| Museo di Bousun, Yuki no Kuni, 13 marzo 249 DN, ore 12.30 *Così, per la seconda volta da quando quell'intera impresa era cominciata, il Cantore di Lame si ritrovò a discendere all'inferno. Non un'esperienza nuova, per lui, ma comunque una cui l'uomo, qualsiasi uomo, anche quello a cui di umano è rimasto soltanto il nome, non può davvero abituarsi. Passo lento e circospetto, la mano stretta attorno all'impugnatura della lancia come il credente fa col proprio idolo, Hideyoshi affrontò i corridoi del museo diretto al seminterrato. Diversa era la prospettiva rispetto a quando era entrato; non più un esploratore ardito, un risolutore, un predatore... ma un penitente, una preda, qualcuno ormai consapevole della propria vulnerabilità a qualsiasi cosa popolasse quel luogo. Qualcosa in lui urlava perché fuggisse, perché abbandonasse quella follia e scegliesse piuttosto di affrontare la furia dei Serpenti, ora così lontana ed eventuale al confronto. Eppure certa, eppure mortale, perché anche non lo avessero tradito ed ucciso, senza accesso al Senjutsu il Kokage sapeva che i suoi giorni, pur contati, diminuivano drasticamente in numero. Solo questo gli servì come conforto, così come tante, troppe volte era accaduto prima: la consapevolezza di non potersi voltare indietro, di non avere alternativa all'orrore e alla depravazione in cui volta a volta scivolava, lo spinse avanti, soffocò terrore... e vergogna.*(Kinji-dono... spero vivamente che tu abbia ragione, spero che Keiichi-sama avesse ragione. Se solo il Laboratorio fosse rimasto in piedi, se solo...)*Se solo il corpo del Kokage non fosse sparito, trafugato da Yo e condotto chissà dove, nelle profondità del villaggio con ogni probabilità... se solo. Perso in quel che avrebbe potuto essere quasi quanto in quel che era o sarebbe stato, Hideyoshi imboccò finalmente una delle scalinate che l'avrebbero condotto di sotto. Il livello di umidità parve aumentare ad ogni passo, divenendo presto rancido, soffocante e reminiscente di Ryuchi. Attorno a lui, tuttavia, un ambiente asettico e sinistramente ordinato, specie se messo a confronto con lo stato delle piante al piano di sopra. Le pareti lisce, uniformi fatto salvo un leggero strato di muffa agli angoli del soffitto, lo condussero avanti finché anche quest'ultima conclusione non venne meno. Si fermò, appiattendosi lentamente contro al muro, mentre la porta d'accesso gli appariva dopo una seconda svolta. Qualcosa aveva chiaramente tentato disperatamente di infilarcisi dentro, oppure, in qualche modo, era stato trascinato fuori: il materiale dell'ingresso era infatti stato piegato e ritorto da una forza impressionante, che aveva, nel processo, sparso il proprio o l'altrui sangue per la lunghezza del lembo alterato. Un'immagine evocativa, foriera di pensieri terribili, sospetti indicibili. Se già scendendo lo shinobi non sperava di rinvenire anima viva lì sotto... no, anima umana, ora poté averne la certezza. O quasi. Se davvero gli dèi avevano ritenuto, nella loro somma perversione, che qualcuno dovesse sopravvivere a quell'orrore... allora forse avrebbero concesso anche a lui questa grazia. Non importa come ne fosse uscito. Proseguì, di fronte a lui un mutare di scena quasi repentino, affine a quel che il passaggio all'Oblio spesso imponeva sul mondo. Tutto attorno ciò che era bianco divenne rosato, rossastro; ciò che ancora era sano si fece malato. Le macchie sulle pareti, la muffa e l'umidità, protruse all'infuori come bubboni sulla carta da parati, il colore quello del sangue a stento rappreso. Un massacro si era consumato tra quelle pareti; qualcosa di orripilante di cui, Hideyoshi ne era ormai terribilmente certo, gli uomini di Nishikori dovevano essere almeno indirettamente responsabili. Non era possibile che non si fossero accorti, che non sapessero... e allora dovevano aver deciso di non intervenire, per completa impossibilità nel migliore dei casi. Ma non era quello che il capitano gli aveva detto.*(Kami... come è potuta accadere una cosa del genere? Come hanno fatto?)