuo prossimo post sarà l'ultimo o meno, ma siamo in chiusura (finalmente). Ho visto praticamente quasi tutto quello che avrei voluto vedere. Manca forse giusto un tassello...


Edited by Jöns - 16/7/2021, 17:59
 
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view post Posted on 5/8/2021, 14:05     +1   -1
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Improvvisamente, nel tumultare caotico in cui era degenerato quel piano, l'entità gli rivolse ancora parola. Difficile dire cosa si attendesse il Cantore, se una risposta sullo stesso tono delle proprie parole, un'aggressione diretta o altro... sta di fatto che l'essere gli parlò come si fa ad un compagno di lunga data, a qualcuno con il quale si è condiviso un grande fardello. Lo chiamò Eremita, e facendolo rimarcò quelli che erano i dettami di Ryuchi, punto dal quale era partito e al quale, invariabilmente, era destinato a tornare.
Ma quel ciclo di rinnovamento non era ancora pronto a concludersi. Dall'antro semimobile di quella che era stata la propria coscienza, Hideyoshi fu testimone dell'ultimo massacro da consumarsi in quel luogo. Al termine di una cesura silenziosa nel crescendo di toni che avevano animato il piano, ogni creatura ancora dotata di autonomia si lanciò contro l'essere al centro. Questa volta, tuttavia, la danza avrebbe assunto i caratteri di un rituale, più che di una lotta senza quartiere. Sotto gli occhi del Kokage, l'entità ingaggiò uno scontro finale terribile, non meno letale del precedente, ma venato di una rassegnazione non rinvenibile in nulla se non nel legame che li univa.
E lui era lì, nell'epicentro. Il suo corpo mutato come mutati erano i Serpenti, la sua fame incontenibile, la sua umanità, come lo era stata per quei lunghissimi anni, appesa ad un filo. Un numero incalcolabile di carcasse si accumularono sotto di lui, sotto l'entità, assimilate e nuovamente colpite a morte, in un ciclo di morte e rinnovamento costanti. Vide Manda sopravvivere per miracolo agli attacchi dell'entità, muoversi e colpire con una forza ed una rapidità che non avevano nulla di naturale.
Così egli stesso, finché il tumulto non giunse al termine. Finché il bagno di sangue non terminò in un banchetto, senza che tra divoratori e divorati ci fosse vera differenza.


KhReZUY



"... ma ora non montarti la testa... ricorda che sono sempre io il più forte..."


"... anzi, ho sempre pensato che fosse strana la tua presenza a Oto. Voglio dire, eri timido, impacciato, un tipo troppo gentile. Come ci sei finito qui? Cos'è che avevano visto esattamente in te Ailish e Otomika?"


"Quando venni a conoscenza di quegli esperimenti era già troppo tardi per me... ho vissuto quegli anni intrappolata in un corpo che non mi apparteneva fino a quando l'instabilità del DNA ha iniziato a intaccare la mia personalità e i miei ricordi..."


"Jiyuu"



Avrebbe riaperto gli occhi in un altra forma, in un altro mondo. Attorno, il rossore di un Oblio ancora evidente, forte, ma riplasmato da quanto era avvenuto. Impossibile dire quanto tempo fosse trascorso; impossibile dire se quella del tempo potesse ancora considerarsi una misura valida.
Gli occhi dolevano, e così ogni arto e giuntura. Strappato all'insensibilità del sonno, il Cantore si trovò con addosso nient'altro che la propria memoria. Il corpo era glabro, larvale, morbido, le mani lucide e immacolate, ma ben lontane dalle forme delicate di un infante. Nell'ipersensibilità del primo contatto con quella nuova realtà, Hideyoshi si ritrovò solo.
La palude in cui coscienza e pensiero erano scivolati gli sarebbe riapparsa finalmente silente, tornata, nel suono, al suo stato originale. Il suo corpo era ancora bagnato degli umori secreti dal massacro, circondato dai corpi mutilati delle vittime... eppure, a regnare, era una quiete inusuale. Non soltanto dei sensi, ma dell'Oblio stesso, piombato in uno stato di bonaccia, di sazietà.
Nulla si muoveva; era solo.
 
