Missione B - 無罪 Muzai - Innocenza o dovere?, Passaggio di rango a chunin per yolomasterlol

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view post Posted on 19/5/2020, 22:46     +1   -1
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*Il mazzo di chiavi mai chiesto indietro da quella bimba ingenua, contiene davvero quella destinata ad aprire la stanza che emana l'effluvio chimico, un odore che aggredisce le narici di Kazuku, una volta compiuto il suo ingresso. La serratura scatta senza incepparsi, i cardini ruotano senza cigolare, l'oscurità ammanta l'ambiente, rischiarata soltanto da lunghe e pallide lampade al neon – se le avesse volute accendere.
Nell'angolo in fondo a sinistra, due pareti di plexiglass separano ermeticamente una sorta di cella più piccola dal resto della stanza, occupandone circa un quarto: tre futon arrotolati ed i resti di comuni suppellettili tra bicchieri e vassoi, con relative posate e stoviglie di latta, giacciono sul pavimento, all'interno della gabbia; una fessura situata all'altezza del pavimento deve essere il passaggio attraverso cui far giungere del cibo all'interno. Le impronte lasciate da piccole mani sul materiale traslucido appaiono evanescenti come fantasmi, se le si osserva da una precisa angolazione, che le libera del riflesso grigiastro del neon.

Un armadio dall'anta socchiusa lascia intravvedere la manica di un camice bianco; uno scaffale di acciaio ospita scatole di protezioni monouso, tra cui guanti e mascherine. Il piccolo tavolo nell'angolo subito a sinistra, dirimpetto al box trasparente, ospita un congegno elettrico simile a una cuociriso, ma apparentemente utile a qualche scopo medico; attorno ad esso numerosi flaconi bianchi o trasparenti emanano il puzzo chimico che impregna la stanza. Sì, lungo la parete a destra della porta è collocata proprio la scrivania a cui Kazuku attinge, cercando le carte incriminanti, così come fa con una libreria in legno scadente collocata lì accanto.
Quelle che rinviene sembrano analisi del sangue, di tre persone diverse per l'esattezza: le varie voci si susseguono spesso senza avere senso per lo shinobi, non addestrato nelle arti mediche, tuttavia gli appunti dell'aguzzino evidenziano alcuni valori con ampi cerchi di penna rossa, annotando accanto commenti come “valore atteso”, oppure i lunghi nomi di composti chimici impiegati per “stabilizzare sintomi 48-36h”. I soggetti degli esperimenti non sono altro che numeri, per i loro aguzzini: codici alfanumerici assegnati in base all'età forse, certamente non in base al nome delle cavie. Per ciascun soggetto è presente una cartella priva di dati anagrafici, se non l'età e qualche appunto su eventuali condizioni mediche ereditate dai genitori: sono dodici cartelle in tutto, disposte sulla libreria, di cui tre aperte e abbandonate in orizzontale sul ripiano di legno che le ospitava

Un'altra porta si apre nella parete di sinistra, tra la fine del box e il tavolino con quella specie di pentola, ma quella è chiusa con una chiave che nemmeno il mazzo di Kazuku contiene.

Uscendo dal laboratorio, delle esclamazioni soffocate sarebbero trapelate da sotto la seconda porta, confermando ciò che il naso del ninja già sapeva; si sarebbe diretto a quel punto verso la stanza dello “zione”, guidato dal puzzo e dal russare.
Anche in questo caso la serratura cede senza proteste; l'anta si schiude, lasciando fuoriuscire una zaffata pestilenziale in direzione del malcapitato, tanto intensa da far lacrimare gli occhi: sarebbe stato difficile percepire qualsiasi altro odore in quella camera a gas.
La prima cosa che Kazuku avrebbe notato, sarebbe stata la porticina scavata nella parete opposta a quella in cui si apre la porta di ingresso, dotata di una serie di chiavistelli e serrature, nonché di uno spioncino rivolto verso l'esterno.
Trappole o congegni assenti, se non consideriamo l'afrore proveniente dal corpo riverso e dalla pila di abiti usati che ricopre una sedia... di cui si scorgono soltanto le gambe, al di sotto degli indumenti ammucchiati.

Alla sua sinistra, parzialmente coperto dall'anta stessa della porta, sta un letto a castello: sul materasso di sotto giace il grassone addormentato, che non smette un istante di russare come un contrabbasso. A terra, accanto alla testata del letto, giace rovesciato un bicchiere di latta che emana un sentore di sakè scadente, misto a qualcosa di estraneo; il liquore si è sparso a formare una pozzanghera, che ha inzuppato una rivista per adulti, anch'essa abbandonata a terra con grande negligenza. Mentre sul materasso soprastante...
… il cuore del genin avrebbe forse perso un colpo, scorgendo la silouhette di una massiccia spada a lui familiare, insieme ad un sacco di iuta pieno a metà di qualcosa che chiaramente non è grano, né riso.*

 
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view post Posted on 15/7/2020, 09:18     +1   -1
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Quella esplorazione all'interno della stanza si rivela al contempo illuminante e completamente inutile: trova quelle cartelle tanto agognate, eppure contengono per la maggior parte informazioni che non riesce a capire e tradurre. Aggrotta la fronte, la mascella si serra nel mentre che caccia in gola un conato di vomito derivante da quelle zaffate forti e ripugnanti che inondano i locali delle stanze che sta effettivamente esplorando. Scuote il capo, cerca di concentrarsi, non ignorandole ma tentando di farvi l'abitudine per il semplice motivo che ora capisce, capisce che quello è il luogo che stava effettivamente cercando.
Non uno sguardo alle finestre chiuse, blindate, ma piuttosto a quelle celle vuote, quegli appunti in cui riesce facilmente a tradurre un solo dettaglio: sintomi, seguito da un periodo temporale che indica come le vittime di quella malsana scienza abbiano sviluppato probabilmente qualche controindicazione. Prende visione di quelle cartelle, lasciate sul tavolo come se niente fosse, così come si rende suo malgrado conto di come una seconda stanza che si apre proprio da quella in cui si trova non gli sia accessibile: non ha nessuna chiave in grado di aprirla.
Che sia forse quella la stanza in cui sono contenute la gran parte delle informazioni di cui necessita? Certo è che le cartelle sono dodici, in ognuna di esse sono appuntati dettagli che fanno presagire come gli aguzzini siano ben inseriti all'interno del villaggio, e non potrebbe, a pensarci, essere altrimenti. Lui stesso è stato drogato e rapito mentre si trovava nel bel mezzo del villaggio, vittima con tutta probabilità di una bevanda alterata. Che avessero paura di lui, o che pianificassero di utilizzarlo allo stesso modo in cui sono stati utilizzate quelle cavie, sa bene, ora, che non c'è modo di risolvere il mistero. Non può risolverlo uccidendo semplicemente i suoi aggressori, ma dovrà da essi ottenere risposte, e l'unico modo per ottenere risposte sincere è....

Torturali

Il lupo, quella creatura magra ed apparentemente malata, morente, ha ancora il tempo di emettere in un gorgoglio sommesso quelle semplici parole. Parole che in altre circostanze avrebbero forse scatenato una reazione da parte di Isobu, perché la crudeltà gratuita non è ciò che contraddistingue ed accomuna il loro accordo, il motivo per cui hanno scelto di fare squadra. Ma in questo caso, non c'è niente di gratuito, proprio poiché la sua intenzione sarà terrorizzare gli aguzzini, i colpevoli, fargli rimpiangere le loro azioni per poi dar loro, infine, una morte veloce, pulita. Una morte che forse non si meritano, che sicuramente non meritano. Eppure, ora si rende conto di quanto una punizione più marcata e crudele, sia semplicemente senza senso. Tutti muoiono, tutti hanno paura di morire, e non importa come vi arrivano, importa il motivo per cui quella vita viene presa...e chissà...chissà se prima della fine si renderanno conto della loro follia, della loro crudeltà.
Ci sono altre stanze da visitare, ma solo una ora gli interessa davvero: quella da cui proviene il russare di uno dei suoi aguzzini, la ragazzina si è rivelata essere una fonte di informazioni affidabile e precisa, una innocente non traviata ma inconsapevole del male che i suoi tutori attivamente praticano. Prende le cartelle mediche, una smorfia ripugnata al solo pensiero della vita che quella ragazzina deve aver vissuto, una vita che ora deve poterle restituire, vuole poterle restituire.
Si muove cercando di rimanere silenzioso, nelle ombre, facendo attenzione al rumore che ogni singolo passo produce così da minimizzarlo: la sua vittima potrebbe avere il sonno leggero per quanto ne sa. Un sonno che invece si rivela pesante e che infine lo vede trovare un omaccione addormentato sul proprio letto. E se lì sta la vittima delle proprie attenzioni, gli strumenti con cui dargliele si palesano poco dopo. La propria spada, la pesante mannaia, quel sacco...tutto questo semplicemente lo chiama, improvvisamente brama i suoi effetti, e prima ancora che possa rendersene conto ecco che la destra si sta stringendo attorno all'impugnatura della propria arma. La cicatrice sul braccio freme, brucia, ed improvvisamente è come se sentisse quel patto forgiato nel sangue rinnovarsi. Chiude gli occhi e può sentire un ruggito, li riapre, ed improvvisamente una maggior euforia lo avvolge, al punto da non riuscire a trattenere il ghigno con cui osserva quel grassone addormentato.
La veste femminile viene abbandonata, recuperando i propri effetti, improvvisamente torna ad essere sicuro di sé: saranno in grado di affrontarlo adesso che è consapevole della loro minaccia? Se anche lo fossero, non ha alcuna intenzione di lasciar loro la possibilità di farlo.
Ecco che quindi si posiziona a qualche metro di distanza di fronte all'omone sul letto, si inginocchia, le mani si intrecciano a comporre un semplice sigillo ed il proprio chakra torna a fluire attraverso il proprio organismo come un torrente in piena. Inspira, espira, ed improvvisamente quelle energie andrebbero con rinnovato vigore, suo sollievo, sua fortezza, a rilasciarsi all'esterno, componendo quella nebbia fredda, penetrante, capace di mordere ossa e anima, che contraddistingue il Diavolo di Kirigakure. Quella stessa nebbia ora tenta di avvolgere la propria vittima, insidiandosi dalla sua stessa bocca man mano che russa, cercando di congelarne le articolazioni, farlo sentire quasi paralizzato, fargli intendere che no, non ha alcuna speranza ora.

