Missione S - Portare gli uni i pesi degli altri, per .Astaroth e Griever_

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.Astaroth
view post Posted on 29/8/2018, 17:34 by: .Astaroth     +1   -1
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Un'espressione di stupore misto a terrore si fece largo sul suo volto, mentre a momenti rischiava di ingoiare la sigaretta che reggeva fra le labbra. In quel preciso istante, solo una domanda stuzzicò la sua curiosità: perché non si era fatto i cazzi suoi?
"Io non ti ho chiesto un bel niente, ho solo fatto una battuta... oh Kami bastardi, eccolo che ricomincia!" pensò tra sé con aria rassegnata, mentre l'energumeno straniero tornava a raccontare di come la sua nazione, in confronto alle altre, fosse stata costruita sul sangue e di come la sua enorme superficie fosse ancora insozzata del sacrificio di milioni di uomini, donne e bambini. Numeri che, proprio come lui aveva detto, era pressoché possibile realizzare, anche se dotati di una fervida immaginazione. In confronto, la caduta di Yason Mori appariva al pari di una barzelletta - anche se, ahimè, il peso delle responsabilità gravava ugualmente sulla sua coscienza, a prescindere che si trattasse di una sola vittima, o di un milione.

In ogni caso, riuscì ad intravedere una scappatoia dalle fitte e noiose tele di Naum quando la prigioniera interpellò la fanciulla dalle ciocche dorate, chiamandola con il suo vero nome. Non fece nulla per smentirla, o per chiedere conferme al riguardo - in fondo, lui stesso conosceva già la vera identità della kunoichi, tuttavia avrebbe continuato a chiamarla con il suo prestanome, almeno finché non fosse stata lei stessa a chiedere il contrario. In fin dei conti, in quel mondo i nomi altro non erano che una maschera e lui stesso, almeno per il momento, aveva deciso di insozzare di sangue quella di Fuyuki Hyuga, per rinascere come Seikai. Del resto, ancor prima del ninjutsu, l'arte principe di uno shinobi rimaneva quella dell'inganno e il cervello restava, anche più dei muscoli o dei jutsu, l'arma più efficace con cui uccidere.
E proprio con quello, Namida riuscì ad ottenere ciò che cercava. La confessione di Kawarimi fu precisa, puntuale e, per forza di cose, veritiera. Se in un primo momento fu soddisfatto di aver strappato informazioni certe dalle sue labbra, successivamente si vide costretto a fare i conti con la realtà: se Kirinaki agiva davvero lontana dagli occhi di Kai, avrebbero dovuto confrontarsi non con uno, ma con ben due nemici, in quell'intricata scacchiera che pareva essere il Paese del Cielo. Tuttavia, non tutto era ancora chiaro - e il rischio che il sigillo si spezzasse era alto, considerato il fatto che questo si fosse imbrattato per ben due volte di una sfumatura cremisi.

- Hai parlato di una rivolta interna e di questa... Resistenza, con la quale gli uomini di Kai dovevano entrare in contatto. Voglio sapere di più di questi rivoltosi, chi sono e perché hanno iniziato questa guerra... e lo stesso vale per chi di Shinkuu ha il compito di avvicinarli. Nomi, quantità di unità impiegate, abilità note. Ogni. Fottuto. Dettaglio. - chiese lo Hyuga incalzandola, senza darle tregua.

- La Resistenza è guidata da Masao Ryuzaki. Kai mi ha detto che appartiene a una famiglia della piccola nobiltà locale, delle zone tra il Ferro e il Cielo. Non sappiamo molto altro sulla sua vita, solo che da un anno a questa parte è riuscito a raccogliere una specie di corte a lui fedele e con cui attua azioni di guerriglia per rovesciare Buraindo. I motivi credo siano le pessime condizioni in cui vive la popolazione del Cielo: Buraindo governa il paese come uno spietato tiranno teocratico. Kai ha inviato solamente due unità a Sora no Kuni, me e An Lefeng, che è già sul posto da quasi tre mesi. È un guerriero non originari del continente e straordinariamente potente. A quanto ho visto, le volte in cui l'ho visto combattere pare abbia la possibilità di teletraspoetarsi senza l'uso di sigilli. È scaltro e agile, un killer nato, molto abile nelle uccisioni furtive.

"Se le cose stanno così, direi che stiamo nella merda fino al collo."
Certo, il terreno in cui l'azione si era concentrata era instabile e ciò avrebbe potuto permettere loro di infiltrarsi meglio in quelle fitte trame politiche, tuttavia la situazione era delicata, anche solo per le forze coinvolte in causa. Non sapeva nulla di quel tale, Buraindo, ma era comunque in grado di comprendere quanto pericolosa potesse essere la sua collaborazione con la Nebbia Piangente; dopo Na Mori, sembrava quasi che l'organizzazione avesse cercato supporto da una nazione ben più compatta e, a giudicare dalle parole dell'arciera, spietata. Di contro, fra le schiere della Resistenza svettava l'ingombrante presenza di quel guerriero straniero, An Lefeng, e delle sue straordinarie tecniche. Solo per un istante, Fuyuki si ritrovò ad immaginarlo in azione...

... ma quel pensiero, ahimè, sarebbe stato stroncato da una necessità di gran lunga più impellente. Stanco a causa del prolungato utilizzo del chakra, il jonin della Foglia iniziò a percepire un mancamento. Il respiro si fece più pesante, la vista appannata, mentre lentamente le energie venivano meno. Incapace di bilanciare la propria forza spirituale affinché contrastasse quella di Kawarimi, l'ex ANBU non poté che assistere inesorabilmente alla propria disfatta. Il sigillo si spezzò nell'esatto momento in cui, suo malgrado, l'esecutore della tecnica si fu trovato al suolo, in ginocchio. Per evitare di battere il capo lo Hyuga fu costretto a poggiare le mani sul sangue e le pozze d'urina che insozzavano il pavimento della cella e quell'immagine, insieme all'enorme fatica accumulata, fecero sì che vomitasse tutto ciò che vi era ancora nel suo stomaco. Con occhi rossi e lucidi per lo sforzo, oltre che per il dolore, si ritrovò a constatare quanto amara e tragica fosse la sua situazione. Strinse i pugni, per sfogare la collera, ma nemmeno in quel gesto avrebbe trovato conforto.
Era trascorsa più di una settimana, da quando era stato liberato dal crudele sigillo di Akane Uchiha, eppure il suo chakra sembrava essere ancora dentro di lui, pronto ancora a tormentare il suo spirito ormai a pezzi. Quant'era arduo, per uno shinobi del suo calibro, vedersi ridotto in quelle condizioni, costretto a dipendere dagli altri per evitare di collassare di fronte al peso di quel fardello, a causa di una donna che non aveva mai preso parte a quella battaglia - e che anzi, pareva volerlo ostacolare in ogni modo.

- Quella... maledetta... puttana.

Dialoghi concordati con il master.
 
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