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view post Posted on 30/8/2021, 17:11     +1   -1
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Rovine di Bousun, Yuki no Kuni, 14 marzo 249 DN, ore 18:00




La strada descriveva un tornante in cima alla collina e poi proseguiva lungo il crinale, e così seguendola ebbe a lungo la visione del fiume che fiancheggiava le casupole a est, lento e piatto, le acque una poltiglia di nevischio insanguinato che alle luci del crepuscolo si increspavano vischiose. Vide che la strada rimaneva buona finché non iniziava a scendere per le vie del borgo, divenendo lì bagnata e fangosa, ingombra delle tracce lasciate da uomini e bestie e chissà quali altre creature che l'avevano percorsa impazzite quella notte, e più avanti lo spettacolo di un'apocalisse. Un sorriso leggero, poi chiuse gli occhi e assaporò l'aria fresca che spirava da nord, delle lievi tracce di brezza marina con una nota di sangue rappreso. Stirò le braccia e le allargò, come volesse abbracciare la sua opera. Restò lì fermo per un bel pezzo.
"Ciao Makuro."
Si girò lentamente.
" - Ehi. Ormai stai riprendendo la tua cera."
Silenzio.
"Non ti aspettare ringraziamenti. Abbiamo saldato i nostri conti."
Ridacchiò e alzò i palmi al cielo.
"Certo, certo, ma chi te l'ha mai chiesto? Sei uno scorbuticone."
Si piazzarono lì sulla collina in silenzio, a osservare il paesaggio.
"Bel casino, vero?"
"Interessante."
"Breve e conciso, una risposta da te."
"Lei è sopravvissuta?"
"Penso proprio di sì."
"Nonostante le tue manipolazioni."
"Sapevo che ha la pellaccia dura. E non fare finta che la cosa ti importi. Da un punto di vista personale, intendo."
"Punto di vista personale."
" - Alcuni abitanti di questo sciatto paesello sono ancora in giro. Troverà il modo di sopravvivere. E poi, lo sai, noi sopravviviamo sempre. Vero, Akihito?"
Shirai non rispose.
"Il giudice è stato qui" disse Makuro dopo un po'.
"Sì. Lo so. Posso ancora sentirlo."
"L'ho visto parlare col ragazzo."
Si fermò per qualche secondo.
"Non ti interessa proprio nulla a te?"
"Solo ciò che è necessario."
Makuro sbuffò e scosse la testa.
"Mi ero dimenticato di quanto fossi lugubre e serioso. Pensavo che fosse solo l'effetto del veleno."
Vide che queste ultime parole avevano colpito Shirai dove lui avrebbe voluto. I suoi occhi sbarrati, scintillanti e assenti, come pietre bagnate, fissi sull'orizzonte.
"E cos'è che ritieni necessario?"
" - Che la mia parola non è morta. Niente la può cambiare."



Carcosa, Strati interni dell'Oblio, 14 marzo 249 DN, ore 6.36


Il silenzio profondo di una città eterna. Cristallizzata nella sua essenza. Intorno a lui, la foschia rossa lasciava intendere forme che sembravano espunte dalla memoria umana. Come se lasciassero il sentore e il dolore di un ricordo ormai perduto, e tuttavia presente in forma residuale. Oltre la foschia e le rovine perfette e immutabili, un uomo lo stava fissando seduto su una cassa di legno, al limitare della strada, o di quanto le rassomigliasse. Decise di avanzare lentamente, e notò presto che anche da seduto lo superava in altezza. Sembrava potesse essere alto due metri e mezzo e forse anche più, un cappotto di tela cerata e sopra un enorme cappello a larga tesa, e la nuvola di un sigaro che si spandeva nell'aria con insensati e perfetti rigagnoli. Delle dita piccole e infantili che serravano il sigaro, e quando sollevò leggermente la tesa del cappello, vide un volto placido e sereno, come quello di un bambino. In quel momento Hide si arrestò, in attesa.
"L'ultimo dei giusti" disse l'uomo. "Ecco l'ultimo dei giusti" e sorrise come un bambino e poi aspirò dal sigaro.
" - Parli di me o di te?" gli rispose dopo un po', in maniera informale, come non era suo solito. Prima che l'entità possa rispondergli, in un tono altrettanto serio, proseguì.
"Perché qui? Perché ora?
Sono quasi tre anni che questo luogo scava nella mia testa, e non ho mai incontrato anima viva oltre il velo. Mahiru mi aveva avvertito della vostra presenza, ma nessuno mi hai mai avvicinato... fino ad ora.