Sveglia sveglia piccolo omino...è tempo di rendere conto delle tue azioni

Un mormorio il proprio che viene abbandonato nella nebbia, al punto che dovrebbe palesarsi ora come un sussurrare che si diffonderebbe direttamente tutt'attorno all'uomo con il solo scopo di confonderlo, non fargli neanche capire da dove arrivi quella minaccia.

E' tempo di confessare i tuoi peccati, è tempo di rendere conto delle tue azioni...quindi dimmi...che esperimenti state conducendo in questa struttura? Perchè proseguite l'opera del chimico e chi in città vi aiuta a rapire le vostre vittime?

A quelle domande, la sensazione di gelo assoluto dovrebbe decisamente peggiorare, a stringere come una serpe stritola fra le sue spire una preda ormai spacciata.

Cosa c'è nella stanza secondaria del laboratorio, c'è qualcun altro oltre a te ed al tuo compare coinvolto in questa follia?

Altre domande, ancora quella sensazione si accresce, e così improvvisamente agli occhi del grassone dovrebbe palesarsi il luccicare riflesso della pesante mannaia, un luccichio che semplicemente promette una morte orrenda, brutale, promessa di una redenzione attraverso il dolore, una promessa macabra certo, e che tuttavia è parte integrante del credo della propria spada, perché nessuna persona che arrechi danno alla propria Nazione è innocente, e merita la più alta e severa delle punizioni.

Parla ora, perché devi confessare i tuoi peccati, parla ora, perché io oggi, sono il tuo confessore...

E nell'affermare quelle parole improvvisamente i propri occhi si spalancano divenendo un paio di fessure di bragia, demoniache, a bruciare nella nebbia come fossero composti da tizzoni ardenti. La nebbia lo avviluppa, e così cercherebbe di donargli una apparenza decisamente più spaventosa, una apparenza in cui le corna del Diavolo si fonderebbero a quelle tre code eteree che prendono a danzare dal proprio dorso, il simbolo dell'unione di demoni e diavoli. Lui.

E sono l'unico che potrà darti una redenzione

Conclude, raggelante, glaciale, lasciando che la nebbia faccia sfociare le proprie parole in un tenuen ruggito bestiale che si diffonde, cercando di penetrare le orecchie, le ossa, scuotere l'anima della propria vittima.

- Attacco Da Terrore a Bersaglio Singolo

<attivazione Da Terrore> - Osorejutsu: Occhi nella Nebbia - (Chk: 30) "Un rapido sguardo e la mente vacilla, dopo aver visto occhi fiammeggianti nella Nebbia... Un jutsu semplice, basta mettere un po' di Chakra negli occhi per farli brillare in un attimo giusto per essere visti dallo sguardo incredulo d'un avversario spaurito e che non verrà creduto. Questa attivazione da un bonus all'Attacco da Terrore di 20 e, in aggiunta, la prossima volta che il colpito abbasserà i propri PT, non potrà contare del bonus dato dai Compagni. Può essere usata solo in combo con un Attacco da Terrore su un Singolo Bersaglio."

 
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view post Posted on 17/7/2020, 12:20     +1   -1
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*Non si può mettere la mano sul fuoco, sul fatto che quel miserabile conosca il significato di parole come “redenzione” - un tantino troppo complessa per il suo livello culturale. Non si può essere troppo certi, in verità, nemmeno che il grosso e stupido essere umano dormiente stia comprendendo fino in fondo le domande postegli, impastoiato com'è dai tentacoli di un sonno pesante, innaturale, a cui il redivivo Diavolo si sforza di strapparlo con le sue armi migliori.

E il Diavolo ci riesce, per carità: vede lo “zione” agitarsi nel sonno sempre più violentemente, in preda all'incubo innescato dalla Tecnica i cui effetti si mescolano a qualcosa di esterno ad essa, fino appunto a produrre uno stato di terrore ipnotico, che avrebbe preceduto il risveglio vero e proprio.

Quando finalmente l'omone avrebbe aperto gli occhi piccoli e ottusi, si sarebbe trovato davanti niente meno che l'essere che lo perseguitava nel sonno: con movimenti impacciati, terribilmente comici per chiunque non si fosse trovato nei suoi panni, si sarebbe dimenato tra le lenzuola sporche, finendo per impastoiarsi sempre di più ed accrescere di conseguenza lo spavento che lo soffoca. Un grido di paura risuona acuto nell'angusto spazio della stanzetta; lui si ritrae verso il muro, rannicchiandosi nell'angolino più lontano dal demone che lo perseguita, piagnucolando in preda al panico, con voce molto, molto impastata - “Dorai-san... D-dorai-san...” balbetta, non si capisce se per invocare aiuto o se per indicare il nome di un responsabile - “Solo io... e lui...” aggiunge con immenso sforzo, nascondendosi poi la faccia dietro alle braccia incrociate, tremando come un cerbiattino sotto a un acquazzone primaverile - “Dorai-san dice e io faccio... dice gli ordini... gli ordini... del Chimico” spiega con grande fatica, poi deglutisce a vuoto.

“Vietato”
Vietato... cosa?

“Dorai-san lavora. Non vuole, devo stare lontano dalle sue cose. Perché... è un pericolo... Dorai solo può andare vicino... il vecchio... chiude un occhio o anche tutti e due...” - quest'ultima espressione è fin troppo fluida per essere farina del suo sacco. Probabilmente l'ha sentita ripetere parecchie volte finora.

Sta a Kazuku adesso stabilire la prossima mossa: continuare a torchiare il malcapitato, sperando di cavare qualche altra informazione utile da quei farfugliamenti frammentari, o liberarsene in qualche modo, per proseguire col suo piano d'azione. Di fuggire, l'omaccione sembra stranamente non avere la volontà, le forze o il coraggio, tanto meno gli sembra possibile opporre resistenza: scuote la testa e strizza gli occhi, come se cercasse di liberarsi da qualcosa che ottunde i suoi sensi.*

 
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view post Posted on 10/11/2021, 13:50     +1   -1
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La propria strategia sembra funzionare, sin troppo bene.
Osserva quell'uomo avvolto falla nebbia balbettare, chiudersi in un angolino nel vano tentativo di liberarsi di quella nebbia che come un freddo abbraccio lo avvolge completamente. Lo osserva, lo ascolta, e più quello parla, minore è il senso di sadica soddisfazione che ricava da quella tortura.
Non si trova davanti all'artefice di quei crimini, ma a qualcuno che pare quasi esserne una...

vittima

Unico pensiero che ora attraversa la sua mente mentre quegli occhi ardenti come fiamme spettrali rimangono fisse sulla propria sfortunata preda. Perché un artefice, un criminale responsabile invocherebbe perdono, pietà per la propria vita o per la propria anima. Eppure nessuna richiesta giunge da parte sua: che sia rassegnato alla gravità delle azioni commesse, o che sia stato costretto ad aiutare quel Dorai-san, quel nome che più volte viene ripetuto, così come quella cantilena.

Non può ucciderlo, perché non riesce a determinare la grandezza delle sue colpe. Non può liberarsene, perché il sangue potrebbe mettere in allarme Dorai-san, e precludergli per sempre la possibilità di scovare il vero colpevole, trovare una vera risposta alle sue domande. Eppure sa che non è innocente: sarà pure una vittima, ma se si trova in quel posto ha sicuramente più colpe di un prigioniero in gabbia. Ed è proprio l'analisi di quella situazione che inconsciamente lo porta quasi a sorridere, qualcosa che difficilmente potrebbe scorgersi in quella fitta nebbia, perché la sua funzione ora è una sola: esprimere un verdetto.

Verdetto, qualcosa che in passato ha dato fin troppe volte alla leggera prendendo vite non richieste, lasciandosi possedere dalla propria rabbia, da quella della propria spada alla ricerca di una gloria inesistente. Potrà esservi gloria nella vita di uno shinobi, ma non vi è nella propria, perché l'intero senso della propria esistenza deve ruotare attorno alla protezione e preservazione di ciò che è Kiri, dei suoi abitanti e della sua stabilità. Una stabilità che già in passato ha avuto modo con la sua idiozia di mettere in pericolo, che non ha più intenzione di mettere alla prova. Verdetto dunque, e l'unica risposta è la nebbia. Una nebbia che deve caricarsi di terrore certo, eppure offrire anche uno spiraglio, una possibilità per quella vittima di dimostrare che può trovare il perdono. O la condanna definitiva. Perché no, non prenderà mai più una vita alla leggera. Ha avuto perfettamente modo di constatare come il sangue, i massacri, non chiamino altro se non altro sangue. E non c'è gloria nell'uccidere senza una valida motivaziione.

...

Un espirare sottile, che si mescola a quella nebbia tramutandosi in quello che sembra essere un sibilare mentre di rimando si sposta lentamente attorno alla propria vittima, un gesto il proprio che vuole semplicemente stimolare ancor maggiormente quel terrore che lo attanaglia, aumentare la presa sulla propria vittima come serrasse con vigore la presa sulla sua gola. La mannaia viene estratta ed il pesante filo portato a picchiare contro il terreno, trascinata, un gesto lento e inesorabile, che vuole giocare su una sensazione di interminabile attesa prima del colpo finale.

Eseguire gli ordini ti rende complice di ogni male che è stato fatto

Sibila, girando attorno alla propria vittima ancora, trascinando la propria lama, intensificando quella nebbia con lo scopo di disarmarlo completamente.

Di tutte quelle sparizioni, di tutto quel dolore. Dimmi ora: hai mai pensato alle conseguenze dei tuoi ordini?

E nel mentre che parla riflette ancora, deve avere quelle informazioni, deve distruggere il lavoro altrui e prepararsi a qualunque cosa quel luogo nasconda. Deve eliminare la minaccia del chimico una volta per tutte ma per farlo, dovrà correre dei rischi. Eppure, ogni rischio vale la pena, se teso a preservare la propria terra. Prepara il campo con quella inquisizione, quei lunghi silenzi che scandiscono ogni sua frase, alla proposta che di lì a poco andrebbe a fare.

Se esegui solo ordini, ora eseguirai il mio volere...

