Missione S - Portare gli uni i pesi degli altri, per .Astaroth e Griever_

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view post Posted on 29/11/2018, 22:24     +1   -1
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Capitolo 4, Cesare tra i cieli



Gli occhi del priore dardeggiavano da ogni parte di quell'anfratto oscuro e sconosciuto, colmi di terrore.
"Cosa sei?" le chiese, col tono di una supplica malcelata: "Che cosa vuoi? Sei un demonio?"
"Chiamami così se vuoi" gli rispose Mira, sghignazzando: "Forse sono qui per giudicare i tuoi peccati."
"Maledetta eretica e blasfema, come osi!"
Gli occhi che vagavano sempre da una parte all'altra, tra due luoghi imprecisati e sull'orlo della disperazione.
"Blasfema? Qui sei nel mio Regno, sei tu l'eretico" e le anime nere lo avvicinarono, sghignazzandogli nelle orecchie come fossero specchio dell'agire della loro dea.
"Ogni posto appartiene a Buraindo! Che domina come in cielo così in terra, fino alla fine dei tempi."
Mira alzò un braccio, e il priore si sentì soffocare, con gli occhi che premevano per uscire dalle orbite.
"Ascoltami bene" gli disse: "Kirinaki, Reuma, che cosa ne sai?" e a quel punto allentò la presa per permettergli di rispondere.
Ora che era tornato a scorrergli nella laringe, a Mira furono udibili le parole che il priore aveva iniziato a recitare come un mantra, giungendo le mani e inginocchiandosi, come se non l'avesse ascoltata, come il vero eretico che era in quel luogo maledetto.
"Mio Signore ascoltami, mio Signore ascoltami, mio Signore ascoltami..."
"Qui il tuo Dio non può arrivare. Non siamo ne in Cielo ne in Terra."
Yusekai mutò ancora, assumendo forme oscure senza consistenza.
"Rispondi alla mia domanda o rimarrai dannato per l'eternità."
Hidaka vide quelle forme assumere le fattezze di una schiera di individui che ben conosceva, di ogni età e genere. Lo avvicinarono coltelli alla mano, puntando ai suoi genitali.
Le mani di Hidaka si disgiunsero lentamente. Guardava il paesaggio in mutamento e le figure ormai prossime a lui, con occhi privi di speranza. Poi guardò Mira e iniziò a piangere, e agitò le mani davanti a lui come a chiederle di fermarsi, come a chiederle pietà. Non c'era più bisogno di continuare, ma quando fu sul punto di dire qualcosa il priore si strinse la testa tra le mani e iniziò a urlare come un indemoniato, in preda a un dolore lancinante.
Mira avvertì un leggerissimo sibilo in Yusekai, come un'interferenza. Il dolore e le urla di Hidaka sempre immutati, ma poco a poco si andavano mutando in una progressiva, crescente risata. Hidaka si voltò alla sua destra. Laggiù, una piccola fenditura luminosa che si allargava lentamente, sempre più, come una lama che andava squarciando il telone da circo di quel mondo illusorio.
Mira gli afferrò la testa, mentre anche lei potè constatare la luminosità di quella fenditura ormai divampata, poichè da essa uscivano lingue di fuoco sempre più ampie e fameliche, lingue di un fuoco senza luce.

HighBoringIndianglassfish-small


Un occhio. Senza palpebre. Avvolto dalle fiamme.
"- Interessante." Una voce roca e ovattata.
"Finalmente" disse Mira con soddisfazione, intuendo le circostanze.
"Mio Signore, mio Signore - "

"Taci Hidaka!"



Gli urlò Buraindo, e lui si raggomitolò spaventato e tremante e coprendosi il volto.

"Un'altra parola e ordinerò di darti in pasto ai porci!"



Le anime di Yusekai risero in modo insano influenzate dallo stato d'animo di Mira. La dea godeva in modo tutt'altro che velato della situazione creatasi. Restò in attesa, attendendo "udienza".
"Fin da quando sei ascesa in Cielo, nel mio regno, ho subito capito che avevi qualcosa di diverso. Che anche tu controllavi domini invisibili agli uomini. Come me."
" - Invisibili non a tutti a quanto pare."
Chi varcava Yusekai in quel modo, non doveva essere un'entità da sottovalutare. Sarebbe stato un errore imperdonabile. Nemmeno Shirai era in grado di penetrare a suo piacere nei meandri del mondo degli spettri. I poteri di Buraindo sembravano sconfinati e misteriosi.
L'occhio accennò a stringersi un po' a quella risposta, come chiuso da palpebre invisibili e inesistenti.
"Esiste nella misura in cui è pensato. Dunque mi serviva che tu lo manifestassi per esplorarlo. Non che avesse importanza per me. Pura curiosità, nulla più. Qualcosa che non mi accade spesso."
Mira sorrise.
"Condedimi udienza, da Dio a Dio."
"Bada alle tue parole, umana. Hai creato un tuo regno illusorio... ma dov'eri tu, quando io ponevo i fondamenti della terra?"
Questo non se lo aspettava. Mira prese un bel respiro, e riformulò il tavolo di trattativa.
" - Va bene, allora da Dio a umano evidentemente."
Dall'occhio emerse una lieve risata soddisfatta di fronte a quell'atto di sottomissione, una risata propria di una divinità arcaica e barbarica. Un tirannico dio preistorico e crudele. Uno spettro di energia che pulsava sommesso da quell'occhio, fin dalla sua apparizione. Un'energia insolita, che Mira sembrava non avere mai avvertito, ma che adesso sentiva sempre più intorno a Yusekai.
"Benissimo, allora. So che tu e il ragazzo siete in cerca di qualcosa. Alcune persone. Ne stanno parlando proprio in questo momento lui e quel sodomita degenerato di Sanada."
Mira annuì.
"Posso esaudire i tuoi desideri. Se tu vorrai aiutarmi contro i maledetti ribelli infedeli."
Meraviglioso!
"Aiuta me... e io te li indicherò."
Mira abbassò il capo e sorrise. Era ovvio, insomma.
"D'accordo, ti aiuterò ma dovrai darmi informazioni anche sui membri di questa resistenza."
E in quel momento le fiamme divamparono vorticose, improvvisamente, nel giro di un istante, come se quelle parole non fossero state che benzina.

"Ryuzaki è un traditore, un bugiardo, un codardo e un criminale degenerato! Un miserabile che si proclama portavoce del popolo senza che abbia mai fatto nulla per lui!"



Le fiamme sembravano acquietarsi. Si ricompose.
"Dove posso trovarlo?"
"Se lo sapessi avrei già fatto ridurre in mille pezzi il suo corpo. Ho idea da parecchio che si trovi a terra. Anzi, non può essere altrimenti. Nessuno sfugge al mio sguardo qui, nel mio Regno. "
"E An Lefeng? Non può aiutarci? E Kirinaki?"
Un mugugno. Buraindo ci pensò su.
"Non mi è nuovo questo nome. Credo di averlo sentito nominare da alcuni prigionieri che abbiamo avuto tra i rivoluzionari. E' probabile sia uno dei luogotenenti di Ryuzaki. Una simile frequenza non può essere un caso.
E Kirinaki... la nebbia piangente. Sono giunte a me le voci dell'organizzazione sovversiva del ninja dorato. Ma ormai lui è morto contro il Divoratore, tutto il Continente lo sa. E con lui Kirinaki.
So tuttavia con certezza che i maledetti sovversivi mi attaccheranno a breve. Attaccheranno me. I miei domini. Che sono un tutt'uno con la mia persona. Cerca il capitano Endo nella caserma di Kugyou, poco distante dal Tempio. Sanada lo sa. Lui saprà dirvi. Dite che sono io a mandarvi. Vi crederanno. guai a loro se non lo faranno. E poi, quando la vostra fedeltà sarà stata appurata... cercherò i vostri uomini con ogni mia forza.
"

" - Così sia allora" rispose Mira serissima.
"Avevo sentito fosse scomparsa insieme a Kai ma non volevo crederci... Ok dunque, farò la mia parte."
" - Molto bene, ragazza."


"Ryuzaki? E' un traditore, un bugiardo, un codardo e un criminale degenerato. Un eroe che non ha fatto niente! Rispetto molto di più gli escrementi che ho fatto stamattina che quel patetico verme."
"Un'immagine stupenda."
"Le dico sul serio, non sono un tipo sarcastico come lei."
"Torniamo sempre lì, insomma: se voi non li aiutate, è naturale che cerchino qualcun'altro che lo faccia."
"Oh, lei e le sue ingenuità! Cosa vorrebbe che facessimo? Distribuire soldi a tutti i poveri di Sora no Kuni?"
Jou rise.
"Che idea terribile!"
"Devono innanzitutto comprendere perchè sono poveri, invece di stare in panciolle da buoni scansafatiche parlando di libertà e democrazia. E poi perchè non lo fa Ryuzaki stesso? Vorrei proprio saperlo. Lui viene da una famiglia ricca. Un uomo cresciuto nella bambagia che finge di combattere per i poveri. E che sta sfruttando i deboli e gli ignoranti nella sua lotta sovversiva che fa chiamare Resistenza. Resistenza contro cosa?"
"Starà dicendo alla gente ciò che vuole sentirsi dire."
"Certo che è così! Quel bastardo fa appendere in ogni angolo del Paese i manifesti coi suoi sermoni. E organizzando discorsi itineranti tra le varie regioni con cui fomenta il malcontento delle masse. E' facile fare promesse che non si possono mantenere!"
"Credo ci voglia un po' più di qualche promessa per radunare un esercito."



Qualora non volessi più chiedere nulla a Buraindo, l'occhio scomparirà non appena cesserà la presenza di Yusekai. Tuttavia adesso Mira farà più caso a un particolare al di fuori di Yusekai: col sensitivo riesce ancora a percepire quell'energia, anche se più lieve, quasi impercettibile, che attraversa ogni angolo del Tempio, e dell'ambiente circostante in generale.








Così, mentre lo scontro prendeva atto, i quattro cloni attuarono il loro piano, e mentre lo sferragliare delle armi inondava la radura e il boato dei jutsu riverberava rifrangendosi tra gli alberi della foresta, improvvisamente Yoshi li vide e capì subito cosa stavano per fare. Si fece da parte, mentre i suoi cloni impegnavano ancora battaglia e corse subito anche lui verso il suo mezzo. Chissà se il ragazzo era già riuscito a sfuggire. Gli serviva un po' di copertura, non potevano sapere se ci fossero altri uomini del Credo nella foresta.

La gabbia si innalzò e in quel momento le copie di Yoshi svanirono nel nulla per donargli ogni energia in ciò che non era impossibile lo attendesse all'orizzonte. Gli uomini si ritrovarono confusi e si rimproverarono l'un l'altro per la propria stupidità, e per come stessero lasciando scappare quei cani infedeli, e di come avrebbero strappato loro le budella dandole poi in pasto ai cani non appena fossero riusciti a scappare da lì. Provarono diversi jutsu, ma non sortirono altro effetto se non quello di bruciare il braccio di uno di loro. Un veterano per di più. Ma questi non battè quasi cenno, e giustifico il loro gesto come un atto di prova necessario a tastare il potere di quella barriera che impediva loro di espletare il volere di Buraindo contro i suoi oppositori. Di come aveva sempre sognato di morire in modo glorioso, e giurava su Buraindo stesso che, non appena si fossero liberati da lì e qualora il medico del gruppo non fosse rriuscito a fermare a dovere l'emorragia, avrebbe fatto in modo di farsi saltare in aria tra le file nemiche. Non avrebbe mai permesso ai porci ribelli sovversivi di vincere.
Poi due uomini sbucarono dalla radura e si avvicinarono alla cupola dicendo che gli altri stavano inseguendo i fuggitivi, e
cercarono di colpire i due cloni, ma l'avviso degli uomini all'interno della barriera li raggiunse troppo tardi perchè potessero elaborarlo un minimo. La morte piombò loro dal cielo come un uccello rapace, e il cranio del primo si ritrovò spappolato sotto il colpo di una mazzata violenta, e prima che potesse reagire il secondo si ritrovò un istante dopo con una freccia che gli passava la gola da parte a parte. Poi Naum si apprestò a dirigersi al suo cavallo, sperando fosse ancora lì.

Li avevano raggiunti nel frattempo. Yoshi poco dietro - Chiaki rallentava non poco la corsa del cavallo - e una decina di uomini alle calcagna, a destra e a sinistra della loro direzione di fuga. Fuyuki vide Yoshi lanciare qualcosa alle loro spalle, e dopo pochi secondi alcuni uomini rimasti più indietro furono travolti da piccole esplosioni che incendiarono gli alberi attorno in una nube nera e turbolenta.
I restanti inseguitori erano ormai troppo avanti per poter usare nuovamente quel diversivo senza coinvolgere anche loro nell'esplosione.
 
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view post Posted on 13/12/2018, 14:17     +1   -1
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"Come ratti in trappola." concluse Fuyuki non appena fu certo del successo dell'operazione, mentre un sorriso beffardo si faceva largo sul suo viso affaticato. Sostenere il peso di Chiaki, per quanto esiguo fosse, non era semplice nelle sue condizioni e per questo si affrettò a correre verso i cavalli, così da scaricarla sul retro della sua sella. Montò in fretta davanti a lei, invitandola a tenersi forte mentre i suoi occhi viaggiavano rapidi verso i due compagni ancora in fuga. Senza alcuna fatica, Naum e Yoshi si erano liberati dei rinforzi prima che questi potessero nuocere ai bunshin dello Hyuga - cosa che, inevitabilmente, avrebbe portato alla dissoluzione della barriera violacea. Quando tutti furono finalmente a cavallo, il giovane shinobi spronò la sua cavalcatura a partire e questa obbedì a comando, scattando rapida attraverso la foresta dopo essersi prima innalzata sulle zampe posteriori.
Sembrava fatta, ma i loro inseguitori erano tenaci, oltre che ben addestrati. Correvano alle loro calcagna come felini che percorrevano la strada battuta dalla loro preda. Lesti e silenziosi, erano del tutto intenzionati ad impedire che i nemici del Credo fuggissero con un'ostaggio, a giudicare dall'entità di forze che erano state dispiegate per il suo recupero, estremamente prezioso. A quel punto, era lecito pensare che Buraindo, o chiunque avesse inviato quei soldati, dovesse temere con una certa insistenza e apprensione quel fanatico di Ryuzaki. Decise di abbandonare quei pensieri per concentrarsi sui problemi più urgenti. Con i sandali colpì i fianchi del cavallo e questo nitrì, accelerando il trotto, ma non abbastanza da seminari i guerrieri del Credo.
- Mi stanno sul cazzo i fanatici, questi in particolar modo. Le loro gambe corrono più veloci delle stronzate che predicano in onore delle loro divinità.
Nel frattempo, l'ex cacciatore di taglie aveva ben pensato di rallentare gli inseguitori con quella che sembrava essere una bomba a grappolo. Le esplosioni coinvolsero buona parte dei soldati, ma i più tenaci di loro furono in grado di proseguire, portandosi ad una distanza tale da rendere pericoloso ricorrere nuovamente a certi arnesi. Stufo di quella buffonata, lo Hyuga lasciò le redini, così da avere le mani libere per eseguire nuovamente il Kage Bunshin no Jutsu.
- Adesso mi avete davvero rotto i coglioni.
Creò dunque una decina di copie - clone più, clone meno - e questi, lesti, coprirono per qualche secondo la ritirata dei fuggitivi, ingaggiando battaglia con i seguaci di Buraindo. La loro forza, tuttavia, era decisamente inferiore alle aspettative e disfarsi di loro non sarebbe stato complicato per dei ninja ben addestrati. Lo scopo di Fuyuki, però, non era certamente da ricercarsi nella speranza che le tecniche dei suoi bunshin bastassero per arrestare la corsa dei soldati o, ancora meglio, farli fuori. No, quello significava peccare di superbia e per quanto arrogante fosse, Namida era tutto fuorché un esaltato. Ancora una volta, avrebbe combattuto usando il cervello e non la mera forza. Quei cloni, in realtà, servivano solo per rallentare il passo dei loro inseguitori, così che il gruppo che aveva portato in salvo Chiaki potesse aggiungere altri metri alla distanza che già li separava dagli altri... e in questo modo, evitare di essere coinvolti nella successiva esplosione. Non quella delle bombe di Yoshi, però. Oh no, perché sotto gli indumenti dei bunshin, si nascondevano talmente tante carte bomba da far invidia ai giochi pirotecnici del capodanno cinese.
Quelli stessi ordigni sarebbero brillati poco dopo, sotto comando di Fuyuki. Se fosse riuscito nell'intento di allontanarsi a dovere, si sarebbe portato una sigaretta alla bocca. L'avrebbe accesa e poi, accennando ad una smorfia compiaciuta quanto malata, avrebbe alzato indice e medio della mano destra, affinché il buio di quella foresta si riempisse di urla e fiamme.
- Sayonara.

<bukijutsu attivazione> - Moltiplicazione Superiore del Corpo, Tecnica del Clone Esplosivo - (Chk: 130)(Eff: carte-bomba) "Sfruttare i cloni in molti modi diversi è una particolarità di Konoha e a volte bastano un paio di carte-bomba per sfruttarli in modo devastante. Si appiccicano al clone e lo si lancia in avanti, godendosi quindi lo spettacolo. Questo attacco arriva in modo completamente inaspettato, ovviamente, e oltre a valere come una carta-bomba normalissima, guadagna un bonus di 50 per livello nell'abilità Piazzare Trappole del ninja che lo usa superiore al sesto (50 per il quinto, 100 per il quarto, 150 per il terzo, etc.). Richiede l'utilizzo di 3 carte-bomba, e il costo di questa tecnica basta per caricarle tutte al massimo delle proprie possibilità.”
 
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view post Posted on 14/12/2018, 12:34     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Mira uscì dal tempio lasciandosi illuminare dal forte bagliore del sole che troneggiava tra le nubi che circondavano le isole del Dio del Cielo. Scendendo le scale udì l'ultima parte del dialogo tra Jou e Sanada, riflettendo su quanto i pensieri di Buraindo si rispecchiassero su tutti coloro che sposavano il credo. Tutti coloro che non erano con la Resistenza, erano con quel potente Dio e con lui condividevano desideri, preghiere, ambizioni. La donna giunse al loro cospetto lasciando volteggiare le punte delle fasce sulle braccia tormentate dal vento. Alzò verso di loro il viso mostrando quegli occhi vitrei, opachi, così simili eppure così diversi a quelli del compagno che dall'altra parte del paese stava cercando di compiere la sua parte di quella missione così vasta e complessa.

- Buraindo mi ha parlato, ci aiuterà se noi aiuteremo lui.

Il suo viso era solenne, sognante, come se dovesse ancora svegliarsi dal limbo in cui era precipitata, o ascesa, per parlare al cospetto del Signore. Jou la squadrò cercando di leggere in quello sguardo, le osservò le mani per verificare se tremassero ma nulla di quello che era possibile notare in una donna violata meschinamente era riscontrabile in quel figura composta, qualsiasi cosa fosse successo lì dentro, Shukyo ne era uscita vincitrice.

Jou - Tutto bene?

A Sanada sembrò invece importare solo delle parole che aveva pronunciato, risultando incredulo al fatto che Buraindo in persona le avesse concesso udienza così rapidamente, senza il lungo pellegrinaggio e il percorso che i fedeli dovevano completare per poter avere l'onore di farsi ascoltare.

- Non avrei potuto chiedere di meglio.

Mira rispose prima a Jou sorridendogli sebbene l'uomo non ne sembrò completamente convinto, mentre verso Sanada si voltò con sguardo feroce, lo stesso che una credente avrebbe probabilmente rivolto a un eretico, o a chi abusava del nome di Buraindo.

- Stai insinuando che stia mentendo su Dio?

Jou - Mi sembra piuttosto difficile.

Sanada - Beh...

L'ultimo si guardò tutto intorno come se attendesse qualcosa, poi abbassò la cresta consapevole che le parole di chi parlava a nome del Dio del Cielo non potevano che essere lette come pura verità. Ai suoi occhi, così come per chiunque nel paese, proferire menzogne sotto lo sguardo vigile di Buraindo, soprattutto quando era lui stesso nominato, era un suicidio.

Sanada - Sarebbe impossibile in effetti. Ottimo allora! Che cosa ti ha comunicato?

Mira rimase circospetta, cercando di non tradirsi, perché l'energia che aveva sentito insinuarsi dentro Yusekai, l'enorme influenza che quell'entità aveva espanso nel suo mondo la sentiva adesso ovunque. Forse anche quando era giunta per la prima volta sull'isola l'aveva percepita ma non la conosceva, magari non era riuscita ad associarla a qualcuno in particolare, o l'aveva scambiata per qualcos'altro. Invece Buraindo era lì, era ovunque, in Yusekai, nel Cielo, nella Terra dell'isola e lei poteva vederlo. Lo percepiva in lontananza, come una lontana reminiscenza, ma sapeva perfettamente che la stava osservando così come aveva osato osservare oltre i confini del Mondo degli Spettri. Quell'occhio di fiamme aveva guardato all'interno della sua anima, come fosse realmente una divinità disturbata, incuriosita dall'arrivo di chi poteva fare la differenza. Ed era la quiete che mancava, una stabilità che Buraindo voleva tornasse e a quanto pare aveva scelto il proprio alfiere. La donna strinse i pugni cercando di mantenere la calma, la consapevolezza di essere spiata in quel modo, lei che da quando era fuggita da Kiri si era sempre e solo nascosta, la rendeva nervosa.

- Ci aiuterà a trovare le persone che cerchiamo se gli porteremo la testa di Ryuzaki.

Jou allargò le braccia sarcastico:

Jou - Oh meraviglioso!

Niente di più complesso in effetti in una situazione come quella: la testa di un uomo che aveva avuto il coraggio di sfidare il dominio di un Dio nelle sue terre. Mira rimase però serissima e cercò gli occhi del compagno per rassicurarlo: era lo stesso sguardo che gli aveva già concesso, lo stesso che celava consapevolezza e segretezza in una figura che l'uomo non aveva ancora imparato a conoscere:

- Fidati di me.

Lo disse a lui soltanto, guardandolo dritto nelle pupille, lasciandolo specchiare nelle sue iridi perlacee.

Jou - ... Va bene.

Annuì mentre Sanada sembrava festoso: lieto di sapere che quei due giovani stranieri avevano di fatto ricevuto la benedizione di Dio.

Sanada - Siete ormai amici del credo allora! Questo è meraviglioso!

- Mi ha detto di contattare il capitano Endo. Ryuzaki attaccherà questo paese molto presto.

La donna preferì a quel punto tagliare corto, doveva aggiornare Fuyuki con le ultime informazioni e verificare se avesse o meno risposto al messaggio della sera precedente. Nel frattempo chi avrebbe avvisato era Jou, con l'obiettivo di tenersi al momento stretto il contatto più importante che avesse nella ricerca di An Lefeng. Sanada invece si era incupito, non felicissimo che Buraindo avesse fatto il nome di Endo. A ogni modo confermò che doveva trovarsi in caserma e cominciò a fare strada. Mira si avvicinò dunque allo straniero preoccupandosi che Sanada non sentisse:

- Il tuo uomo... è con Ryuzaki.

Glielo rivelò cercando di osservare i suoi occhi, per studiare la sua reazione. Colui che Jou voleva ritrovare per provare a ripristinare i rapporti si trovava con chi Buraindo aveva ordinato di eliminare. Mira si trovava in mezzo ai fuochi di una guerra che lentamente cominciava a delineare le parti con i ruoli di Kai e Kirinaki ancora da definire. Se realmente Shinkuu era con Ryuzaki, cercare e combattere la resistenza avrebbe fatto gli interessi di Kirinaki, dando per vere le parole di Kawarimi. Doveva mostrarsi collaborativa ma anche evitare che Jou passasse all'altra fazione, continuando invece ad aiutarla a trovare chi il Dio del Cielo voleva vedere distrutto.

