Missione S - Portare gli uni i pesi degli altri, per .Astaroth e Griever_

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 14/9/2018, 21:03     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


E così si allontanarono e si mossero. Il semicerchio del sole, dapprima simile alla testa di un grande fallo rosso pulsante e ostile, stava defluendo sempre più oltre l'orizzonte e Naum aveva consigliato di allontanarsi da quella posizione e accendere un fuoco, per coprire meglio la loro fuga. Quando le tenebre calarono si misero in cammino, Mira si allontanò per prima e pochi istanti dopo Fuyuki e Naum, in direzione opposta, con le fiamme che illuminavano il terreno tutt'intorno e le sagome dei cespugli di montagna che vacillavano sulla dura pietra su cui crescevano, e i cavalieri calpestarono le proprie ombre sottili e svasate finché non si immersero del tutto nell'oscurità che tanto si addiceva alla loro natura attuale.


[@Fuyuki]

"Mi va bene, Seikai."
Naum assottigliò gli occhi e gli rivolse un sorriso ancora più sottile, poi si lasciarono il fuoco alle spalle, e così il suo tepore.
Cavalcarono per qualche ora, ma la notte era tanto fredda e Fuyuki tanto provato che Naum si sentì costretto a farglielo presente. Che era meglio fermarsi a riposare per la notte e ripartire l'indomani in forze piuttosto che vederlo scivolare da cavallo e rompersi l'osso del collo prima del tempo. Nelle sue terre i cavalieri erano abituati anche a dormire sui cavalli, ma non poteva certo pretendere questo da un novizio dell'equitazione, che a malapena riusciva a reggersi sulle briglie. Dettaglio che, saggiamente, decise di tenere per sé stavolta. Non vedeva alcun motivo di farglielo presente, anzi ogni motivo che trovava era soltanto deleterio per la loro missione.
Si accamparono presso una sorgente calda in cima a una collina, trovata per pura fortuna, circondata da residui di murature arcaiche. Il freddo era tale che un bagno del genere difficilmente potesse essere rifiutato, un bagno che li avrebbe visti scendere come accoliti nell'acqua vaporosa mentre enormi sanguisughe bianche si allontanavano nella sabbiolina intorno. Quella notte Naum volle mantenere la parola data, e concesse a Fuyuki di bere un liquore incolore simile ad acqua che conservava in una bottiglietta piena di simboli che non aveva mai visto in vita sua. Gli disse che gliene restava ancora qualcuna dall'ultima volta che era andato via dal suo paese d'origine, ma ne avrebbe volentieri condiviso qualche sorso con lui. E ogni sorso di Fuyuki sarebbe stato scrutato con riguardosa attenzione, così come ogni momento in cui lui avesse avuto quella bottiglietta in mano.
Il mattino dopo ripresero il cammino, e in mezza giornata raggiunsero il villaggio di Maigo, uno dei tanti piccoli centri abitati che erano sorti all'ombra delle foreste e delle isole sospese. Un villaggio di fango, come altre tre o quattro più piccoli che avevano già passato e che si stendevano come città impestate, i pochi raccolti che marcivano nei campi e il poco bestiame libero di vagare tra le strade senza nessuno che lo radunasse o lo accudisse.
Addentrandosi per la strada maestra, tre brutti ceffi li osservavano incuriositi sulla destra. Non ci volle molto prima che li avvicinassero.
"Salve, signori. Due forestieri?"


[@Mira]


Si addentrò tra le montagne, in direzione sud, quindi scese verso le foreste che coprivano la grande conca di Sora no Kuni. Passò in mezzo a dei piccoli villaggi in cui avrebbe potuto sostare, e dopo quasi due giorni di viaggio, mentre vagava tra i presagi di una vicina radura, vide lo spettro di un bivacco in lontananza, da uno dei rari e piccoli rilievi di quella verde conca sconfinata.
Un rilievo curioso, come potè presto notare. Lassù poteva avvertire chiaramente una presenza, e in ogni caso le era possibile notare una piccola sagoma seduta lungo una sporgenza scistosa, l'unico membro di terra privo di vegetazione che avesse mai visto sino a quel momento. Seduta, con la schiena rivolta alla parete del dirupo che lì si deformava in un globo oscuro ben visibile grazie alle fiamme sottovento del bivacco, che si agitavano in una brezza irreale, come se volessero spingersi in alto e ammiccare a quei lumi lontani nel fondo azzurro della notte, a qualche miglio di distanza.


Le descrizioni dei villaggi che incontrerete sono praticamente le stesse. Villaggi demmerda in sostanza. Sbizzarritevi durante il viaggio se volete con descrizioni o con qualsiasi cosa vi venga in mente
 
Top
view post Posted on 17/9/2018, 19:34     +1   -1
Avatar

la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

Group:
Admin
Posts:
7,412

Status:


Camminava ormai da molte ore e cominciava a sentire la stanchezza. Quelli poi non erano sentieri semplici, anzi, di sentieri non ce n'erano proprio: era tutta selva e fitta vegetazione, non aveva visto l'ombra di radure e l'idea di accamparsi tra quegli alberi non le andava troppo a genio. Doveva ancora perfezionare l'abilità di trascendere il corpo fisico durante il sonno e farlo in un luogo del genere abitato da chissà quali creature non era propriamente l'ideale. Giunto il crepuscolo però, all'ombra di una grossa isola volante, anche se di certo non la più grande, scorse le luci di quello che doveva essere un piccolo insediamento, un villaggio costruito sulla fanghiglia della foresta e sui residui degli scroscianti acquazzoni e terribili monsoni che di tanto in tanto si abbattevano su quell'angolo di mondo. Non era certamente una sistemazione super lusso ma si era ben abituata alla vita del covo, e lì di certo non viveva nella ricchezza e nella comodità. Si incamminò dunque lungo la strada verso lo spiazzale centrale intorno a cui si sviluppava la conformazione del villaggio: erano quattro strutture in croce in legno sporche e maleodoranti ma la gente non sembrava nemmeno curarsene. I campi nella periferia erano disastrosi e qualsiasi frutto potesse nascere da quei raccolti non lo avrebbe offerto neppure al suo peggior nemico. A ogni modo a lei serviva un tetto e quattro mura per riposare e magari qualcosa di forte per conciliare il sonno. Entrò in quella che doveva essere la taverna spingendo un'anta della porta e notò senza troppo piacere che il luogo era frequentato dalla peggior feccia del paese, o comunque della parte "bassa". Vecchi e giovani, donne e anche bambini, tutti sporchi, con i vestiti lerci e con un linguaggio di bassa levatura che faceva solo da contorno alla fanghiglia sul pavimento e ai topi che non aveva visto ma ben percepito. In ogni caso questi ultimi dovevano essere la compagnia più gradita considerando che una giungla come quella all'esterno doveva essere dimora di insetti e bestie dell'altro mondo. Mira non era certo schizzinosa, era vissuta in quelle condizioni per anni dopo essere fuggita da Kiri e non ebbe troppi problemi e sedersi al bancone attendendo che l'oste di turno le portasse qualcosa da bere. Non dovette nemmeno aspettare molto, un omino calvo e senza un pelo si avvicinò con tra le mani una bottiglia di liquido rosso e glielo versò cortesemente su un bicchierino.

- Che cosa sarebbe?

Il taverniere sembrò abbastanza sicuro di sé con quello sguardo di rimando, non dovette nemmeno rispondere direttamente. La donna prese tra le mani il bicchiere facendo roteare il liquido al suo interno e infine lo mandò giù tutto d'un sorso. Fu un fuoco, abbastanza incredibile quanto quella sostanza le avesse solleticato l'esofago scendendo, quasi quanto il buon assenzio in una delle taverne del Paese del Fuoco vicino Konoha. Ne risultò talmente entusiasta che avvicinò nuovamente quel contenitore ormai vuoto per farselo riempire nuovamente fino all'orlo. Non le dispiaceva staccare un po' la spina, dopo giorni di cammino e con l'idea di dover affrontare tutti i suoi vecchi compagni, avere del tempo per stare da sola con l'alcool era quanto di più prezioso al momento. Quando un ragazzo prese posto di fianco a lei però, l'attenzione di quella che rimaneva una Jonin professionista tornò alta e i suoi occhi scrutarono istantaneamente quella figura forte e mascolina dai lunghi capelli castani e gli occhi scuri. Era muscoloso, sporco come gli altri per carità, ma senza dubbio il più meritevole di attenzioni che avesse visto da un giorno a quella parte.

Ragazzo - Lo offro io il secondo giro

Mira non celò un sorriso fingendo imbarazzo, aveva già capito l'antifona e non si sarebbe fatta scappare nessuna opportunità. Scontrò il proprio bicchiere con quello del nuovo arrivato e mandò giù nuovamente. Altro fuoco, con altri due di quei cosi avrebbe mandato in cenere l'intera taverna. Al terzo si alzò prendendo per mano il giovane tanto gentile da prestarsi a quella sua voglia e lo portò nella prima camera libera per i viaggiatori: era oscena, neppure le lenzuola sembravano in buono stato ma in quella circostanza importava poco. Lo gettò sul materasso e in quel momento gli tornarono alla mente tutte le volte che lo aveva fatto per sfamare Yusekai e Varnaki, quando sentiva di stare per impazzire. Lo aveva fatto tante volte, non riusciva a tenere il conto degli uomini a cui aveva di fatto assorbito l'anima per offrirla ai suoi figli. In quella circostanza però non doveva più farlo per necessità, sentiva di avere ormai il controllo di sé e del mondo degli spettri, era la Dea e la Madre delle Anime Nere e Varnaki era ormai parte di lei stessa. Eppure... eppure voleva ancora farlo. Gli salì sulle gambe infilandogli due dita in bocca e con l'altra mano gli afferrò i capelli. La camera venne inglobata da un campo di oscurità e dalle quattro pareti della stanza fuoriuscì una sostanza marcescente che cominciò a ricoprire completamente il pavimento già lurido. Solo a quel punto il ragazzo cominciò a udire risolini direttamente nelle sue orecchie ma trasalì fino a soffocare un grido quando vide alle spalle della bellissima donna che aveva su di sé alcuni spiriti neri dagli occhi fiammanti.

- Non dovrei farlo, non devo più soddisfarvi in questo modo. Però...

Le Anime Nere risposero ridendo e continuarono a giocare con la loro piccola vittima. Mira si avvicinò al suo orecchio mordicchiandolo e passò la sua lingua sotto il lembo scombussolando le sensazioni di chi era esattamente a metà tra il morire di terrore e la maniacale eccitazione incontrollata.

- L'hai mai fatto con un fantasma?

Una lacrima segnò il viso del giovane che non riusciva più a parlare, era dentro Yusekai, completamente in balia dei desideri oscuri dei suoi abitanti e delle fantasie perverse della sua generatrice. Mira se ne rese conto solo allora, soltanto mentre passava una mano sul cavallo del ragazzo percependo un indurimento nonostante l'assurda situazione: lei stava giocando e lo stesso stavano facendo i suoi figli. Non ne aveva bisogno come un tempo, temendo la reazione di Varnaki, lo faceva per puro divertimento personale e al primo schiocco di dita tutto si sarebbe fermato per ricominciare, con la creatrice di tempi e mondi dentro Yusekai che avrebbe permesso a ogni cosa di ritornare. Lei sorrise e le anime impazzirono, poi tutto finì e fu mattina. Il ragazzo si svegliò di soprassalto con la fronte madida di sudore e vide la bionda con cui aveva passato la notte rivestirsi davanti allo specchio.

- Hai fatto un brutto sogno?

Chiese Mira sinceramente curiosa, non sapeva nemmeno lei che cosa Yusekai avesse fatto alla mente di quel giovane durante quelle ore, era però riuscito a svegliarsi a differenza di tanti altri prima di lui e poteva dirsi il primo vero fortunato. Non aveva più bisogno di distruggerlo, solo di... giocare.

Ragazzo - Io... sì, credo di sì.

- Grazie per la bevuta e per stanotte, ma ora devo andare.


~ ~ ~ ~

La luna era alta al di sopra della fitta vegetazione, contornata da un cielo pieno di astri quella notte, quando Mira giunse finalmente a quella che poteva considerarsi una radura. Era la prima area libera da quella giungla ostile che incontrava da quando si era introdotta nei territori del Cielo e con il vento che soffiava in quella vallata poteva pensare di aprire le ali e raggiungere le isole più alte. Prima di ogni altra cosa però, l'attenzione della donna fu tutta rivolta alla potente energia percepita in direzione dei fumi del bivacco. Non era un chakra normale, ne aveva "letti" di diversi nei vari villaggi incontrati durante il viaggio e quello poteva considerarsi più particolare e forte di tutti quelli messi insieme. Non le sembrava particolarmente familiare ma poteva sbagliarsi, e così vicini all'isola in cui si trovavano i suoi ex compagni poteva aspettarsi di tutto. Preferì non mostrarsi, non ancora, sebbene arrivava da alleata non era sicura che a loro volta i membri di Kirinaki l'avrebbero accolta come tale. Congiunse così le mani sfaldandosi in una miriade di farfalle di origami per avvicinare quel tipo senza momentaneamente destare sospetti, volando coperta dall'ombra della tarda ora e dal canto degli strani animali della foresta alle sue spalle.

<attivazione> - Ninjutsu: Sukauto no Chou – (Chk: 70) “Il ninja si scompone in una moltitudine di farfalle composte da carta che si disperdono in un raggio notevole (chunin 10 km, jonin 20 km, sannin 30km) e raccolgono informazioni su tutto ciò che vedono o sentono. Utilizzabile solo in missione. Naturalmente non sarà possibile per il Ninja combattere da trasformato.”
 
Top
view post Posted on 29/9/2018, 10:42     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


- Oh Kami, ci voleva proprio. - commentò con fiato alcolico, stendendo le gambe sul suolo. Il tepore del fuoco era ristoratore, ma mai come il bagno che i due erano riusciti a concedersi per placare la stanchezza del viaggio - a maggior ragione Fuyuki, la vera causa per il quale avevano deciso di fermarsi con così largo anticipo. Oltretutto, il jonin era rimasto piacevolmente stupito dal nuovo compagno, il quale sembrava aver interpretato alla lettera quanto lui gli aveva detto, prima di partire. Quando l'energumeno gli aveva dato quella strana bottiglietta, l'aveva inizialmente guardata con sospetto, quasi con disgusto. Poi si era lasciato andare e, diamine, non se n'era affatto pentito. Per sciogliere il ghiaccio che vi era fra loro, lo shinobi aveva ricambiato il gesto di Naum, porgendogli la fiaschetta che aveva ricevuto in dono dall'ormai defunto Kenshin-sensei e facendogli provare, per la prima volta, lo shochu. Aveva un retrogusto meno forte del liquore straniero, ma il giovane riuscì comunque a fargli apprezzare il tocco delicato ed elegante del riso e della patata dolce, fermentate insieme ad una buona dose d'alcool. A differenza del gigante, Fuyuki aveva deciso di abbassare del tutto la guardia e di concedersi, finalmente, un po' di sano svago... qualcosa che non provava da tanto, troppo tempo. Per la precisione, da quando aveva bevuto in compagnia di Arashi Uchiha, il Dissidente, nella locanda di Kyujora Han, il cui shochu era probabilmente il migliore dell'intero Paese del Fuoco.
E non ci volle molto, prima che la lucidità di Namida venisse meno. Era un gran bevitore ed assai in gamba nel reggere l'alcool, eppure quella sera pensò bene di alzare un po' di più il gomito. In fin dei conti, per quanto ne sapeva, poteva anche essere la sua ultima bevuta e tanto valeva godersela sino in fondo. Come c'era da immaginarsi, l'atmosfera si scaldò in fretta e, ai discorsi sul gusto delle patate, ne vennero buttati sul fuoco altri decisamente più interessanti.
- Come sono le donne nel tuo paese? Belle e letali, orrende ma forzute come tori? Di sicuro hanno uno stomaco forte rispetto alle nostre, su questo non ci piove. - gli domandò il ninja, riempendosi il bicchiere ed accendendo una sigaretta. In risposta, Naum rise a denti stretti ed alzò la testa verso il cielo stellato, con fare sognante.
- Oh, mio paese è molto vasto, te l'ho detto. Grande cinque volte vostro continente. Decine di razze, etnie, comunità, tribù, ognuna con usanze, tradizioni e religioni diverse. Donne di mie terre non curano molto loro aspetto, non hanno molto tempo: devono essere forti quanto e più di uomini. Sono abituate a diventare vedove giovani. A vedere i loro figli cadere uno dopo l'altro. Non è facile essere donna tra noi. - si fermò, pensandoci su un istante, prima di concludere - Bhe, in realtà non è mai facile essere donna a questo mondo.
Più sposti in zone civilizzate, più donne somigliano a quelle di queste terre. Anzi, ti confesso che loro bellezza spesso supera di gran lunga. Non vorrai mai averle a tuo fianco in battaglia, ma... bhe insomma, credo hai capito.