*Aveva una risposta per sé, per il Suono, ma un luogo del genere... possibile che fosse la stessa? O che ci fosse un collegamento? Improvvisamente, assolutamente insperata, una speranza prese a farsi largo nella sua mente. Ma la circostanza era talmente assurda, talmente perversa, che non osava immaginarne le implicazioni. Non poteva trattarsi di una coincidenza, non almeno a quel livello. Ma Hakuja c'entrava qualcosa? Possibile che sapesse? Non era da escluderlo, considerato il livello di accesso che i Serpenti avevano al Suono...*(Eri qui...? Sei ancora qui...?)*Onimio. Onimio Kaguya. Il nome prese a rimbalzargli in testa impazzito, ciascun rintocco un ricordo completamente fuori luogo, tanto inaspettato quanto angosciante. Contro ogni cautela, ogni necessità immediata, la mente del Kokage tentò di rammentare quanto l'ultimo rapporto riguardo la posizione e attività dello scienziato aveva confermato. Era passato più di un anno, ma le parole che aveva rivolto a Sayuri Maeda, la ragazza che aveva inviato ad indagare, gli tornarono chiare, più chiare di quelle vergate sulla carta da qualcun altro.*("...interrogare ed uccidere il Dottor Dotoki. È stato avvistato l'ultima volta tra il confine dell'Erba e quello della Pioggia. Si tratta di un individuo tanto geniale quanto folle, e non è escluso che abbia modificato i propri connotati nel tentativo di depistare eventuali inseguitori. Mi affido alle tue capacità per scoprire che ne è stato di Onimio Kaguya, se possibile la sua posizione attuale...")*Che ne era stato di Maeda? E di Dotoki? L'ultimo avvistamento dello scienziato, braccio destro di Tashigama, facevano riferimento ad un laboratorio tra Kusa ed Ame... ma da allora era successo di tutto. Possibile che si fosse rifugiato qui? E se si, che avesse tentato di riprodurre qualcosa? Difficile, difficilissimo... ma in quel momento al Kokage parve incredibile che la possibilità non gli fosse sovvenuta prima. La Progenie sopravviveva ancora in quel mondo, certo, ma sempre meno e con minor incidenza; un'emersione in quel punto, a quel modo e a quelle condizioni... non poteva non farlo sperare. E la speranza stessa non poteva non lanciarlo nella disperazione: se aveva ragione, allora le possibilità di ritrovare Onimio, o una sua traccia, una sua memoria, erano remote quanto quelle di salvare sé stesso. Quali che fossero le risposte, ben presto il corpo pretese nuovamente di riportare la mente al qui ed ora. Nell'oscurità di quel corridoio, tra le porte a vetri opacizzate da sangue e condensa, Hideyoshi avvertì la marea del Segno montare nuovamente, le sue acque ribollire sotto nuova pressione. Qualcosa si muoveva nei dintorni, scivolando ad un tempo lungo il pavimento e la schiena del Cantore. Mani, occhi, viscere, ben presto ogni centimetro del laboratorio pulsò al suo stesso ritmo. Un cuore, no, uno stomaco, la fame insaziabile e la digestione perenne. Ne avvertì l'odore, il suono, un gorgogliare sommesso e vibrante. Poi, d'improvviso, un gemito. Inequivocabile, provenne dalla propria sinistra, poco più che un metro. Attese un istante, immobile, quindi mosse un passo oltre l'angolo.*(Ma che...?)*Qualcuno era in ginocchio, a terra, la testa piegata sul petto. Lievi lamenti alternati a vagiti l'abbandonavano, uno stillicidio luminoso dal viso fino ad una piccola pozza in terra... difficile dire se lacrime o saliva. Sul momento, vedendo finalmente anima viva che non apparisse mostruosa, l'impeto del Kokage fu di soccorso. Tanto per sé quanto per quell'anima altrettanto sventurata. Mosse un passo in avanti, irruento se messo al confronto con quelli che l'avevano preceduto, sulle labbra la sagoma di un richiamo... ma immediatamente, maledettamente, qualcosa lo trasse indietro. L'immagine era quella più di un rituale che di un soccorso, e la posizione dell'uomo, così come di quel che Hideyoshi distinse immediatamente alle sue spalle, si allineava alla sua in una maniera che non poteva avere del casuale. Forse fu questo a trattenerlo, forse, tuttavia, fu l'immediato montare del Segno ai confini della propria mente. Un misto di paura e affrancamento, il riconoscere un proprio simile ed il timore che ne derivava. Predatore incontrava predatore... no... preda incontrava preda.*(Kami... no... vi imploro...)