Forme e Vuoto, Quest eremitica dei Serpenti per Sir Onion (1° pg)

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 22/8/2020, 17:28     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


" - Seguimi."
Una suono nuovo tra l'inferno, meno di un sussurro. "Ce la fai?" continuò, la voce più alta e insistente. Con la lucidità che gradualmente si insinuava nei suoi anfratti cerebrali, strappandolo pezzo a pezzo dalle fauci del Segno, il Cantore potè forse realizzare che sembrava giungere dalle sue spalle, al di là della porta di ingresso della stanza.
Le creature in procinto di rigenerarsi tra materia e liquami vivi e e pronti ad assumere nuova forma. Il Cantore urlò contro quella voce, chiedendo - anzi, esigendo spiegazioni.
"Niente, ma non c'è molto tempo, sbrigati!"
Le attuali circostanze lo spinsero, a malincuore, quasi costretto, a seguire il consiglio di quella presenza, non prima di averla ammonita sul fato che l'avrebbe attesa qualora si trattasse di un inganno. Minacce che, forse, suonavano proprie di una preda in trappola, che stoicamente si aggrappava alla vita, o a come era solita intenderla, credendo di poter ancora darle un proprio corso, di imprimerle una forma personale e consona alla propria volontà.
"Vieni allora, presto!"
Solo il tempo avrebbe potuto svelare quanto si trattasse di illusioni o meno. Nella corsa lungo i corridoi, tra quegli anfratti simili a un budello che avvertiva e seguiva il loro percorso, che segnalava la propria presenza con spasmi e tremolii impercettibili, la figura umana che correva pochi metri davanti a lui gli pareva sudicia, dai vestiti consunti, ma non gli parve familiare. D'altronde, come poteva dirlo da quella distanza, e di spalle?
A nulla valsero gli ordini del Cantore, che più volte gli intimò di fermarsi, costantemente rimbeccato da quel non c'è tempo divenuto un mantra, sempre più affannoso man mano che i passi e i ringhi si facevano più vicini e frequenti, ben sapendo cosa significassero.
Dopo quella breve corsa giunsero in uno spazio insolito - almeno per quanto avesse visto nei sotterranei sino allora. Era come se quel piccolo angolo fosse miracolosamente scampato al processo di formazione della nuova carne, al cui centro stava una porta blindata che l'uomo aprì in gran fretta, vi si buttò dentro sfruttandone l'estremità come centro di rotazione e rimanendo lì in attesa, a un passo dal chiuderla.
"Se non entri sprango la porta, mi dispiace."
Il Cantore imprecò. La presenza delle creature più vicina. Non erano solo il loro passo pesante, i loro versi ferini. Poteva avvertirli, ora più che mai. Tutti intorno a loro, e non solo. Come se il Segno vivesse in loro, secondo una modalità diversa. Difficile dare una spiegazione. Come se ci fosse una componente aggiuntiva in quelle bestie a cui bisognava dare un nuovo nome.
"Sto chiudendo, addio."
Una frase che non potè far altro che ridestarlo eventualmente dai suoi dubbi e pensieri, quindi decise di tuffarsi nel cunicolo.

Giunti in quel cunicolo spoglio, anch'esso oscuro ma incontaminato, Hide pretese nuovamente spiegazioni, ma l'uomo dai capelli giallo paglia e il viso provato sembrò concentrarsi di più sui movimenti all'esterno della porta. Aggrappato a quest'ultima, col cuore ancora in gola per quanto vissuto, li sentiva fremere all'esterno, come se avvertissero qualcosa di loro interesse.
"Kami maledetti - " rispose infine: " - sei già uno di loro?"
Il Cantore sembrava non capire. L'uomo scosse la testa cercando di scacciare quel pensiero, ma sentì l'altro domandare cosa intendesse.
"Sì. Loro riescono ad avvertirti se sono dentro di te. Anche se lei non ti ha ancora del tutto in suo possesso. E tu hai davvero una brutta cera."
Ridacchiò debolmente, poi riprese: "Non che la mia sia migliore."
Forse preso dagli ultimi scampoli del Segno, o forse no, il Cantore sguainò la lancia e la puntò all'uomo. Nessun mistero adesso. Non più. Aveva dieci secondi per convincerlo che fosse uno dei ricercatori del museo. Meglio divorato, disse, che ingannato e poi comunque abbattuto. L'uomo alzò le mani e si mise schiena al muro, gli occhi sgranati e ogni senso sull'attenti con quanto forza gli restava in corpo.
"As-aspetta, perdonami, aiutami a capire: perché sei finito qui?"
Dopo alcune esitazioni gli disse il vero: era lì per investigare, e non restava altro che proseguire. Lo spinse in avanti come un secondino fa col prigioniero, e proseguirono in quel corridoio. Il tintinnio dell'acqua che si infiltrava giù dal soffitto era costante, e puntualmente cadeva giù in pozze di varie dimensioni, dove ogni goccia creava cerchi concentrici e perfetti in cui si dissolveva nel nulla come fumo.
"E' iniziato tutto circa un anno fa" rispose l'uomo, quando il Cantore gli chiese cosa fosse successo, e perché le guardie non fossero intervenute.
"Trovai quasi per caso un mollusco curioso - mi parve subito un cefalopode, ma con organi insoliti. Sensazionale, insomma. Non potevo crederci. Sembrava quasi ibernato. Questo ovviamente non mi fece trascurare la cautela, di questo sono sicuro, certamente. E presto, man mano che riacquisiva vitalità, mi fu chiara la sua natura straordinariamente aggressiva, quasi insensata ai miei occhi. Lo misi costantemente sotto sedativi e potetti esaminarlo senza problemi, eppure la vita non lo abbandonava. Quasi ne fosse una forma pura, definitiva. A tratti primordiale, oserei dire."
Era chiaro che non fosse quello ciò che aveva chiesto il Cantore. Come se l'uomo non avesse prestato la giusta attenzione a quella domanda, parlando a briglia sciolta per puro desiderio personale. O chissà cos'altro.
Chiese ancora circa la guardia cittadina. Su quanto sapesse della vicenda, e se l'uomo sapesse quanto fosse vasta l'infezione quando il quartiere era stato sigillato.
" - Non so dire con esattezza" disse l'uomo, massaggiandosi il collo. "E' probabile che le spore abbiano infettato anche loro. Se non riesce a prenderti e a plasmarti, non significa che tu sia salvo dal suo controllo. Le spore si infiltrano dentro di te e mettono radici, poco per volta. Influenzano sempre più le tue decisioni senza che tu te ne avveda. Se hanno isolato il quartiere, e da quello che mi stai dicendo... credo che lo spettro delle possibilità si riduca notevolmente..."
 
Top
view post Posted on 9/9/2020, 07:31     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,048
Location:
Frittata

Status:


