Dall'altra parte, Addestramento Base per Shura no Mahiru(Lucifergirl88, 2opg), incentrato su PT/PA/PS

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view post Posted on 9/3/2019, 16:53     +1   -1
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Come? Quando? Il Perché aveva rinunciato a chiederlo ormai, ma almeno quelle due domande sperava ricevessero una risposta. Fidarsi per la piccola Shura era già difficile di base…non aveva molti amici per questo, figuriamoci di qualcuno che mai si era mostrato con lo stesso aspetto, mai si era presentato in modo chiaro e trasparente e, ogni volta che la ragazza l’aveva incontrato, era stato portatore di disgrazie. Per quanto indovinate, non aveva per niente l’aria di essere qualcuno con cui era bene avere a che fare. Tuttavia, non poteva fingere che quell’entità non avesse la vista lunga. Ci aveva preso coi Bijuu - un caso? Terra battuta per ingannarla in questa istanza? Impossibile dirlo - non c’era alcuna ragione logica per cui avrebbe dovuto pensare che non potesse avere ragione anche in quest’occasione. Tanto meno voleva rischiare che avesse ragione. Se davvero ciò che diceva corrispondeva alla cruda verità, allora non poteva proprio tirarsi indietro. Era una sua responsabilità, un suo dovere…senza contare che, come era stato per la chiamata contro le Bestie Codate, c’era il pericolo che non ci fosse più nulla per cui combattere, se ciò che la creatura stava dandole ad intendere si fosse avverato. Inoltre, accettare quell’arma, non dava per scontato che lei non tentasse di scovare altre soluzioni nel probabile breve tempo che le restava, prima che dovesse vestire nuovamente quelle vesti fredde e strette che l’avevano portata a far diventare suo fratello uno dei suoi Kashin. Avrebbe tentato di tutto, prima di dover ripetere quell’atto nei confronti del Kokage…che poi era ridicolo anche solo pensare che lei potesse riuscire a togliergli la vita. Non ci sarebbe riuscita ora, figuriamoci una volta che la corruzione l’avesse reso totalmente fuori controllo! Eppure quella creatura sembrava tanto sicura mentre con quelle visioni la convinceva ad accettare…e Mahiru si chiedeva davvero fin dove quei suoi occhi da rettile riuscissero a guardare tra le pieghe del tempo. Se tutto quello che vedeva fosse veramente uno dei futuri dietro alle porte lungo la sua strada, o se fosse solamente il futuro verso cui quella creatura avrebbe guidato, sia lei, che il Cantore, che il Mondo intero. Inutile dire che se fosse uscita da lì, avrebbe provato ad indagare ulteriormente su quell’essere con Ishiki, attraverso Shinya e Hōseki, per vedere se la Volontà conoscesse qualcosa su un suo simile.
Strinse l’elsa del pugnale nella mano nel momento in cui la voce dell’entità prese a vibrare nuovamente, rispondendo alle sue domande…ma aprendone altre. Una nuova premonizione, un nuovo avviso circa il futuro imminente e ciò che avrebbe dovuto aspettarsi. Disse che presto avrebbe conosciuto angoscia, disperazione e fallimento. Il Kokage l’avrebbe cercata ma, non trovandola, avrebbe volto lo sguardo alla Tana, cadendo definitivamente in essa. Lì avrebbe trovato un vecchio nemico…qualcuno chiamato dalla Volontà prima di lui e sarebbe stato allora che la piccola Shura avrebbe dovuto trovare nuovamente la forza dimostrata quel giorno. Perché non sarebbe dipeso solamente dalla vita di Hideyoshi il successo di quell’impresa disperata, ma anche dalla sua, sancendo così l’intrecciarsi indissolubile delle loro due esistenze. Un altro enigma, un nuovo racconto a metà. E immagino non avrò molto più di questo, non è così? Kuso…Yoshi, perché diavolo non ti ho ascoltato, dannazione?!
Fu a quel punto che il pugnale nelle sue mani prese ad emanare un’energia intensa, tanto da essere palpabile. Un attimo, e come una corrente di lava e ghiaccio che non interferivano l’una con l’altro, questa scarica iniziò a scorrerle addosso come un manto, furiosa ogni istante di più mentre cercava un’apertura per intrufolarsi nel suo sistema circolatorio del chakra senza però trovarla. Era una sensazione strana, bruciante eppure gelida. Forte e pura come avrebbe potuto esserlo la luce dell’alba, ma resistente ed ostinata come gli ultimi raggi che permeavano il cielo tingendolo di rosso anche dopo che il sole se n’era andato oltre l’orizzonte. Furono istanti rapidissimi, nei quali quell’energia frustrata e quasi risentita dal non trovare un’entrata, prese sempre maggior velocità, fino a quando non collassò a terra come avrebbe potuto farlo la scarica di un fulmine. Al suo impatto col suolo oscuro, quel chakra irradiò all’interno del terreni, spaccandolo, causando il formarsi di una moltitudine di crepe bianche e luminose che, come una presa salda su un tocchetto di terra secca, distrusse in tanti pezzi tutto ciò che era stato contaminato dal suo tocco.
E presto ogni cosa cadde nel vuoto. La città oscura, tutti i suoi abitanti, il Cantore, Hōseki, la strana creatura, Mahiru.
La giovane sentì il vuoto sotto i piedi, quella sensazione che prende allo stomaco facendo saltare il cuore in gola, proprio come quando si mancava uno scalino al termine di una gradinata, ma moltiplicato per mille. Quindi la caduta in quel mondo ormai frammentato ed inesistente, mentre chiunque vi fosse stato fluttuava come lei nel nulla assoluto, senza meta.


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Fu l’ultimo soffio di parole della creatura, enigmatico e oscuro come sempre, a sancire la fine di quell’incubo. La caduta si fermò bruscamente, come non fosse mai avvenuta e i resti del mondo distrutto trasmutarono, si ricostruirono, ritrovarono un ordine logico. Pareti ricomparvero attorno a lei, mobili, un pavimento fermo e sicuro in legno, il piacevole scoppiettio del fuoco, la luce emessa dallo stesso e il fulgore della neve fuori dalle finestre. Era di nuovo nella sua casa a Yuki no Kuni, inginocchiata accanto al corpo esanime del Kokage, proprio come se lo ricordava un attimo prima d’essere trascinata di prepotenza nella Tana, o nell’illusione della stessa. Osservò il viso cinereo del Cantore, imperlato di sudore…i sali erano appoggiati poco più in là, sembrava davvero che non fosse accaduto nulla. Ciò che tradiva quell’impressione era il tremore che aveva alle mani e il cuore che le rimbombava negli orecchi come tamburi taiko. Le sembrava quasi di veder muoversi il suo mantello invernale, proprio dove stava il cuore, tant’era agitata! Almeno pensava fosse quello il motivo, in realtà la stoffa della cappa si muoveva per davvero e le ci volle giusto qualche attimo per rendersene conto, quando sentì palesemente lo sforzo di qualcosa che spingeva verso l’esterno per poter uscire non trovando “la porta d’entrata”. Scattò indietro, Mahiru - come se questo bastasse ad allontanarla da una cosa che indossava - e a quel punto uno strano sbuffo di fumo nero uscì dal bordo del suo mantello. Ma che..?

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Prima che se ne rendesse conto, quella bizzarra conformazione si era condensata in un unico punto dando forma a un qualcosa, attimo dopo attimo. Un corpo tondeggiante che terminava con una specie di strano lungo abbozzo di coda, due orecchiette appuntite, un paio d’ali simili a quelle di un pipistrello e due tondi occhi bianchi. Sembrava avere la consistenza di una nuvola, leggero, impalpabile eppure con una forma definita. Adorabile agli occhi della piccola Shura che con gli occhi sbarrati osservava la creaturina, palesemente una specie di Kashin, che stava iniziando ad ambientarsi in quel posto. Ma com’era possibile? Lei non aveva aperto la Tana, non aveva gettato nulla in quel mondo oscuro, tanto meno aveva chiamato un nome. Quel cosino fumoso era uscito dal suo mantello…tanto che le venne automatico andare a controllare la tasca interna, dove aveva sistemato l’origami regalatole da Yoshi. Il pipistrello di carta nero, simbolo di pace fatta tra i due vicini. Ma non era più al suo posto! Cercò per bene, non c’erano nemmeno buchi nel mantello, l’unica cosa che riconduceva a quel pipistrello di carta era… “Kōcchan..?” Fece, un po’ incerta, e il cosino fumoso nero le piombò letteralmente addosso, facendo un paio di agitatissimi giri attorno alla sua testa, per poi strusciarlesi sulla guancia affettuosamente, allontanandosi un attimo dopo, emettendo degli strani suoni incomprensibili da non si sa bene dove, visto che non aveva una bocca. Le strappò una risata. Non comprendeva come fosse possibile, ma sembrava che l’origami di Yoshi avesse funto da base per la nascita di quel piccolo Kashin innocuo senza che lei facesse alcunchè. Curioso, avrebbe dovuto preoccuparsene ma di fronte a quanto appena vissuto quella era la cosa più bella della giornata. E poi era talmente kawaii che non le andava proprio di allontanarlo. Anche perchè non pareva averne la minima intenzione. Kōcchan le svolazzava accanto, spostandosi da una spalla all’altra, mostrandosi addirittura entusiasta in quei primi momenti, salvo bloccarsi a mezz’aria e spostarsi vicino a Hideyoshi per poi tornare vicino a Mahiru, quando il Cantore diede finalmente l’impressione di star riprendendo conoscenza. La ragazza tornò vicino all’uomo, in tempo per incrociare gli occhi coi suoi stanchi e ancora storditi dallo svenimento, ma nonostante lo stato ancora instabile, il Kokage si scusò immediatamente per quanto accaduto - facendo sì che Mahiru si chiedesse fino a che punto lui ricordasse - per poi provare anche ad alzarsi, ma ricadendo seduto col sedere per terra un attimo seguente. “Che sta facendo? Stia buono un momento, si è appena ripreso!” Il medico che era in lei non riuscì a starsene buono e la lingua della Shura scattò fuori dai denti, riprendendo il superiore senza troppe remore. Lingua che le si congelò in bocca, quando poi il Cantore le rivolse lo sguardo, ponendole quelle domande. Domande consapevoli, di cui probabilmente conosceva già la risposta, ma che misero lo stesso Mahiru in difficoltà per alcuni istanti. Avrebbe dovuto raccontargli tutto? Proprio tutto? Anche di cosa aveva accettato di fare? Si morse il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo un momento, mentre Kōcchan le si faceva vicino avvertendo l’inquietudine del suo animo, pigolando appena nel tentativo di farla reagire e tirarla su. Le veniva da piangere.., ma alla fine riportò gli occhi su quelli del Kokage, convinta dalla natura retorica di quelle domande a dare una risposta sincera, per quanto spiacevole potesse essere. “Da umano?” Chiese, scucendo la presa salda sul labbro. “Non molto, se non troviamo una soluzione.” Scosse la testa. Aveva appositamente usato il plurale, prendendo dentro anche sé stessa in quella faccenda, in quanto ormai non poteva più chiamarsene fuori. Se voleva sperare di aiutarlo, se voleva scongiurare la prospettiva dipintale dalla creatura, parlare chiaramente al Cantore era forse il primo passo da fare per cercare di trovare una via d’uscita da quel casino. “Adesso lo vuole quel tè al gelsomino, Signore? Credo che sarà qualcosa di lungo.”