*Si ritrovò a supplicare, mentre un velo di sudore freddo gli imperlava la fronte. Improvvisamente si sentì come di fronte al lupo, così tanti anni prima, raggelato dal terrore, lui un genin, il seminterrato uno dei più cruenti tornei mai organizzati. Così, udendolo soffrire, gli dèi si contesero le carni di quel sacrificio, ciascuna mano a sé traendo, dilaniando. Uno squarcio mortale si aprì nel torso dell'uomo, dallo sterno all'inguine, mentre i muscoli lacerati prendevano vita propria, i lembi di carne animati come tentacoli. Lungi dal morire, l'uomo si tramutò in una fauce bipede, il grido di dolore ben presto torto in un ruggito agonizzante. Se fino a qualche minuto prima il jonin si sarebbe potuto ancora nascondere dietro un misero beneficio del dubbio, ora lo stato di cose appariva in tutta la propria ovvietà. L'orrore, che altro non poteva essere se non Progenie, si levò in piedi e gli balzò addosso in un unico movimento bestiale. Caracollò su gambe esitanti, in un primo momento, quasi che il governo del corpo non appartenesse più al cervello, ma ben presto abbandonò ogni pretesa di equilibrio per scagliarsi contro Hideyoshi. Un Hideyoshi ancora immobile, pietrificato, lanciato in un incubo vecchio ormai tre anni. Lo stesso che lo aveva visto spiraleggiare fino in quel seminterrato. Erano state le stesse mostruosità a portarlo lì, a contaminarlo, a renderlo l'essere moribondo che era ora. Gli avevano tolto il nome di Kaguya, lo avevano costretto ad imparare ogni cosa daccapo, a trascinarsi, a dover arrancare di impresa in impresa per poter anche solo sperare di sopravvivere. Ne avevano fatto un animale, no, peggio... ne avevano fatto uno di loro. Volute di energia, scure, un tutt'uno con l'ombra che impregnava quel luogo. La loro essenza era la sua, e così si avvertì scivolare in ogni anfratto, attraverso la pietra e la carne. Era il sangue sul pavimento, la polvere noncurante sulle apparecchiature, il respiro dei due che lo osservavano sul soffitto, le urla del poveraccio davanti a lui. In un unico istante si rivide per come era, per come sarebbe potuto essere, per come doveva essere. Gridò, un tutt'uno con chi voleva annientarlo, ad un passo dal lasciarlo fare. Gridò fuori da quel momento e da quella sofferenza, gridò con tutte le forze di cui ancora disponeva, lasciando che fosse il Segno a riempire il vuoto. Definitivamente, completamente. Com'era stato quel giorno nel deserto, quando la sua vita era diventata qualcosa di caricaturale, grottesco. Per un unico istante rivide il suo volto, avvertì la sua presenza, vicina come non mai. Lo scorse superare la terribile soglia che il chakra di Keiichi aveva tenuto sigillata per così tanto tempo, il suo passo una valanga, la sua volontà un terremoto. Sapeva cosa stava per accadere, ma fatalmente non importò più. Laddove nessuno poteva udirlo o vederlo, aiutarlo o schernirlo, la forza di continuare a lottare lo abbandonò. Al suo posto, una furia cieca.<attivazione> - 2° Stadio del Sigillo - (Vta: - 8 x turno) "Rilasciando completamente il Seal maledetto, il ninja viene sopraffatto dall'oscuro potere cambiando il proprio aspetto fisico e aumentando notevolmente le proprie capacità. Consuma maggiori quantità di energia vitale, ma gli effetti liberati risultano quasi prodigiosi. Esistono quattro varianti di questo Sigillo, ognuna rappresentata da un elemento."
<attivazione> - Kaishi- (-15 Stm a turno)(Richiede il secondo stadio del Segno Maledetto) "Dal momento in cui Keiichi ha sigillato nel Segno di Hideyoshi i tre Sentieri conosciuti, la natura del potere oscuro è stata, per il Cantore, sovvertita. Le reminiscenze di Otomika, causategli dal Sentiero della Trasmigrazione, sono svanite, e così anche la presa sempre più incombente del Segno sulla giovane coscienza del ragazzo. Ora custode di un potere in costante conflitto interno, Hideyoshi non è più strumento di volontà oscure, ma loro, finalmente libero, fruitore. A prova di ciò, il marchio nero del Segno Maledetto è scomparso dal corpo del ragazzo. Quando raggiunge il Secondo Stadio, i tre Sentieri si manifestano distinti, in lotta l'uno con l'altro per imporsi sul suo corpo, senza alcuna vittoria. I benefici e i costi conferiti da Kaishi si sommano alla normale natura del Segno."