Con una risata marpiona, l'uomo suggellò quel momento, mentre il più giovane lo osservava estasiato. Era assurdo come Fuyuki Hyuga, eterno nemico della voce di quel bue dotato di raziocinio, sembrasse pendere dalle sue labbra, affascinato dal suo racconto, o magari semplicemente curioso di sapere un po' di più della vita sessuale del compare. Ah, quanto erano prodigiosi i miracoli dell'alcool! A quel punto gli occhi dello shinobi si fecero complici ed indagatori, tanto che lui stesso non poté che incalzarlo con una domanda precisa: - Dai, racconta. Ce n'è una in particolare che ti ha fatto girare la testa?
Inutile a dirsi, Naum rimase di stucco di fronte a quel quesito. Anche lui si era concesso qualche bicchiere in più del dovuto e, anche se rimaneva sufficientemente vigile, non era abbastanza lucido da replicare con prontezza. Ci mise qualche secondo, prima di trovare le parole appropriate per esprimere il suo parere.
- Nessuna in particolare, diciamo. Forse prima o poi capisci che una vale altra. In un certo senso. - commentò sprezzante, concedendosi un altro sorso, mentre rifletteva ancora, in cerca di qualcosa, nei meandri del suo cuore, che forse non avrebbe trovato mai - Tu invece? Hai qualcuno che ti aspetta a casa, da quel poco che ho sentito.
Fu lui, in quel momento, a rimanere sorpreso dal quesito. Si prese qualche secondo per rispondere, durante i quali cercò di far sparire dal suo volto la smorfia di tristezza nata dalla nostalgia che provava nei confronti della sua famiglia. Per un solo istante desiderò che Chiaki fosse lì, al suo fianco, ma ci ripensò subito dopo - e per una buona ragione, sicuramente a vederlo ridotto in quel modo l'avrebbe preso a ceffoni e poi, senza alcuna pietà, l'avrebbe allontanato dal suo compagno di bevute tirandolo per l'orecchio.
- Una moglie e due bambini. Brutta storia il matrimonio amico, fidati. Prima si scopava di più, poi con i mocciosi tutto è cambiato. - commentò sarcastico, strappando una risata al più grande. Anche lui si lasciò andare ad un'espressione beffarda, mal celata dalle sporadiche nuvolette di fumo grigio nate dalla sigaretta accesa - Prima di conoscere lei era divertente corteggiare le donne e ti do ragione, anche io la pensavo come te. Una vale l'altra - poi certo, a certi culi rispetto ad altri manca solo la parola... ma ecco, sono contento così. Loro sono la mia famiglia, l'unica cosa per cui valga davvero la pena continuare a combattere.
Buttò giù un altro sorso e si passò una mano sulle labbra per asciugarle, ruttando.
- Però certo, anche la figa è un buon motivo per lottare.
Fu allora che Naum smise di ridere, come se avesse ritrovato un buon argomento su cui controbattere: - Dimenticavo che, anche se sei Namida, sei ancora solo un ragazzo. Con tutto ciò che comporta. Stammi a sentire, donne sanno essere più insidiose dei nemici, ascolta me.
Fu Fuyuki a ridere, a quel punto. Guardò il fondo della bottiglia di liquore, ormai quasi del tutto vuota e, con quel poco ch'era rimasto, riempì per l'ultima volta il bicchiere ad entrambi. Batté il suo contro quello di Naum, come a voler brindare su quel punto d'incontro. Terminata la sigaretta, la gettò per terra. Poi prese il pacchetto e ne tirò fuori due.
- Forse hai ragione, meglio berci sopra e non pensarci. Vuoi una sigaretta?

EkNWK

Nel vedere quelle abitazioni di paglia mista a fango, lo Hyuga ebbe un conato. Aveva già svuotato lo stomaco prima di partire - dandone la colpa al sigillo, perché non poteva accettare di non aver retto la bevuta con Naum - eppure il suo corpo pareva essere pronto ad un'altra replica. Si chiese come potessero vivere le persone in quel modo, all'ombra di meraviglie come le isole fluttuanti ma talmente lontane da esse da sopravvivere di stenti. Non che i locali sapessero sfruttare quel poco che avevano, altrimenti non avrebbero mai trascurato il bestiame in quel modo. Chissà, magari chi aveva deciso di continuare a vivere in quei miseri centri urbani si era lasciato andare alla malavita, ad azioni meschine ed inette come il furto e lo stupro. Di gente così Namida ne aveva vista parecchia, durante i suoi viaggi. Tuttavia, non riusciva a biasimarli. Erano criminali, proprio come lo era stato lui un tempo, magari anche con le loro necessità e bisogni, non dissimili dai suoi.
Poi certo, odiava che qualche stupido tentasse di fare il furbo con lui. Ed i tre che li avvicinarono, sbucando dagli alberi che costeggiavano il sentiero principale, parevano proprio intenzionati a volergli far passare un brutto quarto d'ora. Fece arrestare il trotto del cavallo tirando le redini e li scrutò da dietro le lenti scure, come a voler sondare le loro stesse anime.
- Proprio così. - pronunciò laconico. Era certo che nessuno di loro potesse essere tanto stupido da attaccarli in quel modo. In fin dei conti, potevano benissimo fare un paio di conti. Il fodero della katana di Fuyuki andava ben oltre i bordi del suo mantello e i muscoli di Naum non appartenevano di sicuro ad un completo sprovveduto. Ciò nonostante, era meglio evitare di abbassare la guardia. Il suo intento sarebbe stato quello di comprendere dove poter trovare la Resistenza - e chissà, chi aveva di fronte poteva anche essere scontento della guida di Buraindo... ma di ciò non avrebbe fatto parola, non prima di aver compreso con una certa cura chi fossero quegli uomini. - Io e il mio amico veniamo da nord, da una nazione grande cinque volte il vostro continente. È la prima volta che attraversiamo queste terre.
Un sorriso si fece largo sul suo volto, ma durò soltanto per un istante. Non si voltò verso di lui per non destare sospetti, ma fantasticò su quale potesse essere l'espressione di Naum in quel momento... e la immaginò non molto diversa da una delle smorfie che aveva fatto la sera prima, durante i loro bizzarri discorsi. In ogni caso, il giovane decise di arrivare al dunque. L'ultima cosa che desiderava era che quella conversazione si trasformasse in un interrogatorio nei loro confronti e, pertanto, avrebbe fatto meglio a dettare un ritmo diverso, così che ogni esitazione o sorpresa dei tre venisse a galla, rivelandone la natura.
- A cosa dobbiamo la vostra cortesia?

 
Top
view post Posted on 29/9/2018, 21:06     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:





Sfaldatasi in farfalle di carta Mira osservava la collina a strapiombo sulla foresta. Nel bivacco ancora acceso vide un uomo che stava fumando una sigaretta alla luce del bivacco. Il viso pieno di cicatrici, i capelli lunghi liscissimi e un lungo cappotto marrone. Dopo una ventina di secondi, lo sentì esordire: "Non ho nulla di interessante da rubare, se è ciò che cerchi."
Alla cintola portava una spada dentro un fodero finemente lavorato, e dal suo aspetto si poteva supporre che fosse in viaggio da diversi giorni.
Silenzio.
Poi Mira si materializzò oltre però il bivacco, in maniera tale da rimanere coperta dalla luce intensa del fuoco e non rendersi direttamente visibile in viso.
"Impressionante, allora questa foresta ha qualcos'altro di buono oltre al liquore."
L'uomo cercava di osservarla un po' tra le ombre e il fumo della sigaretta. Dopo un po' fece: "Se vuoi riscaldarti anche tu, prego: un fuoco non si rifiuta a nessuno mentre si è in viaggio."
Mira sorrise tirandosi dietro l'orecchio i capelli biondi e si avvicinò.
"Pensavo di essere l'unica folle a girovagare in questa giungla. Sei in giro da tempo?"
"Da un po' di tempo" le rispose serio, e poi le chiese con un cenno se volesse una sigaretta: "Spero proprio che non siamo i soli folli a girovagare qui."
"Oh no grazie, preferisco bere" e si sedette lì vicino.
"Beh qui forse sì, ma lì..." e mosse l'indice su verso il Cielo.
Sorrise anche l'uomo, scrutando il cielo.
"È possibile. A quanto so, questo è il posto migliore per provare a salire fin lassù. Almeno, così mi hanno detto i locali - diffidenti come non ne ho mai visti in vita mia."
Fece un tiro.
"Come mai vuoi salire fin lassù?" e le offrì un po' di sake.
"Bevi davvero questa brodaglia?" gli chiese Mira, dopo aver accettato e poi annusato la bottiglietta.
L'uomo accennò una mezza risata
"Mi permette di bere un po', pur restando sempre in guardia."
Mira fece spallucce.
"Comunque... per la stessa ragione per cui arrivano tutti no? Per ciò che muove il mondo."
La osservò un po' in silenzio, facendo un altro tiro. "Sei una fedele del Buraindo, dunque."
"Hai coraggio nel nominarlo così, dovresti sapere che vede tutto nel Cielo."
"Ma qui ancora non siamo nel Cielo" le rispose, sollevando un sopracciglio.
"Ti sbagli di grosso", e diede un'ampia sorsata alla bottiglietta.
"Se lo dici tu..." e diede l'ultimo tiro e buttò la sigaretta nel fuoco, per poi allungare la mano verso la bottiglietta in mano a Mira.
"È da molto che sei in queste zone?"
"Non da molto, le ultime dall'Est non sono state buone. Sai, bestie e demoni con le code - "
Annuì e ci pensò un po'. Poi fu lui a fare spallucce: "Ho sentito, ma sinceramente non sono tra i miei principali problemi."
"Ah si?" chiese lei incuriosita: "E quali sono?"
Si alzò una folata di vento freddo. Era forte, ma non abbastanza come quella che l'uomo aspettava da un po' di ore
Lui si strinse nel suo spolverino marrone finché non fu passata.
"Si è accorto che siamo qui."
Lui rise, ma per poco, non appena si rese conto delle circostanze.
"Scusami, non voglio urtare la tua sensibilità. E' possibile quello che dici."
Mira lo guardava serissima.
"Comunque - Da un po' di tempo sto cercando una persona."
"Se non rispetti le regole di queste terre penso che non troverai nessuno."
"Oh, è possibile."
"Qui la nebbia ha occhi e orecchie, a volte si sente piangere per chi uccide."
L'uomo la guardò stranito e sull'attenti.
" - Wow, sei una poetessa!"
"Sbagli ancora." Poi Mira si acquattò e si guardò intorno, come se avesse paura di essere ascoltata: "Non lo dico mica io, lo sanno tutti", concluse sussurrando. L'uomo la guardò con una sottilissima ironia.
"È importante rispettare le regole, questo è vero in ogni caso... anche se mi chiedo come mai tanta gente prosperi pur violandole così deliberatamente."
"Buraindo fa prosperare chi ha fede."
"Mhh... è possibile."
L'uomo ci pensò un po'.
"E secondo te potrebbe portare allo scoperto un uomo che si è macchiato di crimini indicibili... se calpestasse le sue terre?"
"Forse sì, ma solo se sono crimini contro il Cielo."
"Non saprei... che io sappia no. No, non credo."
Ci pensò ancora.
"Buraindo forse lo saprebbe."
Mira valutava ogni sua parola.
"Se cerchi vendetta o giustizia sei nel posto sbagliato."
"Non cerco nulla di tutto questo, non fa parte di me."
"Prova a parlarGli."
"È quello che spero di fare. Ma il destino del nostro dialogo dipenderà molto da lui. E prima dovrei trovarlo."
Si accese un'altra sigaretta.
" - An Lefeng. Lo hai mai sentito nominare in giro?"
Il cuore di Mira perse un battito. Le si congelò il sangue, ma si sforzò di non darlo a vedere.
" - Non direi, sono qui da poco come dicevo."
Per una persona che viveva di inganni, dissimulare sensazioni e stati d'animo era un qualcosa di ordinario.
"Perché non proviamo insieme a chiedere udienza a chi regna su queste terre? A me basterebbe pregare al suo tempio, ma devo prima salire."
"I miei informatori mi hanno detto che potrebbe essere in buoni rapporti con qualcuno di potente in queste terre, o... insomma, qualcosa del genere. Qualcuno che è pure di mio interesse. Devo solo sperare che Buraindo e il Cielo non siano invischiati direttamente in questa storia."
Spense la sigaretta nel fuoco. L'aveva divorata.
"Dovrei salire lì... Ma non credo di poter andare al Tempio e chiedere a Buraindo ehi, posso chiederti un secondo se sai qualcosa di questo tipo qui?"
"Lui ascolta i suoi fedeli, potrei provare a chiedere io per te."
"Te ne sarei molto grato."
Mira gli sorrise dolcemente... ma, com'era sicura avrebbe detto Fuyuki in quella circostanza, lo avrebbe voluto sgozzare Kami bastardi!
"Non gliene voglio personalmente. Spero che lui lo capisca. Un tempo eravamo amici. Ma col tempo è cambiato, tutti sono cambiati."
"Di questi tempi tanti cambiano, per forza di cose. Qui puoi sistemare le cose, fidati di me."
"Lo spero."
Scrutò la foresta oscura in lontananza, che copriva tutta la conca al di sotto delle isole sospese, poi si accese una nuova sigaretta. "Era come un fratello. Oddio, ultimamente tutti quelli che mi chiamano fratello hanno cercato di uccidermi nella migliore delle ipotesi. Come qualche tempo fa, nel paese dell'Erba."
Diede una boccata e poi gli venne un pensiero spontaneo.
"Ci sei mai stata?"
Un nuovo sussulto al cuore.
"No, ma mi piacerebbe. Dicono ci siano delle distese di natura meravigliose - ecco, questo cerco, un po' di vicinanza con essa... ultimamente gli uomini sporcano tutto ciò che toccano. Per questo dico che la vendetta non è una soluzione, mi fa piacere che tu non sia qui per questo."
Kami bastardi.
"Non sarebbe male." le rispose, annuendo. "E chi lo sa, forse esiste davvero un mondo dove gli uomini possano volare - come angeli."
Sembrò quasi malinconico per qualche secondo ma si riprese subito.
"Se riusciamo ad arrivare li su, avremo già fatto un passo."
"Per me sicuramente."
Stette lì a riflettere un po', poi fece uno sbuffò e si alzò e guardò il cielo. Le folate si facevano più intense, e lui buttò la sigaretta e si strinse nel cappotto marrone.
"Credo sia il momento."
Mira si alzò annuendo. "Avvicinati a me" disse e offrì una mano all'uomo.
"Non ce ne sarà bisogno, tranquilla."
"Fidati."
Il vento si faceva più forte, più insistente. L'uomo ci pensò un po'
"Hai bisogno di un damerino allora?" e le fece un sorriso sottile, allungando la mano. Mira rispose a quel mezzo sorriso. "Fa sempre piacere."
"Ti avviso che sono già impegnato come vedi."
Nella mano c'era una fede dorata.
"Tranquillo, mi darò solo a Lui."