Jou - Perfetto, non c'è altro che vorresti dirmi?

Mira fu sicura, Buraindo e il suo occhio sul paese erano il suo deterrente finché non avesse trovato Ryuzaki, An Lefeng e dunque Shinkuu:

- Sì, Dio è ovunque.

Jou annuì stringendo gli occhi:

Jou - Okay.
 
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view post Posted on 16/12/2018, 12:52     +1   -1
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I dieci cloni iniziarono a dar battaglia contro gli uomini dell'esercito, ancora più infervorati nella lotta vedendosi davanti un nuovo ostacolo al completamento della loro missione. Pochi secondi dopo, l'eco della deflagrazione si sparse per tutta la valle, e stormi di uccelli invernali si levarono per tutta la zona circostante creando una frastagliata nube nera che si andava disperdendosi a ogni secondo nell'immensità del Cielo.
Fuyuki potè continuare la sua fuga, accompagnata dai curiosi rumori del mezzo di Rokuda, salvo sentire una piccola esplosione alle sue spalle. Una fiammata, simile a una bomba appena esplosa. Tra le fronde degli alberi, due inseguitori scampati all'esplosione, probabilmente lasciati andare avanti dai restanti membri della truppa rimasti a impegnare gli oppositori. Una nuova esplosione, che fece sbandare leggermente anche il mezzo di Rokuda, quando uno di questi sparì nel nulla, come fosse inciampato improvvisamente nella sua corsa e svanendo nell'oscurità della foresta. A tagliare la linea della fuga, uno spettrale e gigantesco cavaliere tendeva un arco proporzionato alla sua mole, guidando il cavallo col solo ausilio delle staffe e ruotando il busto in modo tale da poter avere uno spettro di trecentosessanta gradi per le sue traiettorie.
Evitava gli alberi della foresta con facilità usando i talloni e aizzava il cavallo come si trovasse in un'ampia prateria.
Individuata il secondo inseguitore, scagliò il suo dardo ma questi riuscì ad evitarlo. Era comunque riuscito a rallentare la sua corsa, e Fuyuki e il signor Rokuda stavano frattanto allontanandosi visibilmente. Prese una freccia dalla sua sacca, quindi, non appena lo ebbe individuato nuovamente, fece per lanciarla, quando vide un oggetto rivolto al suo indirizzo. Virò il cavallo appena in tempo per far sì che il pugnale gli si conficcasse nella scapola, e il cavallo crepitò sotto il suo movimento inconsulto, ma Naum riuscì comunque a mantenerlo in piedi. Si morse il labbro, e scagliò la freccia nella zona dove aveva individuato il nemico. Si adagiò sul cavallo e lo incitò più che potè, mentre a lle sue spalle si lasciava il sommesso fruscio delle fronde irrorate da quelle piccole saette.



"Chiaki! Grazie al cielo!"
Fuggirono per altri dieci minuti, e giunsero in una radura non molto lontana dal villaggio di Maigo dove incrociarono il padre della ragazza.
"Come promesso, Arata."
"Grazie signor Rokuda. E grazie anche a lei, straniero."
Li guardò un po' meglio,
"Che fine ha fatto l'omone che mi ha salvato?"
" - Ecco qui."
Naum li raggiunse sul momento, leggermente sofferente e sanguinante.
"Un po' sbucciato, ma niente di grave."
"Mi ha salvato la vita, signore. Lei... lei è un brav'uomo."
" - Ah!" esclamò Naum perplesso, agitando la mano come a scacciare quell'epiteto.
Si apprestarono dunque a far scendere Chiaki da cavallo e ad accompagnarla dal padre.
"Grazie per avermi salvata" disse loro Chiaki visibilmente sofferente: "Siete brava gente."
"Non vi conviene tornare a Maigo, in questo momento." intervenne Rokuda.
"Seguitemi, vi accompagnerò in un mio casolare nella foresta. Resterete lì per un po', finchè la situazione non si sarà calmata."
"Finchè non riusciremo a scappare da questo posto."
"Papà, non parliamone adesso."
Arata Fujimoto ci pensò un po', poi decise di non incalzare ulteriormente la figlia.
"Allora, venite con noi?" chiese Rokuda a Fuyuki e a Naum.
"Sì, venite. Lei inoltre non mi sembra messo bene, signore. Vedrò di curarla, anche se, non appena Chiaki si sarà ristabilita un po', vi renderà come nuovo."
"Non sto morendo dissanguato. Ma grazie."
Si girò verso Fuyuki.
"Ci vediamo dopo, o serve mia compagnia?"
Sapeva che Fuyuki avrebbe facilmente inteso a cosa si riferisse.






Li accolsero due guardie ai lati del portone principale. Un'enorme costruzione bianca di gesso, poligonale, un fermo e razionale cubo con le finestrelle ad arco disposte con precisione matematica, ciascuna sbarrata da piccole assi nere che risaltavano ancor più in mezzo a quel bianco lattiginoso.
"Capitano Sanada!"
I due uomini si misero sull'attenti.
"Riposo, riposo. Loro sono con me."
"Benissimo. Il capitano Endo non è ancora arrivato."
"Ti pareva" sussurrò Sanada tra sè, quasi risentito, mentre varcava la soglia dell'enorme e spesso portone in legno. Oltre un piccolo corridoio che dava infine su un nuovo chiostro altrettanto imponente ma più spartano rispetto a quanto visto nel Tempio, videro lo spiazzale centrale gremito da una schiera di soldati disposti in blocchi, come si preparassero a una parata.
"Ha organizzato tutto in grande, a quanto sembra."
Si inoltrarono tra le colonne che circondavano lo spiazzale. Sei blocchi di soldati in alta uniforme, compresi di ufficiali visibili dai diversi paramenti della loro divisa e disposti ai lati di uno scranno lievemente sopraelevato, dalla parte opposta del corridoio da cui avevano fatto il loro ingresso. Si fermarono a metà strada, e Sanada si appoggiò a una colonna.
"Chi sarebbe questo Endo?"
"Il nuovo capitano di Butsuon, e quindi comandante designato dal priore Araiba delle forze armate del Cielo."
Jou ci pensò un po', e poi sorrise beffardo.
"Sembra che dobbiate vedere un fantasma da un momento all'altro."
"Un cane furioso, semmai. Che a volte sguinzagliano, tutto qui. E in questo periodo disastrato, hanno deciso di sguinzagliarlo per bene. Ma sono io che comando qui."
Dei rumori alla loro destra, un brusio di sottofondo e poi il sordo top top di una serie confusa di passi. Entra un manipolo di uomini in alta uniforme. Guida il gruppo un uomo che cammina fiero e severo, impettito e a passo lesto e con un sorriso visibile per quanto accennato.
"At-ten-ti!"
I plotoni ubbidiscono all'ordine degli ufficiali e accolgono l'ingresso del capitano Endo e del suo seguito. Si insinua nello spiazzale, nel corridoio disposto tra le due colonne di plotoni, e si avvicina al ufficiale del più vicino con un sorriso adesso più ampio.
"Masaki."
Si fermò un po' a guardarlo.
"Come va?" aggiunse, e squadrò sorridendo tutto il suo plotone. Si guardò intorno, e poi compì lo stesso gesto col plotone centrale alla sua sinistra, quindi si diresse verso lo scranno a lui dedicato.
"Signori, mi auguro voi apprezziate la novità-" disse ad alta voce, guardandosi attorno e proseguendo il suo cammino: "- di essere riuniti qui tutti insieme. Come ho già fatto a Butsuon e alle isole di Orion nei giorni scorsi."
Prese posto.
"Vi dico subito che per il lavoro che ci attende siamo ancora in pochi, è vero: dovremmo essere molti di più, molti di più! riposo."
I plotoni eseguirono il comando all'unisono, come fossero truppe di una diversa categoria rispetto a quelle viste poco tempo prima al confine con le isole gemelle.
Endo piazzò dei fogli sullo scranno, e si avvicinò un alto leggio in modo che potesse parlare allo stesso modo di un predicatore, come parlasse dai pulpiti del Tempio del Dio del Cielo.
"Come sapete, da oggi assumo ufficialmente la direzione delle forze armate. Voi sapete tutti che fino a ieri mi sono principalmente occupato di ladri e di assassini. E con un certo successo. Non è senza significato che abbiano destinato proprio me, in questo momento, alla direzione delle forze armate. Ciò è stato deciso poichè, tra i reati comuni e i reati politici, sempre più si assottigliano le distinzioni! che tendono addirittura a scomparire. Questo scrivetevelo bene nella memoria! Sotto ogni criminale può nascondersi un sovversivo. Sotto ogni sovversivo può nascondersi un criminale." Endo sembrò materializzare quelle parole scandite davanti a lui, attraverso dei gesti, come interagisse con uno schermo immaginario.
Poi riprese col suo tono solenne da sermone.
"Nel Paese che con grande onore ci è stato affidato in custodia, sovversivi e criminali hanno già steso i loro fili invisibili che spetta a noi di recidere!
Che differenza passa tra una banda di rapinatori che assaltano una banca e la sovversione organizzata, regolarizzata, divinizzata - nessuna! Le due azioni tendono allo stesso obiettivo, sia pure con mezzi diversi, e cioè al rovesciamento dell'attuale ordine sociale. Seicento prostitute schedate. Un aumento del venti per cento di occupazioni sovversive di edifici pubblici e privati. Cinquanta case d'appuntamento accertate. In un anno cinquanta attentati contro le forze armate e le autorità del Credo. Settanta stupri in un anno. Un aumento del trenta per cento delle rapine e degli assalti alle banche. Trecento schedati in più fra le fila dei sovversivi. Duecentocinquanta omosessuali schedati. Più di quaranta gruppi di giovani sovversivi che agiscono nell'ombra, tramando di unirsi alla minaccia incombente. Un aumento del cinquanta per cento del mercato nero e di evasori accertati.
Un numero indescrivibile di manifesti in tutto il Paese, che invitano alla rivolta!
"
Endo si ricompose e trasse un respiro. Girò il foglio e proseguì.
"L'uso della libertà... minaccia da tutte le parti i poteri tradizionali. Le autorità costituite. L'uso della libertà, che tende a fare di qualsiasi persona un giudice. Che ci impedisce di espletare liberamente... le nostre sacrosante funzioni!
Noi siamo a guardia della legge e dell'ordine! Che vogliamo immutabili! Scolpiti nel tempo.

Il popolo è minorenne. Il Paese è malato. Ad altri spetta il compito di curare, e di educare. A noi... il dovere di reprimere!

La repressione è il nostro vaccino! Repressione è Civiltà!


Repressione è Civiltà!




Un boato a inondare lo spiazzale. Come un'orda pronta alla carica. Il nome del capitano intonato ritmicamente dai membri delle squadre.
"Basta, basta, su!"
Passò in mezzo ai plotoni squadristi, facendogli dei cenni con le mani.
"Basta, con modestia, con modestia! Al lavoro! al lavoro! C'è un Paese che dobbiamo bonificare: tutti pronti!
Oh, Sanada.
"
Intravvide Sanada, Jou e Mira in lontananza. Endo gli strinse una mano sulla spalla, con Sanada visibilmente restio a quel contatto, ma troppo pavido per poterglisi sottrarre.
"Portato degli amichetti ad assistere?"
"Sì sì, in un certo senso, sì."
"Benissimo, benissimo. Verranno anche loro con noi?"
 
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view post Posted on 16/12/2018, 14:37     +1   -1
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Quando l'esplosione destò la foresta dalla sua serenità, lo Hyuga si convinse futilmente di averla fatta franca. Dovette però ricredersi quando due soldati uscirono dalla coltre di fumo nero, lesti ed agguerriti come predatori determinati a non lasciar scampo al loro bersaglio. Con la coda dell'occhio, però, lo shinobi poté vedere un terzo elemento farsi strada tra gli alberi con una disinvoltura invidiabile, quasi come se la sua cavalcatura fosse soltanto un prolungamento naturale del suo corpo. Con decisione e maestria, Naum fece piazza pulita in men che si dica, liberando il cammino dei suoi compagni. Seppur ferito, l'energumeno decise di non demordere, uccidendo senza alcun rimorso entrambi i suoi nemici. E il suo cavallo, anche se disorientato dal trambusto, riuscì ad accompagnare con eleganza la brutale capacità omicida di chi aveva montato la sua sella. Come riconoscendo l'eredità dei kazaki che scorreva nelle vene del suo cavaliere, l'animale non rallentò il trotto, lasciando che i suoi stessi zoccoli s'insozzassero del sangue dei caduti e del fango del terreno della foresta, mentre ad ampie falcate diminuiva le distanze fra sé e i suoi simili. Un macabro sorriso si fece largo sul volto di Fuyuki.
- Rosso anche quando è ghiacciato.

Ci vollero poco più di dieci minuti, prima che il gruppo si ricongiungesse con il signor Fujimoto, in una radura adiacente al villaggio di Maigo, là dove Fuyuki e Naum erano stati assoldati per quel pericoloso incarico. Una volta sceso da cavallo, il giovane si avvicinò al compagno, constatando l'entità della sua ferita. Un taglio alla scapola non era letale, certo, ma era stata questione di centimetri perché il dardo non si conficcasse sul collo - o perché no, nella testa. Nella sua carriera, era sopravvissuto a danni di gran lunga peggiori e sicuramente anche il più grande doveva averne collezionate parecchie, di cicatrici... eppure, tanto bastava per capacitarsi di quanto pericolosa fosse stata la loro missione. Tuttavia, quel che era importante era che Chiaki fosse ancora viva e che le sue parole di gratitudine potessero essere sintomo del desiderio di aiutarli, magari fornendo le informazioni di cui tanto i due stranieri avevano bisogno.
- Concediti un po' di riposo, Chiaki. Ne avrai bisogno. - le rispose lo Hyuga, stupendosi di scorgere nella sua stessa voce quella che pareva essere... premura? Forse, pensò. Quel che non capiva - o meglio, che non avrebbe mai accettato di ammettere - era il fatto che stesse costruendo da solo, attorno alla figura di quella ragazza, la speranza di essere ancora lontano dall'essere definito un mostro, come lo era stato invece Jagura. Il Joker non avrebbe avuto rabbia nel vedere quella fanciulla malmenata e stuprata, anzi avrebbe sicuramente rincarato la dose a sua volta. Questo si ripeté, senza però considerare la più ovvia delle cose. Non doveva essere esattamente come lui, per essere considerato un mostro.
In ogni caso, si ritrovò ad acconsentire alla proposta di Rokuda. Farsi rivedere a Maigo era fuori discussione dopo quanto accaduto - di fatti era assai probabile che le indagini del Credo si estendessero all'intero villaggio, una volta appresa la notizia della fuga di Chiaki ad opera di alcuni rivoltosi. Ciò nonostante, i tre guerrieri esigevano riposo - e Naum, in particolar modo, cure. Il casolare di Yoshi, a quel punto, pareva essere la soluzione più congeniale ed accessibile. L'espressione che Fuyuki rivolse al compare fu neutra, sebbene avesse compreso perfettamente dove la sua domanda volesse parare.
- A meno che tu non voglia tenermi il cazzo mentre piscio, direi che possiamo anche vederci dopo.

EkNWK

In effetti pisciò, anche se a chilometri di distanza dall'albero in cui aveva conficcato il kunai a tre punte, dopo aver camminato per alcuni minuti ed essersi accertato di non essere stato seguito. Con lo sguardo rivolto verso il crepaccio, ripensò alle parole che Mira aveva trascritto nel suo origami. Molte gli risultarono incomprensibili - e per questo, aveva pensato bene di trascrivere l'intero messaggio sul suo diario, così che anche Naum potesse consultarlo in un secondo momento. Altre, invece, credeva di averle capite. La kunoichi doveva aver raggiunto le isole fluttuanti ed aver incrociato il cammino di qualcuno, aiutandolo nel suo intento, magari con lo scopo di fortificare la sua copertura o, perché no, per ottenere informazioni. Qualcuno che, per forza di cose, doveva avere a che fare con Buraindo. Due di sette stelle allineate al Dio del Cielo. Kirinaki? Forse, era ancora troppo presto per dirlo.

CITAZIONE

Il mio sentiero è ancora incerto. Il sorriso di una fanciulla può condurmi là dove si nasconde il canto del cambiamento. Una ragazza che ha subito il castigo del Dio del Cielo, per opera dei suoi demoni. Nel fango, lontano dalla bontà del suo sguardo, inneggia solo un nome. Portato da una voce flebile, sì, ma spero di poter sentire quella di chi, di quel nome, ha fatto una bandiera.
Kakumei.


Ripensò anche al suo, di messaggio, rendendosi conto di essere ancora lontano da una pista sicura e fruttuosa, come pareva essere invece quella battuta da Mira. Perdendosi nei suoi pensieri, però, non si accorse di come il suo getto si facesse, lentamente, meno potente. Dovette per forza bagnarsi i sandali con le ultime gocce, prima di tornare con i piedi per terra. Ricordò di aver sentito parlare di un kami dal nome astruso un tempo - ecco, Hotei-ōshō, il dio dell'abbondanza e della fortuna! Gli lanciò maledizioni fino a non avere più fiato in petto, prima che le sue stesse imprecazioni si dissolvessero, smorzate dal sibilo che precedeva l'attivazione dell'Hiraishin.

EkNWK

- Oh, Duren Ohra!
Fu la voce di Rokuda ad accoglierlo, mentre lui richiudeva la porta in legno cigolante, lasciandosi alle spalle la foresta baciata da un cielo all'imbrunire. L'uomo sedeva ad un tavolo, accompagnato solo da una bottiglia di sakè ed un paio di bicchieri.
- Prego, vieni a bere un po' con me.
Fuyuki non se lo fece ripetere due volte e, quasi trascinandosi fino alla sedia di fronte a Rokuda, vi si adagiò, versando il pregiato liquore nel bicchiere ancora immacolato. Ne mandò giù un sorso, esclamando: - Ci voleva proprio, eh?
- Eh sì! Ci vuole sempre.
Poi, ingoiandone un secondo, il ragazzo aggiunse: - Abbiamo rischiato grosso prima, per salvare quella ragazza. Ma al di là di stupidi buonismi che ti risparmio, spero ne sia valsa la pena.
Confidava che Yoshi comprendesse la sua allusione, nemmeno troppo velata e non si stupì di vederlo rispondere prontamente, dopo essersi asciugato la bocca con la manica.
- Penso proprio di sì. Non è normale tutti quei soldati per scortare una semplice popolana dei bassifondi. Ma in questo Paese, in questo periodo, tutto è possibile.
- Lo penso anch'io. Il Credo e le forze armate devono essere davvero paranoiche in questo periodo... oppure, per logica, devono aver mobilitato forze ingenti per stanare Ryuzaki e i rivoltosi. Se hanno organizzato tutto questo trambusto per Chiaki, i loro sospetti devono essere fondati.
- Ma dimmi un po' di te. Cosa ti ha spinto a fare questo mestiere? Che vai cercando? - lo incalzò Yoshi, riempendo entrambi i bicchieri. Prima di rispondere, lo Hyuga si prese qualche secondo per riflettere.
- Sono stato uno shinobi al servizio di una nazione straniera per più di dieci anni. Sono un esule adesso, esiliato per quella che loro definiscono insubordinazione, ma che io chiamo diverso punto di vista. Capirai che per chi, sin da piccolo è stato abituato ad ammazzare su comando, non vi era soluzione migliore che sfruttare certe abilità per guadagnarsi da vivere. Diciamo che mi sono messo in proprio. - commentò, ridendo. Il suo interlocutore rise di rimando, in maniera piuttosto alticcia, alzando il bicchiere come per brindare. Fuyuki, ovviamente, ricambiò il gesto ed entrambi mandarono giù un sorso.
- Così vanno le cose.
Annuì, quasi convincendosi della sua stessa menzogna.
- Tu, invece? Non mi raccontato come hai iniziato, né perché hai smesso... al di là dell'esserti stancato, ma ecco, questo è un mestiere con il quale difficilmente puoi andare in pensione. E non parlo di grana, per fortuna ci pagano bene, ma di tutto il resto. Avrai sicuramente collezionato nemici durante gli anni... ma chissà, magari hai scelto di tenere un profilo basso proprio per lasciare che le tue tracce scompaiano.
Era una domanda seria, durante la quale scelse con cura le proprie parole. Sperava di poter ottenere qualche informazione utile per farsi un'idea di chi avesse davvero di fronte, ma l'ultima cosa che desiderava era risultare troppo ossessivo o sospetto, nel porre un quesito simile. Dissimulò un po' di strafottenza, nel dubbio.
- Oh sì, non si scappa. Credo lo sai pure tu, anche se sei molto giovane. Non ho molti nemici a dire il vero, quelli che ho avuto non sono in grado di raccontarlo adesso. - si fermò, ridendo - Salvo quel Yuuji Kawachi - ah, lui avrebbe spaventato pure un orso! Ma ho sentito si sia ripulito anche lui, per quanto mi sembri impossibile. In ogni caso... non è una vita che puoi fare a lungo.
Appuntandosi quel nome, qualora fosse servito in seguito, lo shinobi rispose con un sincero e malizioso: - Mai sentito. Magari come te appartiene ad un'altra epoca.
Comprendendo l'ironia del più giovane, Rokuda si concesse l'ennesima risata, prima di stendersi lungo lo schienale e puntare gli occhi sul soffitto. Diamine, erano già così alticci da ridere per ogni minima stronzata? O forse, chissà, stavano solo rilasciando la tensione dopo aver ucciso a sangue freddo dei soldati, magari qualche padre di famiglia.
- Eh sì, apparteniamo ormai davvero ad un'altra epoca. Ed era un vero terrore. Dovevi stare molto attento quando era sbronzo, perché era capace senza preavviso di strozzati a mani nude. Ed era sbronzo dalla mattina alla sera. Ricordo che una volta facemmo un colpo assieme, con lui e la banda di Dai lo Straniero - che grandi combattenti! Ci vennero incontro le forze armate locali, e lui le carico da solo e le massacrò, e poi tornò alla caserma locale e gettò sul tetto le loro interiora. In ogni caso... ho trascorso venticinque anni ad ammazzare gente.
- Un tipo sicuramente interessante. Quasi mi dispiace di non averlo conosciuto.
Esibendosi in una nuova risata sguaiata, l'uomo fece intendere di aver apprezzato la battuta di Fuyuki. Questo ne approfittò per accendersi una sigaretta e porgerne un'altra al più grande, che accettò l'offerta di buon grado.
- Vorrei farti una domanda più... personale, ecco.
- Eh eh, certo! - rispose prontamente l'altro, mentre riempiva ancora una volta i bicchieri.
- Mi hai detto di aver deciso di cambiare vita. Di voler aiutare questa gente. Di non appoggiare Ryuzaki e la sua banda... ma prima, nella foresta, ti ho visto abbattere parecchi soldati del Credo. Reggo bene l'alcool, ma qualcosa stavolta mi sfugge.
Rokuda si pulì la bocca, prima di rispondere. Doveva essere una consuetudine o magari una sorta di tic, pensò Fuyuki, perché era la seconda volta che lo faceva, puntualmente quando la discussione si spostava su toni un po' più seri.
- Sto dalla parte di chi non può difendersi da solo. È uno dei più grandi lasciti di mia moglie, che credeva molto in cose del genere, anche se allora non gli davo molto peso. Ma insomma... te l'ho detto, ho passato venticinque anni ad ammazzare gente. E guardami adesso. Seduto qui, in queste terre disastrate, come un aspirante messia. Siamo dei residuati. Sia io che te. Forza, facciamoci un altro bicchierino. E autocommiserati un po' con me.
In quelle parole, riuscì a ritrovare un'immagine familiare. Lui e Chiaki - la prima, ovviamente - avevano sempre avuto diverse visioni del mondo. Lei aveva sempre teso una mano al prossimo, al bisognoso, proprio come la moglie di Rokuda. Lui, invece... aveva combattuto, aveva ammazzato gente per un numero di anni sicuramente inferiori ai venticinque ed in quel momento non si sentiva tanto diverso da chi aveva di fronte. Era un residuato, quell'uomo aveva ragione. Se non per soldi, aveva sempre ucciso, sporcandosi le mani per perseguire la volontà di Akane e del Consiglio. Ed eccolo, dopo diversi anni, a condividere del sakè con un ubriacone, lontano chissà quanti chilometri da casa sua. Da sua moglie. Dai suoi bambini. L'ultimo sorso fu, a buon ragione, più amaro degli altri.
- Pare proprio non ci rimanga altro.

