- Vedrai che staranno bene.
Vi era stato qualche minuto di silenzio fra i due, dopo l'addio che Chiaki aveva dato alla famiglia. Beh, in realtà forse anche qualcosa in più di qualche minuto. Avevano cavalcato per almeno un'ora senza rivolgersi la parola, per un motivo più che comprensibile. La fanciulla appariva pensierosa, visibilmente turbata e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era un compagno di viaggio che la facesse sentire con il fiato sul collo. Quella cosa, però, il giovane sentì di doverla dire, arrivato a quel punto. Spinto dal desiderio di rasserenare il cuore della ragazza, con lo sguardo ancora fisso verso l'orizzonte, là dove gli ultimi barlumi rosei del sole venivano inghiottiti dalle fredde montagne del Ferro, si era quindi deciso a spezzare quell'imbarazzante stallo, facendo il primo passo.
- E ricorda. È per loro che stai combattendo.
- Sì. Sempre. - e si voltò verso di lui, sorridendogli con fare sfuggente - Spero solo di convincere mio padre ad andarsene. Non vuole andarsene prima di me... razza di stupido.
- Se è un buon padre, te lo dico già. Rinunciaci. Non smetterà mai di lottare per la sua bambina. - rispose lui con convinzione, mentre bagnava le labbra con un po' di shochu.
- Lo so. Lui crede che noi stiamo combattendo per nulla. Che sia impossibile cambiare questo paese. Ma è... è qualcosa che non posso credere sia vero.
- Se non volessi che mia figlia beva alcool, starei tutto il giorno a dirle quanto fa schifo. Anche se poi sarei il primo a berlo. - e sorrise anche lui, di rimando - Ma se anche dicesse sul serio, non lo biasimerei. Per chi ha sempre vissuto in certe condizioni è complicato anche solo sperare in un cambiamento. In caso di problemi, per loro fuggire è la soluzione migliore... e anche qui, non è necessariamente un errore. La scelta che sembra giusta, spesso, è la più ardua e pericolosa. Qualcosa che un padre non sempre può permettersi.
- Lo penserei anch'io. Se non conoscessi Ryuzaki. È solo per questo che mio padre non vuole combattere insieme a noi. Lui non sa. Non capisce ancora. Non lo ha sentito. Non lo ha visto.
Vi era parecchia fermezza nella voce di Chiaki, talmente tanta che non passò inosservata alle orecchie dello Hyuga. Non era la prima volta che la più giovane spendeva parole del genere nei confronti di Masao Ryuzaki. Poteva trattarsi di sincera ammirazione, certo, così come anche di una cotta... ma non era da escludere che dietro quella devozione vi fosse qualcosa di ben più profondo, oltre che misterioso.
- Sembra proprio che questo Ryuzaki abbia il potere di cambiare le persone. - riprese lui, fingendosi colpito - È anche lui un natio di queste terre?
- Non tutte, forse - gente come Araiba, Endo, Sanada, con loro non potrebbe nulla. Solo con chi è disposto ad accogliere il suo messaggio. Come si dice in questi casi:" la luce risplende anche nelle tenebre, ma le tenebre non la accolgono". Sì, lui è originario di queste terre. Appartiene a un'antica famiglia nobiliare, che disprezza la sua condotta. Non capiscono. Lui ha viaggiato il mondo, lui ha visto come funziona altrove, anche all'estremo occidente. È davvero il salvatore che tutti aspettavamo.
Un curriculum di tutto rispetto, certamente invidiabile, quello del volto della Resistenza. Una figura che, pian piano, continuava a stuzzicare l'interesse del giovane shinobi. E non perché l'idea della rivoluzione lo toccasse personalmente, anzi... no, il motivo era ben più semplice: se Shinkuu e Kirinaki erano realmente coinvolte in quella faida che stava tormentando la nazione, era pressoché impossibile che una persona così di spicco fosse estranea a quei nomi. Esattamente come Buraindo, l'altra faccia della medaglia.
- Più me ne parli, più la curiosità di conoscerlo aumenta.
Ci pensò su ancora qualche secondo, poi decise di cambiare bruscamente argomento, per spostare altrove anche l'attenzione della ragazza.
- Questa rivoluzione... ti sembra un'impresa fattibile? Quante sono le persone che hanno sposato la causa di Ryuzaki e che sono pronte ad imbracciare le armi?