 
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view post Posted on 13/3/2019, 16:13     +1   -1
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*Attese la risposta della ragazza, in viso la stessa, indecifrabile freddezza. A stento sembrò degnare di uno sguardo la nuova presenza svolazzante, difficile dire se per stordimento, concentrazione o mera rassegnazione alla comparsa di simili creature attorno alla ragazza.
Semplicemente, ascoltò: i lineamenti spogliati di qualsivoglia emozione li avesse animati prima dello svenimento. Un'altra persona, indifferente all'angoscia e all'imbarazzo di chi aveva trascinato in quella situazione, nonostante quanto avesse appena dichiarato. Ricevuta quella prognosi forzosa, spostò lo sguardo verso la fiamma, placidamente, sommessamente. Come un vecchio sulla riva di un lago, gli occhi velati, a stento raggiunti dalla luce che riflettevano.*


"Una soluzione... una soluzione..."

*Si lasciò sfuggire, le labbra scoordinate dalla mente, per lunghi momenti ignorando completamente l'offerta della giovane Shura. Quindi, riavutosi, di nuovo le rivolse lo sguardo.*

"Volentieri, Shura-san. Quando la mia presenza ti sarà divenuta un disturbo, non esitare."

*Concesse, le parole monotone ma cariche di un significato forte, oltre il mero esercizio di cortesia: davvero si tratteneva solo per riconoscenza? Era davvero pronto ad allontanarsi dall'unica speranza, perché così lui stesso l'aveva definita, alla mera volontà della sua ospite? Aveva abbandonato anche questa possibilità?
Che simili realizzazioni le attraversassero o meno la mente, in quel momento, Mahiru avrebbe assistito ad un nuovo tentativo del Kokage di levarsi. Questa volta, tuttavia, vi sarebbe riuscito, ed incurante di qualsivoglia esortazione o protesta si sarebbe lentamente avviato verso il camino. Una mano avrebbe artigliato una delle sedie, trascinandola al caldo accanto al muro... quindi, stretto nel proprio mantello, sedette, appoggiando la testa alla parete e socchiudendo gli occhi.
Così, pareva davvero essere invecchiato di sessant'anni.*


"Vieni... vieni dall'altra parte, non è così, Shura-san? È per questo che la tua figura resta invariata, ai miei occhi. È per questo che le creature...
Come è possibile?"
 
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view post Posted on 30/3/2019, 14:38     +1   -1
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Il Cantore non parve essere più di tanto colpito dalla sentenza espressa da Mahiru, ancor meno apparve stupito dalla nuova, insolita presenza affianco alla ragazzina. Probabilmente, se la Shura e Hōseki avessero costruito un pupazzo di neve, invece di giocare a tirarsi palle ghiacciate, sarebbe stato più espressivo di Hideyoshi. Era…spento. Non v’era né gioia, né orrore a increspare i lineamenti dell’uomo. Non v’era nulla, quanto meno apparentemente. Sembrava un pupazzo inanimato, i cui problemi che poteva avere non giungevano laddove avrebbero dovuto arrivare. Come se non fossero affari che lo riguardavano, come se fosse già al di là degli stessi, come se qualsiasi sentimento fosse stato eradicato dal suo animo. Una persona del tutto differente rispetto al Cantore che si era presentato lì, quello stesso giorno, in cerca d’aiuto. La disperazione che aveva mostrato alla ragazzina, aveva lasciato spazio ad un’indifferenza inquietante. Da un certo punto di vista era come guardare prima uno stagno in cui era stato gettato un sasso, e poi uno in cui le increspature causate dalla pietra erano già svanite. Ma non era possibile, no? Non era possibile che avesse già accettato così rapidamente un destino tanto infausto. Che le fasi del dolore fossero già state tutte vissute? No, non poteva essere così…Quando era arrivato lì, da lei, quel giorno, al massimo poteva rientrare nel rifiuto o nella rabbia. La depressione e la tristezza dove le si metteva? Quest’uomo è strano… Al suo posto lei non sarebbe stata così calma e pacata. Non ne sarebbe mai stata capace. Non era quel tipo di persona. Il Kokage, invece? Già, lui che persona era? Era fuoco come poco prima o era acqua come pareva ora? Lo osservava, Mahiru, mentre il superiore lasciava vagare lo sguardo sulle fiamme ardenti e allegre del caminetto, bofonchiando qualche parola quasi fosse in fase di riflessione su quanto appena detto dalla piccola Shura. Era leggermente inquietante…e perché Mahiru dicesse che qualcosa lo era, ce ne voleva eh. Anche Kōcchan si teneva a debita distanza, continuando a svolazzare nei pressi della sua Shujin, passando al massimo da una spalla all’altra per poi poggiarsi su una delle due qualche attimo, prima di sbattere nuovamente le ali e rialzare il suo corpo fumoso in aria. Cosa che fece anche quando, dopo attimi interminabili, il Cantore le rivolse lo sguardo accettando in modo bizzarro la sua offerta. Quella frase “quando la mia presenza ti sarà divenuta un disturbo, non esitare” per qualche ragione le fece correre un brivido lungo la schiena. Sembrava quasi che per lui non avesse più una vera importanza potersi salvare, come se fosse pronto ad abbandonare quella che lui stesso aveva definito come la sua unica speranza. Ma ancora di più quella frase le ricordò in maniera netta, il compito assegnatole dalla creatura. Come se il Cantore già lo sapesse. Qualsiasi fosse la verità, che avrebbe potuto anche non essere nessuna di queste ipotesi, Mahiru rimase interdetta qualche istante, abbastanza perché il Kokage tentasse nuovamente di rialzarsi in piedi. L’apprendista medico si svegliò troppo tardi per riprenderlo sta volta, ma non ce ne fu bisogno perché Hideyoshi riuscì ad issarsi senza ricadere a terra come un guscio vuoto.
Un sospiro esasperato lasciò le labbra della ragazza, mentre a sua volta si alzava per andare a prendere l’occorrente per il tè. Si era fatta spiegare dal padrone della drogheria quale fosse il corretto tempo di infusione, considerando che era sempre buona norma informarsi in merito a seconda del tipo di tè che si andava a preparare. Temperatura, tempi e quantità erano i tre grandi punti base per preparare un infuso come si doveva e l’ometto che aveva incontrato al villaggio era stato davvero molto gentile e preciso. Osservò con la coda dell’occhio il Cantore trascinare una sedia affianco al caminetto e lasciarsi cadere sulla stessa stancamente… In quella posizione con la testa appoggiata alla parete e gli occhi socchiusi, pareva più vecchio della sua cara nonna da cui aveva ereditato i tratti che tanto la caratterizzavano. Fu automatico chiedersi se fosse la Corruzione ad averlo ridotto in quello stato o se quello stato fosse dovuto a qualcosa di diverso…d’altronde aveva ben compreso che, se ancora stava in piedi, era proprio per la Corruzione stessa, tuttavia questo non spiegava la situazione anomala del suo corpo, tanto meno il suo legame tanto profondo con la Tana. Hideyoshi aveva parlato chiaramente de “l’altra parte”, quindi conosceva la natura del suo male, conosceva il luogo da cui esso era generato…non come i tanti altri Corrotti che, probabilmente, ci lasciavano la pelle senza nemmeno comprendere veramente che cosa li avesse contaminati. Ed era curioso: da quello che le era stato insegnato, solamente loro Shura avevano l’accesso alla Tana. Solo loro potevano ritrovarne l’uscita senza errare tempo e spazio. L’enigma che stava dietro al Cantore era qualcosa che le sfuggiva, qualcosa che aveva bisogno di conoscere sia per tentare di farlo sopravvivere al fato che era stato predetto, sia per poter capire di più ciò che il suo stesso Clan conosceva in maniera sommaria, nel vano tentativo di salvare Kasai.
Con Kōcchan che seguiva ogni sua minima mossa come un piccola ombra curiosa, Mahiru inserì la mistura di foglie di tè e petali di gelsomino all’interno del bollitore colmo d’acqua, andando poi a sistemarlo su un treppiedi in ferro battuto nel caminetto. Fu proprio mentre lo sistemava ben bene suo fuoco, che la domanda del Kokage giunse ai suoi orecchi. Lo guardò, come si sarebbe potuto guardare un ubriaco che straparlava: ma davvero pensava che fosse nata nella Tana? Che fosse una creatura proveniente da quel posto? Assurdo. E ancora più assurde e incomprensibili furono le parole seguenti, circa il fatto che la sua figura restasse “invariata” agli occhi dell’uomo. Dopo quell’attimo di stupore, la piccola Shura lasciò che una risata uscisse dalle sue labbra, ma prima di rispondere prese a sua volta una sedia e la piazzò nei pressi del caminetto, in modo da poter parlare comodamente con il superiore e non perdere d’occhio il bollitore. “Mi spiace deludere la sua fervida immaginazione, Kokage-sama, ma non sono una creatura generata dalla Tana.” Indicò il coprifronte di Taki sulla cinta. “Sono nata in un piccolo villaggio della Cascata, da due esseri umani, entrambi facenti parte del Clan Shura.” Kōcchan, quasi come se quella storia la stesse raccontando a lui, andò a sistemarsi sul grembo della ragazza, volgendo gli occhi dal basso in su verso il viso di lei. “Tuttavia si racconta che il capostipite del nostro Clan, sia stato partorito all’interno della Tana e cresciuto invece nel mondo umano. La leggenda vuole che da lui a tutte le generazioni future, gli Shura abbiano accesso a quel luogo e ai suoi poteri. E che quindi abbiano iniziato a stringere alleanze con ‘le creature’, come le chiama lei.” Si rabbuiò un momento Mahiru nel ricordare la sua iniziazione, non era certo così semplice, come aveva detto a parole, quella faccenda. “Ma c’è una differenza sostanziale, tra le creature che abitano quel posto e quelle che gli Shura evocano. I Kashin, questo è il loro nome, sono tali perché nati da una base proveniente da questo mondo. E’ l’immaginazione dello Shujin a plasmarli, è il nome di cui lo Shujin gli fa omaggio a donargli l’esistenza. Sono diversi dalle creature generate laggiù dalla Tana stessa. Di quelle…non ci si può fidare. Il bollitone fischiò proprio in quel momento, facendo voltare di scatto la ragazza verso il caminetto. Si mosse velocemente, agguantandone il manico su cui aveva lasciato una pezza e levandolo dal fuoco, per poi spostarsi verso il piano di lavoro in cucina. Ponendo un colino sulle tazze, filtrò il tè fermando le foglie di troppo, quindi si presentò di fronte al Kokage tendendogli un vassoio in legno su cui aveva sistemato le coppette in porcellana colme al punto giusto. “Prego. Mi faccia sapere se ha bisogno di zucchero o correzioni di qualche altro tipo.” Lasciò che ne prendesse una prima di servirsi a sua volta con la rimanente e lasciare il vassoio sul tavolo. “In ogni caso,” riprese mentre si sedeva reggendo la tazza dal piattino per non bruciarsi “fare un patto con la Tana non è gratuito. L’altra parte richiede un Pegno e la Volontà valuta il desiderio con cui ci si presenta al suo cospetto. Se gli piace, bene…se non gli piace, beh, immagino non serva che glielo dica.” Già era inutile scendere nei particolari in quel caso, era abbastanza chiaro cosa sarebbe accaduto. Ciò che invece non era chiaro a Mahiru, era come il Cantore fosse legato a quel luogo. “Sa, in teoria solo gli Shura dovrebbero conoscere la Tana. Lei come sa dell’altra parte? Come ha fatto a ridursi in questo stato?”


