[Fase IV] - Eidolon, gaeshi(1o pg) - Bloodyrose(2o pg) - Steve - Lucifergirl(1o pg) - Egeria(1o pg) - (!) - Crystal

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view post Posted on 30/7/2018, 22:10

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Quella sensazione di calore stringente s'era quasi del tutto affievolita e per il povero spadaccino le pene dell'inferno avevano assunto tratti ben più sopportabili. Conosceva bene il suo corpo e comprendeva le ragioni di quel sollievo sebbene non potesse rallegrarsene: i recettori del dolore ormai al collasso avevano smesso di funzionare ormai da diversi minuti, condannandolo ad una silente quanto irrimediabile fine. Ferite da ustioni ne deturpavano il volto e gran parte del corpo, soprattutto le parti esposte al contatto con la colonna e con le catene incandescenti. Non aveva più forza per spingersi oltre nel cercare di forzare quel blocco ed ogni strattone non faceva altro che scavare ancor più in profondità nelle carni, bruciando cute e muscoli. L'olezzo di quell'inferno di corpi ormai ridotti allo sfinimento permeava l'aria e rendeva la situazione ancor più tragica di quanto già non lo fosse, costringendo lo Squalo a trattenere a stento i conati di vomito.
La parole della volpe risuonavano intanto lontane, come un eco proveniente da chissà quale altra dimensione. Delirava in preda all'ira, inveendo contro loro sette ma soprattutto contro l'umanità stessa, rea d'averla imprigionata per secoli e costretta ad una vita fatta di continue torture. Nell'udire quelle parole Mitsuaki percepì quasi una vena di malinconia e per certi versi poté comprendere il disagio della bestia e le sue motivazioni. Scosse la testa come a voler negare quel pensiero, ricordando a se stesso il suo compito come spadaccino ma soprattutto come guerriero al servizio della Nebbia. Quelle bestie erano una minaccia ed in quanto tale avrebbe dovuto far di tutto per debellare ogni possibile pericolo per il suo villaggio, anche a costo di macchiarsi di un tale atto di superbia.


Noi moriremo...e tu continuerai a marcire in questo posto.

Fece eco alla volpe nell'osservarla mentre continuava a muoversi attorno alla conca, spazientita. Il suo disappunto era visibile e la bile riversata verso i sei ancora vivi avvalorava la tesi del chunin. Doveva tenerla impegnata affinché non avesse tempo di riflettere sul da farsi ed al contempo doveva cercare di rimanere cosciente. Sentiva le forze abbandonarlo mentre tutto nella stanza perdeva di nitidezza.

Quando noi non ci saremo più altri verranno al nostro posto e verrai imprigionata ancora e ancora, è questo il tuo destino.

Sorrise, quasi involontariamente. Conosceva più che bene la caparbietà dell'uomo ed il potere della sua volontà come traino per ribaltare ogni possibile situazione avversa. Così come era stato con Watashi, così come sarebbe stato con i nove demoni.

Fossi in te troverei qualcosa da fare per i prossimi duemila anni, non credo che le nostre ceneri possano essere in qualche modo di compagnia, non trovi?!

...



Camminava lento, la pianta dei piedi oramai divenuta insensibile al contatto con il gelido pavimento ed il corpo costantemente scosso dagli spasmi di dolore. La sensazione di forte calura proveniente dal saio era inspiegabile e si faceva sempre più intensa con il passare dei minuti, come a voler accrescere le loro sofferenze per aver abbandonato le loro copie di sopra. Il contrasto tra caldo e freddo straziava il corpo, il senso di colpa martoriava lo spirito. Come poteva fregiarsi del titolo di spadaccino se a stento riusciva a proteggere se stesso da una versione incompleta del nove code? Come poteva guardare in faccia i suoi colleghi, i suoi amici, dopo aver dimostrato tanta codardia? Quel macigno gravava sul suo cuore e gravitava le attenzioni ben più che le semplici sofferenze corporee. Quella sua debolezza era costata cara alle copie imprigionate alle colonne, così come era costata la vita ai suoi commilitoni durante la guerra contro il dio oscuro. Si sentiva impotente, proprio come allora, le mani tremanti dinanzi ad una realtà più grande di lui e di cui non riusciva a comprendere il senso. Pensieri su pensieri mentre rimuginava sul da farsi fino a quando un improvviso dolore alla mano lo riportò alla realtà: una della scaglie della Samehada affondava come un pungolo sul dorso dell'arto nel tentativo di richiamarlo al mondo dei vivi. Come sempre si stava lasciando trasportare da pensieri funesti senza far caso a quel che aveva attorno, notando solo allora che erano finalmente giunti a destinazione.
Colonne nere come la pece costeggiavano in un semicerchio l'enorme colonna di luce, perdendosi verso l'alto senza che vi fosse la minima possibilità di osservarne la fine. Svettavano imperiose nonostante l'aspetto consunto e la pietra di cui erano composte sembrava del tutto differente rispetto a quella del precedente tempio. Nonostante ciò persino Mitsuaki non poté fare a meno di notare le enormi similitudini fra le due strutture, sebbene fossero entrambe l'una il riflesso macabro dell'altra. Tutto molto strano a dirla tutta ma certamente non quanto ebbe modo di scoprire concentrandosi a dovere. Nelle colonne scorreva il loro chakra, come se i pilastri stessi fossero catalizzatori di quella energia.


Le colonne hanno qualcosa di strano...non so bene come spiegarlo ma in qualche modo è come se al loro interno scorra il chakra di ognuno di noi, proprio in corrispondenza delle copie incatenate di sopra.

Persino lui stentava a crederci eppure mai prima d'allora i suoi sensi lo avevano ingannato a riguardo. Era tutto così maledettamente indecifrabile, talmente strano da sembrare irreale ma così tangibile da non poter essere negato. Poteva chiaramente percepire l'energia dei suoi compagni d'avventura e con essa l'odore di sangue rivelato dal rosso. Quelle colonne erano collegate loro più di quanto fosse facile intuire da quegli indizi eppure restava da capire in che modo. La domanda di Yuzora giunse quasi inaspettata ma la risposta che ne venne fuori parve non soddisfare nessuno dei presenti.

Niente di niente, quella colonna sembra del tutto inattiva, non c'è nessun segno di energia. Così come nella colonna a cui prima era incatenata la donna-demone...eppure riesco ancora a sentire il suo chakra, pare solo si sia spostato verso il pilastro all'estrema destra, dove prima c'era quell'uomo incappucciato.

Perplessità era la parola giusta per descrivere l'espressione dello Squalo nell'analizzare quella situazione tanto contorta, avvolta ancora nel mistero. Cosa poteva significare quel flusso di energia vitale nell'esatta corrispondenza dei loro doppi incatenati? Poteva trattarsi del chakra dei loro cloni ma il modo nel qualche veniva incanalato nelle strutture era ancora ignoto.
Nonostante quella rivelazione si sentiva perso e per diversi minuti quella situazione venne amplificata dal dolore lancinante provocato dal saio, per nulla mitigato dal freddo pungente di quell'ambiente. Un rumore parve scuotere infine l'intera sala come un rombo di tuono proveniente dall'alto come se qualcuno stesse facendo pressione sul soffito di quella enorme struttura. Non ebbe neanche il tempo di porsi qualsivoglia domanda che dalla colonna di luce una presenza parve farsi avanti proprio nella loro direzione. La pelliccia rifletteva la luce del pilastro da cui era nata e a tratti sembrava risplendere di luce propria mentre gli occhi glaciali si schiusero immediatamente verso loro sette con un'espressione marziale. L'aspetto, sebbene differente rispetto alla controparte precedentemente incontrata, risultava inconfondibile e le otto code confermarono l'idea iniziale.


KURAMA!

Si, era lui ma per qualche motivo il giovane non percepì ostilità nel chakra proveniente dalla creatura, nessun tipo di vibrazione negativa ne alcun tipo di inflessione aggressiva. Anzi, nell'incrociare lo sguardo cristallino della bestia una strana sensazione di sollievo pervase il suo corpo come a voler mitigare e a far coesistere quei due mondi così distanti, fuoco e ghiaccio, gelo e caldo torrido. Mitsuaki si ritrovò quasi senza volerlo ad abbandonare la posizione di guardia assunta poco prima nell'accorgersi di quella presenza, comprendendo in parte le buone intenzioni del nuovo venuto. La creatura avanzò fiera verso i sette della Nebbia rivelando ad essi quella lunga corda composta da pelliccia bianca che si allungava a dismisura verso l'alto e forse anche più. Una lampadina si accese nella sua mente nel ricordare la corda che teneva imprigionata l'altra volpe e non ci volle molto per collegare le due cose ed ottenere così un quadro generale più chiaro. La creatura si decise quindi a parlare ma fu criptica nelle proprie considerazioni, celando gran parte delle verità dietro frasi come al solito fumose e prive di reale contenuto.
Lo spadaccino aprì appena la bocca per poter porre i propri quesiti ma delle strani manifestazioni lucenti lo interruppero e fu proprio una di queste a liberarlo da capestro che lo teneva incatenato a quel saio. D'istinto la prima cosa che gli venne in mente fu quella di liberarsi dell'indumento ma le parole in sottofondo dei compagni lo esortarono a fare il contrario dato che effettivamente non aveva minimamente preso in considerazione la possibilità di morire assiderato senza il capo indosso.


(Cosa dovremmo fare adesso? Come cazzo usciamo da questo luogo? Non ci capisco più niente...)

Nemmeno un istante per ragionare o per mettere assieme due pensieri che un ordine si levò dalla bocca di Hayate stesso. Perché mai avrebbe dovuto legarsi alla colonna? Che senso aveva quel gesto se non rischiare una sorte simile a quella delle loro copie poste al rogo? Non aveva senso, eppure nulla ne aveva in quel luogo. Diverse volte s'era chiesto se in realtà non fosse già morto e quella fosse una sorta di delirio pre-morte. Ma nel miasma di quegli eventi fuori di testa la logica doveva necessariamente andare a farsi benedire e quell'ordine, per lui, rappresentava ben più che una semplice speranza. Lo sguardo si spostò mestamente sull'Artefice e bastò un unico cenno di intesa a comprendere le ragioni del neo Mizukage.