Mormora, quei sussurri affidati alla nebbia vogliono arrivare alle orecchie altrui come glaciali consigli da parte di una entità ultraterrena, qualcosa che sembra quasi non vedere l'ora di ucciderlo e che tuttavia si trattiene ancora.

Quando Dorai-san tornerà, tu lo bloccherai e lo legherai per me. Lo imprigionerai, e attenderai che io abbia terminato con lui prima di sapere cosa ne sarà di te

Spiccica quell'ordine secco, un tono ora volutamente più autoritario, che si alza. Un tono perentorio che non ammette dubbi o ripensamenti, perché sta enunciando il proprio verdetto e conseguente punizione.

Comportati bene, dimostrami che puoi e vuoi essere perdonato, e potrai vivere. Prova a tradirmi, e la mia voce sarà l'unica cosa che sentirai mentre ti farò a pezzi. Mentre mi assicurerò che tu possa sentire ogni singolo arto del tuo corpo strappato dal tuo busto prima di morire

A quelle parole, il dire diventa quasi un sottile ruggito, come la propria stessa lama facesse capolino dalle proprie vocali, sposasse quella sentenza, così come quella punizione. Non sarà lui ad essere inutilmente crudele, ma saranno gli altri a determinare da sé il proprio destino.

Osserverò la tua capacità di portare a termine i miei ordini

Terminate quelle parole, cerca semplicemente un angolo della stanza in cui celarsi, nascondere la propria presenza e attendere. I passi si fanno volutamente più silenziosi mentre il corpo del kiriano cerca di sposare l'oscurità ed ivi riposare, in attesa del ritorno di Dorai-san, in attesa che i semi da lui interrati sboccino.

attacco da terrore a bersaglio singolo

<attivazione Da Terrore> - Osorejutsu: Occhi nella Nebbia - (Chk: 30) "Un rapido sguardo e la mente vacilla, dopo aver visto occhi fiammeggianti nella Nebbia... Un jutsu semplice, basta mettere un po' di Chakra negli occhi per farli brillare in un attimo giusto per essere visti dallo sguardo incredulo d'un avversario spaurito e che non verrà creduto. Questa attivazione da un bonus all'Attacco da Terrore di 20 e, in aggiunta, la prossima volta che il colpito abbasserà i propri PT, non potrà contare del bonus dato dai Compagni. Può essere usata solo in combo con un Attacco da Terrore su un Singolo Bersaglio."

nascondersi lv 4





 
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view post Posted on 11/11/2021, 16:40     +1   -1
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*Poco ci manca che il grosso tardone si sciolga in lacrime, incapace di far fronte a quel mischiume appiccicoso di terrore cieco, sensi di colpa, istinto di sopravvivenza e timor sacro nei confronti di Kazuku da un lato e quel Dorai-san dall'altro. Anzi, a piangere scoppia sul serio, nel momento in cui gli viene offerta una via d'uscita dal magnanimo Diavolo: una scappatoia, sì, ma al prezzo di andar contro l'autorità della persona da cui riceve ordini e dal quale è, in larghissima misura, intimorito.

Nonostante la pressione psicologica a cui è sottoposto, sembra impiegare un tempo piuttosto breve a decidere di che morte morire. I singhiozzi e la saliva impastano la bocca allo "zione", mentre si sforza invano di biascicare qualcosa di intelligibile; dopo un numero imbarazzante di tentativi, che sembrano accrescerne il terrore in modo esponenziale, una risposta arriva... ma dall'estremità sbagliata. Un peto fragoroso risuona nella stanzetta squallida, risuonando tra le pareti spoglie, mentre quello finalmente riesce ad articolare qualcosa che assomiglia a "lo giuro" o "lo prometto".

Avrebbe impiegato diversi minuti, a smettere di singhiozzare e piagnucolare: i gemiti si sarebbero fatti via via più flebili e i respiri più profondi, mentre l'omaccione fa del suo meglio per tirarsi in piedi, non senza lanciare occhiate spaventate in direzione dell'angolo in cui Kazuku si è rintanato. Dall'esterno non proviene un alito: né la bambina né Dorai-san sembrano aggirarsi per i corridoi. Lo zione si muove impacciato, quasi come se non avesse il pieno controllo delle sue membra; urta il bicchiere di latta che giaceva rovesciato sul pavimento, facendo un fracasso infernale, e sembra fare una gran fatica anche solo a raccoglierlo, con le dita che sembrano faticare a coordinarsi tra loro. Era così rincoglionito e imbranato anche prima?

Sarebbero passate un paio d'ore all'incirca. Ore in cui il grosso sarebbe rimasto seduto sul letto a fissare il vuoto, immobile come una statua, prima che l'eco di un rumore di passi attraversasse il corridoio, accompagnata dal suono esile di un motivetto fischiato - verosimilmente - dalla futura vittima di questa storia*





*Il rumore di passi giunge fino in fondo al corridoio.
Un'espressione di terrore puro è stampata sul viso scolorato dello zione, a cui le mani tremano con violenza. Si alza come a rallentatore, dirigendosi verso la porta, poggiando le dita sulla maniglia, stringendole attorno al freddo metallo, girandole. Cerca di muoversi senza fare rumore: la grottesca imitazione di un infiltrato, niente affatto consapevole di non aver bisogno di celare la propria presenza. La porta si apre. I rumori esterni si riversano nell'aria ferma della stanzetta, con la freschezza e la forza di una cascata*


???: "No... no, no, ti prego... TI PREGO..."

*Dorai-san continua a fischiettare, accompagnato dai singhiozzi di una bambina la cui voce Kazuku ode ora per la prima volta. A giudicare dal rumore irregolare dei suoi passi, l'uomo la sta letteralmente trascinando attraverso il corridoio. Un clangore metallico. Una seconda porta che si apre, e che poi si chiude di nuovo, alle spalle dei due, soffocando il pianto dirotto che proviene dall'interno. L'ormai-complice-di-Kazuku sembra farsi coraggio: sembra sapere con precisione dietro quale porta trovare Dorai-san. Si chiude alle spalle la porta della propria stanza e si allontana lungo il corridoio, seguendo il copione che ritiene gli sia stato assegnato dal Diavolo in persona... se non che... dopo un tempo fin troppo breve, per essere sufficiente a tramortire e legare chicchessia, anche per un professionista, il corridoio risuona nuovamente dei passi pesanti del gorilla.

Sta tornando indietro, e anche in fretta.
All'inevitabile richiesta di chiarimenti di Kazuku avrebbe replicato semplicemente che Dorai-san, in quel momento, laggiù non c'è proprio.*
 
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view post Posted on 12/11/2021, 18:30     +1   -1
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Il tempo scorre stranamente in quel luogo sperduto in qualche angolo di Mizu no Kuni. I secondo sembrano ore quando tortura quell’omaccione, ridotto ormai a nulla più che uno straccio di sé stesso. Quel peto purtroppo non può sfuggire al suo naso, che ne inala il nauseante sentore portandolo istintivamente a coprirsi bocca e naso. Sì perché se da un lato il sentore causa nausea si riscopre talmente infantile da dover trattenere una risata per il rumore che gli segue. Gli occhi si sbarrano, ed è una fortuna che l’uomo non possa constatare nella nebbia l’infantilità di chi si trova davanti. Qualcosa che sorprende anche lui e che sperava di essersi lasciato alle spalle. Qualcosa di decisamente imbarazzante sopratutto se a lui sono state affidate tante responsabilità.

....

Scuote il capo sommessamente, scrollandosi quei pensieri di dosso: se anche quelle spontanee reazioni lo infastidiscono, non può di certo rimproverarsi di qualcosa che non può controllare ed al momento, una missione decisamente importante si staglia innanzi a lui.

Raccoglie quel giuramento, quella assicurazione, ed ecco che volutamente la presa della nebbia attorno all’uomo si fa più debole, a volerlo lasciare respirare e trovare un po’ di sollievo.

Non provare mai ad equiparare il terrore che provi per me con quello che provi per lui

La voce torna a serpeggiare mentre la nebbia rimane alta, densa, eppure non aggredisce ancora l’uomo, una strategia voluta la propria, così da far percepire alla vittima che il perdono non solo è possibile ma arriverà se eseguirà le sue mansioni, se gli dimostrerà di potersi redimere.

Quello che provi per me è il risultato di tutto il male che hai fatto, tutto ciò che in ogni istante in cui non hai provato a fermarlo hai contribuito a creare....senti l’angoscia di quei bambini? Senti il loro dolore??

E nel dire quelle parole ecco che la nebbia viene ancora una volta usata per giocare uno scherzo all’uomo. Nello specifico, la voce di Kazuku morendo va a rimbombare come un sibilo che si spegne sempre più con tonalità infantili, a risuonare tutt’attorno alla vittima mentre la nebbia, risalendo ancora, va a morderne con eteree zanne le cosce, le spalle. Quasi volesse farlo sentire esattamente come un bambino strappato alla sua dimora per essere utilizzato dal chimico.

Il terrore che nutri per me è frutto delle tue azioni, quello che provi per Dorai ne è la causa...ed ogni sforzo che farai per dimostrarmi che sei innocente, sarà un passo in più per cancellare questo dolore. Io posso aiutarti a sentirti libero, il suo...il suo non farà altro che peggiorare questo dolore...finché non lo reggerai più

Sfrutta ancora la nebbia se non altro per impedire a quello di comprenderne esattamente la posizione. Si sente ancora fremere, sente quanto la propria lama brami il sangue dell’uomo che l’ha separata dal legittimo possessore, eppure riesce a tenersi e a non massacrarlo. Perché da sangue deriva solo altro sangue, e non è mediante la cieca vendetta personale che riuscirà ad uscire da quella situazione emettendo al sicuro il proprio paese. Riflette, perché andata troppe cose e ruoli son da chiarire: se ha sovrastimato il ruolo dell’uomo che si ritrova di fronte, è possibile che abbia compiuto altri errori di valutazione?

Dimmi ora...perché ad ogni risposta che mi darai, una parte dei tuoi crimini verrà condonata. Da quanto conosci Dorai e chi è la bambina nei sotterranei, che rapporto hai con lei?