Mentre Naum sfoderava un sorriso ambiguo a loro - non potevano immaginare il perchè di quel sorriso -, i tre li guardavano comunque sornioni e con una certa spavalderia, propria di chi si sente al sicuro, nel suo territorio.
"Non sapete che i forestieri per passare di qui devono pagare un pedaggio?" fece uno.
Fuyuki li guardava serio, come se le sue parole non l'avessero stupito.
"Non ne ero al corrente. E di grazia, in cosa consisterebbe questa tassa?"
Un altro ci pensò un po' su.
"Bhe, non so... quella fiaschetta è davvero bella, e anche la giubba del tuo amico non è male."
"Sì esatto, si vede che non è di queste zone" fece un altro.
"A me piace di più come è vestito l'altro."
"Possiamo trovare un compromesso, in oro. Non vorrete privare un uomo dei suoi indumenti dopo un lungo viaggio e un ragazzo di un suo vizio. Siete persone furbe dopotutto e sono sicuro abbiate un certo fiuto... per le opportunità, ecco" ribattè, con tono adulatorio. Gli sembravano incuriositi.
" - Fa un po' vedere quest'oro."
Fuyuki tirò fuori dalla tasca una ventina di monete.
"È un bel gruzzolo e sono disposto a cedervene la metà. Ma se bravi gentiluomini decideste di aiutarmi rispondendo a qualche domanda, potrei anche pensare di darvelo tutto. Dopotutto, anche il buon senso deve avere un certo valore, in questo mondo."
Si guardarono tra loro.
"Vediamo, chiedi un po'."
"Sarete sicuramente al corrente delle tensioni fra Buraindo e un gruppo di rivoltosi."
Sembrarono leggermente sull'attenti.
" - Sì."
"Bene" e rise.
"Siamo cacciatori di taglie, gente a cui piace uccidere in cambio di denaro, barattando il sangue con oro, vino e puttane. Non so se mi spiego.
Siamo qui in cerca di una donna che sappiamo godere di una certa protezione, fornita proprio da questo tale, Buraindo.
"
" - Una donna... Protetta da Buraindo..."
"A parte le monache non ci viene in mente nulla del genere."
"E come potreste conoscerla? È una vipera, una kunoichi che agisce nell'ombra, ogni volta con una copertura diversa. È nostra intenzione collaborare con i rivoltosi per stanarla - e perché no, magari guadagnare qualche spicciolo extra."
"Potreste farlo... Ma se siete cacciatori di taglie, credo che i rivoltosi vi farebbero guadagnare molto di più" aggiunse uno sottovoce.
"Che cazzo ne sai?" rispose un altro.
"Il capitano Endo ha indetto una caccia all'uomo."
"Potrebbe essere un'idea - " li interruppe Fuyuki: "- ma il nostro committente è uno che paga assai bene. A questo punto, credo un po' dipenda anche da voi. Se avete informazioni su dove potremmo trovare i ribelli, potrei pensare anche ad un compenso più alto, per la vostra cortesia."
Si guardarono tra loro. Poi, quando parvero accennare una risposta, un uomo avvicinò alle loro spalle.
"Qualche problema, signori?"
Un vecchietto smilzo, con due lunghi baffi bianchi che gli ricadevano sul mento e un pizzetto. Si pose in tono affabile, ma visibilmente autoritario.
"Li conoscete, signor Rokuda?"
"No... Ma vorrei conoscerli meglio, se non vi dispiace."
Attesero un po' e poi si allontanarono, visibilmente amareggiati.
"Spero non vi abbiamo importunato molto" disse ai due forestieri.
"Purtroppo non sanno ancora scegliere bene con chi possono battersi... non imparano mai dai loro errori in questo paese.""
"Non più del dovuto. Non erano nemmeno male, dopotutto."
Fuyuki si portò una sigaretta alla bocca e la accese.
"Voi, invece, sembrate decisamente una persona più posata ed affabile. Con chi abbiamo il pacere di parlare, signore?"
Gli sorrise. "Mi chiamo Yoshi Rokuda, e il piacere è mio. Voi sareste?"
"Duren Ohra." risponse, buttando lì il primo nome non del continente che gli era venuto in mente: "E il mio amico, invece, Azhadi Zoren. Siamo forestieri, come avrete potuto facilmente intuire."
All'improvviso il vecchietto cominciò a massaggiarsi la testa, quindi sorrise e guardò Naum.
" - Un telepate. Ma stai tranquillo, tutti sanno chi sono io qui. Mi sorprende lo sappia un forestiero."
Fuyuki ci mise qualche secondo a realizzare quanto stava succedendo, ma quando capì si voltò verso il compare e lo fulminò con lo sguardo. Come a dire "e quando cazzo volevi dirmelo?"
Si fece due conti, ricordandosi di aver pensato di lui le peggio porcherie, e in quel momento divenne pallido, di un pallore cadaverico.
Naum non riuscì subito a capire il perchè di quello sguardo e apparve stranito, ma presto capì e si discolpò con un sorriso e facendo spallucce.
"Nulla di grave" sentì presto Fuyuki, attraverso la voce ovattata del contatto telepatico: "Non c'era stata occasione."
"Gomen" gli risponse mentalmente Fuyuki, facendosi più piccolo per qualche secondo. Fortunatamente per lui, i poteri telepatici di Naum non si estendevano alla lettura della mente altrui, ma questi erano ancora per lui perlopiù un velato mistero.
"Lui è cacciatore di taglie molto famoso, anche da noi. Curioso tu non abbia mai sentito suo nome."
"Non so se il tuo amico ti stia illustrando tutto - " riprese Rokuda: " - ma sappiate che ho chiuso con quella vita. È curioso il genere di fama che porta lo scannare persone" concluse, quasi con velato rammarico.
Fuyuki si voltò di scatto verso di lui come se avesse sentito un'amenità.
"Che genere di vita potrebbe mai scegliere un ex cacciatore di taglie per godersi la pensione?"
" - Questo è un paese difficile, lo avete visto da voi. E lo stato - non è tra i più interessati ai problemi della gente. Cerco nel mio piccolo di fare quello che posso. Di far rispettare l'ordine. Di aiutare chi è in difficoltà. Cose così insomma. Mi fa piacere. Vivo tranquillo. E aspetto."
"Cosa?"
" - Non lo so. Spesso mi propongono di iniziare una campagna di scissione di queste terre dalle isole volteggianti, ma non avrebbe senso. Non ci credo molto. E ce ne sono già abbastanza di rivoluzionari in giro."
"Ma le pretese personali non se ne andranno mai, Yoshi-san. Rimarranno lì, nascoste in un cassetto, così come lo scheletro di una vecchia vita dentro un armadio che vogliamo creare noi stessi."
" - Forse hai ragione. Non nego che possa essere un modo di mettermi in pace con me stesso prima di morire. Ma mi fa stare bene, ed è questo che conta."
"Ho visto anch'io in che condizioni versano queste terre e sono vergognose, inumane."
Doveva cercare di farlo ragionare quel vecchio di merda, portandolo dalla sua parte, ovviamente. Che si fottesse pure quel lurido paese e i suoi abitanti.
"Non credi in questa rivoluzione?"
Rokuda sbuffò, e fece un cenno con la mano come a scacciare una mosca inesistente.
"Non ti so dire, periodicamente ne inizia una nuova. Anche se questa sta già durando da un po'. Questo Ryuzaki ha sicuramente carisma. Ma non saprei - "
"Mai sentito parlare di lui, siamo qui da veramente poco."
"E' un tale che promette libertà e democrazia alla gente del posto. Come gli ultimi tre o quattro. Ma voi perché siete qui? Che andate cercando?"
"Oh, te ne sei ricordato alla fine!" lo provocò Fuyuki ironico. Rokuda rise.
"Già, mi avevate coinvolto nei miei stupidi ricordi e pensieri."
"Ecco, diciamo che mentre tu ti godi la pensione, noi stiamo ancora cercando di costruircela. Siamo sulle tracce di una pericolosa criminale, una puttana che ha causato la morte di centinaia di nostri compatrioti. Sappiamo si trovi qui, nel Paese del Cielo. Intendiamo farla fuori, impedire che possa nuocere alla gente locale... e poi spendere i soldi della sua taglia in donne e alcool, altrimenti per che cazzo lavoriamo?"
Rokuda gigioneggiò un po'.
"Bhe, se vorrete spenderli in quel modo, ci sono posti decisamente migliori. Almeno, se non volete stimolare la bigotta polizia locale. Ma immagino non vi fermerete per molto.
Non ho sentito voci del genere, ma potrei mobilitarsi se volete. Ma in cambio vorrei un favore da parte vostra.
"
"E sarebbe?"
"Una giovane ragazza di questo paese è stata arrestata stamattina perché sospettata di far parte della banda di Ryuzaki. È una cara e brava ragazza, davvero.
Vorrei farle evitare la prigione, finché siamo in tempo.
"
"Ci stai proponendo di farla fuggire?"
"Sì, possiamo dire così. Brutta gente questo governo, dicevo davvero. E soprattutto in questo periodo, il sospetto è la paranoia divampa o come non mai - Ma per voi non credo possa essere un problema infrangere qualche legge, se questo vi farà ottenere qualcosa in cambio.
Credo che possiamo ancora intercettare il convoglio, se ci muoviamo in fretta.
"
Silenzio. Fuyuki ci pensò su e poi guardò Naum.
"A patto che tu ci conduca da questo Ryuzaki, terminato il lavoro. La donna che stiamo cercando è protetta da questo governo, stando ai nostri informatori."
Fece una pausa.
"Anche perché dai vecchio mio, non vorrai veramente limitarti a semplici azioni di questo tipo? Te lo leggo negli occhi, puoi metterci quanta roba vuoi dentro quel maledetto armadio... ma hai sete di giustizia ed è ora di saziarla."
Il vecchio gli sorrise.
"La giustizia sa essere complicata. E ho paura che spesso si possano peggiorare le cose anche solo nel tentativo di migliorarle del tutto.
Non conosco bene Ryuzaki, ve l'ho già detto. Non di presenza, almeno. Ma Chiaki potrebbe saperne qualcosa in più
" concluse sottovoce.
"Perché non escludo che la polizia potesse avere ragione."
I due cavalieri si guardarono di nuovo. Poi guardarono il vecchio.
"Pare proprio che non possiamo fare altrimenti, eh?"
"Ottimo! Muoviamoci allora, aspettate un secondo."
Videro Yoshi Rokuda correre spedito verso un casolare poco lontano.



Non ci stette molto, e quando uscì lo videro portare uno strano aggeggio metallico. Sembrava un grosso, irregolaretubo con quattro ruote e una sella, e a un'estremità era fissata una lastra inclinata a quaranta, quarantacinque gradi, con quelli che sembravano due manici alle estremità di quest'ultima.
"Scommetto che non avete mai visto qualcosa del genere. Nel Paese del Gelo c'è una banda di ragazzi che sono dei veri geni con queste cose. Non riesco a capire come ci riescano, ma sanno dar vita agli oggetti dal nulla, davvero. Dei piccoli geni criminali."
Si piegò su un lato del mezzo per afferrare una corda che sbucava in coda, e nel farlo il mantello si sollevò rivelando un'ottima armatura a scaglie e una spada dal manico scarlatto che terminava in una testa di drago.
"Ecco qui - " disse, tirando a scatti la corda e creando uno strano rumore. Simile al rumore di un jutsu, o comunque al chakra che fluisce in un sistema circolatorio.
"Eccola qui!"
All'ultimo strappo, il mezzo iniziò a vibrare leggermente, come avesse preso vita. Rokuda ci salì in groppa, si girò, diede qualche altro colpo alla corda e poi afferrò i manici, piegandosi in avanti.
"Forza andiamo!"
E così partirono, inoltrandosi di nuovo nella foresta, investiti di una missione che non gli apparteneva ma che, se portata a compimento, forse li avrebbe avvicinati a quella meta dai contorni ancora sfocati.


@Mira
Tu e l'uomo volerete fino al Paese del Cielo, a Kugyou, una delle isole-tempio. A te le descrizioni e decidere cosa fare lì.

@Fuyuki
Percorrerete la foresta seguendo Yoshi Rokuda, finchè non giungerete in una sorta di grotta immersa nella foresta. Ferma lì la descrizione.

Per il resto, sbizzarritevi durante i vostri viaggi e oltre. So che sarete sportivi.
 
Top
view post Posted on 4/10/2018, 20:57     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


- Prima volta che vedo una diavoleria del genere. Impressionante. - ribatté con genuino stupore, prima di speronare il proprio cavallo, pronto a seguire chi si era messo in testa al gruppo.
Ripensò a quanto era accaduto, mentre cavalcava alle spalle di Yoshi Rokuda. Lo osservò mentre montava quello strano arnese in metallo, le cui ruote saltavano ogni qualvolta incrociavano un sasso o una buca; ciò nonostante, il mezzo pareva instancabile e, sorridendo, il jonin non poté che essere d'accordo con l'uomo che aveva incontrato. Dei piccoli geni criminali, cazzo. Si chiese poi quanto potesse davvero fidarsi di quel tipo. Lo conosceva appena e, da quel poco che aveva visto, non doveva nascondere nulla di preoccupante - anche se ciò, ovviamente, non lo avrebbe mai convinto ad abbassare la guardia. L'esperienza lo aveva reso assai restio nel concedere fiducia e, in fin dei conti, come biasimarlo? Lui stesso, in quel momento, stava soltanto recitando un copione, fingendosi interessato ai problemi di quella nazione e di quella ragazza - Chiaki, che atroce coincidenza - soltanto per un puro tornaconto. Ciò che lo incuriosiva davvero, riguardo tutta quella faccenda, era comprendere in che modo avrebbe potuto, in caso, incanalare il malcontento della popolazione contro i suoi, di nemici. Buraindo, la Nebbia Piangente, bandiere che dovevano nascondersi dietro il generico nome di governo. Proprio quello che quel tale, Ryuzaki, e la sua banda intendevano smantellare, in qualche modo. C'era da capire bene in che punto si collocasse la Resistenza - e dove, di conseguenza, il soldato di Shinkuu, An Lefeng. Ma chissà, forse sottrarre quella Chiaki dalla polizia locale avrebbe potuto giovare anche in quel senso.
"Allevamento, agricoltura... ed estorsione. Questa gente non sa più di cosa vivere." si ripeté in mente, concludendo che le condizioni di quel popolo non erano poi diverse di quelle degli abitanti di Yason Mori, anzi. Almeno loro non dovevano fare i conti con la crudeltà del Reuma e chissà, magari si sarebbero persino rivelati più utili di chi, dopotutto, era stato sacrificato invano. I suoi pensieri, poi, tornarono proprio lì, lontani nei mesi e nei chilometri che lo separavano da quella tremenda storia. Si chiese come cazzo gli fosse venuto in mente di presentarsi come Orha Duren e, ahimè, dovette concludere che non si era trattato soltanto di fretta nel trovare un nome straniero. No, c'era qualcosa di molto più profondo. Per quanto si ripetesse di aver sterminato quella nazione per difendere la sua famiglia e Konoha dal Reuma, sentiva la responsabilità di aver piegato la dignità e il futuro di Yason Mori. Si sentiva in colpa per i crimini compiuti? Sì, ma non lo avrebbe ammesso nemmeno in punto di morte - e in questo, suo malgrado, dovette constatare la somiglianza con Jagura, la sua nemesi. Non che fosse convinto che il Joker provasse rimorso per i suoi, di omicidi. Assolutamente. Constatò soltanto l'amara verità.
Una persona normale, qualcuno non abituato ad essere un demonio, sarebbe già crollato da tempo sotto il peso di quelle colpe, a prescindere dalle scuse tirate in ballo per giustificare l'atrocità di certe azioni.