Perché?
"
Una paura a lungo soppressa si faceva largo dentro di lui, ed immediatamente essa prese a manifestarsi in quel luogo. La paura di star diventando quello che Mahiru aveva ipotizzato, la paura che fosse, infine, troppo tardi.
La paura che l'Oblio l'avesse preteso definitivamente, che fosse diventato uno di loro.
" - Tu che ne pensi?"
Il suo sorriso si fece più accentuato. I piccoli occhi illuminati di una luce scintillante e opaca.
"Ti ho riconosciuto dalla prima volta che ti ho visto. Eppure sei stato sempre una delusione per me. C'era un difetto nella stoffa del tuo cuore. Pensavi non me ne fossi accorto? Tra gli invitati alla danza, nessuno come te aveva conservato un cantuccio di clemenza. Nessuno come te l'aveva seguita e vi aveva partecipato e aveva ucciso senza tramutarsi mai in assassino. Ma adesso, alla fine, ti ritrovo qui."
Hide ascoltò con lo sguardo basso, in silenzio.
"Forse. Forse non ho scelta e non ne ho mai avuta. Forse sono un giusto per codardia, non per virtù. O forse ho avuto scelta, scegliendo di agire in disperazione, in sopravvivenza, uccidendo solo all'estremo bisogno... come un lupo nel peggiore degli inverni."
Lo sguardo dell'uomo sempre più acceso, e poi quasi in estasi ascoltando e osservando il Cantore, o chi per lui. Come se, forse, percepisse la sua paura, e in qualche modo ciò lo eccitasse. Dopo alcuni secondi si tolse il cappello. Forse solo adesso notò quanto fosse grasso. Come una balena era grasso, e la cupola scintillante del suo cranio splendeva delle luci rossastre e sinistre che li circondavano. Non aveva barba né sopracciglia.
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"Una giusta domanda però la tua. L'ordine non è messo da parte a causa dell'indifferenza. Permettimi di esprimere il concetto in questo modo. Ogni cosa è sempre stata la costante preparazione di un evento. Di un ballo, ad essere precisi, di cui ogni partecipante sarà informato del suo ruolo al momento opportuno. Il ballo è sempre tutto ciò di cui ci occupiamo, e al contempo nessuno ha pienamente modo di capire che cosa sarà, veramente, di preciso. Perché se lo sapessero veramente, potrebbero decidere di allontanarsi da lui, e comprendi che questo non è possibile. Se il ballo è tutto ciò di cui ci occupiamo, non può esistervi nulla al suo esterno."
Sorrise. Aspirò dal sigaro, buttò il fumo, e i suoi grandi denti luccicarono.
"Una cerimonia. Una cerimonia di una certa rilevanza, che forse è più consono definirla un rituale. E ogni vero rituale comporta uno spargimento di sangue, e ogni rituale che viene meno a ciò non è che mendacità e inezia. Perché è questo il fondamento."
Si guardò attorno. Poi tornò invasato su Hide.
"Quella sensazione al livello del petto, quel ricordo infantile di quando il gioco finisce ed è rimasto un unico solitario partecipante. Solo un gioco solitario, senza più avversari. L'assurdità, il vuoto, la disperazione. Perché è contro queste che impugniamo le armi, non pensi? E non è il sangue la malta che ci lega, l'elemento fondamentale che ci tempra?
È naturale chiedersi il perché di ciò, ma capisci come questo distolga dalla nuda roccia, dalla vena d'oro che ci unisce gli uni agli altri nella danza. Cosa contano, dunque, ora che sei qui, gli anni trascorsi e tutte le volte che ci siamo incontrati?"