Le risposte non tardano ad arrivare, e l’uomo non si dimostra altro che una fedele pedina: qualcuno assoldato quattro anni fa da Dorai, e che non ha alcun rapporto con la bambina stessa, se non quello di portarle da mangiare ogni tanto. La bambina sta proprio con Dorai, nella sua stanza. Possibile che quella bambina possa godere di una fiducia maggiore da parte di Dorai? E perché?

Qual era il tuo compito? È in questo luogo che Dorai prende i propri ordini?

Se le prime risposte confermano che l’uomo con lui sia un tuttofare del Chimico, è la seconda risposta che sembra particolarmente interessarlo: Dorai lavora ma non prende ordini da nessuno, che sia lui il suo bersaglio?
La bocca rimane spalancata, come fosse sul punto di aggiungere altro ma il successivo rumore di passi, le grida di una bambina, lo fermano. Quelle grida, quelle suppliche, non fanno altro che portarlo istintivamente a tremare, tremare per la rabbia. Odia il chimico. Lo odia per quello che fa alla sua gente, lo odia per la noncuranza con cui fischietta trascinando una vittima. Odia tutto ciò che quell’uomo rappresenta, ed intende cancellarlo, per il bene della sua gente, e di chiunque altro potrebbe divenirne vittima. Nessuno merita di essere una cavia per quegli esperimenti, poco importa se bambini o adulti.

non è con la fretta che potrai fermarlo

Le parole di Isobu risuonano profonde nella propria mente, calme come suo solito, e di poco diretto aiuto. Ben diverso rispetto alla Kubikiri, il cui spirito sembra riflettersi nei propri muscoli, tesi ad una carica che riesce nonostante tutto a contenere. Le parole del demone non saranno dirette certo, eppure quello che comunica è chiaro: con la cautela è riuscito a ricavarsi un informatore e potenziale alleato contro il chimico, non è caricando un fischiare in una stanza che lo fermerà ora.
Lo zione sembra tener fede alla propria promessa, perché di lì a poco si muove direttamente nella stanza per fermare Dorai, solo che esso non c’è.
Si blocca: perché mentire per qualcosa di così facilmente verificabile? Ne sente il terrore vivo, l’agitazione, che dirgli di andare contro Dorai sia troppo per lui? No, deve esserci un’altra spiegazione: la traccia olfattiva macchiata da disinfettante e detergente indica chiaramente che sia entrato in quella stanza, ed è lì che devono entrambi andare.

entra nella stanza, non ti preoccupare per il corridoio, ti copro io

Mormora sottile entro quella fitta nebbia all’uomo, una assicurazione quasi divertita, che seppur sottilmente vuole ricordare come quel diavolo sia un confessore, non un alleato. Nel mentre profitta della sua avanzata per rimanere defilato, celato nella nebbia che si espande nel momento stesso in cui l’uomo apre la porta, a celare anche il suo ingresso successivo, non prima di aver visto cosa vi sia all’interno: la vittima trascinata poco prima in corridoio è su un lettino, stesa, a piangere mentre la bambina inviata a controllarne la situazione in carcere si trova in quella stessa stanza a cui persino l’uomo, a giudicare da come lo rimprovera, non aveva il benché minimo accesso.
Del chimico nessuna traccia, ma due possibili elementi a lui cari per fare il proprio lavoro.
Riflette, l’uomo si giustifica davanti alle parole della bambina e lui ancora diffonde quella nebbia, cerca di addensarla entro quella stessa stanza, così da impedire parzialmente la visibilità e rendersi più semplice avanzare. Riflette, ed è tempo di agire: serve mettere in salvo la vittima e stanare il chimico, usare il possibile vantaggio derivante dal fatto che la bambina non abbia avuto interesse a spiattellare una propria mancanza al chimico, e quell’uomo può ancora essere molto utile

Slega la bambina, e porta sia lei che la ragazzina di Dorai nella stanza in cui dormi

Non ha tempo per ordini lunghi e complessi, ma per una semplice indicazione sul da farsi, la voce, complice l’affievolirsi voluto della nebbia a consentirgli un minimo di respiro, comunicargli che la promessa del perdono non è vuota, suona più umana, per quanto sempre distante. Attende che l’uomo, entrando ed avvicinandosi per slegare la bambina, attiri proprio l’attenzione della piccola carceriera prima di muoversi a propria volta. Egli si esibisce in uno scatto repentino, veloce, che fa pieno uso della nebbia per sfuggire chiaramente alla vista del proprio bersaglio.

....

Un respiro smorzato che sa di gole riarse si leva tutto attorno alla ragazzina slegata, suoni udibili unicamente a lei che vogliono disorientarla, impedirle di comprendere perfettamente cosa stia succedendo e sopratutto cosa ne sia responsabile. In quella corsa, compone rapidamente i sigilli che cercano di generare una piccola sfera di chakra ration sul palmo della mano destra, una mano che lascia libera mentre cerca di portarsi in fretta sul fianco sinistro della ragazzina e quindi rilasciare la scarica elettrica direttamente sul corpo di lei. Lo scopo dell’attacco è quello di investire con una scarica potenziata dal chakra la ragazzina per farle perdere i sensi senza causarle alcun danno permanente: non ha intenzione per ora di ucciderla certo, ma la sua presenza in quella stanza, da sé, comunica quanto il chimico possa tenere a lei. E se Dorai non si fa vedere prenderà tutto ciò che ha per stanarlo.

Rapidità lv 6
Olfatto lv6
Attacco da terrore a bersaglio singolo
Raiton: scarica a terra.
//chiedo venia per i refusi che potrebbero esser dovuti dal postare da cellulare



 
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view post Posted on 21/11/2021, 20:14     +1   -1
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CITAZIONE
Riprendo qualche concetto che già hai inserito nel post, giusto per dare flavor

*No, ciò che Kazuku si è trovato davanti non è ciò che si aspettava: l'uomo avrebbe dovuto trovarsi lì, colto in flagrante con le mani ancora sporche di marmellata... e invece al suo posto c'è quella strana bambina dagli occhi color ametista, in piedi, in mezzo al laboratorio, niente affatto intimidita dal luogo o dall'entrata in scena di quello che lei chiama ingenuamente "lo zione". Anzi. Non appena il suo sguardo si posa sul grosso, stupido, sfortunato essere umano, gli occhi si sgranano in un'espressione di stupore contrariato.*

Bambina: "Zione! Sai che non devi entrare qui!"

*Esclama con voce forte e chiara, abbastanza da sovrastare i singhiozzi della ragazzina legata alle sue spalle: è assicurata a un lettino operatorio in posizione prona, gambe e braccia accuratamente strette da cinghie di cuoio e il viso infilato nell'apposita apertura, in modo che non possa divincolarsi né scappare. Ora che è possibile osservarla da una distanza inferiore, non serve essere un medico per notare che le estremità delle dita delle mani e dei piedi presentano una colorazione decisamente più scura della norma, quasi cianotica, con le unghie annerite, mentre sul pavimento, in corrispondenza del viso incassato nel lettino, si sta raccogliendo una piccola pozza di liquido trasparente... screziato di giallo purulento. Un complesso marchio di chakra collocato tra le sue scapole sta rapidamente sbiadendo fino a scomparire nella pelle diafana, possibile traccia delle attività losche che vengono praticate in quel tugurio.*

Bambina: "Lo zietto te lo dice sempre... è p e r i c o l o s o"

*Insiste, avvicinandosi al grosso di un passo o due, coi pugni stretti, e provocando l'arretramento istintivo dell'omaccione, nonostante tutto: nonostante quindi le rassicurazioni di Kazuku di avere le spalle coperte da parte sua. La sorpresa di vedersi davanti la mocciosa al posto di Dorai deve aver giocato un brutto tiro a quel testone di rapa che si ritrova, facendolo esitare in un primo momento, balbettando frasi sconnesse, forse per motivare quell'incursione improvvisa, forse per pregare la piccola di non spiattellare tutto al capo.*

Bambina: "Se tocchi qualcosa che non devi, poi non si torna più indietro..."

*La bambina, dal canto suo, sembra notare la nebbia che fluisce soffice e silenziosa dalla porta rimasta aperta: ci posa lo sguardo, aggrotta le sopracciglia, un lampo sembra attraversarle gli occhi... ma non avrebbe fatto in tempo ad esprimere alcun sentimento. Lo scatto serpentino del Diavolo lascia il tempo unicamente ad un'esclamazione dolore, nel momento in cui la scarica di Raiton le attraversa il corpicino. Cade a terra come un sacco vuoto e quell'idiota dello zione nemmeno pensa di addolcirle l'impatto, preso com'è a contemplare la forza dell'a-suo-malgrado-alleato; una volta messa la bimba fuori combattimento sembra riscuotersi di colpo e dopo un'ultima occhiata alle proprie spalle, come a volersi sincerare che non ci fosse lo zietto nascosto dietro a quel nebbione, avrebbe fatto in modo di slegare la povera vittima, non senza un certo impaccio dovuto a quelle dita ancora stranamente intorpidite.

Si sarebbe quindi caricato la bambina dei biscotti in spalla e l'altra, cosciente e in grado di camminare, l'avrebbe trascinata per un polso, come se fosse l'unica modalità di interazione umana presente nel suo repertorio. Nel giro di una manciata di minuti le bambine sono scaricate sul letto superiore nella stanza dello zione, che torna ad accucciarsi sul letto inferiore come un cane bastonato, in attesa di ordini.

La trappola per Dorai, la presunta mente criminale dietro ai rapimenti, è tesa e pronta a scattare... eppure passa un'ora, ne passano due, ma dell'ospite d'onore non c'è traccia.*


CITAZIONE
Non ruolo eventuali risvegli della bambina o reazioni della vittima, visto che non so bene se vorrai interrogarle o cosa. Lemme know.
 
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view post Posted on 28/11/2021, 13:15     +1   -1
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L'attacco e il salvataggio vanno entrambi a buon fine. La bambina colpita dal fulmine cade a terra, mentre niente impedisce all'omaccione di liberare la ragazzina dalle proprie costrizioni. Gli occhi ne individuano quel sigillo sulla schiena e di rimando cerca nell'immediato di redarre su un foglio uno schizzo del tipo di sigillo che si trova davanti: qualunque cosa sia, quella informazione nelle mani giuste potrebbe svelare il genere di esperimenti portati avanti dal chimico. Un brivido per un momento ne attraversa la schiena nell'immaginare come quella stessa informazione potrebbe essere usata per ricreare a Kiri quegli stessi esperimenti: sono informazioni che sicuramente il suo villaggio apprezzerebbe eppure...se le stesse fornendo alle cure sbagliate?

