Unravel, Quest Nuibari per Egeria (1° pg)

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view post Posted on 3/7/2019, 17:56     +1   -1
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Si udì un gemito di dolore dall'alto, seguito dal tossire soffocato di qualcuno troppo vicino alla lava per i suoi gusti.
Non era noto a tutti, dato che gli Yoton non erano esattamente i più espansivi dei clan, ma la lava che producevano aveva lo sgradevole effetto aggiuntivo di emettere gas e suffumigi tendenzialmente velenosi, in misura più o meno grave a seconda di quanto capace fosse il ninja in questione.
Tsuyu non era sicuramente una Jonin esperta, ma il gas iniziò subito a cercare la strada per i polmoni di Urako e Kuroneko, irritandole il naso e la gola. La Chuunin sapeva che più ne avrebbe respirato, peggio sarebbe stato per il suo corpo, ma per il momento resisteva.

Riuscì a saltare sulla parete, sentendo dietro la schiena il calore elevatissimo delle cascate di lava di Tsuyu. Fu un'azione molto veloce, nella penombra del magma incandescente, e Urako riuscì a saettare come la piuma nel vento che desiderava essere.
Un vento gassoso, che rendeva difficile la visuale, ma che la portò finalmente vicina al suo nemico.

«ATTENTA, DIETRO DI NOI!»

Ed ecco, finalmente, una visione chiara di chi Urako stava affrontando.
Avrebbe potuto tagliare i tendini di Momo senza problemi, perché non si appoggiava a terra (o meglio, al soffitto) con i piedi.
Alla luce ondeggiante del magma, vide due ragazze legate di schiena. No, non legate, cucite. Quelli che sembravano i capelli scuri di Momo erano sì, lunghi e scompigliati, ma ciò che davvero le teneva assieme era un lungo filo nero che passava per le loro carni.

Ago, nella sua migliore performance.

I punti dove la carne era stata bucata erano anneriti, ma chi aveva eseguito quell'opera di sartoria aveva badato bene a non toccare parti vitali o che potessero impedire i movimenti. Certo, erano una legata all'altra quindi qualsiasi azione richiedeva coordinazione, ma le due sicuramente erano riuscite a trovare un equilibrio se finora avevano messo in difficoltà l'aspirante spadaccina.

Dimostravano qualche anno in più di lei. Corpi magri e nervosi, sicuramente consumati dal lungo periodo da incubo che stavano vivendo in quella caverna. I capelli di entrambe erano lunghi, biondi per Tsuyu e neri per Momo, i vestiti erano sdruciti e consunti e non permettevano di capire se originariamente erano di buona qualità o meno.

Urako poteva colpire. Forse, più che potere, era un dovere. Tsuyu stava ancora gettando lava verso il basso, ma Momo stava già componendo dei sigilli.


CITAZIONE
Ok... Sai già la situazione quindi non perdo altro tempo a scusarmi per il ritardo. Let's start again.

Considerato che la tua azione era mirata ai tendini, ma che hai tempo di accorgerti che non servirebbe a molto, hai un momento istantaneo per decidere dove colpire in maniera alternativa, ammesso che tu voglia farlo.

Quindi hai tipo una sola azione, se vuoi attaccare.
Due se vuoi schivare un attacco che probabilmente rischia di arrivarti addosso -sta componendo i sigilli quindi hai tu l'iniziativa- e agire in altro modo.
Kuroneko è sana e salva, ancora aggrappata a te, se vuoi farla attaccare va a segno automaticamente, specifica cosa e dove colpisci.

 
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view post Posted on 10/7/2019, 15:59     +1   -1
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Il fumo acre invade la gola delle attaccanti, che oltre a dover tollerare il puzzo, sentono l'aria viziata perdere quel poco di salubre che poteva esserle rimasto: è il momento in cui qualsiasi impeto istintivo viene a mancare, come la fiamma della candela quando apri una finestra di colpo. È la situazione in cui se puoi scegliere di scappare, è l'ultimo momento buono per farlo: se decidi di continuare, è perché la posta in gioco è troppo alta, e l'unica cosa che può farti perseverare è una tonnellata di risolutezza.
Oppure perché la possibilità di scappare non c'è, quindi il coraggio diventa una virtù mandatoria.

Alle loro spalle spalle, la fornace silente si abbatte sibilando sul palmo d'acqua salsa distesa sul suolo: la sua carezza torrida fa riemergere galla sempre nuovi dettagli dalle memorie belliche della quindicenne... e no, non è solo il calore del magma a farla sudare. L'ossigeno in picchiata si fa sentire. Sentirsi soffocare sia fisicamente che per la paura fa scricchiolare spaventosamente la sua decisione: è aggrappata a quell'istante in cui l'avversaria cadrà come una pesca matura sotto i suoi colpi, e non può permettersi di pensare ad altro.

Quando i vapori venefici le consentono di vedere l'imprevisto, mentre ancora corre e non si ferma... è come se le viscere sprofondassero in un pozzo buio.

I dettagli delle cuciture, dei capelli, degli indumenti, la stessa grottesca unione dei due corpi hanno l'importanza della formica annegata nell'urina del cane di passaggio, di fronte al fatto che adesso sa che il piano non funzionerà.
Certo, può cambiarlo: il modo in cui lo farà, cambierà anche lei.
Quindi accelera la sua corsa.
Vero, potrebbe non andare a segno: a prescindere da quello che sarà il risultato, lei proverà intenzionalmente a colpire il bersaglio, e conosce le conseguenze di quel gesto, qualora lo raggiungesse.
L'alternativa è suicidarsi.

È straordinariamente nitido davanti a lei: una chiarezza della mente più che degli occhi, viste le esalazioni, con le dita di Momo in primo piano che si intrecciano e si sfiorano con movimenti inesorabili. "Controordine. La bruna. Agli occhi." sibila alla gatta, confidando nel suo udito sottile.
Sente il peso di Kuroneko spostarsi rapidamente dalla schiena alla spalla destra, mentre la gatta si arrampica, le affonda gli artigli nella pelle e salta come una molla verso il bersaglio; l'istante dopo l'evocatrice scarta leggermente di lato, decisa a oltrepassare il bersaglio originario... ma intenzionata a colpire quello che le dà le spalle.
Alla carotide.
Se troverà anche l'altro collo in traiettoria, non si sforzerà di evitarlo.
Da brava, fottuta codarda che non ha nulla da perdere.



CITAZIONE
Mantengo: Attivazione - Die Feder, das Ei

Elusione:
<taijutsu ravvicinata> - Scomparsa Apparente - [Stm: -5] [Vel: +100]
"Si sa, i ninja di Kiri sono da sempre braccati dalla morte stessa, ansiosa fin dal giorno della loro nascita di portarseli via con se per l'eternità, per tale motivo questi shinobi hanno imparato a scappare nell'attimo propizio per poi ripresentarsi in un momento successivo migliore, imponendo quasi a tutto il loro corpo di muoversi, portandolo ai suoi estremi lesionandosi talvolta i tessuti, cogliendo però il nemico di sorpresa apparendo alle sue spalle, decidendo la sua sorte attaccandolo o meno.. Ma la pietà non rientra nel nindo di questi soggetti, che se lo colpiranno successivamente con una taijutsu o con un attacco chakrato ravvicinato otterranno un bonus di +30. Questo ultimo bonus si calcola solo se l'elusione è andata completamente a buon fine."


Attacco:
<ninjutsu elementale ravvicinata> - 風 - Fuuton: Intrusione - [Chk: 45/80][Int: +40/85+vel/4]
"Il ninja sfrutta la propria rapidità per portarsi vicino all'avversario, scartando poi di colpo, aiutandosi con il movimento di un braccio per colpire con una lama di vento l'avversario a distanza ravvicinata. Se usata come prima tecnica nel combattimento, acquisterà un ulteriore bonus di 15."