" - O forse ancora, non deve essere così. In un altro mondo, in un altro futuro, non deve essere il sangue a legarci. Non ogni danza deve terminare in un massacro, perché sia degna di essere ballata.
"Solo capendo a cosa porta l'inutilità distruttiva di questo ciclo tutti smetteremmo di desiderare vendetta". Questo mi disse. Ed io le risposi che l'avrei fatto, che avrei pregato per un mondo migliore.
Ma la verità è che non desidero un mondo migliore. Non lo desidero perché non lo credo possibile.
"
Il sorriso dell'uomo si allargò, poi fece un cadenzato sù e giù con la testa.
"Per questo sono qui, per questo ho scelto di dare me stesso ai Serpenti, creature tra le più grette e sanguinarie.
Quello che voglio è un futuro migliore per me e per chi mi è stato vicino, per chi soffre il mio stesso tormento. Già tanto basterebbe, ma non posso limitarmi a pregare per averlo. Se gli anni trascorsi sono valsi a qualcosa, a capire qualcosa, è questo: ho bisogno di tornare integro, di essere forte, o quel poco che ho costruito collasserà come ha rischiato di farlo all'arrivo del demone.
"
" - Sai, non tutti sono adatti a tastare con mano il nocciolo del mondo e i fili che da esso si dipanano. Prendi uno di questi uomini e donne, che a iosa hai conosciuto. In ognuno di loro, spogliato ai minimi termini, giace il rammarico che la vita non sia un buon affare, e ciò maschera il vero centro dei suoi dispiaceri. Che gli uomini non agiscono come lui vorrebbe. Non lo hanno mai fatto, e non lo faranno mai. Guardati attorno."
Attorno a lui, ora avrebbe potuto osservarli nitidi, giacevano i resti e le carcasse di Bouson, ridotte a masse di carne squartate e irriconoscibili, uomini, donne, vecchi e bambini, dilaniati o sventarti, riversi al suolo o abbarbicati alle pareti come crisalidi vuote.
"Questo è ciò di cui sto parlando. E' questo che spetta al mio ruolo di giudice, è questo che intendo quando parlo di ciò a cui ogni vero danzatore anela, dovendo essere onesto con se stesso. Ogni altro artificio non è che una pallida replica, un'instupidita imitazione della stessa volontà, che è controllo e dominio. Guarda, non distogliere lo sguardo."
I suoi occhietti erano fissi su di lui, e finì il sigaro in un'ultima enorme boccata, lo ammazzò con la scarpetta e poi mise le mani sulle ginocchia a palmo in giù.
"E, tormenti o meno, il mondo andrà sempre avanti. Non dimenticarlo mai. I ricordi sono sempre incerti, e ciò che è stato e ciò che non è stato vanno sempre nella medesima direzione, passo dopo passo. Cosa pensi che sia la morte, in fin dei conti? Di cosa parliamo noi, quando parliamo di un uomo che fu, e che ora non è più? Sono ciechi enigmi questi, o non sono forse parte di un'immensa giurisdizione che ci unisce tutti quanti? Dov'è il passato, dimmelo? Dov'è chi ti è stato vicino? Dov'è tuo padre, e il suo amore per il clan? Dove Jin Kaguya, e il suo spirito di competizione? Dov'è Yo Saito, tua mimesi e nemesi che lasciati morire qui in uno strato molto più esterno? Dov'è il Suono, dov'è l'Hokage, spiriti di volere e potenza brutali, gretti, uguali nella sostanza? Dove sono Mahiru, e Kuro, e la necromante, e Otomika e Ailish, tramite la quale hai avuto questa possibilità? Dov'è Kiri, e quello stolto di Watashi e i suoi lacchè, dove sono le bestie? E dove sono i flautisti, dov'è la musica, dov'è la danza? Sai dirmelo, qui, ora?"
" - No, non qui, non ora."
Rispose, senza ricambiare quello sguardo.
"Ciò che resta di essi è fuori di qui. E mi sta aspettando.
Futile che sia, imitazione che sia, è ciò che voglio. Non mi aspetto un finale soddisfacente, non mi aspetto un buon affare. Non ne ho avuti fino ad ora... ma quel che mi resta, lo terrò. Finché potrò.
"
Lo suo sguardo del giudice si assottigliava, così come le sue labbra. Si piegò, verso di lui.
"Prima che le mie mansioni mi conducano lontano da qui, a est, io voglio dirti ancora questo. A mano a mano che la guerra verrà disonorata dalle orde di falsi profeti e la sua nobiltà messa in discussione, quegli uomini d'onore che riconoscono la santità del sangue verranno esclusi dalla danza, l'unico e vero diritto del guerriero. Eppure, ci sarà sempre chi è destinato ad essere il solo, vero e unico danzatore, e puoi immaginare chi possa essere quell'uno?"
Era ormai completamente sporto in avanti, come volesse penetrare nel suo interlocutore. Un'ennesima, lunga pausa.
" - Posso immaginare molte cose, ma questa... non credo di volerlo fare."
"Le tue parole sono più vere di quanto tu possa immaginare. Ma io te lo dirò. Solo l'uomo che si sia interamente offerto al sangue della guerra, che sia sceso fino al fondo dell'abisso e abbia visto l'orrore tutto intorno a sé, e abbia infine imparato che quell'orrore parla all'intimo del suo cuore, solo quest'uomo può danzare."
Si alzò sorridendo, e lo vide sovrastarlo come una montagna. Poi gli si avvicinò e lo strinse tra le braccia contro la propria immensa e terribile carne.
"Ascoltami, ragazzo. Sul palcoscenico c'è sempre stato posto per un solo animale. Uno soltanto. Tutti gli altri sono destinati a una notte eterna e senza nome. Uno dopo l'altro si immergeranno nel buio oltre il palco. Lupi che danzano, lupi che non danzano."
Non rispose a quell'abbraccio, nè lo respinse. Le braccia rigide lungo i fianchi. Così, si lasciò andare. L'oblio si dissolse, come un songo lucido sospeso tra la tempesta e l'incubo, in un vortice dove non c'era ordine nè gerarchia nè relazione con alcuna cosa appartenente al creato.
Si ritrovò di nuovo solo, tra le rovine di Bousun, immerso tra visceri, sangue e ossa. Le case distrutte, la neve tinta di rosso, l'alba all'orizzonte. Nel buio di quella falsa alba blu, intuiva che qualcosa era rimasto intorno a lui. Vaghe forme sinuose si aggiravano circospette, con movimenti minimi, gli occhi fissi su di lui. Poste a debita distanza. Solo una sembrava immobile, una statua accovacciata e ancorata alla terra, che era il suo dominio. Nello spazio che li separava, un'enorme rotolo, in perfetto equilibrio su una base, una bretella per ognuna di esse. Il premio che si era guadagnato. Il rispetto, quando non il timore, degli esseri dannati da cui proveniva, la moneta che lo aveva reso degno di un tale onore.

