“E FI-NI-SCI-LA!!!”
Le urla scomposte della biondina le perforano sgradevolmente i timpani, mentre la kunoichi si trova impegnata in un grottesco rodeo sotterraneo: Momo si agita e smania, sbatacchiando con sé il corpo inerte di Tsuyu, che ondeggia come una bambola di pezza; in un groviglio di arti, membra, gatti e cavi d'acciaio, il manico tondeggiante del kunai fatica non poco a trovare il bersaglio... la nuca della utilizzatrice di Raiton, per zittire quell'esplosione di grida selvagge. Per quanto l'ultimo braccio sano sia ora inchiodato a terra e i movimenti dell'unica avversaria senziente siano impacciati dall'altra svenuta, il furore e lo sdegno sembrano darle una forza che neanche il ricostituente più costoso potrebbe mai donare. Il tonfo sordo – segno che in quel cranio deve esserci ancora del cervello, per quanto mal funzionante – segna finalmente una pausa, restituendo il sotterraneo al suo silenzio umido e salmastro. La gatta è già saltata giù dalle due kiriane, chissà quando.
Urako si inginocchia e ansimando affannosamente, rovesciando la testa all'indietro.
Lo sguardo carico di supponenza, l'acredine delle parole della ragazza la bruciano come tante goccioline di acido, anche se ha vinto lei. Anche se quelle legate, svenute e quasi morte sono le altre, non lei, che era pure partita male.
Il cuore sta rallentando i suoi battiti, finalmente udibile, una volta cessato il parapiglia della colluttazione e le strida di quell'arpia dai riccioli dorati; il puzzo di gas velenoso è ormai poco percettibile, o forse è lei che si è assuefatta al sentore putrido di zolfo.
“Non sei degna, non sei degna... gnà – gnà – gnà...” brontola a quel punto, motteggiando l'avversaria con una serie di smorfie esasperate che quella non avrebbe di certo potuto vedere.
“Che palle.”
“Puzzano di marcio” commenta di rimando Kuroneko, con quella mancanza di empatia tutta felina, mentre Urako rovescia Momo faccia a terra, con un grugnito di fatica - “Non mangerei qualcosa con un odore simile, nemmeno se fosse l'ultima cosa rimasta al mondo.”
“Le ferite sono infette” replica ribadendo l'ovvio lei, che non può perdere altro tempo: a tentoni individua la ferita di Tsuyu, circondata da un alone zuppo di sangue viscido e appiccicoso - “Kuroneko-san, per favore, cercate la candela. Se la lava non l'ha fusa, accendete lo stoppino sulle braci. Sarebbe meglio avere più luce.”
Con la lama del solito pugnale allarga lo strappo già aperto negli abiti dal suo precedente colpo, per poi imporre le mani sul profondo taglio che morde la pelle liscia della Yoton.
<ijutsu> - Konji Kin: Piccola Cura - (Chk: 40) “Questa è la più semplice tecnica di cura esistente, ma quella che di solito è anche la più utile, poiché la rapidità d'esecuzione è velocissima, permettendo al ninja di poter ritornare a combattere. Manipolando dunque il suo chakra il medico lo concentra quanto più possibile sul palmo della propria mano, poi avvicina questa alla propria o altrui ferita, mantenendo la distanza di circa tre pollici, dopodiché fa fluire l'energia spirituale nei labbri della lacerazione, tentando di ricostruire il tessuto. La Ijutsu fa recuperare 10 Punti Salute, ma tale valore aumenta di 5 per ogni 20 Punti Chakra utilizzati oltre i 40 base. Se si cura la lacerazione con lo stesso valore di Vita persa allora svanirà anche il Malus, non superiore al Quinto Grado. Se viene utilizzato il triplo del chakra necessario per sanare la ferita questa verrà considerata come Attivazione utilizzabile solamente una volta per turno, naturalmente tale clausola vale solo se la Ijutsu viene utilizzata su se stessi. Non può togliere il Malus Congelamento e quello d'Accecamento, ma quest'ultima solo per il rango Jonin.”
“Comunque quella ha ragione” - la raggiunge la voce della gatta, da un punto imprecisato della grotta -
“Dovresti ucciderle.
Tanto sono malate.”“Avrei dovuto ucciderle, quando ancora ero in svantaggio. E possono ancora essere curate.” replica testardamente Urako, assecondandola solo in parte, mentre il bagliore verdazzurro della Piccola Cura illumina quell'angolo di caverna, il suo volto e l'ammasso di corpi indissolubilmente legati l'uno all'altro. Non che una Jutsu basilare come quella possa fare granché: il grosso del lavoro l'hanno fatto la pressione arteriosa ai minimi sindacali e la vasocostrizione, a Urako non resta che sigillare quanto di più superficiale della ferita riesce a richiudere.
“Adesso mi è passato. Ho trovato un motivo valido per non ucciderle, e intendo seguire quella strada. È una questione di principio.”“Non che mi interessi qualcosa del fatto che possano soffrire di meno o di più” incalza la gatta, ignorandola a bella posta, mentre prosegue nelle sue ricerche -
“Sappi che non aspetterò in questo buco fetido che l'umano che quella lì osannava, decida cosa vuole dalla vostra vita.”“Naturalmente” ribatte inespressivo il medico , ascoltando le rimostranze feline con mezzo orecchio, mentre la luce della jutsu si va spegnendo tra le sue dita -
“Conto che la situazione si risolva a stretto giro, in un modo o nell'altro.