Per Kuroneko teniamoci su un classico "ti salto in faccia e vai con le unghiate"
 
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view post Posted on 17/7/2019, 11:12     +1   -1
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Kuroneko saltò immediatamente. Da brava gatta ninja, sapeva eseguire gli ordini senza esitare, soprattutto in situazioni dove esitare significava morire fulminati, o peggio.

Momo stava finendo di comporre i sigilli, quando la palla di pelo e unghie le saltò in faccia iniziando a graffiare di prepotenza. La ragazza mandò uno strillo acuto, e perse la concentrazione finendo per fare quello che farebbe ogni persona normale: tentare di togliersi Kuroneko dalla faccia, a suon di spinte e graffi che erano ridicoli in confronto a quelli della gatta ninja.

Nello stesso decimo di secondo, Urako attaccò la seconda. Tsuyu aveva appena smesso di sputare lava, ma tra il peso di Momo sulla schiena che si divincolava e l'effettiva rapidità con cui la Yakamoto le si stava lanciando contro, riuscì solo a evitare un colpo da morte istantanea tramutandolo in uno da morte un po' più lenta.
La lama di vento squarciò una spalla e parte del volto della ragazza, che con un grugnito di dolore cadde verso il basso, perdendo la presa sul soffitto.

«TSUYU!»

Sentendosi cadere sempre più vicina all'inferno, Kuroneko optò per interrompere la missione e zompare via dalla faccia di Momo. Urako la perse di vista, ma la mancanza del "poofff" e della nuvola del richiamo poteva farle intuire che non era sparita, solo finita in una zona buia.

E le due aspiranti spadaccine?
Per essere cadute, erano cadute. Il tonfo era stato chiaro.
Tuttavia la lava stava pian piano scomparendo, non più alimentata dal chakra di Tsuyu, e se da una parte questo significava un graduale aumento dell'ossigeno, dall'altro non c'era più quella luce rossa e inquietante che rischiarava la caverna. Le braci ardenti continuavano a delimitare il fiume sotto Urako, che però sarebbe dovuta scendere di quota per trovare le proprie nemiche.


CITAZIONE
Se intendi richiamare Kuroneko a te, puoi già giocarti nel tuo turno che ti raggiunge dato che lo farebbe in automatico.
 
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view post Posted on 15/8/2019, 00:28     +1   -1
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CITAZIONE
Sorry, ritagliare tempo è stato uno strazio.

Le ombre cupe gettate dal magma sottostante illuminano in modo grottesco la scena in rapido movimento, infarcendola di brusche pennellate cremisi e arancio.
Per quanto riguarda la pavida sfidante, sente gli occhi premerle contro le orbite. Bruciano. Avverte il fruscio leggero di abiti, pelo, unghie e artigli, il cuore dimenarsi tra le tonsille, la lama d'aria che incontra una certa resistenza... e che i kami la accechino, l'ha colpita.

Quale sia il danno, non osa quantificarlo.

Non le ha colpito il collo, o quella starebbe letteralmente soffocando nel suo sangue... ma la spalla deve averla ferita; il grido, il tonfo, il lento ritrarsi dei fluidi mortiferi dabbasso, tutto le conferma che è andata a segno.
Urako Yakamoto arresta la sua corsa, una manica davanti alla bocca, l'aria vicina alla sommità della caverna che stenta a ripulirsi dai vapori tossici – deve scendere più in basso, dove ristagna quella più fredda e meno contaminata; Urako Yakamoto era convinta che avrebbe dovuto provare orribili sensi di colpa, per via della sua azione, ma in questo momento un'imprevista sensazione di leggerezza all'altezza del petto la distrae: curioso, perché assieme sente la gola far male come quando cerchi di non piangere, ed è abbastanza certa che non sia colpa dei gas.

Perché?
Perché non le serpeggia dentro quel freddo che aveva solo potuto immaginare, quella sensazione tragica e nobile di ineluttabilità amara mista a rimorso, soffocato solo dal senso del dovere, dalla consapevolezza di non aver avuto altra scelta che...

Urako Yakamoto scende dal soffitto procedendo sofficemente contro una parete, procedendo ad aggirare ciò che rimane del lago di magma, presto raggiunta dal tocco familiare del felino che le sfiora uno stinco prima di balzarle di nuovo sulle spalle.
Ha paura di non vederle in tempo.
Ha paura che loro la trovino, prima che lei le possa vedere, e inventare una strategia adeguata.
L'aria lì sotto va un po' meglio, anche se non è certo l'ideale: umida, pesante, leggermente velenosa – inizialmente deve forzarsi a non tossire, mentre cerca con lo sguardo affaticato le due avversarie, avanzando con cautela, per non far rumore.
Il corpo le manda strani fremiti, come se tremasse: vibrazioni cariche di tensione, il cuore sfarfalla rapidissimo, le orecchie scattano al minimo fruscio –

Le zampe tutt'uno col suolo, Spelata.
Sii una con la terra, ed essa non ti tradirà quando avanzi sul suo dorso.
Uno con la terra, uno con l'aria, che si aprirà al tuo passaggio, metterà ali ai tuoi balzi;
sii liquida come l'acqua, prendi la forma della pietra... o divorala, una goccia alla volta.
E verrà il giorno in cui mi porterai il cuore della tua preda.



Kuroneko asseconda fluida i suoi movimenti, sinuosa come solo un gatto adulto sa essere;
Urako, più che un gatto in caccia, si sente come un micino messo all'angolo da un mastino di 80 kg, al quale ha avuto la fortuna di poter graffiare un occhio.
Deve decidere: accertarsi delle condizioni di Tsuyu è di fondamentale importanza – se non fosse già stata resa inoffensiva dal fendente, dovrà fare in modo che lo diventi – ma nemmeno può trascurare le tempeste elettriche di Momo, che per quanto debole alle genjutsu, resta pur sempre pericolosa. Come avrebbe potuto reagire la biondina ad una sensazione di catastrofe opprimente?
Si sarebbe arresa, o avrebbe dato fino all'ultima goccia di chakra pur di vendere cara la pelle?

Per quanto l'avversaria si fosse mostrata più debole di Tsuyu, non è il caso di prendere sottogamba quella che è a tutti gli effetti un'allieva del vecchio Sarto.
Mentre avanza fluidamente, con la massima rapidità consentita dallo sforzo di non produrre rumore alcuno, socchiude gli occhi per cogliere le avversarie atterrate; subito compone i Sigilli per rilasciare il tanto famoso quanto pericoloso Velo di Nebbia - “Precedimi” sussurra alla gatta “individuale. Se ti accorgi che stanno per attaccare, grida e mettiti in salvo.”
La gatta sparisce nel lucore arancione e morente, senza far rumore, mentre la kunoichi prosegue cauta le sue ricerche col favore dell'oscurità – e non solo.



CITAZIONE
Mantengo l'Invisibilità attiva;
Riporto solo in parte le abilità/Tecniche usate, se c'è bisogno della descrizione completa fai un fischio!
Sfrutto il Nascondersi come abbinamento a Die Frau Ohne Schatten

<attivazione> -Abilità nel Nascondersi- (Stm: -5 in combattimento) [Liv 1: 53/60]
Da Nascosti è possibile contrastare l'abilità "Sensitivo" sprecando utilizzi dell'abilità "Controllo del Chakra", ma per funzionare quest'ultima dovrà essere almeno di 1 livello superiore del sensitivo avversario”.