Museo di Bousun, Yuki no Kuni, 13 marzo 249 DN, ore 13.00


*Corse.
La voce non gli lasciò scelta oltre quella di rimanere lì, coi propri simili, lottando fino ad essere consumati dal quel peritoneo guizzante e famelico. Una non scelta per chiunque, tranne forse proprio per Hideyoshi, che già in passato si era abbandonato alle braccia della morte pur di sfuggire alla realtà dei fatti, alla consapevolezza di aver perduto la parte rilevante della propria umanità.
Eppure simile nichilismo non sarebbe bastato: guidato ancora dalla forza della necessità, del compito, il Cantore avrebbe ceduto alle lusinghe, pur convinto di essere sul ciglio di un nuovo tradimento. Si voltò verso l'origine del richiamo, il corpo ancora attraversato dal chakra oscuro, legato a doppio filo con la mostruosità gestante di fronte a sé... e lo seguì nell'apertura.
Seguì quello che potrebbe definirsi un inseguimento mancato. Il Kokage al seguito di una figura logora, sudicia, ma inequivocabilmente umanoide, che a più riprese rifiutò di fermarsi o dare spiegazioni. Avrebbe potuto raggiungerla se avesse davvero voluto, forse, fermarla... ma qualcosa lo tratteneva, la stessa forza che aveva ingenerato nella coscienza la possibilità di rimanere indietro. Da una parte non sapeva cosa attendersi: come sempre, un velo di cautela era imprescindibile al ninja, e in circostanze come quella finiva per diventare una coltre accecante... ma, più in profondità, si agitava la consapevolezza di star recitando, in qualche modo, la parte della bestia. Di aver ormai passato il limite.
Se non lui, infine, certamente gli esseri che aveva appena combattuto non avrebbero esitato un istante a raggiungerli, vanificando tutto quel teatrino. Chi gli correva di fronte aveva ben presente simile evenienza, e non si fece alcuno scrupolo ad affrontare lo sdegno e la furia dell'inseguitore pur di evitarla. Rifiutò di fermarsi, di spiegare, e, quando giunsero di fronte ad una porta blindata, non esitò a minacciare il Cantore di chiuderlo fuori pur di mettere una barriera tra sé e gli esseri.
Questi ebbe appena il tempo di rendersi conto di dove erano giunti, lanciata un'occhiata alle pareti in penombra e percepitane la sostanza, che subito si vide forzato ad entrare. Incredibilmente, quel luogo sembrava essere stato risparmiato dal processo di tumefazione che aveva divorato il resto della struttura: Hideyoshi non poté avvertirne, infatti, un ritorno ai miasmi del Segno, che ancora suppuravano dal proprio corpo.
Un primo segno, tenue ma a suo modo forte, che chi lo guidava non era della stessa natura di chi li inseguiva... benché ciò non bastasse a rimuovere tormento e sospetto dalla mente del kage.*


(Kami... perché mi tormentate a questa maniera?)

*Si ritrovò a pensare, istintivamente e senza vera presenza di spirito, mentre la porta veniva sigillata alle sue spalle. Rimasero soli, benché mai veramente: l'uomo si gettò contro l'ingresso, nel tentativo di tenerlo chiuso contro la marmaglia che pareva accumularsi subito fuori. Hideyoshi se ne separò, incapace tuttavia di recidere il legame che sentiva con le creature... cosa che non sfuggì al suo nuovo accompagnatore.
Era così allora. Definitivamente. Inequivocabilmente. L'aveva saputo nel momento stesso in cui aveva incrociato la creatura al piano di sopra... no, dal momento stesso in cui la Progenie gli era entrata in corpo, anni prima... ma sentirlo dalla voce di qualcun altro...
Ad un tempo, le parole dell'uomo servirono ad Hideyoshi tanto a realizzarne la natura umana... quanto a cementare la propria mostruosa. Benché nulla di più rispetto a quanto saputo prima gli fosse rivelato, il Cantore inconsciamente emise sentenza su entrambi.
Ma inconscio e ragione erano ben separati, specialmente quando era il Segno a dividerli, e seguendo l'impeto che lo aveva condotto sin lì il Kokage puntò la lancia contro l'uomo di fronte a lui.
Risposte. Risposte o morte. Per lui, arrivato a quel punto, faceva ben poca differenza. Avanzarono per il corridoio, questa volta lentamente, la punta d'acciaio contro la schiena dell'uomo, come spinto verso il patibolo. Ciascuna parola riverberava per il cemento delle pareti, passando attraverso ed oltre il jonin del Suono, perdendosi nelle pozzanghere agli angoli delle mura. L'influenza del Segno andò regredendo, e così la presenza di spirito del Cantore, che fin troppe volte aveva avvertito il peso del pagamento che il Potere di Otomika gli richiedeva. Ogni giorno prima, ogni giorno di più.*
Avevano fatto soltanto qualche passo quando l'uomo prese a spiegare, finalmente, l'antefatto di tutta quella vicenda. Per Hideyoshi potevano tranquillamente aver già percorso tre chilometri.
Circa un anno fa, disse, il ritrovamento di una creatura fuori dalla norma. Un cefalopode, ma dalla natura mai vista, ed estremamente aggressivo non appena risvegliato dallo stato di ibernazione in cui si trovava. Combattendo dolore e fatica che lo attanagliavano, innervato da quel crescente senso di scoramento ed incredulità che rimestava nell'animo ogni volta che il Kokage sentiva parlare di qualcosa che fosse collegato a Progenie o Segno, egli cercò un senso proprio in quella spiegazione.*


(Ibernazione? Una creatura antica o una crisalide? Una forma impura...)

*La coscienza lo riportò immediatamente al Sette Code, ai bozzoli che aveva visto pendere dalle radici degli alberi, nel cuore dei boschi nordest del villaggio. Crisalidi dormienti, sedate, pronte per fare da nutrimento. Nessuna vera analogia tra il cercoterio e questa creatura, oltre quelle che il vessato subconscio del giovane poteva creare.
Lo incalzò, ricordandogli lo scopo della domanda originaria, forte in lui la necessità di sapere che chi lo aveva mandato lì, oltre i Serpenti già noti traditori, gli aveva detto la verità... ma il ricercatore non ebbe vera risposta da dargli, oltre nuove speculazioni derivate dalla natura del mollusco. Forse le guardie erano controllate dalla creatura, forse no. Anche lo fossero state, le implicazioni riguardo il loro comportamento nei suoi confronti rimanevano un mistero, dato che nulla era dato sapere degli scopi del cefalopode, se ve ne erano.
Si fermò, le ossa sul punto di infrangersi come vetro sotto il peso di quelle sensazioni. Avvertiva l'essenza degli esseri, ancora, e il loro permeare quel sotterraneo così come il Segno faceva col proprio corpo.*


(Uno di loro. Uno di loro. Uno di loro.

Sei uno di loro. Già uno di loro.

... quel che so è che l'energia della caverna di Ryuchi è la chiave...


... Potresti provarci anche tu, Hideyoshi-dono.)


"Devo... devo pensare. Fermarmi. Fermarmi solo un istante..."

*Fece, il respiro pesante. La lancia ormai sempre meno un'arma e più un sostegno.*

"Chi mi ha mandato qui... sa di questo, ne sono certo. Loro sono qui...

Mi conduca in un luogo dove possa chiudere gli occhi... e poi... poi..."


*Poi cosa? Cosa avrebbe potuto fare? Non sapeva nulla, non aveva nulla. Se avesse affrontato nuovamente quegli esseri, il Segno lo avrebbe sopraffatto senz'altro. Si sentiva sottile come un foglio di carta, un guscio d'uovo, la pelle tutto ciò che rimaneva tra l'esterno ed il Potere di Otomika, che lo aveva totalmente consumato. Esitò persino a muoversi, per paura che si infrangesse.
Ma doveva resistere. Doveva uscire di lì. No, affrontare qualunque cosa vi fosse. Doveva provare ad Hakuja che era ancora abbastanza forte, abbastanza affidabile da meritare la seconda chance di cui Kinji gli aveva parlato... l'unica che gli rimanesse.
E tutto ciò passava per l'affidarsi ora incondizionatamente all'individuo che aveva di fronte, uno che aveva tenuto sulla punta della lancia nemmeno un minuto prima.*


"Poi vedrò quella creatura. Ci proverò."