"Tu cosa ne pensi di questa faccenda, Naum?" avrebbe provato a chiedergli, telepaticamente... senza ottenere risposta alcuna, però. A quel punto il suo viso si fece serio ed incuriosito. Ci provò più e più volte, sempre con lo stesso, misero risultato, finché non arrivò alla più ovvia delle conclusioni: l'energumeno doveva essere in grado di trasmettere soltanto i propri pensieri, senza essere però in grado di recepire quelli altrui. Ciò avrebbe quantomeno spiegato per quale ragione non lo stesse calcolando - e, al tempo stesso, avrebbe fatto tirare un sospiro di sollievo allo Hyuga, circa le cattiverie pensate sul conto del membro della Kirinaki di Mira. A quel punto, tanto valeva tentare.
"Sei un gran coglione, lo sai? Grande e grosso, ma non riesci nemmeno a sentirmi, gnegnegne."
Poi ci prese gusto ed aggiunse: "Quindi non mi senti davvero, peccato, potevi essere utile almeno in questo."
In quel momento, dopo essersi accorto dei continui sguardi del compagno, Naum si voltò in sua direzione. Bastò incrociare i suoi occhi a Namida affinché il cuore gli salisse in gola, mentre le ultime scelleratezze venivano brutalmente soffocate nella sua mente. Provò nuovamente il terrore di aver commesso un'enorme cazzata, sensazione che venne alimentata quando lui, telepaticamente, gli chiese: "Qualche problema?"
Come un moccioso in preda al panico, Fuyuki scosse la testa in segno di dissenso, cercando di nascondere come meglio poteva l'imbarazzo e la paura.
"O non ti convince qualcosa?" avrebbe aggiunto e a quel punto, con un enorme sospiro di sollievo, il jonin avrebbe fugato ogni dubbio. Ricevuto in quel modo la conferma che cercava - e ringraziando qualcuno, chissà chi, nel cielo per averlo preservato dai suoi stessi errori - lo shinobi tornò serio, indicando con un cenno degli occhi al compagno la figura di Yoshi. A quel punto, lui proseguì: "Per ora non possiamo fare altro che seguirlo. Ma sempre occhi attenti, non devo certo dirtelo."
In tutta risposta, Fuyuki si esibì in uno sguardo sarcastico, come per dire: "Grazie al cazzo." Tuttavia, per quanto banale, riconobbe la veridicità della raccomandazione di Naum e seguì il suo consiglio alla lettera, cercando di non abbassare la guardia nemmeno per un istante, mentre i loro cavalli li conducevano a destinazione. Non troppo tempo dopo, giunsero in prossimità di una formazione rocciosa che pareva abbracciare la parte più fitta della foresta. In una situazione analoga, avrebbe attivato il byakugan per scorgere cosa vi fosse nei paraggi, ma si vide costretto a rinunciare all'idea: per quanto ne sapeva, Yoshi avrebbe potuto riconoscere la sua dojutsu e ciò, ovviamente, avrebbe mandato a monte anche la più credibile delle coperture. Si limitò quindi a spegnere la sigaretta accesa poco prima, per scongiurare l'ipotesi che qualcuno potesse sentirne l'odore - anche se, alla fine, i suoi abiti ne erano completamente pregni. Poi stappò la fiaschetta di shochu e lanciò un'occhiata all'uomo in testa alla piccola carovana, sprezzante.
- È una scorciatoia o cosa?

 
Top
view post Posted on 12/10/2018, 21:08     +1   -1
Avatar

la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

Group:
Admin
Posts:
7,412

Status:


Volare era qualcosa di fantastico, mistico, un'esperienza che non tutti erano destinati a provare. Capitava che la gente si soffermasse ad osservare quella rondine solcare il cielo azzurro senza mai voltarsi, e senza mai guardare giù, libera di cavalcare il vento senza mai rallentare. Eppure di magico ci fu ben poco quando i due atterrarono sul suolo di una delle isole minori del paese, da una parte, per quanto riguardava l'uomo, perché del viaggio in sé gli importava poco, voleva solo arrivare all'obiettivo per cui aveva sollevato i piedi da terra, dall'altra, per quanto riguardava Mira, non era nulla di nuovo, aveva imparato ad aprire le ali e volare proprio come quelle rondini già a Kiri, quando era una Jonin della Nebbia al servizio di qualcuno. La ragazza però aveva deciso di giocare il ruolo della fanatica religiosa, della fanciulla devota e sognante con la speranza di poter trascendere il mondo stesso tra le braccia di Buraindo, e così si fermarono con ancora le mani intrecciate e gli occhi socchiusi. Solo allora Mira li riaprì simulando un sorriso da "te lo avevo detto", mentre tornava a respirare come se avesse trattenuto il fiato per tutta la durata del volo.

Uomo - Atterraggio meno turbolento di quello che pensavo.

La donna annuì soddisfatta, tutto secondo i piani dunque.

- Ho sentito di storie terribili sugli infedeli che cavalcano il vento di Dio. Sei stato fortunato ad incontrarmi.

Dentro di sé cercava di capire se fosse stizzita dal dover mentire in quel modo o divertita nel pensare a come le Anime Nere se la stavano senz'altro ridendo alla grande. Forse più la seconda in effetti, in quella precisa situazione sapeva di aver ormai conquistato la fiducia di quell'uomo e fu quasi sorpresa di vedere come la gente abbassasse la guardia quando aveva a che fare con menti limitate come quelle di fanatici religiosi. Più pericolosi per se stessi che per gli altri.

Uomo - Bhe, dai, una volta tanto mi capita.

Le rispose all'ultima sua affermazione prima di guardarsi intorno e puntualizzare ciò che era ovvio agli occhi di entrambi, sebbene cercò di mostrare il giusto tatto considerando chi avesse affianco:


Uomo - Me lo immaginavo un po' diverso il cielo... insomma, sembra un po' mal tenuto.

Non aveva torto, Mira ci pensò un po' su ma sapeva bene di non trovarsi nell'isola centrale del Cielo, era una delle minori, tra le marcescenti e putride che circondavano quella invece maestosa di Buraindo. A ogni modo continuò quel gioco cercando di far partecipare anche il nuovo compagno a quel pellegrinaggio verso il tempo di Dio, giusto il tempo di capire qualcosa su An Lefeng da poter riferire a Fuyuki.

- E' come una prova, questa non è l'isola di Buraindo, dobbiamo capire come arrivarci... Capisco il tuo scetticismo, ma fidati di me, seguimi.

Fece per andare e l'altro effettivamente la seguì. Mira non riusciva a crederci, l'uomo la stava usando come lei stava usando lui? Poteva anche darsi e anzi lo ben sperava, se era di convenienza reciproca il rapporto che si stava creando fra i due poteva essere sicura che finché si fosse dimostrata "utile" non le avrebbe giocato nessuno scherzetto. Attendeva di avere le giuste notizie prima di far accadere esattamente il contrario.

Uomo - Ma quale scetticismo biondina, guidami senza esitazione.

Poteva sentirle ridere anche senza stare a concentrarsi, le Anime Nere di Yusekai erano in festa tra risolini e sghignazzi... Biondina? Mira si fermò per un attimo alzando gli occhi al cielo, per respirare e farsi passare la voglia di uccidere e basta quell'insolente, ci riuscì e fece passare quel gesto come un'ulteriore prova di fede: stava pregando Buraindo prima di mettersi in marcia.

La seguì dunque, in quel pantano che era l'isola su cui erano finiti. Il Cielo era molte cose, contornato da una storia affascinante e di interesse ma la realtà su ciò che vi era al di sotto di Buraindo era agghiacciante. Quanto stava influendo quella sorta di guerra che Kirinaki stava combattendo contro la resistenza? Mira ci pensò a lungo e per un po' restò in silenzio cercando di immaginare come poteva inserirsi Kai in quella storia. Sapevano ancora troppo poco, anzi, non sapevano ancora niente. Nell'ultimo tratto, dopo il crepuscolo e nei pressi di una locanda per passare la notte, la Dea di Yusekai provò dunque a far parlare il compagno, chiedendogli qualche altro dettaglio sull'uomo che stava cercando e il perché si fossero effettivamente lasciati in quel modo. Non era lì per vendetta ma per una riconciliazione, dunque per qualche motivo dovevano aver litigato. L'uomo rimase criptico, non aveva molta voglia di parlarne, era chiaro, e a sua detta sarebbe stata una storia troppo noiosa da raccontare e da ascoltare. Era una barriera spessa ma Mira non si sarebbe di certo arresa. Provò a giocare un'altra carta, cercando di gettarla sul sentimentale:


- Ti ammiro sai? Io ho lasciato tutti, e tutto. Amici, famiglia, e ho fatto cose di cui mi pento. E sono sicura che nessuno verrà mai a cercarmi. Sì, forse sono anche invidiosa, invidiosa di un uomo che non conosco nemmeno, perché qualcuno ha spiccato il volo solo per ritrovarlo.

Lo ammise come fosse un sassolino da tirare fuori dalla scarpa, ma era il personaggio che l'uomo aveva conosciuto ai piedi del Cielo. Mira non aveva lasciato niente, non l'avrebbe mai vista in quella maniera, non chi aveva detto addio all'unica persona che per lei avesse mai contato davvero per un bene che andava assolutamente al di là di certi sacrifici. Non aveva abbandonato niente, lei avrebbe preso tutto, a cominciare dalle informazioni contenute nella testa di un uomo che stava cominciando ad odiare. Le rispose in modo semplice, senza però nascondere un velo di amarezza.

Uomo - Forse tutti abbiamo fatto cose di cui ci pentiamo, chi più chi meno. Le hai fatti tu, le ho fatte io, e le ha fatte lui. Non so quanto gli potrà piacere la mia visita, questo dipenderà da lui, te l'ho detto. Chissà, magari questo volo sarà davvero una rinascita. Anche del nostro rapporto, chi lo sa. Ne dubito, ma chi lo sa.

- Lo spero davvero per voi.

Vi ucciderete a vicenda, bastardi.

Decisero per due camere separate chiaramente, ai lumi della luna oltre la grande isola centrale di Buraindo. Era un luogo decadente ma la vista dall'alto del continente era qualcosa che non poteva essere raccontato senza sminuirne il valore. La stanza di Mira era sul piano più alto e dalla finestra le luci di ciò che vi era giù sembravano lucciole che danzavano nel vento. Non aveva ancora ottenuto nulla, solo un nome, uno che già conosceva tra l'altro, ma era più che sufficiente per sperare che quel tizio facesse una mossa sbagliata, qualsiasi cosa che ne rivelasse le intenzioni. Stette a pensarci seduta sul letto della camera, al centro di quattro pareti di legno spoglie, adornate giusto da uno specchio per giunta logoro: An Lefeng faceva parte della resistenza, di Shinkuu dunque, e allora perché quell'uomo lo stava cercando al Cielo luogo in cui invece operava Kirinaki? Poteva essere una spia, proprio come voleva esserlo lei non appena fosse entrata in contatto con i suoi vecchi compagni. Si distese con quei pensieri, attendendo di incontrare le melodie del sonno per elevarsi a Dea tra i mondi ed esplorare dove la parte umana non poteva arrivare... e chiudendo gli occhi percepì il trascorrere dei secondi, dei minuti e infine di quel tanto per abbandonarsi al buio e poi rinascere: si vide riposare e intorno a sé richiamò con un'occhiataccia le Anime Nere ancora divertite dispensando terrore verso i suoi figli, e finalmente Yusekai tornò tacita. Osservò le proprie mani trasparenti e si convinse ad attraversare le pareti solide della camera per ricercare quella abitata dallo straniero. Erano quasi due settimane ormai che si allenava a mantenere quella forma spettrale ma tutte le volte che passava qualcosa che in teoria doveva essere solido provava una strana sensazione, un brivido che mandava direttamente al corpo principale. A ogni modo si mosse celere e alla terza stanza finalmente lo trovò, sveglio: stava fumando una sigaretta cercando di godersi quelle ore notturne di tranquillità, doveva averne passate anche lui nella foresta prima di incontrare Mira. Poi si concesse un attimo di riposo sedendosi nel letto per studiare la mappa che aveva del Cielo, finché non gli cadde un cartoncino per terra. Mira si avvicinò curiosa cercando di scrutare tra le mani dell'uomo che a quel punto raccolse quella che si rivelò essere una foto che ritraeva sette persone. Sembravano essere compagni, c'era un evidente affiatamento, probabilmente una squadra di qualche tipo, forse cacciatori di taglie. Sulla sinistra vi era proprio lui, tra due persone, a destra uno smilzo e a sinistra un omone con l'aria da spaccone armato con un enorme martello che teneva in spalla. Mira li guardò a lungo così come lo straniero sul letto, per poi soffermarsi su ciò che li accomunava tutti: il cappotto, il lungo spolverino che poté giurare di aver già visto. Poi il lampo.
Mira si svegliò di colpo tossendo, cercando di fare mente locale su quanto avesse visto. Non aveva dubbi, il cappotto, l'uomo con il martello, tutti dettagli che aveva già visto in un'altra occasione. Si alzò di corsa aprendo la finestra, doveva avvertire Fuyuki di quelle scoperte, anzi, prima ancora dello Hyuga era Naum che doveva sapere con chi avessero a che fare:


Sono su, vicino alle stelle. Non sono sola, vedo anime smarrite ogni giorno ma una in particolare mi sono sentita in dovere di Aiutarla. Sta cercando la pace con se stesso e quella di un suo fratello, un Lampo Straniero di un istante, che adesso illumina ma nel nulla può svanire. Due di Sette stelle allineate al Dio del Cielo.

Bella vero? Falla leggere a Tutti. L'ho sentita in accademia da un insegnante. Comunque ricordati di tornare presto a casa, papà si arrabbia se non ci sei, e smettila di rincorrere Serpenti in mezzo all'Erba. Quando esci, ricorda il Cappotto che fa freddo, quello Marrone perché l'altro è mio.


H.M.



Preferì un messaggio in codice, qualcosa di semplice che celava la verità tra le righe. Naum avrebbe sicuramente colto i riferimenti alle vicende trascorse con Mira mentre Fuyuki, beh, contava che l'alleato sapesse cosa andare a cercare.
 
Top
view post Posted on 15/10/2018, 00:13     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


Capitolo 3, Saremo insieme nel mio Regno



"Quella caverna è una prigione improvvisata qui, nella parte bassa del Cielo. In attesa della corrente giusta, chiudono i criminali là dentro, e aspettano."
La caverna sorgeva in un'insenatura che sembrava sgorgare fin dentro il cuore di quella piccola collina contornata dagli alberi. Un mare verde che degenerava in un cunicolo oscuro e tenebroso. Due guardie ai lati, che salutavano i commilitoni in quel momento.
Rokuda si guardò attorno in cerca di qualcosa. O qualcuno.
"Signor Fujimoto."
L'uomo nascosto dietro l'albero dagli uomini della carovana si voltò di scatto.
"Rokuda. Ha rispettato la parola data."
"Ne aveva dubbi?"
Yoshi Rokuda scese dal mezzo e si nascose, invitando i due al suo seguito a fare altrettanto.
"Chi sono loro due?"
"Sono qui per darci una mano."
Sorrise.
"Molto bene. Io distrarrò le guardie. Lei e i due signori entrerete dentro. Cosa ne pensate?"
Naum guardò la caverna, poi la vegetazione più rada in quella zona che li circondava, e che aveva permesso loro di cavalcare con relativa celerità; guardò i suoi compagni, i due uomini di guardia armati fino ai denti, e infine guardò negli occhi Fujimoto con la risposta già stampata in viso.
" - Attacco ad avventura insomma."





Lo turbò qualcosa improvvisamente, e si girò di scatto. Era una sensazione inesprimibile. Come se avesse avuto per un attimo l'impressione che ci fosse qualcuno alle sue spalle. Cazzate. Era così tanto suggestionato da quella storia? Non credeva fino a questo punto. L'uomo guardò a lungo la fotografia. Non sapeva dire cosa fosse quel misto di sensazioni che provava, e che si mescolavano e accavallavano l'una contro l'altra. Interrompendosi. Contraddicendosi. Sovrapponendosi in un gran tumulto. E che ci poteva fare? Una sola cosa. Proseguire nel suo scopo. E mettere un punto a tutto. Consapevole di quanto ogni cosa di quei giorni fosse ormai andata perduta. No, non tutto a ben pensarci. E, ancora a ben pensarci, non si era rivelata poi così male. Per com'era finita, inoltre.
Già. La scritta a pennarello sulla foto sembrava rinfacciarglielo.