- Non poche, signor Duren. E crescono sempre più col passare del tempo. Te l'ho detto, la rivoluzione sta arrivando. La resa dei conti si avvicina. E se ci muoveremo bene, presto potremo sfidarli in campo aperto, portare un attacco decisivo alle isole volanti. Non saranno più in grado di contrastarci.
- Questo mi fa piacere, Chiaki.
In realtà, l'unica cosa che lo rassicurava era il fatto che, in caso di scontro diretto con il Credo, avrebbe potuto combattere al fianco di un numero consistente di uomini. Certo, sicuramente doveva trattarsi di braccianti, briganti al più. Poca roba rispetto alle milizie di Buraindo, della cui preparazione militare aveva già avuto un assaggio più che convincente. Tuttavia, se davvero il numero di chi aveva abbracciato il volere della Resistenza era in aumento, non era da escludere che presto un simile vantaggio potesse diventare talmente schiacciante da oscurare persino l'addestramento dei soldati del Cielo. Sospirò, concedendosi un altro goccio. Poi, con un colpo deciso dei piedi, spronò il proprio destriero ad aumentare la velocità del trotto.
- Vedremo a tempo debito, quando saremo di fronte a Ryuzaki.
Povero, ingenuo, Fuyuki.
Così com'era si era illuso di essere finalmente ad un passo dalla testa della Resistenza, il giovane dovette fare i conti con quell'imprevisto che comportava un cambio di programma non indifferente. Per un momento gli mancò il fiato, proprio com'era accaduto a Chiaki e poi, anche se solo per un attimo, provò l'irrefrenabile desiderio d'imprecare e maledire i Kami per la cattiva sorte che gli stavano augurando. Poco sarebbe cambiato senza il rallentamento dovuto al favore che la fanciulla gli aveva chiesto - ne avevano discusso in mattinata e, stando alle ultime informazioni, pareva che Masao Ryuzaki fosse stato catturato la sera precedente. Diede le spalle a tutti i presenti, appoggiandosi sulla porta del casolare di Rokuda. Si concesse un sorso di shochu e faticò a mandarlo giù, tante erano le parole che avrebbe voluto urlare, colmo di rabbia com'era. Poi, però, si convinse a ritrovare un contegno e si voltò nuovamente, incrociando con occhi seri lo sguardo dei suoi interlocutori. Certo, la cattura del leader dei ribelli rappresentava un duro colpo per la rivoluzione - e, cosa più importante, la necessità di rischiare ancora una volta le chiappe in prima linea per chi, invece, era soltanto intenzionato a sfruttare quel contesto per i propri scopi. Insomma, questo significava tornare a combattere, ma in fondo niente era ancora del tutto perduto.
- A questo punto non è più una questione di promesse. Se il Credo è arrivato a tanto, significa che i pezzi grossi sono scesi in campo... e tra loro, ci sarà anche la donna che cerchiamo. - commentò risoluto, osservando prima Heiji e, poi, anche la ragazza dalla chioma castana - In assenza di Ryuzaki chi è a dirigere le operazioni?
- Io e Chiaki, presumo. Ma forse tu avrai molto più ascendente sui compagni, ti rispettano molto. - replicò l'uomo, voltando gli occhi verso la compagna, la quale non esitò a dare di nuovo prova della sua ferrea determinazione: - Dobbiamo muoverci subito!
- Sono d'accordo, ma non dobbiamo essere affrettati. Abbiamo bisogno di un piano d'azione, di stabilire i nostri obiettivi e muoverci cautamente. Una contromossa affrettata è quello che il nemico si aspetterà da noi. Dobbiamo essere più furbi e non cadere nella loro trappola.
In quel modo, lo Hyuga pensò bene di quietare gli animi, riportando l'attenzione di ognuno a ciò ch'era davvero importante. Liberare Ryuzaki rappresentava un obiettivo prioritario - per la rivoluzione, così come per lui e Naum - ma agire in maniera sconsiderata li avrebbe soltanto condotti alla disfatta, prima o dopo. Vi furono alcuni secondi di silenzio, prima che Chiaki prendesse nuovamente parola, rivolgendosi ad Heiji: - Dove lo tengono?