E sia...

Si avvicinò alla colonna in corrispondenza del suo chakra e, dopo averla osservata per qualche istante, sentì quasi una sorta di attrazione nei confronti di quel costrutto fatto di pietra oscura come se qualcosa lo stesse attirando verso quest'ultimo. Ripose la Samehada sulle spalle come di solito ed infine prese a legarsi al pilastro tramite la corda del saio.

Hayate, giuro che se questa pazzia ci fa uscire di qui ti offro da bere per un anno intero!

Disse infine, con un ultimo strattone al capestro. Si fidava del suo collega ed avrebbe messo la propria vita nelle sue mani. Anche questa volta.
 
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view post Posted on 31/7/2018, 00:26
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L'odore nauseante di carni bruciate e cheratina è sempre più intenso: penetra, satura le narici, piega le labbra screpolate in una debole smorfia di disgusto; la testa un vuoto roboante in cui rimbombano come da grande distanza le voci degli altri, prigionieri come lei. Un respiro un poco più profondo di altri le preme le carni contro le catene roventi, facendole sfrigolare più forte – con relativa zaffata olfattiva che mai, mai prima di quell'orrore avrebbe potuto associare a se stessa. Quello è il suo odore, l'odore del suo corpo che brucia, e lei è ancora viva, mentre sta bruciando. Eppure poco prima stava già scivolando via... non è certa che sia un bene, quel volatile stato di veglia. Di solito ce l'hanno quelli che stanno morendo, il tipico sprazzo di vita in cui i congiunti del morituro si illudono che il peggio sia passato.
Lei non si illude proprio per niente: sarebbero morti tutti a breve, il punto di non ritorno per quanto riguarda le loro ustioni era passato da un bel pezzo; con esso è passato anche il terrore, o almeno il grosso di esso, perché la cerva scappa quando sa che correre può salvarla dalle zanne della tigre... può provare a scalciare quando quelle zanne le affondano in una zampa, ma non se le sente trafiggerle la gola: arrivata a quel punto può solo aspettare che tutto finisca presto, e rispettare la forza del predatore che ha preso la sua vita.

Anche la gola le brucia – sì, perché stava gridando, fino a poco prima... gridava perché sentiva dolore, un dolore tanto feroce da non poterlo immaginare prima, che ora si è stemperato in un'insensibilità cadaverica: non ci prova nemmeno a muovere le membra, fosse mai che si ricordassero di dolere. Assistere da spettatrice al monologo della volpe e alle invettive dei suoi compagni sembra essere l'unico passatempo degno di nota, nell'attesa che arrivi la fine, quella vera, e chissà come sarebbe arrivata: se sarebbe scivolata dolcemente in uno stato di torpore, un po' come quello da cui si era appena risollevata, o se sarebbe svenuta di colpo in un rapido coma senza sogni. Curioso, come gli altri abbiano ancora la forza di gridare e ribellarsi: i suoi compagni. Sobbalza improvvisamente alla sfuriata del demone, lei non ce le ha tutte quelle parole con cui trafiggerla, ma gli altri non si lasciano intimidire e continuano a rincarare la dose. Non hanno paura?
Forse no, o forse non ha più senso averne. No, piano piano sta passando anche a lei, anche se quel Kyubi con le zanne snudate le ha fatto balzare il cuore in gola. No, non è da sola, anche se da quando è finita lì dentro non le è riuscito altro che pensare a sé stessa...


… allontanare da sé immagini che l'avrebbero turbata, nascondere le vergogne agli occhi altrui, interpellare Shitsuki solo nel momento del bisogno, facendosi gli affari suoi sia prima che dopo.
È un po' come se avesse vissuto tutto al riparo di una bolla nella sua testa, che le faceva vedere l'esterno tutto distorto: più grosso, mostruoso di quanto non fosse in realtà.
E dire che bastava bucare la bolla. Bastava allungare un dito e toccarla. Bastava vederla, riconoscerla, dirsi “tu sei una bolla e io qui non ti ci voglio, perché ci voglio vedere chiaro.”
Forse sarebbe stata anche una kunoichi migliore, ma chi avrebbe potuto dirlo a quel punto?

Non era mai stato un problema vero, farsi vedere nuda – tanto per cominciare.
Non sarebbe mica morta, per una cosa del genere. Non le sarebbe spuntato un marchio in piena fronte, a disonorarla davanti al Villaggio. A Shitsuki non era importato niente, per dirne una, né ai ragazzi, e non era spuntata fuori nessuna mamma da dietro una colonna a minacciarli col battipanni se non avessero indossato quegli stupidi camicioni bianchi.
Il battipanni... l'aveva visto in mano alla nonna, la mamma non l'aveva mai nemmeno usato davanti a lei; tuttavia l'idea di veder sbucare un'anziana signora imbronciata in quel tempio maledetto, decisa a rimproverarli per la spudoratezza, le risulta inspiegabilmente divertente. Tanto, che ha da perdere ancora?
A quel punto ridacchia, delle note un po' gutturali, mentre il corpo trema e arde a contatto con la colonna gelida e il saio ancora bollente: non pensa di riuscire più a controllare correttamente le dita delle mani, quelle dei piedi sono insensibili da un pezzo. Forse i ragazzi hanno un corpo più forte del suo, e resisteranno un po' di più.

Il fatto che Kobayashi Hayate abbia dato un altro ordine, l'ha aiutata a ritrovare un briciolo di chiarezza in testa; vorrebbe tenere per mano Shitsuki e farle capire che stanno cercando di cavare fuori da lì anche lei, ma aveva già iniziato a stringersi alla colonna col capestro quando ha visto cosa le stavano facendo e non osa rimuoverlo proprio adesso. La grande volpe bianca sembra più gentile, pare quasi avere pietà di loro: pure questo aiuta a placare la tempesta che sente nell'animo, anche se si è già accorta che nessuno ha mai parlato di come uscire di lì; essere poggiata alla colonna giusta, appagando quella curiosa pulsione, anche quello le dà una certa tranquillità. Pure lo sguardo cristallino del Mizukage, lo stesso strano tizio che aveva incontrato a Momo mesi prima, quando ancora complottava per rovesciare Hogo-sama... che cosa curiosa a pensarci, che ora riceva davvero ordini da lui. Tutti ad annusare l'aria, percepire il chakra, esplorare la volta o leggere l'affresco al muro, cercando di decifrare le rasi sibilline del demone algido, mentre lei preferiva seguire il mucchio e cercare di scaldarsi le braccia in ogni modo possibile. Ed ora se ne stanno tutti legati alle colonne, come salami freschi appesi a stagionare.
In una situazione ordinaria, il primo passo di solito è “cercare di non morire”; ora che ha la tranquillità di riflettere un momento, per come stanno le cose e per quanto siano sgradevoli, quello non pare più essere il loro problema principale... quanto piuttosto l'ipotesi opposta.
Pensare a qualcosa di simile ad una prigionia eterna, proprio non le riesce.



CITAZIONE
Mi dispiace, sono stanchissima ma ho voluto postare lo stesso... mi rifarò in qualche modo.
 
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view post Posted on 31/7/2018, 11:20
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Kurama gli si rivoltò contro, furiosa. Il comportamento delle loro copie con il saio aveva scatenato tutta la sua irascibilità, che adesso poteva sfogare solo sui presenti. I ninja di Kiri, che stavano soffrendo letteralmente le pene dell'inferno, condannati a morire, presto sarebbero stati solo un ricordo, lasciando dietro di loro solo qualche bruciacchiata spoglia mortale. La voce della volpe rimbombò cruda tra le mura della cattedrale, ma stentò a raggiungere le orecchie del giovane, ormai arso dal calore devastante. La sua carne era stata dilaniata dal contatto con la pietra, lo spirito ormai in ginocchio. Sentì indistintamente i suoi compagni di disavventure rivolgersi a loro volta verso il Bijuu con toni aspri, di disprezzo. Takeshi, allo stremo, non riuscì a fare lo stesso. Erano spacciati, tutti loro. Dal canto suo, non aveva nemmeno le forze per rispondere a modo alle grida disperate e infuriate di Kurama: la gola secca raschiava anche solo a respirare, i polmoni faticavano a portare ossigeno all'intero organismo. Altre cicatrici, ma nessuno le avrebbe mai viste. Il suo tempo stava per finire, era agli sgoccioli... ah, sgoccioli: quanto avrebbe dato per una singola goccia d'acqua a rinfrescarlo, in quel momento. No, invece il suo mondo era tutto dolore e sofferenza, calore e pena.
E il supplizio non gli riservò nemmeno una completa perdita di conoscenza, lasciandolo lì, appeso e moribondo, al limite della coscienza.

***



La silenziosa marcia continuò lungo la navata, un calvario per coloro che, dopo aver abbandonato sè stessi, comunque ne condividevano la sorte ultima. Il saio, l'infida trappola che li aveva accompagnati fin dall'inizio, continuava a bruciare la pelle, scavando solchi e carbonizzando i tessuti. Takeshi leggeva la medesima sofferenza sul volto dei compagni, come lui costretti ad andare avanti, sempre avanti, perchè la speranza era l'unica cosa su cui potessero ancora fare affidamento per uscire vivi da lì -dovunque si trovassero-. Il contrasto con il gelo pungente non faceva che accentuare il bruciore della veste e aggiungeva nuove sfumature a quella tortura, ma mettere un passo dopo l'altro era tutto ciò che poteva fare se voleva avere una possibilità di sopravvivere. Giunsero infine alle colonne, che per quanto ricordassero quelle del "piano di sopra", presentavano sostanziali differenze; per primo, il fatto che non ci fossero persone incatenate ad esse. Inoltre, come fece presente lo Squalo al gruppo, ciascuna emanava lo stesso chakra di ognuno di loro, in base rispettivamente alla posizione in cui si erano visti poco prima... a parte di Shitsuki, la cui energia era migrata verso il pilastro all'estrema destra, dato che il suo era stato distrutto. Chissà cosa poteva significare questo... Si arrestarono in quel punto, davanti alla colonna di luce che si ergeva fino a perdersi in altezza. Non avevano dove altro andare. A parte qualche breve parola tra loro, il silenzio venne interrotto da degli scossoni, colpi che fecero tremare le fondamenta dell'intero edificio e il cuore del ragazzo. Non sapeva cosa poteva averli causati, ma il terrore che tutto potesse crollare loro addosso aggiungeva ulteriori inquietudini al suo animo.
Ci pensò però una nuova apparizione a distrarlo dai suoi pensieri nefasti: un nuovo Bijuu, stavolta candido come la neve, dai colori freddi come la sua espressione, dal nulla fu lì, davanti al pilastro di luce. Immediatamente Takeshi si ritrasse davanti alle nove... no, otto code che ondeggiavano dietro di lui, per poi capire che questo non era minaccioso come Kurama. Non che non fosse pericoloso, a suo modo. In più c'era quella sensazione di sollievo che alleviò il calore del saio quando gli occhi azzurri incrociarono i suoi. Ispirava fiducia, quantomeno, pace nel cuore.