*Proferì, il sospetto che essa fosse fisicamente irraggiungibile ancora lontano da lui.*

GDROFF///Non ho scritto direttamente degli scambi che hai riportato nel tuo post, perché mi sarebbe parso strano ricostruire l'intera vicenda di nuovo.///GDRON
 
Top
view post Posted on 31/10/2020, 19:05     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


L'uomo si asciugò il sudore freddo sulla fronte con un dito e parve rallentare il passo. In quella ombrosa semi-immobilità, le loro forme in movimento avrebbero potuto sembrare statue traballanti di un antico rudere in decadenza.
"Ti avviso" riesordì dopo un po'. "Potrebbe non piacerti quello che vedrai nella mia tana. Sto cercando di capire in ogni modo cosa sia successo e cosa si possa fare."
Silenzio.
" - Forse la prima di queste l'ho capita abbastanza, a ben pensarci."

bw9o7C9

Giunsero a una porta che si aprì cigolando e si chiuse con uno schiocco simile al becco di una tartaruga. Le assi sbozzate in legno di pioppo crepitavano al loro passaggio, e tra l'odore di umidità misto a polvere stantia e la luce tremolante della lampada che l'uomo accese poco dopo il loro ingresso, si delinearono davanti ai suoi occhi le forme di quel laboratorio di emergenza divenuto anche rifugio. Gli squarci del materasso da cui fuoriuscivano i cartocci di fogliame. La lampada a terra, di fianco il materasso, su cui l'uomo era chinato. E dall'altro lato della stanza, una congerie di attrezzi disposti sui tavoli con un vago ordine posato e contegnoso, e oltre i tavoli una gabbia di vetro, dentro la quale, legata per i polsi, si delineava una figura dai tratti umani, immobile come una statua di sale.
Qualora le si fosse avvicinato, avrebbe incrociato lo sguardo vitreo e assente di quella figura femminile, e ancor più probabilmente avrebbe provato stupore - in ogni sua accezione - nel constatare come il suo utero sembrasse fuoriuscito dalla sua guida, come se in esso fosse in atto chissà quale mostruosa partenogenesi , appena visibile dietro piccoli spasmi e sussulti.
"Eravamo io e lei, una settimana fa" disse l'uomo.
"Poi ha iniziato ad avvertire i sintomi. L'ho messa in isolamento e sedata. E' agghiacciante e sorprendente come la mutazione possa presentarsi in forme così diverse. Come se lui sapesse cosa è meglio per la sua sopravvivenza. Come se fosse dotato di coscienza. O qualcosa di simile. Non saprei."
Avvicinandosi ai tavoli, avrebbe mostrato i risultati dei suoi studi, tra appunti, disegni, e vivisezioni in scatole ermetiche.
"Sapevo mi avrebbero fatto comodo questi cosine, ma non immaginavo in questi termini."
Prese a osservare il suo lavoro, le mani raggrinzite e dalle unghia lunghe e sporche piazzate salde sul tavolo. Muoveva solo la testa e destra e a sinistra, e rimase così in silenzio per un po'.
Se il Cantore fosse stato disposto ad ascoltare ancora, avrebbe continuato.
"Ho avuto a che fare con la progenie, durante Watashi. Impossibile tu non la conosca, e anzi, ho l'impressione che tu ne possa sapere più di me. Spero non quanto penso, ma ormai le mie paure stanno via via affievolendosi. O mutando. Come ogni cosa qui."
Pensò un po' a quanto avesse appena detto. Poi sorrise con uno sbuffo.
"Ma loro hanno qualcosa di diverso. Come se il loro chakra avesse una componente aggiuntiva. Qualcosa di - capillare, non saprei come altro definirla. Per questo parlavo di una possibile coscienza, di una sorta di razionalità che li anima. Qualcosa che non ho mai riscontrato in nessuna progenie, giuro su tutti i sommi Dei, guidino sempre le mie mani. Ma forse è solo perchè non l'ho conosciuta abbastanza, chi può dirlo."

Se non ci fossero stato domande, l'uomo avrebbe diviso volentieri il giaciglio col Cantore, abbastanza grande da poterli occupare entrambi. Qualora questi si fosse addormentato, l'uomo sarebbe stato ancora chino sul suo tavolo e i suoi studi in quel momento. E un sonno travagliato avrebbe tormentato la sua mente. Non una novità per lui. Eppure, forse mai come in quel momento i sogni e l'Oblio avrebbero avuto un'influenza così imperante e micidiale su di lui. Sentiva costantemente una voce. Come un sibilò mutato in un sussurrò. Qualcosa che, come ife su di un tronco, lentamente si insinuavano nel suo cervello sul punto di esplodere.

Iej3Tph



Edited by Jöns - 1/11/2020, 10:20
 
Top
view post Posted on 16/11/2020, 02:33     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,048
Location:
Frittata

Status:


Museo di Bousun, Yuki no Kuni, 13 marzo 249 DN, ore 13.00


*Le chiuse del Cocito si spalancarono con un cigolio sommesso, strisciando via dal loro passo per perdersi nella penombra di una stanza arredata di fortuna. Un laboratorio, a prima occhiata; se non dimesso, il luogo era certamente stato lasciato in stato di abbandono prima che l'attuale inquilino se ne servisse come rifugio. L'odore del luogo gli invase le narici, già provate da quanto trascorso, mentre gli occhi delineavano, scolpendole dall'ombra grezza, una lunga serie di macchinari e strumenti in altri tempi senz'altro utili. Ora, al meglio delle loro speranze, potevano augurarsi di essere impiegati nella dissezione di abomini ed orrori, scopo ben lontano dalla loro vocazione originale.
Eppure chi vi ricorreva non sembrava essersi perduto d'animo; creatura gretta, chi lo conduceva per quell'inferno sembrava ancora preso dal proprio esperimento, quasi che, assieme a chissà quale anelito di conoscenza, egli vi ricavasse anche la speranza di un ritorno alla luce, alla vita.
Varcata la soglia di quell'ennesimo girone, Hideyoshi era testimonianza vivente che né l'una né l'altra erano possibili, per chi aveva visto quello che loro avevano visto.*


(Yo... era questo che detestavi del Segno... la paura di perdere quel che di umano rimaneva, di dignitoso... ma non c'è niente di dignitoso nella nostra umanità. Siamo crisalidi, nient'altro...)

*La donna sedeva a gambe semiaperte, in silenzio, lo sguardo vitreo riflettente il suo senza alcun ritorno. La vide, lentamente approcciandosi al vetro e ricomponendo, uno alla volta, i pezzi di quel mosaico che oramai gli era familiare. Un gioco vecchio, vecchio di cinque anni, in cui il Cantore scomponeva il volto di chi aveva davanti per applicarlo al proprio, e verificare corrispondenze.
Era divenuto ormai un professionista, riuscendo a cogliere i segni di quell'infezione di corpo e spirito ad una prima occhiata. Anche qui, nell'osservare il nulla davanti a lui, Hideyoshi vide chi era, prospettando cosa sarebbe diventato.
Eppure, di nuovo, i pezzi combaciavano solo in parte. La donna aveva manifestato sintomi in pochi giorni, non anni, e benché anche la sua mutazione apparisse parassitaria, essa sembrava averla completamente consunta. Non così il Segno, che preservava il proprio ospite come una vespa fa con la propria preda, in attesa della schiusa delle larve.
Continuò ad ascoltarlo, lo vide muoversi attraverso la proiezione della propria ombra sulla parete oltre il vetro, animato dalla luce fioca della lampada. Descrisse la natura della mutazione, il suo legame con la Progenie, in scopo se non in essenza, pur rimarcandone immediatamente la differenza più lampante: questo morbo aveva un proprio senno, una propria coscienza, mentre i figli di Watashi rispondevano a lui direttamente.*


"Non tutta."

*Si ritrovò a pronunciare, gli occhi ancora persi in quelli della donna di fronte a lui. La voce roca, stanca, sottile come polvere spazzata via dal pavimento.*

"La Progenie era... è un'organismo complesso, specie ora che il legame di quella che sopravvive nel nostro mondo con Watashi è stato reciso. I droni, la moltitudine, agiva per volontà dell'alveare... ma era lo stesso a volere che alcuni della covata preservassero spazi di volontà. Gli Araldi sono un esempio.
Ma questo... questo non saprei come definirlo."