 
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view post Posted on 18/12/2018, 14:17     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Mira non credeva ai propri occhi: era il principio di un esercito, era l'intero paese che si stava unendo contro i rivoltosi di Ryuzaki. A suo modo di vedere la situazione era chiara: nelle tre isole, per quanto non completamente prive di rivoltosi e qualche piccolo gruppo specifico, i fedeli e il Credo costituivano la maggioranza della popolazione, almeno in apparenza. Chi aveva il coraggio di cavalcare il vento e volare fino a uno dei domini di Buraindo non lo faceva di certo per venire neutralizzato immediatamente dal suo occhio lì onnisciente. Era invece tra i villaggi al di sotto di questi, dove Dio non arrivava, che la rivoluzione stava crescendo grazie a chi aveva probabilmente promesso gloria ai villaggi minori abbandonati a loro stessi, costruiti sulle paludi maleodoranti all'interno dei confini del paese. Mira li aveva visti, in uno ci aveva pure passato una notte e in effetti non era così strano pensare a gente pronta a tutto pur di capovolgere la situazione, facendo divenire la Terra Cielo e il Cielo Terra. Eppure per quanto così pericoloso e odiato, colui che aveva frantumato la barriera del mondo degli spettri, che aveva espanso la propria energia per tutta l'isola e che si era rivolto alla straniera dagli occhi perlacei presentandosi come entità divina, non era ancora stato in grado di reprimere quel virus che lentamente ed inesorabilmente si stava espandendo dal basso, destinato a corrompere il basamento delle tre isole e dell'intera religione. Chiunque fosse, Ryuzaki sapeva esattamente come agire per rimanere celato agli occhi del Cielo, e dalle parole di Endo e dalla personalità che aveva mostrato durante il suo discorso, era chiaro come Buraindo stesso avesse deciso di giocare una delle sue carte più preziose, da affiancare alla straniera venuta dalla Terra che governava quel mondo illusorio abitato da spiriti e anime nere. La Dea di Yusekai attese dunque che il capitano del manipolo di soldati terminasse di parlare e si avvicinasse, per poi accennare ad un inchino sorridendo alla sua domanda, mostrando imbarazzo e rispetto per un uomo che si era rivelato così importante e influente.

- Molto di impatto il suo discorso, sono colpita.

Lo era davvero, quell'uomo aveva quantomeno mostrato di credere in ciò per cui combatteva. La gente lo seguiva in festa, gridando il suo nome, ma era facile tenersi sulla scia del più carismatico senza mettere in effetti sul piatto la propria opinione, cosa che Endo non aveva avuto problemi a fare.

- Buraindo sa sicuramente scegliere i propri alleati.

Lo disse senza pensarci troppo, facendo ironia sul fatto che lei stessa era divenuta una sua "alleata", ma si rese conto immediatamente che da un'amante cronica del Credo e di nient'altro non ci si sarebbe mai aspettati un'uscita come quella: corresse dunque il tiro poi in seguito alla risposta di Endo:

Endo - Alleati? Noi siamo la mano di Buraindo, signorina. Siamo stati scelti per salvare la sua gente.

- Non... non volevo mancarle di rispetto.

Vestiva quei panni da troppo tempo, cominciavano a starle stretti.

Jou - Salvarli da cosa esattamente?

Endo - Mi prende in giro? Ma da loro stessi

La donna rimase stupita da quell'ultima risposta. La domanda di Jou era senz'altro pertinente ma dovendo continuare a fingere di essere una fedele di Buraindo la risposta più ovvia sarebbe stata "da infedeli ed eretici". No, era come se oltre alla folle e cieca fedeltà al Dio del Cielo non vi fosse altro che spazzatura da gettare via, come se anche il fedele più devoto fosse intrinsecamente soltanto feccia da estirpare come erbaccia al lato della strada. Quell'uomo non era stato da catalizzatore di quei cori per proteggere le isole del Cielo da chi voleva sovvertire la fede, ma da chiunque potesse ritenersi "civile", inteso come individuo con un minimo di ragione. Chi adorava Buraindo doveva essere un bigotto lobotomizzato con nella testa soltanto i dogmi di una bestia.

- Che cosa vuole dire "da loro stessi"? Pensavo che Buraindo combattesse chi attacca il Credo, qualcosa che potrei capire.

Era anche un modo per provare a capire che cosa spingesse quell'uomo e il suo esercito a combattere. Erano soltanto scuse per calare la mano della supremazia sul popolo o combattevano una guerra santa? La differenza era sottile ma una avrebbe sposato il personaggio creato da Mira, mentre l'altra no, in quel modo avrebbe soltanto bestemmiato quel cane che aveva osato macchiare Yusekai con la sua presenza.

Endo - Vede, i nemici del Credo sono ovunque in questo Paese. E i nemici del Credo sono nemici della civiltà. Questa gentaglia... Le fottute scimmie che abitano questo Paese ci disprezzano. Lo potete vedere da come ci guardano, da come guardano i priori. Se potessero, in cuor loro, ci ucciderebbero. Ma noi dobbiamo essere forti. Per il loro bene. Per salvarli e proteggerli da loro stessi.

Li chiamava scimmie e affermava che avrebbero ucciso gli esponenti del Credo se avessero potuto, ma era esattamente il contrario. Era solo un dubbio instillato dalle Anime Nere che inquiete stavano infuriando tra le pareti del mondo oscuro ma Mira non poté non pensarci: al capitano non fregava un cazzo di tutta quella storia, voleva solo comandare, uccidere e vincere.

- Perché questo odio verso il Credo?

A quel punto era una domanda lecita sebbene la bionda si fosse già risposta da sola. Che motivazione poteva esserci dietro un odio tanto profondo verso il "diverso"? Su quelle isole i confini e le limitazioni che con lacrime e dolore aveva combattuto a Kiri erano superiori esponenzialmente, chi era stato costretto a vivere sotto gli occhi vigili di quel Dio bastardo non aveva di fatto avuto scelta della propria esistenza. Era un pensiero che andava dritto in una direzione: Ryuzaki in quel modo assumeva il ruolo del liberatore che avrebbe tagliato la testa a chi governava bruciando la civiltà del paese. Una storia già sentita e tremendamente familiare.

Endo - Perché la gente non sa quello che vuole, signorina. Sono come i bambini, gliel'ho già detto, che si lamentano quando dai loro le medicine. Senza quelle non possono sopravvivere, ma le rifiutano lo stesso perché hanno un brutto sapore. Ma se sei un buon genitore devi essere forte e integerrimo e fargliele ingoiare a forza. Dicono che questo Paese è governato da tiranni... Bhe, così stanno le cose! La gente ha bisogno di essere governata: ha bisogno di un comandante forte!

Quante stronzate.

Mira non era mai stata di lineamento positivo, aveva fin da piccola sempre scelto di favorire se stessa ai danni di chiunque, per allietare la propria ossessione o per semplicemente stare bene con se stessa. Lo aveva provato Seiri sulla propria pelle, così come suo padre, dunque difficilmente si era fermata a giudicare l'operato della gente che la circondava durante le sue missioni o i suoi viaggi. Perfino con il Priore poco prima non si era stupita più di tanto per quel tentativo di abuso, era una maniera diversa di raggiungere la propria felicità, e in qualche modo un metodo per ricevere e dare qualcosa in cambio; quel discorso però, le parole di Endo, le fecero venire voglia di chiuderlo dentro Yusekai e torturarlo finché la mente non avesse chiesto pietà, a una Dea oscura tra l'altro. Parlava di aiutare la gente a ritrovare la retta via, di fare il duro lavoro di un genitore con i suoi figli, ma quelle erano soltanto parole, scuse, per massacrare chi gli dava fastidio, e chi lo dava a Buraindo. Non era un salvataggio ma un'epurazione e Mira avrebbe volentieri dato una mano a quel punto, rivoltando però sia Credo che Rivoluzione per rifare tutto da capo. Buraindo era un tiranno della peggior specie e con lui i suoi uomini più fidati, e questo non era il metodo di operare della Kirinaki che conosceva.

Jou - Spiace sentirlo dire...

La donna sospirò e provò a riprendere padronanza di se stessa, rilassando i muscoli. Poteva rispondere al compagno solo in un modo per non tradirsi:

- Già, è triste... Ma quello che ha detto il capitano è vero. Senza la guida del loro Dio sono destinati a morire. Sono come i giovani adolescenti che si ribellano ai genitori ma alla fine finisce sempre allo stesso modo.

Anche se finiscono uccisi in ogni caso a quanto pare...

Il gruppo cominciò a muoversi tra quelle parole seguendo Endo mentre Jou sembrava rassegnato.

Endo - Spiace? La ragazza c'è arrivata prima di lei, buon uomo. È la natura umana! Non puoi cambiarla, puoi solo cercare di contrastarla, solo così la Civiltà potrà avere qualche speranza di sopravvivere. E quel che sarà sarà, come si suol dire! La vita è una costante lotta tra due forze. L'umanità è in lotta tra due forze: l'ordine e la civiltà, contro le barbarie e l'anarchia. E la più grande verità a questo mondo, signore, è che una forza implacabile e inamovibile è il solo strumento necessario se vuoi fare le cose per bene, nel giusto modo, come Buraindo comanda.

Jou - Ah, questo è poco ma sicuro...

Mira ne aveva davvero abbastanza, era una donna paziente e lo aveva dimostrato diverse volte in quegli anni ma la situazione stava divenendo insostenibile, così come la voglia di saltare alla gola di quell'uomo. Era meglio tagliare corto e cercare di concretizzare:

- Come avete intenzione di agire dunque?

Endo - Ecco, appunto: Sanada mi diceva che forse verrete con noi, o sbaglio?

- Sì, se possibile. Buraindo vuole la testa di Ryuzaki e io e Jou potremmo affiancarvi.

Jou - E' vero, la ragazza ha parlato con Buraindo stesso.

Mira non seppe dire se quell'ultima affermazione fosse una provocazione o la maniera per cercare di dare forza a tutta quella farsa. Era escluso che ci avesse creduto davvero, arrivati a quel punto e dopo tutti gli sguardi e le parole non dette, la donna era abbastanza sicura che Jou avesse ormai capito che chi avesse accanto non era semplicemente una bigotta del Credo. Diciamo che al momento era meglio per entrambi fare finta di stare bene così come stavano. Un problema alla volta. A ogni modo Endo sembrò sorpreso ma Sanada, rimasto in silenzio fino a quel momento, glielo confermò.

Endo - Bene, allora! Spero sappiate usare le armi, perché i ribelli ieri hanno occupato una centrale nelle isole gemelle. Dobbiamo rimpossessarcene prima che... sì insomma, andiamo a sbaragliare quei cani infedeli! Le mie truppe sanno già cosa devono fare.

Jou - Cioè?

Endo: Ucciderli tutti

Jou - Lo immaginavo

La cura del genitore, precisamente. Mira aveva il voltastomaco per quella farsa di uomo. Come già detto non avrebbe mai giudicato i metodi ma il mentire a se stessi per cercare di giustificare le proprie azioni era riprovevole.

E' così che operi, Buraindo?

Piuttosto, Mira rimase incuriosita su quella frase lasciata a metà da Endo, inutile ripetere che ne aveva abbastanza:

- Prima che?

Endo - Oh vedrete appena sarete lì, giusto Sanada?

L'altro omuncolo annuì e Mira continuò di fianco a Jou che nel frattempo sembrava rimuginare su qualcosa, finché infine non prese la parola:

Jou - Ma senta una cosa... Io sto cercando un uomo che, a quanto ci è stato riferito da Buraindo, dovrebbe trovarsi tra i ribelli: An Lefeng. Le dice nulla?

Endo - Non mi è nuovo. Potrebbe essere vero che sia tra le fila di Ryuzaki. Perché lo cercate - se lo cercate entrambi, ovviamente

Mira sgranò gli occhi fulminando il compagno con lo sguardo. Non poteva essere tanto stupido da nominare ancora An Lefeng davanti ad uno come Endo. Se si ricordava bene Jou non era arrivato nel Cielo per vendetta verso An Lefeng, più per cercare una riconciliazione ed era sicura di avergli appena specificato che si trovasse tra le fila di Ryuzaki, nemico numero uno del Credo. Erano lì per distruggerla quella fazione, non per entrarci in contatto. Dal canto suo Jou rispose allo sguardo con perplessità, come se di tutto quello che stava succedendo non ci stesse capendo assolutamente nulla. Dovevano togliersi le maschere prima che la situazione peggiorasse.

Jou - Per alcune mie faccende. Buraindo ci ha assicurato che, se lo avessimo aiutato, poi lui ci avrebbe aiutato a sua volta nella sua ricerca.

Endo - Certamente. Aiutate Buraindo, e lui si mostrerà benevolo con voi

Poteva finire peggio, in ogni caso i due furono invitati a quel punto a raggiungere il resto delle truppe in piazza. Gli era stato concesso un quarto d'ora di tempo per prepararsi e Mira non si lasciò sfuggire l'occasione per allontanarsi verso uno dei locali del centro dell'isola. Raggiunse i bagni e con entrambe le mani afferrò con forza il lavello, alzando poi lo sguardo per osservare se stessa riflessa nello specchio incrinato. Era l'immagine perfetta che la ritraeva in quella circostanza, dietro a una maschera ormai distrutta e che non riusciva a celare l'astio che stava covando verso tutto quel paese e la gente che follemente pregava un Dio che li voleva tutti morti. Forse era questo che l'aveva avvicinata a Kai ormai anni prima, il desiderio di vedere bruciare i tiranni che chiudevano la loro terra in una barriera sterile di regole e imposizioni. Si concesse un paio di minuti per riprendersi, poi aprì la finestra e lasciò entrare un piccolo origami che volteggiando si posò sulla sua mano. Lo aveva richiamato già da un po', con la speranza che Fuyuki avesse infine risposto al messaggio che gli aveva lasciato il giorno precedente.

Lesse ciò che aveva scritto con grande attenzione, cercando di interpretare le parole che aveva deciso di usare, tutte per un motivo ben preciso probabilmente. Fuyuki doveva aver avvicinato una donna che aveva a che fare con la Resistenza, colpita dai membri del Credo. In buona sostanza, Mira si stava trovando davanti a una situazione in cui avrebbe potuto combattere contro Fuyuki stesso. In ogni caso erano buone notizie, se davvero lo Hyuga avesse trovato Ryuzaki le cose sarebbero potute mettersi bene. Scrisse a sua volta un altro messaggio e lasciò poi l'origami in balia del vento, diretto al sicuro nel loro nascondiglio.

CITAZIONE

In nome di Dio, si attaccherà la Terra, e io dall'alto non posso che seguire l'onda che travolgerà Kakumei. Il Cielo è incrinato e io sono stanca di osservarlo.

 
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"Ben svegliato."
Fuyuki e Naum passarono la notte a casa di Rokuda, e mancando letti sufficienti per tutti - Naum già posto in una branda al piano superiore, in attesa di ricevere le cure mediche dei Fujimoto - Fuyuki passò la notte sullo scomodo divano del soggiorno.
Quando fu sveglio, Chiaki lo salutò così. Stava bevendo qualcosa di caldo e fumoso sul tavolo dove la sera prima lui e Rokuda avevano bevuto come delle spugne, e dal suo sorriso sottile e rinvigorito sembrava avesse ormai ripreso gran parte delle forze perdute durante la breve prigionia.
"Da quanto sei qui?" chiese Fuyuki mentre sbadigliava e si stropicciava gli occhi.
"Mi mette a disagio sentirmi osservato, specie se da una bella ragazza. Capiscimi, sono un tipo timido. Ti vedo meglio, mi fa piacere."
"Sì, un po' di pestaggi non mi uccideranno. Sono qui da una mezz'oretta, non di più. Non da prima di aver cambiato le bende al tuo amico, che non ne voleva sapere di farsi curare da me quella ferita superficiale. Voleva fare da solo, è più testardo di un mulo."
Chiaki sembrò pensarci un po', ma diede l'impressione di sapere cosa aggiungere già da un pezzo.
"Ma non so se fosse solo diffidenza la sua."
"Oh, devi sapere che Zoren non è un tipo facile. È un po' burbero, ma in fondo è una brava persona"
Fuyuki ci pensò su.
"Non ha avuto vita facile. Il paese da cui proviene è grande cinque volte il continente. Un posto in cui la neve è bianca per coprire il sangue. Rosso anche quando è ghiacciato" disse con voce calda e misteriosa, come fosse la caricatura di un narratore di avventure macabre e oscure.
Chiaki sorrise: "Sembra quasi uno dei sermoni del Credo: chissà non sia arrivato anche lì, a questo punto."
"Diamine, spero proprio di no! E poi insomma, queste sono le stronzate che racconta quando è sobrio."
Sii guarda intorno, come temesse che lui stesse lì a origliare - o a perseguire nella sua caricatura, ben più probabile.
"Fagli bere qualche bicchiere, vedrai che diventa molto più docile."
"Ohh, questo è probabile! Come te in fondo, ieri col signor Rokuda."
Fuyuki sorrise beffardo e si portò sul bordo del letto.
"Bisogna sempre brindare, dopo una battaglia. È di buon augurio per quelle successive. Comunque - sembra davvero che ti sei ripresa bene, ne sono lieto. Come dicevo ieri, nessuno merita un trattamento simile."
Chiaki corrugò la labbra e distolse lo sguardo: "Presto tutto questo finirà. Il Cielo diventerà il paese che merita di essere. La resa dei conti è vicina."
Fuyuki si alzò e si sedette anche lui al tavolo.
" - Pare proprio che le voci sul tuo conto siano vere, a questo punto."
Chiaki restò ancora per un po' rimuginare, poi le uscì un sospiro e tornò a guardarlo.
"Bhe, non ha più senso mentire. Tu e il tuo amico vi siete mostrati amici della Resistenza liberandomi, più di quanto pensate."
Si fermò ancora, ma con un'espressione più lieta e sognante.
"Non che Ryuzaki non possa a fare a meno di me - lui è il faro che infonde speranza al popolo, che si oppone ai soprusi e alle angherie che subisce."
"Già. Tanto amici che non mi stupirei nel vedere i nostri volti su un manifesto, con sotto una bella ricompensa. Da quel che ho visto, il Credo sta intraprendendo una repressione dura... sì, con queste premesse lo scontro sembra davvero imminente."
"La rivoluzione sta arrivando, signor Duren. Il Paese sarà in subbuglio. E con Ryuzaki, tutto è possibile."