GdR Off ||Dato che abbiamo deciso di continuare in libera, ne approfitto e ti lascio già in questo post le valutazioni dell’addestramento:

Coinvolgimento personale: L’addestramento in sé, mi è piaciuto molto. E’ stato intenso dal punto di vista emotivo, perché Mahiru si è ritrovata di fronte, più di una volta, in pochissimi giri di post, a decisioni difficili o a situazioni già vissute in passato che, però, le bruciano ancora in maniera evidente. Finalmente siamo riusciti a fare interagire un poco i pg, cosa che spero continuerà pure in libera magari più che qui anche visto che adesso da parlare ne hanno, quindi mi sento anche un po’ stranita nel dover dare un’opinione su come giochi il tuo pg XD. Hideyoshi è ottimo, non si può dire altro e anche il png della creatura l’ho adorato. Enigmatico e incomprensibile al punto giusto. Nulla da dire, qui un 10 pieno.

Tempistiche: Questo è un tasto dolente. A un certo punto la lentezza con cui procedevamo ha iniziato a rendermi difficile mantenere il filo dell’addestramento e facevo io stessa fatica a decidere di riprendere in mano il tutto e postare, tant’è che verso la fine anche i miei tempi si sono dilatati. Direi che un 6 politico ci sta.

E niente, a sto punto ci vediamo in libera! :3|| GdR On

 
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view post Posted on 19/4/2019, 06:51     +1   -1
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*Il Cantore di Lame prestò orecchio alle parole di Mahiru senza che lei potesse veramente avvedersene. Come prima, l'uomo si manteneva in uno stato di silenzio quasi catatonico, il giallo delle iridi rinfrancato dal riflesso diretto della fiamma, che pareva catturare tutto il suo inerte interesse. Eppure così non era: le parole della ragazzina non caddero nel vuoto, nessuna di esse, ed il Kokage le bevve come un assetato alla fonte... poiché era l'unica che avesse mai avuto.
Poco ci volle perché la kunoichi mettesse al proprio posto le fantasie del jonin, che, per quanto esperto un ninja fosse, dimostrò immediatamente di non avere idea della vera natura dell'Oblio, e delle creature che lo popolavano. In effetti, prima di Shinya e Hōseki, Hideyoshi non aveva mai avuto alcun contatto diretto con gli spiriti dell'altra parte... almeno, che ricordasse.*


"La Tana...
Non è-"


*Il fischio della teiera si intromise bruscamente tra loro, troncando la domanda dello shinobi e forzando l'attenzione di Mahiru alla preparazione della bevanda. Nuovamente silenzio, mentre l'acqua era infusa, ed altrettanto mentre era versata. Una dolce fragranza prese a diffondersi per l'ambiente, sostenuta dai caldi vapori del tè e capace presto di ammorbidire l'odore della legna bruciata. Così glielo presentò, in tazzine di porcellana reperite chissà dove, offrendo zucchero acquistato chissà quando. Nessuno dei due era facile da reperire, in quel luogo e tempo.
Vi fossero poi significati meno dolci e raffinati dietro le "altre correzioni" offerte dalla giovane Shura, difficile dire. Di suo, il Cantore non colse alcuna supposta sottigliezza, ed anzi con fare identico a prima portò in avanti entrambe le mani per ricevere la bevanda.
In un moto discreto, abitudinario, le dita del Kokage ruotarono il piattino prima di sollevarlo, volgendo il motivo sulla porcellana verso la ragazza. Quindi, altrettanto delicatamente, lo sollevarono, sostenendolo fino a posarlo in grembo. Avrebbe atteso che fosse lei a bere, prima di appoggiare le labbra al tè... ed altrettanto rapidamente ritrarle, senza che alcunché ne superasse il confine.
Non avrebbe ripreso il discorso interrotto poco prima, ed anzi, gli occhi ancora fissi nella fiamma, avrebbe lasciato che fosse Mahiru a proseguire. L'espressione del Kage rimase perlopiù immune alle rivelazioni della kunoichi, e tuttavia, al sentir nominare ancora quella fantomatica Volontà, gli occhi non poterono trattenersi dal dardeggiare verso di lei. Non era la prima volta che quella parola suscitava una reazione... e, se questa volta si era trattato di un mero accenno rivelatore, poco prima il mero pensiero era stato sufficiente a mandarlo lungo sul pavimento.
Eppure nemmeno ciò l'avrebbe spinto ad interrompere la ragazza; troppo importante starla ad ascoltare, e, forse, troppo stanco lo shinobi per intromettersi. La domanda finale parve quasi coglierlo impreparato, distante, tal che gli ci vollero diversi istanti per formulare una risposta coerente.*


"Io... non so nulla di quel luogo, Shura-san. Ho subito gli effetti del Segno Maledetto per la maggior parte della mia vita, mi ha plasmato nel corpo e nello spirito, crescendo con me... ma la sua natura rimane in larga parte un mistero. Chi mi ha preceduto ne ha fatto un uso sconsiderato, diffondendolo senza conoscerne l'origine, né le implicazioni.
E sul finire della guerra si è come... spezzato."


*Si prese una pausa, ad un tempo per riprendere fiato e riordinare i pensieri, i ricordi. Lo stesso scontro al tempo di Jashin era in larga parte lacunoso per lui, e successivamente, nel momento in cui la Progenie lo aveva infettato, la mente aveva vagato unicamente per conto proprio. Difficile distinguere il fatto dal sogno, e la sensazione dal delirio.
Accostò ancora le labbra al tè, questa volta traendovi un timido sorso.*


"La Progenie di Watashi è entrata in me, in qualche maniera, forzando il limite che la fuuinjutsu imponeva alle forze del Segno. Il mio spirito è passato dall'altra parte, seguito dal corpo, e da quel giorno la mia coscienza è spezzata a metà.
Credevo che sarei morto sul momento, o di lì a qualche giorno... ma agli dèi è piaciuto che il mio tormento continuasse fino ad oggi. Come finirà, speravo fossi tu a dirmelo... e lo hai fatto."