- Il Sentiero del Vuoto, che conduce all'oblio, percorso da Otomika Kaguya. L'energia del Segno si fa nera, densa, dai riflessi blu, e il corpo del Cantore è attraversato da una scarica che rinvigorisce ed ingrossa la muscolatura. I capelli aumentano di lunghezza, e la mente del ragazzo è affilata come un rasoio. Qualsiasi sua reazione aumenta in rapidità, così come i movimenti e la violenza dei colpi, che cessano di mancare il bersaglio. Concede un vigore sovrumano ed una maestria sconfinata, +60 Frz/Vel. Inoltre, quando sprofonda nel Vuoto, Hide recupera un quantitativo della Stm sottrattagli da Kaishi fino a quel momento pari a 5* il numero di turni in cui Kaishi è stato mantenuto attivo.
<taijutsu ravvicinata> -Vuoto: Yashin no Mai- (-15 Stm) "Nessun uomo ha mai desiderato tanto; nessun uomo ha mai ottenuto tanto. Otomika Kaguya ha usato il suo talento e la sua determinazione per ottenere un potere spaventoso, e su tale forza ha fatto leva per schiacciare ogni ostacolo nell'ascesa verso il nulla. Uno spadaccino leggendario, uno shinobi spietato, un dominatore incontrastato. Intrapreso il Sentiero del Vuoto, Hide è pervaso dalla sua immensa potenza. I punti deboli del nemico sono a portata di mano, il corpo guadagna un'energia terrificante, la mente non può più vacillare. Attorno a lui l'energia del Vuoto si fa tangibile, penetra fin dentro le ossa, scorre nei muscoli. Con uno slancio istantaneo, il Cantore si proietta verso l'avversario vibrando una serie di colpi potentissimi, ciascuno rinforzato dall'energia del Segno, che si svincola esplodendo e sbriciolando l'ambiente circostante sotto forma di serpenti neri, dagli occhi scarlatti. Conferisce un bonus di +230 a Frz. Qualora infligga Danno Certo, l'avversario sentirà il Segno corroderlo, e non potrà recuperare né Stm né Vta, in alcun modo, per i prossimi due turni. Quando la tecnica è terminata, l'energia continua ad infuriare sul campo di battaglia, rimuovendo eventuali cambiamenti del paesaggio causati da jutsu propri o avversari. <effetto jonin> - Shihai no Seika: L'ambizione di Otomika non può essere controllata in alcun modo, salvo dalla furia dello scontro. L'energia più densa generatasi dall'impatto dei colpi non si allontana dai palmi del ragazzo, ed incapace di scaricare altrove si condensa in due armi dall'aspetto crudele e letale. Ciascuna è composta da una coppia di lunghe lame in forma di mezzaluna, strette nel pugno attraverso un manico centrale, e sigillate da una mitena circolare a proteggere il dorso della mano. Lungi dall'essere strumenti di difesa, i due scudi hanno il solo scopo di rappresentare il volto di un demone. Conferiscono un bonus di +5 a Frz, che aumenta ad ogni colpo bloccato o inferto fino a +40, Ferita da Taglio. Una volta raggiunto il pieno potenziale, l'Inno del Dominatore risuona infausto in lontananza, e gli occhi dei demoni si accendono di viola. Le lame cercheranno ora attivamente il sangue avversario, guidando i colpi del Cantore attraverso la difesa ravvicinata e riducendone l'efficacia di 1/20 ogniqualvolta è ripetuta la stessa tecnica, fino ad un massimo di 1/5. Il Ballo dell'Ambizione è utilizzabile una volta per scontro. L'Inno del Dominatore sostituisce qualsiasi altra arma equipaggiata, e scompare al cambio di Sentiero." *Lo sentì avvicinarsi, le loro coscienze toccarsi nuovamente, come un pianeta fa con un buco nero. Irresistibilmente rapito da quello squilibrio di forze, il corpo del Cantore prese a mutare fuori dalla sua volontà, rinvigorito da forza innaturale, assumendo tratti sempre più simili a quelli dello Spettro d'Argento. Memorie e pensieri non suoi iniziarono a popolarne la mente, mentre l'energia del Segno traeva senza alcuna pietà nutrimento dall'ambiente circostante, accelerando ulteriormente il processo di mutazione. Era sul punto di perdersi completamente quando lo vide scattare di fronte a lui, lasciarlo indietro senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Lo vide superarlo, passare oltre, portandosi dietro un uragano con lo spostamento d'aria. Lo seguì; sulle labbra un urlo a stento udibile nel roboare del chakra, nelle gambe e nelle braccia tutta la forza di cui disponeva. Nello scattare in avanti lasciò un cratere nel pavimento, mirando a sbriciolare l'entità di fronte a lui per poi scaraventare un maremoto di colpi sugli altri due.*
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