Ogni scelta ha le sue conseguenze. L'unica cosa che devi essere pronto a fare è convivere con esse

Isobu non si esprime mai più del dovuto, eppure le sue parole sono tanto semplici quanto comprensibili: è pronto a convivere con la consapevolezza che quelle informazioni, quei campioni, potrebbero rivelarsi pericolosi nelle mani del suo villaggio? Sorride a malapena mentre si appresta ad osservare le dita scure della bambina, a raccogliere un campione in provetta di quel liquido che continua a cadere da essa. E' il suo dovere verso Kiri a portarlo a raccogliere quei liquidi, quei disegni del sigillo, e sarà la sua spada a calare su coloro i quali dovessero abusarne. Lui difende Kiri. E Kiri include i suoi abitanti quanto le sue istituzioni.

La trappola viene tesa, le ragazze portate nella stanza adiacente dall'omaccione ma Dorai non si fa vivo: che sia o no normale, è evidente ormai dopo ore che non era stato interrotto nell'atto della sua routine, o che ormai ha piena consapevolezza del fatto che ci sia qualcuno che non dovrebbe in giro per il laboratorio. Rabbia. E' istintivo voler semplicemente urlare la propria frustrazione per quella situazione, perché si trova innanzi ad un avversario che non riesce neanche ad afferrare. E' frustrante, perché sente che tutta quella situazione potrebbe facilmente risolversi se solo adesso avesse anche Dorai, se solo l'ultimo elemento che davvero potrebbe mandare a monte ogni suo sforzo fosse sotto il suo controllo. Un ampio respiro scandisce il suo successivo muoversi nella stanza in cui le due bambine e l'omaccione si trovano. Deve convivere con le conseguenze delle proprie scelte, non provare a controllare ogni cosa, ed ora per quel che ha fatto le scelte successive sono notevolmente ristrette.
Si avvicina alla bambina che sino a poco prima era stesa sul letto. E' spaventata e lui non ha neanche la benché minima idea di cosa le stia succedendo. Le chiede se quella è la prima volta che viene portata nel laboratorio, se tutti gli altri bambini rapiti sono a propria volta in quella struttura e le risposte che gli arrivano assieme agli schiamazzi della bambina che rimaneva slegata in quella stanza con Dorai non si fanno attendere: gli esperimenti non vengono condotti su un soggetto per volta ma piuttosto lungo più sessioni, e tutti i bambini sono ancora vivi, tenuti prigionieri in quella stanza per lui inesplorata.

Si avvicina alla bambina, sente le sue preghiere di liberarli e in tutta risposta si limita ad accarezzarne il capo permettendole di abbracciarlo. I gesti che compie sono assolutamente incerti, quasi non riesce a compierli come se la completa assenza di affetto nel corso della propria esistenza lo avesse minato a tal punto da non fargli neanche capire come si dovrebbero fare. Fa del proprio meglio certo, eppure in un certo qual modo è disagio quello che prova. Non perché ritenga quella bambina una debole certo, ma semplicemente perché non riesce neanche a capire se esista un modo corretto o meno di calmare una persona, e se quella dimostrazione di affetto sia appunto la strada giusta da percorrere.

Vi libererò tutte, non temere

Uniche parole che pronuncia alla volta della ragazzina prima di voltarsi verso la bambina che continua a minacciare lui e l'omaccione di ciò che Dorai farà loro una volta che verrà a sapere di quanto successo. Le sue parole non possono che donargli tuttavia un briciolo di speranza, perché partono dal presupposto che l'uomo ancora non sappia di quanto accaduto sino a quel momento. Si porta innanzi a lei quindi, la nebbia si addensa attorno alla propria figura, impregnando tanto lui quanto la ragazzina. Quella stessa nebbia impregnata di chakra va ad avvilupparsi attorno alla propria figura, a ricreare il volto di un enorme lupo, emaciato, che ora la fissa imperterrito.

Non è di Dorai che ti devi preoccupare ora

La voce come un sottile ruggito si diffonde, cercando di impregnare la ragazzina stessa di un sottile terrore volto ad apparire ben più minaccioso di quanto non possa in realtà essere. Vuole che taccia, e quella manifestazione è volutamente contenuta per non farla agitare eccessivamente.

Rimani in silenzio e non ti troverà. Rimani in silenzio, e assieme faremo ancora i tuoi biscotti

Una richiesta che viene accompagnata da una infantile promessa, perché quella bambina deve essere abituata alle urla, ad un ambiente insano, ed in quanto tale il terrore deve accompagnarsi ad una promessa di soddisfarla se si comporterà come richiesto. La interroga a propria volta, cerca di capire cosa succeda in genere dopo, ma tutto ciò che viene a sapere è semplicemente che lei stessa si mette a dormire poco dopo. Che gli esperimenti includano espressamente anche quella bambina è ormai fuori discussione, e questo fa di ella una persona estremamente importante per la propria missione. Ucciderla? Il pensiero gli attraversa la mente, al punto che si riscopre a stringere la presa sulla Kubikiri prima ancora di rendersene conto. Potrebbe essere una minaccia per il proprio paese, e sopratutto la sua perdita potrebbe essere decisamente critica per le finalità stesse di Dorai. Eppure che colpe ha una bambina? Dovrebbe farla quindi evacuare dal quel luogo assieme alle prigioniere? L'opzione ha perfettamente senso, tuttavia sa bene che quella bambina renderebbe tanto l'omone e le fuggitive un bersaglio, e non ha la benché minima di che effetto potrebbe avere quella pressione sul suo nuovo collaboratore. No, è lui che dovrà lasciare quel posto con la bambina.

Si chiude in silenzio per qualche istante, riflette. Deve dare priorità a Kiri, al recupero di informazioni nonostante le vite in gioco, oppure occuparsi prima di tutto delle vite spezzate che si trovano in quella struttura per cercare di ricostruirle? Il corpo viene avvolto dal freddo calore della propria pesante mannaia ma non trova in esso alcun sollievo. La propria spada gli ricorda, ancora una volta, perché si trova lì, e come Kiri stessa debba venire prima di tutto. Kiri è eterna, sopravviverà ad ogni suo abitante, e chi è lui per dare priorità a delle vite umane rispetto alla salvaguardia del proprio villaggio? Eppure, la legge di Kiri esiste per proteggere i suoi abitanti, i suoi soldati e coloro che respirano e sanguinano per essa. Una istituzione priva di soldati, sudditi e capi non è altro che un guscio vuoto, rovinosa e destinata proprio ad estinguersi. Il terrore è certamente l'arma con cui Kiri deve essere salvaguardata, ma non è la paura e il timore ciò con cui i suoi abitanti devono essere confrontati. I suoi abitanti devono avere speranza, devono avere qualcosa in cui credere. I suoi abitanti devono riconoscersi nella sua legge, ed eseguirla senza il timore che una mannaia cali sulla loro testa. Lui deve recuperare informazioni per Kiri, ma se non salvaguarderà le vittime di tutto questo, la sua missione sarà fallita tanto quanto. Perché Kiri si estende oltre i suoi confini e la sua nebbia stringe l'intera Mizu no Kuni. E non può permettere che ancora una volta gli interessi esclusivi di una parte del Paese vadano ad inficiare la vita di tutti gli altri.

Prendi la bambina, andate assieme a liberare tutte le altre prigioniere e portale indietro al villaggio. Una volta lì, attendimi alla locanda, e dì a tutti gli abitanti che io fornirò spiegazioni di quanto accaduto. Fallo, e avrai il perdono per le tue azioni

La scelta è fatta, e dovrà convivere con le conseguenze delle proprie azioni. Si limita a menare una carezza sul volto alla nipote di Dorai e dell'omaccione quindi, promettendole sottilmente che presto, se farà la brava, tutto sarà finito e meglio di prima. L'omaccione ha ricevuto notevoli minacce dalla bambina, e ormai la consapevolezza che se anche cambiasse idea troverebbe la morte per mano di Dorai è una assicurazione tale che decide di dargli sollievo dal terrore che sino a poco prima aveva volutamente coltivato nel suo essere.

Ricordati che sarò sempre con te...e se mi tradirai, se tradirai tutte loro, non ci sarà un solo angolo del mondo in cui potrai rifugiarti da me

Gli ricorda, annusando l'aria ed imprimendosi nelle narici la sua traccia olfattiva. Qualcosa che dovrebbe in seguito rivelarsi utile, se non altro per percorrere a ritroso i propri passi. La nipote di Dorai viene lasciata legata nella stanza: lei è l'unica che dovrà venire via con lui. Sa che vittime e omaccione potrebbero essere un bersaglio secondario di Dorai, e non ha alcune intenzione di renderli primari aggiungendovi anche la bambina parte attiva dei suoi esperimenti. Questo significa anche che se dovesse fallire il danno al chimico sarebbe marginale certo, ma è una scelta la proprie con le cui conseguenze è disposto a vivere. Inoltre se dovesse fallire, niente impedirebbe a Dorai di rintracciare la propria nipote, vanificando in ogni caso il tentativo di liberazione.
Segue omaccione e prigioniera rimanendo attento alle loro spalle. I prigionieri vengono liberati, e così poco dopo condotti oltre l'ingresso principale senza alcun impedimento. Un sospiro di sollievo: ora può occuparsi di quella porta chiusa trovata nel laboratorio e cercare di venire a capo di quanto stia succedendo.
Si posiziona a circa un metro di fronte alla porta, nella nebbia che viene ancora una volta impregnata, alimentata dal proprio chakra sino a renderlo una figura sfocata nel mezzo di essa. Il chakra viene irrorato nella propria spada ad espanderne la larghezza della lama sino a raddoppiarla, a creare un enorme muro di acciaio che poco dopo viene usato per menare una ampia spazzata a porta e muro di fronte a sé. La larghezza della lamma serve a un secondo scopo, quello di poterla semplicemente frapporre tra sé e qualuqunque cosa si celi dietro di essa, a usarla come un vero e proprio scudo qualora la spazzata destinata ad abbattere la porta si attivi bersagliandolo. E' tempo di andare a fondo di quella vicenda. Deve ristabilire l'ordine, e non uscirà da quel luogo prima di esservi riuscito.