Fuyuki si grattò la barba e si accese la prima sigaretta del giorno.
"Questo Ryuzaki sembra essere davvero carismatico, ne avevo sentito parlare già dal signor Rokuda. Non voglio sembrare cinico, Chiaki, ma la speranza che avevamo quando abbiamo acconsentito ad aiutare Yoshi nel tuo salvataggio era che tu potessi condurci a lui. Sai, siamo cacciatori di taglie... "
Diede un'ampia boccata e lasciò andare una fitta cortina di fumo bianco.
"E fra i cani che appoggiano Buraindo e il Credo, si nasconde un'ombra che vale diverse migliaia di ryo."
"Sì, il signor Rokuda me l'ha detto. Io posso portarvi da lui, gli farà immenso piacere conoscere nuovi stranieri che sposano la sua causa."
"Oh bene!" esclamò Fuyuki, torcendo il collo e facendo scricchiolare le ossa.
"Sarà un piacere poterlo incontrare. Dopo quanto si dice su di lui, mi sento quantomeno curioso."
"Ma come le ho detto, il Paese sarà in subbuglio. Mia madre e mia zia sono fuggite, e mia sorella conta di raggiungerle a breve. Le donne subiscono dai soldati trattamenti ancora peggiori degli uomini: vengono portate nei Templi del Cielo per soddisfare le perversioni dei priori."
"È una cosa davvero schifosa. Nessun impero può fondarsi sui soprusi, Buraindo deve essere un folle, o semplicemente uno stupido."
Non che non fosse nei suoi pensieri quella constatazione, ma era ovvio come la causa di Ryuzaki non fosse nella sua agenda delle priorià, nemmeno con una nota in calce. Distruggere Kirinaki, trovare Shinkuu ed arrivare a Kai. Solo questo. Se Ryuzaki poteva essere d'aiuto in ciò, non poteva chiedere di meglio.
"È un tiranno a cui non importa nulla della gente" continuò Chiaki: "Si crede un Dio. Ma non lo è. È solo un uomo, trasformato in qualcosa di diverso... Ma pur sempre un uomo."
Fuyuki sorrise, dando un'altra boccata.
"È solo un uomo. Come tale, può sanguinare... e quindi, morire."
E come Buraindo, presto o tardi anche Sabaku no Keiichi lo avrebbe scoperto a sue spese.
"Sanguinerà in modo diverso, forse. Ma la sua agonia sarà il nutrimento per una nuova era di un Cielo nuovo e libero."
Chiaki si fermò per qualche istante, mentre un velo di stupore si dipingeva sul volto di Fuyuki. Lui un tempo credeva nella rivoluzione, voleva esserne portatore con Shinan... ma poi Shinan era morto, soppresso da Kirinaki. Di contro, lui ha iniziato a pensare esclusivamente a Konoha, alla sua famiglia, ai suoi fratelli dell'eremo. Sentire quelle parole da parte di Chiaki lo rendeva quasi nostalgico, costringendolo a riaffacciarsi con ciò che era.
"C'è però un favore personale che vorrei chiederti a tal proposito, sul trattamento delle donne."
Si riscosse, e la riguardò incuriosito.
"Sentiamo."
Stappò dunque la sua fischietta e mandò giù un sorso di shochu.
"Per darsi la giusta carica, eh?"
"La colazione è il pasto più importante della giornata."
Risero, ma presto Chiaki tornò più seria.
"Comunque. Oggi mia sorella partirà da Maigo, per ricongiungersi con mia madre e mia zia al valico del monte Yomi, al confine col Ferro. Potresti accompagnare Makiko? Non ti ci vorranno che poche ore di viaggio, in serata sarai di nuovo qui... E ti porterò dalla Resistenza."
Una richiesta che complicava ulteriormente le cose, anche se non troppo in fondo. Sarebbe stato meglio comunque arrivare al sodo quanto prima, ma non poteva rischiare di buttare nel cesso tutto. Della bambina gli fregava poco ma, sforzandosi di risultare empatico, e capiva Chiaki. Si sforzò di immaginarsi Aiko, ma perché? Perché voleva essere PER FORZA buono? Di cosa aveva paura? La verità, era che sono troppi i peccati che doveva scontare, si disse. Ma la redenzione... da dove iniziare?
"D'accordo, ma ho anch'io una richiesta... personale? Sì, chiamiamola così."
"Dimmi pure."
"Vieni con me. Avrò bisogno di compagnia per il viaggio di ritorno... e capirai che Zoren non è un tipo divertente, o utile, per questo genere di cose."
Chiaki rise, Fuyuki non poteva dire quanto per la battuta e quanto per sapere che lo straniero avrebbe aiutato sua sorella a scappare verso la salvezza.
"Va bene. Ti farò da guida. Makiko è troppo giovane per fare la rivoluzionaria o la guida in modo adeguato. Rivedrò così mia madre e mia zia... forse per l'ultima volta."
"Oh beh, se ne hai preso da loro in quanto a bellezza, farà piacere anche a me vederle" scherzò Fuyuki, sviando da quei pensieri negativi.
Chiaki rise e agitò la mano come a scacciare una mosca: "Certo che siete degli adulatori nel vostro paese."
Nel suo sguardo Fuyuki ebbe l'impressione di leggere qualcosa, non sapeva cosa, ma che in ogni caso non le permetteva di gustare quei complimenti nel giusto modo.
" - Le mie parole ti hanno forse dato fastidio?"
Chiaki sembrò sorpresa.
"No no, stai tranquillo! È solo che, nella mia vita... solo Masao Ryuzaki si è mai mostrato tanto galante."
Perché si sentiva così... strano? Incomprensibile, ma per un momento quello che prova nei confronti di Ryuzaki è... gelosia? Ma per cosa, poi? Aveva già una moglie. Però, la domanda sorgeva lecita, perché improvvisamente si sentiva in dovere di aiutare quella fanciulla? Perché provava qualcosa per lei?
"Sai, a noi uomini d'armi piacciono le sfide. In fondo, il denaro si spende, ma le soddisfazioni... oh, quelle restano."
Bevve ancora.
"Di sfide ne ho affrontate molte, anche più di un centinaio. Mai persa una" e rise beffardo.
Chiaki sorrise maliziosa. Che fosse l'alcol, bevuto di prima mattina, a parlare per lui in questo modo così... infantile? Era possibile. Ma doveva esserci dell'altro in quest'uomo. Ne era sicura. Lo aveva visto.
"Io in realtà so che tipo sei" disse, "L'ho visto quando mi hai salvato, e certe cose io le capisco al volo. Tutto questo cinismo e superficialità ostentati, come il carattere del tuo amico. Siete degli induriti. Romantici che vorrebbero essere cinici. Ma è una battaglia persa. Non si può combattere contro se stessi. Endo, Sanada, il priore Araiba, tutti i vertici del Credo di Buraindo, loro sono sempre onesti con la loro natura crudele e senza scrupoli. Dovreste fare anche voi lo stesso. Sennò, mi chiedo, perché sposare la causa di questa gente? e dei problemi di una famiglia di popolani?
Per soldi? Possibile... ma ne valgono la pena, col rischio che correte? E i rischi che corriamo, te lo garantisco, sono belli grossi - per questo mio padre vorrebbe che fuggissi con loro.
"
" - Forse hai ragione. Sai, indurirsi, come l'hai definito, fa parte del nostro lavoro. Ci vuole coraggio, per ammazzare qualcuno per denaro... è una corazza forse, sia contro i nemici che contro noi stessi."
Si stese sullo schienale. Un qualcosa che aveva già visto il giorno prima, e decise di prendere e fare suo, non sapeva dire quanto consapevolmente o meno.
"So anche di essere un tipo molto passionale. Non solo con le donne, intendo. Ho sempre combattuto guerre che non mi appartenevano, Chiaki. Guerre che avevano sempre lo scopo di proteggere il mio popolo, ma alla guerra non importa quali siano i tuoi propositi. Chi perde, muore. Ma è a chi vince, a chi rimane in vita, che tocca la sorte peggiore.
Non fraintendermi, non mi pento di ciò che ho fatto fino ad ora. Col mio sacrificio, la mia gente ha trascorso anni sereni, in pace. Ma io... non lo so. Arriva un momento in cui il tuo corpo e la tua anima faticano a sostenere il peso dei tuoi crimini.
"
"Non se si combatte per la giusta causa, Ohra Duren. Non se si fa la scelta giusta. Uccido, è vero. Rischio di morire, è vero. Ma non mi preoccupo per questo. Lo dico sempre a mio padre, la morte non mi spaventa. Mi attende la Storia. E vivere così, in questo Paese, sapendo l'immondizia di cui strabocca, senza fare nulla per impedirlo... sarebbe peggio di essere morti."
Gli parve molto infervorata e appassionata nei suoi discorsi. Ci pensò un po', quindi mandò giù un sorso amaro, come gli ultimi della sera prima.
" - Forse è redenzione, quella che cerco."
"O forse... qualcosa per cui valga veramente la pena combattere."
"Ho già qualcosa per cui combattere. Ed è lontana da queste terre. Una rivoluzione non diversa dalla vostra, contro il tiranno che mi ha fatto questo."
Strinse la manica e scoprì il braccio sinistro, mostrandole l'orrida cicatrice lasciata dall'ustione del sigillo, poco sopra la mano con le tre dita annerite. Nel farlo, quasi non si rese conto di essersi avvicinato a lei.
Chaiki sorrise vedendo quei segni, che tante volte aveva visto - seppur in forma diversa - nei suoi compagni feriti dai secondini e dal braccio armato del Credo.
" - Sei un rivoluzionario anche tu."
"Ma prima, occorrerà rovesciare la tirannia del Cielo. E se sarà in questa battaglia che troverò la mia fine, così sia."
"Siamo d'accordo, allora."
Dopo un po', Chiaki si alzò
"Andiamo?"
Fuyuki fece lo stesso, ma con un impeto diverso, con molta più decisione. Perchè aveva sentito... quel desiderio?
"Direi di sì."


Libertà nel tuo prossimo post riguardo il viaggio - sbizzarrisciti! nei limiti della decenza ovviamente. Makiko è una ragazzina di 14 anni, viaggerete con lei fino a sera, gestisci pure lei e Chiaki. Unico appunto che vorrei darti è solo di concludere il post con il raggiungimento del valico: lì Makiko e Chiaki scenderanno a piedi e si abbracceranno con la madre e la zia, pronte ad attendervi con un carro. Se Fuyuki deciderà di rimanere sul carro, Makiko prima di andare si volterà verso Fuyuki salutandolo calorosamente.










"Il Credo di Buraindo è davvero qualcosa di meraviglioso. È all'altezza della sua fama."
Dopo qualche minuto di marcia silenziosa, Jou decise di romperlo mentre attraversavano un ampio arco che dava sulla parte esterna della città-isola, a un centinaio di metri dallo strapiombo sul vuoto. Alle loro spalle, la complessa rete di vicoli dell'isola di Kugyou.
"Già, te lo avevo detto no?"
"Eh sì."
Notò il suo sguardo stanco e un po' provato..
"Era la prima volta che venivi qui, alle isole?" le chiese.
"Sì, non avevo mai visitato il Cielo anche se ho viaggiato a lungo nella mia vita. Lo stesso vale per te suppongo."
"Non tantissimo, in realtà. Anche se sì, in quest'ultimo periodo sto facendo un bel po' di scarpinata a dire il vero."
"Dunque sei già pronto a uccidere per loro? Ti sei ambientato bene."
Chissà dove voleva andare a parare quell'uomo, si chiese.
"A quanto sembra."
Jou scosse la testa e poi continuò: "Se questo mi potrà aiutare a compiere la mia missione. Tu piuttosto... non sei così indifesa come pensavo. Dico bene?"
Nel suo sguardo torvo non c'era alcun tipo di minaccia, nè di malinconia. Solo la soffusa parvenza di un uomo che portava costantemente un peso sulle sue spalle, qualcosa che lo frenava e lo spingeva a proseguire lungo quel percorso. Forse era davvero una soffusa malinconia, ma di quella propria di alcune rare personalità che, sconfitte in partenza dalla vita, affrontano con silenzioso stoicismo quanto il Fato ha dato loro in sorte.
"Credi davvero che una Donna indifesa possa sopravvivere in questo posto? Con gente come quel Priore e... "
Mira fece un cenno verso in avanti col capo, verso l'uomo che guidava la truppa in marcia. Jou ci pensò un po'.
"Credo proprio di no. Non pensavo che le accolite di Buraindo potessero essere così spigliata nelle faccende dei comuni mortali."
"Ti sorprenderebbe sapere delle accolite di Buraindo. Piuttosto - "
Lo sguardo di Mira si fece più deciso.
" - An Lefeng è con Ryuzaki. Occhio alla tua "motivazione" nel cercarlo. Noi stiamo con Buraindo, deve essere chiaro."
"Mi sta bene, signorina. Il mio scopo ha tanti modi per essere perseguito. Se questo è tutto ciò che mi rimane, così sia."
"Al momento."
La truppa era ormai prossima al ponte nei pressi del quale avevano incontrato Sanada poche ore prima. La sera stava ormai giungendo, e il calare della notte avrebbe permesso loro con ogni probabilità una maggior copertura nell'assalto che si preannunciava all'orizzonte.
"Mi chiedo dove abbia mai imparato a combattere una signorina tutta preghiere, vestitini e messe in piega?" chiese Jou di nuovo. Mira sorrise.
"E' così che mi vedi?"
"Non lo so. Tu credi?"
"Io dico di no."
Si guardarono fissi, mentre la voce aspra e acuta di Sanada si spandeva nello spiazzale arringando gli uomini a passare il ponte.
"Infatti."
" - Fidati di me."
" - Okay" disse lui con un tono velatamente di convenienza, annuendo obliquo. Quindi si apprestarono a varcare il ponte.

Il ponte di legno solido si interrompeva a metà, e tra le flebili coltri di stratocumuli se ne poteva intravvedere la seconda metà a qualche centinaio di metri di distanza. Sotto di loro, sei o sette cento metri di caduta libera. Non che per Mira fosse un problema. Ogni suo possibile dubbio venne fugato quando la truppa iniziò a lanciarsi dal ponte, per poi riemergere dopo pochi secondi sospinta da una forza simile a quella che aveva condotto le e Jou sino a Kugyou. Una corrente orizzontale, una nuova via di comunicazione del Cielo, tra l'isola diroccata e le due isole gemelle.
"Certo che ce n'è cose strane in questo Paese" disse Jou, osservando il fenomeno con un celato stupore.

Dopo circa mezz'ora l'intero contingente era giunto a destinazione, e iniziarono la loro marci verso la stazione delle isole gemelle. Non appena mise piede lì, Mira percepì immediatamente uno sconosciuto guasto tra le nuvole metalliche che stavano coprendo le isole di Orion, come se un piovasco fosse imminente. Era come se il flebile spettro dell'Occhio di Buraindo stesse subendo delle interferenze, delle increspature, dei campi di instabilità che ne minavano l'azione.
"Forza signori, in marcia!" gridava Endo, spada in mano e arco a tracolla.
Posti così al centre, nel cuore del Paese del Cielo, marciarono tra promontori irreali per ogni uomo a terra e tra valichi e insenature nelle ombreggiate da pini giganteschi, e quando veniva loro concesso uno spiraglio di orizzonte le isole circostanti, così come la gemella più vicina, seguivano la linea dell'orizzonte come un corteo, in lontananza, maestosa e intimorente, l'isola di Botsuon, con l'enorme tempio a piramide che svettava oltre i nembostrati.
"Le isole di Orion sono le più selvagge delle isole" intervenne Sanada, che aveva proseguito la marcia non molto distante da loro, guidando la retrovia della truppa: "E' per questo che sono quelle più soggette all'attacco dei ribelli."
Gli esploratori non segnalavano alcun segno di possibili imboscate negli attraversamenti dei valichi montani, e quando il tramonto fu passato da un'ora giunsero a una cittadella, un piccolo abitato arroccato su un rilievo che decadeva verso il cielo sottostante. Il fitto brusio di scontri già ben udibile in lontananza, ora sempre più forte. L'interferenza avvertita da Mira ora sempre più palpabile, come se lì vi fosse un qualche sconosciuto epicentro.
All'interno di quel fortino, la battaglia era in corso.
"Preparatevi! Disporsi a ventaglio!"
Endo incitava i soldati alzando la spada, e alcuni di questi si disposero dunque come ordinato e indossando strani scarponi, mentre altri cingevano alla cintura delle curiose bobine metalliche.
"Allora, signore e signorina" disse loro Sanada, avvicinandoli con due paia di scarponcini come quelli degli assalitori in mano: "Visto che dovrete aiutarci siete stati assegnati alla truppa d'assalto. I porci ribelli hanno ormai occupato la roccaforte, ma i guerrieri del Credo stanno mantenendo l'ultima postazione della Torre Est. A quanto ci riferiscono, stanno dando ferocemente battaglia lì, l'ultimo bastione che ci dà la speranza di mantenere la la luce in quest'isola."
"Meraviglioso, e cosa dovremmo fare?" chiese Jou, tagliando corto.
"Mettete questi scarponcini, vi saranno indispensabili. Quando premerete i due pulsanti ai lati vi daranno una propulsione sufficiente per giungere ai bastioni che ormai pullulano di ribelli. Ovviamente, state attenti agli assalti dei jutsu nemici, che hanno finora respinto ogni nostra controffensiva - maledetti terroristi! -, ma con l'aiuto di Buraindo un cospiquo numero di uomini riuscirà a giungere lì in salute. Una volta giunti lì, battagliate con le truppe ribelli e permettete alla squadra di artificieri di piazzare le cariche esplosive. Un volta fatto questo, allontanatevi da lì quanto prima, perchè l'esplosione coinvolgerà tutta la porta principale, permettendo così al grosso dell'esercito di fare irruzione e sgominare gli infedeli una volta per tutti.
Tutto chiaro, no?
"
 
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view post Posted on 19/12/2018, 09:06     +1   -1
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Scanditi dagli zoccoli del suo cavallo che calpestavano il fango del sentiero inumidito dalle cicatrici di un temporale, i pensieri di Fuyuki si accavallavano. Si diedero battaglia l'un l'altro, come atavici nemici intenzionati a prevalere con la forza, per continuare ad esistere. La mente dello shinobi, però, era tormentata persino più del suo cuore. I pensieri si fecero presto dilemmi... e i dilemmi, poi, divennero domande. Ognuna di esse era una pugnalata alla sua coscienza, la quale ben presto si vide costretta a fare i conti con l'amara e cruda fallibilità del suo essere. Era un uomo, dopotutto, e la sua stessa esistenza prevedeva l'errore, come una condanna scritta già nel momento in cui era stato messo al mondo. Di sbagli, Namida ne aveva commessi a decine. Alcuni banali, come l'aver rubato una mela al mercato, altri ben più pesanti da portare dentro, come lo sterminio del popolo di Yason Mori, oppure il non aver impedito che la sua amata venisse marchiata come una vacca, proprio come era accaduto a lui. Ciò nonostante, aveva sempre convissuto con le sue imperfezioni. Per tanti, troppi anni aveva indossato le nuvole rosse, vestendosi della nomea di un cane e sporcandosi le mani in prima linea, ripudiando la vita di chiunque non fosse un suo compagno, o suo fratello. Eppure, in quel momento, stava cavalcando al fianco di una fanciulla conosciuta soltanto il giorno prima... e per quale ragione? Scortare la sua sorella minore - una mocciosa, avrebbe detto in un altro momento - e perdere così tempo prezioso per avvicinare i suoi veri obiettivi. Ryuzaki, An Lefeng, Kai. Era strano, per chi aveva sempre combattuto quell'idea malata partorita dal Ninja Dorato, concedersi dopo mesi di buio e dannazione un momento di svago. Piacevole sì, ma quel bello che lascia l'amaro in bocca, la sensazione di aver perso per strada qualcosa d'importante, rimasto però incompiuto.
E poi, vi era lei, l'altra Chiaki. Di donne Fuyuki ne aveva corteggiate parecchie, amandone però una sola. Eppure, per quanto si sforzasse nel tentativo di comprenderlo, non riusciva a spiegarsi cosa avesse di tanto speciale quella fanciulla. Era bella, vero, ma non di certo la più topa delle top model. Al tempo stesso, era determinata e carismatica, ma non sicuramente la più brillante delle personalità che aveva incontrato in vita sua. Ma allora, come diamine aveva fatto a conquistarlo? Ci pensò a lungo, mentre i suoi occhi cerulei si perdevano nella chioma castana di lei. Non trovò una risposta adeguata - anche se, in realtà, questa era sopita nel profondo della sua anima, là dove la sua ragione gli proibiva di accedere. Era un uomo, dopotutto. Un uomo devoto a sua moglie e alla sua famiglia, certo, ma pur sempre un uomo... e non uno dedito al piacere carnale indiscriminato, ma pur sempre fallibile. Ciò che provava era uno sbaglio? Probabile, eppure al tempo stesso era quanto di più autentico avesse provato negli ultimi mesi. Il primo sentimento puro, dopo gli orrori e il sangue che avevano insozzato il suo viso, marchiandolo come mostro. Sua moglie era lontana, così come i suoi bambini. Forse Chiaki - il cui nome doveva essere per forza frutto di un sadico scherzo del fato - rappresentava davvero l'occasione di redimersi dai suoi peccati... e al tempo stesso, ciò di cui aveva più bisogno per convincersi del fatto che, ancora, tutto non fosse perduto.
Poteva morire, contro Kai, Shinkuu e Kirinaki.
Se doveva farlo, l'avrebbe fatto come uomo e non come soldato.

- ... e quindi penso che lei debba essere davvero un ottimo combattente, signor Duren.
Fu la voce di Makiko a destarlo dal pantano ch'era divenuto il suo cuore, riportandolo bruscamente con i piedi per terra. Accortosi solo in quel momento di aver praticamente ignorato quanto la bambina avesse detto fino a quel momento, Fuyuki si grattò la testa con fare imbarazzato, usando la sua genuinità come scudo contro il broncio della più piccola.
- Cerca di non infastidirlo, Makiko. - intervenne prontamente Chiaki, cogliendo al volo il disagio del ragazzo.
- Tutt'altro! Ti chiedo scusa, Makiko, ero solo sovrappensiero.
Poi, schiarendosi la voce, proseguì con più entusiasmo.
- Tornando a noi, puoi scommetterci! I miei antenati erano kazaki, uomini a cavallo. Ognuno di loro combatteva con la foga di venti soldati e i loro cavalli erano almeno dieci volte più scattanti degli altri. Veloci come il vento, devastanti come la tempesta.
Nelle iridi verdi della più piccola scorse un genuino divertimento. Era affascinata dal racconto di Fuyuki e lui, incredibile a dirsi, contento nel riuscire ad intrattenerla con una tale facilità. Nella sua innocenza ritrovò il riflesso dei suoi figli e, per un solo istante, si sentì sollevato al pensiero che Makiko stesse abbandonando quel teatro di orrori e tirannia, insieme alla sua famiglia. C'era però un velo di tristezza che le ammantava il viso, una smorfia assai simile a quella che era riuscita a leggere nel volto di Chiaki, quella stessa mattina. Quant'era arduo, per loro, dirsi addio? Senza sapere se si sarebbero più riviste, entrambe le sorelle avrebbero dovuto intraprendere cammini diversi e diametralmente opposti. Chissà, forse il destino avrebbe permesso loro di incontrarsi, un giorno. Tuttavia, mentre i loro cavalli avanzavano e il tempo passava, inesorabile, il momento si faceva sempre più vicino. Fuyuki comprese entrambe, forse invidiandole, in un certo senso... perché in fondo, a differenza sua, loro avevano ricevuto il dono di un'occasione che, probabilmente, lui non avrebbe avuto mai.

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Tutto si consumò in fretta, quando giunsero al valico del monte Yomi. Forse troppa. Le due fanciulle ebbero modo di ricongiungersi alla madre e alla zia, mentre Fuyuki, lontano diversi metri per concedere loro il giusto grado d'intimità, si concedeva la solita sigaretta. Le luci rosee del tramonto illuminavano il suo viso dubbioso ed ancora combattuto, una maschera d'indecisione velata da una maleodorante coltre grigiastra. Aveva adoperato il byakugan, per qualche secondo, così d'accertarsi che la strada che la carrozza avrebbe percorso fosse sgombra da qualsivoglia minaccia e a quel punto non gli restava altro che attendere che Chiaki girasse i tacchi, così da intraprendere il sentiero inverso. Quasi ebbe un sussulto quando, invece, a strattonarlo per gli indumenti fu la piccola Makiko.
- Qui ci separiamo anche noi, signor Duren. - commentò la bambina, avvolgendo poi il più grande in un caldo e spontaneo abbraccio. Questo ne rimase sorpreso, letteralmente pietrificato, quasi come se avesse appena realizzato di essere in mezzo ad una marea di guai. Possibile che anche un gesto così genuino potesse stupirlo così tanto? E per chi era ormai abituato a percorrere da solo un freddo cammino, non significava forse tornare a sentire il calore umano? Lasciandosi cullare, lo Hyuga ricambiò il gesto, accarezzando la lunga chioma della più piccola, molto simile a quella della sorella Chiaki.
- Avrei anche un favore da chiederle...
Quella richiesta lo sorprese ancor di più, specie dopo averla vista accompagnata da un'espressione assai titubante della bambina. Cosa mai poteva chiedere un'innocente creatura ad uno sporco cacciatore di taglie?
- Sentiamo.
- Volevo restare al suo fianco, ma me l'ha impedito. Ciò che affronterete è molto rischioso, posso rendermene conto anche se sono una ragazzina... per questo, le chiedo di proteggerla come può, signor Duren.
Si trattava di una richiesta legittima, ma le cui premesse si scontravano con la realtà dei fatti. Fuyuki sentiva di non poter garantire che la più grande potesse rimanere indenne, del resto tutti loro erano al corrente dei rischi che una rivoluzione poteva comportare. Era quasi pronto per replicare con un laconico "ci proverò", ma in qualche modo la più piccola riuscì a comprendere la sua indecisione e, facendosi coraggio, lo incalzò con grinta. Allentò la presa ed indietreggiò di qualche passo, così da incontrare il suo sguardo.
- Lo farà o no?
Ed eccolo, per l'ennesima volta, di fronte all'orlo del precipizio. Una promessa, non tanto diversa dalle tante che aveva accolto ed infranto, alcune per egoismo, altre per necessità. Posta da una ragazzina che, a conti fatti, pareva avere la stessa età di Inai. Sì, proprio lei, quella che aveva ucciso nel vile intento di estirpare il Reuma ed impedire ad esso di raggiungere il continente. Chi era lui, per accollarsi una simile responsabilità? Continuava ad essere titubante, ma Makiko pretendeva una risposta... ed in fretta. E così, ancora una volta, il ninja conosciuto come Fuyuki Hyuga avrebbe messo alla prova la sua fermezza e dedizione, mettendola sulla stessa bilancia con le necessità che la sua missione imponeva.
Una battaglia eterna, quella fra uomo e shinobi, e i cui soli esiti avevano il nome di vita o morte.
- Sì.

 
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view post Posted on 12/1/2019, 09:51     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Era un continuo dire e non dire tra Mira e Jou, qualcosa che la donna gradì a dire il vero, convincendosi che lo straniero fosse abbastanza accorto da potercisi fidare fintanto che non avessero raggiunto Ryuzaki. Sembrava davvero disposto a seguire l'ordine di Buraindo fidandosi della bionda, forse perché aveva ormai chiaro che non si trattasse di una semplice credente, ma anzi di una donna che sapeva perfettamente cosa e dove colpire per arrivare ai propri obbiettivi. Taciti accordi dunque e seguendo Sanada furono condotti fino alle isole gemelle di Orion cavalcando le onde del vento tra una superficie volante e l'altra, spingendosi come aquile in assalto delle loro prede. Mira rimase strabiliata: alzarsi in volo da terra per raggiungere il cielo era stata un'esperienza unica ma tornare a volare spingendosi in quel modo, grazie anche alle scarpe che l'alleato aveva donato a lei e a Jou, poteva risultare ancora più interessante. Provò ad immaginare fin dove avesse potuto osare liberando il suo chakra e le sue ali cartacee insieme a quei propulsori ma riuscì a contenersi, limitandosi a non rimanere indietro rispetto al resto della squadra d'assalto. Fu durante il tragitto che si rese conto di cosa non andasse nel Cielo: sentiva una forza, qualcosa di esterno rispetto al chakra perenne di Buraindo che sentiva intrinseco nella terra delle isole fluttuanti. Era una forza capace di interferire con l'occhio che era riuscito a guardare dentro Yusekai, qualcosa che poteva attribuire soltanto a poche persone che avevano a che fare con tutta quella storia. A ogni modo, per il momento decisero di avanzare lei e Jou, riuscendo a destreggiarsi tra la lussureggiante vegetazione dell'isola giungendo ai bordi di un dirupo che prima scendeva, poi risaliva fiancheggiando una collinetta fino a una radura che anticipava il bastione che avrebbero dovuto recuperare. La donna li vide dall'alto: una squadra di ribelli lottare e difendersi con abilità notevoli, utilizzando ninjutsu, taijutsu e senz'altro anche genjutsu. Non si espresse immediatamente, cercando di capire se il compagno avesse intenzione di fare o meno la prima mossa ma dopo un altro paio di secondi di sguardi e poco più, Mira si alzò dal nascondiglio che aveva scelto e celermente si mosse saltando i profondi precipizi del Cielo, cavalcando il vento e correndo attraverso la caligine soffusa. Era a suo agio con le altezze, amava volare e amò il pensiero di poter finalmente menare le mani sotto gli occhi di Buraindo.