Noi portiamo il fuoco



Un monito alle speranze infrante.



Il mattino dopo si incamminarono nuovamente per le strade dissestate di Kugyou e tra le sue strutture diroccate, tra piccoli centri abitati e schiere di processanti dirette verso il Tempio dell'isola. Un groviglio di strade e vicoli, come se l'isola fosse una grande decadente ecumenopoli.
Giunsero al di fuori dal centro abitato, e non appena svoltarono l'angolo che li portò fuori da quello spazio desolante e claustrofobico, poterono infine vedere il cielo davanti a loro. All'orizzonte, il Continente si stendeva in una piatta e pallida tela dai contorni nebulosi. Potevano essere a diverse centinaia di metri da terra. Al termine dello spiazzale roccioso davanti a loro, quello che sembrava un posto di blocco. Dietro di loro, un ponte.
Si avvicinarono.
"Cosa volete?" disse uno del drappello, colui che tra i cinque vestiva in modo più appariscente.
 
Top
view post Posted on 22/10/2018, 15:08     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


- Come intendete distrarli, Fujimoto? - intervenne dubbioso lo Hyuga, osservando perplesso chi aveva di fronte; era un uomo sulla cinquantina, sconfitto dalle calvizie, non di certo qualcuno con un'adeguata preparazione militare. Sembrava un normale civile in fin dei conti, pieno soltanto del forte desiderio di dare una mano a quel gruppo improvvisato nella loro missione.
- Cercherò di spingerli a darmi la caccia. Non preoccupatevi, non mi interessa di morire, farò di tutto per salvare la mia bambina. - rispose e, a quel punto, al jonin fu chiaro il perché quel tipo fremesse fino a quel punto nel volerli aiutare.
- È questo dunque il suo brillante piano?
- C'è altra scelta? È l'unico modo in cui mi possa rendere utile. - fu la risposta scontata, ma sincera del signor Fujimoto.
Nell'udire quelle parole, Fuyuki si lasciò sfuggire una lieve risata. Un tempo avrebbe potuto stendere quelle due guardie senza alcun problema, ma dopo quanto era accaduto con il sigillo di Akane... forse era meglio non rischiare. Tuttavia, non poté non trovare frustrante il fatto che un rammollito come quel tipo potesse, in effetti, rivelarsi utile alla loro causa. Eppure, gli rispose: - Va bene, ma vedi di non fare cazzate.
"Sarà divertente vedere un dilettante all'opera, al limite vedremo di correggere le sue stronzate strada facendo." si ritrovò a pensare e, del resto, chi avrebbe potuto biasimarlo? Mandò giù un sorso di shochu, giusto per rendere un po' più amaro quel boccone del cazzo.
- Un capofamiglia non le fa mai se agisce per il bene della sua famiglia. - replicò l'uomo e, con quelle parole, il ninja non poté che concordare.
- Lei è il padre di Chiaki?
- Sì, sono io. Voglio portare la mia famiglia lontano da questo paese, ma quella ragazza è più testarda di un mulo... ma va bhe, non voglio annoiarvi con questi discorsi. E ogni momento che lei passa lì dentro è una pugnalata per me.
Quelle parole, invece, fecero sorgere un dubbio nella mente dello shinobi. Possibile che le condizioni di quelle terre fossero così pietose da spingere i suoi abitanti ad abbandonarle, in cerca di un posto più confortevole e prospero? Magari Fujimoto, da padre premuroso, voleva soltanto il meglio per i suoi figli, una cosa più che comprensibile agli occhi di Namida... ma allora perché Chiaki aveva deciso di impuntarsi? Conoscere i dettagli della faccenda era impossibile - anche se il ninja si appuntò il tutto mentalmente, decidendo di rimandare alla prima occasione utile la discussione - ma forse la polizia locale ci aveva visto giusto. Se quella ragazza aveva deciso di rimanere lì, forse, lo aveva fatto per seguire le orme di Ryuzaki. Mentre rimuginava su questo, concluse: - Allora, procediamo.
"Resto qui nascosto e faccio fuori due guardie con frecce appena sono più lontane. Poi raggiungo voi dentro caverna. Se davvero ragazza è membra di ribelli... potrebbe esserci utile averlo vivo. Cosa dici?" intervenne Naum, facendo giungere con discrezione quel messaggio nella mente del suo alleato. Ben consapevole di quali fossero i limiti di quella sua capacità, questo si voltò in sua direzione con un sorriso compiaciuto disegnato in volto, dando conferme all'altro con un semplice e breve cenno d'assenso.
Quando i preparativi furono ultimati, Fujimoto si fece coraggio e, dopo aver preso un sasso da terra, si catapultò contro le guardie. Ne prese di mira una, lanciandole contro la pietra mentre era in corsa. Colpito in pieno, il soldato si lasciò trascinare dal gesto e dagli insulti di quel tipo, preparandosi a correre al suo inseguimento. Il compagno provò a farlo desistere, ma senza successo; alla fine dei giochi, si ritrovarono entrambi alle calcagna di Fujimoto, mentre Naum, invece, come un assassino silenzioso faceva altrettanto con loro, con arco e frecce pronte a punire la stupidità di quegli uomini. Stoltezza che lasciò Fuyuki di stucco, con la bocca aperta ed impastata per almeno cinque secondi buoni. Diamine, quanto doveva essere coglione qualcuno che, in un clima assai simile a quello di una guerra civile, si faceva attirare fra gli alberi solo perché qualcuno gli aveva lanciato contro un sasso? Si decise a non chiederselo più e, in silenzio, affiancò Yoshi Rokuda mentre questo entrava con cautela all'interno della grotta.
Una volta dentro, dopo circa una decina di metri, i due si ritrovarono di fronte a cinque guardie a riposo, ma visibilmente armate, a difesa di un antro posto in alto rispetto a quanto vi era di sotto - era impossibile scorgere di cosa si trattasse ma, forse, potevano essere le prigioni. Tre di loro si stavano scaldando accanto ad un falò scoppiettante, mentre gli altri due confabulavano tra loro, adagiati su una cassa di frutta. Fuyuki vide uno dei due prendere in mano una mela ed addentarla con gusto. Si ritrovò a desiderare lo stesso, ma ovviamente aveva altro a cui pensare. Attirò l'attenzione di Yoshi e, con un fil di voce, gli disse: - Mi occupo io di quelli accanto al falò. Rimani nell'ombra e, non appena gli altri due saranno distratti, vedi di farli fuori in silenzio.
Silenzio, quella sarebbe stata la parola chiave di quell'operazione. Per il bene e per l'interesse di tutti, Chiaki doveva rimanere in vita e pertanto era essenziale che, qualora ci fossero altre guardie a difesa delle prigioni, queste non si allarmassero all'idea che la prigioniera fosse in procinto di essere portata via dalla banda di Ryuzaki. Il piano di Fuyuki era semplice - e del resto, se non voleva dare prova di essere uno shinobi in possesso di certe jutsu, non poteva essere altrimenti. Con uno scatto si sarebbe portato verso i tre soldati e, non appena questi avrebbero incontrato il suo sguardo, avrebbe attivato l'Hansha. Una volta bloccati i loro nervi ottici, lo avrebbero visto immobile ed inerme, mentre lui, sguainando invece il proprio pugnale, avrebbe fatto in modo di assassinarli nella maniera più rapida e silenziosa possibile. Gli altri due sarebbero stati, con molta probabilità, completamente distratti dalla presenza dello Hyuga e, sfruttando la loro disattenzione e la loro paura, Yoshi avrebbe avuto la strada spianata per attentare alla loro vita.

 
Top
view post Posted on 27/10/2018, 14:41     +1   -1
Avatar

la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

Group:
Admin
Posts:
7,412

Status:


Quando il mattino successivo si rimisero in viaggio, la schiera di fedeli che stava peregrinando verso il tempio dell'isola inquietò non poco Mira, che sotto il travestimento di straniera devota a Buraindo stava cercando di comprendere la mentalità di quella gente, immedesimandosi quanto più possibile. Anche lei era una Dea all'interno di Yusekai, era la madre delle Anime Nere, colei che le aveva generate e che generava costantemente e proceduralmente il mondo dentro cui vivevano, eppure non l'aveva mai vista in quella maniera: quelli erano discepoli, un ammasso di persone che come zombie stavano percorrendo una strada sotto il sole cocente e l'aria rarefatta, soffrendo le fatiche di quella spedizione per poter anche solo parlare, pregare, al loro personalissimo Dio. Non avrebbe mai voluto che i suoi figli si comportassero in quel modo, non doveva esserci una posizione di sudditanza all'interno del mondo degli spettri ma di rispetto verso una Madre, o la conoscenza stessa, la speranza di allargare i confini di un regno corrotto da limiti e imposizioni si sarebbe frantumata in un ego senza forma. Forse Varnaki lo aveva capito, l'unico che si era ribellato consapevole della propria influenza, che aveva osato sfidare la propria madre in quel modo, rischiando ogni cosa, anche la propria esistenza. Yusekai era nata come esperienza alternativa per esaudire le ossessioni di Mira, ma cos'era diventata negli anni? Di sicuro non qualcosa di tanto ignorante e limitante come una religione.

Finirono per uscire dal centro abitato, avvicinandosi ai confini dell'isola fluttuante ed ebbero la possibilità, come quando erano arrivati, di osservare il Cielo unirsi alla terra nell'orizzonte lontano, terre che forse Mira aveva già conosciuto o forse no, accarezzata dalla brezza che soffiava in quei dintorni, nulla di simile alla bufera che li aveva trasportati fino a su. Giunsero nei pressi di un ponte ma degli uomini bloccavano la strada. Mira rallentò, cercando di porsi subito dietro il compagno: in quella farsa non voleva mostrarsi combattiva nel modo più assoluto, almeno finché non fosse stato strettamente necessario. Quando uno degli uomini venne avanti la prima a prendere la parola fu però lei, sempre in apparenza educata e nel caso intimorita, per cercare di indirizzare il dialogo verso risvolti positivi:


- Ci scusi buon uomo, cerchiamo un modo per raggiungere l'isola di Dio, saprebbe gentilmente aiutarci? Veniamo da molto lontano.

Ufficiale - Mi sa che avete sbagliato strada, allora. Di qui si va alle isole di Orion. Avete sentito che c'è una guerra in corso? Non avete visto la città più deserta del solito?

Sembrò minaccioso, esattamente ciò che avrebbe volentieri voluto evitare Mira. Creare scompiglio in quella situazione era da evitare assolutamente. A ogni modo, non avrebbe disprezzato di visitare anche le isole di Orion arrivati a quel punto, Kirinaki poteva celarsi praticamente ovunque. Prima che la donna potesse replicare a ogni modo, ci pensò il compagno a smorzare le tensioni:

Uomo - Sì, ne ho sentito parlare, signore. Questa ragazza è solo in cerca di un luogo in cui poter pregare il suo Dio.

Mira se la sarebbe volentieri presa a ridere, incredibile come quell'uomo si fosse veramente bevuto tutta la storiella della fedele venuta per Buraindo. Meglio così in ogni caso, era una buona scusa per cercare di prendere qualche informazioni riguardo questa fantomatica guerra:

- Di che guerra parla? Io voglio solo raggiungere chi può ascoltarmi. Cosa mi consiglia di fare?

Ufficiale - Non lo sa, eh? E lei chi sarebbe, il suo galoppino?

Aveva ancora quello sguardo, pronto a dar battaglia. Non sembrava molto predisposto a credere a quella pagliacciata, a prescindere da chi fosse a raccontarla a quanto pare.

Lo straniero cercò invece di prendere le difese di Mira, di entrambi anzi visto che se qualcosa fosse andato storto ne avrebbe risentito certamente anche lui.

Uomo - Siamo qui da poco, come le ho detto veniamo da lontano.

Ufficiale - Come molti in questo paese... anche in questi tempi perigliosi.

Sembrò lasciar intendere un certo sospetto, non sarebbe finita bene e questo Mira lo aveva ormai capito. In ogni caso decise di restarsene buona per quanto le Anime Nere stessero ribollendo, avrebbero volentieri pranzato con la testa di quel presuntuoso. La donna respirò, continuando a recitare la sua parte, se si fosse arrivati alle mani si sarebbe lasciata difendere, una buona scusa per studiare l'abilità di chi aveva a fianco.

Uomo - Ci siamo incontrati per caso, mi ha aiutato a farmi strada fin qui. Sono in cerca di un criminale che so aggirarsi per questo paese: An Lefeng. Siete delle forze dell'ordine, perciò penso che questo vi possa far piacere. Avevamo pensato che forse il... Sommo Buraindo potesse sapere qualcosa in proposito.

La donna rimase sorpresa di quella uscita, non era sicuramente un uomo che lasciava parlare i muscoli per sé, o almeno non esclusivamente. Come già in precedenza aveva pensato, darsi battaglia in quel luogo sarebbe stato soltanto negativo. Intervenne così dando forza al discorso del compagno:

- Potete aiutarci?

L'ufficiale sembrò diventare una furia, le ultime parole lo avevano scosso, che il nome di quel criminale avesse toccato un punto dolente? Mira si morse un labbro e si preoccupò di rimanere alle spalle del compagno per non cadere in tentazione, li avrebbe volentieri fatti a pezzi.

Ufficiale - Volete dunque parlare col Sommo Buraindo? Col Dio di queste terre? Osate tanto?

- Abbiamo superato ogni tipo di prova e pericolo durante la nostra strada, tutto per arrivare davanti a Lui. Siamo pronti ad incontrarlo.

Provò così, sperando nel buon senso di quegli uomini, cercando di concedergli un'ultima possibilità prima di perire semplicemente. Forse buttandoli di sotto non avrebbero ritrovato i cadaveri anche se... Buraindo era il Cielo stesso, questo si diceva.

L'ufficiale estrasse un pugnale imprecando contro Mira effettuando un paio di passi verso di lei ma l'uomo era tra lui e la donna. Non sarebbe arrivato a toccarla senza prima combattere chi sembrava assolutamente capace di difendersi.

Ufficiale - Pensi dunque che questo vi renda degni di stare al suo cospetto?

Uomo - Beh, pensavamo di sì.

Tutti gli uomini al posto di blocco estrassero le loro armi avvicinandosi mentre il compagno di Mira mise mano alla propria spada. La donna indietreggiò mostrando disagio e paura, lasciando che fosse lui a far qualcosa. L'uomo la guardò stranito, sorpreso ma non spaventato, forse non credeva fosse poi così "indifesa". La Dea scosse il capo mostrando panico mentre il gruppo li aveva ormai braccati, ma prima che anche solo due delle lame presenti si potessero scontrare venne rivelata la farsa e la Dea di Yusekai strinse i pugni, odiandosi per non aver fatto strage di quegli insolenti. La copertura in ogni caso ancora reggeva.

Ufficiale - Rilassatevi, rilassatevi amici! C'eravate cascati?

E scoppiò a ridere insieme al resto del gruppo. Mira non parlò cercando di camuffare la rabbia e dovette combattere le Anime Nere per cercare di fermare il loro impulso di macchiare di rosso l'oscurità del loro mondo. La ragione prevalse, la Madre prevalse, e venne avanti simulando un sorriso che in origine doveva essere tutt'altro.

Uomo - Lo sguardo minaccioso, le armi sguainate... Sì, direi che ci siamo cascati.

- Non mi sembra di buon gusto...

L'ufficiale si rese conto del clima teso che si era venuto e creare e cercò di giustificarsi prima che un combattimento si manifestasse realmente:

Ufficiale - Oh, dobbiamo trovare come divertirci in questo Paese... Meraviglioso e problematico allo stesso tempo. Venite venite, vi offro qualcosa in un locale qua vicino. Ehi voi, mi raccomando!