Abbinata a: <abilità/attivazione> - Controllo Chakra - [Liv 4: 27/30]
[Utilizzabile 5 volte ad incontro. Come Schermo, sola 1 volta a turno]

utilizzo:

-Tecnica del velo di nebbia-
“ Immettendo il proprio chakra nell’aria circostante si crea un banco di nebbia illusorio che avvolge totalmente il campo di combattimento, impedendo a colui che subisce la tecnica di scorgere il proprio avversario chiaramente ed impedendogli quindi movimenti sicuri e precisi in attacco e causando diverse falle nella sua difesa. In questo modo l’utilizzatore avrà la possibilità di avvicinarsi all’avversario sfruttando la copertura parziale data dalla nebbia. A livello Jonin la concentrazione della nebbia sarà pressoché totale, facendo sentire il nemico del tutto spaesato benché sino a poco prima abbia avuto la possibilità d’osservare attentamente il campo di battaglia.”
Liv 1: [Chk: 30][Eff: +50] “Dif e Res subiscono un malus di 10+(Danno Certo/3)”
Liv 2: [Chk: 75][Eff: +100] “Dif e Res subiscono un malus di 20+(Danno Certo/3)”


L'attacco vero e proprio mi tocca usarlo al prossimo turno.
 
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view post Posted on 10/9/2019, 20:37     +1   -1
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Il colpo, anzi, i colpi, andarono a segno. In gemiti strozzati di dolore il duo formato da Tsuyu e Momo cucite assieme si abbatté a terra, e lì rimase nell'acqua che, nella penombra del magma ora in rapida evaporazione, si stava tingendo del colore cupo del sangue.

Momo aveva "solo" ricevuto unghiate in piena faccia. Il viso scavato era una maschera di segni gocciolanti, un occhio era chiuso e l'altro cercava di aprirsi nonostante le perle cremisi che si stavano raggrumando velocemente sulle ciglia. Ansimava a denti stretti, riversa a pancia in su, cucita alla sua compagna che si muoveva a fatica.
Tsuyu infatti era quella messa peggio. La ferita inferta da Urako era profonda, e l'aspirante spadaccina si teneva il collo, probabilmente per tamponare lo squarcio da cui il sangue stava sgorgando copiosamente.
Urako era un medico: sapeva bene che in quella zona ci sono vasi sanguigni importanti, e che se non avesse ricevuto cure Tsuyu probabilmente non avrebbe visto l'alba del giorno dopo.

«Tsuyu... Tsu... Avanti... Ngh... Rialzati. Non riesco a rialzarmi se non lo fai tu...»

Era pietoso da guardare. Con un grugnito di dolore Tsuyu cercò di rimettersi in piedi, ma riuscì soltanto a rotolare di lato, ansimando.

«Dov'è? La... Vedi?»

La risposta fu negativa: Urako era di nuovo sparita fra le ombre, e le aveva aumentate generando una nebbia illusoria che portò le due ragazze cucite a sbuffare per l'ennesima volta. Dolore, frustrazione, forse anche paura: perché era evidente che fossero in svantaggio, ora.

«Avanti... Rialzati tu... Ce la fai? Io... Ngh... Non so quanto mi resta...»
«Non dire una cosa del genere! Non dirla! Non ha ancora vinto quella stronza che ha paura ad affrontarci!»
«Eh... Però... Ci ha ridotto così. Alla fine... Non se la sta cavando... Male. Ma... Voglio che Nuibari... Se io devo morire, voglio che vada a te...»


Urako aveva tutto il tempo di fare quel che le pareva. Kuroneko le era davanti, ma entrambe potevano rendersi conto che le due ci stavano mettendo parecchi secondi a rialzarsi, tra le ferite, le cuciture e tutto. Aveva completa iniziativa su di loro... Ma come l'avrebbe usata?
 
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view post Posted on 15/9/2019, 22:28     +1   -1
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L'insulto di Momo è come la prima goccia d'acqua del primo temporale della stagione dei monsoni, ma quando li vedi passare dal calduccio del soggiorno di casa.
Prima c'è silenzio, il brontolio lontano dei tuoni, e poi... pac! La vedi che scorre sul vetro come una lacrima, seguendo un tragitto curiosamente erratico, sul vetro liscio e pulito della finestra: non c'è abituata lei, a sentirsi prendere a parole, figuriamoci poi se le parole è andata a cercarsele.
Il discorso è che adesso è troppo presa da tutto il resto, da riuscire a rimanerci male sul serio.

Vederle annaspare e rotolarsi a terra, la voce strozzata di Tsuyu, la consapevolezza che lei le ferite come quelle normalmente le ricuce... non le infligge... e quella prima ammissione della Yoton, che le provoca un guizzo sorpreso nelle sopracciglia aggrottate – vigliacca sì, stronza pure, però sta riuscendo a dare loro del filo da torcere, e tutto ciò nonostante la grossa cavolata commessa all'inizio dello scontro.
Stringe le labbra tra loro, assaporando distrattamente la sensazione agrodolce di essere riconosciuta, sì, ma da un avversario prossimo all'agonia e ignaro del fatto che la sua agognata spada sia già in mano nemica.

Nessun segno di pericolo da Kuroneko.

Il veleno nell'aria... quello va meglio, sempre meglio, gli occhi bruciano meno e si respira anche meglio. Sta meglio, nel complesso, con tutte le ferite e lo schifo che ha respirato e la paura, che lascia sempre le ginocchia come se fossero di gelatina.

Le cose stanno girando per un verso che potrebbe dirsi positivo.

Di conseguenza, andare a tagliare le vene e i tendini delle braccia di Momo, diventa una scelta non più dettata dalla necessità impellente di salvarsi la vita, ma da una pianificazione razionale operata con metodo, ignorando deliberatamente qualsiasi deontologia medica o barlume residuo di etica ad essa correlata.


È una questione di logica: può fare il primo passo adesso, o esporsi al rischio di essere folgorata di nuovo. Farsi folgorare non va bene, perché quelle due non si faranno remore ad ammazzarla - kiriane vecchia scuola, forse le migliori - quindi deve impedire alla kunoichi di comporre sigilli.
In tutto ciò, anche in quella strana calma fremente e lucida che le soffoca il cuore e lo rende come cristallo, ancora non ha risoluto di fare quella cosa che metterebbe la parola fine a quello stillicidio reciproco.

Tagliare il collo a tutte e due.



Si mette in moto leggera come le è stato insegnato all'Eremo, abbandonando il contatto dei polpastrelli contro il suolo e dirigendosi più silenziosa che può verso le due, rese uno da quella sutura mostruosa: le mani non tremeranno, o non potrebbe usarle per fare il suo lavoro. Sguainato un kunai, punta ai polsi della biondina.
Ne basterà uno, meglio ancora se riuscirà a colpire ambedue: a quel punto farà loro un'offerta che non potranno rifiutare, loro dovranno accettare, e potrà andarsene da quel buco fetido senza ulteriori spargimenti di sangue – mettendo a tacere qualsiasi eventuale rimorso di coscienza che sarebbe potuto sopraggiungere.




CITAZIONE
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<bukijutsu ravvicinata> -Luccichii nella nebbia- Attacco pluridirezionale di spada- (Chk: 30)(Frz:+bonus arma*2+20)
“Tecnica che combina il velo di nebbia all'incredibile capacità dei ninja di Kiri di nascondersi e attaccare per poi tornare di nuovo tra le nebbie. Per usare questa tecnica dovrà essere stato usato il velo di nebbia come preparazione, successivamente il chakra del ninja fluirà nella nebbia celando ancor più la figura di questo, ma non solo. Per un interessante effetto ottico, le piccole goccioline d'acqua presenti nella nebbia rifletteranno l'immagine del ninja a sprazzi, dando quasi l'illusione che sia lì. In realtà, il ninja è ancora nascosto, e ciò che punta a fare con questa tecnica è portare un colpo alle spalle del nemico sfruttando la copertura della nebbia. Il bonus della spada usata raddoppia in questa tecnica(solo se non è stata deformata), ma non sarà possibile impastare il chakra in essa. In compenso, il nemico per la sorpresa dell'attacco avrà un malus di 20 alla parata, di 10 all'elusione, e in caso di sostituzione, esso sarà vulnerabile a un successivo attacco(che sia questa tecnica o un altra), che risulterà potenziato di 20.”
 