Non avrebbe mai voluto uccidere la rivoluzione a favore di quel folle Credo ma giurò a se stessa, mentre correva avvicinandosi a due uomini nemici in avanscoperta, che quel sangue che si versò addosso sgozzandoli con un origami tra le mani non sarebbe stato che il primo a bagnare di rosso il suolo del Cielo. Quel luogo avrebbe pianto terrore e Buraindo con lui. Continuò a muoversi vedendo finalmente Jou alle sue spalle e balzando lateralmente congiunse le mani caricando di chakra il vento già possente che stava alzando al cielo le urla della squadra d'assalto: un ciclone avvolse la radura all'inizio del sentiero verso il bastione, in cima alla collinetta, che travolse armi, nemici, costruzioni e qualsiasi cosa i rivoluzionari avessero allestito per poter resistere all'avanzata degli uomini volanti. Alle spalle del tornado giunsero quindi altri dieci o quindici uomini spingendosi in avanti con i propulsori negli stivali e completarono quel primo atto di assedio riuscendo a finire chi era riuscito a resistere alla forza naturale dell'aria.

Mira usa:
<ninjutsu elementale a vasto raggio> - 風 – Fuuton: Ciclone - [Chk: 115][Int: +140] "Facendo turbinare le correnti d'aria attorno a sè, il ninja dà vita ad un potente tornado, che spazza via ogni cosa nei dintorni. Questa tecnica infligge 25 punti ferita da taglio a tutti i combattenti in campo che non dispongano dell'elemento vento, e se nel giro di turni in cui questa tecnica viene usata qualcuno (compreso l'utilizzatore della tecnica) viene colpito per un residuo pari o maggiore di 40 (genjutsu comprese, senza assorbimento), subirà ulteriori 20 danni e punti ferita da Contusione perchè verrà scagliato lontano, contro qualche ostacolo. Inoltre, dati i danni causati all'ambiente, il livello di nascondersi di tutti i combattenti sarà alzato di 1, e gli attacchi di elemento terra/sabbia saranno potenziati di 1/15 (non cumulabile)."


La strada fino alle porte era ancora lunga ma Mira si era già portava avanti mentre Jou si destreggiava tra gli schizzi di sangue della gente che la sua spada colpiva. La donna raggiunse un altro manipolo di nemici che stavolta riuscirono ad intercettarla bloccandola sui tre lati frontali e le spararono in sincrono una palla di fuoco il cui calore bruciò le sue maniche già a quella distanza.


- Merda!

Incrociò le braccia rilasciando ai suoi piedi un ampio ricettacolo di cellulosa che improvvisamente si solidificò innalzando tra lei e gli attacchi un alto muro difensivo che esplose all'impatto con gli attacchi.

Mira usa:

<ninjutsu> - Slide in the Paper: Yakuotoshi - (Chk: 150)(Vel: +200) “Seppure lo Shinobi riesce a manipolare la cellulosa a questo stadio non comprende ancora i grandi utilizzi di cui può farne. Per questo si limita a secernere dalle proprie gambe una grande quantità di linfa sulla quale scattando riesce ad aumentare la propria velocità, tentando così di schivare l'attacco avversario. Ogni qualvolta che verrà utilizzata la stessa tecnica durante uno scontro, ma solo se non si cambia campo, questo verrà talmente impregnato di cellulosa che ad ogni elusione si otterrà un bonus di +30. L'attacco nemico invece, per via dell'impedimento causato dal liquido subirà un malus di 70.”

e quindi:

<attivazione> - Ninjutsu: Bouheki - (Chk 80)(Vel: +70) “Se aggredito lo Shinobi grazie alla sua abilità Innata sviluppata con intensi allenamenti, riesce ad indebolire l'attacco diretto verso di lui e al contempo scappare. Per questo durante l'esecuzione di Slide in the Paper: Yakuotoshi il ninja è capace di secernere ancora più linfa, con la quale crea uno schermo difensivo di media resistenza che abbassa l'attacco nemico di 30.”


Il contraccolpo la spinse all'indietro ma Jou riuscì ad impedire che finisse oltre la profonda scarpata afferrandola al volo. Mira si divincolò immediatamente cercando di spegnere lo scaldamuscoli sull'avambraccio sinistro che aveva preso fuoco e finì col concedere all'alleato un mezzo sorriso d'intesa. I tre che avevano scatenato l'onda di fuoco giunsero dunque a quel punto e la donna scivolò nella cellulosa precedentemente da lei creata e arrivò sul fianco di uno. Eseguì velocemente dei sigilli e lo colpì infine sulle costole incrinandone probabilmente qualcuna.


<ninjutsu elementale ravvicinata> - 風 - Fuuton: Impatto - [Chk:120/175][Int: +80/120+Vel/3] "Dopo aver accumulato una grande quantità di chakra elementale tra le mani, il ninja prende una rincorsa e cerca di colpire l'avversario con i palmi, mirando non al suo corpo ma agli organi interni, distruggendoli con il vento. Questa tecnica infligge ferita da taglio moltiplicata per 1.05 e dolore moltiplicato*1,2, e se l'avversario si difende senza creare barriere, non si potrà applicare l'Assorbimento:

tra -40 e -31, 25 punti ferita da Contusione
tra -30 e -21, 15 punti ferita da Contusione e 15 da Taglio
tra -20 e 0, 40 punti ferita da Taglio."


Il secondo la raggiunse ma schivando lateralmente riuscì ad evitare un primo fendente. Spostandosi riuscì a fare leva sul terreno tornando come una molla sul nemico colpendogli con forza un ginocchio con un calcio mirato. L'uomo cadde al suolo ma celermente riuscì ad estrarre un coltello dalla manica infilzando allo stomaco la donna che gli era finita addosso per finirlo. Mira accusò il colpo ma prima che l'avversario potesse godere di quel momento si ritrovò la sua mano sul collo e in un luogo in cui l'azzurro del cielo era sostituito dal nero della notte più buia. Le Anime Nere fecero il resto mentre la loro Dea si portò una mano sulla ferita cercando di rimarginarla il più in fretta possibile con le sue arti curative. Jou, che aveva intanto ucciso il terzo, la raggiunse a quel punto notando la mano ricolma di sangue della compagna che copriva quella che doveva essere una brutta ferita.

- Sto bene.

Gli fece cenno con la testa verso un altro gruppo di uomini che li stava raggiungendo. Doveva essere l'ultimo a difesa delle porte, superato il quale avrebbero potuto dare il via libera agli artificieri.

Jou - Ce la fai?

- Ti ho detto che sto bene.

Si mosse prima lei continuando a drenare chakra curativo per chiudere la ferita, nel frattempo cercò di pensare in fretta a come affrontare un gruppo così numeroso di uomini. Il resto delle truppe d'assalto del credo era rimasto indietro e Jou, per quanto abile, non poteva resistere da solo. Guardò in fondo alla radura, poi si girò verso Jou e infine verso gli uomini. Non aveva altra scelta e chiuse gli occhi: congiunse i palmi delle mani e le dita, concentrò una gran quantità di chakra e lasciò che il suo corpo mutasse in carta per alimentare i piccoli origami taglienti che cominciarono a vorticare intorno a lei. Se Kirinaki era lì, da qualche parte, realmente a fianco di quel Dio maledetto, quel colpo se lo sarebbero ricordato.

- Ishin no kami:

Il vento si alzò e con lui gli origami. Il chakra esplose e nel Cielo riecheggiò la forza della donna alleata del Credo che avrebbe messo fine alla rivoluzione. Era il peso che aveva scelto di portare.

Joketsueki!



<ninjutsu a vasto raggio> - Ishin no Kami: Joketsueki - (Chk: 140) (Eff: 160)
Negli anni passati a Kirinaki con Kai, Mira ha sempre preferito rimanere dietro le quinte a studiare strategie d’azione utili all’organizzazione, ma anche tutti i ninja che ne entravano a far parte. Fra tutti, quello che più di aveva meritato la sua attenzione era un eccentrico mago folle di nome Jagura. Kai lo riteneva tra i più promettenti alleati di cui disponeva anche se i suoi obiettivi erano per lo più confusi, a volte totalmente assenti. Più che la sua peculiare personalità era però degna di nota l’abilità che usava in battaglia: non usava le mani, combatteva esclusivamente con il chakra, come avesse una sorta di abilità psichica che gli permettesse di muovere gli oggetti e le armi con il solo ausilio della mente. Non era certamente così, Jagura usava il chakra e riusciva a mallearlo in maniera tale da renderlo concreto seppur invisibile. Mira ha studiato nel dettaglio questa capacità per cercare di emularla, e con gli anni è riuscita a crearne una variante che sfruttasse la sua capacità di plasmare e muovere la carta tramite il chakra. Jagura era però un maestro ad utilizzare il proprio talento e non era certamente possibile usarlo come lo usava lui nella quotidianità. Mira ha cercato quindi di concentrare i suoi studi in una singola tecnica più che in uno stile.
In sintesi, l’esecuzione prevede una concentrazione non indifferente di chakra per generare un gran numero di fogli di carta intorno a sé. Per questo è fondamentale attivare prima la forma cartacea tramite Hakusho no Mitsukai. A quel punto si lascia esplodere la quantità di energia accumulata e i fogli plasmati come una sorta di repulsione che parte dai palmi delle mani di Mira e si estende sotto forma di forte impulso contundente e tagliente.
La tecnica si sviluppa in un raggio d’azione di 100° e coinvolge tutto ciò che si trova al suo interno. Mira può inoltre potenziare l'efficacia dei propri fogli intingendoli di sangue, rinvigorendoli e affilandone i bordi, secondo una pratica celebre del clan origami.
Il Ninjutsu causa Status Contusione e Taglio.
Spendendo 20 Slt lo Status Taglio sarà moltiplicato per 1,2.
 
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view post Posted on 12/1/2019, 22:49     +1   -1
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Ripercorsero dunque il loro cammino, e quando giunse sera furono quasi a destinazione, come preannunciato da Chiaki. Giunsero al limitare della foresta alle prime avvisaglie di quel tramonto scarlatto. Oltre i valichi montuosi a nord, piccoli arcipelaghi di nubi presagivano sventura. Il vasto mondo seghettato della foresta proteso verso l'olocausto del tramonto, verso lo sconfinato vuoto cremisi dove quelle isole scure si inclinavano bruscamente.
Dopo mezz'ora giunsero al casolare di Rokuda e videro qualcuno confabulare alla porta, e quando si addentrarono completamente nella piccola radura in cui sorgeva l'abitazione, videro presto uscire dal casolare Rokuda e Naum che li avvicinarono insieme al terzo individuo.
"Heiji."
Chiaki lo riconobbe subito. Lo avvicinò.
"Mi fa piacere che stai bene Chiaki. Eravamo tutti molto preoccupati."
"Lo so. Ma sto bene. Grazie al signor Rokuda e a questi due forestieri nostri amici", concluse indicando Fuyuki e Naum.
"Sì, me l'hanno raccontato" rispose, scuro in volto.
" - Che cosa c'è?"
Heiji esitò qualche secondo. Sembrava che Naum e Rokuda sapessero già cosa le avrebbe detto. Poi quando le sussurrò la notizia per cui era giunto sino a lì, Chiaki parve avere dopo poco un cenno di mancamento. Piegò leggermente il busto, e il suo respiro si fece affannoso.
"Possiamo rimediare, Chiaki" la esortò Heiji con decisione: "Dobbiamo!"
Chiaki si sforzò di riprendere il controllo del suo corpo, ma ogni suoi tentativo si risolse con un ulteriore aggravarsi delle sue condizioni. Scoppiò in un pianto rabbioso e disperato, quindi cercò Fuyuki e lo strinse in un abbraccio.
"Mi dispiace, Orha. Dopo tutto quello che hai fatto per me. Mi dispiace, davvero."
La fermarono alcuni singhiozzi.
"Non piango solo per me. Ma soprattutto per la promessa che adesso non potrò mantenere... e per il mio paese."
Sembrava sforzarsi di mettere a freno quella sua esternazione, con mediocri risultati.
"Ieri notte, durante un assalto alle isole gemelle... Masao Ryuzaki è stato catturato."







Gli uomini delle truppe d'assalto combattevano come indemoniati, come sulle mura così a terra. Capacità ai limiti dell'umano in forza, velocità, tempi di reazione. L'attacco delle forze a terra aveva attirato su di sé gran parte del fuoco nemico, consentendo agli assalitori e agli artificieri sui bastioni di poter contrastare la linea difensiva. A terra le perdite erano state considerevoli, ma la stoltezza dei soldati usciti dalle mura in una sortita aveva permesso loro di svolgere più del ruolo di semplice esca dei soldati appostati sui bastioni. Un colpo di fortuna per loro aver trovato un nemico tanto ingenuo.
Quando li raggiunse il boato dell'esplosione, gran parte delle truppe d'assalto a terra erano state decimate. Dalle truppe d'assalto sui bastioni, nessun segnale. A parte quell'esplosione, segno inequivocabile che, nonostante tutto, la via era libera, l'assedio poteva essere rotto prima che capitolasse la Torre Est.
Dietro di loro Sanada imprecava in ogni modo e malediceva chissà cosa per quell'assalto così disordinato e scellerato, mentre Endo partì come un demonio infernale arringando le truppe alla carica.
"Ma che cazzo è successo?" domandò Sanada, fermandosi in mezzo al campo, mentre gli uomini volevano come locuste verso la breccia.
"Avevo detto di andare ai bastioni!"
"Credo di aver capito in ritardo cosa intendesse - ", rispose Jou: " - quando ho visto quei tizi saltare come grilli fino alle mura."
"E allora per cosa vi avrei dato gli scarponcini?"
"Bhe, la via è libera, comunque."
Sanada sbuffò con una certa insofferenza.
"Ne parleremo dopo" e detto ciò corse anche lui verso le mura.


Ci volle una buona mezz'ora agli uomini del Credo per rompere definitivamente l'assedio della Torre Est. Quando videro giungere i rinforzi, gli uomini arroccati mossero una sortita, cosicché la Resistenza non potè fare nulla che soccombere sotto il fuoco incrociato, chiusa da una manovra a tenaglia.
"Un ottimo lavoro, signori! un ottimo lavoro!"
Endo passava in rassegna ogni ufficiale e ogni soldato, fiero e col petto in fuori, pura manifestazione del comandante trionfatore. Gli uomini del Credo sgattaiolavano in ogni anfratto della fortezza come formiche in estate, in costante e perfetta comunicazione tra loro, cercando eventuali superstiti. Furono trovate diverse donne tra le fila della Resistenze. Non che fosse una sorpresa, in quest'ultima rivolta, trovare donne imbracciare le armi in favore dei ribelli, ma queste parevano in numero superiore delle precedenti incursioni e schermaglie. Queste furono portate via dagli uomini del Credo, pestandole in ogni modo qualora si opponessero, ma non sul viso notò Jou, camminando tra i ruderi di quella fortezza traboccante di violenza. Endo aveva ordinato di tenere vivi eventuali superstiti dei ribelli per il momento, ma spesso la foga delle truppe del Credo era tale che molti prigionieri venivano linciati, picchiati a sangue finchè non divenivano poltiglie irriconoscibili, buttati giù dai bastioni riconsegnandoli alla terra da dove venivano, e a un piccolo drappello particolarmente insolente fu appiccato fuoco, dopo che gli furono spezzate le gambe in modo che non potessero scappare e dopo aver versato loro ciò che rimaneva di un bidone di pece.
"Ricordate, nessuno le tocchi!" urlò Endo agli uomini, dando una pacca sul culo a una delle donne prigioniere e entrando in tutta fretta nella Torre Est.
"Signori."
Dietro di loro, in mezzo a quel trambusto mai scemato, li avvicinò Sanada.
"Nonostante tutto... bel lavoro. Ce l'abbiamo fatta."
"Come mai così tanti scrupoli verso le donne?"
"Andranno portate al Tempio di Bostuon per essere purificate. Loro ancora possono."
" - Capisco."
Alzò lo sguardo sui bastioni della fortezza. Sulla cima della Torre Est, il simbolo di Buraindo bruciava circondato da lingue di fuoco ondeggianti, come gran parte dei delle strutture intorno, come quell'immagine fosse tutto ciò che rimaneva di un patto lontano e tradito.
"Avete fatto un buon lavoro, il capitano Endo ne è entusiasta."
"Dov'è ora?"
"Nella Torre Est, sta facendo degli interrogatori. Non preoccupatevi, avete fatto davvero un buon lavoro, e un killer come lei, signore - " sussurrò a Jou: " - dopo questa faticaccia merita belle donne e vino adesso senza dubbio."
"Perchè sussurra in questo modo, non potrebbero piacere anche a lei?" e indicò Mira.
"Ha fatto il lavoro sporco quanto me."
Sanada sgranò gli occhi sorpreso, quindi riprese balbettando impacciato.
" - N-non volevo sembrare scortese. Vogliamo solo dimostrarvi come il Credo apprezzi ciò che avete fatto."
"L'unico modo che ha per dimostrarmelo è dirmi dove posso trovare An Lefeng."
"Rilassati, amico, rilassati. Goditi la vita."
Jou gli gettò uno sguardo in cagnesco.
" - Allora, senti. Il capitano Endo sta facendo degli interrogatori in questo momento. State tranquilli, se questo tizio qui è davvero tra i ribelli c'è qualche possibilità di trovarlo qui, adesso."
Gli diede una pacca sulla spalla, poi si avvicinò a Mira.
"Un bel lavoro signorina, un bel lavoro. E' raro trovare donne come lei."
Si allontanò per placare l'ennesimo accesso di violenza delle truppe, e Jou diede uno sguardo alla Torre Est. Pensò al perchè i ribelli avessero organizzato un attacco tanto rischioso per attaccare quel posto. In pezzo al via vai generale, poco prima di entrare nella torre Endo aveva posto due uomini a guardia dell'ingresso, unici uomini immobili in mezzo al caos infernale.
Frattanto Mira poteva avvertire qualcosa di diverso, con le sue straordinarie abilità di sensitivo. Da quando era entrata nella fortezza, l'energia pulsante, instabile che aveva avvertito sulle isole, le parve avesse il suo epicentro proprio da quella torre. Un campo di energia capillare, che secondo dopo secondo pareva tornare alla sua stabilità, come se qualcuno stesse riparando uno sconosciuto guasto in quell'intimo tessuto di là della sfera sensibile di quel mondo sospeso tra le nuvole.
 
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view post Posted on 13/1/2019, 14:41     +1   -1
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- Vedrai che staranno bene.
Vi era stato qualche minuto di silenzio fra i due, dopo l'addio che Chiaki aveva dato alla famiglia. Beh, in realtà forse anche qualcosa in più di qualche minuto. Avevano cavalcato per almeno un'ora senza rivolgersi la parola, per un motivo più che comprensibile. La fanciulla appariva pensierosa, visibilmente turbata e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era un compagno di viaggio che la facesse sentire con il fiato sul collo. Quella cosa, però, il giovane sentì di doverla dire, arrivato a quel punto. Spinto dal desiderio di rasserenare il cuore della ragazza, con lo sguardo ancora fisso verso l'orizzonte, là dove gli ultimi barlumi rosei del sole venivano inghiottiti dalle fredde montagne del Ferro, si era quindi deciso a spezzare quell'imbarazzante stallo, facendo il primo passo.
- E ricorda. È per loro che stai combattendo.
- Sì. Sempre. - e si voltò verso di lui, sorridendogli con fare sfuggente - Spero solo di convincere mio padre ad andarsene. Non vuole andarsene prima di me... razza di stupido.
- Se è un buon padre, te lo dico già. Rinunciaci. Non smetterà mai di lottare per la sua bambina. - rispose lui con convinzione, mentre bagnava le labbra con un po' di shochu.
- Lo so. Lui crede che noi stiamo combattendo per nulla. Che sia impossibile cambiare questo paese. Ma è... è qualcosa che non posso credere sia vero.
- Se non volessi che mia figlia beva alcool, starei tutto il giorno a dirle quanto fa schifo. Anche se poi sarei il primo a berlo. - e sorrise anche lui, di rimando - Ma se anche dicesse sul serio, non lo biasimerei. Per chi ha sempre vissuto in certe condizioni è complicato anche solo sperare in un cambiamento. In caso di problemi, per loro fuggire è la soluzione migliore... e anche qui, non è necessariamente un errore. La scelta che sembra giusta, spesso, è la più ardua e pericolosa. Qualcosa che un padre non sempre può permettersi.
- Lo penserei anch'io. Se non conoscessi Ryuzaki. È solo per questo che mio padre non vuole combattere insieme a noi. Lui non sa. Non capisce ancora. Non lo ha sentito. Non lo ha visto.
Vi era parecchia fermezza nella voce di Chiaki, talmente tanta che non passò inosservata alle orecchie dello Hyuga. Non era la prima volta che la più giovane spendeva parole del genere nei confronti di Masao Ryuzaki. Poteva trattarsi di sincera ammirazione, certo, così come anche di una cotta... ma non era da escludere che dietro quella devozione vi fosse qualcosa di ben più profondo, oltre che misterioso.
- Sembra proprio che questo Ryuzaki abbia il potere di cambiare le persone. - riprese lui, fingendosi colpito - È anche lui un natio di queste terre?
- Non tutte, forse - gente come Araiba, Endo, Sanada, con loro non potrebbe nulla. Solo con chi è disposto ad accogliere il suo messaggio. Come si dice in questi casi:" la luce risplende anche nelle tenebre, ma le tenebre non la accolgono". Sì, lui è originario di queste terre. Appartiene a un'antica famiglia nobiliare, che disprezza la sua condotta. Non capiscono. Lui ha viaggiato il mondo, lui ha visto come funziona altrove, anche all'estremo occidente. È davvero il salvatore che tutti aspettavamo.
Un curriculum di tutto rispetto, certamente invidiabile, quello del volto della Resistenza. Una figura che, pian piano, continuava a stuzzicare l'interesse del giovane shinobi. E non perché l'idea della rivoluzione lo toccasse personalmente, anzi... no, il motivo era ben più semplice: se Shinkuu e Kirinaki erano realmente coinvolte in quella faida che stava tormentando la nazione, era pressoché impossibile che una persona così di spicco fosse estranea a quei nomi. Esattamente come Buraindo, l'altra faccia della medaglia.
- Più me ne parli, più la curiosità di conoscerlo aumenta.
Ci pensò su ancora qualche secondo, poi decise di cambiare bruscamente argomento, per spostare altrove anche l'attenzione della ragazza.
- Questa rivoluzione... ti sembra un'impresa fattibile? Quante sono le persone che hanno sposato la causa di Ryuzaki e che sono pronte ad imbracciare le armi?
- Non poche, signor Duren. E crescono sempre più col passare del tempo. Te l'ho detto, la rivoluzione sta arrivando. La resa dei conti si avvicina. E se ci muoveremo bene, presto potremo sfidarli in campo aperto, portare un attacco decisivo alle isole volanti. Non saranno più in grado di contrastarci.
- Questo mi fa piacere, Chiaki.
In realtà, l'unica cosa che lo rassicurava era il fatto che, in caso di scontro diretto con il Credo, avrebbe potuto combattere al fianco di un numero consistente di uomini. Certo, sicuramente doveva trattarsi di braccianti, briganti al più. Poca roba rispetto alle milizie di Buraindo, della cui preparazione militare aveva già avuto un assaggio più che convincente. Tuttavia, se davvero il numero di chi aveva abbracciato il volere della Resistenza era in aumento, non era da escludere che presto un simile vantaggio potesse diventare talmente schiacciante da oscurare persino l'addestramento dei soldati del Cielo. Sospirò, concedendosi un altro goccio. Poi, con un colpo deciso dei piedi, spronò il proprio destriero ad aumentare la velocità del trotto.
- Vedremo a tempo debito, quando saremo di fronte a Ryuzaki.