Eccoci qui, il prossimo è il tuo ultimo post. Fai quello che sai fare. Non esprimere ancora valutazioni, le esprimerò prima io nel post di chiusura e poi ci sarà un tuo ultimo post solo con le valutazioni
 
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view post Posted on 10/9/2021, 14:30     +1   -1
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Dai la colpa a noi del tuo declino, Hideyoshi? Che pensiero egoista. Ognuno di noi è fautore del proprio destino. Tu hai scelto di scivolare fuori dalla Nebbia, tu hai scelto le vie del Suono e le sue conseguenze...




Che il tuo essere sia ora Libero... d'ora in avanti, tu sarai Jiyuu Hideyoshi.




Imbavagliato, soggiogato; legato, costretto. Koji-san gli impone di uccidere un bandito, ed Hideyoshi stringe i denti. La creatura stringe le sue braccia attorno a lui, ed Hideyoshi stringe i pugni. Chiude gli occhi, si volta dall'altra parte, piega il capo... ed avanza, arranca, prosegue. Di giorno in giorno, il corpo porta i segni del compromesso, il più letale ed infido dei veleni.
È lui dunque? Stava parlando di lui? Era lui l'unico animale sul palcoscenico? Sarebbe stato lui l'ultimo a danzare? L'orrore era per lui ormai un caro compagno di vita, un fratello con il quale mai si era andati d'accordo, ma sempre rimasti vicini... ma era quello il momento in cui toccava il fondo dell'abisso? Il momento in cui si offriva, tutto, al sangue della guerra?
Questo gli rimaneva da fare? Per essere l'ultimo? Per essere Libero?