L'ultima frase la rivolse agli uomini che rimasero al posto di blocco prima di mettersi direttamente in marcia verso una casupola che doveva fare da casa ai cani come lui di quel paese. Mira si scambiò uno sguardo col compagno scettica ma in quella situazione non poteva che stare al gioco, ancora. Poter parlare con uno vivo piuttosto che con un cadavere era la sua personale vittoria di quell'ora. Si sedettero su un tavolo all'aperto, faccia a faccia con il Cielo e finalmente, per la prima volta da quando aveva messo piede in quel paese, era giunto il momento delle presentazioni:

Ufficiale - Io sono il capitano Zenko Sanada

Uomo - Jou Matsuyo

Mira ci pensò un po' ma non riuscì immediatamente ad associare quel nome a nessuno che ricordasse della vicenda vissuta al Paese dell'Erba. Ci avrebbe riflettuto meglio più avanti, lì per lì si limitò a dare un nome anche lei, l'ennesimo diverso di quella che era ancora soltanto un'ombra.

- Io sono Shukyo, molto piacere.

Sanada - Saké per tutti?

Mira guardò Jou cercando consensi, voleva lasciargli credere che fosse lui a guidare quel duo. Più teneva un profilo basso in quella situazione meglio era per lei e per la riuscita della missione.

Jou - Alla ragazza credo piaccia qualcosa di più forte.

Lo disse sorridendo, ricordando la sera in cui si erano conosciuti intorno a quel fuoco. Mira se la rise fingendo imbarazzo.

Sanada - Mi dispiace signorina, ma al momento è difficile già trovare del sake al momento. Negli ultimi due anni il Paese purtroppo non sta attraversando un bel periodo.

Mira annuisce e continua:

- Cosa succede dunque al Cielo?

Sanada - Il Cielo sta soffrendo, signorina Shukyo. Sta molto soffrendo. I ribelli hanno preso il paese per la gola, e stanno distruggendo le nostre vite.

I ribelli, Mira diede molto peso a quelle parole. Era il compito di Fuyuki avere a che fare con i ribelli, si chiese se non ci fosse già entrato in contatto. In ogni cosa mostrò interesse e dispiacere, d'altronde era una devota a Buraindo:

- Non ho... Parole. Come osano violare così i cieli di Dio? C'è qualcosa che possiamo fare? Conoscete qualche nome responsabile?

Sanada - Non sono un politico, signori. E nemmeno un soldato. Ma la gente è confusa, e dunque si fa trascinare. E il responsabile di questo caos ha un solo nome: Masao Ryuzaki.

Disse quel nome senza celare un certo disprezzo mentre Mira lo aggiungeva alla lista di gente su cui indagare. Doveva comunicarlo a Fuyuki, o magari ne aveva già avuto a che fare lui stesso. Doveva assolutamente essere aggiornata sugli sviluppi del compagno.

Sanada - Spala falsità sui priori, li accusa di usare il nome del Sommo Buraindo solo per ottenere privilegi e preservare una posizione di potere. Menzogne su menzogne. Avrete sentito parlare forse del priore Araiba.

Ancora un nome ma come prima per Mira erano nuovi, era la prima volta che lo sentiva nominare e scosse il capo.

- Come le dicevo siamo nuovi.

Sanada - Un uomo coraggioso. Che cerca di far rispettare l'ordine in quest'isola, così come gli altri grandi priori delle due isole gemelle, insieme al Sommo Buraindo. Di tenere in vita l'ordine e la civilizzazione. E a volte, per poter tenere in vita questi beni supremi, si è costretti a compiere gesti terribili, non lo nego.

La donna provò a mettere in ordine le idee e le informazioni ricevute prima di bere il saké appena giunto, servito tra l'altro da un ragazzo che Sanada guardò in modo strano. Ryuzaki guidava dunque la rivolta, o comunque ne era un membro importante, e aveva iniziato quella campagna di diffamazione contro i Priori delle tre isole del Cielo. Sapeva ancora troppo poco, doveva riuscire ad arrivare ad uno di questo Priori o, ancora meglio, Fuyuki a Ryuzaki stesso. Come ci entrava però Kirinaki in quella vicenda? Se Ryuzaki aveva a che fare con Shinkuu, i Priori erano alleati della Nebbia Piangente?

Jou - Non sono un moralista, signore. Come lei non è un politico. Mi chiedo solo come possa trovare quell'uomo, An Lefeng. E come sdebitarmi con questa ragazza.

Sanada - Potrei portarvi al tempio dell'isola. Lì Buraindo, sotto l'intercessione del priore, forse potrà darvi l'aiuto che cercate.

Mira si illuminò ringraziando tacitamente della pragmaticità del compagno. Giungere in uno dei templi centrali e avere a che fare con un Priore poteva essere la svolta della vicenda. Sarebbe bastato catturarne vivo uno e lasciarlo parlare, che fossero informazioni su Kirinaki, Buraindo, Shinkuu o Kai poco importava, era la migliore possibilità che aveva.

- Sarebbe magnifico.

Jou - Non ne ha proprio mai sentito parlare di An Lefeng? Ho sentito che forse abbia trovato l'appoggio di qualcuno, forse altri criminali. Forse grazie all'aiuto di un altro fuorilegge, Bakin Watanabe.

Eccolo, un nome che risuonò finalmente familiare. Mira riuscì a collegarlo immediatamente: Bakin era l'uomo con il martello che era riuscito a sfuggirle durante la battaglia nella vallata, al Paese dell'Erba. Ne aveva parlato con Naum e Kakumei durante il rapporto di ciò che era successo in quel luogo, dagli uomini con lo spolverino all'anima oscura del demone che aveva affrontato alla fine. Non c'erano più dubbi, An Lefeng così come Jou facevano parte degli uomini con il cappotto marrone.

Sanada - Non è un moralista, ma da la caccia ai fuorilegge? Beh, io rappresento in un certo senso il braccio della legge del Credo, o quel che ne resta. E ultimamente diversi criminali stanno trovando asilo in questo paese, cosa impensabile fino a qualche tempo fa. E giurerei che una feccia del genere non possa che aver arricchito un'altra feccia peggiore, ladri e assassini che si spacciano per combattenti per la libertà: i ribelli di Ryuzaki.

La storia filava, Shinkuu doveva essere entrata in contatto con An Lefeng e dunque con i suoi compagni, a quel punto Kai doveva aver sfruttato la situazione politica del Cielo per dare forza a questa resistenza, forse per stanare Kirinaki o Buraindo stesso. La donna conosceva bene il ninja dorato, porsi come Dio sostituendo quello che regnava nel Cielo era esattamente ciò che avrebbe fatto per raccogliere consensi e ovviamente potere. Doveva avvisare Fuyuki.

Jou - Dove posso trovare questo Ryuzaki?

Sanada - Se lo sapessi, sarei già lì. A cercare la sua testa con ogni mezzo. E' sempre lui a trovare te.

Jou - Come il colera.

E se la risero mentre Mira osservava il fondo del bicchiere riflettendo sul da farsi.

Sanada - Esatto, qualcosa del genere! E riguardo al suo uomo, i criminali sono così: si aiutano a vicenda. Vedremo cosa dirà Buraindo. Volete andarci subito?

Mira annuì così come Jou. Erano tutti d'accordo e in breve si misero in viaggio. Il tempio non era troppo distante e grazie all'intercessione del capitano Sanada presero una strada che gli permise di saltare l'infinita coda di fedeli che da giù stava peregrinando verso il Priore di Buraindo. Mira era nervosa, in quella storia si sentiva la mano di Kai, del suo maestro e dell'ormai nemico che dall'alto aveva fino ad allora osservato lo smuoversi degli eventi. Che sapesse già che si trovava lì? No, non era onnisciente, non lo era mai stato. Respirò cercando di calmarsi e seguì Sanada fino all'ingresso del tempio.
 
Top
view post Posted on 29/10/2018, 20:09     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


Tra le ombre delle poche lucerne che pendevano soffitto e creavano giochi di ombre tra le mura di carta spiegazzata della grotta, due spettri si mossero. Le cinque guardie non ebbero il tempo di elaborare l'accaduto, e così le tre illuminate dalla luce del bivacco furono colpite a morte da colpi di pugnale, mentre le teste delle due nei pressi dei viveri volarono e caddero al suolo e lo urtarono vacillando.
"Ehi, venite a darci una mano, quella puttanella non vuol - "
Due guardie si avvicinavano da un cunicolo che si perdeva tra il soffitto in declino luci più sottili, ma ebbero appena il tempo di esclamare il loro terrorizzato stupore che Rokuda fu già su di loro come una gatto sulla preda, lanciando un pugnale nella gola del primo e passando da parte a parte con la spada quella del secondo. Caddero al suolo, gorgogliando, emettendo suoni muti, col sangue che zampillava e creava attorno a loro delle pozze rossastre.
"Non credo sia il momento di mettersi a mangiare, ragazzo."
Rokuda si voltò verso Fuyuki, che nel frattempo stava mangiando una delle mele nella cassa - forse proprio quella di una delle guardie assassinate, non sapeva dirlo.
"Lungo quel corridoio ci dovrebbero essere le prigioni. Non avverto più alcuna presenza qua dentro. Va avanti, io resterò qui a coprirti, nel caso arrivasse qualche nuova compagnia."
Proseguendo lungo il corridoio, avrebbe trovato una porta sprangata. Non si vedeva l'interno della cella. La porta era molto dura. Di un materiale strano, mai visto. Sembrava anche fragile. Con un urto ben assestato, considerata la sua - benchè debilitata - forza, forse avrebbe potuto ridurla in mille pezzi.
La serratura sembrava difficile da scardinare, ma con un po' di pazienza e mano ferma forse avrebbe potuto forzarla.


Simulo il meccanismo della serratura attraverso questo "codice":


312382848B11181041512








Si inoltrarono dunque di nuovo nella città-isola, verso il Tempio di Buraindo di Kugyou. Vie squallide. Isole di oscurità, non case, da ogni parte, e qua e là qualche lampione da cui pendevano lucerne simili a fiaccole da giocolieri, come lumi in una tomba. Giunsero ben presto a delle luci fumose in lontananza. Il traffico e il via vai di persone si faceva più intenso. Monaci, pellegrini. Pochi civili. E militari per lo più. Come se fossero in procinto di effettuare una parata. Alla fine del grande spaziale dove tutto questo prendeva atto, il Tempio di Kugyou si ergeva nella sua aria trascurata, e tuttavia ben più curata e maestosa del resto degli edifici dell'isola.
Salendo le scale, percorse avanti e indietro da monaci e soldati, sarebbero giunti infine a un grande chiostro costellato da effigi e simulacri, come fosse un tofet, o comunque un santuario a cielo aperto.
Oltre il chiostro, oltre le porte secondarie a destra e sinistra percorse liberamente e con lentezza cerimoniale dai monaci e dalle ancelle consacrate al Dio-Tempio, e da cui uscivano fumi di incenso che si diffondevano in ogni angolo di quello spazio, si ergeva una mastodontica porta chiusa, ricca di bassorilievi raffiguranti scene sacre e mitologiche.
Tre figure, due giovani ragazze curve e intabarrate ai lati di uno più fiero, con le maniche unite in un unico ideale canale davanti al petto, li avvicinarono.
" - Padre Hidaka."
Sanada sembrò piegarsi in avanti in un inchino eccessivamente cerimoniale. Era come se, da quando fosse entrato nel Tempio, fosse entrato in uno condizione dell'animo che accentuava ancor più un certo sentore serprentesco, o comunque rettiliano, nelle sue movenze, e nei suoi occhi lucidi, pavidi e incavati che saettavano sempre da una parte all'altra.
Il padre gli fece cenno di alzarsi, a lui come agli altri due qualora avessero fatto lo stesso.
"Cosa vuole, capitano Sanada?"
"Vede, ecco - questi due forestieri vorrebbero avere modo di consultare il Sommo Buraindo."
Il monaco li squadrò, e i suoi occhi si soffermarono con insistenza su Mira.
"E come pensano di fare? C'è un ordine da rispettare. Il Tempio è meta di pellegrinaggio per molta gente. In una settimana credo potranno essere accontentati."
 
Top
view post Posted on 5/11/2018, 08:53     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


- E quando, altrimenti? È sempre un buon momento, per mettere qualcosa sotto ai denti.
Rispose con fare scocciato, malgrado sapesse bene che Yoshi non avesse torto. Si guardò ai piedi, stando attento a non affondare i sandali sulla pozza di sangue che aveva insozzato il pavimento. I cadaveri delle tre guardie giacevano al suolo, del tutto inermi, accanto alle teste mozzate di chi aveva assaggiato la lama di Rokuda - la quale, a dimostrazione delle sue abilità, ne aveva fatti fuori altri due, poco dopo. Il jonin pensò che non se la cavasse male, per essere un cacciatore di taglie in pensione... e ciò, ovviamente, lo avrebbe costretto a mantenere la guardia ben più alta, specie perché quel breve scambio di colpi - il primo, da quando aveva terminato l'allenamento di riabilitazione - si era reso conto i quanto lontano fosse dalla forma smagliante che aveva sfoggiato a Yason Mori. Orha Duren avrebbe probabilmente riso nel vederlo ridotto in quel modo, ma non gli importava. In fondo, giaceva in chissà quale fossa, mentre lui perlomeno poteva ancora gustarsi quel che rimaneva della mela che il soldato aveva addentato - e che lui aveva afferrato al volo dopo averlo ucciso, per evitare che si sporcasse cadendo a terra. Diede un altro morso, prima di voltare le spalle al compagno.
- Dopotutto, loro non se ne fanno più niente. - aggiunse ridendo, alzando la mano in segno di assenso per poi tornare a pulire il filo del suo pugnale - Sta bene. Tu vedi di pulire invece, sarebbe da maleducati lasciare quello schifo per terra.

Avanzò quindi il corridoio, finché non giunse di fronte a quella che pareva proprio essere la cella di Chiaki Fujimoto. Si accertò di non essere stato seguito dal compare, prima di attivare il byakugan; il materiale di cui la porta era composto non lo convinceva affatto, ma non riuscì a cavarne fuori nulla di utile - riuscendo, in compenso, a scorgere oltre di essa la presenza di una ragazza in possesso di un chakra debole. Non c'era da stupirsi, se era davvero la figlia di Fujimoto poteva anche trattarsi di una comune civile... o magari chissà, fosse stata anche addestrata dalla Resistenza, magari la sua energia doveva essere stata smorzata proprio da quel bizzarro materiale. Le possibilità erano parecchie, mentre la voglia di Fuyuki di esplorarle prima di procedere era pari a zero. L'unica cosa che lo separava dall'occasione di ottenere informazioni utili per risalire a Shinkuu pareva essere proprio quella porta del cazzo.
Così, tirò fuori dalla tasca uno dei suoi kunai a tre punte. Provò a vedere se fosse possibile inserirlo nella serratura ma, ovviamente, si vide costretto a rinunciare. Al che, sfruttando il principio di una delle sue tecniche preferite, usò il chakra affinché uno dei sassolini presenti sul pavimento si affilasse fino a diventare un vero e proprio spillo. Lo piegò e a quel punto fu capace di entrare nel piccolo buco, così da tentare di forzare la serratura. Non era uno scassinatore provetto, ma conosceva le basi abbastanza da poter effettuare almeno un tentativo. Si diede da fare per più di un minuto, senza accorgersi che alcune gocce di sudore avevano già iniziato a rigare la sua fronte.
"Andiamo, Kami maledetti... sono sopravvissuto alla forzatura di un sigillo, che cazzo sarà mai una porta?" pensò tra sé, mentre assumeva un'espressione degna di una persona davvero concentrata. Smorfia allungata e lingua che sporgeva da un angolo della bocca. Sarebbe bastato spaventarlo un minimo, perché la mordesse e iniziasse a riempire quel corridoio d'imprecazioni, liberandole dalla sua mente.