EkNWK

Povero, ingenuo, Fuyuki.
Così com'era si era illuso di essere finalmente ad un passo dalla testa della Resistenza, il giovane dovette fare i conti con quell'imprevisto che comportava un cambio di programma non indifferente. Per un momento gli mancò il fiato, proprio com'era accaduto a Chiaki e poi, anche se solo per un attimo, provò l'irrefrenabile desiderio d'imprecare e maledire i Kami per la cattiva sorte che gli stavano augurando. Poco sarebbe cambiato senza il rallentamento dovuto al favore che la fanciulla gli aveva chiesto - ne avevano discusso in mattinata e, stando alle ultime informazioni, pareva che Masao Ryuzaki fosse stato catturato la sera precedente. Diede le spalle a tutti i presenti, appoggiandosi sulla porta del casolare di Rokuda. Si concesse un sorso di shochu e faticò a mandarlo giù, tante erano le parole che avrebbe voluto urlare, colmo di rabbia com'era. Poi, però, si convinse a ritrovare un contegno e si voltò nuovamente, incrociando con occhi seri lo sguardo dei suoi interlocutori. Certo, la cattura del leader dei ribelli rappresentava un duro colpo per la rivoluzione - e, cosa più importante, la necessità di rischiare ancora una volta le chiappe in prima linea per chi, invece, era soltanto intenzionato a sfruttare quel contesto per i propri scopi. Insomma, questo significava tornare a combattere, ma in fondo niente era ancora del tutto perduto.
- A questo punto non è più una questione di promesse. Se il Credo è arrivato a tanto, significa che i pezzi grossi sono scesi in campo... e tra loro, ci sarà anche la donna che cerchiamo. - commentò risoluto, osservando prima Heiji e, poi, anche la ragazza dalla chioma castana - In assenza di Ryuzaki chi è a dirigere le operazioni?
- Io e Chiaki, presumo. Ma forse tu avrai molto più ascendente sui compagni, ti rispettano molto. - replicò l'uomo, voltando gli occhi verso la compagna, la quale non esitò a dare di nuovo prova della sua ferrea determinazione: - Dobbiamo muoverci subito!
- Sono d'accordo, ma non dobbiamo essere affrettati. Abbiamo bisogno di un piano d'azione, di stabilire i nostri obiettivi e muoverci cautamente. Una contromossa affrettata è quello che il nemico si aspetterà da noi. Dobbiamo essere più furbi e non cadere nella loro trappola.
In quel modo, lo Hyuga pensò bene di quietare gli animi, riportando l'attenzione di ognuno a ciò ch'era davvero importante. Liberare Ryuzaki rappresentava un obiettivo prioritario - per la rivoluzione, così come per lui e Naum - ma agire in maniera sconsiderata li avrebbe soltanto condotti alla disfatta, prima o dopo. Vi furono alcuni secondi di silenzio, prima che Chiaki prendesse nuovamente parola, rivolgendosi ad Heiji: - Dove lo tengono?
- A Butsuon, in una prigione militare. Gli faranno un processo sommario, come sempre, e già domani probabilmente lo condanneranno a morte. - rispose fiscale, come c'era da aspettarsi in una situazione simile - Il signore ha ragione, però. Gli uomini sono pronti, ma non ci sarà facile penetrante là dentro con la forza. Dobbiamo essere cauti.
- Cauti? Cauti? La rivoluzione rischia di crollare fra qualche ora, come possiamo restare cauti?
- Lo so bene... ma è l'unico modo con cui avremo qualche possibilità. So bene che è lui a tenerci uniti, nessun altro. E proprio per questo, dobbiamo agire bene, con accortezza. - replicò con saggezza l'uomo, tentando di rimanere sereno per placare, al contrario, una Chiaki che sembrava non vedere l'ora di entrare in azione.
"E farsi ammazzare. Dannazione, se è testarda." pensò tra sé il ninja, colto da quello che sembrava essere... un istinto di protezione? Non ci indugiò molto, in ogni caso, e senza nemmeno pensarci le afferrò il polso, costringendola ad incontrare il suo sguardo severo.
- Controllati, Chiaki.
Ah, Kami, quant'era beffarda la vita! Quel nome, così familiare, era dannatamente facile da pronunciare. In un certo senso, sentiva quasi di star rimproverando sua moglie... e la cosa non era poi così assurda, dato che entrambe sembravano avere una certa predisposizione per le azioni avventate e tutt'altro che ragionate, le quali invece rimanevano una sua prerogativa. Spostando gli occhi verso Heiji, poi, aggiunse: - Una struttura come questa sarà dotata di una sorveglianza asfissiante. Come hai detto, Heiji, usare la forza non servirà a nulla, se non a farsi ammazzare. È meglio che la maggior parte degli uomini si preparino per una battaglia imminente, ma per Butsuon dovrà solo partire un piccolo manipolo di soldati scelti. Una prigione come questa sarà impenetrabile, anche per un esercito armato fino ai denti, ma come disse un mio vecchio amico...
Lasciò la mano della fanciulla, affinché le sue dita stringessero ancora una volta il tappo della sua fiaschetta. La stappò, poi mandò giù un sorso, uno di quelli più amari del solito. Dopodiché, lasciò che una smorfia beffarda si dipingesse sul suo volto, quasi come se, alla fine, tutto quello fosse un gioco.
- Datemi dieci uomini in gamba e vedrete che fotterò quella cagna.
Tuttavia, Namida sapeva bene che quello non era un gioco, anzi. Era sua intenzione non sottovalutare il pericolo, specie perché, nelle sue condizioni, uno scontro diretto contro i soldati stanziati a difesa della prigione lo avrebbe soltanto condotto ad una morte poco dignitosa. Oltre che inutile, ovviamente, e per chi aveva ormai rinunciato da tempo alla propria dignità, tutto si riduceva a quello. Un gioco di pro e contro, dove interessi, utilità ed emozioni venivano posti su di una bilancia che decretava in che percentuale dosare il tutto per il raggiungimento dello scopo finale. Scopo che, in quel caso, era scoprire qualcosa in più su Shinkuu e Kirinaki. Ma in quella missione di salvataggio, in fondo, quanto vi era di utile?
E quanto, invece, vi era di emotivo?
- Sta dicendo che intende aiutarci? - domandò Heiji, quasi come se non credesse alle sue orecchie.
- Non mi importa di morire, lo sai. Lo libererò, o morirò nel farlo, non c'è alternativa. - rispose al contrario Chiaki, costringendo ancora una volta Fuyuki a farsi scuro in viso.
- Questo ti fa onore, ma gettare la tua vita in maniera così avventata è da stupidi. - replicò lui di conseguenza, senza curarsi di essere troppo brusco nei confronti della più giovane.
- Non la getterò via. Vedi... è come se noi fossimo già sposati nell'anima. Solo lì al momento, la sua famiglia non approverebbe - e come potrebbero? Io sono solo una popolana. Ma è proprio queste una delle grandezze di Ryuzaki. Lui vede solo la vera me. La donna. - spiegò lei ritrovando una certa calma e risolutezza, ma allo Hyuga non sfuggì un sospiro appena accennato di Heiji. Come non passò inosservato il fastidio che provò nell'udire quelle parole. Come spinto da un'onda distruttrice, si convinse a sputarle in faccia ciò che pensava davvero.
- Questo è proprio quello che una persona che tiene a te ti proibirebbe di fare... ma la scelta è tua, Fujimoto Chiaki.
Ci lasciò un po' di rabbia in quel nome, qualcosa che difficilmente credeva di poter provare nei confronti di una ragazza che, a conti fatti, non gli apparteneva e che, sin dal primo momento, aveva messo in chiaro di che genere fosse il sentimento che la legava a Masao Ryuzaki. Ciò nonostante, il ragazzo non riuscì a trattenersi dal considerarla una sciocca, anche se forse in maniera piuttosto ipocrita, dato che anche lui non avrebbe esitato a scendere in prima linea per la sua, di Chiaki. Fu forse quel pensiero, a riportarlo con i piedi per terra e a rinsavire, a tornare chi era davvero. Lui l'aveva già, una moglie, e chi aveva di fronte aveva già scelto per chi rischiare la propria vita. A quel punto, quando tornò a guardare Heiji, capì che non valeva più la pena di fingersi gentile, oppure interessato ad una causa che, in realtà, non gli apparteneva.
- Se siamo in queste terre, è per incontrare i ribelli ed ottenere notizie utili sul nostro obiettivo. È un do ut des, Heiji.
Nel frattempo, Naum si era avvicinato a loro e a Fuyuki non era sfuggito il modo in cui l'aveva guardato. Incuriosito, in un primo momento, poi addirittura stranito. Era come se non riconoscesse più in Namida il guerriero che aveva piegato la nazione di Yason Mori, pur di raggiungere il suo obiettivo - o almeno fu questo che Fuyuki lesse in quello sguardo, riconoscendo in parte le proprie colpe e ripromettendosi di non perdere più di vista quale fosse il loro fine.
- Sta bene anche a me. Ragazza voleva farci incontrare Ryuzaki, a quanto ho capito: se lui muore, siamo fottuti. - commentò laconico, per poi tornare a fissare il compagno.
- Sono ragazzi in gamba. Ve l'ho detto, mi hanno aiutato a salvare Chiaki. Vi saranno molto utili, ve lo assicuro. - aggiunse il signor Rokuda, il quale si avvicinò ad Heiji per mettergli una mano sulla spalla, così da rassicurarlo.
- Tutto questo è molto commovente Yoshi, ma cerchiamo di non distrarci. - replicò lui secco, incontrando lo sguardo del braccio destro di Ryuzaki, mentre il più anziano alzava entrambe le mani, come per arrendersi: - Va bene, capo.
- Cosa sappiamo di questa prigione? - lo incalzò lo Hyuga, convinto a riportare l'attenzione su ciò ch'era davvero prioritario.
- È una prigione militare, non possiamo saperne molto. È protetta da ampie mura, turni di guardia massicci e costanti sulle mura e sotto i bastioni, e immagino traboccherà ancor più di militari al momento. Ne hanno presi molti purtroppo, Chiaki. Sperando che Endo non li abbia già fatti fuori tutti.
- Quel porco, maledetto! - ringhiò Chiaki, riferendosi probabilmente a quel tale, Endo, di cui Heiji stava parlando.
- Anche se...
- Anche se?
A nulla servì la domanda a bruciapelo dello Hyuga; l'uomo ci pensò per una ventina abbondante di secondi, prima che Chiaki comprendesse a cosa si stesse riferendo e lo riprendesse, quasi canzonandolo: - So cosa vuoi dire.
- Non lo prenderesti alla leggera se anche tu lo avessi visto!
Il viso di Namida si fece perplesso, quasi enigmatico. Era la prima volta che vedeva Heiji alzare la voce in quel modo e ciò non era affatto rassicurante. Passò in rassegna i volti degli altri, trovando lo stesso dubbio nella smorfia di Naum e una certa preoccupazione in quello di Yoshi, il quale pareva aver capito a sua volta di cosa si stesse parlando.
- Vedete, la prigione è nell'isola di Butsuon, la principale. La sede del Dio Tempio. E... bhe, sembra che quell'isola abbia... non so come definirlo - un guardiano, potrei dire un guardiano. È apparso solo durante le nostre schermaglie in quell'isola - solo lì! - facendo strage di noi. Sono uno dei pochi in grado di poterlo raccontare per esperienza diretta - ci possiamo contare sul palmo di una mano. E solo perché noi eravamo adeguatamente lontani da lui, per giunta. Non mi sarei mai avvicinato a lui, per nessuna ragione. Credetemi, ti fa tremare le ossa al solo guardarlo.
Sembrava parecchio provato da quel discorso, quasi come se anche soltanto il ricordare quegli eventi fosse in grado di suscitare in lui emozioni spiacevoli, se non addirittura raccapriccianti. Di contro, le iridi perlacee dello Hyuga, sotto le lenti scure, si fecero colme di stupore: - "Un guardiano? Di che diamine stai parlando?
- Non lo so, non lo so. Non so chi sia - o cosa sia - sappiamo solo che, quando compare siamo spacciati. Di una cosa però sono certo...
Vi fu un secondo di silenzio ed esitazione. Un secondo che però pareva essere lungo quanto un intero minuto.
- Lui... non è umano.
- Se le premesse sono queste, come possiamo sperare nel successo di una simile operazione? - si sentì di chiedere lo shinobi, come se quell'ultima scioccante rivelazione potesse legittimare la più umana e viscerale delle emozioni, la paura.
- Mi sa che dovrete essere più veloci e furtivi possibile. Portarlo fuori prima che loro se ne possano accorgere. - commentò Yoshi, facendo comprendere che, malgrado tutto, si trattava di un'impresa ardua, ma non impossibile da affrontare.
- Se le cose stanno così, è inutile pianificare qualsiasi mossa senza vedere con i nostri occhi la situazione. Heiji, scegli i tuoi uomini migliori. Partiremo fra due ore.
Non disse altro, né rivolse lo sguardo di qualcun altro che non fosse Naum. Fece per allontanarsi e quest'ultimo lo seguì, come avvertendo la sua necessità di confrontarsi circa le ultime cose che avevano scoperto. Si addentrarono quindi nella foresta che circondava il casolare di Rokuda, lontani abbastanza da non rischiare di essere ascoltati da orecchie indiscrete e favoriti dal buio della notte appena giunta. Accortosi però della titubanza dello Hyuga, Naum tentò d'incalzarlo non appena si rese conto del fatto che i loro piedi si stessero muovendo più veloci delle loro parole.
- Come devo intendere quella faccia di cazzo?
- Quale delle tante? - replicò lui sforzandosi di ridere, ma nervoso com'era non era semplice dissimulare qualsiasi altra emozione.
- Se senti nostalgia di tua moglie dopo che questo è finita andiamo a puttane, ma non ora, sul lavoro, in questa situazione.
Un'espressione incredula si dipinse sul volto di Fuyuki, ma poiché dava le spalle al compagno, si rassicurò al pensiero che questo non se ne sarebbe accorto. In qualche modo, l'energumeno pareva essersi accorto del fastidio che il più giovane aveva provato nel discutere con Chiaki della sua avventatezza, oltre che dei suoi sentimenti. Avrebbe voluto maledirsi per essere stato così sciocco e prevedibile, trasparente come le pagine di un libro aperto nei confronti di qualcuno che, a conti fatti, rimaneva al momento un alleato in una missione potenzialmente mortale. Nulla di più, al momento. Provò a ragionare su come rispondere, prima che questo lo incalzasse, con tono sarcastico.
- Oppure ho capito male qualcosa?
- E c'è da dirlo? Ci ritroviamo per la seconda volta a combattere una guerra che non ci appartiene. A rischiare la vita... e per cosa? Stiamo per assaltare la prigione più sorvegliata di questo paese del cazzo, senza avere la minima idea di dove possano trovarsi Kirinaki o Shinkuu.
Non si curò di mostrarsi nervoso anche nel tono. Del resto, persino uno stolto l'avrebbe compreso, dato che non aveva nemmeno terminato una sigaretta, che già ne aveva messa un'altra fra le labbra, accendendola.
- Cosa cazzo c'entra mia moglie in tutto questo?
- Allora ho capito male, per fortuna. - rispose alzando le braccia, come per arrendersi - Quanto a prigione... Non ci resta molto altro da fare. Speriamo che Shinkuu si palesa adesso, in questo momento, se davvero è coinvolta in questa situazione del cazzo. Sei sicuro che tua tecnica funzionava bene, vero?
- Quale delle tante? - ripeté di nuovo il giovane, questa volta a mo di cantilena, come per deridere il suo interlocutore.
- Spiritoso. Tua tecnica di sigillo che hai fatto a puttana al covo, che ci ha spinto qui a cercare allo sbaraglio questa gente da cui la nostra comare è ossessionata... e anche tu, mi sembra di aver capito.
- Mai fatto cilecca, tranne che con quei bastardi di Yason Mori. Colpa del Reuma che schermava la mente da certe tecniche, però. In ogni caso, quella stronza mi sembrava tutto fuorché infetta.
Dopodiché, Fuyuki pensò bene di chiedere un parere a Naum riguardo il messaggio che, la sera prima, aveva ricevuto da Mira. Gli consegnò il proprio diario, là dove aveva ricopiato alla lettera le parole della kunoichi e, per qualche minuto, i due si scambiarono opinioni e pareri al riguardo. Il più grande lo mise al corrente di alcuni dettagli sulle figure che la donna aveva usato per criptare il messaggio, come i Serpenti e i Cappotti Marroni, parole che si riferivano al loro primo incontro, quando nel Paese dell'Erba avevano incontrato la banda di un certo Bakin Watanabe - gente che, forse, poteva nascondersi a sua volta tra le isole fluttuanti. Di contro, Namida lo mise al corrente di quanto aveva scoperto di Ryuzaki parlando con Chiaki; non molto in realtà, ma quanto aveva saputo circa la sua abitudine di viaggiare, anche lontano dal Continente, meritava comunque una certa attenzione. Insomma, era una situazione talmente ingarbugliata che nemmeno una sbronza avrebbe potuto aiutarli nel decifrarla esattamente. E a quel punto, non con una certa dose di rassegnazione, Fuyuki non poté che sospirare, mentre riponeva il proprio diario nel borsello che teneva legato in vita.
- Bah, vaffanculo. Vuoi che riferisca qualcosa alla tua amica per conto tuo?
- Ti direi che situazione sta un po' sfuggendo di mano... ma credo che è una cosa che vuoi dire anche tu.
Nel frattempo, il ragazzo si era già allontanando di qualche passo, dando le spalle al compagno. Dopo la sua risposta, si limitò soltanto ad alzare la mano, facendo segno di assenso. Poi, come portato via da un vento impetuoso ed improvviso, si dileguò come un lampo non appena ebbe attivato l'Hiraishin.

EkNWK

A lungo rifletté sulle parole incise con l'inchiostro nell'origami di una farfalla e lo fece con talmente tanta concentrazione che, per un istante, non riuscì ad avvertire nemmeno il freddo pungente di quel maledetto crepaccio. Lemmi che lasciavano presagire tempesta e che, in qualche modo, parevano collegare l'operato di Mira a quanto si era consumato la sera precedente; la fanciulla sembrava parlare di un attacco del Credo ai ribelli e non era da escludere che, proprio in quell'occasione, Masao Ryuzaki fosse stato catturato. Sì, doveva essere necessariamente così, altrimenti la kunoichi non avrebbe mai utilizzato quel nome. Kakumei, rivoluzione. Tuttavia, in quelle poche righe Fuyuki riuscì a leggere una certa rassegnazione... qualcosa che, forse, avrebbe trovato concretezza nella più banale delle ipotesi. Mira doveva aver aiutato i soldati di Buraindo in quell'impresa, senza però trovare una vera motivazione per sterminare chi, dopotutto, esigeva soltanto ciò che lei voleva preservare, con il suo nuovo ideale di Kirinaki. Libertà, niente di più. In ogni caso, lo Hyuga sperò di averci azzeccato, dato che l'idea di doversi battere contro di lei non lo allettava, tanto quanto la consapevolezza di avere i minuti contati, prima che la spedizione partisse alla volta della prigione di Butsuon. A quel punto, era cruciale avvertire la compagna delle nuove informazioni in suo possesso, dato che - e ciò non era poi così improbabile - quella poteva essere l'ultima volta in cui poteva farle arrivare delle notizie pulite ed interessanti circa quanto stesse accadendo alla Resistenza.

CITAZIONE

Come un serpente, Kakumei trema per aver perduto la propria testa. Si contorce, si dimena, e per questo Egli attaccherà senza ferocia là dove la testa è stata nascosta. In silenzio, tra le ombre che lo proteggono. Un silenzio che rende Vuoto il suo sentiero, mentre Egli non è in grado di vedere nulla, attraverso quella Nebbia che libera le sue lacrime.
Tutto è buio. Tutto, nel silenzio, può ancora crollare.

 
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view post Posted on 19/1/2019, 11:22     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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La resistenza aveva dimostrato di essere forte, guidati da un condottiero che tra i luoghi in ombra dall'occhio onnipresente di Buraindo, cercava di innalzare in alto, oltre il cielo, il grido di rivoluzione. Eppure i fedeli erano folli, spietati, anche loro al seguito di qualcuno disposto a tutto pur di demolire la speranza di una luce più luminosa. Mira era tra di loro ma non con loro, dopo aver fatto la conoscenza di Endo le cose erano cambiate: doveva mantenere il suo ruolo, il personaggio che aveva costruito fin dal momento in cui aveva conosciuto Jou al fianco di quel focolare sotto alle grandi isole. Da quegli occhi vitrei vedeva un cumulo di gente ossessionata e plagiata dalla religione di qualcuno che mai avrebbe concesso loro la possibilità di vedere cosa ci fosse oltre, giù dal bordo delle isole, dopo il precipizio verso terra, e l'infinito verso i cumulonembi. Mentre uccideva gli ultimi combattenti che gli si paravano davanti, l'ultima resistenza di un gruppo ormai sconfitto, rivedeva il sangue versato dai suoi ex compagni di Kirinaki, per seguire l'ideale di un uomo che non aveva mai fatto l'interesse dei suoi uomini. Eppure... perché stava male? Perché lo stava giudicando? Passò da parte a parte il collo dell'ennesimo ragazzo con tra le dita un origami e si bagnò del suo sangue. Sentì il puzzo acre di quel liquido rosso e ripensò a quando dava le informazioni all'operativo del suo vecchio gruppo per uccidere altra gente. No, non poteva giudicarlo: quando aveva ucciso la propria madre, quando aveva abbandonato Kiri e Seiri, quando aveva abbandonato se stessa e quando poi era rinata incontrando Varnaki nel proprio mondo oscuro, lei era come Kai. Egoista, ossessionata, incontentabile. Yusekai era lo specchio di tutto questo. Eppure incontrare Matsuda, Naum, Kakumei, e sentire la storia di Jagura, di Fuyuki, di Jou, e di quella gente del Cielo, parlare con Seiri, dirle addio e sentire i suoi ultimi desideri. Non poteva ignorare quello che le stava accadendo, quello che era cambiato all'interno del mondo oscuro tra lei e i suoi figli. Adesso non poteva più limitarsi a ricercare la Conoscenza, tutto ciò che viveva intorno a lei era adesso collegato per una condivisione d'insieme. Quella battaglia al Cielo era il simbolo di ciò che stava cambiando, l'odio verso l'onniscienza di Buraindo e non l'invidia era l'inizio di un nuovo ciclo, una nuova era.