- A Butsuon, in una prigione militare. Gli faranno un processo sommario, come sempre, e già domani probabilmente lo condanneranno a morte. - rispose fiscale, come c'era da aspettarsi in una situazione simile - Il signore ha ragione, però. Gli uomini sono pronti, ma non ci sarà facile penetrante là dentro con la forza. Dobbiamo essere cauti.
- Cauti? Cauti? La rivoluzione rischia di crollare fra qualche ora, come possiamo restare cauti?
- Lo so bene... ma è l'unico modo con cui avremo qualche possibilità. So bene che è lui a tenerci uniti, nessun altro. E proprio per questo, dobbiamo agire bene, con accortezza. - replicò con saggezza l'uomo, tentando di rimanere sereno per placare, al contrario, una Chiaki che sembrava non vedere l'ora di entrare in azione.
"E farsi ammazzare. Dannazione, se è testarda." pensò tra sé il ninja, colto da quello che sembrava essere... un istinto di protezione? Non ci indugiò molto, in ogni caso, e senza nemmeno pensarci le afferrò il polso, costringendola ad incontrare il suo sguardo severo.
- Controllati, Chiaki.
Ah, Kami, quant'era beffarda la vita! Quel nome, così familiare, era dannatamente facile da pronunciare. In un certo senso, sentiva quasi di star rimproverando sua moglie... e la cosa non era poi così assurda, dato che entrambe sembravano avere una certa predisposizione per le azioni avventate e tutt'altro che ragionate, le quali invece rimanevano una sua prerogativa. Spostando gli occhi verso Heiji, poi, aggiunse: - Una struttura come questa sarà dotata di una sorveglianza asfissiante. Come hai detto, Heiji, usare la forza non servirà a nulla, se non a farsi ammazzare. È meglio che la maggior parte degli uomini si preparino per una battaglia imminente, ma per Butsuon dovrà solo partire un piccolo manipolo di soldati scelti. Una prigione come questa sarà impenetrabile, anche per un esercito armato fino ai denti, ma come disse un mio vecchio amico...
Lasciò la mano della fanciulla, affinché le sue dita stringessero ancora una volta il tappo della sua fiaschetta. La stappò, poi mandò giù un sorso, uno di quelli più amari del solito. Dopodiché, lasciò che una smorfia beffarda si dipingesse sul suo volto, quasi come se, alla fine, tutto quello fosse un gioco.
- Datemi dieci uomini in gamba e vedrete che fotterò quella cagna.
Tuttavia, Namida sapeva bene che quello non era un gioco, anzi. Era sua intenzione non sottovalutare il pericolo, specie perché, nelle sue condizioni, uno scontro diretto contro i soldati stanziati a difesa della prigione lo avrebbe soltanto condotto ad una morte poco dignitosa. Oltre che inutile, ovviamente, e per chi aveva ormai rinunciato da tempo alla propria dignità, tutto si riduceva a quello. Un gioco di pro e contro, dove interessi, utilità ed emozioni venivano posti su di una bilancia che decretava in che percentuale dosare il tutto per il raggiungimento dello scopo finale. Scopo che, in quel caso, era scoprire qualcosa in più su Shinkuu e Kirinaki. Ma in quella missione di salvataggio, in fondo, quanto vi era di utile?
E quanto, invece, vi era di emotivo?
- Sta dicendo che intende aiutarci? - domandò Heiji, quasi come se non credesse alle sue orecchie.
- Non mi importa di morire, lo sai. Lo libererò, o morirò nel farlo, non c'è alternativa. - rispose al contrario Chiaki, costringendo ancora una volta Fuyuki a farsi scuro in viso.
- Questo ti fa onore, ma gettare la tua vita in maniera così avventata è da stupidi. - replicò lui di conseguenza, senza curarsi di essere troppo brusco nei confronti della più giovane.
- Non la getterò via. Vedi... è come se noi fossimo già sposati nell'anima. Solo lì al momento, la sua famiglia non approverebbe - e come potrebbero? Io sono solo una popolana. Ma è proprio queste una delle grandezze di Ryuzaki. Lui vede solo la vera me. La donna. - spiegò lei ritrovando una certa calma e risolutezza, ma allo Hyuga non sfuggì un sospiro appena accennato di Heiji. Come non passò inosservato il fastidio che provò nell'udire quelle parole. Come spinto da un'onda distruttrice, si convinse a sputarle in faccia ciò che pensava davvero.
- Questo è proprio quello che una persona che tiene a te ti proibirebbe di fare... ma la scelta è tua, Fujimoto Chiaki.