Dopo vari tentativi, sono giunto a questa conclusione. Secondo la mia intuizione, si tratta di un cifrario a trasposizione e, poi, a sostituzione. Insomma, anziché secondo il tradizionale metodo A=1, B=2, in questo caso si partirebbe con B=1, secondo l'idea che tu abbia messo solo quella lettera per darmi un indizio. Oltretutto, essendo il testo pieno di 8 e dato che nel metodo basilare H=8, verrebbe fuori un pastrocchio. Secondo il mio metodo, invece, I=8 e ci sta, nell'italiano la lettera "I" è la più usata. Quindi provando a costruire il nuovo ordine alfabetico, viene fuori:

 1 2 3 4 5 910  11 12 13 14 15 1617 18  1920 21 
 B C D E F G H L M N O P Q R S T U V


Quindi, provando ad isolare alcune cifre nel tuo testo, verrebbe fuori:


 3 12 3 2 8  4  8B  11 18 10 4 15 12
 D O D I C I  È  I(L)  N U M E R O


Questo è il mio ragionamento, poi magari il risultato è lo stesso, però tu sei partito da un ragionamento leggermente diverso. Insomma, ci provo con: DODICI È IL NUMERO.
 
Top
view post Posted on 24/11/2018, 13:23     +1   -1
Avatar

la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

Group:
Admin
Posts:
7,412

Status:


Tre figure li accolsero all'entrata del tempio. Era incredibile quanto di meraviglioso vi fosse in un luogo povero e lurido come quello. Kugyou non era senz'altro l'isola più grande né maestosa del Cielo, anzi, delle tre era forse quella più marcescente, resa luminosa esclusivamente dal sole che così vicino non poteva che infuocare di luce la sua superficie fluttuante. Per un'amante della storia, delle arti, delle culture straniere e della conoscenza in generale, fu strano dover attraversare un così particolare chiostro e comunque mostrare interesse più al cammino in sé che all'ambientazione. In ogni caso ci sarebbe stato tempo, prima o poi, per poter ammirare quella religione con occhi esterni, senza doverne fare necessariamente parte. Sanada li introdusse dunque a padre Hidaka, quello che doveva essere il Priore di Kugyou, colui che in qualche maniera rappresentava Buraindo in quella determinata isola.

Una settimana, tanto sarebbe dovuto durare il pellegrinaggio per poter presentarsi al cospetto di Buraindo, era il tempo minimo per poter essere considerati "pronti" ad ascoltare la Sua voce. La donna non aveva però la minima intenzione di sottostare a quella imposizione e provò prima gentilmente, poi, se il caso lo avesse richiesto, con maniere un po' più convincenti.


- Una settimana? Siamo in viaggio da molto più tempo per giungere qui... non conta niente?

Si mostrò debole, stanca, ma soprattutto pronta a qualsiasi cosa pur di darsi a Buraindo, l'unico che in quella storiella avrebbe potuto ascoltare le sue preghiere. Il Priore dal canto suo non perse di mostrare il giusto interesse, per Mira per lo più.

Padre Hidaka - Bambina mia, non dipende da me, davvero. Mi dispiace così tanto.

Lo disse sfiorandole la guancia con mano, come se volesse entrare in contatto direttamente con la sua anima, e magari non solo. L'interesse che stava mostrando per quei due forestieri era ammirevole, il giusto comportamento di un uomo di chiesa compassionevole, peccato che a Jou non aveva concesso nemmeno uno sguardo se non nel momento in cui si era lasciato andare a delle curiosità personali:

Padre Hidaka - E dimmi, da dove vieni mia cara? E questo giovane uomo, è tuo marito?

Mira si voltò verso Jou d'istinto chiedendosi il perché di quella domanda, ma si limitò a rispondere nella maniera più sincera possibile per quanto potesse essere considerata "verità" quella che concesse al Padre:

- Oh no no, le nostre strade si sono incrociate per un obiettivo comune: entrambi abbiamo bisogno che Buraindo ci ascolti.

Poi rispose anche all'altra domanda, tagliando corto con una risposta che le avrebbe risparmiato di inventare e soprattutto ricordare nuove storie sulle svariate personalità che nell'ultimo anno e mezzo aveva avuto. Era una donna che veniva dal basso, pronta a trascendere, desiderosa di spiccare il volo verso chi poteva accoglierla tra le nubi del Cielo e lì farla rinascere come anima pura. Era più o meno ciò che doveva credere una fanatica religiosa che avesse avuto la forza di arrivare a lì e come tale doveva impegnarsi a pensare:

- E... beh, vengo dalla Terra, come tutti.

Padre Hidaka se la rise apprezzando quell'uscita arguta, ma probabilmente avrebbe apprezzato qualsiasi cosa fosse uscito dalla bocca di Mira.

Padre Hidaka - Che ragazza spiritosa! Ma certo, certo, e tutti torneremo a lei prima o poi. Le nostre spoglie mortali almeno.

A quelle rivelazioni a ogni modo, seguì uno sguardo diverso da parte del Priore, chiaramente contento e soddisfatto di quelle risposte, soprattutto quella riguardo l'essere o meno moglie dell'uomo che Mira aveva accanto. I suoi occhi divennero indagatori, pronti a immergersi tra le spoglie di Mira, indagando tra la sua pelle rosea e gli occhi vitrei impreziositi dai biondi che al sole divenivano dello stesso colore dell'oro. Mira capì tutto a quel punto, faticando a contenere delle risa a sua volta, contenta allo stesso modo ma per motivi diversi: per la fragilità umana dell'uomo di chiesa che aveva davanti. Erano così deboli gli uomini, in tutte le loro forme, in ogni situazione, in ogni paese, tutti cadevano come allocchi a un paio di ciglia lunga ben sbattute.

Padre Hidaka - E' normale, il Sommo Buraindo riesce a far scendere la pace tra i suoi fedeli.

E continuava a sorridere mentre Mira decideva di andare fino in fondo: balzò in avanti afferrando la mano del Priore tra le proprie, mostrando il pallore tipico di chi cela imbarazzo, la debolezza di una vergine che sta per essere violata dalla forza virile di chi ha sempre sognato di avere tra le proprie braccia:

- Vi prego... sono sicura che lei, così vicino al Sommo, possa far qualcosa.

Il Priore osservò quella mano calda e docile e la strinse con la sicurezza di chi sapeva di poter assolutamente aiutare chi si fosse dimostrata degna, nella giusta maniera. Le due monache ai lati del Padre non nascosero un viso che si colorò di malinconia e rassegnazione e quasi come fossero abituate a quelle scene, furono pronte a girarsi e far strada alla nuova "fortunata".

Padre Hidaka - È sempre una gioia vedere una fede così pura e indomabile. Guarda, bambina mia, vediamo cosa possiamo fare...

E le mise una mano dietro alla schiena guidandola verso la porta del tempio. Mira sorrise e per un istante abbandonò l'aria debole, del tutto ignara dei pericoli della vita ed esclusivamente votata alla nuova religione offerta dal Sommo, per voltarsi verso Jou e annuire alla sua domanda se fosse davvero sicura di quelle che stesse facendo, intuendo l'andazzo. Lo sguardo che gli concesse era molto più simile a quello della vera Mira, la Dea e Madre di Yusekai, piuttosto che a quello della fanciulla perduta tra i sensi di colpa e i desideri di redenzione. In tutto ciò, Sanada non aveva proferito parola. In quei luoghi corrotti e maleodoranti che decoravano una delle isole del Cielo anche lui contribuiva a rendere feccia quel luogo, che aveva mostrato di sé solo un marciume che Mira credeva esclusiva della Terra, ma evidentemente, con quel Dio, anche il Cielo stava per oscurarsi. No, Kirinaki non lo avrebbe mai permesso, e nemmeno Kai. Chi c'era dietro a Buraindo?
 
Top
view post Posted on 25/11/2018, 14:32     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
1,249

Status:


Rokuda lo guardò per un po' addentrarsi nel corridoio.
" - Sei proprio un tipo, eh?"
E sorrise, e pensò a qualche evento del passato. Poi si mise anche lui al suo posto, in attesa.

Lo scatto di una serie di ingranaggi che si chiude. Una giovane ragazza oltre la porta, rannicchiata in un angolo di quella minuscola cella con le gambe distese. Sembrava semi-addormentata, o comunque assorta, ma non appena ebbe contezza che qualcun altro stava entrando nel suo spazio ritirò indietro le gambe e se le portò al petto e se le strinse tra le braccia, fissando Fuyuki con gli occhi feroci di un cane bastonato e in preda alla paura. I lunghi capelli neri e insozzati le ricadevano ancora con una certa grazia ai lati di un viso difficilmente oltre i vent'anni, nonostante i segni di pestaggio effettuato con grazia e riguardo. Non solo nel corpo ora che ci faceva caso, ma anche sulle gambe e sulle braccia.
Presto Fuyuki avrebbe sentito una voce ovattata rimbombare nella sua testa.
"Drappelli di soldati si sta avvicinando a grotta, pronti a mettervelo in culo. Cercherò di impegnarli e decimarli un po', ma fate veloce."
Pochi secondi dopo Yoshi Rokuda lo avrebbe avvicinato.
"Hai sentito il tuo amico telepate? Sbrighiamoci! Come sta la ragazza?"


La soluzione è giusta, ed è questo che importa. Avevo concepito il codice come una semplice corrispondenza lettere numeri, ma per rendere un po' più difficoltosa la decifrazione avevo usato il sistema duodecimale, dove le cifre utilizzabili sono dodici anzichè dieci (0,1,2,3,4,5,6,7,8,9,A,B). Ripeto, ciò che importa è la soluzione, e anzi dal mio punto di vista è stato ancora meglio che tu abbia trovato una soluzione diversa da quella che avevo pensato.










"Sei sicura?"
Aveva capito l'andazzo, ma quella ragazza poteva essere così ingenua da non avere capito un ca - e poi quello sguardo.
Raggelante.
b02bfaa06db488cdf8fe38652ba42aad
La fissò sorpreso e poi perplesso nel giro di un istante, quando la vide girarsi e addentrarsi con quel vicario degli dei o di chiunque sfruttasse la paura della morte della gente per poterne fare ciò che voleva. Allargò dunque le braccia e scosse leggermente la testa, quindi uscirono con Sanada - un uomo di legge con la spina dorsale forte, a quanto gli era sembrava - e prese per accendersi una sigaretta con lo zippo scrostato.
"Ma è pazzo, che sta facendo?" gli urlò contro Sanada.
Lo guardò dubbioso e si guardò intorno con la sigaretta in bocca e l'accendino già in posizione tra le sue mani, e passò in rassegna gli sguardi sorpresi e rabbiosi dei fedeli lì attorno.
"Ho capito, ho capito" disse alzando le braccia e accingendosi a scendere i gradini, la sigaretta ancora in bocca: "Neanche davanti la porta del Tempio."
"Lei sembra tutto fuorché un fedele del Sommo" gli disse Sanada seguendolo nella discesa.
"Non sono un tipo molto spirituale, glielo concedo. Sa qual è il motivo che mi spinge qui."
"Sì, lo so. Ma sappia che la buona riuscita della sua operazione passa dalle mani di Buraindo. Inutile che glielo dica."
"Lo sospettavo."
"Il sarcasmo dei miscredenti."
"Non ero sarcastico."
Sanada ci pensò un po', mentre Jou riusciva finalmente ad accendersi la sigaretta ai piedi della scalinata.
" - Già, forse ha ragione. La avviso che qua sentirà molte parole, signor Matsuyo. Tiranni. Oppressori. Parole bisbigliate a bassa voce, sussurrate, come sibili di serpenti. Parole che i paesani e i contadini imparano ma non comprendono. Parole senza significato. Il culto, e l'esercito di conseguenza, stanno soffrendo - come posso dire: una crisi di popolarità."
"Persino io ho sentito alcune storie in tal senso. Nulla di personale, ma con tutto il rispetto non siete un Paese famoso per la vostra magnanimità e compassione" concluse a voce bassa e buttando fuori una nuvola di fumo.
"E' questo il punto. Ha mai conosciuto Buraindo? E il priore Araiba? Ha mai parlato con loro? Li conosce personalmente?
No.
Come un pappagallo ripete le menzogne e le false notizie che ha sentito.
"
" - E' possibile."
"Del Sommo Buraindo non c'è bisogno di specificarlo, ma anche Araiba è un brav'uomo. Un grand'uomo. Porta sulle sue spalle il peso di un milione di problemi, e non ha neanche i poteri divini di Buraindo a dargli forza."
"Dovrei forse compatirlo?"
Sanada scosse la testa contrariato.
"Gli uomini comuni fanno sempre presto a giudicare. Parlano male degli altri perchè li fa sentire meglio con loro stessi. Forse dovrebbero guardarsi più allo specchio, non crede?"
"Guardi, è lei che ha tirato fuori quest'argomento. Non sono certo qui per giudicare il vostro governo, nella maniera più assoluta."
"Vede, cerco di spiegarmi meglio" e giunse le mani e vi avvicinò il mento, come stesse cercando di riordinare le idee.
"Questa non è una terra ricca di risorse. Abbiamo molti pellegrini, certo, ma la gente di cosa può vivere? Negozi, certo, ma non possono dare da mangiare a tutti. E la gente a terra? No, mi creda: qua la benevolenza e la compassione devono assumere altre forme. Cos'è meglio secondo lei: dare una pacca sulla spalla a un uomo affamato, o picchiarlo finchè non si procura del cibo?"
"Credo debba trovare da solo le risposte a certe domande."
Fece per buttare la sigaretta a terra, ma poi ci pensò ancor prima che Sanada lo fulminasse nuovamente, quindi si infilò il mozzicone in una tasca del giaccone. Sanada annuì soddisfatto.
"Spero non ci impieghino molto" disse.
"Lo spero davvero anch'io."
Gli tornò il pensiero a quella ragazza. A quell'ultimo sguardo.
"E chi sono questi fuorilegge a cui dà la caccia?" gli chiese Sanada, rompendo il silenzio.
" - An Lefeng era un tipo che conoscevo. E Bakin Watanabe... bhe, conoscevo anche lui."
"In che senso conosceva questi uomini?"
"Appartengono a un passato che sto cercando di scrollarmi di dosso."
Sanada rise debolmente.
"Il passato è tutto ciò che è reale, amico mio. Non può essere cancellato. E' questo il problema dei popolani: trascorrono troppo tempo a sognare futuri immaginari."
"So di non poter cambiare il passato. Ma cerco almeno di fare qualcosa per il futuro. Devo farlo."
"Qualunque cosa la faccia stare sereno andrà bene. E secondo me non le ci vorrà molto per trovare quei due. Molti criminali vengono ormai nel Cielo per unirsi ai porci ribelli. Per far perdere le loro tracce."
"Lo spero davvero."
"Deve esserci una bella taglia sulle loro teste."
"La più alta che possa immaginare."
"Posso chiederle quanto?"
"Non mi pagano. E' - è una lunga storia. Sono stato costretto a farlo."
"Non capirò mai voi cacciatori di taglie."
"Neanch'io."
"Ma nessuno si nasconde a lungo allo sguardo di Buraindo. Lo tenga a mente. Quei porci ribelli sembrano far finta di non saperlo. Come un morbo stanno uccidendo questo paese."
"La gente non ha forse il diritto di far sentire la propria voce?"
"Diritto? Diritto?" alzò la voce Sanada, come poco tempo prima, al confine con le isole gemelle.
"Non mi venga a parlare di simili sciocchi ideali!"
Pareva non scherzare stavolta, per quanto abile potesse essere come attore.
"Cosa ne sa lei dei diritti della nostra gente?"
"Poco o nulla. Dico solo che deve pur esserci qualche ragione dietro questa ribellione."
"Le dico io cosa c'è dietro, signor Matsuyo. Bugie. Subdole bugie. Il popolino è stupido come le capre, e si lascia guidare. Pochi uomini per muoverne molti."
"Allora forse ne hanno avuto abbastanza di sentirsi definire solo stupidi."
"Ah, lei parla di cose che non comprende."
Jou scrollò le spalle.
"Se mi fa una domanda, io rispondo."
"E' un rivoluzionario forse? Perchè mi sta facendo venire questo dubbio."
Sanada sembrava sommessamente preoccupato. Jou rise.
"Bhe, immagino che un tempo si può dire di sì, lo ero. Anche se in un modo un po' contorto. Pensavo che se avessi combattuto abbastanza avrei potuto cambiare qualcosa."
"Cambiare - che - cosa?"
Jou rise ancora debolmente.
"Non lo so, ed era forse questo il punto."
"La rivoluzione è sempre un atto egoistico. Non è altro che ego e avidità. Individui che pongono i loro bisogni sopra quelli degli altri. Che lottano per il cambiamento senza avere idea di cosa sia."
"Posso capirlo. Ma penso anche che, se sei un poveraccio abituato ad essere oppresso da tutta una vita, qualunque cambiamento ti sembrerà buono."
"E poi? Crede che la rivoluzione renderà i poveri ricchi?"
"Dico solo che se voi non li aiutate, è naturale che cerchino qualcun altro che lo faccia."
"- Per essere un vecchio rivoluzionario, lei è davvero ingenuo."