Attacco Da Terrore a Bersaglio Singolo

<bukijutsu di supporto> - (Deformazione) Larghezza.

 
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view post Posted on 1/12/2021, 19:00     +1   -1
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Vittima: "S- sto male... m-ale... voglio a-andare a c-asa..."

*Le lacrime della giovane vittima di chissà quale oscura e perversa macchinazione cadono senza sosta, prima a terra, poi rotolano lungo il viso sporco, mano a mano che le estremità delle dita riacquistano la loro colorazione ordinaria. Anche i fluidi che le scorrono sul viso – saliva? Lacrime? Muco? - sembrano non contenere le tracce purulente che avevano, mentre la piccola era ancora legata al lettino, con quegli strani glifi ancora visibili sulla schiena. Le goffe rassicurazioni di Kazuku sembrano sortire un qualche minimo effetto, o forse sono solo le sue parole a farlo, chi può dirlo: non certo lui, che di deprivazione affettiva, e solo di quella, ha un'esperienza più che decennale. Per quanto ne sa, potrebbe benissimo essere stata la paura nei suoi confronti a indurla ad assecondarlo.

Contraltare alle lacrime e al pianto dell'innocente, le parole taglienti della bambina dei biscotti si scatenano in un'invettiva dai toni aspri nei confronti dello zione prima e di Kazuku poi, nel momento in cui il Diavolo si fosse palesato a quegli occhi color ametista. *


Bambina: "Siete degli sciocchi. Come se lo zietto vi possa lasciar andare in questo modo! Degli sciocchi... mi avete sentita?!"

*Grida sempre più agitata, mentre il timore e la sorpresa si trasformano rapidamente in contrarietà, poi in rabbia pura e semplice. Quella persona che ha lasciato evadere dalla cella, pur non volendolo, sta distruggendo tutto ciò che rappresenta il suo mondo. Ha approfittato dell'assenza dello zietto per mettere lo zione alle strette, e adesso... adesso... sotto ai suoi occhi pieni di lacrime, la processione delle bambine rapite si srotola al di fuori della stanzuccia in cui erano state confinate. Pallide, anche se non emaciate, quasi accelerano il passo quando camminano davanti alla bambina che non smette un istante di dare loro contro, evitando di posare lo sguardo su di lei. Qualcuna tossisce e tira su col naso. Docili come agnelli condotti dal pastore, presto spariscono al di là della soglia, inoltrandosi a piedi scalzi nella boscaglia che circonda la base di Dorai, dietro all'omaccione che si allontana a grandi falcate. L'uomo sarà rapido a condurle al Villaggio. Probabilmente l'idea che Dorai possa beccarlo ad aiutare Kirigakure è quanto di più terrificante possa immaginare.

Bambina: "NON TI CREDO!"

*Strilla rivolta a Kazuku, dimenando per quanto può le gambe che sporgono dal bordo della sedia, vano tentativo di allentare la morsa delle corde. Il grosso impiega pochi istanti ad estrarre da sotto al materasso un anello di metallo che raccoglie diverse chiavi, e a girarle nelle serrature della porta che si apre nella parete di fondo della sua stanzetta, che si rivela finalmente per quello che è: un disimpegno trasformato in stanza da letto, primo baluardo difensivo per chiunque avesse osato varcare la soglia di quella struttura. Il grassone e i suoi muscoli, a rigor di logica, avrebbero dovuto essere niente meno che i primi ostacoli incontrati da eventuali intrusi.

Kazuku ha di meglio da fare, che ascoltare le vaghe recriminazioni di una preadolescente plagiata: si sta già dirigendo verso l'ultima porta, frontiera inesplorata di quel suo piccolo, personale tour nelle viscere dell'inferno.
L'infisso, contrariamente alle altre porte del covo, è stato fabbricato in metallo rinforzato; cede comunque con uno schianto, facendo tintinnare le numerose provette allineate lungo la parete di fondo, protette dal gelido abbraccio dei frigoriferi alti dal pavimento al soffitto.

Le fredde luci al neon rischiarano col loro livore asettico una stanzetta di circa nove metri quadrati, pulita a specchio, il cui contenuto principale sembrano essere proprio quelle unità frigorifere. Gli sportelli sono bloccati da pesanti lucchetti, ultimo baluardo contro la curiosità di un visitatore indesiderato; appesi alla parete di sinistra, come sinistre mute di un serpente mostruoso, pendono un paio di tute anti-contaminazione, del tipo che si indossa quando si ha a che fare con malati infetti. A destra uno scaffale di alluminio contiene diversi tomi, la maggior parte dei quali sembra parlare di Fuuinjutsu; una minima parte sembra invece costituita da libri di fiabe e favole, verosimilmente da leggere alle bambine rapite per tenerle calme durante le operazioni: “Bunbuku chagama” o “La leggenda di Jorogumo ed altre storie”. Qualcuno deve essere passato di gran fretta e aver distrattamente fatto cadere un tomo, “Leggende del lontano Occidente”, che giace a terra, aperto su una pagina a colori raffigurante un grosso cavallo di legno. Non è il solo segnale di trascuratezza, nel nitore di quella stanza pulitissima: un flacone stappato è stato pigiato frettolosamente tra i libri, qualche goccia versata sulla mensola su cui è poggiato. L'odore è flebile, di quelli impossibili da percepire per un olfatto ordinario. Possibile che l'abbia già sentito?

Una cosa sicuramente però attirerà l'attenzione di Mizuguchi Kazuku: il fatto che, avanzando all'interno del locale, il pavimento coperto di linoleum restituisca il suono dei suoi passi in modo differente, quando raggiunge il centro della stanza.*
 
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view post Posted on 16/12/2021, 17:43     +1   -1
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Eventi, parole che si svolgono innanzi a lui senza che faccia una semplice reazione, in sovrappensiero ormai, occupato unicamente dall'idea di poter mettere le mani su Dorai, sul chimico, e porre fine ai suoi esperimenti una volta per tutte.
Le parole della bambina gli scivolano addosso come acqua nel mentre che osserva lo zione uscire da quella porta con le bambine.
Un ampio respiro e per un fugace istante si ritrova a contatto con una sensazione che sino a quel momento gli era stata completamente estranea: sollievo. Perchè quantomeno si è assicurato che i prigionieri di quel luogo fossero liberati, perché qualcuno può andarsene da quel posto maledetto. Sollievo, perché la sua scelta di dare allo zione la possibilità di redimersi si è rivelata corretta, ed un giudizio affrettato, frutto della frustrazione e della rabbia che la propria mannaia ha per un momento alimentato nel proprio corpo come un incendio, si sarebbe rivelato errato. Una lezione, un ricordo che dovrà tenersi stretto per il futuro, perché né lui né le entità che lo abitano sono immuni da errori e qualunque decisione deve essere il frutto di un confronto piuttosto che di una scelta unilaterale. Qualcosa che ha già sperimentato una volta confrontandosi con Shura, e che se vuole avere la speranza di distruggere dovrà ben badare a non ripetere mai più.
Le urla e gli strepiti della bambina non sembrano ancora toccarlo nel momento in cui infine sfonda quella porta e ne osserva l'interno, ogni precauzione presa al fine di non ritrovarsi sopraffatto da una offensiva improvvisa che vengono meno, inutili, perché di Dorai non vi è traccia. Osserva l'ambiente circostante, lo studia, rompendo i lucchetti che dovrebbero impedirgli di osservare il contenuto dei frighi, e riscoprendo al suo interno sostanze liquide che ricordano in tutto e per tutto quello versato dalla ragazza sul lettino. Prende nota dei nomi delle sostanze, cercando di raccimolare quanti più campioni diversificati possibili di esperimenti di cui con grande frustrazione non capisce il senso, sino ad arrivare a quel flacone stappato pressato su dei libri. Il suo odore non gli è nuovo eppure ci vogliono dei minuti affinché possa ricordarsi dove lo ha sentito la prima volta: dentro il bicchiere che aveva bevuto lo zione, misto a spirito.
Si irrigidisce: non ha la benché minima idea di cosa sia, e lo zione non aveva accesso a quella stanza. Le questioni sono due: o Dorai gli ha volontariamente somministrato qualcosa messo successivamente nell'alcol, oppure lo zione è riuscito nonostante tutto a mentirgli, e potrebbe ancora essere alleato con Dorai. Ciò che è peggio, è che potrebbe anche essere la stessa persona? Dopotutto non ha mai visto il chimico, ed una simile opzione non può essere esclusa. C'è solo una persona che per quanto riluttante potrebbe fornirgli le risposte che cerca, e per questo si muove di nuovo verso la bambina per chiederle semplicemente una cosa, agitando quel flacone davanti ai suoi occhi: se abbia mai visto Dorai e lo zione nella stessa stanza.
La bambina sembra quasi stranita da una domanda così ovvia, e la risposta gli fa trarre un altro sospiro di sollievo per quanto non abbia idea di cosa sia: quantomeno, non ha lasciato le bambine ad un Dorai camuffato ad arte.
Il flacone viene messo via a propria volta per successive analisi, potrebbe anche essere veleno certo, ma che senso avrebbe avuto somministrare un veleno ad un collaboratore prima che lo tradisse e senza il sospetto che potesse farlo?
E' tornando nel laboratorio ancora una volta che la risposta alla propria implicita domanda su dove sia Dorai trova risposta: così come un passaggio è stato liberato per l'uscita, così anche quella stanza è dotata di un passaggio segreto, a giudicare dal diverso suono che i suoi piedi e la mannaia fanno sul pavimento.
Si ferma, cerca di osservare attentamente il pavimento per trovare rialzi, aiutandosi picchiettando la lama della mannaia al suolo così da orientarsi rispetto a dove possa trovarsi l'ingresso del passaggio. In quell'atto le proprie mani si riscoprono a tremare. Trema. Non di rabbia o per agitazione ma per pura e semplice paura. Paura di fallire, paura che Dorai alla fine avrà la meglio su di lui, che lo rinchiuda di nuovo, elimini un ex collaboratore che potrebbe pure essere avvelenato e che sicuramente ha ricevuto una sostanza inodore che difficilmente avrebbe assunto di sua spontanea volontà. Paura che lui, chiamato ad essere la legge di Kiri, possa fallire.
Quanto è ironico che colui il quale ha passato la sua esistenza ad alimentare il terrore di sé negli altri si riscopri a provarlo in prima persona, quanto patetico è il portatore di terrore che si ritrova immerso nello stesso, quanto piccolo lo shinobi che riscopre in cuor suo come una parte di sé non voglia sapere dove quel passaggio porta.
Patetico, ironico, piccolo, eppure dannatamente umano. Non può e non vuole giustificarsi per provare quei sentimenti tanto frustranti quanto difficili da accettare. Non può perché su quale base potrebbe mai pensare di farlo? Non vuole, perché negarli significherebbe cercare di ritenersi inumano. Qualcosa che non è, e che ha imparato a sue spese quanto sia stupido pretendere di poter diventare.
Chiude gli occhi, lascia che il freddo ferro della mannaia, lo sguardo inabissato eppure penetrante del tricoda lo avvolgano. Due entità apparentemente opposte, eppure unite dentro di lui da un senso e una missione. Non è la paura ciò di cui si deve vergognare, e non deve a loro chiedere aiuto ogni qualvolta qualcosa va storto. Si dovrebbe vergognare solo se lasciasse a quella paura il potere di bloccarlo, e non ha alcuna intenzione di farlo.
Trovato l'ingresso alla botola, cerca di aprirla ponendosi sul lato opposto rispetto all'apertura della stessa così da impedire che nel qual caso qualcuno sia appostato al di sotto di essa, qualora vi siano trappole, vadano semplicemente a vuoto non trovando alcun bersaglio. Le mani ancora tremano, eppur pian piano sembra riassumere controllo di sé. Memore della sua promessa, del disgusto per quell'uomo, della sua determinazione, ha sin troppo per cui combattere. E nessuna scusante per tirarsi indietro.
 