*Troppo poco su cui speculare, come sempre il motto del Kokage.
Attese ancora qualche minuto, quindi, definitivamente vinto dalla stanchezza, si stese sul giaciglio di fortuna approntato dallo scienziato. La vertigine provata nel passaggio dalla posizione eretta a quella sdraiata fu sufficiente a tramortirlo, le ombre della stanza lanciate attraverso lo spazio illuminato come tempere disciolte. Un sonno febbrile, ineluttabile, in cui la coscienza contesa del jonin scivolò non diversamente da ormai troppe volte prima.*


vq53sRG

*Soltanto superato il velo Hideyoshi poté trovare la forza di risollevare il capo dal materasso. L'universo parve seguire il suo movimento, assestandosi solo ad equilibrio recuperato, le figure ricomposte come se qualcuno avesse cercato di mimare alla meglio quel che il Cantore aveva visto fino a quel momento. Le pareti erano pareti, benché minate in più punti da assurdità strutturali, e così il soffitto, che galleggiava senza alcuna pretesa di svolgere il proprio ruolo, lasciando più di una spanna tra sé ed il resto della sala. Oltre, un cielo cianotico, soffocato, capace di filtrare lentamente attraverso lo spazio aperto, e lungo le mura. Miasmi riempivano l'ambiente, ma non sarebbero stati questi a turbarlo.
Qualcosa, fin da principio, gli penetrò la materia grigia. Come un parassita, un fungo piantato nel cervello, Hide avvertì la presenza scivolargli dentro a mano a mano che la scatola cranica rilasciava l'influenza del Segno. Un sussurro, una voce, forse, qualcosa che non aveva mai avvertito in quel luogo.
Si voltò laddove prima era lo scienziato, quindi verso la gabbia di vetro, in cerca di un'epifania che la mera ricerca non era riuscita a dargli.*
 
Top
view post Posted on 28/11/2020, 15:56     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


Gli fu subito palese la peculiarità di quel risveglio. La difformità rispetto ai precedenti, anche per chi aveva attraversato uno stuolo indefinito di riposi perturbati. Che il Segno avesse preso definitivamente il sopravvento, evento rievocato chissà quante volte nei suoi incubi? Proprio adesso, nel momento meno propizio. O chissà, giunto forse nell'occasione più salvifica.

La corrente lo portò lungo ciò che gli appariva un sentiero infossato che conduceva verso una biforcazione di scure gallerie, il selciato scintillante al suo passaggio, e le pareti di materia grezza e il soffitto indiscernibile. Solo lui poteva sapere come aveva fatto a giungere sino a quel posto, o pensare di aver fatto, e una sensazione di vertigine lo portava, o lo costringeva, a ripensare ogni momento che lo aveva condotto sin lì, come un carme a figura che teneva insieme un filo che tutto ordisce e segna e plasma una forma dal disordine e dal nulla; giacché non era ormai sicuro che lui stesse vivendo quelle acrostiche esperienze, o se esse si stessero, e si fossero, messe in atto per mezzo di lui.

cspbYil



Al termine della galleria intrapresa giunse a uno slargo, e due figure emersero sinuose dalle ombre a lui opposte, e così si rese conto - o gli fu concesso di rendersene conto - che queste emergevano, sorgevano dalle pareti dello spazio, e dalla via da cui era acceduto, come se quella sibilante sarabanda si fosse ripresentata sotto nuova forma, da pandemonio a inferno; come se in quei luoghi non segnati su nessuna mappa - e i luoghi veri non lo sono mai - fosse stata conservata la spettrale natura aborigena dei suoi lontani antenati, dove il ricordo del primo uomo era vivido nella memoria e loro, non sapendo da dove egli fosse venuto, chiedevano al sole e al mare e alla luna perchè fossero stati creati, e a quale scopo.
Oltre quella torma, qualcosa lo si muoveva e lo fissava, come giorni prima, come in un passato che ritorna identico a se stesso.
Poiché, come gli angeli stessi si congiunsero in superficie alle figlie degl'uomini, forse un demone - o più d'uno - scesero in quei meandri per indulgere parimenti nei piaceri terreni.

A lui, e solo a lui scegliere come rispondere a quel richiamo, come giungere sin lì; come comportarsi con quegli esseri, quelle creature ora tutt'altro che bellicose nei suoi confronti. E come sopportare, man mano che il suo sguardo si andava abituando alla spelonca, quel dolore che poteva iniziare ad avvertire nitido anche in quella circostanza. Come la mano di un lebbroso posta su un braciere troppo a lungo e troppo presto, quando il morbo non ha ancora avuto il tempo di corromperlo.
 
Top
view post Posted on 6/12/2020, 11:05     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,048
Location:
Frittata

Status:


Museo di Bousun, Yuki no Kuni, ??? marzo 249 DN, ore ???


*La grottesca pantomima lo condusse in avanti, nascondendogli alla vista ogni risposta che non fosse sussurro o dolore. Le mura si contorsero attorno a lui per formare un corridoio, quindi, amalgamate da quei fumi in una pasta ormai uniforme, una galleria. Budella di roccia e terra, venate in più punti di un minerale azzurro che tradiva ciò che ancora si celava dietro le quinte. Sotto i suoi piedi, nello scintillare dello stesso colore, una bruma cianotica non riusciva ad evadere. Così avanzò, guidato da vertigine e sussurri, ogni istante il mondo plasmato e cristallizzato di fronte ai suoi occhi, come se qualcuno, seguendo il fuoco dei suoi occhi, stesse disperatamente tentando di dare a quel luogo una parvenza di reale. Di familiare.*

(Ryuchi....?)

*Pensò, ingenuo, e subito la caverna guadagnò quel senso di inconfondibile soffocamento, così simile a quello che permeava i recessi dell'eremo. Ma eremo non era, non importa quanto pretendesse di esserlo, e benché il Cantore fosse ormai avvezzo alla natura dell'Oblio, al suo mutare in ragione di chi osservasse, non poteva ora fare a meno di credere che fosse altri, non lui, lo sceneggiatore. Qualcosa di estraneo aleggiava nell'aria, qualcosa che, unito alla presenza che gli insidiava la coscienza, non poteva non fargli dubitare dell'ordinarietà di quel sogno lucido.
Qualcuno, o qualcosa, lo guardava. Lo guidava.*


"Mostrati dannazione. Sono stanco di questo gioco."

*Sussurrò, quasi impercettibilmente, certo che non fosse necessaria parola in quel luogo. La voce gli sfuggì tra i denti come un denso ectoplasma, scivolando lungo il mento e scomparendo nella bruma ai suoi piedi, o levandosi verso il soffitto privo di alcuna forma. Ma nessuno apparve, non per un lungo periodo, mentre il Kokage scendeva verso gironi ancor più profondi, la sua mente essudante il peso del Segno come una preda ferita fa col proprio sangue nell'acqua.*

7BxXXp9

*Giunse, infine, in un ampio slargo. O almeno questa fu la forma che piacque prendere a quella realtà. La pietra attorno a sé, che fino ad un momento prima aveva minacciato di stringerlo sempre più, improvvisamente perse ogni confine, scomparendo in un'oscurità quasi totale. A definirla, tuttavia, rimaneva il riflesso opaco dei vapori che filtravano da fuori, una luce innaturale, dai riflessi assolutamente implausibili. Fu qui, seguendo quella che alla mente di Hideyoshi pervenne come la perfetta coincidenza, il perfetto momento perché qualcosa si palesasse, che due ombre si distaccarono dalla bidimensionalità in cui la luce le confinava, per strisciargli incontro. Le vide, prive di vero corpo ma non di forma, levarsi e manifestarsi di fronte a lui, senza che alcun impulso le avesse giustificate nella sua coscienza.
Erano moto autonomo, o erano la mano di chi lo aveva guidato lì.*


(Hakuja? Siete voi?)

zam2IGW
*Si chiese, non disturbando le labbra con quel pensiero, forse troppo pericoloso da menzionarsi. Eppure difficilmente poteva essere altrimenti, dato che, anche fuori di quel luogo, nell'inferno del laboratorio, ne aveva percepito la presenza. Né poté escludere che Oblio e realtà raggiungessero lì sotto un diverso tipo di compromesso, uno che non prevedeva separazioni tanto nette, specie quando gli uomini facevano di tutto per plasmare il proprio mondo a immagine e somiglianza di quello della Progenie.
Così, forse, si spiegava quel dolore. Così, forse, la presenza che avvertiva. Qualcuno che era rimasto lì, forse intrappolato, forse in attesa. Hideyoshi non aveva mai incontrato altra presenza nell'Oblio, a differenza di Mahiru. Era questa consapevolezza che aveva fatto ipotizzare alla ragazza il perché il Kokage fosse così irresistibilmente attratto da quel luogo... quasi vi appartenesse senza saperlo.
Un pensiero che il jonin aveva rifiutato immediatamente, perché avrebbe significato la fine di tutto ciò che rappresentava.*


"Dannazione... che cosa devo fare ancora?! Che cosa devo darvi ancora?!"