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view post Posted on 1/10/2019, 12:00     +1   -1
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Vecchia scuola Kiriana, certo, ma portata avanti da due esseri umani. Le ragazze cucite a terra cercarono di rialzarsi, ma era faticoso farlo quando una delle due metà -fondamentali per far sì che il corpo a due funzionasse- stava perdendo velocemente le forze per via del sangue che scorreva, denso e scuro, a ritmo con un cuore sempre più debole. Riuscirono a mettersi in ginocchio, tirate su dalla forza di volontà e dalla disperazione di Momo che gemeva dal dolore per i fili d'acciaio che tiravano le sue carni, appesantiti dal corpo non più collaborativo di Tsuyu.

La nebbia e il buio rendevano Urako perfettamente invisibile, e anzi, costringevano Momo a guardarsi attorno cercando di capire quale delle ombre la stesse attaccando. Ad un certo punto chiuse gli occhi, restando ferma con un ginocchio a terra e uno sollevato, la compagna che rantolava dietro di lei cercando di contenere i gemiti di morte.

Urako si avvicinò di un passo, Momo rimase ferma. Due passi. Al terzo, si mossero contemporaneamente.
Perché gli occhi sono solo uno dei tanti sensi che un ninja può usare, e quando la vista viene meno intervengono gli altri. L'udito, per riconoscere i passi sul suolo coperto d'acqua, la più semplice (per così dire) percezione del chakra e dei movimenti, gli spostamenti d'aria in un ambiente umido e fermo... Momo aveva usato tutto quello che era in suo potere per rifiutarsi di fare la fine dell'agnello sgozzato per Pasqua.

Kuroneko fu l'unica a poter vedere la scena, che un buon regista avrebbe reso al rallentatore, o accelerandola di colpo per quel microsecondo necessario all'impatto tra le due.
Vide Urako mirare ai polsi di Momo, rifiutarsi ancora di infliggere il colpo finale per poter, forse, salvare la loro vita dopo averle rese totalmente incapacitate. Ma estendere la durata dell'esistenza di un nemico significa concedergli più tempo per mettere a rischio la propria sopravvivenza.
Momo infatti si era mossa, rallentata dalla sua situazione tragica, senza comporre sigilli né altro si era lanciata sulla Yakamoto con le mani sfrigolanti di elettricità. Il poco tempo, il rallentamento, lo svantaggio in cui si trovava le avevano impedito di accumulare sufficiente chakra per un attacco vero e proprio, ma quel poco che aveva era stato sufficiente per ottenere almeno in parte l'effetto desiderato.

CITAZIONE
<ninjutsu elementale ravvicinata> - 雷 - Contatto - [Chk: 55][Int: +40+Vel/4] "Dopo aver concentrato attorno alle mani una notevole quantità di chakra elementale, il ninja si scaglia contro l'avversario con il solo intento di afferrarlo. Se riuscisse a fare ciò, trasmetterebbe tutta la carica accumulata contro l'avversario, folgorandolo. Se l'avversario difende completamente questo attacco senza usare barriere, subirà 15 punti ferita da Sonnolenza e Paralisi."

Dunque, Kuroneko vide le due ragazze scontrarsi. Urako tagliò di netto i tendini della mano destra di Momo, che lanciò un grido di dolore. Non fece in tempo a tagliare anche quelli della sinistra, perché venne spinta indietro da una scarica elettrica folgorante. Non dolorosa e debilitante come quella che aveva già subito, ma sufficiente a mandarla gambe all'aria tre metri più indietro. Come un colpo di taser, violento e improvviso, che le attraversò il corpo lasciandola intorpidita per qualche secondo.

Non che avesse fretta. Tsuyu e Momo giacevano a terra, la prima immobile, la seconda ansimante e con la mano sinistra che artigliava il polso ferito. Il sangue attorno a loro creava una pozza sempre più scura.

«Che cazzo... Fai...»

Il dolore e la rabbia impregnavano la voce della ragazza, riversa su un fianco, tirata giù dal corpo ormai inerme della compagna.

«Finché non ci uccidi... Non esci... Che cazzo fai...» Il sangue usciva dalla ferita, pulita e precisa ma anche decisamente profonda. «Ti ha detto... Di torturarci? Te lo ha detto lui? PARLA!»

L'urlo era uscito strozzato e rauco. C'era un limite a quello che un corpo umano può sopportare, e quello della ragazza era molto vicino a raggiungerlo.

 
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view post Posted on 14/10/2019, 20:46     +1   -1
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Col sapore del sangue che si espande in bocca, si rialza tremante e ammaccata dal suolo irregolare e ancora cosparso di pozze salmastre, un po' calde e un po' fredde, mentre il ruggito di Momo riempie la grotta. Deve essersi morsa la lingua; gli arti mal tollerano altre scosse, dopo la prima che ha incassato.
Sente il respiro raspare la gola, senza voler scendere nel petto; raccoglie le forze e salta di nuovo sul soffitto, ancorandosi col chakra alla superficie umida della pietra. Forse inizia a rendersi conto di star tirando quella faccenda troppo per le lunghe: glie lo dicono il freddo che risale dalle punte delle dita, e la stanchezza che fiacca tutto il corpo, per lo scontro che lei stessa non vuole decidersi a terminare.
Aveva deciso di fare la sua proposta, no?
La voce le esce tesa e lugubre, con lo sforzo che farebbe una carrucola, quando issa un peso troppo grosso.: si accorge di avere il fiato corto, già quando finisce la prima frase.

“Lui vuole solo che dimostri di essere adatta ad Ago.
Il come, non l'ha specificato.
Non ho ordini di uccidere.
Che a te piaccia o no.
Se avesse desiderato le vostre teste...
avrebbe dovuto essere più...
esplicito.”


Frasi brevi e spezzate da un respiro che non vuol saperne di farsi più profondo, stretto da quell'addome contratto come una prugna secca. Sfacciatamente mente a sé stessa, o almeno fa gli ultimi tentativi di rigettare ciò che è sempre più dolorosamente convinta di dover fare.

“Voi due invece?” riprende, con voce più alta - “Ha detto sul serio che potrete uscire solo uccidendo, senza distinguere tra compagni e nemici?”
Per favore, di' di no.
Sospira forte dalle narici, deglutendo a vuoto subito dopo.
Strizza gli occhi, li riapre.
“Uccidervi sarebbe uno spreco” riprende - “Siete brave.
Ne muoiono già abbastanza di noi in missione.
Sai cosa, Momo-san?”

Prende tempo per respirare, cercando – tra un complimento e un ragionamento - le parole giuste per dire quello che si sente dentro sul serio, con un'ansia amara per cosa ciò potrebbe innescare.
Sarebbe più brutto morire, o rendersi conto che i principi non esistono, e che uccidere non è poi un così gran problema?