Rivolse a loro parole considerate, con una calma che mal si sposava con la situazione disperata in cui si trovavano. Come se avesse compassione di loro. Come se li comprendesse, senza biasimarli. Poteva capirli? Assumendo vero quel che aveva detto, anche lui soffriva. Anche lui era... legato. O meglio, pareva essere lui il sigillo che teneva la Volpe ancorata tramite la catena che avevano visto nell'altro mondo. Sotto i loro occhi attoniti, il nuovo Bijuu liberò ciascuno di loro dal proprio saio, con un semplice moto di volontà.

Dava a loro la scelta, diceva. Come se sapessero cosa fare. Come se ci fosse qualcosa che potevano fare, per salvare sè stessi o anche solo per sopravvivere. L'istintivo moto di togliersi immediatamente l'abito che lo aveva torturato fino a quel momento venne interrotto da Takumi, che fermò Shitsuki mentre provava la stessa cosa, e cercando di ragionare a mente lucida si trovò d'accordo con lui. Avrebbe sopportato, adesso, ancora un po', se questo dava loro una maggiore possibilità di liberarsene per sempre. Strinse i denti, e cercò di pensare.
Il dipinto. Le loro copie. Le colonne. I due Bijuu. Il mondo luminoso e il mondo riflesso. Tutto ciò doveva avere un dannatissimo senso, secondo un qualche punto di vista. Complici i sensi annebbiati, ricordare tutto quello che era successo gli riusciva difficile, ma ripensando alla contrapposizione tra sopra e sotto, tra luce e ombra, c'era un solo elemento fuori posto. Solo una varianza che spezzava la simmetria riflessa. E l'ordine del Mizukage arrivò proprio quando il flusso di pensieri giunse alla stessa constatazione: erano gli shinobi di Kiri ad essere di troppo nel mondo luminoso, mentre adesso tutto era bilanciato. Detto ciò, quella non era la soluzione ma solo un passo avanti verso di essa.

Ci avvicinò alla sua colonna, sfiorandola con un dito: non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, come se fosse stata creata su misura per lui, di tutte le persone che abitavano il Mondo Ninja e oltre. Forse era questo quello che doveva fare... allungò il capestro del saio dietro il pilastro, facendogli fare un giro completo. Nonostante la pace che la colonna instillava in lui, rabbrividì per un attimo alla somiglianza del gesto: era come stringersi un cappio al collo, e nessuno gli avrebbe assicurato che il risultato sarebbe stato lo stesso. Strinse il nodo.
Forse non era la cosa giusta da fare. Forse lo era. In ogni caso, non vedeva altre possibilità. Non sapeva quali sarebbero state le conseguenze, ma non aveva altra scelta che affrontarle.
 
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view post Posted on 3/8/2018, 14:41
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Mhh... mhhhh..

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*Oscurità. Eterna, violenta, folle.
Poi, luce.*


Mi senti, Kurama?
... Kurama?


*Quanto tempo era passato da quando l'avevano rinchiuso lì dentro? Sembrava ieri, sembrava un'era fa.
Non vedeva, non sentiva... lo avevano mutilato di tutti i suoi sensi, tranne uno: il dolore era insopportabile, entro e fuori, ma ancor più lo erano la rabbia, la frustrazione, la disperazione. Voleva ucciderli tutti, voleva spazzarli via... perché gli avevano fatto questo? Perché non lo avevano ucciso e basta? Non poteva finire così, non poteva. Lui era il più grande, il più forte.*


Kurama. Segui la mia voce.
Vieni da me. Non è troppo tardi.


*Era stato difficile accedere a quel luogo, persino per lei. Gli umani non avevano mai progettato miglior prigione: non era l'oscurità a farle da ostacolo, né lo spessore della roccia... ma Kurama stesso. Lo avevano incarcerato nella sua stessa coscienza, al punto che entrarvi in contatto aveva richiesto una quantità enorme di tempo ed energie. Fortunatamente per la Volpe, non le mancava nessuno dei due.
Al tocco, bruciante, il demone reagì con violenza tale da far tremare la montagna. Non aveva perso nulla del suo potere, e, con esso, della sua terribile furia. Ne fu grata, ma allo stesso tempo sapeva che lo avrebbe consumato molto prima che libertà potesse giungere.
Per questo doveva insistere.*


Se tieni a quello che sei, lasciati andare. Sono io, puoi fidarti di me.

*Riuscì a toccarlo, anche se solo per un istante: il tempo di trasformare l'unità in dualità, il tempo di intrecciare la sua esistenza con quella del Nove Code. Un legame fragile, dapprima, tanto che temette si spezzasse all'istante... ma il chakra del demone era troppo forte perché potesse accadere, ed immediatamente, come un lago libero della propria diga, iniziò impetuoso a scorrergli dentro. Magma fuso, ma nient'altro che questo... per lei era acqua fresca. La rabbia, invece, l'odio cieco, il dolore rimasero confinati nel loro muto ricettacolo. Una prigione senza finestre e senza porte, senza pareti, ove potessero consumare nient'altro che il vuoto a cui li aveva condannati.
Ce l'aveva fatta.*




"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH

AH... Ah... ah..."



*Urlò, ruggì, finché non riuscì a mettere in fuga ogni fiato... finché il grido belluino non divenne un lamento disperato.
Erano morti. Il cuore li aveva uccisi, si erano lasciati morire, e lui sarebbe rimasto lì per l'eternità. Una nuova prigione, dopo tutto quello che aveva subito e sopportato. Persino ai maiali era stato permesso lasciare il recinto, liberati da una morte che per lui non poteva giungere. Ridevano di lui. L'umano l'aveva detto, aveva osato...
Il pensiero lo fece ribollire, voltare verso il pozzo, gli occhi spiritati.*


"CHE TU SIA MALEDETTA! AVEVI PROMESSO, AVEVI- E IO A FIDARMI! AVRESTI DOVUTO LASCIARMI IMPAZZIRE IN QUEL BUCO!"

*Se avesse potuto piangere lacrime, se non fossero evaporate ancor prima di poter riflettere la luce del cuore, le avrebbe versate. Invece anche quella catarsi gli era negata. Era schiavo dei propri demoni, lui che li aveva resi sudditi, fisicamente attaccato ad un carceriere che era stato la sua unica speranza.
Nessuna risposta giunse dallo spirito lucente, non questa volta. Anche lei lo aveva abbandonato. Tradito.
Questo pensò, e, come in risposta, il cuore esplose.*




"Si, Kurama."

*Rispose, voltata verso i pilastri a cui i sette si erano, volenti o nolenti legati. La risposta era per Takumi, per Mitsuaki, per tutti coloro che si erano messi sulla difensiva nel vederla. Shitsuki soprattutto, che, incapace di credere anche solo ad una delle sue parole, più di tutti avrebbe sofferto gli eventi da venire. La giovane jashinista, nonostante, la genjutsu e lo sgomento, avrebbe udito con la stessa chiarezza degli altri... e capito quel che avrebbe voluto, prima che il rito avesse termine.
Ma non era ancora il momento: pur necessitata, la domanda del giovane Harada non aveva il grado di retoricità che egli riteneva possedere. Meritava un chiarimento.*


"... e non solo.
Io e lui siamo uniti da più che una treccia bianca, un mero sigillo. Per sottrarlo ad un fato terribile mi sono fatto carico di ciò che in lui è più distruttivo, contenendolo in questa forma speculare, che è forte della mia luce, e come tale invincibile.
Ma era necessario che vedeste, che patiste, nel calvario che ho creato in questo ricettacolo creato dai vostri padri. La vostra è stata la sofferenza delle creature contro cui avete lottato, che essi imprigionarono, condannandole a millenaria tortura. Quando abbandonerete questo luogo, la forma che ho intessuto per voi, la conoscerete. Saprete."


*Uno ad uno, i giovani ninja avrebbero visto i propri sai accendersi della stessa luce emanata dalla volpe bianca. Un coro luminoso, via via più intenso, che confinò le ombre della cattedrale rovinata ad angoli sempre più estremi. La pietra dei pilastri stessi, lentamente, aveva iniziato a tingersi di bianco, una colata lenta e lucente che si dipanava dal punto di contatto con il saio. I sette non se ne sarebbero accorti, ma avrebbero sentito il senso di vertigine aumentare, farsi quasi insopportabile, e assieme ad esso un calore uniforme, non più limitato soltanto alla pelle coperta dal tessuto.
Le parole della volpe, tuttavia, rimanevano chiare, capaci di essere udite e comprese oltre quello schermo disorientante.*


"A nessuno augurerei prigionia e sofferenza... ma questo è un insegnamento che solo l'esperienza può impartire, che i vostri avi appresero troppo tardi e troppo gravosamente per trarne il frutto della pietà. La terra era stata seminata, ma aveva perso ogni fertilità. Senza speranza, i semi del sacrificio avrebbero generato solo risentimento e pentimento... Taisei e Kyo Dan.
Qui ed ora, avete la possibilità di spezzare un circolo che rischia di annientare tutto ciò che di caro avete. Fatelo."