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view post Posted on 26/12/2021, 23:28     +1   -1
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*Il legno è robusto, stagionato: lo sforzo necessario a fracassarlo non è cosa ordinaria, ma ordinario non è di certo chi compie l’assalto alla botola. Schegge di legno schizzano in tutte le direzioni, rimbalzano tintinnando contro le vetrine, infilandosi nei vuoti tra un libro e l’altro, ricoprendo le pagine sparse a terra con una sottile polvere di segatura.
Il Diavolo è stato cauto, ma forse stavolta non ce n’era bisogno: nessuna trappola scatta a reclamare la sua vita o le sue membra.

Un quadrato scuro si spalanca ai suoi piedi e, quando il pulviscolo si deposita, consentendo al giovane genin di scrutare nelle sue profondità, un tenue odore raggiunge le sue narici. Lo riconosce immediatamente: sebbene la traccia sia stata lasciata diverse ore prima, l’aroma inconfondibile della vaniglia, del burro e delle uova sapientemente amalgamati raccontano alle narici di Kazuku una storia fatta di pastafrolla, nel più improbabile dei luoghi del Continente.

Una scaletta in ferro arrugginito collega il piano rialzato alle viscere del seminterrato; se lo shinobi si fosse arrischiato a farsi strada verso il basso, non avrebbe faticato a trovare il cordino pendente che, se tirato, avrebbe fatto luce alla stanzetta squallida.
Una vecchia cucina economica occupa uno degli angoli opposti alla porta di uscita. Non ci sono cappe per aspirare fuori gli odori del cibo, la cui nota grave e untuosa sottende al miscuglio di aromi che si riversano fuori dalla dispensa, inaspettatamente fornita di generi di prima necessità.

Le pareti sono ingrigite dall’umidità e dal fumo; un tavolino impiallacciato occupa la parte centrale dell’ambiente, ancora sporco di farina, mentre lungo le pareti sono allineate, oltre alla dispensa di cui abbiamo parlato, anche una serie di casse di sakè scadente, un frigorifero e diverse scatole di cartone contenenti patate, daikon, cipolle e cavoli.

L’unica porta presente nella stanza è appena socchiusa, lasciando penetrare un refolo d’aria fredda: un’aria umida e pesante, guastata dall’odore del muschio che deve crescere al di là della soglia.*


CITAZIONE
Bestemmie in 3... 2... 1...
 
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view post Posted on 1/1/2022, 14:50     +1   -1
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The Almighty Shitlord

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Il passaggio segreto non conduce a nient’altro che ad una cucina da cui proviene un forte odore di biscotti. Qualcosa tanto di inaspettato quanto frustrante, perché solo ora realizza che probabilmente il fare biscotti poteva essere ben più di un semplice passatempo per una bambina speciale il cui ruolo non è mai stato inquadrato.
Il perché di tutto questo gli sfugge, è frustrante, eppure la consapevolezza di non aver subito una imboscata in un certo qual modo lo rincuora, lo rassicura: forse la sua vita non era così profondamente in pericolo come immaginava, e ha ancora una possibilità per capire il ruolo di quei biscotti per il chimico: la propria prigioniera.
Ma è proprio una volta tornato su che arriva la beffa: la bambina si è liberata, è fuggita probabilmente verso l’esterno e per quanto abbia tempo per inseguirla, l’odore suggerisce che sia andata proprio verso il centro abitato. Una tappa d’obbligo che tuttavia dovrà fare solo successivamente.
Respira, cerca di contenere quella frustrazione che sale nel proprio animo, per un momento si impadronisce del suo corpo tanto da farne tremare i pugni. Perché sa che non poteva fare di meglio da solo, con la prospettiva di trovare il Chimico stesso in quel passaggio di certo rendeva il portarsi dietro la bambina un rischio piuttosto che un vantaggio. E col senno di poi, ogni scelta che non conduca ad un risultato ottimale è sempre inevitabilmente errata.
È così che in quella cucina cerca la ricetta dei biscotti, gli utensili che sembrano essere stati di recente usati e prende nota degli ingredienti che si trovano in quella cucina tali da capire quantomeno quale di essi sia fuori posto. Si prepara come può, carpisce ogni dettaglio che possa risultare utili alle indagini sul criminale che ha provato a fermare, e solo successivamente si avventura nella stanza successiva oltre la cucina, aprendola con la propria spada così da evitare che delle trappole sull’uscio possano colpirlo in pieno.
Deve trovare quella bambina certo, ma prima di tutto deve andare in fondo a quella faccenda, esplorare quel passaggio e capire dove abbia portato il suo bersaglio.
 
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view post Posted on 5/1/2022, 00:07     +1   -1
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*Frustrante: mai parola fu più azzeccata di questa, nelle circostanze che hanno avviluppato il Diavolo della nebbia.
Catturato come una lepre da arrostire allo spiedo, imprigionato come l’ultimo degli schiavi razziati da un villaggio di mare dimenticato dai Kami, costretto a scendere a patti con soggetti dal quoziente intellettivo subumano, forzato dagli eventi a inoltrarsi in un ambiente di cui non ha la benché minima cognizione o esperienza… fino ad aggirarsi per la cucina sporca di un maledetto rapitore, tentando di carpire con le narici ciò che gli occhi, gli studi e le conoscenze gli hanno gelosamente negato.

Non c’è niente - NIENTE - di strano, in quella dannata stanza: niente di anomalo negli ingredienti, nel cibo custodito degli scaffali, nel grasso bruciato cosparso sul muro dietro ai fornelli. Se dovesse dare retta a ciò che vede, abbandonando ogni possibile speculazione, potrebbe dedurre che la cucina sia l’unico passatempo concesso ad una bambina reclusa con due adulti legati a lei da dubbi legami di sangue, che non sembrano avere scopo alcuno, nel tenerla nella loro base - ANCHE QUESTO È FRUSTRANTE.

Resta quella porta.
Kazuku la apre.
Non accade nulla.
Probabilmente i battiti del cuore del genin sarebbero presto rallentati, constatata l’assenza di trappole… per poi tornare ad impennarsi di colpo: nel momento in cui, a pochi metri di distanza, avesse scorto la cella.

Sì, quella cella: può quasi vedercisi dentro, nudo, spezzato, l’eco del suo grido carico di rabbia che si spegne sulle pareti di roccia madide di umidità, ma se quella è la cella in cui era stato rinchiuso… vuol dire che la struttura della base nemica è meno scontata di quanto non potesse apparire. Che la scala da cui è salito per raggiungere le stanze degli “zii” non era assolutamente l’unico passaggio, per raggiungere il piano superiore e l’uscita. Un’unica uscita, per un edificio a forma di anello, collocata al piano superiore, che essendo l’unico dotato di finestre - anche se sbarrate - fa intuire che il livello della cella sia interrato.

Un’uscita che sarebbe insensato lasciare incustodita, o meglio: sorvegliata da un energumeno abbastanza grosso da aver ragione sulla maggior parte degli eventuali seccatori, ma che invece di montare la guardia, era talmente stordito da non riuscire ad opporre la benché minima resistenza all’aggressione psicologica di Mizuguchi. Una falla inverosimile, per un criminale suppostamente abbastanza sveglio da rapire ragazzine, senza patirne le giuste conseguenze. E poi c’è la faccenda del liquido che verosimilmente il grosso ha tracannato assieme all’alcol. Ce l’ha messo lui? Che scopo ha?
Se solo Kazuku avesse appresso un ninja medico, in grado di decifrare quei termini incomprensibili sulle maledette etichette!*


CITAZIONE
Ho tirato assieme alcuni elementi che, sparpagliati, forse non rendevano l'idea del quadro generale.
 
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view post Posted on 6/1/2022, 12:46     +1   -1
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The Almighty Shitlord

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Più il tempo scorre più semplicemente si rende conto di quante cose non abbia minimamente considerato finché non diviene troppo tardi, qualcosa che lo colpisce come un pugno sul viso nel momento in cui apre l'ennesima porta e si riscopre al punto di partenza, innanzi a quella cella in cui era stato rinchiuso.