*E questa volta le labbra parvero davvero piegarsi in un lieve sorriso, dalla vita breve. Non le rivolse lo sguardo, né, nel parlare del Segno Maledetto, sembrò considerare il fatto che Mahiru ben poco sapesse a riguardo. L'ironia colta nel terminare sarebbe rimasta a lui, e presto scartata in favore dell'usuale neutralità d'espressione.*

"La verità è quella che ti ho rivelato entrando qui, Shura-san. Sono a corto di tempo e di informazioni; il Laboratorio Centrale è in rovina e le uniche persone in grado di rivelarmi alcunché riguardo il Segno sono morte o disperse.
Ed ora anche questi demoni..."


*Un'altra pausa, lunga, il pensiero rivolto a quanto avevano da poco passato, a quanto era ancora da venire. In quel momento, con i Nove a devastare il Continente, persino l'Oblio e il Segno Maledetto sembravano problemi distanti un'eternità.
Sembravano, dato che per Hideyoshi né l'uno né l'altro erano mai lontani. E nemmeno per Mahiru, benché il primo portasse altro nome e il secondo non fosse che una diceria.*


"Ho sempre pensato che Oblio fosse il nome adatto."

*Se ne uscì, quasi all'improvviso. Realizzata quindi forse la grossolanità dell'affermazione, proseguì argomentando.*

"Perché la mia mente vi vaga come in un sogno, uno lucido, eppure il corpo è lasciato indietro, perso. E sono sempre solo, lasciato con l'unica compagnia dei fantasmi che la mia stessa psiche genera.
A volte volontariamente, a volte no... è difficile per me capirlo."


*Confessò, rivelando alla ragazza qualcosa che non avrebbe dovuto suscitare a quel punto gran sorpresa: Hideyoshi non era mai entrato davvero in contatto con una creatura della Tana. Per quale ragione, rimaneva un mistero.
E nemmeno il tempo per Mahiru di arrivare a tale ovvia conclusione che il Kokage, forse arrivandovi a sua volta per mera deduzione riguardo quanto aveva appena sentito da lei, l'avrebbe nuovamente gettata nel dubbio.
Questa volta, però, l'avrebbe guardata negli occhi. In una maniera tanto fredda, ma fissa, da risultare inquietante.*


"Shura-san... è possibile che io sia entrato in contatto con una delle creature della Tana, ma non riesca a ricordarlo? E se si, è possibile che sia stata una di queste creature a cancellare la mia memoria? Ad... isolarmi, in qualche modo, rispetto ad altri esseri?"

*Una domanda singolare, che nascondeva inevitabilmente una qualche misura di sospetto.*

GDROFF///Ordunque, come prestabilito, l'addestramento termina qui, visto che siamo arrivati al tè(e alla frutta coi tempi, lol).

Valutazione:
Role: 10/10. Come sempre d'impatto, tra quantità e qualità, al punto che ogni volta che posti non ho idea da dove la tiri fuori tutta quella roba... con quella velocità. Non c'è un post in cui non venga fuori Mahiru, per come l'hai pensata e per come vuoi che si evolva, a prescindere dalla presenza dei due Hideyoshi e del misterioso chiacchierone.

Scrittura: 10/10, scorrevole e semplice. Se in 2 pagine di wallposts c'è un errore, io non l'ho trovato.

Strategia/Approccio: 10/10, non molte situazioni in cui mostrare approccio strategico, ma sicuramente la prima parte ha dimostrato la capacità quantomeno di reagire efficacemente ad una minaccia sconosciuta(e fuori dalla propria lega).

Voto Medio: 10 Voto 10-7(Bene)

Ricompense:

330 exp - 20%(Addestramento PT/PA/PS)= 264

+2 PT/PA/PS


Non è richiesto alcun pagamento in Ryo.///GDRON
 
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view post Posted on 25/4/2019, 14:47     +1   -1
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Le Scritture parlavano chiaro in merito. Gli Shura erano gli unici ad avere l’onore di accedere ai poteri della Tana, gli unici ad essere fisicamente adeguati a sopportarne il peso, gli unici ad essere custodi della chiave per poter aprire una porta tra questo e quel mondo. Il simbolo stesso del loro Clan ne era una prova. Tutti gli altri, per quanto potessero essere Corrotti e, in qualche modo, destinati a diventare parte della Tana stessa, non avevano nulla di tutto questo. E di persone in quello stato, dovevano essercene molte dopo la Guerra con Watashi. Uomini condannati, che camminavano su questa terra con una katana che pendeva sul collo, uomini che presto o tardi sarebbero finiti per infoltire le fila di Ishiki, lasciando per sempre questo mondo senza lasciare traccia, se non il mero ricordo di una vita di cui loro non avrebbero mai più serbato memoria.
Ma Hideyoshi sembrava diverso, lui quel luogo lo doveva aver visto. Lo conosceva. Non avrebbe avuto senso lo chiamasse “l’altra parte” altrimenti. E il solo fatto che esistesse una persona come lui, un “errore” nell’equazione, era fonte di speranza per la giovane Shura, nonché di estrema curiosità.
Il fuoco che danzava nel caminetto, donava un po’ di colore al viso emaciato del superiore, non riuscendo tuttavia a togliergli quell’espressione ferma e piatta, apparentemente distante da qualsiasi cosa. Solo una cosa causò effettivamente una reazione che contrastava con quell’indifferenza totale, solo una parola. “Volontà”. Uno dei tanti “nomi, non nomi”, con cui qualsiasi Shura si riferiva ad Ishiki. Al solo udire quel termine, gli occhi aurei del Kokage saettarono verso di lei violentemente, eppure l’uomo non disse alcunchè. Non era la prima volta che Hideyoshi presentava strane repliche a quella parola. Poco prima, era stato proprio dopo la pronuncia di quel nome che era caduto a terra disteso come una sacco di patate. La cosa più strana era, poi, che lui non ne sembrasse effettivamente cosciente. Come un riflesso incondizionato, non comandato dal cervello, ma da qualcosa che sfuggiva alla comprensione di entrambi…quanto meno, sicuramente a quella di Mahiru. Curioso… Le sarebbe piaciuto riprovare, ma preferì evitare per non causare qualche patatrac di troppo, dando precedenza al discorso che stavano facendo.
Ci volle un po’ perché il Kokage iniziasse a risponderle, ma non appena ebbe iniziato non si risparmiò in spiegazioni, nel limite che gli era concesso dalla sua stessa conoscenza. Mahiru del Segno Maledetto ne aveva solo sentito parlare: dicerie, racconti, superstizioni quasi, che aleggiavano attorno ai temuti Shinobi del Suono. Non sapeva bene di che si trattasse in realtà, ma dalle parole del Cantore riuscì a comprendere che, in qualche modo, l’uomo sospettasse fosse legato alla Tana, o meglio…alla Progenie e che si trattasse di un qualche tipo di sigillo. Un sigillo pericoloso a questo punto. Solo immaginare una fūinjutsu che imprimeva nel corpo di qualcuno che non fosse uno Shura un potere simile a quello di quelle creature o della Tana stessa, era pura follia. E da quello che le aveva raccontato Hideyoshi il suo si era rotto proprio in seguito alla Guerra, forzato dalla Progenie stessa! “Quelle creature rivoltanti…” Fu impossibile per lei nascondere il disgusto per la stirpe di quel falso Dio che gli aveva strappato il padre e poi il fratello proprio sotto i suoi stessi occhi. “E’ per loro se mi sono trasferita a Kaijūatama, separandomi dal mio stesso Clan. Durante il conflitto sia io che mio fratello ci siamo accorti di qualcosa di strano: quegli esseri non attaccavano i nostri Kashin, salvo non venissero offesi a propria volta. E inoltre…” Rabbrividì, ricordando quei giorni, riportando alla mente la causa della morte di Kasai. “Inoltre causavano Corruzione. Per qualche ragione la loro vicinanza aveva lo stesso effetto del chakra nocivo della Tana. Benchè noi non lo stessimo utilizzando direttamente attraverso i nostri corpi, ci ritrovammo più e più volte a doverci curare dai suoi effetti…E’ per questo che mi sono insospettita, dirigendomi alla capitale, sperando di trovare l’anello mancante tra la Tana e quelle cose. Senza successo, purtroppo.” Alla confessione del superiore circa il suo futuro, scorse quel sorriso sul suo volto e si chiese cosa ci fosse di tanto divertente in una sentenza di morte del genere. Che poi “morte”, era una parola. In realtà a chi diventava un Vassallo di Ishiki, spettava un’eternità al suo comando. Quindi, in realtà, non c’era nemmeno da essere sollevati per la fine delle proprie sofferenze. Non c’era proprio niente da ridere, tant’è che quel lieve tirarsi di labbra, svanì presto, lasciando il posto alla solita neutralità d’espressione che contraddistingueva l’uomo, mentre ripeteva quanto già le aveva detto quando era giunto nella sua piccola dimora quel giorno. Non era sicuramente una bella situazione la sua. Aveva perso tutto: ogni contatto con le persone che avrebbero potuto dargli delucidazioni sul Segno Maledetto, qualsiasi modo di portare avanti le ricerche su di esso, tutti i dati precedentemente ottenuti. Ogni cosa. E su quello Mahiru non poteva aiutarlo più di molto…tuttavia c’era qualcosa che le ronzava in testa. Un tarlo che rosicchiava fastidioso, impedendole di lasciar del tutto perdere il discorso. Prese un sorso di tè, lasciando che il calore scendesse nella gola e l’aroma salisse piacevolmente lungo i canali nasali. “Però non è detto che tutti quelli che ne sanno qualcosa siano ormai scomparsi.” Fece, un po’ pensierosa, carezzando il corpo fumoso di Kōcchan che le stava accoccolato in grembo con le ali ripiegate per farsi piccolo piccolo. “Voglio dire…può essere che anche coloro che conosceva lei, non sapessero da dove avesse veramente origine. Se come sospetto, la Progenie e la Tana hanno qualche collegamento…e se, come sospetta lei, potrebbe esserci un qualche collegamento anche con il Segno, ci dovrà pur essere qualcuno con un profondo legame con essi che ha elaborato questa fūinjutsu, giusto? E chi meglio di uno Shura avrebbe potuto dare gli estremi per crearlo?” Un castello di carte quello che aveva costruito la genin in quel suo ragionamento, eppure possedeva una propria logica. Quanto meno per lei che conosceva il proprio Clan. “Vede…gli Shura più esperti, sono in grado di canalizzare il chakra corrotto della Tana attraverso il proprio corpo e utilizzarlo per colpire gli avversari. Io ancora non lo so fare e potrei non riuscirci mai. Solo chi ha un legame profondo con essa riceve questa concessione. Tuttavia…se io volessi creare un sigillo che imbriglia quel potere, chiederei aiuto ad uno Shura che sa farlo.” In fin dei conti, forse qualcuno al Clan poteva saperne qualche cosa…o conoscere un qualche Shura che aveva tradito, qualcuno di cui non si vuole parlare, qualcuno che aveva abbandonato il nido per le sue idee eretiche e che aveva trovato asilo in qualche altro posto, portando avanti quelle sue pericolose blasfemie. Ci fu una lunga pausa da parte di entrambi a quel punto, quasi come se stessero ambedue rimuginando su quanto detto, sulle implicazioni di quelle parole, su come potersi muovere in un mondo ora devastato dalle Bestie Codate. E ancora una volta fu il Cantore a spezzare quella stasi, spiegando come funzionasse per lui l’accesso all’Oblio, come lo chiamava lui, e il conseguente perché della scelta di quel nome. Di tutto il suo discorso, una parte in particolare colpì Mahiru. “Sono sempre solo” aveva detto. Quando il suo corpo si separava dall’anima che vagava nella Tana, il Kokage non aveva incontri con creature indigene, se non fantasmi generati dalla sua stessa mente. Com’è possibile? L’esistenza di una Guida per gli Shura è importante anche per difendersi dagli esseri che abitano la Tana, quindi come può Hideyoshi scendere nella stessa, ma non fare alcun incontro? Dubbi e perplessità che non fecero in tempo a essere espresse a parole se non attraverso un’espressione allibita e corrucciata, prima che il Kokage ponesse delle domande, le cui risposte avrebbero potuto effettivamente dare una spiegazione a quel fenomeno. E sta volta lo fece guardando direttamente negli occhi la piccola Shura che annuì grave, in silenzio, prima di parlare. “Mi vengono in mente almeno due buoni motivi.” Fece abbassando la tazza sul piattino. “Il primo è che potrebbe aver stretto un patto con…la creatura che regge l’esistenza della Tana e che questa abbia chiesto come Pegno le sue memorie circa quel fatto. Il secondo è…” si bloccò e deglutì un groppo che le si era formato in gola, anche solo a pensare a quell’eventualità. “…E’ che lei potrebbe essere già il Kashin di qualcuno.” Cercò di distaccarsi da quanto stava dicendo, di parlare come se recitasse una ricetta, come se non la toccasse minimamente. “I Kashin su base umana perdono qualsiasi memoria della loro vita precedente. Uno Shujin comune non ha potere di restituire quei ricordi alla creazione del Vassallo, anche perché rischierebbe la vita a farlo. Ma una creatura come la Coscienza che muove la Tana o qualcosa che le assomiglia molto, forse potrebbe…” Sì, non aveva detto forse così Shinya a proposito di quell’essere con il corpo rinsecchito simile ad una albero? Aveva detto che assomigliava ad Ishiki! Lo strano comportamento del Kokage al pronunciare la parola Volontà, il suo essere invisibile quando scendeva nella Tana…che fosse tutto collegato? E se qualcuno avesse voluto far crollare l’altra parte? Se qualcuno avesse voluto far piombare i loro mondi nel caos? Non era forse una buona opzione quella di infiltrare qualcuno che fosse invisibile agli occhi delle creature che abitavano la Tana? “Signore.” Lo chiamò, tesa, accantonando per un momento il dolore che le si era aperto nel petto per le parole precedenti. “ Lei per caso ha mai avuto a che fare con una creatura che parla in maniera ambigua? Enigmi quasi…frasi spezzettate. Spesso si presenta con delle braccia secche simili a rami d’albero…e non per forza può averla incontrata nella Tana.”