Entrarono dunque tra i tenebrosi corridoi incensati, rischiarati solo da qualche lampada saltuaria dallo spettro verdognolo. Proseguendo, tra le tante cose in cui si imbattè scrutò in una stanza a lato una piccola congregazione dispersa, di quelli che sembravano marinai e mogli e vedove di marinai. Erano inginocchiati davanti a un monaco del tempio, e questi alzava le mani al cielo con gli occhi ridotti alla sola sclera visibile. Dei cori confusi in lontananza. Proseguirono. Nelle sale successive che scorse, ciascun fedele sembrava seduto di proposito in disparte, come se ciascuna dolorosa preghiera al Dio-Tempio fosse silenziosa e incomunicabile se non a lui e ai suoi vicari.
Giunsero infine a una cappella isolata. Un silenzio soffocato regnava in quella sala, rotto soltanto da qualche brusio la cui intensità era tale da poter essere generato da fantasmi. Arrivarono a una celletta marmorea divisa in tre scompartimenti, ognuna dei quali donava spazio alpiù a due persone.
"Vieni figliola, siediti qui e prega con me."
Quando fossero entrati, avrebbe chiuso le ante con lentezza e solennità.
 
Top
view post Posted on 28/11/2018, 01:22     +1   -1
Avatar

la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

Group:
Admin
Posts:
7,412

Status:


Entrarono in quelle sale silenziose e Mira poté osservare quanto effettivamente potesse essere immenso il credo e le speranze dei fedeli che affidavano la propria umanità a quell'essere superiore che era Buraindo e la sua religione. Il Cielo, l'intero paese, era retto da un unico grande culto e in quel culto si racchiudeva l'influenza di un uomo divenuto divinità, finendo per farsi amare e rispettare per questo, e ovviamente godendone anche. Era tutto tremendamente sbagliato però: tra quella schiera di servi leali alla religione e donne provate ma soddisfatte nell'affidare la propria parola al loro Dio, vi era quello sguardo sbavante di Padre Hidaka che non si era fatto scappare l'occasione di poter macchiare di peccato una fragile e dolce credente, concedendole magari perdono e udienza presso Buraindo in cambio di un paio di servizi ben fatti. Mira nello specifico non la vedeva come una cosa catastroficamente terribile, era contro al senso stesso di religione, ovvio, ma per quanto riguardava lei aveva per così tante volte mischiato dovere e piacere in quel modo che forse più di chiunque altro poteva capire che cosa spingesse l'uomo di chiesa ad agire in quel modo. Era senz'altro la sua carica a rendere tutto scorretto, ma in quel mondo nessuno era privo di peccato, men che meno uno dei portatori della parola del Dio supremo di quel territorio. Nonostante tutto comunque, la donna aveva certi standard e pure nella comodità del bisogno, seppur avesse potuto portarle benefici più diretti, concedersi a quel maiale non era nei programmi. Avrebbe soddisfatto qualcuno, quello assolutamente, la situazione ormai si era creata e non potevano essere tradite le aspettative di tutti: le Anime Nere di Yusekai erano fameliche. Entrarono così in quella celletta e Padre Hidaka chiuse le ante alle spalle di Mira, sedendosi su uno sgabello lì presente. Osservò con occhi comprensivi e pieni di lussuria la donna che si stava intanto spostando i capelli biondi da una spalla all'altra, e la vide poi inginocchiarsi e posare le mani sulle sue ginocchia, avvicinandosi lentamente lì dove il Padre attendeva di essere stimolato. Mira si rialzò a quel punto arrivando con la bocca all'orecchio di lui, respirandogli intensamente, ansimando come se stesse effettivamente già godendo. Poi una parola e tutto mutò, le ante della celletta si sgretolarono e al loro posto vi fu soltanto una distesa infinita di nero e oscurità che venne presto invasa da anime e spiriti che si lasciarono andare a risa isteriche e incontrollate.

Yusekai.



Le anime lo avvicinarono, ne annusarono l'odore, ne percepirono l'essenza corrotta e dunque lo avvolsero, lo saturarono, lo giudicarono. Tutto era adesso diverso, i colori, la percezione degli odori, la profondità di campo: ogni cosa era distorta, diversa, lontana. L'unica che rimase la stessa, come una costante in quel mondo oscuro in continuo mutamento, fu Mira, in piedi davanti a lui con gli occhi come vetro, dietro ai quali era possibile scorgere il fuoco nero di cui bruciavano i suoi figli in quel luogo di dolore e perdizione.

- Mi hanno detto di voler cibarsi di ciò che rimane della tua anima, ma li ho fermati per ora.

Parlò facendo cenno alle anime informi che impazzite vorticavano intorno al loro bersaglio. Erano pronti a succhiare da quel corpo fino all'ultima goccia di stabilità mentale di cui poteva godere. Gli avrebbero preso ogni cosa: ricordi, desideri, vizi, lasciandolo solo in un oblio senza ritorno.

- Loro mi ascoltano, ma per quanto possano aver rispetto della loro Madre... la fame rende ciechi e stupidi. Tu però mi renderai il lavoro facile, non è così? Risponderai a poche e semplici domande.

Gli occhi di Mira si illuminarono di rosso, poi allargò le braccia e Yusekai prese fuoco bruciando insieme al canto delle anime che sembravano danzare tra quelle lucciole nel buio che si innalzavano verso un cielo coperto da un manto tenebroso.

- Qui sono IO la Dea.
 
Top
view post Posted on 28/11/2018, 16:32     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Una volta entrato, ciò che vide suscitò in lui un moto di rabbia e disgusto. Le ferite che la giovane Chiaki aveva riportato, al viso e al corpo, erano ben più eloquenti di qualsiasi confessione. Fuyuki si avvicinò a lei, pronto a consolarla e a farla pagare a chiunque si fosse macchiato di un simile scempio. Poi, però, un'immagine gli balenò nella mente. Si vide costretto ad indietreggiare, nel vano tentativo di scacciare quei pensieri cancerogeni, ma non ci riuscì. Come avrebbe potuto farlo, dopotutto? Vide davanti a sé il corpo di una meravigliosa donna. Nuda, tenuta in alto da una creatura mastodontica e immobile dalla forza di una tecnica affascinante quanto crudele, il Ketsuekinton. Poi, il sangue, lembi di carne tranciati e l'odore di sangue che si mischiava a quello della merda, mentre le interiora della prigioniera venivano penetrate e squarciate. Come poteva Namida provare pietà e rabbia per quella fanciulla... dopo quanto lui stesso aveva fatto a Lora? Certo, la situazione in cui si era visto coinvolto non era minimamente paragonabile a quella. Con il Reuma in circolo ed i minuti contati, lo Hyuga si era visto costretto a compiere azioni che, magari, non avrebbe fatto in condizioni più serene. Forse. Non ne era del tutto sicuro. Non lo sarebbe stato mai, in fondo. Avrebbe continuato a vivere in quel modo, nel bilico di quella contraddizione, finché avrebbe continuato a giustificare i suoi crimini. Sì, lo aveva fatto per Konoha, per la sua famiglia... e sì, anche per se stesso. Chissà, allo stesso modo anche Chiaki poteva essere l'obiettivo di qualcuno con i suoi stessi interessi. Proteggere la popolazione, mantenendo l'ordine; no, torturare una ribelle non sembrava così assurdo per qualcuno mosso da simili motivazioni. Non poteva biasimarli, ma al tempo stesso non poteva nemmeno perdonarli. Ridurre in quello stato una ragazzina indifesa era da animali. Lora, perlomeno, per quanto innocente, era arrivata quasi ad un passo dal farlo fuori. Sì, fu in questo modo che giustificò le sue azioni, in quel momento. Ciò nonostante, provò chiaramente disgusto nei confronti di se stesso.
Preso com'era dai suoi pensieri, per un momento il monito di Naum e le parole di Yoshi gli scivolarono addosso come pioggia durante un temporale. Poi, per fortuna, riuscì a tornare con i piedi per terra.
- È stata picchiata. O stuprata. Forse entrambe le cose. Dobbiamo andarcene da qui, poi portarla in un posto sicuro, lontano dai soldati. Avrà bisogno di tempo.
Chiudendosi ancora di più a riccio, portando le ginocchia verso il volto, la fanciulla li guardò. Era sofferente e piena di timore, eppure non sembrava voler perdere l'ultimo briciolo di dignità che sentiva ancora d'avere: - Chi siete?
- Conosco tuo padre, ragazza. Ci ha mandati lui.
La risposta di Yoshi, tuttavia, non sembrò convincere Chiaki, in un primo momento. Questa infatti spinse ancora di più la schiena contro la parete, mentre in lontananza rumori indistinti iniziavano a farsi più forti. Forse si trattava di passi - e in quel caso, avrebbero dovuto muoversi in fretta, senza perdere tempo. Deciso a sbloccare la situazione prima che fosse troppo tardi, lo Hyuga si chinò verso di lei, tendendole la mano. Aveva abbandonato ormai da anni simili smancerie, riuscendo a mantenerle solo con la sua di Chiaki - e nemmeno sempre! Tuttavia, se poteva servire per convincere quella ragazza, tanto valeva tentare.
- Nessuno dovrebbe subire un trattamento simile. - mentì spudoratamente, mentre ripensava proprio alla Guerriera Yason che aveva seviziato senza alcuna pietà - Non abbiamo molto tempo, chi ti ha fatto questo non appartiene più a a questo mondo. Se non ci sbrighiamo, rischiamo di fare la stessa fine.
La fanciulla ci pensò un po' e poi, forse convinta anch'ella dai rumori sempre più vicini, si affrettò a rispondere: - Ma dovreste aiutarmi. Mi viene un po' difficile muovermi.
- La porti in spalla, mentre io vi faccio strada? O hai qualche idea migliore?
A quel punto, Fuyuki si accese una sigaretta, ridendo. La prese in braccio, per poi lasciare che le si aggrappasse alla schiena, avvolgendo il collo del più grande in un abbraccio. Si voltò verso di lei appena, guardandola con la coda dell'occhio.
- Ti avviso, il sedile è scomodo e puzza di fumo. Non un gran servizio, lo ammetto, ma è il meglio che puoi trovare al momento.
In risposta, lei accennò ad un sorriso sofferente. Mettendosi alla testa del gruppo, quindi, il signor Rokuda si preparò a far loro strada, estraendo la propria katana.
- Giusto, portala in braccio. Io vi farò strada. D'altronde ho come l'impressione che con questa sia un può più abile di te giovanotto, nonostante l'età. - lo incalzò, sorridendo con fare malizioso.
Ridendo di rimando, il più giovane ribatté senza risparmiarsi: - Ci giochiamo una birra in un duello, quando tutto questo sarà finito.
- Con piacere!
- Adesso muoviamoci, altrimenti non avremo più denti per accompagnare la birra con un po' di carne.

Usciti dalla grotta, si trovarono di fronte ad una scena inaspettata. Un manipolo di circa venti soldati si stava avvicinando pericolosamente, con passo rapido ed incessante. Uno di loro, tuttavia, venne ucciso sul colpo da una freccia proveniente da chissà dove. Fuyuki si guardò intorno, quasi speranzoso di scorgere la posizione di Naum, il quale stava svolgendo un compito assai utile per coprire la loro ritirata. Sfruttando il momento di panico, Yoshi invitò il jonin a correre con la fanciulla fino ai cavalli, così da poter abbandonare il luogo dello scontro senza affrontare rischi. In un primo momento, il ninja calò la testa, girando i tacchi proprio per fare come gli era stato detto. Quando però una luce rossastra alle sue spalle lo costrinse a voltarsi, però, qualcosa in lui cambiò. Erano jutsu di Katon, quelli che si erano abbattuti contro l'ex cacciatore di taglie. Attraverso la coltre di fumo, il ragazzo fu in grado di vedere il compagno, mentre con movimenti rapidi e precisi della spada deviava ogni colpo. Era molto abile, come aveva dimostrato anche in precedenza - e in quel caso, lo shinobi poté giurare di averlo visto avvalersi del supporto di alcuni bunshin... ma quanto avrebbe potuto reggere un simile confronto? No, non poteva lasciare lui e Naum da soli, ad affrontare un intero gruppo di soldati che avevano ricevuto un valido addestramento ninja. Cosa poteva fare lui, però? Un tempo, gli sarebbe bastato utilizzare l'Hiraishin per metterli al tappeto nel giro di pochi secondi. Poteva provarci anche in quel momento, ma sentiva dentro di sé di non poter rischiare fino a quel punto.
- Merda, non ci voleva.
Si vide costretto ad arrestare la propria corsa e, con Chiaki ancora in groppa, unì le dita delle mani per usare una tecnica che, anche in quel caso, poteva rivelarsi utile e salvare non solo le sue chiappe, ma anche quelle dei suoi alleati. Sbucando fuori da una coltre di fumo biancastra, quattro bunshin si mossero rapidi nella foresta, pronti a circondare il gruppo di nemici. L'obiettivo dello Hyuga non era poi così impossibile da raggiungere: sfruttando il byakugan, i cloni avrebbero formato un quadrato che riuscisse a rinchiudere, virtualmente per il momento, i soldati del Cielo, lasciando invece fuori dal perimetro Yoshi e Naum. Giunti in posizione, avrebbero unito le mani per iniziare il rituale. Lo Shikokumujin, lo Schema dei Quattro Fuochi. Una barriera dalle pareti violacee si sarebbe innalzata per diversi metri da terra, pronta ad imprigionare chiunque si trovasse al suo interno, senza lasciare possibilità di evadere. Com'era ovvio immaginarsi da Fuyuki, in quel momento evitare lo scontro era essenziale. La loro priorità non era fare strage delle schiere del nemico - anche perché tutti, lì in mezzo, erano potenzialmente suoi nemici - ma portare in salvo Chiaki. Quella barriera, a quel punto, diveniva essenziale per coprire la loro fuga e le loro tracce, perlomeno finché i bunshin avrebbero avuto energie per mantenerla. Per Yoshi, questo significava tener fede alla parola data al signor Fujimoto. Per Namida e Naum, invece, era l'occasione perfetta per avvicinarsi alla Resistenza.
Insomma, nessuno di loro ci avrebbe guadagnato nell'affrontare un'ardua battaglia che sì, avrebbero potuto vincere... ma che al tempo stesso poteva rivelarsi fatale, per tutti loro.

<fuuinjutsu> - Sigillo dei Quattro Angoli - (costo: 100 chk) (eff: variabile) "Tecnica di sigillo particolare, sono necessarie almeno quattro persone per portarla a termine con successo. I quattro utilizzatori erigono una barriera che isola completamente l'area in cui si trovano in un parallelepipedo di chakra completamente invalicabile. La barriera consuma 5 stm a turno ad ognuno dei quattro che la alimenta, ma è indistruttibile, salvo attacchi che consumino direttamente il chakra, e anche allora verrebbe semplicemente ripristinata da chi la alimenta aggiungendo altra stm al costo di ognuno dei membri.
E' possibile spezzarla dall'interno della barriera attaccando chi la innalza, ma solo nel turno in cui essa viene innalzata: nel turno successivo una seconda copertura isola i quattro che la innalzano, rendendo così definitivamente intoccabile chiunque e qualsiasi cosa vi resti all'interno (almeno, finchè chi la mantiene non finisce le forze)"
 
Top
120 replies since 5/8/2018, 18:52   3180 views
  Share