(Ki...
Io non sarò mai libero.)


Pensò, così come aveva pensato innumerevoli volte prima. Ogni volta che rimuoveva una catena doveva aggrapparsi al dente di un'altra per farlo; ogni padrone che abbandonava era scalzato dal successivo. Così di giorno in giorno, di potere in potere, incessantemente cercando di risalire la catena alimentare.
Questo pensò, mentre i sensi, finalmente, venivano meno.


btJojzT

Acqua limpida, gelida, uno specchio d'argento contro il cielo cenere. Pur dolce, lo sosteneva senza sforzo; il suo tocco era una linea di confine tra il sensibile e l'oblio, fredda e pungente solo dove la pelle non si era già abituata al suo tocco. La voce del mondo viveva e moriva alla mercé del galleggiamento, scomparendo negli abissi del lago non appena sommersa. Rane, erba, libellule. Silenzio.
Sentì il maestro Hitoshi chiamarlo, lontano, tra le felci della riva. La sua voce era un'eco tanto familiare da ritrovare la propria strada anche in quel deserto di cristallo. Avevano mandato lui a cercarlo, oggi.
Non rispose. Chiuse gli occhi.


Hideyoshi-sam... scite dall'acqua...
Per favore... ma che le mie mansioni mi portino l... ad est...


Per quel giorno avrebbe saltato lezione. Solo per quel giorno. Era un mantra ormai antico, ripetuto ogni insofferente mattino, prima che dovere e rassegnazione lo traessero a riva. Allora si sarebbe messo a sedere, allora avrebbe ascoltato il maestro Hitoshi parlare di falsi profeti, di guerre disonorate, di nobili uomini esclusi dalla danza. Poiché ella era l'unico vero diritto del guerriero, di colui che, visto l'orrore tutto intorno a sé, abbia infine imparato che quell'orrore parla all'intimo del suo cuore.

L'orrore.


DL2K3mh



L'aveva lasciato andare. Avvertì il contatto dell'essere contro il proprio, ancora, accompagnare il proprio risveglio. Ma era sveglio.
Che si trattasse dell'Oblio, di un'altra perversa realtà o di quella dalla quale proveniva, il Cantore non avrebbe saputo dirlo. Troppo a lungo assuefatto alla dimensione che gli divorava corpo e mente, Hideyoshi era a stento in grado di carpire i caratteri del reale nel momento in cui questo gli veniva riproposto dopo lunghi periodi passati dall'altra parte.
Vide Bousun. Quel che ne rimaneva. Vide ossa e visceri cementare mura e strade, in un'immagine che, se aveva del vero, traeva immensa ispirazione dall'incubo. Oltre, lontano, un'alba cianotica tra vapori soffocanti.


(...)

Non aveva più nulla da dire; non aveva più nulla da dare. Aperti gli occhi avvertì l'enormità di quel singolo sforzo, così come di quello necessario a mantenersi in vita. Ogni battito lo prosciugava, ogni alito pareva l'ultimo. Tossì, soffrendo come mai aveva sofferto, e conficcate le unghie nella pastura del massacro forzò ogni singola fibra del suo essere a sollevare il capo. Saliva ai lati della bocca, sangue sul lato del volto posato in terra.
Dopo un'era, gettato l'occhio oltre rovine e frattaglie, lo vide. Anche in quello stato non avrebbe potuto non riconoscerlo. Il Sutra giaceva su di un piedistallo, le forme offuscate dalla luce di sfondo, perfettamente a proprio agio nella penombra. Come fosse arrivato lì, perché gli apparisse ora... non aveva importanza.
Nel vederlo, nel desiderarlo, emise un vagito di sforzo, di disperazione. Le braccia erano corde di iuta senza appiglio, le gambe due tronchi di legno senz'anima. Sentì in bocca il sapore del fango e del sangue, su di lui gli occhi di ne aveva condiviso il pasto... e strisciò a sua volta. Una mano, poi l'altra, aprendosi una scia nel mare di carcasse. Il respiro un grugnito, il corpo stremato, nudo, una tela bianca presto tinta degli stessi colori della città.
Doveva raggiungerlo. Se l'avesse afferrato, se fosse riuscito a toccarlo... così vicino.