*Pronunciò, le parole vibrate via via con maggior forza fino a quell'esortazione ultima, tanto che l'aura di luce attorno alla volpe, già immensa, aumentò in un colpo ancor di più. Per un istante anche la cattedrale abbandonata avrebbe conosciuto il proprio giorno di sole, intenso, terribile... ma, quasi avesse percepito l'ombra della paura affacciarsi da qualche parte nel loro animo, la creatura tornò sui propri passi. Il suo sguardo non conobbe variazione, ma la sua voce si.*

"Non temete, giovani ninja di Kirigakure no Sato... questo sacrificio è da voi, per voi. Per chi amate, per il vostro villaggio, per i figli dei vostri figli, per il vostro mondo. Non sarò io a prendermene merito o frutto, né qualsiasi altra divinità... non lo vogliate.
Andate con la mia benedizione. Andate e fatevi valere."


*Terminò, un enigma inestricabile, mentre il calore e la luce raggiungevano intensità insostenibile. Come chi li aveva preceduti sulla graticola, i sette si sarebbero sentiti sciogliere, soffocare, le loro vesti da bianche a scure, bruciate... ma questa volta la fonte di calore non era alle loro spalle, pulsante: era di fronte a loro, smessi i panni della volpe bianca. Brillante come una stella, vestita di luce e incoronata di aurora, una donna dai lunghi capelli neri li guardava.
Incrociare i suoi occhi sarebbe stato abbastanza da cancellare il dolore, la paura, e con essi la coscienza, i sensi, il corpo. Erano dove dovevano essere, nient'altro contava.*


Non temere, Agiwara Shitsuki.
Il tuo spirito io rimetto al Triangolo, poiché non ha altra destinazione.
Il tuo corpo io rendo al Sangue, benché opposti siano sole ed abisso.

Un dono per te, per Colui che ha la tua devozione.




*L'esplosione avrebbe cancellato un sistema solare, riplasmato la materia e fermato il tempo.
Niente rimaneva. Non le colonne, non la cattedrale, non il pozzo o la corda. Era libero, libero e invincibile. Attorno a lui una immensa distesa d'acqua... acqua? Ondeggiava, ma non bagnava, anzi era solida. Scura, ma riflettente, i flutti venati d'oro e d'argento mentre all'orizzonte sorgeva un'alba primordiale. Sole e stelle convivevano, nutrendosi l'un l'altre della luce.
Si. Si, era libero. Solo. Ricordava quel mondo, quella natura incontaminata... era stato tutto un incubo terribile.
Si mosse, un mero guizzo, ed in lontananza si levò uno tsunami... quanto tempo era che non si sentiva così?*


"Ah... ahah.... ahahahahahahahahahahahah.
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!"


*Rise, la risata più sincera e terribile di tutte. Gli umani non erano riusciti a fermarlo, niente poteva fermarlo. Quel ragazzino dai capelli scuri... quello che avrebbe riso di lui... HAH! Vermi, che cosa ne sapevano?
Che...*


"AHAHA-
Ah?"


*Sette volte vide il sole pulsare, benché non fosse più quel che era stato. Il mero suono gli ricordò la prigione in cui era stato costretto, ed un brivido molto umano gli incise la schiena, fino a tutte e nove le estremità... seguito da una furia incontenibile.
Come?! Come potevano essere vivi? Li aveva visti morire, bruciare. Ed ora erano lì, e di più, avevano otto delle sue nove code.*


"COME?! VOI... No... Ahaha, no... questo è uno scherzo.
Ti vuoi fare due risate, eh, Ōmikami?
Ti darò io qualcosa per cui sbellicarti..."


*Spalancò le fauci, condensandovi un'immensa quantità di energia sotto forma di sfere scure e chiare, rosse ed azzurre. La strappò a tutto ciò che aveva intorno, a sé stessa, quindi sigillò il morso, sentendola espandersi con immensa forza.
Quando avrebbe riaperto la bocca, un inferno rosso sarebbe partito alla volta dei sette ninja di Kiri. Un raggio grande e veloce abbastanza da aprire in due quel mare surreale.*


GDROFF///10/8.
Solo Shitsuki sente la parte rivolta a lei.
Aprite gli occhi nel vostro corpo, con il vostro equipaggiamento. Shitsuki è nel corpo di Shintou.
Siete jonin-s, pacchetto completo.///GDRON
 
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view post Posted on 5/8/2018, 20:28
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Per facilitare la lettura (ma neanche troppo) ho differenziato i font dei due Yu come segue:

Yu col saio:
Parlato
Pensato


Yu legato:
Parlato
Pensato

Quelle furono le ultime parole che Yu pronunciò. Poi non gli fu più fisicamente possibile farlo. Il calore intaccò le gola e le corde vocali, consumandole e divorandole fino a spegnere anche quell’ultima piccola soddisfazione che lo Shinobi aveva potuto prendersi. Presto calò il silenzio, non ci furono più parole di disprezzo contro Kurama, più nessuna sfida alimentata dal coraggio di chi non poteva più perderci nulla, più nessun grido di dolore e disperazione. Solo il rumore dei rantoli, solo il puzzo di carne bruciata dei corpi di tutti loro. Bizzarro…fino a qualche tempo prima per Yu l’odore della morte era stato rappresentato dal freddo acciaio della falce di Hattori, ma adesso, adesso era quel calore cocente ad aver soppiantato il ruolo del sottoposto di Endo Keizo. Quel calore e il lezzo dolciastro della carne umana che bruciava. Dolore non ne avvertiva nemmeno più, ormai era troppo tardi anche per quello. Restava però la paura, la frustrazione, l’insoddisfazione, la rabbia per non aver potuto fare alcunchè. Stava morendo lì, come un pollo, senza nemmeno sapere il perché. Non che il motivo avesse molta importanza una volta dall’altra parte, tuttavia lo rodeva da dentro. Non riusciva a vederci un senso, una giustizia e se solo avesse potuto avrebbe urlato ancora ancora e ancora. Ma non poteva più ormai. Non aveva nemmeno lacrime per piangere. Iniziò a pensare a cose stupide, in quel guizzò di lucidità premorte che preannunciava l’arrivo della fine. Aveva chiuso a chiave la porta prima di uscire di casa quando erano partiti per quell’impresa? L’aveva lasciata al solito posto? Altrimenti per entrare Kai e Shizuka avrebbero dovuto rompere qualcosa e non era che gli andasse troppo dopo aver appena riparato l’abitazione. C’era anche da riportare a Kasumi il libro che gli aveva prestato prima di chiudere tutto il contenuto della biblioteca di Kiri nei sotterranei…dubitava che qualcuno a casa se ne sarebbe ricordato al posto suo e probabilmente la Kunoichi si sarebbe infuriata come una belva. Pensieri sciocchi. Cazzate. Forse la strenua resistenza della sua coscienza, l’ultimo baluardo mentre piano piano la presenza a sé stesso scivolava via, strappata lentamente, quasi a farglielo assaporare attimo dopo attimo, perché provasse quelle sensazioni orribili fino alla fine, perché gli si incidessero nell’animo, perché le ricordasse per l’eternità. Gli ultimi istanti della sue mente, volarono lontano, a Kiri, alle persone che chissà se sarebbero mai tornate da quell’impresa disgraziata, a quelli che se n’erano andati prima, a quelli che non vi avevano preso parte, a quella parola che si sarebbe infranta come gli specchi su cui si stava arrampicando.

Gomen Fuyu-san…non potrò mantenere la promessa.

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Era strano cercare di mantenere l’attenzione sulla voce della volpe bianca, mentre si sentiva catturare da quella sensazione di irresistibile attrazione verso il pilastro a cui si era legato. Quel senso di confusione lo disorientava, allontanandolo dalla realtà, da ciò che accadeva attorno a lui, ma non abbastanza da scindere la sensazione di calore che ancora scaturiva dal saio. Eppure…eppure la voce di quella creatura riusciva ad abbattere quella barriera di frastornante straniamento, insinuandosi nei suoi orecchi, raggiungendo la sua mente ovunque essa stesse venendo richiamata. E la parole risuonavano chiare come campane d’argento, ma pesanti come macigni di piombo, risuonando nella sua mente e nella sua anima, vibranti di significati profondi e inespressi, talmente tanti che quelle poche frasi non sembravano rendere abbastanza giustizia ad essi. Ma furono abbastanza per capire il necessario…un necessario venato di terribile tristezza. Davvero i Bijuu avevano patito quella tortura per migliaia di anni? Davvero erano stati condannati a quella prigionia folle e dolorosa, che ora loro stavano patendo sulla loro stessa pelle, per così tanto tempo? Yu non lo sapeva…nella sua ignoranza aveva sempre pensato che il sigillo imposto ai demoni fosse simile ad un profondo sonno. Qualcosa di costringente, ma innocuo da un certo punto di vista. Non certo quell’orrore in cui si stavano dibattendo essi stessi. Le parole di Saiken ebbero allora un peso differente: il lumacone aveva detto che avrebbe preferito mille volte essere sigillato di nuovo che avere a che fare con gli umani. Al tempo il Rosso aveva trovato assurdo quel pensiero, non concepiva come si potesse preferire la prigionia all’essere libero di andare dove gli pareva pur anche se circondato da facce che ricordavano i colpevoli della propria detenzione. Ora…ora lo trovava ancora più assurdo. Come si poteva preferire un tale tormento ad affrontare la vita di fuori? Come poteva essere meglio quel calvario? Dovevano odiarli davvero molto gli umani per poter dire qualcosa del genere…quanto meno Saiken. Un rancore millenario, radicato, e alimentato dal dolore e dalla sofferenza. Iniziava davvero a provare pena per quelle creature. Non conosceva la storia che avesse portato ad un simile epilogo…ma anche l’avesse letta su qualche libro, sarebbe stata solamente una delle due campane. Quale che fosse la verità che avesse causato tutto quel dolore, non gli era dato sapere. Poteva semplicemente basarsi sul breve racconto di quella creatura che diceva d’essere Kurama, ma anche qualcosa di diverso, qualcosa che aveva salvato la volpe da una sorte terribile, contenendo ciò che del Bijuu era più distruttivo, forte di quella luce che emanava…la stessa che si accese sui sai degli Shinobi imprigionati e che parve illuminare anche quel luogo dominato dall’ombra. Contemporaneamente al nascere di quel lucore, le vertigini e il senso di disorientamento aumentarono, rendendo difficile tenere solamente gli occhi aperti. Il Rosso si sforzò di ridurli a due fessure, ma anche la vista iniziava a dargli qualche problema, come se stesse per svenire. Al contempo un calore forte e non più limitato alla veste bianca che indossava, si diffuse in tutto il suo corpo, riaccendendo la paura che aveva già provato quando si trovava nel tempio di luce.
Nonostante questo, le parole della volpe bianca gli si piantarono in testa come chiodi su un muro. Dirette, chiare, senza trovare alcun disturbo nel raggiungere la sua mente nonostante ciò che essa e il suo corpo stavano subendo. Quasi come se richiedessero estrema attenzione.
Narrò degli errori del passato e di come ora loro avrebbero potuto spezzare un circolo che se fosse rimasto tale, avrebbe potuto finire con l’annientare qualsiasi cosa. L’esortazione finale fu il climax di un discorso portato con estrema forza sia dalla voce della volpe, sia da quella luminosità che divenne immensa, illuminando a giorno la cattedrale. Una luce intensa, terribile, come quella del cuore che aveva minacciato di ucciderli. Era lo stesso pericoloso splendore commisto a calore bruciante e il rendersene conto fece saltare il cuore in gola a Yu. No, non doveva finire così anche per loro. Si erano legati nella speranza di poter risolvere quella situazione, di giungerne a capo, non voleva morire di quella morte orribile, probabilmente toccata alle loro controparti nel tempio luminoso! Paura. Sincera, palpabile, condivisibile paura. Probabilmente talmente evidente in tutti loro che anche quella creatura abbagliante se ne accorse e raddolcì le proprie parole. Non il proprio sguardo che rimase determinato e greve con quella sua parvenza assurdamente umana.