 
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*L'anello mancante.
Sembrava assurdo anche solo soffermarcisi sopra, eppure il Cantore mai avrebbe potuto negare che, al sentirle pronunciare quelle parole, il suo cuore avesse saltato un battito. Perché? Lo aveva già sospettato? Era un'inconsapevole rivelazione? E come poteva esserlo? Mahiru non sembrava trasportata da quel rilievo, non in quel momento almeno, e gli aveva appena confessato di non aver avuto successo... ma il fatto che quella ricerca l'avesse condotta da lui non poteva essere una coincidenza... o almeno, in quel dato momento, non vi suonò affatto.*


(Non può essere sfuggito nemmeno a lei, quel che è peggio... anche se non cambia nulla. La domanda a questo punto è una sola: perché non siamo diventati progenie? Io, Yumi, Kira, Keiichi-sama, lo stesso Otomika... siamo chiaramente entrati in contatto con la Tana, attraverso il Segno... ma perché non ci ha trasformati?
O meglio, perché la nostra agonia dura così a lungo?)


*Continuò con il plurale, ben sapendo tuttavia come l'ultimo filo logico si riferisse unicamente a sé stesso. Nessuno degli altri discepoli dello Spettro d'Argento aveva avuto un contatto con la progenie simile al suo, nessuno era scivolato mai dall'altra parte, non coscientemente almeno... non che lui sapesse. E non che sapesse granché, dopotutto. Lo stesso fatto che lui fosse in quello stato e non gli altri poteva reggersi anche solo su questa eventualità, e allora il Segno non avrebbe avuto nulla a che fare con l'intera faccenda... assurdo che potesse essere, non era questa una possibilità che Hideyoshi poteva coscientemente escludere. Anche con in mano le conferme che Mahiru gli stava dando, e chiamarle conferme era già un azzardo, gli mancavano fin troppe informazioni riguardo la natura del Segno per poter fare collegamenti che non si risolvessero in mera speculazione. Perché questo aveva fatto per anni, e ad ogni miraggio di certezza si erano immancabilmente materializzate nuove domande, nuovi dubbi.*

(Ma il tempo sta scadendo. Lo sento, lo vedo... più vado avanti, più mi avvicino, più questa... cosa richiede da me sacrifici maggiori. E più sacrifico, più devo sacrificare, pena il rendere ogni passo compiuto fin ora uno sforzo senza senso, pena il condannare chi mi sta attorno ad un destino identico al mio... se non peggiore, lento e terribile.
Se mai la verità arriverà, non credo sarò io a vederla.)


*Si ritrovò a pensare senza quasi volerlo, senza che la mente fosse ancora arrivata davvero a quel punto. La consapevolezza della propria dipartita, una assolutamente futile, era troppo straziante persino per lui, e il pensiero se ne andò così come era arrivato, lasciandolo né più né meno com'era, stretto nel proprio mantello accanto al fuoco.
Qualcosa il lui avrebbe voluto parlare alla ragazza, comunicarle quello struggimento, ma uno strano sentimento lo tratteneva dall'aprir bocca. Un misto di risentimento, pietà ed orgoglio... qualsiasi cosa l'orgoglio potesse mai essere per lui, comunque. Voleva risparmiarle l'ennesima pantomima, non voleva che lo guardasse di nuovo come un moribondo... e, in qualche maniera, non poteva fare a meno di essere repulso da lei. Incapace di processare anche questa situazione, al Kokage non rimase che concentrarsi su quanto la ragazzina andava elaborando, al contempo evitando di incrociarne lo sguardo.
E tuttavia nessun tipo di autocommiserazione avrebbe potuto tenerlo lontano dal reagire quando Mahiru, stabilendo un collegamento che a quel punto avrebbe dovuto essere assolutamente ovvio, almeno nella supposizione, menzionò la forte possibilità che a delineare i fondamenti della fuuinjutsu potesse essere stato uno Shura.
Come un naufrago che si aggrappa istintivamente a qualsiasi appiglio per non annegare, Hideyoshi, per appena un istante, credette fermamente nell'esattezza di quell'affermazione. Volse lievemente il capo verso di lei, le palpebre assottigliate in uno sforzo di raccordo, di ricerca nella propria memoria per elementi che potessero aggiungervi legittimità... ma il mero tentativo tornò a farlo scontrare con il muro di incertezza che lo aveva spinto fin lì, che rendeva ogni ipotesi una fantasia ed ogni anelito di certezza un'ingenua pretesa.*


(Chi altri potrebbe essere stato? Chi altri avrebbe potuto possedere le capacità, o i mezzi?

Ma perché? E soprattutto... quando?)