(Così vicino... lo sento... il chakra... di Ryuchi...
Kinji... non voglio sparire...)
 
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view post Posted on 10/9/2021, 17:08     +1   -1
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Un enorme uomo avanza verso l'alba sulla pianura innevata praticando buchi nel terreno. Usa uno strano strumento con cui scosta la neve e buca il terreno, e con una mossa particolare del suo acciarino da ogni buco crea una scintilla e trae fuoco dalle rocce che qualcosa, o qualcuno, ha collocato in quel posto, buco dopo buco. Sulla pianura alle sue spalle ci sono coloro che vagano in cerca di ossa e quelli che non le cercano, e tutti si spostano vacillando nella luce lieve di quell'alba come meccanismi a orologeria, in modo tale che paiono frenati da una prudenza e una cautela che hanno un che di artificioso, che non sono reali di per sè. E così avanzano, uno dopo l'altro, seguendo quella traccia di buchi lasciati da quello strano enorme uomo, traccia che non sembra una ricerca di continuità, quanto piuttosto la verifica di un principio; un sigillo di sequenze e causalità, come se ognuno di quei buchi rotondi e perfetti dipendesse da quello che lo precede, in quella prateria innevata dove stanziano solo le ossa, i cercatori di ossa e quelli che non le cercano. L'uomo fa sprizzare il fuoco nel buco ed estrae l'acciarino. Poi tutti riprendono il cammino.



Eccoci giunti al termine, sembra incredibile, ma ce l'abbiamo fatta. So che è stato un percorso lungo, ma forse per il fatto di non soffrire più di tanto i tempi lunghi (che qui sono stati indecenti, me ne dispiaccio), sono soddisfatto senza riserve di quello che è venuto fuori. E questo nonostante alcuni aspetti della trama non siano stati sviscerati, a causa di tue giustissime scelte nell'approcciarti all'ambientazione, il che forse ti avrà reso un po' perplesso sul dialogo finale tra i due tipi, non lo so. Questa storia era intimamente collegata alla missione S a Sora no Kuni la quale, per ragioni più che comprensibili, sono stato costretto a mutilare, se la cosa ti interessa chiedimi pure in privato.
Torniamo a noi: che dire, a Catania si direbbe che il tuo approccio è "zenith", magistrale sotto tutti i punti di vista. Hideyoshi a mio parere è difficile da sviscerare, almeno, per me lo è stato, perchè è un personaggio ricco di ambiguità - anzi, credo proprio che sia l'ambiguità la sua colonna portante, in pensieri, giudizi, azioni. Ha un vissuto colossale alle spalle, il che aiuta in tal senso, ma senza un giocatore, anzi, uno scrittore esperto (mi concedo di usare questo termine) questo vissuto non è per nulla detto che sia in grado di dare vita a tutto questo. Se nei gdr, per la mia piccola esperienza, mi pare si dia sempre molto spazio alla bidimensionalità delle caratterizzazioni, giudicando spesso le ambiguità come "storture" dell'interpretazione, Hide è qualcosa che va contro tutto questo, scostandosi molto dai canoni di un semplice personaggio creato per un giochino. Va ascoltato, ponderato, messo costantemente in discussione, ma alla fine - almeno, a me è successo così - riesci a entrare nella sua prospettiva, a immergerti nei suoi panni. Cangianti, certamente, pieni di rimorsi e di illusioni, di costanti contraddizioni e speranze disattese. Credo questo aiuti a renderlo davvero così vivo e umano, e la cosa bella è che sono stracerto che tutto questo sia assolutamente intenzionale.
Tutto ciò è legato anche al tuo uso della scrittura che, unita alle capacità di narratore in cui già mi sono dilungato spero non troppo, a mio parere ti rende per distacco il migliore scrittore del forum. Ho sempre trovato curioso che nonostante questo non ti abbia mai visto scadere in autocelebrazioni, vanterie neanche velate o altre frocerie simili. Ammetto che, pur con risultati mediocri, ho sempre cercato di assomigliarti per questo.
La questione spinosa per grossa parte della quest, per quanto è già stato detto, era quanto Hide fosse veramente affine all'Egoismo dei serpenti, quanto veramente fosse in lui non tanto il desiderio di resistere al vuoto che lo stava da lungo tempo risucchiando, ma ad agire su di esso, di rielaborarlo a sua immagine (in termini di volontà) e così diventare "il legislatore dei termini del proprio destino". Quanto questo sia realmente possibile, sono questioni barbose a cui non so dare risposta e, soprattutto, non mi riguardano.
Che questa nascita, sotto la benedizione dei Serpenti (e forse non solo), sarà davvero "immersa nella malta che ci lega" o in qualcos'altro, a prescindere da questo Hide alla fine dei giochi credo si sia rivelato un degno portatore del sutra, non ci sono dubbi in questo. Non so se gdron questo valga ancora qualcosa, ma chissene, la storia comanda.