Sacrificio?...Divinità? Farci valere?
Ma di che sta parlando..?


Terminò così quel suo ambiguo discorso. Con una rassicurazione, con una benedizione e con l’ennesima esortazione, mentre luce e calore raggiunsero una forza a dir poco intollerabile. Li inondarono da di fronte, con una vampa soffocante ed accecante talmente improvvisa che Yu non ebbe nemmeno il tempo di gridare. Il dolore fu improvviso e la paura esplose dentro di lui quasi come un artiglio che gli si conficcava direttamente nel petto. La pelle bruciò con una rapidità disarmante. Consumato il saio che da bianco divenne nero, i capelli bruciarono emettendo un odore insopportabile e le carni si riempirono di bolle che rapidamente si disfacevano rimettendo il liquido contenuto…liquido che si asciugava in men che non si dica. Un grido silenzioso si dipinse sul suo volto, gli occhi chiari spalancati sulla figura che aveva di fronte mentre quel muto “perché” moriva nella sua mente. Non c’era più alcuna maestosa volpe bianca, bensì una donna. Lunghi capelli neri, risplendeva come il firmamento in cielo e quegli occhi…sì gli occhi. Incrociarli fu come immergersi in un balsamo, come se tutto andasse al proprio posto. Sparì tutto. La paura si spense, arginata da quella sensazione, e il dolore con essa. Seguiti dai sensi, la coscienza, il corpo…tutte cose inutili, superflue. Non servivano più. Bastava sapere che fosse giusto così. Non c’era nulla di sbagliato, tutto era esattamente come doveva essere. Non aveva bisogno di sapere altro.

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Fu strano riaversi questa volta. Confusionario…come un puzzle in cui di ogni pezzo ce ne fosse un doppio, uguale per forma al precedente, ma con una diversa immagine impressa. Di fatto due quadri, perfette riproduzioni, si posizionavano nello stesso posto, nello stesso tempo, con la stessa origine ma su piani differenti. Uniti, eppure diversi. Fusi, eppure divisibili. I ricordi di Yu stentarono a rimettersi assieme: a volte ricordava un evento, a volte un altro, e la confusione derivava dal fatto che quella linea di pensieri avesse un inizio comune, ma una fine diversa. Sentimenti contrastanti e emozioni simili erano difficili da discernere: sue entrambe, ma provate in circostanze diverse e concomitanti. Fu veramente strano. Colui che fu lo Yu col saio e colui che fu lo Yu imprigionato si fusero in un solo essere, facendo i conti l’uno coi sentimenti dell’altro, l’uno coi giudizi dell’altro, l’uno con la fine dell’altro. Le parole delle due volpi divennero l’una una cacofonia della controparte, componendo un mosaico di esperienze che un solo Shinobi avrebbe vissuto a metà. L’odio e il risentimento di Kurama, si completarono con il discorso compassionevole della volpe bianca. La speranza infranta del Kyūbi si ricompose con la missione che la donna splendente aveva affidato loro. Un’impresa quasi impossibile, causata da errori passati e fossilizzati nella storia…errori che avevano rischiato di ripetere dando modo a Taisei e Kyo Dan di fare il buono e il cattivo tempo, senza ascoltare la terza parte in causa. Vittime di uno scontro senza ragioni, ma con molti torti, causati dalla paura.
Sentimento comprensibile e condivisibile, ma che non giustificava quanto fatto. Erano in torto entrambi i gruppi ed erano in torto gli Shinobi per aver dato loro modo di agire.
Alla fine, come già accaduto in precedenza, tutto tornò al suo posto. Ogni pensiero, ogni ricordo, ogni legame, doppio o singolo che fosse, trovò spazio nella persona di Yu. A guidarlo fu l’elemento che in entrambi i templi aveva posto fine alla sua esistenza, sebbene in modi del tutto differenti. La luce. La stessa che con forza sentì crescere dentro di sè.

Nuovamente in possesso del suo intero equipaggiamento, si ritrovò in un mondo strano, senza nemmeno capire bene come ci fosse arrivato. In piedi su una bizzarra distesa ondeggiante, ma solida e nera come ossidiana. Un mare i cui flutti erano screziati d’oro e d’argento, illuminato dall’alba che sorgeva all’orizzonte e….da quelle che in teoria erano le ombre di tutti loro. Eteree e luminose, otto code si alzavano alle loro spalle, similmente ad energia pura, tanto da essere visibile ad occhio nudo. Fu istintivo per Yu voltare il capo, per quel che poteva, e guardarsi dietro, meravigliato ma stranamente non spaventato da quelle estremità estranee che gli erano misteriosamente spuntate. Provò anche a toccarle, non riuscendo ovviamente ad avvertire nulla di che, come se agguantasse l’aria. Ci volle un po’ prima che rimettesse assieme i pezzi, prima che ricordasse coscientemente di essere morto in entrambi i mondi e prima che riuscisse a darsi una mezza spiegazione al fatto che invece fosse lì. La volpe bianca lo aveva detto, no? Aveva detto che aveva preparato dei corpi per loro. Dovevano essere quelli. Osservò tutto attorno, in quel luogo non c’era nulla. Solo quella distesa scura a perdita d’occhio e quel sole nascente. Una nuova prigione, senza mura stavolta, ma pur sempre una prigione. I suoi compagni erano lì nei dintorni. C’erano tutti. Proprio tutti!...No, non tutti. Shitsuki mancava all’appello. Al suo posto c’era un individuo che Yu non conosceva. Stava appunto per chiedergli chi fosse, quando un grido di rabbia si innalzò in quel luogo solitario.
Un ruggito familiare che il Rosso non ebbe difficoltà ad identificare. Laggiù sulla distanza, la sagoma di Kurama campeggiava nella nullità di quel mondo. Non diede loro nemmeno la possibilità di capire, nemmeno la possibilità di spiegare. Li attaccò subito. Quasi come se avesse avuto timore che fossero lì per imprigionarla di nuovo…possibile non si fosse accorto che era ancora in una gabbia? Dorata magari, ma sempre di gabbia si trattava.
Gli occhi di Yu si spalancarono nel vedere il demone alzare le code, tutte e nove, con le punte rivolte verso le proprie fauci, iniziando a condensarci una quantità d’energia a dir poco spaventosa. Sfere nere, bianche, rosse e blu confluirono tutte verso lo stesso punto, unendosi, in un globo di puro terrore che la volpe sigillò poco dopo nelle proprie fauci.
Un brivido gli corse lungo la schiena. Una scena simile lui l’aveva già vissuta…eppure era certo che il globo oscuro della creatura di Endo Keizo, non fosse che una formica in confronto a quella roba! Vide il Bijuu mettersi in posizione, pochi attimi in cui le zampe si fissarono bene a terra e la bocca si spalancò emettendo un inferno rosso diretto verso di loro. La reazione del gruppo fu immediata: sopravvivenza. Il Mizukage diede l’ordine di deviare quel raggio di morte, e gli Shinobi agirono come un tutt’uno. Il fare di Yu fu letteralmente puro istinto. Ricorse al Suiton comandando quella strana distesa oscura e fu strano rendersi conto di come riuscisse facilmente ad innalzarla e plasmarla secondo la propria volontà. Fu strano avvertire quella sicurezza, quell’energia che elettrizzava ogni fibra del suo essere come mai gli era capitato di sentire. Innalzò una massa scura, dandogli la forma che desiderava, quasi stesse modellando la creta. Il pugno si erse dalla distesa contorcendosi su sé stesso, rapido, come rapidi furono gli interventi dei suoi compagni atti a potenziare quella creazione o per dargli maggiore spinta nel colpire il raggio. Un arto di pelle nera, infuocata ed elettrizzata si sospinse con vento e acqua verso l’obiettivo, colpendolo con impeto. Un lampo luminoso nacque dall’impatto, un’onda d’urto inimmaginabile, un tuono roboante e il raggio del Kyūbi venne deviato altrove, lontano dalla volpe, lontano dagli Shinobi di Kiri, dove esplose sulla distanza. Un inferno di luce e fuoco che divorò parte di quel paesaggio monotono.

