| CITAZIONE Figurati, e scusa l'attesa! C'è chi si gasa da morire quando vien lasciato libero, ma non siamo fatti tutti uguali... comunque sono dei bei passaggi, mi sono piaciuti. Stavo giusto ripensando a tutte le giocate con demoni/spettri e congeneri che ti ho fatto sorbire, che palle ahahahahah
[azioni a fine post concordate col masterato]
Febbraio 249 DN – Paese delle Terme – Secondo giorno
Mitsuaki ci ha visto giusto, riguardo allo studioso: senza un addestramento adeguato, il fisico di un comune essere umano resiste con difficoltà a condizioni avverse. Yoshi è un topo di biblioteca, e per quanto sia in buona salute, il massimo del disagio l'ha avuto quando dissotterrava rovine in piena estate, quando ancora era un giovane studente di archeologia. Una brutta tosse convulsa inizia a scuoterlo dopo pochi minuti, e anche quando gli viene intimato di filtrare l'aria, gli occhi chiari continuano a lacrimare incessantemente. Insegue lo Spadaccino al meglio delle sue possibilità, premendosi un gomito sul viso, ma continua a tossire da dietro la stoffa, oltre a fare molta più fatica nella corsa.
L'adrenalina sprigionata dal terrore è appena sufficiente a farlo arrivare a qualche metro dalla porta d'ingresso, nel momento in cui Kanada si ferma di colpo e inizia ad affettare vermi come se fossero mortadelle: sarebbe il momento di fermarsi a tirare il fiato, se solo l'aria non fosse ancora velenosa, costringendo il giovane studioso a tenere la bocca incollata alla manica.
I fendenti e la Ramificazione di Samehada, finalmente libera dalle sue pastoie, aprono con furia uno spiraglio di tregua per i fuggitivi: per quanto siano evidentemente letali, quegli invertebrati sembrano assai poco resistenti, mentre i piccoli demoni del fuoco sembrano avventurarsi di mala voglia verso l'esterno. Gli occhietti di brace osservano dagli scaffali la mattanza, mentre cacofonie di strida accolgono tanto gli assalti dei vermi, quanto le parate e le stoccate dello shinobi.
La visione di Squalo libera di sbranare e squartare farebbe sbiancare per il timore la maggior parte degli spettatori, e per Yoshi sarebbe lo stesso, se solo le sue condizioni lo permettessero: in quel momento benedetto di stasi che segue la macellazione appena conclusa, mentre tutte le creature demoniache della biblioteca sembrano trattenere il respiro e chiedersi quale sia la prossima mossa da fare, Mitsuaki avverte la massa dello studioso premere contro la sua schiena per poi scivolare verso il pavimento. Segue un gemito di dolore, accompagnato da un intenso sfrigolare: dove le ginocchia hanno toccato il suolo, la melma corrosiva ha già iniziato ad intaccare stoffa e pelle, mentre le scarpe ricoperte di melma trasmettono ormai una sensazione malsana ai piedi dei due umani intrappolati nella biblioteca demoniaca. Sprigionano fumo, non serve guardarle per capire che presto la corrosione avrebbe finito di divorare le suole e colpito i piedi.
L'attimo fugge rapido, il tremore è nell'aria: il fremito di un attacco che sta per riprendere, e i due malcapitati non si lasciano sfuggire l'occasione. Le strida rabbiose dei demoni nell'ombra esplodono in un orribile coro, nel momento in cui i battenti della porta vengono spinti con foga verso l'esterno: era lì, a due passi, occultata dietro grigi festoni di ragnatela. Yoshi è stremato dopo l'ultimo scatto, nonostante sia stato breve: crolla a corpo morto contro il battente, spingendolo verso l'interno per chiuderlo, aspettandosi senza nemmeno razionalizzarlo che Mitsuaki faccia lo stesso con l'altra anta. Le grida stridule cessano di botto, tagliate fuori dallo spesso legno di noce. Lo studioso è scosso da terribili colpi di tosse, tanto da non riuscire quasi a stare in piedi: rimane a terra, gattoni sulle ginocchia ulcerate dall'acido, il viso arrossato e le vene del collo gonfie, mentre i polmoni cercano disperatamente di espellere i vapori tossici inalati. La stessa tosse tartassa anche i polmoni dello Spadaccino, anche se con forza inferiore.
All'esterno della biblioteca, villa Kudo si estende intatta: il giardino tetro visibile dalle finestre, l'ingresso carico di pezzi di antiquariato esattamente come l'avevano visto entrando qualche ora prima. Non c'è un'anima viva in giro. E forse i due si sarebbero potuti concedere il lusso di chiamare aiuto o cercare qualcuno della servitù della casa, se il legno della porta della stanza da incubo non avesse iniziato a scurirsi e gonfiarsi, ricoprendosi velocemente di muffa: la corruzione lo intacca ad una velocità innaturale, tanto che lo stesso Yoshi se ne accorge nonostante il malessere: sgrana gli occhi da dietro agli occhiali appannati, si asciuga un filo di saliva dal mento e gracchia “Dobbiamo andare!”, recuperando le energie minime necessarie a tentare la fuga.
Sbanda più volte il poveretto, ma che abbia la forza di muoversi sulle sue gambe è già un buon segno; la facciata della villa li scruta malevola, mentre battono in ritirata lungo il vialetto, facendo schizzare in tutte le direzioni la ghiaia candida... eppure i segni di corruzione non sembrano estendersi alla facciata. Le pietre non si sgretolano, nessuna creatura immonda appare dietro alle finestre.
Tanto che potrebbe parere che si sia trattato solo di un sogno.
Possibile?
L'Arashiyama accoglie i suoi illustri ospiti in un caldo tripudio di luci, specchi e stucchi dorati, e non poche occhiate sconcertate da parte del personale: Mitsuaki e Yoshi sembrano i profughi di qualche cataclisma. Di presenze sinistre non c'è traccia: Squalo si è placata e riposa avvolta dai resti delle sue bende, il libro è saldamente riposto tra gli indumenti di Kanada, e l'attempato receptionist al bancone sembra essere più bravo dei suoi colleghi a mascherare il proprio stato d'animo. “I signori hanno prenotato?” domanda, inchinandosi educatamente in segno di saluto.
CITAZIONE Una volta che Yoshi declina il suo nominativo e quello di Akayuki (deve farlo per forza o dormite per strada), il tizio al bacone dice che c'è un telegramma per voi, inviato all'ora di pranzo. Il messaggio recita così: “attendo aggiornamenti STOP – Akayuki” Puoi decidere se rispondere al telegramma, l'albergo ha un telegrafista interno. Yoshi nel frattempo borbotta più volte “Non può essere vero... non è possibile”, con lo sguardo perso nel vuoto.
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