Probabilmente le ragazze sono rimaste un po' indietro con la politica interna di Kiri...” commenta con un tono di voce fin troppo elevato, per essere indirizzato alla sola Kuroneko -
“Perché il Mizukage attualmente in carica sembra proprio non accettarlo. Ma il venerabile Sarto sarà certamente meglio informato di due adolescenti turbolente...”In Hayate Kobayashi deve riporre la sua fiducia: quello che l'ha mandata lì sotto, che le ha promesso di tributare gli onori dovuti alle due eroine che le hanno salvato la vita.
Non se l'è sognato: a Kiri le cose sono cambiate, e a lei piacciono come stanno diventando.
Della mano di Momo inchiodata a terra, deve occuparsi in maniera più precisa di quanto non abbia fatto con l'altra: la punta del kunai è sottile a sufficienza da tranciare i tendini flessori col minimo danno collaterale, immediatamente contenuto dal Konji Kin; stessa sorte attende il primo braccio, che la quindicenne richiude, senza riparare i tendini interrotti.
Fatto ciò, resta solo da mettere in sicurezza il risultato: rotola le due sui fianchi, in posizione di sicurezza, per poi strappare lunghe strisce di tessuto dai loro abiti e legare mani e piedi dell'una contro quelli dell'altra.
“Sto rischiando tutto, per una cosa che non mi conviene. E poi hanno la faccia tosta di venire a dirmi... di dire A ME che non sono pronta a tutto.
Crepare nel nome di qualcosa?
A crepare sono bravi tutti, anche ratti e uccelli”“... bravissimi e buonissimi. Ma il tuo bel discorso già mi ha stancata.”“... ma a vivere per qualcosa, ci pensa mai qualcuno?!”“Eri così ispirata anche prima, quando stavano per farti arrosto e hai aperto la bruna come un merluzzo?”“Ero ridotta come un animale in quel momento, quella non sono io!” protesta animatamente lei -
“Non le ho mai volute uccidere sul serio, a sangue freddo. Prima non avevo nulla da perdere. Se le uccido ora, perdo l'unica idea decente che mi sta venuta in mente, nonostante lo schifo di momento. ”“Ti sei accorta che ammazzare qualcosa non è questo gran problema, e ti sei fatta la pipì sulla coda per la paura” la canzona la gatta, ridacchiando con una curiosa scarica di sibili -
“come fanno gli shinobi di Konoha, quelli che era meglio ammazzarli da cuccioli.
Ricordami, com'è che Sosui ha deciso di farti firmare?
Bah.
E pensare che ti ha addirittura dato la possibilità di diventare Eremita. Ripensandoci... non ti eri tirata indietro anche quella volta, quando eri a un passo dal traguardo?
Praticamente come oggi.
Tsk... mai stata più contenta che l'abbia spuntata Hakurei, per quanto sia anche lui poco più di un cucciolo.” Urako sgrana gli occhi nella penombra, perché questa candela proprio non vuol saperne di arrivare. La gatta ci sta andando giù pesante -
"Adesso ascoltatemi bene, vostra graziosità spocchiosa" le abbaia dietro, sensibilmente alterata -
"Se per voi funziona bene un Villaggio in cui tutti si ammazzano a vicenda, i capi impazziscono e si uccidono e i sette Generali scappano come conigli, consegnando la loro madrepatria agli stranieri, benissimo. Farò di tutto per non andarci ad abitare, casomai mi buttassero fuori da Kiri!"E la cosa paradossale, in tutto ciò?
Che Nuibari non l'avesse estratta nemmeno per sbaglio, durante nessuna fase del combattimento.
“Per cosa è che vi state azzuffando quindi, esattamente?
Pfffft, ma che roba è?!
Non taglia nemmeno, quell'arnese!”La risata divertita, alla vista dell'arma che Urako finalmente sguaina e impugna davanti a lei, fa quasi piegare l'Evocazione in due; la kunoichi sospira rassegnata... poi si volta verso la direzione in cui dovrebbe esserci la porta da cui è stata introdotta là sotto.
“Masuda-sama!” lo chiama con voce stentorea, il metallo freddo e pesante in modo innaturale nella mano abituata solo ai corti pugnali -
“Lasciate andare le mie compagne di squadra, per favore. Ho vinto io, siamo tutte e tre concordi su questo, ma adesso dobbiamo chiamare i soccorsi.
Questa è la mia maniera di combattere per il Villaggio.
Se non volete affidarmi la katana, per quanto non vi interessi del mio parere, ci tengo a sottolineare che non ho obiezioni in merito. Tenetela pure, troverete qualcuno di vostro gradimento prima o poi... che serva Kiri in altre maniere... mi auguro diverse dalle loro!” esclama lanciando una frecciata finale verso le due avversarie riverse, indubitabilmente decise ad avere la sua testa anche nel sonno.