“Se davvero il Sarto vuole che ci ammazziamo a vicenda, e al Mizukage questo sta bene, forse avrei fatto meglio a disertare dopo Fukagizu.”
Una cosa del genere vuole anche dire che Shitsuki aveva ragione, e che Shi aveva avuto degli ottimi motivi per fare quello che ha fatto. Sente le labbra stirarsi sui denti, nell'aborto nervoso di un sorriso amaro.
Conclude, stancamente.
“Non mi piace quello che vedo: sono venuta per servire Kiri, ma chi serve Kiri non dovrebbe massacrare i suoi compagni.
Finiamola qui.
Lasciami richiudere il collo della tua amica. Chiuderò anche la tua ferita.
Andiamo in ospedale, farò del mio meglio per farvi arrivare vive... tutte e due, dobbiamo togliervi quelle suture alla svelta.
Non ci guadagno niente. Non c'è niente sotto.
Non può essere corretto, che dobbiamo ammazzarci tra di noi, mi capisci?
domanda infine, con una incredulità esasperata a serpeggiare tra una parola e l'altra; solleverebbe le braccia per lasciarsele ricadere lungo i fianchi, se non fosse che è a testa in giù, e non funzionerebbe mai.

 
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view post Posted on 18/10/2019, 15:05     +1   -1
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E finalmente, la Chuunin fece sentire la sua voce. Una voce spezzata dalla fatica, dal dolore di una prova a cui nessun essere umano caritatevole avrebbe mai sottoposto delle ragazzine.
Perché quello erano, ragazzine. Giovani dal corpo ancora in via di sviluppo, con la strada già segnata da un mestiere che avevano scelto e che avrebbe impregnato la loro vita... O ciò che ne rimaneva.
Perché non solo quello erano, ragazzine. Erano ninja. Kunoichi del Villaggio della Nebbia.
E quello era solo un passo in avanti sulla strada lastricata di sangue che si dipanava davanti a loro.

Il respiro di Tsuyu era sempre più rantolante. Si teneva la mano sulla ferita e la pressione che applicava sembrava richiedere tutte le poche energie che possedeva. Eppure, riuscì a metterne assieme abbastanza da gorgogliare qualcosa in risposta ad Urako.

«Può esistere... Un solo... Sarto.»>

Momo annuì, confermando le parole della compagna morente.

«Perché Ago non è mai andata a nessuno? Non ci hai pensato? La conta dei morti, là fuori... Non hai visto la lavagna? Noi siamo... Così...» Aprì un braccio, indicando le cuciture. «Perché l'ultima prova era tra cinque persone... Io ne ho ucciso una, Momo un'altra... Ma il quinto è riuscito a impossessarsi di Ago e ci ha cucite assieme. Lo abbiamo comunque sconfitto, ma...»

Un altro rantolo, più rabbioso.

«Ha contato... Come uno. Non è... Bastato.»

Il sangue aveva smesso di scorrere a fiotti, perché la spinta del cuore era ormai troppo debole.

«Perché vuoi curarci? Hai vinto! E se ci curi...»

«Saresti stupida...»

«Perché potremmo attaccarti, e ucciderti. Non ci pensi?»


Il tono sembrava esasperato. Momo e Tsuyu avevano probabilmente più nebbia nel sangue di quanta ne avesse Urako. Non per età, missioni svolte o linea di sangue... Ma perché i metodi tradizionali, per loro erano gli unici possibili.
Un'alternativa pacifica dove tutte sopravvivevano semplicemente non era qualcosa che potevano concepire.

Può esistere un solo Sarto.
 
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view post Posted on 18/10/2019, 17:14     +1   -1
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CITAZIONE
era meglio avere il pg maruvaggio

“... contato come uno...?” ripete a mezza voce, incredula, ma nemmeno troppo - “Com'è che funziona? È una gara a chi ne uccide di più, o a chi resta vivo per ultimo?
E non avete risposto alla mia domanda
ribatte testardamente, le sopracciglia ammucchiate assieme al di sopra del naso; il tono di voce si fa via via più acuto e stridulo, rimpiazzando rapidamente quello stanco gracchiare esalato poco prima. Quella mancata risposta è andata a stuzzicare niente meno che quella speranza suicida di poterne uscire senza sangue sulle mani.
Stare a testa in giù è fastidioso, specie dopo aver combattuto al limite delle proprie capacità fisiche, ma il discorso è anche il tempo che scorre senza sosta, assieme al sangue di quella Yoton che ancora si sforza incredibilmente di parlare.
Una resistenza invidiabile.

“Sarò anche stupida, ma almeno ci provo, a usare il cervello.
Ve lo dico io qual è il problema qui.”
riprende cocciuta; si lascia cadere di nuovo giù, atterrando senza troppa grazia o eleganza. È il momento in cui estrae un paio di kunai dal borsello e lega ai due occhielli dei pugnali ciò che resta del filo di nylon, lasciando tra l'uno e l'altro una quarantina di centimetri di filo, e un lungo codazzo in avanzo - “Lui vi ha rinchiusi assieme senza dire una parola, e voi avete dato per scontato di dovervi ammazzare a vicenda, perché a Kiri ci piace taaaanto uccidere i compaesani” schiocca seccata, e nemmeno stavolta può sbattere le mani contro i fianchi, perché sono già occupate - “e ci manca poco che non faccia lo stesso anche io.
Come se finora avesse portato qualcosa di buono al Villaggio.
Lo sapete o no, che fine ha fatto chi vi ha precedute?
domanda retorica; schiocca poi le dita per richiamare a sé la gatta nera, augurandosi che arrivi quanto più celermente possibile.

Una mente che sotto pressione rigurgita pensieri non sciocchi, tuttavia rischiosi; le guance in fiamme si accendono del disappunto e dell'incertezza dello scommettitore davanti al banditore dei numeri, sperando in una vincita improbabile.

“Che ne sapete, che l'ultimo rimasto sarà davvero il nuovo Sarto?
Tanto non vi parlate nemmeno, qua dentro.
Basta tenerlo rinchiuso qui.
Indebolito e senza cibo, soccomberà al prossimo aspirante, e il ciclo ricomincia.
L'unico Sarto è là fuori, di certo non si fa ammazzare da noi e può benissimo scegliere chi preferisce, che questo uccida gli altri o no.
Da dov'è che controlla cosa succede qui dentro?
È ovvio che lo fa, non ditemi che non ci avete pensato”
- le provoca senza mezzi termini - “chi garantisce che mi faccia uscire di qui, se anche vi uccidessi sul serio?
Roba che mi lascerà qui a marcire a prescindere, perché non mi ritiene comunque all'altezza.
La dignità l'ho persa oggi, l'onore non l'ho mai avuto, almeno il tempo che mi rimane provo a camparlo come meglio credo... ”


“...sulla bionda...”

Ciò detto – e sussurrato alla sua silenziosa spalla - esplode in avanti, contando ancora sull'aria che le avvolge tutte, morenti e viventi, per piombare addosso alla massa costituita dalle due sfortunate compagne di squadra.
Le braci sono ormai assai poco di aiuto, tanto è che il supporto della gatta avrebbe dovuto sia stimolare l'uso del braccio sano dell'avversaria, sia evitare che l'ennesima volta Urako venga colpita da quei dannati fulmini. Difficile prevedere come sarebbe andata a finire, ma se il medico frustrato fosse riuscito a inchiodare al suolo l'arto di Momo ancora funzionante, avrebbe potuto dedicarsi con relativa sicurezza al collo di quella Tsuyu, che nonostante il dissanguamento, si mostra tanto sicura di poterla ancora mettere al tappeto.



CITAZIONE
<ninjutsu elementale ravvicinata> - 風 - Fuuton: Intrusione - [Chk: 45/80][Int: +40/85+vel/4] "Il ninja sfrutta la propria rapidità per portarsi vicino all'avversario, scartando poi di colpo, aiutandosi con il movimento di un braccio per colpire con una lama di vento l'avversario a distanza ravvicinata. Se usata come prima tecnica nel combattimento, acquisterà un ulteriore bonus di 15.
 
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view post Posted on 25/10/2019, 09:06     +1   -1
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La domanda. Urako voleva una risposta alla sua domanda, e Momo la guardò negli occhi. Nel buio non era facile capire tutte le sfumature espressive, ma alla Yakamoto fu facile notare, almeno in parte, il compatimento che si riserva agli ingenui e agli sciocchi.