*Fu sulla scorta di quella possibilità, dell'eventualità di essere diventato come la donna dietro al vetro, un essere senza speranza, senza riflesso, condannato a rifluire costantemente in quel limbo oltre il vero e il necessario, che Hideyoshi trovò la forza di parlare. La voce uscì spezzata dal riverbero contro quelle pareti vacue e finte, quasi che fossero impreparate a ricevere la sua voce. Si udì giovane, vecchio, si udì Keiichi ed Otomika, esaltato e disperato.
Ma le due ombre rimasero immobili; il loro sguardo invisibile, ma presente.*


"Avrò da voi quello che cerco... mi darete il vostro potere... o sugli dèi giuro che vi trascinerò con me in questo luogo, tutti quanti..."

*Sibilò, crudele e terribile. Che fosse il dolore a farlo parlare, che fosse la fatica, il disorientamento o la disperazione, Hideyoshi rivendicò quella furia come unicamente propria. Una scaturita dalla convinzione di essere stato raggirato per l'ennesima volta, offerto come preda o agnello sacrificale, non diversamente da quello che avveniva al Culto del Fango. Ma il sentimento aveva origini ancor più profonde e risalenti, fino al momento in cui il suo corpo era stato mutilato, fin da quando si era ridotto a fare da mendicante, da quando il Kokage aveva deciso di benedirlo col suo dono.
Quella era la sua ultima occasione, lo sapeva. Lo aveva saputo fin dal momento in cui Kinji gliel'aveva suggerito. Se avesse fallito lì, il Segno lo avrebbe divorato.
Fu forse sulla scorta di questa presunzione che l'aspetto del jonin riprese a mutare, la pelle venatasi sempre più dello stesso male che permeava la pietra della caverna. Mentre allungava la mano verso una delle creature, questa si crepò come un corpo ridotto in cenere, consumato in un artiglio scuro e disseccato.*
 
Top
view post Posted on 23/1/2021, 17:42     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


Quel fazzuolo di Oblio parve reagire alle sue azioni come avesse vita propria, come mutasse la sua struttura reagendo alla sua aggressione nel tentativo di stritolarlo e staccargli la testa dal corpo. Fu questa la sensazione che lo colse, quando l'ombra divenne cenere e le altre creature ringhiavano e digrignavano i denti come antichi angeli ora assetati di sangue, e tutto intorno a loro mutava nuovamente in un oscuro e paludoso Stige di nauseabonda putrefazione.
Poi udì un sibilo. Gli parve udirlo solo nella sua mente, come fosse stato censurato come le sue stesse parole alcuni istanti prima. E fu come se le stesse creature lo avessero udito, o recepito, che avessero compreso quel segnale, se davvero quello fosse il verbo adatto per descrivere le dimensioni della loro esistenza. Due tralicci grondanti melma putrescente emersero dalle ombre dall'altro capo dello spazio in cui, per chissà quali circostanze all'interno o al di fuori della sua volontà, era stato catapultato.
"Questa non sarà la tua tomba. Tuttavia ti do ugualmente il benvenuto."
Quella voce che ora rimbombava dolce nella sua testa, originata in parte da lì. Poteva sentirne vicina la sorgente, ne era certo. E in qualche modo divenne consapevole che quella era la sorgente di tutte le sofferenze avute quel giorno. Quei piccoli occhi gialli, come due fari che non riuscivano a fendere le ombre eppure brillavano tra esse, curiosi e puntati su di lui.
"Dimmi, perché sei giunto qui, Eremita? Non offro perdono: i peccati dei padri passano ai figli."
Forse solo in quel momento, quando il dolore andava scemando, non sapeva dire se per quella tendenza di un corpo di adattarsi alle condizioni più gravose e renderle meno penose, come lui ben sapeva, o forse solo per volontà del suo sconosciuto anfitrione. Gli dei lo scampassero, avrebbe magari pensato, di questa seconda ipotesi - o forse no, chi poteva dirlo?; forse solo in quel momento si rese conto che la moltitudine di abomini che da ogni parte lo soverchiavano ripetevano all'unisono quelle stesse parole come un mantra, un carme di pari intonazione, quasi fossero più sorgenti di una stessa voce.
"Ma nulla è per sempre. Forse c'è ancora una possibilità. Le cose scorrono e riscorrono."
Il bosco lacustre e paludoso, fresco e buio, reagiva al ritmo di ogni sillaba come un organismo vivo, e la materia in putrefazione divenuta biancastra come i capelli di una strega pendeva dai tralicci e si ricollegava alla terra da cui aveva origine e a cui sarebbe sempre ritornata.
"Lo stesso mentore ci rese compagni; il fato ci ha fatto ricongiungere come nemici; ma le nostre scelte potranno renderci fratelli."

Edited by Jöns - 14/3/2021, 10:55
 
Top
view post Posted on 14/3/2021, 09:15     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,048
Location:
Frittata

Status:


???, ???, ???


*Non poté spaventarli; non importava di quanta rabbia o disperazione infondesse le proprie minacce, di quanto vi credesse o fingesse di credervi: benché quel mondo fosse parzialmente opera propria, la coscienza di chi aveva davanti gli rimaneva impervia, estranea, esattamente come aveva intuito. Non aveva alcuna influenza su di essa, né in forma né in sostanza, e poté soltanto ascoltare mentre le creature ne deridevano la frustrazione.
Gli dissero che quella non sarebbe stata la sua tomba, ma si trattò di parole che il Cantore non poté accettare con sollievo. Non da quegli esseri: se quella non era una tomba, allora era una prigione, o peggio ancora.
Ma si trattava di un moto puramente univoco, proprio: se quello era un gioco al massacro, allora questo era lungo dal giungere. La pressione che Hideyoshi aveva avvertito stritolargli i sensi andava allentandosi sulla scia di quanto i vermi andavano raccontandogli. Lo accolsero come uno di loro, non offrendo perdono, né cordoglio, a lui che si era sempre ritenuto vittima dei propri padri, mai compartecipe. Mai come loro, mai simile a loro.
Ma per il Kokage ogni sollievo indottogli dai Serpenti era il palliativo offerto all'infermo prima della fine. Nient'altro che una distrazione per l'agnello: dall'altra parte, il coltello.*


"Perché... perché...

Sto morendo. Per questo sono qui. Non per il Suono, non per i suoi abitanti, ma per me stesso. Ogni giorno, fin da quando mi è stato trasmesso questo morbo disgustoso, ho vissuto tra orrore e sofferenza. Mai rivedendo la luce del sole, mai potendomene dimenticare.

Voglio un corpo nuovo. Voglio vivere. Sopravvivere. Controllare questa... "cosa" come poteva fare Otomika. So che voi avete la risposta. L'avete data a lui, e la darete a me.

Fosse l'ultima cosa che fate, la darete... a me."


*Pretese, di nuovo, ben sapendo di essere debole e di esser percepito tale da chi aveva di fronte. Eppure, come una bestia ferita non può far altro che mostrare i denti fino all'ultimo, conscia di non avere altra alternativa al piegarsi e soccombere, così Hideyoshi mantenne quell'espressione. Era arrivato ad un punto di chiusura, sul fondo dell'abisso, in una spirale discendente iniziata dodici anni prima.
Lì, nelle profondità, poteva soltanto disintegrarsi... o risalire. Per farlo, tuttavia, avrebbe dovuto stringere un patto con il diavolo. L'ennesimo. Gliel'avrebbe strappato con le ultime forze che gli rimanevano.*


"Otomika non ha fatto nulla per renderci compagni, né saremo mai fratelli. Mai. Il nostro legame sarà uno di sopravvivenza, di forza, così come è sempre stato e deve essere. Nient'altro serve, né a me... né a voi.

Concedetemi questo, e ve ne restituirò dieci volte il valore."
 