Dunque a te il Sutra dei Serpenti (il più baddass che esista, non c'è storia) e 1000 exp secondo il vecchio sistema.

Non credo debba darti altro.

Lascia le tue valutazioni nel prossimo post e se vuoi, mi ero scodato di dirtelo prima, perdonami, ruola pure liberamente i Serpenti o chi altro vuoi se hai in mente una chiusura corale. Insomma, a te!
E stato un vero piacere e, nonostante tutte le peripezie, spero che in piccola parte lo sia stato anche per te.
Dasvidania!
 
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view post Posted on 14/9/2021, 20:00     +1   -1
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Mhh... mhhhh..

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Forme e Vuoto.
Avvertì le proprie dita graffiare la rilegatura del rotolo. Oltre, da qualche parte, c'era ancora il suo nome; il nome impresso su quella carta ancestrale da un ragazzino, infiniti anni prima. Accanto al suo ci sarebbe stato ancora quello di Auron, perché erano fianco a fianco quando Otomika gli impose anche quel legame. Anche quella catena.
Pensò a loro, svanendo nel nulla. Pensò a dove fosse il suo amico, all'ultima volta che avevano parlato. All'ultima volta che si era sentito un essere umano.
Non riuscì a ricordarlo, prima di svanire.


eJfTPs5



GDROFF///WHEW.
Ti ringrazio infinitamente per le bellissime parole. Onestamente non credo di essere nemmeno la metà di quello che hai detto, ma mi lusinga il fatto che lo pensi, perché spesso e volentieri io l'ho pensato di te. In diverse occasioni ho cercato di imitarti, specialmente nella ricerca delle immagini retoriche, cosa che ti è sempre riuscita meglio di chiunque altro, a mio parere. Io ho sempre l'impressione di essere banale da quel punto di vista.
Detto questo, che lascia il tempo che trova, mi unisco a te nel ritenere che la quest abbia decisamente preso una sua anima, per svariate ragioni. Hideyoshi è difficile da gestire anzitutto per me, perché onestamente non so mai davvero come farlo reagire ad una situazione, visto che ne ha passate talmente tante da non poter più avere un carattere definito come lo dovrebbe avere un personaggio shonen(nonostante io cerchi costantemente di riportarcelo). Questo, unito ai tempi, ha sicuramente sciolto le maglie della ruolata, lasciandola in balia di noi due e del post del giorno.
Ma io non me ne lamento. La psichedelia era un elemento chiave della quest, dopotutto, e se è vero che da caos non si genera che caos, allora qui siamo andati dritti dove volevamo. Il finale della quest è stato uno dei più assurdi che io abbia mai visto, e se io ho più volte, certamente, mancato il bersaglio nel capire cosa volevi suggerirmi per tornare sui binari, questo non ha fatto altro che creare spunti per me su cui lavorare.
Un altro elemento che sicuramente ha messo sotto stress la ruolata, benché, almeno secondo me, con risultati suggestivi, sono stati i costanti rimandi ad elementi esterni alla giocata. Da un lato le tue sovrastrutture, con la trama che si interseca con questa quest, dall'altro le mie citazioni di personaggi ormai andati e ruolate ormai decennali.

insomma, un bel casotto. Ma sono decisamente soddisfatto del risultato, e felice di essere arrivato, nonostante tutto, al traguardo. Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato e per l'eccellente masteraggio.

Voto 10///GDROFF
 
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