«Ci può essere. Solo. Un Sarto.»

Quella era la risposta. Avrebbe dovuto farsela andare bene... Forse. Poteva continuare a parlare, ma il respiro sempre più debole di Tsuyu era la prova che il tempo stava scadendo, almeno per la ragazza degli Yoton.
Kuroneko arrivò in silenzio, le zampine che quasi non toccavano la superficie fradicia della grotta da quanto leggere erano.

«Allora perché sei entrata? Se non avevi certezze... Se stai mettendo in dubbio la parola di uno dei guerrieri più importanti del Villaggio... Perché sei qui?»

La voce di Momo si era fatta più secca, quasi indignata.

«Un ninja di Kiri obbedisce agli ordini! Un ninja di Kiri non mette in discussione i suoi superiori! Matsuda-sama deve mettere alla prova gli aspiranti Sarti, perché devono essere pronti a tutto!

E tu NON LO SEI!»


Erano d'accordo, a quanto pareva. Urako sentiva che non sarebbe stata all'altezza, secondo i canoni del Sarto, e Momo... Beh, Momo aveva sputato quell'accusa con tale veleno che l'aria sembrava essersi fatta più acida.

Però era bastato, per distrarla. La combinazione gatta-umana riuscì a tenere impegnata Momo per quel microsecondo necessario ad Urako per chiuderle la guardia. Appesantita dal corpo inerte cucito alle sue spalle, la ragazza riuscì solo ad alzare il braccio per proteggersi dalle unghie di Kuroneko, che temeva le sarebbero arrivate di nuovo in faccia. Così facendo, offrì un'apertura alla Yakamoto, che la bloccò a terra, nell'umido sanguinolento in cui era inginocchiata.

L'odore di ferro si mescolava a quello di muffa e roccia calcarea, e le urla isteriche di Momo rimbombavano nella caverna.

«UCCIDIMI! UCCIDIMI, MALEDETTA! TANTO NON SEI DEGNA! SE NON MI UCCIDI TI UCCIDERO' IO! TI UCCIDERO' IO!!!»
 
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view post Posted on 26/10/2019, 22:56     +1   -1
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“E FI-NI-SCI-LA!!!”

Le urla scomposte della biondina le perforano sgradevolmente i timpani, mentre la kunoichi si trova impegnata in un grottesco rodeo sotterraneo: Momo si agita e smania, sbatacchiando con sé il corpo inerte di Tsuyu, che ondeggia come una bambola di pezza; in un groviglio di arti, membra, gatti e cavi d'acciaio, il manico tondeggiante del kunai fatica non poco a trovare il bersaglio... la nuca della utilizzatrice di Raiton, per zittire quell'esplosione di grida selvagge. Per quanto l'ultimo braccio sano sia ora inchiodato a terra e i movimenti dell'unica avversaria senziente siano impacciati dall'altra svenuta, il furore e lo sdegno sembrano darle una forza che neanche il ricostituente più costoso potrebbe mai donare. Il tonfo sordo – segno che in quel cranio deve esserci ancora del cervello, per quanto mal funzionante – segna finalmente una pausa, restituendo il sotterraneo al suo silenzio umido e salmastro. La gatta è già saltata giù dalle due kiriane, chissà quando.

Urako si inginocchia e ansimando affannosamente, rovesciando la testa all'indietro.
Lo sguardo carico di supponenza, l'acredine delle parole della ragazza la bruciano come tante goccioline di acido, anche se ha vinto lei. Anche se quelle legate, svenute e quasi morte sono le altre, non lei, che era pure partita male.
Il cuore sta rallentando i suoi battiti, finalmente udibile, una volta cessato il parapiglia della colluttazione e le strida di quell'arpia dai riccioli dorati; il puzzo di gas velenoso è ormai poco percettibile, o forse è lei che si è assuefatta al sentore putrido di zolfo.
“Non sei degna, non sei degna... gnà – gnà – gnà...” brontola a quel punto, motteggiando l'avversaria con una serie di smorfie esasperate che quella non avrebbe di certo potuto vedere.
“Che palle.”

“Puzzano di marcio” commenta di rimando Kuroneko, con quella mancanza di empatia tutta felina, mentre Urako rovescia Momo faccia a terra, con un grugnito di fatica - “Non mangerei qualcosa con un odore simile, nemmeno se fosse l'ultima cosa rimasta al mondo.”
“Le ferite sono infette” replica ribadendo l'ovvio lei, che non può perdere altro tempo: a tentoni individua la ferita di Tsuyu, circondata da un alone zuppo di sangue viscido e appiccicoso - “Kuroneko-san, per favore, cercate la candela. Se la lava non l'ha fusa, accendete lo stoppino sulle braci. Sarebbe meglio avere più luce.”
Con la lama del solito pugnale allarga lo strappo già aperto negli abiti dal suo precedente colpo, per poi imporre le mani sul profondo taglio che morde la pelle liscia della Yoton.

<ijutsu> - Konji Kin: Piccola Cura - (Chk: 40) “Questa è la più semplice tecnica di cura esistente, ma quella che di solito è anche la più utile, poiché la rapidità d'esecuzione è velocissima, permettendo al ninja di poter ritornare a combattere. Manipolando dunque il suo chakra il medico lo concentra quanto più possibile sul palmo della propria mano, poi avvicina questa alla propria o altrui ferita, mantenendo la distanza di circa tre pollici, dopodiché fa fluire l'energia spirituale nei labbri della lacerazione, tentando di ricostruire il tessuto. La Ijutsu fa recuperare 10 Punti Salute, ma tale valore aumenta di 5 per ogni 20 Punti Chakra utilizzati oltre i 40 base. Se si cura la lacerazione con lo stesso valore di Vita persa allora svanirà anche il Malus, non superiore al Quinto Grado. Se viene utilizzato il triplo del chakra necessario per sanare la ferita questa verrà considerata come Attivazione utilizzabile solamente una volta per turno, naturalmente tale clausola vale solo se la Ijutsu viene utilizzata su se stessi. Non può togliere il Malus Congelamento e quello d'Accecamento, ma quest'ultima solo per il rango Jonin.”


“Comunque quella ha ragione” - la raggiunge la voce della gatta, da un punto imprecisato della grotta - “Dovresti ucciderle.
Tanto sono malate.”

Avrei dovuto ucciderle, quando ancora ero in svantaggio. E possono ancora essere curate.” replica testardamente Urako, assecondandola solo in parte, mentre il bagliore verdazzurro della Piccola Cura illumina quell'angolo di caverna, il suo volto e l'ammasso di corpi indissolubilmente legati l'uno all'altro. Non che una Jutsu basilare come quella possa fare granché: il grosso del lavoro l'hanno fatto la pressione arteriosa ai minimi sindacali e la vasocostrizione, a Urako non resta che sigillare quanto di più superficiale della ferita riesce a richiudere. “Adesso mi è passato. Ho trovato un motivo valido per non ucciderle, e intendo seguire quella strada. È una questione di principio.”
“Non che mi interessi qualcosa del fatto che possano soffrire di meno o di più” incalza la gatta, ignorandola a bella posta, mentre prosegue nelle sue ricerche - “Sappi che non aspetterò in questo buco fetido che l'umano che quella lì osannava, decida cosa vuole dalla vostra vita.”