Mmmmh

Ringhia con le labbra serrate, i pugni si stringono mentre la consapevolezza di aver completamente mancato il Chimico ormai si fa strada nella sua mente: non avrebbe dovuto tendergli una imboscata, avrebbe semplicemente dovuto colpirlo di persona il prima possibile. Non avrebbe dovuto lasciare da sola la ragazza dopo aver trovato quel passaggio segreto che conduceva all'uscita ma avrebbe dovuto tenerla con sé sino alla fine, qualcuno di valore per il Chimico, qualcuno di cui ora probabilmente il suo stesso bersaglio ritornerà in possesso.

cazzo

Mormora alla fine, uniche parole che escono dalle proprie labbra: certo che non poteva conoscere minimamente la conformazione di un luogo in cui si è ritrovato, e proprio per questo non avrebbe dovuto cercare di tendere imboscate dopotutto, la prima regola delle stesse è conoscere il territorio almeno tanto quanto il proprio bersaglio e a lui questo requisito fondamentale mancava completamente.

Cazzo

Un pugno quello che viene tirato nervosamente contro la parete, un pugno che viene ancora ed ancora menato contro quella costruzione di pietra come in qualche modo potesse scaricarvi addosso la frustrazione del sapere quanto la sua paura di incontrare quell'essere ne abbia condizionato le scelte, quanto quell'ansia abbia influenzato il suo agire nonostante si sia rifiutato sino all'ultimo di accettarla.

CAZZO

Grida, quasi quelle parole potessero rigettare all'esterno tutti i propri dubbi e paure, come se potessero in qualche modo purificarlo dalla colpa di essere semplicemente umano. Trema, sente chiaramente come quella stessa frustrazione sia condivisa dalla propria spada, al punto da esser tentato di afferrarne l'elsa e radere al suolo l'intero laboratorio. Odia quel posto e tutto ciò che gli ha causato. Odia quel luogo per tutto ciò che ha causato al prossimo, così come la propria spada lo odia perché gli ha impedito di punire un criminale che sin troppo a lungo è sfuggito alla giustizia. E proprio mentre nella mente si fa spazio l'idea di dar sfogo distruttivo a quella sensazione è una nuova paura, quella di Isobu, a raggiungerlo come una impressione che mitiga una nascente furia distruttiva. Paura non per sé quanto piuttosto per i danni che il Chimico ancora a piede libero potrebbe causare al prossimo. Paura che lo zione e i bambini possano non raggiungere il villaggio, paura che la bambina possa tornare nelle mani di quel criminale.

Paura e rabbia. Sensazioni che egli prova per sé e che sono certamente condivise dalle entità che lo abitano ma proiettate all'esterno. Solo a lui è dato preoccuparsi di sé stesso, perché sono le entità con cui ha creato un legame a preoccuparsi a loro modo delle conseguenze dei vissuti personali sul mondo esterno: è forse questo un possibile equilibrio? Scuote la testa, non ricacciando quelle sensazioni ma semplicemente accettandole. Se il Chimico ora è fuggito, può raccogliere quante più informazioni da mandare indietro al proprio villaggio mentre cercherà di tracciarlo così che gli esperimenti non proseguano indisturbati. Dovrà dargli la caccia, ed assicurarsi che nessuno in Mizu no Kuni soffra ancora per colpa sua. Sentiva ancora la scia olfattiva della bambina, potrebbe ancora raggiungerla, ma non prima di essersi appuntato quanto di rilevante scoperto sino ad ora.
Il campione di liquido veduto colare dalla ragazzina nel laboratorio viene annotato in riferimento alla provenienza, a quell'abbozzo di sigillo che ha visto sulla sua schiena. Campioni di quello stesso liquido, così come di altri campioni da quei frigoriferi che a lui sembrano tutti uguali, vengono prelevati assieme ad esso. Il liquido inodore trovato nel saké, nella porta dietro il laboratorio, vengono a propria volta prelevati ed annotati rispetto a dove li ha trovati, e così utilizza il proprio rotolo del richiamo per sigillarvi al suo interno i libri sui sigilli più avanzati, segnando unicamente i nomi di quelli reperibili facilmente.
I libri di favole per bambini, persino la disposizione delle stanze. Tutto viene meticolosamente annotato e sigillato nel proprio rotolo, così come quei fascicoli che dovrebbero conservare forse i tempi di esposizione, sintomi, trovati nella parte del laboratorio a cui ha avuto accesso con le chiavi cadute alla bambina.
Se lui per certo non può sapere cosa le notazioni mediche possano indicare, qualcuno nel villaggio lo saprà.
Unico interrogativo vero rimane quella bambina, la cui apparenza viene a propria volta segnata accuratamente: quale sia il suo ruolo difatti rimane un mistero. Essa sembra innocua, il Chimico la tratta come una figlia tanto da spendere tempo a fare biscotti con lei, le fa controllare i prigionieri e la fa assistere agli esperimenti che svolge sulle proprie vittime. Non è una mera vittima a propria volta, e potrebbe avere a sua volta un ruolo-pur inconsapevole- entro i suoi esperimenti.
Solo una volta terminato di prelevare quante più prove, indizi, possibili esce all'esterno, cercando di affidarsi al proprio olfatto per tracciare la scia della bambina e quindi lanciarsi al suo inseguimento quanto più velocemente possibile. Se è così importante il Chimico probabilmente cercherà di riaverla, e non è fuggita così tanto tempo fa da essere impossibile da raggiungere.




 
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view post Posted on 11/1/2022, 17:35     +1   -1
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*Quanti minuti saranno trascorsi, dall’inizio della sua esplorazione? Mezz’ora? Un’ora, forse? Kazuku non molla, pur scoprendosi giocato dal dannato bastardo. Non è ciò per cui è stato addestrato, ma non si fa scrupolo: raccoglie qualunque cosa appaia come significativa ai suoi occhi, per far sì che chi di dovere possa trovare il bandolo di quella intricata situazione. Dove non arriva il filo della spada, arriverà quello del bisturi; dove non può giungere l’occhio, giungerà la lente del microscopio - questo si dice, forse, deciso a non privare Kirigakure di solide prove delle nefandezze compiute in quei luoghi oscuri.

Compiuti i suoi ultimi doveri, lascia che sia l’olfatto a guidarlo avanti, verso la meta della piccola fuggiasca, che recise le corde che la impastoiavano se l’è data a gambe.

Fuori da quel luogo d’inferno ormai è l’imbrunire: il sole picchia in faccia al Diavolo, sulla pietra rossastra del colle brullo in cui è scavata la base del Chimico. Doveva essere un vecchio edificio militare, forse riadattato a lazzaretto, prima di essere occupato da quei loschi figuri. L’unica strada esistente serpeggia lungo il fianco dell’altura, coperta di pietrisco scivoloso e traditore, immergendosi infine nel mare di nebbia che si alza dalla valle sottostante.

Doveva essere ben informata sul territorio circostante alla base, quella bambina: certamente non è questa la prima volta che lo percorre. Il suo odore, assieme a quello delle vittime e del loro tardo accompagnatore seguono fluidamente l’itinerario tracciato, si immergono nella boscaglia immersa nel grigiore, mentre il sole cala e tramonta e l’aria si fa ferma e fredda.

Non sono andate molto lontano, o almeno, il loro buon passo non regge il confronto con quello allenato del soldato che le raggiunge: l’aroma di legna bruciata e carne ancora cruda avrebbe raggiunto le narici dell’inseguitore, che avrebbe guadato un torrente per raggiungere la macchia in cui si sono accampati omaccione e ragazzine. Lo zione ha fatto il suo dovere: la carcassa di un cinghiale scuoiato da poco è sospesa sopra le fiamme vivaci, e per quanto visibilmente intimorite dalla presenza del carceriere, la vista del fuoco, del cibo e l’aria pulita sembrano rinfrancare gli animi scossi.

Solo che tra loro, della piccola dagli occhi viola non c’è più l’ombra.

La pista si arresta al guado, come se non avesse mai visto l’altra sponda, su cui le altre riposano.


Avrebbero ripreso la marcia l’indomani, a Kazuku la scelta: restare con loro e passare la notte all’addiaccio, o precedere il gruppo al villaggio in attesa. Quale che sia la scelta, ciò che troverà a Zieshi non subirà variazioni: “Dov'eri finito, shinobi di Kiri?! Mai una volta che siate dove servite.
Minamoto è morto."
*



CITAZIONE
No che non arrivi tardi, chill: è la classica vecchia di merda decrepita a pronunciare l’ultima battuta, una di quelle rompicoglioni che si aspettano che uno parte, salva il mondo e torna pure in tempo per salvare pure il gatto che ha pensato di suicidarsi sotto un’auto. Se hai voglia di infilare qualcosa sulla morte di Minamoto sentiamoci, può essere utile per la tua Autogestita di skip.

DUNQUE abbiamo l’ok della Narramafia: Kazuku può ufficialmente passare a Chunin yay fuck yes era pure ora!11!!1!

Come convenivamo, la Missione è passata per 3 Master diversi e già questo ha reso difficile rispettare la trama prevista, tenuto conto anche delle tempistiche dilatate tra un post all’altro. Mi ha fatto enormemente piacere che comunque tu abbia pensato di rientrare e terminare la Passaggio, fornendo a Kiri un altro elemento su cui fare affidamento.

Ho già espresso un parere molto favorevole sul role di Kazuku in sezione Narra: l’aver alleggerito il role dei vari interventi di Isobu e Kubikiri non ha reso più povero il tuo lavoro, assolutamente. Per il mio gusto personale, l’eccesso di dettagli può rendersi più pesante da digerire. Quello che ha macchiato un po’ la qualità è stata la comprensibile pesantezza nel terminare una giocata sospesa per anni, e avente un taglio poco affine a un pg come Kazuku.

Lo scritto è corretto; la strategia è coerente con i mezzi che il pg ha a disposizione, anche se in certi frangenti ho fatto fatica a far notare alcuni elementi forse un po’ troppo “telegrafati”.
Lo scopo originale della Missione non era soltanto riportare a casa le ragazzine, MA di questo se ne parlerà a tempo debito (pezzo di trama in sospeso, non spoilero).

Visti i pareri molto favorevoli di Ardyn e Kusanagi, ritocco un po’ verso l’alto la valutazione e metterei un 9 di media. I premi sono:

2700 exp (queste devi convertirle in exp FM, quindi calcola il 40% del valore)
5 PM (che prolly saranno da rettificare passando al nuovo sistema)
300 Ryo (Missione compiuta, committente soddisfatto e yada yada)
 
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46 replies since 16/12/2018, 12:52   1003 views
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