Entrarono a quel punto in una delle camere del luogo per accertarsi che non ci fossero altri fedeli ma improvvisamente un'ombra si mosse celere dal corridoio da cui arrivarono, riuscendo a intrappolare lo spadaccino in una morsa, puntandogli un coltello alla gola. Mira rimase calma, così come il compagno, e si voltò lentamente cercando di non fare movimenti scellerati.

Jou - Resta calmo, ti consiglio di posare quel pugnale amico.

Sembrava un ragazzo e anche abbastanza scosso dalla situazione. La mano che stringeva l'arma tremava e i due avversari non lo avevano di certo ignorato.

Ragazzo - Certo, così potrai farmi fuori subito non è vero?

Mira e Jou si scambiarono uno sguardo immobili, probabilmente d'accordo su quale sarebbe stata la migliore strategia considerando il nemico e la situazione. Il giovane sembrava inesperto, facilmente manipolabile e da cacciatore si sarebbe potuto trasformare in una preda prelibata per chi era lì a caccia della testa della rivoluzione.

Ragazzo - Sapevo di non essere tagliato per questo, cazzo! Non sono come gli altri... non riesco ad esserlo.

Bastò un istante, Jou batté giusto le palpebre prima di notare la compagna muovere un braccio e le dita prima di lasciare partire due piccoli spiedi di carta acuminati che colpirono prima il pugnale facendolo conficcare al suolo, poi la maglia del giovane che venne letteralmente inchiodato alla parete. Jou si guardò alle spalle, non incredulo ormai ma piuttosto sorpreso senz'altro:

Jou - Sei anche una brava prestigiatrice insomma.

La donna camuffò un sorriso mentre faceva qualche passo verso il nuovo prigioniero:

- Ho imparato studiando uno dei migliori. A ogni modo, riesci a farlo parlare?

Jou - In che senso, che vuoi sapere?

Si avvicinò ancora di più arrivando a poggiare una mano sul petto del ragazzo ormai terrorizzato.

- Dov'è Ryuzaki per esempio.

Ragazzo - Vi prego pietà! Io... io non lo so... Sono entrato da poco nella Resistenza, quelli come me non sanno dove sta. E poi credo che lui si muova spesso. Anzi, ne sono sicuro. Vi prego... Scapperò da questo posto.

Jou - Non ti sarà facile in questo momento.

Mira incrociò le braccia piuttosto interessata a quella frase. Era ovvio che vi fosse una sorta di gerarchia anche tra i rivoluzionari ma a quanto pare sembrava ben definita.

- E chi sa dove sta?

Non sembrava voler collaborare e Mira cominciava a essere stufa. Lo schiaffeggiò cercando di farlo tornare tra i vivi, facendogli abbandonare quello sguardo di repulsione e terrore che aveva ormai assunto come base. Poi provò a spiegargli com'era la situazione, sebbene considerando il sangue che vi era ormai per tutto il bastione doveva essere piuttosto chiaro:

- Questo è il luogo più sicuro per te in questo momento, il bastione è circondato e i rivoluzionari presenti quasi tutti morti. Se uscissi non dureresti un minuto.

Ragazzo - Non so se fidarmi di voi del credo. È il vostro passatempo infierire su chi non può difendersi.

- Non ho tempo per queste stronzate.

Mira afferrò tra le dita un altro origami, affilato come un rasoio, e lo poggiò al collo del ragazzo cercando di comunicare con un lingua un po' più comune. Doveva parlare o avrebbe fatto la fine di tutti i suoi compagni.

Ragazzo - Ormai ho capito... a nessuno interessa dei poveracci. Hai ragione. Se voglio rivedere la mia famiglia, non mi resta altro da fare.

- Rivedrai tutti all'altro mondo se non ti decidi a parlare.

La donna era satura, più per il personaggio che aveva dovuto interpretare per arrivare fino a quel punto che per altro. Odiava tutto ciò che si stava dimostrando essere il credo ma doveva combattere per loro, per Buraindo per il momento, se voleva arrivare a Ryuzaki e cercare di capire che cosa c'entrassero Kirinaki e Kai in tutta quella vicenda.

Jou - Calmati, ci aiuterà ha detto. Dovresti controllarti un po' di più.

Jou le si rivolse con decisione cercando di farla rinsavire e ci riuscì, ottenendo che la compagna si allontanasse abbassando le armi, attendendo di sapere per chi o cosa si trovavano lì a fare incetta di rivoluzionari.

- Sono stufa di questa gente. Bene dunque, prego.

Parlava in generale, dei fedeli in particolare e di come elogiavano in festa il capitano Endo mentre organizzava la carneficina che si era appena consumata.

Ragazzo - Tu sembri diverso. Quella ragazza è un demonio come molti in questo paese. Mentre tu sembri buono.

Mira se la rise e si limitò a quello. Se quel ragazzo avesse saputo tutto quello che aveva fatto, a cominciare da quando era solo una ragazza chiusa all'interno delle acque di Kiri, avrebbe detto quello e altro probabilmente. Di certo non era un demonio per quello che aveva fatto in quel palazzo, o almeno sarebbe stato fin troppo riduttivo definirla tale. Eppure in qualche modo aveva ragione, per arrivare al diavolo si doveva essere simili a lui probabilmente. A fare i conti con le conseguenze ci avrebbe pensato quando sarebbe stato il momento.

Jou - Non sono per niente un buono.

A quel punto, finalmente, decise di aprire bocca rivelando tutto quello che sapeva:

Ragazzo - Ryuzaki ha una schiera di suoi luogotenenti. Gente che non ha nulla di speciale, sono solo i più invasati tra i suoi. Non li conosco tutti. Quelli che ho incontrato sono Chiaki Fujimoto, Heiji Hasegawa e An Lefeng.

Eccolo, An Lefeng tra gli altri. Il motivo per cui Jou si trovava tra quelle nuvole e per il quale Mira aveva accettato di averlo come compagno. Era uno degli uomini più potenti e fidati di Ryuzaki dunque, qualcuno capace di spostarsi alla velocità della luce. Era un nemico pericoloso, doverlo combattere in quella guerra avrebbe potuto portare più guai che altro, ma se Kai aveva davvero a che fare con la resistenza allora rimanevano loro i nemici numeri uno. Kirinaki però aveva quell'arma, qualcosa che lo Hyuga non era riuscito a sconfiggere: il Reuma. La soluzione per sopravvivere a quel folle scontro rimaneva quella di farli distruggere a vicenda.

- E suppongo tu sappia dove si trovano.

Era più una speranza che una supposizione.

Ragazzo - Ricordo che quella ragazza, quella Chiaki, l'avrò vista in una delle prime adunate. Questo Heiji doveva essere una specie di ex medico, o qualcosa di simile, comunque un uomo più istruito della media. An Lefeng mi ha comandato nel mio primo sabotaggio. È un uomo strano. Che parla molto, con uno strano accento.

Jou annuì osservando Mira.

Ragazzo - L'adunata in cui ho visto gli altri due era in una mezza radura nella foresta, come un raduno di briganti. Ma erano molti. Loro sono molti, davvero.

- Come immaginavo si trovano per lo più giù. mi chiedo chi fosse al comando qui invece, perdendo questo bastione i ribelli devono aver perso molto terreno nelle isole.

Ragazzo - Oh ma il bastione non era dei ribelli, lo volevano assaltare. Cercano in tutti i modi di farlo.

Lo disse come fosse un'ovvietà a cui però Mira non aveva pensato. Cominciò solo allora a collegare tutte le informazioni che aveva ricevuto fino a quel momento. I ribelli non avevano potere nelle isole, non potevano averlo a causa di Buraindo e dunque agivano per procurarselo.

- Lo avevano conquistato però, mi pare di capire.

Ragazzo - Non il luogo più importante. Sei una sensitiva potente, non lo avverti?

Come poteva sapere di quella sua abilità? Mira non ci volle dare troppo peso, non ancora. Poteva avere delle capacità particolari o averla sentita parlare mentre lei e Jou si facevano strada fino a lì durante l'assedio. Più importante invece quello a cui si riferiva il giovane. Sì, aveva avvertito quel disturbo fin da quando si era avvicinata al bastione, come se un'energia interferisse con il chakra onnipresente di Buraindo. Lentamente però, mentre parlavano, quel disturbo cominciava a sparire lasciando che il "Dio" del Cielo riprendesse pieno controllo. A quel punto l'illuminazione, ciò che adesso cominciava ad essere ovvio:

- Non sono venuti qui per controllare un luogo strategico ma per qualcuno... anzi, qualcosa.

Jou - Così sembra.

- Cosa ne sai dunque di questa forza?

Ragazzo - L'occhio di Buraindo vede ogni cosa fintanto che glielo si concede. E in ogni isola esiste una centrale che incanala la sua energia nell'atmosfera circostante, ognuna protetta da una fortezza come questa. Tranne l'Isola Tempio, ovviamente.

- Come dei ripetitori insomma.

Ragazzo - Esattamente e l'unico modo che i ribelli hanno per vincere questa guerra e distruggere i nuclei che lo legano a queste isole per scacciare via il suo sguardo.

Mira scosse il capo celando un mezzo sorriso. Non poteva crederci, questo era il segreto dietro all'"Occhio onnisciente" di Buraindo. Non era altro che un'abilità sensitiva potenziata da dei ripetitori di chakra. Messa in quella maniera l'avrebbe potuto fare anche lei, sarebbe bastato collegarsi a quei dispositivi e creare un campo di chakra. Quando ci aveva parlato, quando lo aveva incontrato all'interno delle pareti di Yusekai non era stato un dialogo tra Dio e Dio, né chiaramente tra umano e Dio. Quello che si chiedeva a quel punto era se i fedeli sapessero di questa cosa e nel caso come facessero a sopportare l'idea di adorare qualcuno che di divino aveva soltanto l'ego.

Ragazzo - Tuttavia è difficile. Non appena mettono piede nelle isole vengono subito individuati. Siete arrivati nel giro di poche ore come si aspettavano. Vedete, le truppe del Credo sono... divise. Alcune stanno perdendo fiducia, se così possiamo dire. Altri sguazzano nel fanatismo, altri ancora lo usano come spauracchio per dare sfogo ai loro peggiori istinti. Il capitano che vi ha mandato qui è uno di questi.

- Certo, posso capire. Scoprire che il Dio che si adora è tale grazie a ripetitori di chakra deve essere dura. Molti dei rivoluzionari devono essere ex fedeli probabilmente.

E poi... lui, Endo. Mira aveva già imparato a odiarlo, a cominciare dal suo discorso prima dell'assedio ma vederla in quella maniera le fece abbastanza venire il voltastomaco. Lei stessa aveva generato Yusekai per sfogare i propri impulsi, aveva ucciso per placare la fame d'ossessione, per sfamare la furia delle Anime Nere che rappresentavano quel lato oscuro di una donna che stava provando a maturare e crescere. Erano così diversi? Sfruttare gli eventi per evitare di impazzire, un'abilità per rifugiarsi dalla propria ossessione. No, non lo erano affatto e lo odiava proprio come aveva odiato se stessa. Seiri e Matsuda le avevano però donato la possibilità di perdonarsi e ripartire, coltivando i propri istinti senza finirne vittima per poter costruire qualcosa. Avrebbe distrutto quel falso impero nel Cielo, tra le altre cose lo doveva a chi le aveva concesso di poter essere... viva.

Ragazzo - È possibile. E poi è quello che dice Ryuzaki, sia chiaro. Ma non credo sia solo per questo. Il fatto è che il Credo ha col tempo tradito se stesso. Ai tempi del Monaco professava di un mondo giusto, dove gli uomini vivevano in armonia come fratelli, un posto per tutti come il mondo meritava di essere.

Jou annuì sbuffando a testa bassa.

Ragazzo: - Ma suo figlio ha cambiato tutto, anno dopo anno. Ora il Cielo è solo una grottesca tirannide.

Mira poggiò la schiena a una parete pensando. Quella che il giovane aveva detto di Buraindo e del contesto generale del Cielo sembrava un po' la descrizione della situazione che qualcun altro aveva combattuto fino alla... "morte" nel resto del continente ninja. Possibile che Ryuzaki fosse davvero Kai?

- La tipica persona che un fautore della libertà vorrebbe uccidere. Lo immagino così Ryuzaki.

Poi volse lo sguardo verso Jou, amareggiata per chi avrebbero dovuto continuare a combattere:

- Che cosa vuoi fare? Vuoi davvero andare fino in fondo seguendo Endo?

Jou - Signorina, e anche tu, ragazzo: mi dispiace sinceramente per questo paese e i suoi abitanti. Ma io ho i miei problemi a cui pensare. E, a quanto sembra, il modo per risolverli è seguire quel tizio lì.

- Già... sono d'accordo.

Poi successe qualcosa, come se si fosse finalmente arrivati al punto di togliere le maschere. Il ragazzo sospirò strappandosi l'origami che lo teneva inchiodato al muro come se fosse la cosa più semplice del mondo, e riprese a parlare:

Ragazzo - Oh, lo so che hai i tuoi problemi, Jou Matsuyo. Lo so bene. E anche tu in fondo, Shukyo.

Mira alzò lo sguardo d'un tratto come se volesse accertarsi di quello che aveva appena sentito. In quel momento anche la considerazione precedente sul suo essere una potente sensitiva prendeva importanza. Si mise in allerta, osservando i movimenti del giovane che improvvisamente divennero decisi, consapevoli, di sicuro non appartenenti a un ragazzo della rivoluzione incapace di scegliersi amici e nemici.

- Come diamine fai a sapere i nostri nomi? Anche prima, hai accennato al mio essere una sensitiva.

Ragazzo - Oh, io so molte cose Shukyo.

Lo ripeté con tono ironico come se sapesse perfettamente che quello fosse un nome falso. Mira trasalì, si sentì il sangue gelare davanti a chi stava ostentando la propria consapevolezza.

- Chi diavolo sei?!

Ragazzo - Peste al diavolo se me lo ricordo!

Ormai era libero e Mira e Jou invece in posizione di combattimento con l'uomo che aveva già sguainato la spada.

Il ragazzo li guardò inizialmente spaesato, poi sorrise scuotendo il capo:

Ragazzo - Suvvia, non facciamo gli sciocchini.

Jou - Dicci chi cazzo sei o non sarò più responsabile delle mie azioni!

Ragazzo - Ma io vi ho dato delle belle dritte! A voi ora usarle e muovere lo spettacolo.

Mira gli lanciò addosso altri origami cercando di intrappolarlo nuovamente, poi gli corse incontro per bloccargli tutte le vie di fuga. La situazione stava precipitando ed evitare che una persona del genere gli sfuggisse era fuori discussione. Era ovvio come avesse fino a quel momento giocato con loro ed essere stati raggirati in quella maniera non era qualcosa che Mira era disposta ad accettare. L'impatto però non ci fu mai: gli origami gli passarono attraverso così come anche la donna che finì invece per colpire con forza la porta della camera. Quel passaggio durò un istante, abbastanza però da concederle una sensazione che non avrebbe mai potuto dimenticare. Sentì un brivido risalirle lungo le braccia, farsi largo attraverso le ossa e insinuarsi nelle vene. Le sembrò di sentire una voce ma non era possibile, e rivide per un momento l'immagine di se stessa davanti a un'entità che Varnaki stesso aveva faticato a comprendere. No non poteva essere, non poteva esistere un'altra persona capace di farle provare quella strana esperienza, le era successo solo una volta con qualcuno che doveva essere morto, giudicato per i peccati commessi dinnanzi alla Dea di un mondo oscuro. Shirai era il suo nome, un demonio nel senso più letterale esistente. Mira ne fu sconvolta e non poté che voltarsi silente verso quel particolare "spettro".

Jou - Maledetto coglione!

Jou cominciò a colpirlo con la spada lanciando però fendenti che lacerarono l'aria e basta. Nulla, il ragazzo era diventato intangibile, invulnerabile.

Ragazzo - Sì, me l'hanno detto molti dei vostri...

E si dileguò con quelle parole, sparendo attraverso il vicolo, entrando tra l'ombra e la parete. Era scomparso lasciando di sé soltanto il terrore di dover nuovamente avere a che fare con un demone che aveva costretto Mira a lasciar un'intera città tra le fiamme. La donna era ancora sconvolta mentre Jou non riusciva realmente a spiegarsi come fosse possibile quello che aveva appena visto.

Jou - Ne ho viste di cose strane, ma questa!

- Poteva liberarsi... poteva farlo in ogni momento, ma ha deciso di affidarci quelle informazioni. Perché? Siamo davvero soltanto dei burattini nelle sue mani?

L'aveva già vissuta e seppur con Shirai fosse uscita da vincitrice, in quella storia aveva lasciato molto. Eppure quell'uomo sembrava diverso, Shirai era pura malvagità, un cumulo di energia negativa che poteva paragonarsi a Varnaki. Lui invece li stava aiutando, senza aver ancora chiesto nulla in cambio.

Jou - Quello che mi chiedo è... perché?

- Perché ci conosceva, sa perché siamo qui.

Jou - Già, anche bene sembrerebbe.

Mira si passò le mani tra il volto e i capelli, cercando di tornare in sé. Non era il momento di pensare a cosa potesse aver voluto dire quell'incontro, né perché fosse successo. C'era un assedio in corso ed Endo doveva essere già arrivato alla camera del ripetitore. Dovevano raggiungere il resto del gruppo e continuare a fingere fintanto che non fossero arrivati ad An Lefeng e Ryuzaki.

- Torniamo da Endo. Direi di non fare parola di quanto vissuto qui.

Jou - No, direi proprio di no.

Si avviarono verso il resto del gruppo, sconvolti, fra mille pensieri e ricordi, ma consapevoli di non poter ancora mollare. La guerra era appena iniziata e dei veri obiettivi di Mira e Fuyuki non vi era ancora l'ombra.
 
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view post Posted on 21/1/2019, 15:03     +1   -1
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Capitolo 5, Umilia l'uomo, punisci il mortale




Nel brandello di cielo visibile dal crepaccio, Fuyuki poteva osservare muoversi i piccoli stormi di pipistrelli che svolazzavano in quell'oscurità feroce. I loro stridii smorzati come fossero a chilometri di altezza, là dove volavano insensatamente attorno alla terra come insetti sul bordo di una ciotola. Sulla cima del crepaccio, una sagoma indistinta. Si avviò a risalire, e la figura di quell'uomo era ancora lì, a scrutare l'orizzonte sotto di loro, la vasta pianura pedemontana del Cielo estesa a perdita d'occhio verso sud. Ammassi di nuvole muovevano in lontananza da quella direzione, che si avvicinavano veloci e baluginanti all'orizzonte. Presto su quelle montagne si sarebbe scatenato un temporale che fra tuoni e schianti avrebbe avanzato cannoneggiando in tutta la valle, mentre il Cielo nudo e livido che la osservava dall'alto sarebbe riemerso a sprazzi dal buio della notte e nel chiarore velato dei fulmini.
L'uomo era vestito con un elegante kimono nero, i capelli corti nerissimi, un paio di baffetti curati e all'insù. Fuyuki lo avvicinò.
"Salve, Fuyuki. Fuyuki Hyuga" gli disse, gli occhi sempre all'orizzonte.
Nessuna anomalia nel suo chakra. Un chakra normale, da persona comune. E questo lo destabilizzava ancor più. Si accese una sigaretta, cercando di restare sul pezzo.
"Mia madre mi ha insegnato che non è carino non presentarsi, prima di iniziare una discussione."
Lo strano tizio si voltò.
"Credo proprio di sì. Credo di conoscerti."
" - Mi dispiace, ma credo di non poter dire lo stesso."
"Eppure ricordavo fossi bravo a ricordare le facce. Ti ricordi la faccia di Anare Yamamoto? Una ragazza a cui il Joker ha lanciato un sasso con il suo chakra tangibile, durante quella piccola estorsione a Nami no Kuni. Una bella ragazza, finché l'occhio non le penzolò dall'orbita. E il suo cervello non imbrattò il muro."
Fuyuki ci pensò un po'.
"Sei proprio sicuro di conoscermi?"
"Spero di sì. Credo di conoscerti."
Dopo un po' scosse la testa e aspirò dalla sigaretta. Lo strano tizio sorrise.
"Lo vedi, perché allora dovresti ricordarti di me? Hai dimenticato gente molto più importante di me."
"Di sicuro non è stata l'unica a soffrire tanto per il Joker."
"E Ren Hatanake, almeno lui lo ricordi?"
"No, ancora quel nome non mi dice niente. Devi averlo capito ormai, sono estraneo a tutto questo. Mai sentiti nominare" e cacciò un colpo di tosse nervosa.
"Ma se è il Joker che cerchi, non lo troverai da me. Non più, ormai."
Lo strano tizio corrucciò le labbra.
" - È peggio di quanto credevo, allora."
Fuyuki iniziava a perdere la pazienza.
"Cosa vuoi da me?"
"Nulla, Fuyuki. Senti, a volte vorrei solo saperne di più sulla vita. Vorrei avere una guida migliore. Un mio amico ha bevuto come una spugna a una taverna vicino Maigo. Credo che tradirà la sua cara mogliettina. Perché non vai laggiù e vedi di consigliarlo sul da farsi. Te la sentiresti di fare questo per me?"
"Non è affar mio. E la tua recita non è divertente."
"Tutti recitiamo, Fuyuki. Ma io so cosa sei."
Lo guardò intensamente per un po', quindi fece spallucce e sorrise.
"Solo se ne hai il tempo e la voglia, amico mio. Solo se ne hai il tempo" e si allontanò verso il suo casolare poco lontano.
Mosse qualche passo finchè Fuyuki non gli si parò davanti grazie all'utilizzo dell'Hansha.
"Già te ne vai?" gli disse.
Lo strano tizio alzò le sopracciglia in modo ieratico: "Eh sì. Mi sento un po' stanco. Vuoi che ti offro qualcosa da bere? Sarai stanco anche tu."
Quell'invito lo stupì nuovamente.
"Non mi hai ancora risposto. Voglio sapere chi sei e come mi hai trovato."
L'altro strinse le labbra e dopo un po' annuì: "Va bene. Prego, entra pure a casa mia e ogni cosa ti sarà chiara" e allungò la mano verso la porta poco lontana, come a invitarlo.
Seppur titubante, Fuyuki lo seguì. Coprirono quei pochi passi che li separavano da quel piccolo rifugio - un minuscolo monolocale in legno consunto -, salirono gli scalini di legno della veranda e lo strano tizio aprì la porta, invitandolo ad accomodarsi.
La casa era più piccola di quanto potesse apparire. Venti metri quadri e non più. Probabilmente anche perchè strabordava di oggetti - era piena di quadri, in ogni angolo. Dei pennelli abbandonati su una tavolozza sul tavolinetto in fondo a sinistra, là vicino uno straccio sporco di colore, tutti rischiarati dalle cinque candele la cui cera colava giù sui loro piedistalli a forma di teschio, tutte poste sul grande tavolo che copriva il lato destro della stanza, le uniche fonti di luce lì dentro. I soggetti dei quadri erano sempre gli stessi: lupi e avvoltoi, da varie angolazioni e diversi contesti. Una poltrona in fondo a destra. Al centro della stanza, in fondo, un quadro in corso d'opera. La sagoma di un uomo. Non riusciva a capire chi potesse essere. Se, in prima istanza, potesse pensare fosse un'autoritratto dell'uomo, in certi istanti gli venne da pensare che quell'uomo potesse anche essere lui stesso. Scrutando meglio la stanza, si soffermò meglio su dei particolari. Nascoste e quasi invisibili, sulle pareti erano incise con un taglierino delle frasi sulle assi di legno.