Ridisciolto il pugno in melma, Yu osservò quella direzione a lungo. Meravigliato, totalmente stupito, prima di rivolgere lo stesso sguardo alle proprie mani e ai propri compagni. Che cosa diavolo era successo? Per quanto irreale, non riuscì a pensare ad altro che a un dono della volpe bianca, atto ad aiutarli nell’arduo compito che gli aveva assegnato. Che poi…si era rivolta a lei Kurama? Come l’aveva chiamata? Ōmikami. Dove lo aveva sentito quel nome? Mmmh…non gli veniva proprio in quel momento, ce l’aveva sulla punta della lingua e probabilmente ci si sarebbe arrovellato fino ala morte, ma non era quello il caso di perdersi per simili giochetti.
Avevano un compito. Non molto chiaro a dire il vero, ma…il concetto chiave sembrava essere quello di riuscire a ricucire quella ferita millenaria causata dai loro avi, in modo da poter salvarsi tutti, Kurama compreso. Cavolo…ora che sapeva la sua storia, si sentiva un po’ in colpa per come lo aveva trattato in punto di morte, anche se ancora non comprendeva quel suo cincischiare lungo la conca, pur avendo modo di gettarsi al seguito di chi si era tuffato nella luce. Avrebbe dovuto scusarsi? Si diceva che a volte era bene partire in piccolo. Un po’ come aveva fatto Nuru offrendo le caramelle a Saiken.
Stava ancora arrovellandosi circa quel discorso, quando il Mizukage fece loro segno di starsene buoni e si fece avanti per parlare con Kurama. Evidentemente voleva andare sul sicuro, agire in maniera diplomatica…d’altronde aveva ben detto di non fare più colpi di testa, no? Quindi Yu per il momento si tenne per sé quanto aveva da dire, limitandosi ad ascoltare il discorso di Hayate. Furono parole ben pensate, forse troppo politiche per il modo di pensare del Rosso, ma il contenuto era certamente corretto. Attese quindi che avesse finito, prima di farsi avanti a propria volta, chiedendo consenso con lo sguardo al superiore, prima di emettere alcun suono. Solo ricevutolo, si permise di parlare.


Gōmen. Disse, senza dare spiegazione alcuna, ma facendo un rapido inchino. Gli esseri umani sono creature meschine, soprattutto quando sono in punto di morte e non hanno più nulla da perdere. Non avrei dovuto dire quelle cose. A quel punto fu ovvio a cosa si riferisse. Ancora non capiva le motivazioni che avessero trattenuto Kurama dal gettarsi nella conca, ma era pur vero che gli aveva dato del “patetico”, del “senza palle” e che aveva abbandonato sia lui che l’altro sé stesso pur di salvarsi la pelle; scusarsi era il minimo, prima di intavolare qualsiasi tipo di discorso. Sai…ho incontrato Saiken tempo fa. Esordì quindi. Lui era molto arrabbiato e depresso: mi aveva avvertito che noi umani abbiamo un grosso difetto, tendiamo a non avvicinarci mai sul serio a qualcuno. Pensavo di averlo capito allora, ma evidentemente mi sbagliavo. Fece una pausa, come se stesse riflettendo sulle sue stesse parole e sulle implicazioni che queste avevano, come se riuscisse a leggerle in modo più ampio, ora. Però aveva ragione lui, sai? Credo che se le persone avessero provato a capire davvero…tutto questo non sarebbe accaduto. E anche se solo non fossimo stati degli ignoranti, forse avremmo potuto fare qualcosa prima. Mi rendo conto solo ora che il preferire tornare sotto sigillo di Saiken sia un pensiero molto più pesante di quanto non mi fosse parso al tempo. Abbassò lo sguardo qualche istante. Non ho la presunzione di dire che so perfettamente cosa abbiate patito per migliaia di anni, non posso averla, avendola vissuta solo in minima parte… Rialzò il viso, cercando quei pozzi d’odio incandescente. Però adesso noi siamo qui per fare il nostro dovere. Forse siamo in ritardo, ma non è troppo tardi!

 
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Fossero state circostanze differenti da quelle che stava, suo malgrado, patendo in quel dato momento, probabilmente il bel castano ne avrebbe guadagnato una qual certa soddisfazione personale nell'osservare lo sguardo infuocato della volpe, ben conscia che ad attenderla oltre lo spettacolo pietoso dei sette sulla graticola v'era soltanto prigionia eterna.
Si mise a ridacchiare sommessamente, ma il piacere sinistro di punzecchiare quell'essere ebbe giusto la durata di un battito di ciglia, mentre l'odore dolciastro e pungente della sua carne abbrustolita a fuoco lento gli riempiva le narici, mandandogli in pappa il cervello. Era pieno di collera per quel destino infame che gli era toccato, davvero. Non rassegnato ad arrendersi a quell'evidenza continuava a dimenarsi con veemenza, ma ben presto i movimenti rallentarono, la forza venne a mancare e la presenza a se stesso cominciò seriamente a vacillare. Oramai il dolore aveva raggiunto un tale livello di sopportazione che non sentiva quasi più niente, a parte un rimorso che sino alla fine gli pesò come un macigno fra capo e collo. Un doloroso conato fece per risalirgli l'esofago, ma nulla venne buttato dalla bocca se non saliva, che lenta scivolò dalle labbra al suolo dove a contatto prese a evaporare. E ci volle poco perché perdesse i sensi e il suo spirito lo abbandonasse del tutto, lasciando del dolore solo un vago ricordo per qualche effimero istante. Curioso. Molti dicevano che in punto di morte si era soliti percorrere per intero la vita appena trascorsa, come se questa scorresse rapida su istantanee impresse nella memoria.. ma erano tutte stronzate. L'unica cosa che gli era passata per la testa in quel momento era un pensiero blando e stupido, condito dal dispiacere: presto avrebbe raggiunto nuovamente i suoi demoni e delle persone che per lui contavano - esigue - non ci sarebbe stata più alcuna traccia. Lasciava un inferno per trovarne un altro.


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La greve decisione era stata presa e tutti si erano immolati alle colonne, sfruttando il capestro realizzato col pelo della volpe bianca. Certo non rientrava nelle sue aspirazioni di vita essere prigioniero, ma fra quello e il soffrire lentamente e perpetuamente preferiva di gran lunga non sentire più nulla. Anche se non sapeva se stessero facendo bene a fare quello che si stavano apprestando a fare, lo fece senza contraddire il sovrano, senza sollevare alcun dubbio. Stavano comunque morendo, molto lentamente e dolorosamente; tanto valeva provare il tutto e per tutto, e mettere le mani avanti nel qual caso ci avessero lasciato le penne. Per questo aveva preferito avere quell'ultima conversazione col compagno dalla chioma fulva, quell'ultimo effimero conforto e possibilità di esprimere con sincerità quanto per lui contava averlo conosciuto.
Poggiò sospirando il capo alla colonna, lasciandosi andare a quella sensazione di mancamento, chiudendo gli occhi, ignorando i singhiozzi della giovane che aveva circuito e legato. Credeva fermamente che ci fosse un collegamento fra l'affresco rovinato in fondo alla navata e il gioco che quel luogo voleva che facessero, e l'unica cosa degna di nota che gli era venuta in mente in quei pochi minuti di altalena mentale era che in quello vi erano rappresentati nove corpi bardati di una veste scura e rovinata dal tempo, legati ad altrettante colonne. Forse tornando al proprio chakra avrebbero potuto trovare la salvezza, e con loro quelli di sopra. Ma non ci fu tempo per speculare su questo aspetto, poiché la volpe bianca prese parola per rispondere alla sua domanda retorica, esplicitando che era in effetti 'Kurama' ma allo stesso tempo non era solo lei.


Kurama? E' questo il suo nome?

Non ci era andato troppo lontano comunque, nonostante la spiegazione dell'essere dalla candida pelliccia avesse aggiunto dettagli importanti a quelli già in suo possesso: si poteva benissimo dire che la volpe del mondo oscuro era in effetti un sigillo sul potere di quella del mondo della luce, un guardiano che aveva tentato di sigillare la sua parte distruttiva per trarlo fuori da un fato terribile. Non fu impressionato dalla storia, almeno non finché non disse quelle pesanti parole. Era tutta opera sua allora. Il loro patimento, il loro arrancare, il loro bruciare.. tutto per comprendere, capire cosa i nove demoni avevano patito per la paura degli uomini, per la loro sete di potere. E questa volta, malgrado i suoi sentimenti fossero pressoché rancorosi, ebbe pietà. Conoscendo quella verità, riuscì in qualche modo a calarsi nei panni di quelle creature. Anche lui aveva vissuto una situazione insostenibile, anche lui era stato tenuto sotto scacco per lungo tempo, e quando decise che era giunto il momento di farla finita, la sua sete di vendetta era arrivata al punto da rinnegare persino chi l'aveva dato alla luce. Il suo saio s'accese e il senso di vertigine aumentò, tanto che la forza nelle gambe venne meno. Continuava a sentire le parole della volpe, ma gli pareva di naufragare, trascinato e sbattuto da onde invisibili, mentre un calore soffocante gli avvolgeva tutto il corpo. Aveva paura? Ovvio che si. Nonostante la confusione sentiva di stare morendo, che qualcosa di terribile gli sarebbe successo, e non appena l'essere dipanò la sua luce fino ad illuminare a giorno ogni anfratto di quel luogo buio seppe. Seppe che non c'era più nulla da fare. Strinse occhi e denti, pronto a ricevere quel giudizio finale e far cessare finalmente quel calvario, nonostante i rimorsi avviluppavano la sua anima in tumulto. Ma fu la sua voce a lenire, e la sua apparizione ad essere balsamo per ogni dolore. Una donna bellissima in mezzo alla luce, con lunghi capelli neri. Per un attimo effimero, la sua mente la confuse con l'immagine di sua madre; che sciocchezza.. lei non aveva mai avuto il coraggio di salvarlo. Chiuse gli occhi e si lasciò andare, sino a quando della sua coscienza non rimase più nulla.