Ci lasciò un po' di rabbia in quel nome, qualcosa che difficilmente credeva di poter provare nei confronti di una ragazza che, a conti fatti, non gli apparteneva e che, sin dal primo momento, aveva messo in chiaro di che genere fosse il sentimento che la legava a Masao Ryuzaki. Ciò nonostante, il ragazzo non riuscì a trattenersi dal considerarla una sciocca, anche se forse in maniera piuttosto ipocrita, dato che anche lui non avrebbe esitato a scendere in prima linea per la sua, di Chiaki. Fu forse quel pensiero, a riportarlo con i piedi per terra e a rinsavire, a tornare chi era davvero. Lui l'aveva già, una moglie, e chi aveva di fronte aveva già scelto per chi rischiare la propria vita. A quel punto, quando tornò a guardare Heiji, capì che non valeva più la pena di fingersi gentile, oppure interessato ad una causa che, in realtà, non gli apparteneva.
- Se siamo in queste terre, è per incontrare i ribelli ed ottenere notizie utili sul nostro obiettivo. È un do ut des, Heiji.
Nel frattempo, Naum si era avvicinato a loro e a Fuyuki non era sfuggito il modo in cui l'aveva guardato. Incuriosito, in un primo momento, poi addirittura stranito. Era come se non riconoscesse più in Namida il guerriero che aveva piegato la nazione di Yason Mori, pur di raggiungere il suo obiettivo - o almeno fu questo che Fuyuki lesse in quello sguardo, riconoscendo in parte le proprie colpe e ripromettendosi di non perdere più di vista quale fosse il loro fine.
- Sta bene anche a me. Ragazza voleva farci incontrare Ryuzaki, a quanto ho capito: se lui muore, siamo fottuti. - commentò laconico, per poi tornare a fissare il compagno.
- Sono ragazzi in gamba. Ve l'ho detto, mi hanno aiutato a salvare Chiaki. Vi saranno molto utili, ve lo assicuro. - aggiunse il signor Rokuda, il quale si avvicinò ad Heiji per mettergli una mano sulla spalla, così da rassicurarlo.
- Tutto questo è molto commovente Yoshi, ma cerchiamo di non distrarci. - replicò lui secco, incontrando lo sguardo del braccio destro di Ryuzaki, mentre il più anziano alzava entrambe le mani, come per arrendersi: - Va bene, capo.
- Cosa sappiamo di questa prigione? - lo incalzò lo Hyuga, convinto a riportare l'attenzione su ciò ch'era davvero prioritario.
- È una prigione militare, non possiamo saperne molto. È protetta da ampie mura, turni di guardia massicci e costanti sulle mura e sotto i bastioni, e immagino traboccherà ancor più di militari al momento. Ne hanno presi molti purtroppo, Chiaki. Sperando che Endo non li abbia già fatti fuori tutti.
- Quel porco, maledetto! - ringhiò Chiaki, riferendosi probabilmente a quel tale, Endo, di cui Heiji stava parlando.
- Anche se...
- Anche se?
A nulla servì la domanda a bruciapelo dello Hyuga; l'uomo ci pensò per una ventina abbondante di secondi, prima che Chiaki comprendesse a cosa si stesse riferendo e lo riprendesse, quasi canzonandolo: - So cosa vuoi dire.
- Non lo prenderesti alla leggera se anche tu lo avessi visto!
Il viso di Namida si fece perplesso, quasi enigmatico. Era la prima volta che vedeva Heiji alzare la voce in quel modo e ciò non era affatto rassicurante. Passò in rassegna i volti degli altri, trovando lo stesso dubbio nella smorfia di Naum e una certa preoccupazione in quello di Yoshi, il quale pareva aver capito a sua volta di cosa si stesse parlando.
- Vedete, la prigione è nell'isola di Butsuon, la principale. La sede del Dio Tempio. E... bhe, sembra che quell'isola abbia... non so come definirlo - un guardiano, potrei dire un guardiano. È apparso solo durante le nostre schermaglie in quell'isola - solo lì! - facendo strage di noi. Sono uno dei pochi in grado di poterlo raccontare per esperienza diretta - ci possiamo contare sul palmo di una mano. E solo perché noi eravamo adeguatamente lontani da lui, per giunta. Non mi sarei mai avvicinato a lui, per nessuna ragione. Credetemi, ti fa tremare le ossa al solo guardarlo.