*Era quella un'altra domanda di fondamentale importanza. Tra la teorizzazione della fuuinjutsu e la sua riscoperta da parte del Nidaime Kokage passava un periodo di tempo imprecisato, dubbio persino per Isashi stesso. Il suo Resoconto, danneggiato ed incompleto che fosse, su questo era chiaro: le basi erano già state gettate, e, benché il testo non lo dicesse esplicitamente, si poteva intendere che una tecnica di sigillo già esistesse. Isashi l'avrebbe meramente riscoperta e riadattata.
O almeno questo era quello che Hide credeva, che Otomika aveva dato per scontato... o meglio su cui non aveva ritenuto di dover elaborare ulteriormente, dato che solo lui era stato in grado di utilizzarla effettivamente, di applicarla a sé stesso, controllarla e replicarla. Nessun altro.
Il Cantore tuttavia non diede voce a simili dubbi, né riguardo le implicazioni del clan Shura, né riguardo la tara ereditaria del Segno, perché pressante era ancora il dibattito riguardo la natura della Tana, e specialmente degli esseri che la popolavano. Al momento, e considerato quanto era appena successo, si trattava della questione più impellente.
Ascoltò quindi la risposta di Mahiru alla domanda che le aveva posto riguardo il suo isolamento, mimando la consueta quiete benché, complice anche il calore della fiamma e del tè in grembo, il corpo del Cantore fosse ormai tornato a pieno regime. La frenesia dei propri pensieri, dopotutto, era conferma sufficiente, e quando la giovane Shura gli espresse i propri dubbi essa non fece che intensificarsi. Benché il Kokage poco o nulla sapesse riguardo i Kashin, e specialmente riguardo il patto da stringervi, quanto aveva sperimentato e recepito fin lì fu sufficiente ad intimorirlo. Non tanto la prospettiva di essere divenuto una di quelle creature... e nemmeno la possibilità di diventarlo in futuro, inquietante che già fosse, quanto la possibilità che i propri ricordi potessero essere stati alterati, o che un patto simile potesse essere stato stretto.
Specialmente l'ultima domanda che lei gli pose, poi... suonò qualche corda nel suo animo. Forse la situazione... forse la suggestione.*


"Ma... come potrebbe essere? Voglio dire, un patto dovrebbe richiedere la mia volontà, ed io non sono uno Shura... e se davvero ho perso la memoria, se è stata riscritta da qualcuno..."

*Si lasciò andare, lentamente, senza davvero avere un punto, non da subito almeno. Le dita nodose gli vennero in soccorso, sollevando la tazza verso le labbra per porre un freno alle parole. Forse per la prima volta in vita sua, posto di fronte alla propria, pericolosa ignoranza, Hideyoshi non aveva alcunché da dire. Da una parte la paura di non poter dire abbastanza, dall'altra quella di aver già detto troppo.
Immagini nella sua mente; il vento in mezzo agli alberi, inarrestabile, incontenibile, i corpi dei propri ninja stritolati dalle radici, quella voce, i rovi a trarlo via da una fine identica.
Ricordò di non ricordare, e il mero sforzo gli spazzò via la coscienza, come se si fosse scontrato con un muro di mattoni a velocità folle. Nel discendere, la tazza si lasciò dietro uno sguardo stralunato, una bocca spalancata ed un'espressione inebetita, vuota. Il tè bollente finì in parte versato sulle mani e sulle gambe. Ma Hideyoshi non vi badò minimamente. Era altrove, lontano, preda di qualcosa che gli era stato fatto vedere prima che accadesse, ma che, quando era accaduto, non aveva suscitato la minima reazione in lui.*


"Una voce tra le foglie, fatta di legno e vento... Ryu-dono... avrei potuto..."

*Mahiru avrebbe sentito la Corruzione del Segno farsi nuovamente forte nel Kokage, crescere come una marea inarrestabile dietro il fragile schermo di quel viso da bambino sconvolto. Una lacrima si affacciò all'orlo dell'occhio destro, correndo giù per la guancia scoscesa del ragazzo senza che ancora la palpebra non avesse battuto.
Poi, ancora, quella voce dal petto del Cantore.*


"Pericoloso, troppo... si; tempo sbagliato, luogo sbagliato... questo non può permettere che accada.
Shura no Mahiru tenta, ma non può salvarlo, nessuno può.

Questo aiuterà... aiuterà come potrà."


*Ripeté come il pupazzo di un ventriloquo, affievolendosi come una brezza alla finestra, scomparendo senza lasciare alcuna traccia prima che Hideyoshi si riavesse. Sbatté le palpebre due volte, acquisendo fuoco e consapevolezza di quanto era appena accaduto alla propria bevanda...*

"Oh-OH! Maledizione... perdonami Shura-san, è colato sul pavimento."

*... e null'altro. Non la possessione, non quanto aveva proferito un momento prima, non le ustioni sulle mani e sul mento. Niente. Quando ebbe finito con quella reazione, le rivolse lo stesso identico sguardo di quando si era svegliato. Stanco, consumato, sofferente.
Sospirò.*


"Ti ho messo in una situazione pericolosa, di nuovo.

Sono senza speranza, non è così, Shura-san?"


GDROFF///Nella prima parte del post reagisco a quanto Mahiru dice subito prima di rispondere alla mia ultima domanda, lo specifico perché è un pochino ingarbugliata.///GDRON
 
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view post Posted on 29/6/2019, 14:06     +1   -1
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Che quella creatura fosse legata a doppio filo al Kokage, ai suoi occhi era per lo più palese, ciò di cui non era sicura era se il superiore fosse o meno cosciente della cosa. Sembrava non avere memoria di cosa fosse accaduto di preciso poc’anzi…quanto meno non di quello che si era sviluppato nella Tana, tanto meno dava idea di sapere che quella creatura lo aveva utilizzato come cassa di risonanza per parlare alla ragazzina. Non che fosse facile capire cosa passasse per la mente a quell’uomo: la sua faccia era una maschera inespressiva di quiete, simile all’acqua di uno stagno. Difficile comprendere se fosse preoccupato o condividesse le parole di Mahiru, difficile confermare, attraverso le sue emozioni, se i propri stessi ragionamenti fossero corretti o se apparissero solo come un gran garbuglio di informazioni inutili. Tuttavia, anche la superficie dello stagno più quieto si increspa quando colpita da un sasso. In fin dei conti non doveva essere piacevole prendere in considerazione l’idea di essere il pupazzo di qualcun altro, così come non doveva essere bello valutare la possibilità che alcuni dei propri ricordi potessero essere stati in qualche modo sigillati, alterati o addirittura sradicati dalla propria mente. Era una sensazione alienante e inquietante, una di quelle che metteva la pelle d’oca e, se anche il Kokage non lo dimostrò attraverso le emozioni che trasparivano dal proprio viso, lo fece attraverso le parole, il tono e la rapidità con cui sollevò la tazza per mettere un freno a quei suoi ragionamenti ad alta voce. “La creatura che regge il fato della Tana è capricciosa…non mi sorprenderebbe le avesse concesso il patto solo per mera curiosità, anche se non è uno Shura.” Seguendo l’esempio del più grande, Mahiru prese un sorso dalla tazza, vuotandola e poggiandola, allora, sul tavolo. “In quanto alla sua volontà…chissà, magari in quel momento le è sembrata la cosa giusta da fare. Ma sono solo supposizioni queste.” Aggiunse rapidamente. “Nulla di concreto su cui ragionare davvero.” Preferì tagliare il discorso così, in quanto l’uomo iniziava a sembrare veramente turbato. Lo vide, per la prima volta negli ultimi minuti, cambiare espressione nel discendere la tazza dalle labbra. Un po’ come quelle facce da ebeti che si fanno quando ci si ricorda di qualcosa all’improvviso, un po’ come quando si osserva qualcosa che non dovrebbe esistere, un po’ come quando ci si è appena alzati e si ha ancora lo sguardo perso nel vuoto. In altre parole…intontito, perso, sconvolto. In quei primi istanti, la piccola Shura sperò davvero che il Cantore si fosse improvvisamente reso conto di qualcosa, ma presto comprese che, in realtà, il suo ospite non era più lì.
Il manico della tazza del Kokage, ruotò pericolosamente sul dito, scivolando verso il basso. Il tè bollente si riversò sulle sue mani, colando sulle gambe fino al pavimento in assi, ma l’uomo non parve nemmeno accorgersene, tant’è che non fece nemmeno una piega. “Ehi, si sente male?!” Mahiru scattò in piedi - e Kōcchan con lei - ponendo una mano sulla spalla del superiore, nel tentativo di scuoterlo da quella catalessi, ma non ci fu modo. L’uomo non rispose, non a quello che le chiese, farfugliando invece parole che la ragazzina non comprese affatto, prima che una sensazione ormai familiare iniziasse a serpeggiare nella stanza. La Corruzione. L’energia malevola tornò a farsi forte nel Kokage, crescendo attimo dopo attimo, costringendo la Genin ad allontanarsi di scatto. No, ti prego, non di nuovo..! L’idea di dover passare un altro quarto d’ora come quello di poco prima non le piaceva per niente, tant’è che dubitava di poter contare sulla stessa fortuna che l’aveva graziata già una volta. Così, mentre si sforzava inutilmente di trovare una soluzione rapida per scongiurare quell’eventualità e mentre il pipistrello fumoso le svolazzava attorno in preda al panico almeno tanto quanto lei, iniziò ad accarezzare l’idea di imboccare rapidamente la porta ed andarsene. E l’avrebbe fatto davvero. L’avrebbe fatto se non le fosse caduto lo sguardo su quella faccia da bambino sconvolto e quella lacrima che rigò il viso del Cantore. L’avrebbe fatto se non avesse udito ancora una volta, la voce di quella creatura secca e senza nome, provenire dal corpo del Kokage. La redarguì di nuovo e ancora confermò che Hideyoshi non poteva essere salvato…ma, per la prima volta, la ragazzina comprese qualcosa di più. Quella creatura funzionava come una specie di blocco. “Questo non può permettere che accada” disse. “Questo aiuterà”. Solo in quel momento Mahiru capì che con “questo” quell’essere intendesse sé stesso e che fosse lui a tirare le fila della sorte di Hideyoshi. Una benedizione? Una maledizione? Entrambe? Non lo sapeva dire, fatto stava che fu sua la mano che pose fine a quella follia. Come una brezza che si affievolisce, quella voce scomparve e con essa il chakra corrotto che aveva avvolto il Kokage. Questi si riebbe rapidamente a quel punto, sbattè le palpebre, rimettendo a fuoco la stanza e la situazione che si era creata, preoccupandosi in primo luogo del tè colato a terra piuttosto di…tutto il resto. Di cui, ormai era evidente, non fosse cosciente, non direttamente. Perché in qualche modo si era reso conto che fosse accaduto qualcosa di pericoloso, in quanto si rivolse alla ragazzina constatandolo prima che lei dicesse alcunchè, ripetendo nuovamente la stessa domanda che aveva fatto quando si era risvegliato poco prima, dopo il viaggio nella Tana. Di suo la ragazza sospirò, avvicinandosi alla cucina per recuperare un panno bagnato pulito con cui poi si approssimò al superiore. “Dovrebbe preoccuparsi di sé stesso, piuttosto che del pavimento.” Gli suggerì, con Kōcchan ancora un po’ impaurito nascosto dietro le sue spalle, che spuntò quel che bastava per fare “sìsì” con la testa. “Non so se sia davvero senza speranza, Signore…ma di sicuro è un bell’impiastro.” Si inginocchiò allungando una mano verso il superiore. “Mi permette di medicarle quelle ustioni?”