“Naturalmente” ribatte inespressivo il medico , ascoltando le rimostranze feline con mezzo orecchio, mentre la luce della jutsu si va spegnendo tra le sue dita - “Conto che la situazione si risolva a stretto giro, in un modo o nell'altro.
Probabilmente le ragazze sono rimaste un po' indietro con la politica interna di Kiri...
commenta con un tono di voce fin troppo elevato, per essere indirizzato alla sola Kuroneko - “Perché il Mizukage attualmente in carica sembra proprio non accettarlo. Ma il venerabile Sarto sarà certamente meglio informato di due adolescenti turbolente...”
In Hayate Kobayashi deve riporre la sua fiducia: quello che l'ha mandata lì sotto, che le ha promesso di tributare gli onori dovuti alle due eroine che le hanno salvato la vita.
Non se l'è sognato: a Kiri le cose sono cambiate, e a lei piacciono come stanno diventando.

Della mano di Momo inchiodata a terra, deve occuparsi in maniera più precisa di quanto non abbia fatto con l'altra: la punta del kunai è sottile a sufficienza da tranciare i tendini flessori col minimo danno collaterale, immediatamente contenuto dal Konji Kin; stessa sorte attende il primo braccio, che la quindicenne richiude, senza riparare i tendini interrotti.
Fatto ciò, resta solo da mettere in sicurezza il risultato: rotola le due sui fianchi, in posizione di sicurezza, per poi strappare lunghe strisce di tessuto dai loro abiti e legare mani e piedi dell'una contro quelli dell'altra. “Sto rischiando tutto, per una cosa che non mi conviene. E poi hanno la faccia tosta di venire a dirmi... di dire A ME che non sono pronta a tutto.
Crepare nel nome di qualcosa?
A crepare sono bravi tutti, anche ratti e uccelli”

“... bravissimi e buonissimi. Ma il tuo bel discorso già mi ha stancata.”
“... ma a vivere per qualcosa, ci pensa mai qualcuno?!”
“Eri così ispirata anche prima, quando stavano per farti arrosto e hai aperto la bruna come un merluzzo?”
“Ero ridotta come un animale in quel momento, quella non sono io!” protesta animatamente lei - “Non le ho mai volute uccidere sul serio, a sangue freddo. Prima non avevo nulla da perdere. Se le uccido ora, perdo l'unica idea decente che mi sta venuta in mente, nonostante lo schifo di momento. ”
“Ti sei accorta che ammazzare qualcosa non è questo gran problema, e ti sei fatta la pipì sulla coda per la paura” la canzona la gatta, ridacchiando con una curiosa scarica di sibili - “come fanno gli shinobi di Konoha, quelli che era meglio ammazzarli da cuccioli.
Ricordami, com'è che Sosui ha deciso di farti firmare?
Bah.
E pensare che ti ha addirittura dato la possibilità di diventare Eremita. Ripensandoci... non ti eri tirata indietro anche quella volta, quando eri a un passo dal traguardo?
Praticamente come oggi.
Tsk... mai stata più contenta che l'abbia spuntata Hakurei, per quanto sia anche lui poco più di un cucciolo.”

Urako sgrana gli occhi nella penombra, perché questa candela proprio non vuol saperne di arrivare. La gatta ci sta andando giù pesante - "Adesso ascoltatemi bene, vostra graziosità spocchiosa" le abbaia dietro, sensibilmente alterata - "Se per voi funziona bene un Villaggio in cui tutti si ammazzano a vicenda, i capi impazziscono e si uccidono e i sette Generali scappano come conigli, consegnando la loro madrepatria agli stranieri, benissimo. Farò di tutto per non andarci ad abitare, casomai mi buttassero fuori da Kiri!"

E la cosa paradossale, in tutto ciò?
Che Nuibari non l'avesse estratta nemmeno per sbaglio, durante nessuna fase del combattimento. “Per cosa è che vi state azzuffando quindi, esattamente?
Pfffft, ma che roba è?!
Non taglia nemmeno, quell'arnese!”

La risata divertita, alla vista dell'arma che Urako finalmente sguaina e impugna davanti a lei, fa quasi piegare l'Evocazione in due; la kunoichi sospira rassegnata... poi si volta verso la direzione in cui dovrebbe esserci la porta da cui è stata introdotta là sotto.
“Masuda-sama!” lo chiama con voce stentorea, il metallo freddo e pesante in modo innaturale nella mano abituata solo ai corti pugnali - “Lasciate andare le mie compagne di squadra, per favore. Ho vinto io, siamo tutte e tre concordi su questo, ma adesso dobbiamo chiamare i soccorsi.
Questa è la mia maniera di combattere per il Villaggio.
Se non volete affidarmi la katana, per quanto non vi interessi del mio parere, ci tengo a sottolineare che non ho obiezioni in merito. Tenetela pure, troverete qualcuno di vostro gradimento prima o poi... che serva Kiri in altre maniere... mi auguro diverse dalle loro!”
esclama lanciando una frecciata finale verso le due avversarie riverse, indubitabilmente decise ad avere la sua testa anche nel sonno.

 
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view post Posted on 6/11/2019, 19:29     +1   -1
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Pace, alfine. La pace dolorosa e sanguigna di un combattimento verbale appena terminato. Un silenzio gocciolante, di umidità e di sudore.
Un silenzio, povera Urako, di morte.

Perché quando si inginocchiò per prestare cure a Momo, si rese conto anche senza la luce di una candela che Kuroneko non era riuscita a trovare (sciolta nella lava, con tutta probabilità) che la Yoton era troppo oltre le sue possibilità. Avrebbe avuto bisogno di sangue da trasfonderle, e tecniche ben superiori alla Konji Ki. Momo era rimasta in quelle condizioni per troppo tempo con le vene aperte, e nel dolce oblio del torpore era silenziosamente spirata.

Rimaneva Tsuyu. Ferita, svenuta, ma viva. Di sicuro, una volta uscite da lì, avrebbe avuto bisogno di assistenza medica di livello superiore, ma almeno per il momento la ragazza bionda non era in pericolo di vita. E, dopo chissà quanto tempo, la sua vita era staccata da quella della sua controparte. Non era così per il corpo, però; il filo d'acciaio correva attraversando braccia, fianchi e spalle, tenendo inchiodate le due lasciando giusto le gambe libere di muoversi.
Oltre ai buchi delle cuciture inferte con Nuibari, la pelle delle due kunoichi si era coperta di piaghe nei punti dove le due schiene erano rimaste a contatto. Anche i vestiti erano rovinati, ma Urako riuscì a recuperare abbastanza stoffa da legare mani e piedi di Tsuyu.

Quindi, cosa rimaneva da fare? Chiamare il Sarto, ammesso e non concesso che davvero stesse assistendo alla scena.
Inizialmente il silenzio che fece seguito alla chiamata della Chuunin portò Kuroneko a suggerire che Masuda-sama, in quel momento, stesse facendo di tutto tranne che considerare quelle poverette che aveva rinchiuso lì dentro.

Trenta secondi di silenzio.
Un minuto.
Due.

Poi una sottile striscia di luce apparve, ferendo gli occhi della ragazza, ma dandole la posizione della porta da cui era entrata... Forse. Nel buio totale era difficile mantenere l'orientamento.
E al tempo stesso, all'apparizione di quella luce, fece seguito una voce. Ma che non proveniva da fuori, bensì risuonava direttamente nella testa di Urako, con un timbro molto simile a quello dell'anziano Sarto... Sebbene con una stonatura più metallica, distorta.

«Impugnami»

 
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view post Posted on 7/11/2019, 23:00     +1   -1
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CITAZIONE
Rileggendo ho notato alcune cappellate a livello di scrittura, sorry. Devo anche aver confuso Momo con Tsuyu. Va' che ora non posso più sbagliare...

“In ogni caso, questa qui è morta. Non te n'eri accorta?”