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Ben presto la coscienza che aveva lasciato quel posto oscuro si ritrovò nuovamente in contatto con quella che aveva abbandonato il tempio invaso dalla luce, ritrovando quell'unicità che era venuta meno durante il confronto a tu per tu. Ricordi si mescolarono confusamente, sensazioni e sentimenti contrastanti s'intrecciarono per dar forma al nuovo Takumi. Rancore e collera facevano a botte con quel senso di pietà e comprensione, con la consapevolezza che il demone aveva patito esattamente il loro calvario, in maniera sicuramente più duratura e ardua da sostenere. E seppure non fosse un tipo da lasciarsi andare al sentimentalismo, aveva compreso e non poté biasimare. Al posto della volpe, probabilmente avrebbe fatto lo stesso.. avrebbe sfruttato per ottenere la libertà, avrebbe perso fiducia negli uomini.. che poi, non era quello che era effettivamente successo?
A contatto con una superficie solida, gelida al tatto, dovette aprire gli occhi: era poggiato su di un mare nero, baciato da un sole arroventato che donava delle splendide venature dorate all'ossidiana sotto ai piedi. Era tutto intero, aveva il suo equipaggiamento, i suoi indumenti e.. otto code? Questo sembravano quelle protuberanza di chakra intangibili, che si allungavano dal fondo della sua schiena. Allora era quella la 'forma' che la volpe bianca aveva scelto per loro, la forma che avrebbe permesso loro di 'fare la cosa giusta'. Avevano una seconda possibilità e non dovevano assolutamente sprecarla, anche se Kurama, d'altro canto, non sembrava molto incline a scendere a compromessi.
Ebbe giusto il tempo di rendersi conto di dove si trovasse, di chi avesse vicino, di vedere il rosso cercare di toccare le sue code intangibili, prima che la volpe collerica richiamasse fra le fauci delle sfere nere, bianche, rosse e blu, sigillandole in un globo d'energia talmente grande da fare impallidire persino il sole.


Non ce la renderà facile, non dopo quello che abbiamo fatto.

E così era. Ma non si sarebbero fatti trovare impreparati, perché avevano una missione da compiere e ne andava anzitutto delle loro vite. Per deviare il micidiale attacco, forti di un potere ben al di la delle loro naturali capacità, tutti s'erano adoperati: Yuzora aveva modellato la sostanza solida simile all'acqua con l'ausilio del Suiton, il Mizukage l'aveva intrisa della potenza del fulmine, gli altri l'avevano alimentata con il loro potere.. e lui? Beh. Non sarebbe stato certo da meno. Richiamando il potere del Katon con sigilli rapidi e precisi, investì la creazione del rosso del potere del fuoco, per darle ulteriore consistenza e forza nel respingere l'attacco della volpe. Scelta questa che si rivelò essere convincente, dato che con la spinta dello Squalo la tecnica combinata era riuscita a deviare l'attacco senza ferire nessuno, perdendosi in un'esplosione lontana.

Era giunto il momento delle trattative, del dialogo. Non aveva senso combattere quella battaglia, non dopo quanto sapevano e non dopo che quella donna dalle sembianze di volpe aveva dato loro l'opportunità di fare la scelta giusta per l'avvenire. Che si fottessero Taisei e Kyo Dan: non aveva mai abbracciato le loro motivazioni, né tanto meno intendeva farlo adesso. La presenza delle bestie codate non era mai stato motivo di patimento per lui, sempre disposto al 'vivi e lascia vivere'. Anche con Saiken era stata la stessa cosa: lui non era andato perché doveva ucciderlo, era andato semplicemente a convincerlo a spostarsi e, nonostante tutto, aveva dovuto prenderla sul personale quando il compagno fu colpito e tramutato. Nulla di più, nulla di meno.
Fu il Mizukage a prendere per primo parola, intimando loro di fare un passo indietro e tacere. Acconsentì all'ordine il castano, ma non fu molto colpito dalle sue parole susseguenti. Era troppo eccessivo, secondo il suo modesto parere; poco empatico, con un demone incazzato come una bestia e pronto a farli saltare in aria da un momento all'altro. Si era risentito del loro abbandono, non si fidava minimamente di loro. Un discorso di quel genere non avrebbe attecchito facilmente, anzi, probabilmente avrebbe avuto l'effetto contrario a quello che in realtà voleva ottenere. Quindi fu il turno di Yūzora, che attese il permesso del Kobayashi per prendere parola. Ecco. Quello era il giusto approccio, improntato all'empatia, alla spiegazione, al far breccia in un cuore chiuso. E lui ne sapeva qualcosa, sul barricarsi dietro al rancore.


Credevi che ti avessimo abbandonato al tuo destino, e invece come vedi siamo ancora qui. S'aggiunse quindi al discorso del rosso, alzando un po' la voce per farsi sentire più chiaramente da quella distanza. Non chiese scusa per quanto aveva detto e fatto; riteneva che la volpe fosse un essere abbastanza intelligente da comprendere che, sofferenti e in punto di morte, era lecito farsi trascinare dall'istinto. Aveva fatto la stessa cosa, dopotutto, inveendo contro di loro per i loro doppi. Siamo venuti qui per portarti fuori dalla tua prigione, Kurama; per portarci fuori tutti da questo nulla che sa di infinito e profuma di libertà. Continuò, aprendo le braccia per enfatizzare le sue parole, mostrando quel mondo per quello che era: una mera illusione. Non intendiamo combatterti, né tanto meno abbandonarti in questo mondo fasullo. Non siamo come i nostri predecessori, e che possano marcire all'inferno per quello che ci hanno fatto. Incluse anche loro nel discorso, perché anche loro erano prigionieri esattamente come lo era lei. Seguici, andiamo incontro alla libertà che ci è stata preclusa! Proseguì, nella speranza che gli desse ascolto. La loro libertà era legata a doppia mandata con quella del demone: avevano solo che da guadagnarci da una collaborazione, entrambe le parti.



<ninjutsu elementale> - - Katon: Muro di Fiamme - [Chk: 55][Def/Res: +65] "Sputando una certa quantità di fiamme sul terreno davanti a sè, e manipolandone la consistenza per farle diventare più resistenti, il ninja crea una barriera di scarsa potenza. In caso di attacchi ravvicinati completamente difesi, l'avversario subirà 10 punti ferita da ustione."
 
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Into the Gedo, Gennaio 249 DN


Occhi socchiusi. Brividi. Mera calma.
Sebbene le condizioni vigenti fossero totalmente nefaste, mantenne una certa pacatezza. Morire soffrendo non era mai stato un suo desiderio; se quella realtà gli aveva imposto un determinato destino, non le avrebbe dato la soddisfazione di rallegrarsi e sogghignare osservando quanto dolore percepissero i legati. Così fece. Raccolse per un'ultima volta i volti dei suoi sottoposti agli angoli degli occhi; voleva rimembrare, qualora avesse potuto nel luogo di ristoro, le facce di coloro che lo avevano accompagnato durante quel viaggio, a priori dal loro comportamento e dal loro asservimento. Sentì il fuoco ardere dentro di lui; aveva oltrepassato ogni limite e ogni tentativo di contrasto era risultato fallace. Ormai non v'era neanche più motivo di opporvi resistenza. Si lasciò andare, per un'ultima volta, socchiudendo gli occhi. Issò la testa. Non voleva morire con il capo chino, poiché anche di fronte ad una sua totale impotenza necessitava di preservare la propria caratura. Ringraziò chiunque fosse lì presente con un cenno delle palpebre, con il pensiero, invece, andò a far scorrere le immagini dei volti di coloro i quali lo avevano accompagnato durante quel tortuoso cammino: Hogo, Hideyoshi, Kaminari, Ki, l'ex possessore della Samehada e la sua famiglia d'adozione, di cui, a stento, ne aveva parlato. L'atto finale della sua vita era stato sancito. Nel modo che non celebrava in alcun modo le gesta compiute.
Inspirò, espirò. Il calore era divampante. Non poté neanche compiangere la propria morte, era ormai disidratato. Non venne dato adito neanche al respiro di continuare il proprio ciclo. Avrebbe voluto riportare Kiri agli antichi fasti, imporre il rispetto reciproco tra i ninja, vendicare la propria terra natia dei soprusi e delle ingerenze a cui era stata sottoposta. Avrebbe voluto fare tante cose, compiere innumerevoli gesta per portare a termine l'obiettivo che si era designato di fare. Non poté. Sorrise, prima di alimentare l'aria vigente.



Under The Well, Gennaio 249 DN



L'ordine era stato eseguito da tutti, volenti o nolenti si erano legati con il capestro spettante. Il calvario a cui era stata sottoposta la copia nel tempio infuocato, ora, si sarebbe allietato sulle sue di membra. Non era conscio della sincerità della donna, ma così come accaduto in precedenza non vi era altra scelta da optare se non quella. L'unico dubbio che ancora persisteva nella mente vivida del Mizukage riguardava la presenza di un numero di colonne maggiore rispetto alle persone che lì si erano radunate. Possibile? Si sentiva così inutile. Si sentiva come quando poté solamente osservare lo scontro memorabile tra Ryushi e Kaminari o quando Ki si sacrificò per ottemperare al desiderio di Hayate. Udì con minuziosa attenzione quanto stesse proferendo la donna, affinché potesse essere in grado di carpire eventuali significati non rivelati o informazioni di ragguardevole importanza. Da quanto aveva potuto constatare quella volpe candida rappresentava il sigillo che ancorava l'altra a risiedere nel tempio infuocato, Kurama, per l'esattezza. Lei era la colpevole delle sofferenze e del patimento fisico a cui erano stati sottoposti, ma con cognizione di causa, almeno da quanto asseriva. La volontà che l'aveva spinta a compiere quel determinato gesto, risiedeva nel voler mostrare loro quanto il mondo degli uomini fosse stato malevolo e nefasto nei confronti di quelle creature. Si erano rivelati Avidi ed ingordi, ma di questo non ne fu sbigottito. Consapevole, ahimè, dei sentimenti insiti nella specie umana e quasi nessuno poteva dichiarare di non esserne afflitto. Sentimenti che sono così connaturati nella natura dell'uomo da essere impossibilitati a disfarsene, se qualcuno davvero lo volesse. Si immedesimò nelle vesti di Kurama, specialmente, per comprendere appieno quanto stesse vivendo, e parve vedere riflessa la storia che lo aveva portato a detronizzare Hogo. Non così dissimile, a suo parere, dato che poteva trarre tutti i dettagli emersi dal racconto. Senza nemmeno accorgersene, perse forza negli arti inferiori. Tutto stava accadendo così in fretta, tutto si sarebbe deciso da lì in poi. Prima di poter conferire con se stesso per la sua morte, un'ondata di luce si disseminò nell'ambiente, estirpando i colori tetri dallo stesso. Palpebre chiuse, quasi ermetiche. Dinanzi a lui, nell'oscurità della vista, reminiscenze della vita vissuta si susseguivano una dopo l'altra: dai massacri, alle vittorie, alle sconfitte, all'indelebile sequenza in cui aveva detronizzato il despota. Fu quasi ingordo delle proprie memorie; voleva assaporarle singolarmente centellinandone ogni esiguo dettaglio.