 
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view post Posted on 8/7/2019, 09:06     +1   -1
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*Per la prima volta da quello che sembrò essere un tempo infinito, Hideyoshi le rivolse un sorriso. Uno dei suoi, fragili come vetro ed altrettanto sottili, la piega delle labbra ormai tanto inusuale da sembrare fuori luogo, faticosa da mantenere. Eppure la mantenne per diversi istanti, continuando a guardarla, rivolgendo infine lo sguardo alla mano ustionata. Di nuovo un sospiro, e poi un lento annuire.*

"Un bell'impiastro... mhmh... già...

Grazie, Shura-san."


*Le rispose, allungando lentamente il braccio verso di lei. Esitò un momento prima di toccarle la mano, ma poi, appena il tempo di tradire il proprio pensiero, si concesse al suo tocco. Non aveva superato la sensazione che la vicinanza di Mahiru gli provocava, la vertigine e il pericolo di scivolare dall'altra parte, come trovarsi sul ciglio di una cascata. Ma proprio a questa maniera, spinto da una corrente in cui scorrevano curiosità e rassegnazione, Hideyoshi si ritrovò in qualche modo ad anelare a quel contatto. Il cuore si scoprì fibrillato da un ritmo dimenticato mentre le sue dita si avvicinavano, e quel senso di spostamento si faceva più intenso.
Un momento prima che si incontrassero fu sul punto di trarre indietro il braccio... ma nessun evento catastrofico si verificò. Come un bambino che per la prima volta trova il coraggio di aprire le ante del proprio armadio, aspettandosi un mostro e non trovando che i propri indumenti, così il Kokage avvertì nient'altro che il tocco della ragazza. Ovattato e distante, ma delicato, l'ipersensibilità della bruciatura allontanata dal torpore perenne dei tessuti.
Difficile descrivere come si sentisse in quel momento. Stanco, confuso, e di nuovo... conteso. La guardò occuparsi della sua mano, in lui gratitudine, senso di colpa, ma anche frustrazione, da qualche parte, rancore e disgusto. Cercò di fare mente locale riguardo quel che gli aveva rivelato, di razionalizzare i propri sentimenti alla luce di quel che sapeva o poteva sapere, allontanando da lei qualsiasi colpa o riflesso delle proprie disgrazie... ma gli risultò quasi impossibile.
Ma non aveva importanza; niente di tutto quel che sentiva ne aveva. Che Mahiru fosse importante era scontato. Nonostante tutto, quell'incontro aveva dato al Kokage l'unica risposta di cui ora aveva bisogno: la ragazza doveva rimanere al Suono. Almeno finché non fosse riuscito a reperire altre fonti affidabili.*


"Devo ringraziarti di nuovo. Pare che non sia in grado di fare molto altro, lo so... ma non ero venuto qui soltanto per rivolgerti vuoti convenevoli... o mandare la casa all'aria.

Vorrei invitarti al Suono. Quando vorrai, quando tutto questo sarà finito. Ho intenzione di rifondarlo. Per bene. Farne un porto franco per chiunque si senta fuori posto. Militari, ricercatori, artisti... chiunque.
Mi piacerebbe che ne facessi parte, che contribuissi alla sua ricostruzione."


*Le offrì, lo sguardo attratto a più riprese dallo svolazzare curioso dell'essere alato.*
 
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view post Posted on 27/7/2019, 13:32     +1   -1
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Sorridere doveva essere un atto che il Kokage non rispolverava da parecchio tempo. Sembrava quasi che i muscoli del suo volto avessero parzialmente scordato come si facesse, disabituati a quel tirarsi di labbra che, contrariamente, avrebbe dovuto essere naturale come respirare. Tuttavia, benchè pallido e fragile come il baleno nel cielo nuvoloso dopo la pioggia incessante, per la prima volta da quando lo conosceva Mahiru vide l’albino rivolgerle un sorriso. E quel gesto ebbe più valore delle parole di circostanza e ringraziamento che le rivolse, prima di allungare verso di lei la mano ustionata.
Lo fece lentamente, come se avesse timore di scottarsi sulle fiamme del fuoco vivo, ma, nonostante qualche attimo d’esitazione, alla fine l’arto smagrito entrò in contatto con quello minuto della piccola Shura. Davvero, non aveva mai conosciuto nessuno impacciato come quell’uomo…e nemmeno altrettanto problematico. Solitamente era lei il problema. Era lei che non poteva fermarsi più di tanto in uno stesso posto prima che le persone si rendessero conto che non invecchiava, era lei che sceglieva generalmente compiti da svolgere in solitaria per non essere giudicata, era lei che nutriva un sentimento duplice per il proprio clan, suddiviso tra lealtà e sospetto. Kaijūatama era una delle poche eccezioni alla regola. Grande com’era, la bellissima Città Bianca offriva l’opportunità di spostarsi al suo interno, cambiando solamente quartiere di residenza per non farsi scoprire…differentemente dai centri abitati più piccoli, dove chiunque sapeva tutto di tutti, pure cosa avevano mangiato la sera precedente o di che colore portavano la biancheria. Insomma, non era abituata a incontrare tipi più incasinati di come fosse lei…era bizzarro. La incuriosiva e al tempo stesso la inquietava.
Ma non per questo avrebbe cacciato via il Cantore con quelle ustioni che si era procurato con il suo tè. Era pur sempre un medico, no? Già…e chissà che fine aveva fatto Hogo-sensei. Era stato lui a insegnarle l’arte medica, lui che alla fine della missione contro il Sette Code era fuggito chissà dove. Shinya ha detto che sentiva il chakra del Bijuu provenire da lui…Chissà in cosa diavolo è invischiato. Mentre tamponava le ustioni del Kokage con il panno bagnato, per dare un minimo di sollievo, fu difficile non pensare al medico e a come si fossero incontrati…così come fu difficile non volare col pensiero a casa, dove Yoshi l’attendeva…o l’aveva data per morta. Le mancava il ladro, le mancava veramente un sacco. Le loro chiacchierate notturne in terrazza di fronte ad una buona tazza di tè, i litigi, gli scherzi. Lui era una di quelle poche luci che brillavano nell’oscurità di quella vita. Non l’aveva mai giudicata per ciò che era o per quello che aveva fatto, probabilmente per questo era il solo a sapere tutta la verità: Mahiru aveva sentito che di quel castano dalla dubbia etica morale, poteva fidarsi. E aveva fatto bene. Sono davvero una pessima amica: ho accettato quella richiesta d’aiuto e non mi sono più fatta sentire per così tanto tempo…Forse mi avrà data per dispersa o per morta, o magari mi avrà mandata a quel paese. Ne avrebbe tutto il diritto. Ma non ci credeva nemmeno lei a quella visione, il ladro non era quel genere di persona, tantè che le venne naturale sorridere mentre iniziava ad applicare il chakra dell’equilibrio sulle bruciature di Hideyoshi, ricordando, involontariamente, il giorno in cui quel pazzo faceva tutto il sostenuto, cercando di nasconderle una ferita d’arma da taglio all’addome. Baka Yoshi. Ma per fortuna esisteva lui. Se non ci fosse stato, avrebbero dovuto inventarlo.
Fu proprio mentre la nostalgia stava avendo il sopravvento, che l’attenzione della ragazza venne catturata dalla voce del Cantore. Alzò gli occhi un attimo dal lavoro che stava svolgendo, solo per fargli capire che lo stava seguendo, prima di tornare con lo sguardo sul chakra verdino e sui tessuti che lentamente si stavano ricostruendo a vista d’occhio. Ma non immaginava nemmeno cosa l’uomo stesse per chiederle. “…Al Suono?” Fece eco, fermandosi dal suo lavoro per seguire con più attenzione il discorso e perché letteralmente presa in contropiede dall’invito dell’uomo. Invito che, tra le altre cose, sottintendeva tradire Taki, la sua patria d’origine, di cui portava tutt’ora le insegne. Riprese a lavorare per concludere la medicazione, prima di rispondere al Kokage, nel tentativo di rubare un po’ di tempo a una risposta scomoda e difficile. Non aveva mai pensato di andarsene dalla Cascata e le voci che giravano sul Suono - quanto meno ciò che era stato - non erano delle più lusinghiere. Tuttavia era indubbio vi fossero dei collegamenti con la Tana, la progenie, il Segno…tutto, al momento, buttato in un crogiolo confusionario che andava raffinato per essere finalmente compreso.
L’intento di rifondare la nazione da parte del Cantore era lodevole, così come era allettante l’intento di farne un porto sicuro per tutti quelli che si sentivano fuori posto - lei indubbiamente era tra questi - ma non sentiva di poter dare una risposta immediata. “Sono onorata del vostro invito.” Disse, previo un sospiro, non appena le ustioni furono riparate. “Tuttavia non posso darle una risposta subito per subito. Vede…vorrei tornare a Kaijūatama, non appena tutto questo sarà finito.” Rise, un po’ amaramente. “Lo so che potrebbe anche non esserci più, ma voglio pensare che le torri bianche della Capitale saranno ancora lì non appena la minaccia attuale sarà sotto controllo. E a quel punto la vorrei rivedere almeno un’ultima volta nel caso poi decidessi di accettare la sua offerta. Anche se ho sempre saputo di non potermici fermare in eterno…è stata casa mia per diverso tempo. Inoltre…l’unica persona veramente importante che conosco è lì.” Stavolta il sorriso si fece più dolce, chiaramente nostalgico al pensiero di colui a cui stava accennando. “E’ stato lui a regalarmi l’origami da cui è nato Kōcchan.” Disse, indicando con un cenno del capo l’esserino fumoso che gli occhi del Kokage squadravano di tanto in tanto. “Sono certa che sia preoccupatissimo. Sono stata via per molto tempo e merita di sapere che sono ancora viva. Quindi spero non le dispiaccia se rimando la decisione definitiva ad allora.” Chinò brevemente il capo in segno di scusa, prima di aggiungere una domanda, ben sapendo che se Yoshi avesse saputo di un’eventuale sua intenzione di accettare l’invito del Kokage, questa volta avrebbe preteso di andare con lei. “In caso…accetterebbe anche un artista del furto nel nuovo Suono?”