Sembrava parecchio provato da quel discorso, quasi come se anche soltanto il ricordare quegli eventi fosse in grado di suscitare in lui emozioni spiacevoli, se non addirittura raccapriccianti. Di contro, le iridi perlacee dello Hyuga, sotto le lenti scure, si fecero colme di stupore: - "Un guardiano? Di che diamine stai parlando?
- Non lo so, non lo so. Non so chi sia - o cosa sia - sappiamo solo che, quando compare siamo spacciati. Di una cosa però sono certo...
Vi fu un secondo di silenzio ed esitazione. Un secondo che però pareva essere lungo quanto un intero minuto.
- Lui... non è umano.
- Se le premesse sono queste, come possiamo sperare nel successo di una simile operazione? - si sentì di chiedere lo shinobi, come se quell'ultima scioccante rivelazione potesse legittimare la più umana e viscerale delle emozioni, la paura.
- Mi sa che dovrete essere più veloci e furtivi possibile. Portarlo fuori prima che loro se ne possano accorgere. - commentò Yoshi, facendo comprendere che, malgrado tutto, si trattava di un'impresa ardua, ma non impossibile da affrontare.
- Se le cose stanno così, è inutile pianificare qualsiasi mossa senza vedere con i nostri occhi la situazione. Heiji, scegli i tuoi uomini migliori. Partiremo fra due ore.
Non disse altro, né rivolse lo sguardo di qualcun altro che non fosse Naum. Fece per allontanarsi e quest'ultimo lo seguì, come avvertendo la sua necessità di confrontarsi circa le ultime cose che avevano scoperto. Si addentrarono quindi nella foresta che circondava il casolare di Rokuda, lontani abbastanza da non rischiare di essere ascoltati da orecchie indiscrete e favoriti dal buio della notte appena giunta. Accortosi però della titubanza dello Hyuga, Naum tentò d'incalzarlo non appena si rese conto del fatto che i loro piedi si stessero muovendo più veloci delle loro parole.
- Come devo intendere quella faccia di cazzo?
- Quale delle tante? - replicò lui sforzandosi di ridere, ma nervoso com'era non era semplice dissimulare qualsiasi altra emozione.
- Se senti nostalgia di tua moglie dopo che questo è finita andiamo a puttane, ma non ora, sul lavoro, in questa situazione.
Un'espressione incredula si dipinse sul volto di Fuyuki, ma poiché dava le spalle al compagno, si rassicurò al pensiero che questo non se ne sarebbe accorto. In qualche modo, l'energumeno pareva essersi accorto del fastidio che il più giovane aveva provato nel discutere con Chiaki della sua avventatezza, oltre che dei suoi sentimenti. Avrebbe voluto maledirsi per essere stato così sciocco e prevedibile, trasparente come le pagine di un libro aperto nei confronti di qualcuno che, a conti fatti, rimaneva al momento un alleato in una missione potenzialmente mortale. Nulla di più, al momento. Provò a ragionare su come rispondere, prima che questo lo incalzasse, con tono sarcastico.
- Oppure ho capito male qualcosa?
- E c'è da dirlo? Ci ritroviamo per la seconda volta a combattere una guerra che non ci appartiene. A rischiare la vita... e per cosa? Stiamo per assaltare la prigione più sorvegliata di questo paese del cazzo, senza avere la minima idea di dove possano trovarsi Kirinaki o Shinkuu.
Non si curò di mostrarsi nervoso anche nel tono. Del resto, persino uno stolto l'avrebbe compreso, dato che non aveva nemmeno terminato una sigaretta, che già ne aveva messa un'altra fra le labbra, accendendola.
- Cosa cazzo c'entra mia moglie in tutto questo?
- Allora ho capito male, per fortuna. - rispose alzando le braccia, come per arrendersi - Quanto a prigione... Non ci resta molto altro da fare. Speriamo che Shinkuu si palesa adesso, in questo momento, se davvero è coinvolta in questa situazione del cazzo. Sei sicuro che tua tecnica funzionava bene, vero?
- Quale delle tante? - ripeté di nuovo il giovane, questa volta a mo di cantilena, come per deridere il suo interlocutore.