La consapevolezza di avere le mani gelide nonostante le jutsu e i piedi intrisi d'acqua, passa rapidamente dall'essere una vaga impressione ad una percezione prepotente. Rapido, uno strano solletico le attraversa l'addome, che sente curiosamente vuoto, quasi fosse cavo, come se qualcuno avesse rimosso le viscere di soppiatto. Poi passa, così com'era arrivato, assieme al freddo e all'umido. Sì, deglutisce di nuovo, sempre a vuoto, e ha perso il conto di quante volte l'ha già fatto da quando è scesa là sotto, mentre le dita lasciano la presa sugli stracci con cui ha appena intrappolato gli arti della superstite. La stoffa è ruvida, pesante, zuppa, fredda.

“Shibuki vorrà il suo cuore, non lo prendi?”
Il pelo morbido della gatta le sfiora una mano, la voce melliflua piegata in un tono di beffarda indifferenza.

Nella quiete del sotterraneo, Urako Yakamoto viene attraversata da un dubbio: alle parole della gatta crede immediatamente, e non le passa nemmeno dall'anticamera del cervello l'idea di negarne il contenuto.
Quello che si domanda è: a questo punto sarà opportuno effettuare la constatazione del decesso?




Trascorre qualche istante: momenti in cui la gatta nera si aggira attorno all'evocatrice e alle sue prede, magari camminando loro sopra, difficile dirlo, ma a un certo punto il medico solleva le braccia e compie il suo dovere: cerca la spalla, il braccio, il polso della defunta.
Preme le sue dita su quel polso.
E non sente niente.




Resta comunque lì quel tempo sufficiente ad assicurarsi che non ci sia della pulsazione troppo debole, da non essere individuata con un'ispezione frettolosa. Si china sulla bocca chiusa della kunoichi, nel dubbio di captare ancora un fioco refolo.
Ma viene rassicurata da un continuo, immobile nulla, al di sotto della pelle ancora tiepida.
Meglio essere troppo scrupolosi che scioccamente superficiali.
Per un attimo le attraversa la mente il pensiero che laggiù non ha un orologio a disposizione, per poter stabilire l'orario esatto; subito dopo realizza che si tratta di cause di forza maggiore.
Circostanze ambientali ostiche, insomma.
Assenza di strumentario indipendente dalla sua volontà.
Annuisce fra sé.
Compatibilmente con i mezzi a sua disposizione, la procedura è corretta.



Corretta, sì: corretta.

Non c'è ombra di dubbio, può stare tranquilla.

Il risultato non sarà messo in discussione.

È proprio quello il senso di un lavoro fatto bene: conoscere le premesse, sorvegliare il procedimento ed essere in grado di non avere sorprese sgradevoli o risultati inattesi, ad inficiare il lavoro svolto.
Un leggero biascicare ritmico alle spalle della kunoichi denuncia l'inizio delle operazioni di pulizia del pelo da parte della gatta, che evidentemente ritiene lo scontro concluso, e non resterà con quell'umidità addosso un istante più del necessario.

Gli assorti minuti che seguono, trascorrono intessuti di immagini e calcoli, inframmezzati da fruscii e leccate assorte. Una ricostruzione il più precisa possibile degli avvenimenti intercorsi dall'arrivo presso la dimora del Sarto, fino al momento attuale. Scene che si svolgono, si srotolano, si dipanano ogni volta alla ricerca di un dettaglio nuovo, di quella minuzia trascurata.
Legami causali, che concatenandosi hanno condotto dalla situazione iniziale al risultato attuale.
Senza dubbio, quello a cui è andata incontro è l'unico esito possibile, date le premesse – elemento tanto caro a chi gode del senno di poi. Gli errori, quelli sì, gli elementi che avrebbero potuto causare il collasso del risultato, vengono riconosciuti uno ad uno, classificati ed etichettati con cura.
Gli assorti minuti che seguono, insomma, trascorrono quasi inavvertitamente, e quando la lama di luce si insinua nel buio... quando la voce aliena si insinua nella sua mente... non c'è chi né perché né come, né stupore o come o dove: gli angoli della bocca della quindicenne si stirano all'indietro, nel sorriso meccanico di chi ha appena trovato l'ultima tessera del puzzle, e non vede l'ora di infilarla in quel buchino lì, che a guardarlo dà così fastidio.
Avverte il muscolo cardiaco che torna a spingere il sangue nelle arterie a velocità superiore, per irrorare di ossigeno i muscoli, in attesa dell'ultimo scontro.
Con un unico, fluido movimento, il braccio compie una traiettoria a forma di arco, finché il palmo mano non incontra il freddo metallo: le dita si chiudono sull'impugnatura ruvida di bende, e le gambe si distendono dalla posizione seduta a quella di guardia, flettendosi come una coppia di balestre appena caricate.

Nuibari scintilla pallida davanti al suo viso: linea lucente contro l'arco luminoso apertosi laggiù, sullo sfondo, qualche metro più avanti.
Una voce che è quella di Urako, ma come proveniente da un'altra persona, congeda subito dopo l'Evocazione: “Potete andare, Kuroneko-san. I miei sentiti ringraziamenti per il prezioso aiuto.”



Die Frau ohne Schatten

La donna senza ombra – le impalpabili molecole atmosferiche circondano Urako come fanno con ciascun essere vivente: ciò che le distingue da quelle ordinarie è la sottile ma persistente carica di chakra che le pervade, grazie alla naturale traspirazione dell'epidermide della kunoichi.
In caso di necessità stringente l'adrenalina attiva il chakra in sospensione: interagendo con le particelle, esso le polarizza e le condiziona a vantaggio dell'utilizzatrice.

Acqua: le particelle vengono condizionate in modo da rifrangere la luce, replicando i colori caratteristici dell'ambiente circostante. L'effetto ottico è quello di una pellicola, che avvolgendo la kunoichi completamente la mimetizza alla perfezione.

Utilizzabile anche in movimento; non interferisce con le Abilità Sensitivo e Sensi Migliorati (Udito, Tatto, Olfatto) dell'avversario; individuabile tramite doujutsu oculari (si noterà una nuvola di chakra dalla forma grossolanamente umana).

<attivazione> - Tecnica del Rilascio - [Chk: 120/2] "Questa tecnica viene utilizzata per congedare l'evocazione richiamata precedentemente. Anche le evocazioni possono utilizzare questa tecnica per lasciare il campo di battaglia."
 
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view post Posted on 28/11/2019, 13:47     +1   -1
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«Era ora.»

Quando Kuroneko si congedò, dopo uno sguardo poco convinto e una nuvola di fumo, il silenzio tornò ad essere rotto da quella voce metallica che riecheggiava come se fosse la caverna stessa ad utilizzarla.

«Hai una vaga idea di cosa tu tenga in mano, ragazzina? Del valore di ciò che stai impugnando?
O sei qui solo per la gloria e la fama di poterti dichiarare il nuovo Sarto?
Perché quello che sento non mi piace.»


Oltre alla sfumatura metallica c'era dell'astio. Il tono era lievemente tendente al maschile, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco a riguardo. Era neutrale, ma neutrale non era il tono, che proseguì aggressivo e saccente.

«Mi hai trovato per puro caso, un colpo di fortuna. Ma non hai ancora provato ad utilizzarmi. Ti avrei permesso di concludere lo scontro molto prima, senza che tu arrivassi... Così.»

Poco ma sicuro, Urako era stanca. Non così stanca da cadere in ginocchio o perdere i sensi, ma tra le ferite, le cure utilizzate, le tecniche e tutto quanto, parecchio del suo chakra aveva lasciato il suo corpo.

«Non hai voluto uccidere i tuoi avversari. Suppongo che in questi ultimi lustri le cose a Kiri siano davvero cambiate... È tanto che non esco. E che non mi interessa farlo.
Ma tu sai che può esistere solo un Sarto, vero?»


La domanda riecheggiò lieve contro le pareti di pietra umida. La lama di luce sfiorava quella d'acciaio, e null'altro si mosse.
 
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