 
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view post Posted on 1/8/2019, 08:27     +1   -1
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Mhh... mhhhh..

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Un lieve formicolio fu tutto ciò che avvertì delle cure in atto. Benché gli occhi non si separassero dal barlume verde acqua, la luce nella penombra dell'abitato forte abbastanza da deformare i profili e assottigliare lo sguardo, dall'ustione e dalle mani della ragazza, il Cantore non poté trarvi alcuna sensazione oltre il poco che già traspariva. Non era come un tempo, quando da bambino sedeva in riva allo stagno della tenuta di famiglia, fuggito senza pantaloni alle cure dei propri tutori... la sensazione della ghiaia sotto al sedere, dell'acqua fredda tra le dita dei piedi, delle punture di zanzara, tanto delicate da poter essere percepite solo fermandosi ad osservare il misfatto. Il rischio che quelle creaturine correvano per procurarsi da mangiare, la gioia nell'avere un simbolo sulla pelle che sfoggiasse al mondo l'avvenuta ribellione... perché tornava a quei momenti? Perché lì?
Dal canto suo, Mahiru non poté che rispondere alla sua richiesta con l'espressione che invariabilmente lui stesso avrebbe, al posto di lei, presentato. Un rifiuto non inaspettato, certo, considerando la fama del villaggio ed i legami della kunoichi, tutt'altro che vicini al Suono... e, in verità, nemmeno di rifiuto poteva trattarsi.
Almeno non in apparenza.


"Non mi aspetterei che rinunciassi ai tuoi affetti per trasferirti immediatamente... specie considerando gli eventi in corso.
Riflettici su, Shura-san, e tieni presente che ogni valido aiuto è il benvenuto al Suono."


*Commentò, rispondendo concisamente ai timori e alla domanda della ragazza. Non che vi fosse molto altro da dire: non avrebbe avuto senso forzarla a rimanere, non se il Suono doveva essere quel che aveva immaginato. Certo, Mahiru rimaneva per lui qualcosa di importante, di essenziale in effetti, ma trattenerla con la forza ed aspettarsi progressi era tanto realistico quanto collaborare dalla distanza, al momento. Senza contare che, pur messo alle strette dalla situazione in cui versava, difficilmente Hideyoshi avrebbe mai trovato in sé la forza di volontà per compiere un'azione del genere.
Già, forza di volontà, non crudeltà. Fu questo il concetto che gli sovvenne per primo.
Continuò ad osservare il lume del chakra mentre ponderava su simili aspetti, evitando di cercare lo sguardo di lei e, al tempo stesso, trovando sollievo nel fatto che ad attenderli poteva esservi semplicemente l'annientamento totale.
Una parte di lui continuava a desiderare di non essere dov'era, di barattare il comando per una gioventù fatta di principio, libertà e risentimento... o di farlo per una morte serena.

Fu mascherando questa profonda tristezza, la mente già a quanto era da venire, che a medicazione avvenuta il Kokage prese congedo. Le rivolse un inchino in ringraziamento, quindi, aperta la porta per un quarto, le parlò un'ultima volta.*


"Grazie della compagnia, del tè e della premura, Shura-san. Ti auguro di ritrovare le torri bianche di Kaijūatama dove le hai lasciate."

Quindi, prima che il gelo sottraesse al piccolo spazio tutto il calore guadagnato, vi scomparve.*
 
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view post Posted on 16/8/2019, 10:18     +1   -1
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Sì, sicuramente avrebbe fatto così. L’avrebbe rincorsa, pretendendo di andare con lei costi quel che costi, incurante di cosa significasse realmente, solo per evitare che si cacciasse nuovamente in una situazione come quella in cui era in quel momento, solo per evitare di pensare che qualcuno le avesse fatto la pelle senza che lui ne sapesse effettivamente niente. Era una buona alternativa al legarla al letto, cosa che non avrebbe funzionato - Yoshi era troppo inesperto ancora, rispetto a lei. D’altronde il ladro era fatto così, un po’ sanguigno, molto focoso con ciò a cui teneva veramente. Ci provava a nascondere le cose, ma non era ancora abbastanza bravo a mentire per riuscire a farla franca con lei. Al contempo, però, nemmeno Mahiru aveva la capacità di sfuggire all’intuito del ragazzo. Capiva sempre quando gli stava nascondendo qualcosa, avrebbe potuto avere una faccia da poker perfetta, ma lui guardava oltre e vedeva le nubi scure con cui tentava di celare ciò che non voleva fosse visto. Si poteva dire che la conoscesse bene tanto quanto i suoi Kashin! E per quanto potesse apparire un insulto per un normale essere umano, era in realtà un gran complimento, fatto da una Shujin.
Fortunatamente, il Kokage parve comprendere le motivazioni della piccola Shura. Lasciò aperto uno spiraglio, proprio come aveva fatto lei stessa, ma non insisté oltre nell’avere una risposta immediata, anzi, capì perfettamente i sentimenti della giovane. O così almeno diede a vedere. Difficile dire se la sua fosse solamente cortesia, diplomazia o che altro. Leggere la verità su quel viso, quasi sempre immobile, era decisamente più difficile che con Yoshi, l’unica via era prendere le parole per quello che erano e basta. “La ringrazio per la comprensione. Prometto che una volta che tutto questo sarà finito, ci rifletterò su con calma, prendendo in considerazione la sua proposta.” Ovviamente ne avrebbe discusso anche con Hōseki e Shinya. Forse avrebbe chiesto udienza anche ad Ishiki stessa, ma questo lo tenne per sé. D’altronde, stando accanto al Cantore, era sicura si sarebbe avvicinata alle risposte che cercava…invischiandosi al contempo in qualcosa di dannatamente più grosso. Gli avvenimenti di quella giornata glielo avevano più che dimostrato e, a dirla tutta, doveva ancora digerirli a dovere. Era ancora tutto molto confusionario nella sua testa, quasi peggio della sua camera quando si era presa all’ultimo per studiare le Scritture del Clan. Serviva un po’ d’ordine, ma per farlo, doveva anche starsene un po’ tranquilla.
Tranquillità che non tardò ad arrivare, in realtà. Infatti, dopo quel loro discorso, il Kokage prese congedo, rivolgendole un inchino di ringraziamento, prima di socchiudere la porta e rivolgerle delle ultime parole. “Lo spero.” A sua volta Mahiru salutò piegandosi in avanti, con Kōcchan che cercava di imitarla goffamente. “Le auguro di trovare ciò che cerca, Signore, e di riuscire a realizzare i suoi obiettivi.” A quel punto, l’uomo se ne andò chiudendosi la porta alle spalle e inoltrandosi nelle gelide lande di Yuki. La piccola Shura rimase sola - no, in realtà no, c’era il piccoletto fumoso con lei - e passò alcuni lunghi istanti a fissare l’uscio, prima che
Kōcchan, dopo aver dondolato un po’ dietro le sue spalle, cercando di capire che cosa stesse guardando la ragazza, la colpisse delicatamente sulla guancia col muso…o il corpo, visto che era un tutt’uno. “Ahaha, sto bene, sto bene. Sono solo…stanca, credo. Sì.” Si voltò indietro, dando finalmente le spalle alla porta. C’erano un mucchio di cose che le appesantivano i pensieri, cose di cui doveva parlare quanto prima con qualcuno, fosse anche solo per schiarirsi le idee. Sapeva di essersi avvicinata ad un fuoco tremendamente pericoloso, qualcosa che non poteva ignorare, ma da cui, al contempo, sarebbe voluta scappare a gambe levate. E c’era solo qualcuno in quel momento, a cui poteva chiedere appoggio. “Shinya!” Non si prese nemmeno la briga di aprire la Soglia, prima di chiamare la propria Guida. Forzò l’apertura solo con la chiamata e il coniglio dal manto buio apparve, come sempre, in un vortice di nero splendore. “Hai un aspetto orribile.” Disse, facendo affiorare un musetto adorabile sul volto della propria Shujin. “Hōseki mi ha detto che l’umano Corrotto è venuto qui, nell’aria si sente ancora il suo passaggio e…LUI chi è?!” Geloso come non mai, Shinya fece spaventare così tanto la fonte del suo stupore - chiamiamolo così - che il piccolo Kōcchan andò a nascondersi dietro Mahiru. “E’ una lunga storia.” Sospirò lei. “Ti ho chiamato per raccontartela.”

 
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