- Spiritoso. Tua tecnica di sigillo che hai fatto a puttana al covo, che ci ha spinto qui a cercare allo sbaraglio questa gente da cui la nostra comare è ossessionata... e anche tu, mi sembra di aver capito.
- Mai fatto cilecca, tranne che con quei bastardi di Yason Mori. Colpa del Reuma che schermava la mente da certe tecniche, però. In ogni caso, quella stronza mi sembrava tutto fuorché infetta.
Dopodiché, Fuyuki pensò bene di chiedere un parere a Naum riguardo il messaggio che, la sera prima, aveva ricevuto da Mira. Gli consegnò il proprio diario, là dove aveva ricopiato alla lettera le parole della kunoichi e, per qualche minuto, i due si scambiarono opinioni e pareri al riguardo. Il più grande lo mise al corrente di alcuni dettagli sulle figure che la donna aveva usato per criptare il messaggio, come i Serpenti e i Cappotti Marroni, parole che si riferivano al loro primo incontro, quando nel Paese dell'Erba avevano incontrato la banda di un certo Bakin Watanabe - gente che, forse, poteva nascondersi a sua volta tra le isole fluttuanti. Di contro, Namida lo mise al corrente di quanto aveva scoperto di Ryuzaki parlando con Chiaki; non molto in realtà, ma quanto aveva saputo circa la sua abitudine di viaggiare, anche lontano dal Continente, meritava comunque una certa attenzione. Insomma, era una situazione talmente ingarbugliata che nemmeno una sbronza avrebbe potuto aiutarli nel decifrarla esattamente. E a quel punto, non con una certa dose di rassegnazione, Fuyuki non poté che sospirare, mentre riponeva il proprio diario nel borsello che teneva legato in vita.
- Bah, vaffanculo. Vuoi che riferisca qualcosa alla tua amica per conto tuo?
- Ti direi che situazione sta un po' sfuggendo di mano... ma credo che è una cosa che vuoi dire anche tu.
Nel frattempo, il ragazzo si era già allontanando di qualche passo, dando le spalle al compagno. Dopo la sua risposta, si limitò soltanto ad alzare la mano, facendo segno di assenso. Poi, come portato via da un vento impetuoso ed improvviso, si dileguò come un lampo non appena ebbe attivato l'Hiraishin.
A lungo rifletté sulle parole incise con l'inchiostro nell'origami di una farfalla e lo fece con talmente tanta concentrazione che, per un istante, non riuscì ad avvertire nemmeno il freddo pungente di quel maledetto crepaccio. Lemmi che lasciavano presagire tempesta e che, in qualche modo, parevano collegare l'operato di Mira a quanto si era consumato la sera precedente; la fanciulla sembrava parlare di un attacco del Credo ai ribelli e non era da escludere che, proprio in quell'occasione, Masao Ryuzaki fosse stato catturato. Sì, doveva essere necessariamente così, altrimenti la kunoichi non avrebbe mai utilizzato quel nome. Kakumei, rivoluzione. Tuttavia, in quelle poche righe Fuyuki riuscì a leggere una certa rassegnazione... qualcosa che, forse, avrebbe trovato concretezza nella più banale delle ipotesi. Mira doveva aver aiutato i soldati di Buraindo in quell'impresa, senza però trovare una vera motivazione per sterminare chi, dopotutto, esigeva soltanto ciò che lei voleva preservare, con il suo nuovo ideale di Kirinaki. Libertà, niente di più. In ogni caso, lo Hyuga sperò di averci azzeccato, dato che l'idea di doversi battere contro di lei non lo allettava, tanto quanto la consapevolezza di avere i minuti contati, prima che la spedizione partisse alla volta della prigione di Butsuon. A quel punto, era cruciale avvertire la compagna delle nuove informazioni in suo possesso, dato che - e ciò non era poi così improbabile - quella poteva essere l'ultima volta in cui poteva farle arrivare delle notizie pulite ed interessanti circa quanto stesse accadendo alla Resistenza.
CITAZIONE
Come un serpente, Kakumei trema per aver perduto la propria testa. Si contorce, si dimena, e per questo Egli attaccherà senza ferocia là dove la testa è stata nascosta. In silenzio, tra le ombre che lo proteggono. Un silenzio che rende Vuoto il suo sentiero, mentre Egli non è in grado di vedere nulla, attraverso quella Nebbia che libera le sue lacrime.
Tutto è buio. Tutto, nel silenzio, può ancora crollare.