Top
view post Posted on 15/3/2021, 18:48     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:






" - Sì, lo so. Lo sento e al tempo lo sentivo" risposero le creature in un coro sussurrante. Tutto intorno la materia ormai decomposta di quello che poco prima appariva come il bosco lacustre parvero oscillare, appena impercettibile dapprima poi più intensamente fin quando la parvenza di forme che gli era data prese un rollio continuo e sempre più vorticoso, una rivoluzione intorno a chissà quale asse immaginario frapposto al centro di quel coacervo di abomini, tra lui e la figura femminile ora ben visibile. Aveva ora ridotto i passi che li separavano, e per quanto potesse notare o gli importasse, sembrava essere una donna slanciata, piacente in un certo qual modo nonostante quegli arti leggermente sproporzionati e, ora che forse ci avrebbe potuto fare più caso, anche una testa dalla forma curiosamente allungata, e a ciò potevano forse contribuire i capelli di cenere raccolti in un enorme e inusuale chignon che per il peso ne faceva ricadere l'estremità quasi tra le scapole. A dominarne il viso spigoloso, due pupille come fessure in una miniera d'oro.
"Sento la piaga che senza posa ti tormenta. "Risposta", io posso concederla. Posso darti ciò che cerchi. Ciò cui aneli. Ciò che già dentro di te risiede."
La presenza che sino a poco dopo il suo scontro con gli abomini aveva infettato la sua mente la sentì tornare, come stesse intensificando la sua morsa. Dalle braccia e dalle spalle orrendi viticci parvero prendere vita nel tentativo di donare nuova forma alla nuova carne. Ancora piccoli, è vero. Nulla più che serpenti fuoriusciti dal suo corpo, ma ancora per quanto?
"Posso darti la tua vera forma. Posso darti pace, una pace perenne. La pace cui tutti aneliamo, vogliamo. La pace che meritiamo. Sopravvivenza hai detto, e così sarà. Mai fratelli hai detto, e così sarà. Solo pace e libertà, per tutti, per sempre."


"NON ASCOLTARLA."


Si sentì rinvenire. Una nuova forza esterna dava manforte al suo istinto di conservazione ottenebrato. Il mondo in cui si era ritrovato e che lo cingeva anima e corpo tremava tra le ombre e l'oscurità, come disturbato.
"Non lo farà" continuò un'altra voce, maligna e sibilante. "Non oserà tanto."
"Il princìpio del male così si manifesta, infine."
Gli abomini come turbati da quelle nuove presenze indesiderate sembrarono trattenere a stento la propria ferocia, il loro desiderio di annientare l'origine di ogni sventura, e così gli alfieri del maligno sempre ben propensi a distruggere qualsivoglia ostacolo sul selciato del proprio interesse personale.
"Perché dovrebbe ascoltarvi? Quanta sofferenza ancora vorreste lui arrecare? Cosa mai giova il vostro egoismo? Le creature di Bousun lo hanno capito. Presto tale comprensione si estenderà."
Un ringhio feroce seguito da un sibilo.
" - Prima che ciò accada, li smembreremo tutti dal primo all'ultimo!"
 
Top
view post Posted on 28/3/2021, 07:05     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,048
Location:
Frittata

Status:


???, ???, ???


e590d5b05e6690e2003ceb77139ea222--high-school-classes-high-schools
La creatura non gli riservò la sua stessa premura. Melliflua, nella lingua e nel gesto, gli si fece incontro mentre attorno a loro il mondo andava in malora. Lo fece, e camminando mutava allo stesso ritmo, guadagnando tuttavia corpo anziché disfarsi. La vide assumere sembianze in qualche modo risonanti con la mente di chi aveva davanti; una figura femminile, alta oltre ogni misura umanoide, slanciata, aliena e tuttavia elegante, evocativa di chi, anni ed anni prima, gli aveva fatto un'offerta simile. Una che aveva accettato senza opporre alcuna resistenza.
Gli offrì la sua vera forma, l'ultima, una che gli avrebbe concesso finalmente pace ed equilibrio. Null'altro desiderava, null'altro voleva sentirsi dire. Abbandonarsi, lasciarsi disfare e ricomporre... dimenticare. Così aveva chiesto, così sarebbe stato.
A poco importava il fatto che la creatura ora incombesse su di lui, che la sua forma avesse assunto tratti mostruosi, ancor più predatori di quanti non ne avesse in partenza. A poco importava il fatto che quel sentore opprimente si fosse nuovamente intensificato, approfittando del momento di rilassamento che si era concesso.
Anche avesse realizzato di andare incontro alla propria fine, in quel momento, Hideyoshi sarebbe stato pronto ad affidare la propria rabbia e disperazione a quell'essere partorito dall'inferno di Bousun. Ma, per sua fortuna o sfortuna, non sarebbe stato il solo.
Una vibrazione attraversò quel mondo fatto oramai di mere luci ed ombre, una capace di disturbarlo nuovamente, di rimescolare il lavoro sin lì svolto dal placido disfarsi. Furia, ma non la sua, ed una voce che lo riportò per un istante a sé stesso. Quella parte ancora, in qualche modo, attaccata a dignità ed umanità oltre mera esistenza.


(Il principio...)

Chi intervenne lo fece con tono d'accusa, ad un tempo aggredendo la creatura di fronte a lui e reclamando per sé la preda. Questo Hideyoshi immediatamente avvertì, così come era stato abituato a fare, troppo a lungo privato di aiuti che arrivassero per essere soltanto questo. Benché già in precedenza pronto ad accettare una contropartita dall'accordo con i Serpenti, ora, intervenuto quel nuovo attore, il Kokage si sentì ingannato da ogni parte. Anche quella, naturalmente, sarebbe stata una sensazione familiare per lui, pur certamente non piacevole.
Ma, quali che fossero le sensazioni provate dal jonin, sarebbero state le parole dell'abominio a catturare ogni sua residua attenzione. Oltre a prendere le sue difese, l'essere parlò per le creature di Bousun. Avevano capito, disse... e presto lo avrebbero fatto anche altri.


"Che cosa volete dire? Quale comprensione?!"

Affermò, immaginando già la risposta a quelle domande. "Tu saprai come muoverti", aveva detto Hakuja, ma l'unico movimento che venne familiare in quel momento ad Hideyoshi sarebbe stato muovere un passo indietro. Forse l'istinto di sopravvivenza, forse la necessità di prendere tempo, di confidare in un recupero delle forze che solo il sostare in quel luogo poteva garantirgli.

GDROFF///Non ho ben chiaro quanto stia accadendo, ma posso immaginarlo. Per questo lascio che le due presenze continuino a scannarsi a vicenda, nella speranza che una si riveli per quello che è.///GDRON
 
Top
view post Posted on 25/4/2021, 09:07     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


La morsa del parassita cingeva le sue membra sempre più, secondo dopo secondo. I viticci aumentavano, la carne si squarciava nel ventre e nell'addome, eppure non vi era dolore, non vi era sangue. Era strano. Sentiva dentro di lui la pulsazione del Segno, come se questa stesse entrando in graduale risonanza con quel nuovo ospite alieno, entrambe pronte a sfruttare quel ricettacolo di carne per donargli nuova forma, più consona a ciò che gli si prospettava all'orizzonte, un orizzonte la cui natura, a quanto pareva - e come poteva essere altrimenti? -, gli era più che mai ignota.
"Bouson era stato liberato prima ancora del tuo arrivo" riprese la creatura e il coro che la accompagnava. "I flussi del Karma erano già in moto. L'inganno della coscienza pronto ad essere svelato. Una piccola parte di loro liberata, i più necessari a breve termine, o coloro che si erano ritrovati qui, quando rinacque il nostro nido.
Quando i benedetti ancora ciechi si spargeranno per il mondo, come sta avvenendo, nulla si opporrà al canto fuori dal tempo. Unisciti a noi, Eremita, nel canto dell'eterna vittoria.
"
Vide le presenze appena giunte strisciare e sibilare ai suoi lati, e i due schieramenti si fronteggiarono a distanza come due eserciti primitivi che intonano canti tribali e minacciosi un attimo prima del massacro. Un'ombra possente coprì ciò che rimaneva del suo corpo. Poteva avvertirne il sibilo venefico e terribile sfiorargli il volto.
"Dimostrami che feci bene a non farti a pezzi e divorarti nel mio covo. Mostrami che il tuo potere mi può essere ancora utile. Che non resti in vita qui alcuna creatura oltre noi! Aiutami in questo... e forse ti sarai mostrato degno di essere il tramite tra la nostra specie e la vostra. Meritevole di essere qualcosa più che cibo. Nostro pari nella lotta al vertice della piramide."
"I tuoi passati profeti sempre ti offrirono libertà da un'esistenza dannata. Ma il potere che ti offrono altri non è una nuova catena. Non fraintenderne l'intent-"
Una pausa inattesa. La creatura parve accasciarsi, come presa da un malore. Nessuno dei presenti, meno la creatura stessa, poteva immaginare cosa stesse accadendo frattanto a Sora no Kuni, tra le viscere di Kugyou. L'intervento del Ninja Dorato aveva sventato il propagarsi del parassita nell'isola, ed ora la Madre avvertiva il tremendo colpo inferto alle sue elongazioni come fosse stata lei il bersaglio.
"Ecco!" urlò Manda: "Non esitare, verme: colpisci!"
La morsa del parassita era presente, ma diversa. Come se ormai avesse nuovamente controllo del suo corpo. Come se il Segno fosse stato trasformato. In cosa, ancora una volta, gli era impossibile saperlo fino a quando non lo avesse messo alla prova.
 
