Missione S - Portare gli uni i pesi degli altri, per .Astaroth e Griever_

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.Astaroth
view post Posted on 13/9/2018, 19:47 by: .Astaroth     +1   -1
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"Ma mi state prendendo per il culo?"
Se avesse potuto fulminare Kakumei con il solo sguardo, lo avrebbe fatto volentieri. Ci aveva provato davvero, il giovane Hyuga, a valutare se i pro di quel viaggio in compagnia del bestione riuscissero a surclassare i contro - e lo aveva fatto con tutte le sue forze, ma invano. Ciò nonostante, alla fine si vide costretto a scendere a compromessi persino con se stesso. Gli avrebbe concesso il beneficio del dubbio e non di certo per pietà, né tantomeno per onorare la promessa fatta a Mira; no, avrebbe abbandonato ogni pregiudizio - o ci avrebbe provato perlomeno - per un motivo più che ovvio: dalla loro sintonia e da una proficua collaborazione dipendeva l'esito di quella missione... che non era un compito qualunque, ma l'incarico che era divenuto il cardine della sua vita nel momento esatto in cui aveva accettato l'offerta di Jagura ed indossato le nuvole rosse, diversi anni prima. Aveva visto il Ninja Dorato e la Nebbia Piangente divenire sempre più potenti, li aveva combattuti senza sosta in diverse occasioni e adesso aveva l'opportunità di farla finita, una volta per tutte. Aveva modo, finalmente, di dare un senso a tutti i sacrifici che aveva affrontato. Oh, per quei bastardi ne aveva fatte eccome, di scelte atroci. Aveva abbandonato la sua casa, perdendo per sempre la fiducia di sua sorella Ayame, aveva vissuto di stenti per quattro anni, costringendo Chiaki e i bambini a fare lo stesso, aveva meritato la punizione del consiglio della Foglia e, soprattutto, si era macchiato del sangue di innocenti, mettendo a ferro e fuoco l'intera Yason Mori pur di venire a capo del mistero del Reuma. In confronto, sopportare Naum era come bere un bicchiere d'acqua e l'impuntarsi nel voler fare il difficile non era null'altro che un capriccio.
- Quindi possiamo andare? - li incalzò tutti, sbuffando.
"Prima partiamo, prima inizierò a farci l'abitudine."
Già, peccato che dietro la maschera dello shinobi efficiente e razionale vi fosse un ragazzo che, di capricci, ne aveva fin troppi.

EkNWK

Due lune si alternarono sopra le loro teste, prima che il gruppo arrivasse a destinazione. Il viaggio era stato tranquillo, tanto quanto monotono - e lungo, ma per questo non c'era da rimanere stupiti. Suo malgrado, Fuyuki era stato costretto per l'ennesima volta a fare i conti con la sua nuova condizione, scoprendo a sue spese quanto debilitante essa fosse. Per anni si era spostato lungo il continente, spesso macinando interi chilometri di corsa, ma questo non era altro che una lontana reminiscenza. No, per non costringere il gruppo a procedere a passo d'uomo ed impiegare una settimana di cammino, anziché due giorni, aveva proposto sin dalla partenza di procedere a cavallo, sfruttando alcuni esemplari rubati da una stalla non molto lontana da quello ch'era stato il covo del Joker di Akatsuki. Per tutto il tempo, lo shinobi si era guardato bene dal perdere di vista Naum, sia perché non era ancora in grado di fidarsi di lui completamente - e lo stesso, ovviamente, valeva per la kunoichi dalle ciocche dorate - sia perché, a conti fatti, non c'era da escludere la possibilità che il suo animo da kazaki tornasse a galla, convincendolo a mollare entrambi lì dopo aver rubato i cavalli.
Ad ogni modo, ce l'avevano fatta e quando il ragazzo ebbe frenato il trotto del suo animale, tirando le redini, poté scendere e concedersi un sorso di ottimo liquore, l'ideale per combattere i venti gelidi provenienti dalla catena montuosa del Tanensei Shimo, la quale segnava il confine tra la nazione e i paesi confinanti, quelli della Terra e del Cielo. Proprio lì, là dove le linee disegnate dall'uomo si riunivano in un unico punto, i due alleati avevano deciso di fermarsi. Avvolto in un mantello da viaggio bianco, il jonin si avvicinò con passi lenti al margine di un crepaccio. Si sporse appena per scorgere quanto la spaccatura nella roccia nascondesse, attraverso le nuvole di fumo grigiastro partorite dalla sigaretta che aveva acceso da qualche secondo.
- Qui andrà benissimo. - confermò, invitando i compagni ad avvicinarsi. Si calarono quindi lungo il crepaccio e, come da programma, nascosero il kunai a tre punte in una fessura abbastanza profonda. In quel punto, lontano da occhi indiscreti, si sarebbero scambiati le informazioni necessarie per far proseguire il piano lungo i binari che avevano tracciato prima di partire. Consegnò inoltre a Mira una ricetrasmittente e altre due lame che riportavano il sigillo dell'Hiraishin - Sarà essenziale comunicare tempestivamente ogni cambiamento significativo. Il nostro compito è delicato, Yūrei, e ogni errore può costarci caro.
Troppo delicato, in effetti, e la strada che avevano scelto di percorrere era impervia e colma di insidie. Assurdo pensare che l'avrebbe percorsa insieme a due perfetti sconosciuti, ma al tempo stesso con due guerrieri che gli avevano salvato la vita... a differenza del suo kage - o di chi lo era stato, insomma - che al contrario aveva soltanto rischiato di ucciderlo, a causa della sua ottusità. Si ritrovò a comprendere che non era stato solo Kakumei a deriderlo. No, persino i Kami avevano deciso di prenderlo per il culo.

- In bocca al lupo. - si limitò a dire... ma in fondo, serviva aggiungere altro?
Montò nuovamente a cavallo, poi si concesse un altro goccio d'alcool. Si ripromise di ridurne l'abuso, una volta trovata la Resistenza, ma sapeva benissimo che l'avrebbe infranta quella promessa ed era pronto persino a deludere se stesso, per quel maledetto vizio. In seguito osservò Mira speronare il suo cavallo e la seguì con lo sguardo, mentre cavalcava lontano da loro, pronta ad affrontare il suo destino. Lui fece lo stesso col suo, procedendo lungo il senso opposto. Era il principio di una missione cruciale, di un incarico che apparteneva loro da fin troppo tempo e che aveva segnato le loro stesse esistenze, ben più di quanto quel maledetto sigillo aveva fatto con Fuyuki. E per un solo istante, prima di tornare a sbuffare, il giovane fu lieto di non dover affrontare da solo quel compito. Incontrò gli occhi di Naum e per la prima volta in essi trovò un compagno. Durò un istante, poi tornò a rivedere in quelle iridi la neve imbrattata di sangue e i corpi degli antenati di Kawarimi massacrati e stuprati dai Kazaki.
- Dovremmo farci qualche birra, Naum. - ci pensò su, poi concluse - Sì cazzo, decisamente.

 
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