La luna brillerà nell'oscurità



Ti conosco



Ho dato tutto all'Arte. E ho imparato troppe cose, e assolutamente nulla



L'acqua avvelenata si tinge di nero



Ti offrirò ciò che desideri, o due tue generazioni. Farai la tua scelta



Il rintocco finale annunzierà il mio più grande avvento



Da grembo a tomba



Di una bambina chiamata Inai mi ricordo sulle cui spalle due paesi strinsero un accordo ma l'uomo della strage le trovò deboli e pericolose pare che la famiglia di Inai non la veda più molto spesso



Osservando il quadro, Fuyuki avrebbe avuto per un attimo l'impressione che quella sagoma indistinta avesse mosso lo sguardo, i suoi occhi appena accennati con due deboli pennellate piantati sui suoi. Nulla, forse era stata solo un'illusione.
A sinistra, in fondo, davanti al tavolinetto con i pennelli, uno specchio, che rifletteva la porta d'ingresso spalancata.
Già. Lo strano tizio era scomparso non appena aveva messo piede lì dentro. Sul tavolo dei pennelli, una bottiglia di liquore con due bicchieri. Uno sembrava essere già stato vuotato.







Tornarono nello spiazzale principale, e subito Sanada li intercettò chiedendo dove si fossero cacciati. Disse poi loro che Endo voleva parlargli e li guidò dunque lungo lo piazza della fortezza dove ormai le rappresaglie e le violenze andavano scemando per mancanza di materia prima, e poi permise loro di varcare indenni il passaggio sorvegliato dalle due guardie scelte, portandoli con sé all'interno della Torre Est.

"Su, su, su con le mani!" urlò Endo all'interrogato. Era sudato e carponi, la bocca riarsa, gli avambracci a sostenere il peso del corpo e le ginocchia sanguinanti dal vetro delle bottiglie su cui giacevano e che si era conficcato ormai in profondità dopo più di mezz'ora. Mira, Jou e Sanada potevano osservarlo dalla finestra opaca della stanza, in attesa che il capitano terminasse per poter spiegare loro il motivo della convocazione.
"Alzati, alzati!" e gli diede due calci al costato, rialzandolo di peso.
I prigionieri si erano divisi in tre gruppetti e Endo fu subito sicuro che fosse una mossa studiata per evitare di alimentare il sospetto tra le forze dell'ordine che tale rivolta fosse così ben coesa e strutturata come sostenevano, facente capo a un unico centro come la propaganda insurrezionista faceva credere al popolo.
"Il peso deve stare sulle ginocchia, così!" gli disse, mentre il ragazzo cacciava delle urla sorde e rauche: "Così, sulle ginocchia, sulle ginocchia, così! Tu non sei un cavallo, che cammina a quattro zampe!"
Endo si allontanò di qualche passò senza scollargli gli occhi di dosso, e quando vide che il ragazzo rimaneva in piedi sulle ginocchia un mezzo sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto senza alcuna forma di ambiguità.
"Bravo, vedo che sei ragionevole e capisci. Capisci che lo faccio per te. Perché devi imparare che hai sbagliato, e devi iniziare a comportarti da persona onesta."
Endo iniziò a girargli attorno come un avvoltoio o un lupo solitario.
"Perché tu non sei un cavallo, hai capito? Tu sei un abitante di Sora no Kuni, tu non sei un cavallo. Tu non sei un cavallo, tu non sei un cavallo, tu non sei un cavallo, tu non sei un cavallo, sei un cittadino di Sora no Kuni. Tu non sei un cavallo, sei un cittadino di Sora no Kuni, e come un buon padre io ho a cuore il destino di questo Paese. Allora, cosa preferisci: berti altri due litri di acqua e sale e farti dare un antidolorifico, oppure preferisci restare in ginocchio?"
Endo gli pose davanti la brocca sventolandogliela sotto il naso, il sale di cui traboccava che gli irritava le narici. Il ragazzo accennò ad alzarsi, stringendo i denti.
"Non so, scegli tu. Ma se decidi di alzarti la devi bere tutta. Se decidi di alzarti la devi bere tutta. Se ti alzi la devi bere tutta."
Il ragazzo era in piedi tremante e prese la brocca, ed Endo era già pronto a bloccarlo e a staccargli le dita dei piedi e a rompergli le ginocchia qualora il ragazzo avesse avuto il moto istintivo di rompergliela in testa. Il ragazzo iniziò a bere.
"Tutta, tutta, così!" gli intimò Endo, ma giunto a un quarto del contenuto al ragazzo venne un mezzo conato di vomito.
"Basta così? Allora rimettiti in ginocchio" e riprese la brocca e lo spinse a forza nuovamente a terra: "Era meglio se non bevevi a questo punto. Io non riesco a capirti. Tu entro dieci minuti potresti avere i migliori medici a curarti, uscirtene di qui e respirare un po' d'aria fresca, e bere un po' d'acqua pura e buona come questa" e vuotò il bicchiere che aveva preso nel frattempo.
"Ah! Chiara, dolce e fresca acqua! Io non voglio mandarti sotto processo, per chi ci hai preso? Noi siamo la polizia di uno paese civile, siamo ben felici quando possiamo evitare sofferenze al nostro Paese."
Il ragazzo si stava gradualmente rimettendo carponi, ed Endo lo ammonì dandogli un calcio nelle costole.
"E ascoltami se ti dico che non ho alcun interesse a rovinarti. Tu puoi leggere qualsiasi cosa, pensarla come vuoi, sarò onesto con te. Non mi va di inculcarti nulla in testa. Puoi fare tutto quello che vuoi, perché tu non sei un cavallo!
Tu sei una persona libera in un Paese libero. E io devo rispettare le tue idee.
"
Endo si fece serio e avanzò minaccioso verso di lui.
"Ma i botti terroristici. Le intimidazioni. Le rapine. Che cazzo c'entrano con la libertà?" gli urlò afferrandolo per il collo con una mano. il ragazzo lo guardava tremante e con gli occhi vitrei, i suoi stracci insanguinati ormai zuppi.
"Ascolta, se tu mi dici chi tra questi maggiori sospettati è Ryuzaki - " e cacciò fuori un foglio stropicciato che non riuscirono a vedere dalla loro prospettiva attraverso il vetro: " - io ti lascerò in pace. Chi tra questi sei, lì nello stanzone, sappiamo che uno di questi è Ryuzaki, lo sappiamo, altri tuoi amici hanno confessato e sono già lontani da qui. Lo so che non sei tu Ryuzaki, perché non hai la faccia di un pazzo criminale e di un degenerato. Sei una vittima degli eventi, ecco cosa sei. Una vittima degli eventi! Ma sono sicuro che tu conosci chi tra questi è Ryuzaki."
" - Mi dia... mi dia un po' d'acqua. La prego" balbettò il ragazzo. Endo lo fissò immobile per un po'.
"Voglio solo che tu ti comporti da persona per bene. Comportati bene, e sarai accontentato. Ma cosa credi? stai parlando con un uomo moderno e di ampie vedute. Qui c'è solo una discussione tra due persone pacate, ragionevoli. E parliamo dunque in modo ragionevole, senza perbenismo: voi parlate di democrazia, ma che cos'è questa democrazia?
E diciamocelo: è l'anticamera dell'anarchia.
E l'anarchia, in fondo, non mi dispiaceva molto da giovane, te l'assicuro. Io ti capisco, non avere paura. Io sono il tuo confessore, la tua ancora di salvezza, il tuo faro nelle tenebre, hanno già parlato in molti, non ti succederà niente. Io sono una tomba. Tutto questo palazzo è una grande tomba, il governo si impegnerà affinché non abbiate ripercussioni da quei maledetti criminali terroristi.
"
Il ragazzo sembrava sul punto di svenire, ed Endo se ne accorse.
" - Ma mi vuoi dire la verità? Vuoi deciderti a dirmi la verità? Lo vuoi dire che è lui Ryuzaki!" e lo alzò di peso e gli schiaffò il foglio in faccia, indicandogli uno dei volti sul foglio.
"Vuoi dirlo che è lui Ryuzaki? Che è lui! è lui!"
Il ragazzo annuì, annaspante e spaventato come un topo da laboratorio nei suoi ultimi istanti.
"E' lui vero?" chiese Endo smettendo di strattonarlo, e il ragazzo annuì ancora, quindi Endo si rialzò fiero e gli diede una pacca sulla spalla, portando un ampio sorriso al vetro e facendo segno affermativo col pollice insù. Sanada fece un cenno alle guardie di andare.
"Su su, non preoccuparti" disse al ragazzo in lacrime, cingendogli la fronte.
"Non volevo! mi dispiace!"
"Su su, non preoccuparti."
"Sono un traditore."
"Verrai perdonato, e che tu ci creda o no il nostro buon Dio ti concederà ammenda per i tuoi peccati, e vivrai per sempre nella gloria" e detto ciò gli girò il collo e lasciò cadere il suo corpo senza un suono. Poi uscì dalla sala strofinandosi le mani.
"Amen. Ha visto, Sanada? Abbiamo fatto un buon lavoro."
Sanada si limitò a ridacchiare pavidamente, distogliendo lo sguardo.
"Quanto a voi due, il Cielo vi è grato per quello che avete fatto, davvero. Una mossa folle e temeraria, ma decisiva quella di attaccare i bastioni frontalmente. Abbiamo subito fortissime perdite, ma in compenso abbiamo fatto una vera carneficina tra le file nemiche, e preso prigioniero ogni superstite - ho ben ragione di crederlo. In proporzioni, è la più grande vittoria che potessimo mai ottenere."
Endo si avvicinò a un catino e si sciacquo le mani e la faccia.
"Ho inviato il rapporto al priore Araiba e mi ha chiesto personalmente di incontrarvi. Porteremo Ryuzaki in prigione e voi verrete con noi fino Butsuon, al Grande Tempio. Il priore Araiba spera di poter avere modo di sdebitarsi con voi per quanto avete fatto."
Jou attese un po'.
" - Ad essere onesto, lo spero anch'io."
 
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view post Posted on 10/2/2019, 13:30     +1   -1
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Stringendosi nelle sue vesti, per combattere il freddo, entrò nel casolare. I suoi passi pesanti facevano cigolare le travi lignee del pavimento, lasciando che quei suoni accompagnassero ogni suo respiro. Mentre l'aria condensata gli oscurava per un istante la vista, poteva quasi sentire i battiti del suo cuore. Possenti, regolarmente accelerati da ciò che si stava consumando nel suo cuore. Era ansia, quella che stava provando? Credeva di sì, anche se, forse, poteva trattarsi di qualcosa di ancor più viscerale, di un'emozione ben più ancestrale e propria dell'uomo. Paura. Assurdo, quanto poco fosse bastato perché Namida, l'ombra cremisi che si era macchiato di crimini indicibili nei confronti di persone di cui nemmeno ricordava il nome - era il caso di Ren Hatanake, morto per mano sua per volere di un ricco committente - si trovasse faccia a faccia con la cruda verità. Quell'uomo pareva conoscerlo davvero. Non poteva essere altrimenti e per questa ragione lo stesso Fuyuki aveva preferito non mentire, circa la sua vera identità: chi aveva di fronte lo avrebbe deriso, dopo aver trovato quel crepaccio ed averlo chiamato per nome, quasi come a voler spingere il generale d'argento di fronte al re nemico per metterlo sotto scacco. E ci era riuscito, perché per la prima volta nella sua vita lo shinobi si sentiva non solo in svantaggio, ma del tutto incapace di ottenere informazioni su chi aveva davanti... se non con la forza. Prima aveva quasi perso la propria lucidità, senza curarsi di tenere a freno minacce e parole traboccanti di collera. Era stato uno stolto, ma del resto, cos'altro avrebbe potuto fare? Anche in quel momento, si aggirava fra quei dipinti e quei cimeli impolverati come un cieco vagabondo, guidato da una curiosità che, presto, si sarebbe fatta ancor più accentuata.
"Io non... no, non può essere..." pensò tra sé, mentre un brivido freddo gli percorreva la schiena. Oh, quell'uomo non scherzava nel dire che lo conosceva. La sua non era una speranza. No, lui lo conosceva davvero. Mentre i suoi occhi frugavano ansiosi tra quelle scritte impresse sulle pareti, il giovane poté sentirsi violato nei suoi ricordi più nascosti, spogliato di ogni suo segreto, persino di ciò che avrebbe voluto nascondere al mondo intero. Non c'erano dubbi. Quelle parole raccontavano delle Terme Nere, di quanto Akane Uchiha gli aveva confidato in privato, della strage consumatasi nelle viscere della montagna di Yason Mori. Per la prima volta nella sua vita, Namida si sentì totalmente indifeso. Era come se qualcuno lo avesse osservato per tutti quegli anni, nascosto come un fantasma ad osservare ogni sua mossa, ogni suo crimine. E a spaventare Fuyuki, in quel momento, non fu solo la consapevolezza che ci fosse qualcuno a conoscenza del fatto che fosse ancora in vita. No, a terrorizzarlo davvero fu la certezza che esistesse qualcuno capace di conoscerlo fino a quel punto. Forse, persino meglio di quanto lui avrebbe potuto dire di conoscere se stesso. Il rumore di una porta spalancata lo costrinse a voltarsi e subito si capacitò di come il suo ospite fosse scomparso, volatilizzandosi nel nulla. Non provò nemmeno a seguirlo, quasi come se fosse certo che qualsiasi mossa si sarebbe rivelata inefficace. Quell'uomo così misterioso era indecifrabile, tanto da poter sembrare un mortale, così come un Kami in grado di giudicare i crimini di chi era finito sotto il suo giudizio. Con un po' di esitazione, il ragazzo si avvicinò al tavolo, lasciando che la mano destra sfiorasse prima il contenitore che custodiva i pennelli, poi il bicchiere vuoto. Alzando lo sguardo, vide un volto tanto familiare quanto distante osservarlo da dentro una cornice sporca. Iridi dorate, impreziosite da un sorriso, una smorfia macabra e traboccante di follia. Che fosse Kai o il Joker era difficile dirlo, così come se quanto avesse visto fosse reale o frutto di una sua suggestione. Impaurito da quanto aveva appena visto, Fuyuki non si rese nemmeno conto di aver fatto cadere al suolo il bicchiere. Se ne accorse soltanto quando il suono di vetro frantumato lo ebbe raggiunto e, osservando appena le schegge che costellavano il pavimento, si convinse a voltarsi e ad abbandonare in fretta quella catapecchia. Fu come risvegliarsi da un incubo, quando l'aria fredda della tormenta lo investì in viso. Ma la consapevolezza che tutto quello fosse reale... oh, difficilmente l'avrebbe abbandonato. Per un momento, ripensò alla richiesta che quell'individuo gli aveva fatto. L'idea di accontentarla lo sfiorò solo per un istante, infrangendosi poi inesorabilmente contro la pressante volontà di non avere più nulla a che fare con quella vicenda. Anziché continuare ad indagare, con il rischio di rimanere sempre più invischiato in quel baratro di ansia e terrore, preferiva concentrarsi su qualcosa di ben più concreto e attuale. L'assalto a Butsuon era ormai imminente e lui avrebbe fatto bene a concentrarsi sull'operazione, anziché sulla paura di continuare ad inseguire i fantasmi del suo passato.

 
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view post Posted on 19/2/2019, 13:17     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Mira e Jou furono accompagnati da Sanada davanti alla vetrata dietro cui Endo stava provando ad estirpare quante più informazioni possibili da uno dei prigionieri. Mira osservava immobile quello spettacolo raccapricciante: aveva già imparato a odiarlo quel maledetto capitano, già da quando aveva fatto la sua arringa all'esercito che avrebbe insieme a lui assaltato il bastione. Eppure non poteva giudicarlo, non dopo aver permesso a Naum di fare lo stesso con Kawarimi al covo di Kirinaki, non dopo che lei stessa aveva giocato con la sua vita provando a drogarla con i tonici che aveva accuratamente preparato. No, non era la tortura l'elemento che poteva etichettare quell'uomo come un demonio ma lo sguardo che aveva mentre la praticava: non era lì per cercare di esaurire ogni tentativo per far parlare giovani ragazzi che avevano avuto la sfortuna di fidarsi delle persone sbagliate, era lì perché voleva esserlo, voleva respirare gli ultimi istanti della sofferenza di quella gente, voleva vederla marcire insieme a chi in teoria era lì per guidarli. Alla fine aveva ceduto: il rivoluzionario annuì osservando l'immagine di un uomo che confermò essere Ryuzaki, per poter placare quel dolore, per riemergere dal baratro della sofferenza e tornare a guardare con occhi privi di grumi di sangue. Eppure non sarebbe mai riuscito a farlo, non avrebbe più visto nulla se non un mondo oscuro di terrore in quegli ultimi istanti di esistenza. Era già morto da tempo, da quando era stato catturato e portato dentro quella cella, sopra quel vetro, attraverso quella maledetta acqua. Mira lo vide cedere, osservò il suo sguardo dopo aver fatto la spia sul proprio leader e se da una parte scorse la brillantezza della speranza di tornare a vivere, dall'altra vide primeggiare la sua consapevolezza di essere ormai morto. Endo aveva già deciso il suo destino da molto prima che entrasse nella camera e così, in un osso che si spezzava, la vita del giovane fu strappata via dalle grosse dita del capitano. La Dea di Yusekai strinse i pugni cercando controllare il tremolio che la colse: le mani non riuscivano a stare ferme e il cuore cominciò a battere come un tamburo, tanto forte che per un istante ebbe timore che Jou o Sanada potessero sentirlo. Lo aveva ucciso, il giovane aveva collaborato e risposto alle domande di Endo e quest'ultimo lo aveva comunque ucciso. Mira scosse il capo, cercando di guardare altrove, di spostare l'attenzione su qualcosa che non fosse quello psicopatico perverso che odiò con tutta se stessa. Perché ucciderlo comunque? A cosa sarebbe mai potuta servire la sua morte? Soltanto uno spreco.

- E così Ryuzaki... è tra quei prigionieri?

Si rivolse a Sanada, avrebbe fatto e detto qualsiasi cosa per non assistere al corpo morto del ragazzo che cadeva al suolo. L'uomo rispose ben soddisfatto seppur senza esporsi, sapeva bene di non contare nulla in quella circostanza e che avrebbe avuto rilevanza soltanto ciò che avrebbe detto Endo una volta uscito dalla camera della tortura,

Sanada - A quanto sembra sì, così pare abbiano detto gli interrogati. Ma vedremo, al momento non spetta a me l'ultima parola.

Endo giunse proprio in quel momento e dopo essersi sciacquato faccia e mani si presentò davanti ai due "eroi" che avevano reso possibile una vittoria così netta contro i rivoltosi. Si era andati oltre le più rosee aspettative e il capitano non perse l'occasione di ricordarlo. Mira preferì non pensarci, se si fosse fermata a riflettere sul sangue che aveva versato senza aver ancora in mano nemmeno la parvenza di un'informazione concreta, avrebbe facilmente ceduto allo sconforto e alle esigenze delle anime nere di Yusekai.

- È stata una grande vittoria, davvero. Ma come mai i rivoluzionari avevano preso di mira questo posto? Ryuzaki stesso si è esposto. Sai, non vorrei fosse una trappola, magari quello non è nemmeno lui.

Provò a gettare l'amo, cercando di capire se Endo sapesse o meno la verità che vi era dietro a quella struttura nelle isole di Orion e al potere onnisciente di Buraindo in generale. La risposta fu prevedibile ma la prontezza con l'aveva data non altrettanto. Sembrò talmente sicuro da risultare "preparato".

Endo - Oh sì, senza dubbio. La migliore che potessimo immaginare e questo, come vi dicevo, grazie anche a voi due. Vede, questo centro è il più importante delle isole gemelle. È un bastione che domina tutta la regione: se avessimo perso questo, avremmo perso del tutto le isole Orion. È stata una mossa strategica prevedibile, ma oculata quella dei cani infedeli.

In fondo era anche quello che aveva pensato Mira prima di avere le informazioni da quell'essere ripugnante durante l'assedio. Ma quella di Endo era la verità che le aveva concesso o realmente non sapeva il segreto dietro alla forza di Buraindo? Mira ci pensò un po' ma concluse che, a giudicare dal tipo di persona che era il capitano, non avrebbe probabilmente fatto differenza. Avrebbe avuto la scusa per uccidere quanti più rivoltosi possibili in entrambi i casi. Poi continuò:

Endo - Allora signori, preparatevi. Datevi pure una rinfrescata, perché fra due ore partiremo alla volta di Butsuon. Il priore Araiba ci accoglierà come meritiamo, ne sono certo.

Sanada - Sì sì, lo penso anch'io!

Mira lo guardò con disgusto, se Endo era un assassino processante la propria indole malsana e sadica, Sanada era soltanto un parassita che prendeva energia dalla vita di chi gli era al di sopra. Si limitò a sbuffare in quella circostanza, cercando di scaricare i nervi e di tenersi in coda insieme al gruppo per affiancare Jou che era rimasto il più arretrato.

- Che ne pensi?

Per quanto lontano potesse essere da lei riguardo alle motivazioni che l'avevano portato a fare carneficina di rivoluzionari, era comunque l'unica persona che in quel contesto poteva esprimere un parere a cui avrebbe potuto dare un peso, considerando le circostanze e quello che avevano passato insieme prima di arrivare in quella stanza.

Jou - Non saprei. Potrebbe essere così, come potrebbe essere colà, non so se mi spiego.

Le offrì una sigaretta, forse perché per quanto Mira provasse a nasconderlo mostrava una certa agitazione, in quel contesto non era certamente tranquilla come avrebbe dovuto esserla invece un'accolita di Buraindo dopo una vittoria del genere. La donna scosse il capo, dell'alcool magari sarebbe stato più appropriato, ma il fumo certamente no.

- Mh già. A ogni modo avrai ciò che cerchi presto se quello è veramente ryuzaki.

Era ovvio: Jou aveva ucciso decine di rivoltosi e An Lefeng era dalla parte di Ryuzaki. Mira aveva messo in conto di doverlo combattere, così come aveva pensato alla possibilità che Fuyuki fosse riuscito ad entrare nelle grazie degli esponenti della rivoluzione. Se non Ryuzaki, se davvero era tra gli uomini catturati, di sicuro alcuni dei suoi uomini più preparati avrebbero provato un contrattacco per salvare la vita del loro leader. Poteva già sentire l'odore della guerra tra le due parti in gioco: si sarebbe ritrovata a dover combattere proprio lo Hyuga così come Jou, An Lefeng... oppure no.

Jou sembrò incuriosito da quell'uscita e riprese ad osservarla con una certa insistenza, senza però risultare aggressivo o sospettoso:

Jou - Non so cosa tu centri con questa storia, biondina... Ma prima o poi questi nodi credo dovranno venire al pettine, per il bene di tutti. Al momento ho l'impressione che tu sappia molte più cose di me, che io di te.

Mira ci pensò, poi rispose allo sguardo senza celare un'amara preoccupazione. Jou aveva ragione, presto i nodi sarebbero venuti al pettine e quella sua copertura, all'ombra dell'occhio di Buraindo, sarebbe saltata.

- Io non so niente di te, da che parte stai?

Jou si era preso le vite della gente per cui An Lefeng lottava. Se si fosse ritrovato a doverlo combattere che cosa sarebbe successo?

Jou - Parte? Ma dalla parte di nessuno. Dalla mia parte, credo. Quella che mi permetterà di mettere un punto a questa faccenda. E tu?

- Già, Beh, forse dovevi pensarci prima di sporcarti le mani del loro sangue, e anch'io.

Jou - E tu?

Insistette l'uomo, deciso seppur non aggressivo.

Mira ci pensò per un istante, poi rispose sperando di non essersi mossa a vuoto, di non essersi immischiata in quel mare di morte e sangue, tra la follia di Endo e la tirannia di Buraindo soltanto per aver reso possibile quella sanguinosa vittoria contro chi dal basso stava provando a risalire.

- Io? Contro chi adesso può aiutarmi... - fa una pausa - con Buraindo.

Jou - Perfetto. Direi che siamo in due allora. E che, per il momento, stiamo dalla stessa parte
 
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120 replies since 5/8/2018, 18:52   3180 views
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