Top
view post Posted on 16/5/2021, 22:01     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,048
Location:
Frittata

Status:


???, ???, ???


Si fosse guardato con occhi altrui, dalla prospettiva di un'entità estranea a quella caricatura grottesca, il Kokage si sarebbe visto finalmente per quello che era davvero. Come una carcassa è reclamata dalla natura, carne ed ossa digerite dalla terra, così Hideyoshi era avvinto dalle propaggini di quel luogo. I viticci gli scorrevano sulla pelle, la prosciugavano, ne superavano il tenue confine per strisciare tra le viscere. Ne avvertì il contatto, allora come prima, come sempre: neutro, lieve, torbido. Non si trattava di un tocco estraneo; esattamente come era stato a Ryuchi, quello era l'unico tocco che sentiva davvero proprio. Un abbraccio che, pur senza ammetterlo a sé stesso, aveva ripetutamente desiderato fosse l'ultimo.
Ciò che invece reclamava la sua attenzione, unita alla scena che gli si andava prospettando di fronte agli occhi, era il comportamento del Segno. Il Potere di Otomika si allineava alla natura delle misteriose entità, ed il Kokage ne percepiva l'irrefrenabile mutare, il trepidare, quasi sentisse la necessità di lasciare il suo ospite attuale per ricongiungersi alla propria compagine. O, peggio ancora, di mutarlo in tal senso.
Così si ritrovò al cospetto di quelle entità, che come lui erano un prodotto di quel luogo. Diretto, anziché indiretto... o almeno questo Hideyoshi poté supporre. Mera congettura era non soltanto la loro natura, ma anche il significato delle parole che gli erano rivolte: arcane fin da principio, ora acquisivano valore esortativo, profetico, mescolando al moto mutante del Segno l'ambiguità sinistra di un anatema.


(... inganno della coscienza? Si spargeranno per il mondo?)

Simili profezie non potevano non suonare familiari al Cantore, non dopo Watashi. Immagini di una seconda ondata di mostruosità andarono a popolare l'immaginazione di Hideyoshi, riflettendosi nella natura di chi aveva davanti, e nella propria. In qualche modo, gli esseri di fronte a lui si atteggiavano a liberatori, la piaga che aveva trasformato e mutilato Bousun una benedizione. Nell'udire quelle specifiche parole, di nuovo e più forte, un senso di familiarità si fece largo nella mente adulterata del Kokage. Questa volta più specifico, più puntuale: aveva già sentito qualcuno proferirle, ma non avrebbe saputo definire né il soggetto, né il contesto. Non lì.
Soltanto a quel punto le nuove presenze lo avrebbero raggiunto. Anch'esse striscianti, come era usanza in quel luogo, ma decisamente meno accomodanti delle prime. Questa volta, inoltre, la parola avrebbe immediatamente rivelato il soggetto parlante, non fosse bastata l'immensa vibrazione avvertita dal Cantore non appena gli passò accanto. Il solo manifestarsi del Verme di Ryuchi in quel luogo ne avrebbe modificato la consistenza, affilando contorni smussati, avvelenando acqua e radici. La voce di Manda perforò il velo molle della sua mente, esortandolo a completare il proprio compito, a provare la propria forza all'eremo... o ad esserne consumato.
Non c'erano mezze misure, non c'era diplomazia da intentare. O lui, o loro. Tanto valeva per i Serpenti quanto per le misteriose entità che animavano quella dimensione. Quale che fosse la volontà di Hideyoshi, Manda era stato inviato per assicurarsi che virasse verso l'obiettivo che gli era stato indicato. E il Kokage seppe di non avere scelta.


(Non posso affidarmi ad altri. A questo punto, la strada per me è una soltanto.)

Aveva fatto pace con questa realizzazione ormai parecchio tempo prima, costretto da forze che andavano ben oltre la propria repulsione per i Mangiatori di Terra. Era stato Kinji ad indicargli quella soluzione... era stato Otomika stesso, in qualche modo... ed era stato il suo corpo a costringercelo. Arrivati a quel punto, toccato il fondo, per il Kokage non rimaneva spazio per perseguire altra strada. Fu l'entità stessa a ricordarglielo, mentre il Verme gli strisciava accanto.

"Noi... noi non saremo mai pari..."

Rispose, la voce fatta di schiuma, fango e radici, mentre per un ennesimo scherzo degli dèi l'entità di fronte a lui si accasciò improvvisamente. Non fu dato al Kokage di conoscere il perché di quella reazione, né, pur avendo la volontà di indagare, egli avrebbe potuto: da predatore qual'era, il Verme lo esortò immediatamente a sfruttare la vulnerabilità rivelata dell'essere. Spinto da quel comando, o forse sulla scorta unicamente della propria rinsaldata determinazione, il Cantore avvertì quel senso di spostamento e mutazione intensificarsi. Una trasformazione era in atto... di che natura, impossibile dire.

(Allora sarà l'ennesima... soltanto l'ennesima catena...)

Il suo corpo gli apparteneva nuovamente. In mente le parole della creatura, Hideyoshi sfruttò quel momento di autonomia per lanciarsi con tutte le forze residue contro di lei. Il proprio moto strappò le radici dal suolo, svellendone larga parte e sollevando il fango circostante, che anziché ricadere prese a convergere lungo la stessa linea d'attacco, fissandosi attorno alle mani del Kokage.
 
Top
view post Posted on 4/6/2021, 14:50     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


La contabilità era decisa. La forma tracciata. I viticci alieni divennero un tutt'uno col suo corpo, nuovi arti pronti a obbedire ai suoi comandi. Sentiva pulsare la sua pelle di lamine a squame. Pulsante e viva. Da quanto tempo non provava quella sensazione? Quel tepore, quel... soffio vitale. Quella pulsione alla lotta.
La tromba che aveva scelto di squillare funse da segnale, e le due orde primordiali si appressarono e avventarono l'un l'altro e danzarono e si urtarono vacillando. Alti sopra tutti, torreggiavano le figure del Cantore e della Madre, avvinghiati come in un tutt'uno, in una lotta insita e al di là della loro comprensione.
Avvertì l'urlo sordo della creatura, la sua sofferenza che pareva appartenere a una dimensione che poteva solo scorgere, forse lui e lui solo, e i priori e gli iniziati della medesima stirpe dannata.
Tra l'eccitazione gli umori della danza, la figura sgattaiolo via dalla sua furia, e preso dalla foga sentì l'innata pulsione di seguirlo, preda mutata in predatore, predatore mutata in preda, in continuo stuolo di vicendevoli vittime.
"Non sei mai cambiato...
Una voce ovattata, che poteva provenire da qualsiasi anfratto di quella serie di cunicoli immaginifici in cui si era ritrovato.
"... Lo stesso ingenuo e arrogante ragazzino."
Qualunque ombra possibile nascondiglio di una preda ferita.
"Ma ho pietà dentro di me, e tempo infinito. E anche impazienza, perchè sono tutto."
Avvertì una qualcosa muovere verso di lui. Come dei fendenti diretti verso di lui, pronti a lacerarlo. Era come se li avesse quasi previsti. A tal punto potevano essersi sviluppati i suoi sensi?

Perdona il ritardo e il post scarno, davvero, ma non mi andava di farti attendere oltre
 
Top
view post Posted on 8/6/2021, 08:04     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,048
Location:
Frittata

Status:


???, ???, ???


Si avvertì fluire via, disperso come spuma del mare tra le onde, come nutrimento nel sangue. La sua essenza, già flebile, diluita ed assorbita dai viticci, trascinata nel punto più alto e in quello più basso simultaneamente. Muovendosi muoveva quel bosco, quel mondo, e lo scontro con l'entità era una tempesta di spirito e materia. Aveva mille braccia, mille gambe, mille occhi; la battaglia gli fluiva attorno da milioni di punti di vista, ed ogni attacco era rallentato all'eternità. Quando era stata l'ultima volta che si era perso a quella maniera? Che aveva sentito fluirgli dentro l'anima dei Kaguya? Non riuscì a ricordarlo, non lì; una furia ancestrale ne annientò presto ogni razionalità, riducendolo a quello che infinite altre volte era stato. Da giovane. Da essere umano.
La sofferenza dell'entità era la sua, e così quella di ogni creatura sotto di lui. La sentì gridare, urlare, il suono assorbito da una vibrazione capace di innescare un ennesimo processo germinante. Mutò nello spazio, nel tempo, fuori da quel luogo ed entro infiniti altri. Era gli alberi nel cortile dell'Accademia di Kiri, era l'acqua in un lago della Cascata, era la roccia nel Paese della Neve, era lo sguardo di un uomo nei sotterranei del Suono. Erano ovunque e da nessuna parte, chiunque e nessuno, sempre e mai. Così lottarono, avvertendo una delle due parti perdere terreno, ridursi, infine fuggire.
Ma una separazione era impensabile, a quel punto. Parte del proprio ciclo vitale, egli sentì di doverla seguire ovunque si rifugiasse. Così si rincorsero, in quello che parve, ad un tempo, un ciclo infinito ed istantaneo. Udì la voce dell'entità dileggiarlo anche lì, scorrere contro ed attraverso il tempo, ciascuna eco rincorrente e divorante quella precedente.


"Non sei mai cambiato..."

Ma nemmeno quella voce gli era estranea. L'aveva già sentita, l'aveva già sperimentata in infiniti cicli, in infinite vite. Era parte di lui, da lui riemergeva, come riflesso sull'acqua cristallina.

"... Lo stesso ingenuo e arrogante ragazzino."


Così lo chiamò, così come l'aveva già chiamato un esercito di voci, ritirandosi in un'oscurità che non poteva essere sfiorata dalla coscienza. Un abisso capace di assorbire ogni ascesso di senno. Di Hideyoshi non era rimasto più nulla.

"Ma ho pietà dentro di me, e tempo infinito. E anche impazienza, perchè sono tutto."

Solo allora si mosse per finirlo, per dilaniarlo. Avvertì la sua essenza muoversi verso di lui, l'affilatezza di un pensiero mortale scorrere lungo una vita intera per raggiungerlo. Avrebbe avuto tutto il tempo di evitarli, di accettarne l'entità, di farla propria. Che fosse per elevazione dei propri sensi, o per grazia di qualche altro artificio proprio di quell'oscurità senza senno, evitare l'attacco non sarebbe stata questione di percezione, ma di effettiva opportunità. Gli sarebbe stato possibile muoversi, in un luogo senza spazio? Gli sarebbe convenuto, in un luogo senza forma? Continuò ad avanzare, annullando quel che rimaneva di sé nel tentativo di raggiungere l'entità, spingendola ancor più in profondità.

GDROFF///Io prima di scrivere sti post:

///GDRON
 
Top
view post Posted on 2/7/2021, 11:49     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


Schivò i colpi e ondeggiava nel vuoto e quando la sentì a portata fece partire i suoi fendenti e si sentì inondato di sangue e fiele o qualunque altro umore avesse potuto contenere il corpo del suo nemico. Scendeva su di loro una notte lunga e fredda, e per un istante vi fu una quiete spettrale. Come se ogni essere e qualunque forma annidata in quel piano interstiziale ora vivesse nel terrore.
"Ora esistiamo insieme. Due cadaveri in una tomba."
Gli alberi iniziarono a chiudersi intorno a loro, forme maligne e funeste si sviluppavano come enormi androidi evocati dall'inconsistenza aliena di quelle carni in collisione tra loro, infanti che urlavano la loro maledizione al mondo tenebroso e maleodorante che gli era stato dato.
La sentì sgusciargli via mentre il sangue e la carne pulsante pezzavano lo spazio fuori e dentro di lui, e una leggera coltre di fumo si andava dipanando come a coprire le empietà del mondo.
"Creatura arrogante come loro sei diventato."
La sentiva echeggiare ancora da quel non luogo. Eppure ora ne avvertiva l'origine, lo spazio dato ai sensi della sua nuova forma emersa dal vuoto, e che ostinatamente a lui rifuggiva.
"La vostra morte rapida e indolore sarà, mentre noi periremo all'infinito..."
La nebbia sempre più intensa, e alla sua origine mutata in fumo, e avvertì nuovamente quella sensazione di dolore tornare intensa come prima, furiosa e lancinante, come se quell'essere immerso nel candore dei vapori stesse attuando chissà quale litania, come se per respingere la notte e il buio stesse mutando in un folle paracleto assediato dalle suppliche dell'intero limbo.

Ma capisco. La vita chiama. Si avvinghia a te, oh somma egoista.


Da quei fumi emerse un'entità ormai priva di alcun legame al mondo sensibile, un essere orribile e squamato, quattro arti principali a sorreggerne il peso e altri quattro simili a lance acuminate da cui si dipanavano protuberanze e viticci mobilissimi. una lunga coda simile a una lancia o a un pungiglione pulsante, e solo dalla testa lunga emergevano fauci orrende fauci da predatore invincibile.

Il silenzio riempie la tomba vuota, ora che io sono andata. Ma mai la mia mente ha riposo, perché i flussi non indugiano. La mia domanda sarà posta... e tu risponderai.




Cacciò un urlo che fece tremare quel piano interstiziale, e il suo dolore si fece più acuto e la vide avvicinarsi dinoccolata e serena in quella sua nuova vera forma. Senza rabbia, senza minaccia, quasi pensosa.

Fatica, combattere, vivere. Queste le somme dolcezze. Mente dopo mente, tutto si modella e assorbe. Alla fine, tutto sarà tranquillo e saggio. Prima che ottenessi un nuovo corpo, avevo già combattuto migliaia di eserciti. Consumato interi continenti di carni, menti e ossa. Ti dirò il segreto, poichè una sola una verità esiste. Ciò che è stato sarà, e ciò che si è fatto si rifarà. Non possiamo esimerci dal creare, ma la fine di tutte la nostre creazioni sarà guardare un pallido riflesso e vederci per la prima volta. Il dolore causato agli altri. Il dolore causato a noi stessi. Solo questo è il lascito della sfida, che è guerra e distruzione.




Gli girava attorno, come un predatore con una preda moribonda e che sente ormai in suo possesso, e d'improvviso non la vide più, immersa tra quelle tenebre con cui ormai era divenuta un'unica e terribile entità. Eppure avvertiva la sua energia da emissario demoniaco. Con un po' di sforzo, poteva ancora avvertire quel legame ormai viscerale.

Fammi curare la tua infezione, non mi addolora condividerla. Come te, tutti loro moriranno. Tutta la vita, e tutti i mondi. Dopo averti usato e consumato e abbattuto, anche per loro giungerà il giudizio. La loro vittoria sarà solo un'altra pietra sul monumento a tutti i vostri peccati. Uno a uno, si immergeranno nel buio eterno, che è la loro vera forma.



Silenzio, fumo, ombre, carne e sangue.

Tolgo la vita, o la do? Chi è la vittima, e chi è il nemico?



Edited by Jöns - 2/7/2021, 14:25
 
Top
51 replies since 30/12/2018, 17:42   1774 views
  Share