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Poi, all'improvviso, quel suo peregrinare tra i ricordi fu interferito da una novizia ed impetuosa memoria che prevaricò su tutto il resto, congiungendosi con quelle antecedenti. Rientrò in possesso delle sue capacità mnemoniche, avvedendosi di come esse fossero cambiate in quel periodo relativamente effimero. Una coscienza, una consapevolezza, dissimile rispetto a quella di cui era in possesso prima. Era completo, originale, come se ora non avesse alcun dubbio sull'inesistenza di una sua seconda copia dai medesimi ricordi e dalle invariate caratteristiche. Da una sponda all'altra dell'anima emozioni e sensazioni discordanti, confliggenti l'una contro l'altra. La Rabbia e la Speranza, dall'essere Longanime all'intransigenza. Dalla posizione che ricopriva poté legittimare, seppur con qualche perplessità, ciò che aveva ideato la volpe cremisi per sfuggire alla propria prigionia, demonizzando quanto era stato compiuto da parte della sua specie ai danni della creatura codata. Certo, considerava egualmente comprovato il motivo per il quale i suoi simili si erano adoperati in un modo così ordito per porre un limite definitivo a quella creatura. Avevano paura, si sentivano irrisori al cospetto di un essere le cui potenzialità non erano esattamente definite. Come poterli biasimare? Chiunque, al posto loro, avrebbe agito nella medesima maniera... ma con il senno di poi, forse, avrebbero potuto valutare con maggior ragionevolezza le relative conseguenze. Si sa, non c'è un posto dove poter relegare un potere del genere, ne tanto meno ci si può considerare vincitori se non si miete la vita al proprio avversario. Era un dato di fatto, un'opinione assodata di Hayate. Dalla sua, adesso, però, poteva annoverare l'abilità più importante nel mondo ninja: la conoscenza.

La prima cosa di cui si poté avvedere fu l'illimitata sete di chakra provenire dalle proprie Hiramekarei; era disarmante, non erano mai state così ingorde. Sentiva il chakra essere risucchiato all'interno delle stesse, ne sarebbe stato prosciugato prima di accorgersi di un evidenza nei primi momenti celata alle sue sensazioni. Le iridi diamantine, in seguito, si chinarono verso il basso e l'ambiente che lo circondava: librava su di un manto cupo, della medesima tonalità della pece, ma, poco più in là, un sole incandescente persisteva senza alcun tentennamento, obliando l'oscurità che qui vigeva precedentemente. Con la coda dell'occhio si accorse che qualcosa facesse capolino alle sue spalle: non erano le spade, ovviamente, ma bensì otto lunghe code di chakra incorporee che sembravano essere un'estensione del suo corpo. Da ciò dedusse il motivo per il quale le sue compagne avevano reagito in quel modo; la volpe nivea aveva donato loro un quantitativo di potere smisurato per porli in grado di fronteggiare l'imponenza dell'altra volpe. Aveva concesso loro una seconda opportunità per rimediare agli errori commessi in passato dai loro predecessori. Ora l'unico compito da portare a termine era quello di cercare di far rinsavire Kurama e fargli abbandonare l'ira e la furia di cui era portatore. Facile a dirsi, difficile a farsi, si suol dire, poiché in un effimero intervallo di tempo si poté avvedere che la creatura codata stava plasmando una sfera d'energia dalle immani dimensioni, facendo confluire nella medesima dei globi di chakra di colori differenti. Una forza distruttrice quasi disarmante, non era arduo dedurre che avrebbero dovuto opporre una difesa di eguale potenza. Aveva già osservato Isobu effettuare quella tecnica, se così la si può chiamare, quindi supponeva come avrebbero dovuto agire; difendersi dalla stessa sarebbe stato inappropriato poiché non erano consci della loro reale capacità, ma deviarlo così come Mitsuaki fece in passato sarebbe stata la scelta giusta. L'ordine arrivò in modo immediato, deciso e coinciso.

- Deviamolo!

Proferì con un tono di voce pressoché elevato. Agì dapprima Yuzora, il quale plasmò un pugno di chakra usufruendo del mare nero ai loro piedi. Avrebbero dovuto far confluire più chakra possibile all'interno dello stesso e così sovvenne la tecnica di Hayate, volta a creare intorno alla sagoma una barriera di fulmini. In quel momento constatò di quanto fosse facile manipolare la linfa vitale che fluiva nel suo sistema circolatorio, pareva non avere alcuna difficoltà ad eseguire quella tecnica. Digrignò i denti, allietato da quelle sensazioni di onnipotenza, per poi osservare quanto accadesse successivamente. Lo scontro tra le due sfere d'energia non indugiò; avvenne tutto così in fretta ma fu in grado di mantenere gli occhi aperti per gustarsi appieno la magnificenza dell'esplosione. Un baleno luminescente sorse al loro incontro, generando un'onda d'urto tale da poter sbalzare via un intero villaggio. Vennero ripagati dell'impegno profuso per contrastare la sfera di Kurama, dato che venne scaraventata verso una zona imprecisata di quella realtà in cui erano reclusi. Le iridi diamantine quasi assunsero delle sfumature cremisi, assimilando i colori che scaturirono dall'esplosione.

Si estraniò dall'estasi in cui era immerso poiché era necessario proseguire su quanto accennato dalla donna. Combattere, ahimè, per quanto avvincente potesse sembrare, non era la scelta più saggia. Le due forze, a quanto pare, si equivalevano ed uno scontro protratto per un tempo imprecisato non avrebbe sancito né vinti, né vincitori. In secondo luogo, non avrebbero perseverato sull'obiettivo improntato loro da parte della nivea. Dovevano salvarsi tutti, compresa la creatura codata. Dovevano fare in modo che l'astio cessasse. Hayate avrebbe dovuto richiedere, nuovamente, i servigi dell'oratoria, arte in cui era particolarmente specializzato, sopratutto dal punto di vista politico. Tralasciò le vicissitudini passate per non essere influenzato e per poter disporre delle parole cinicamente. I pensieri gli si affollavano in mente. Come un fiume in piena di parole e discorsi che avrebbe dovuto e voluto fare. Ricordi pacati della terra natia parvero tranquillizzarlo, sedati come dal magico chiarore notturno che avvolgeva l’intera città in un alone pressoché indefinito. Fece un passo, poi un altro, sempre con il capo issato e le iridi volte ad incrociare lo sguardo di Kurama. Aulico e nobile com'era, prese parola.

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- Ci scusi, Kurama-sama.

Proferì in prima battuta, cercando di discolparsi per quanto detto nel tempio precedente, sia da lui che dai sottoposti. Sebbene non fosse effettivamente certo sulla colpa gravante su di loro, era ben consapevole che delle scuse gli avrebbero fatto guadagnare qualche punto in più. Sopratutto per il fatto che avrebbe attirato l'attenzione della volpe.

- Sono Hayate Kobayashi, Mizukage di Kiri. Giungo al suo cospetto non per portarle alcuna offesa, ma per discutere su quanto accaduto e su cosa accadrà. Comprendo i motivi che l'hanno spinta a volerci sacrificare pur di essere libera, e da parte nostra non c'è vendetta. Siamo in una situazione di stallo e da un'eventuale scontro non ci saranno né vinti, né vincitori. Come avrà capito le nostre forze si equivalgono e la battaglia durerebbe troppo se continuassimo a lottare, ostinandoci nel prevalere sull'altro. Non potremmo avere la forza necessaria per difendersi da quello che ci aspetta al di fuori. Non parlo solo di noi, ma anche di lei. Il Taisei ed il Kyodan sono due facce della stessa medaglia...

Fece un breve intervallo; il suo volto mantenne a stento il disprezzo che covava nei loro confronti.

- Entrambe sono rette da sentimenti, a mio avviso, sbagliati e lei, da quanto ho potuto appurare, ne è stato una vittima, così come noi. Una pace? Non credo che possa persistere per lunghi anni; la paura, purtroppo, è insita nella specie umana e non sarà mai in grado di tollerare una forza esterna maggiore alla propria. Per uscire da qui, però, dovremo imparare a convivere. Non c'è scelta. Combattendo contro Isobu-sama ho provato a dedurre il perché di tutto questo e solo ora sono giunto ad una conclusione. E' colpa nostra.

Fece con enfasi, quasi a voler sottolineare quella parte del suo discorso.

- Per questo Kurama-sama, le chiedo di combattere insieme a noi per riportare l'ordine sulla terra e permetterci di vivere senza che possano esserci ulteriori contrasti. Ci vorrà del tempo affinché tutta la popolazione la possa accettare, ne sono consapevole, ma potrà contare sul supporto di Kiri qualora la situazione dovesse richiederlo. Non voglio scontri, non voglio odio, non voglio che, per questo stupido contrasto retto dalla paura, possano esserci altri morti. Probabilmente dovrà darci la possibilità di fidarsi di noi per porre fine all'esistenza degli ideali protratti da quei due gruppi. Nel frattempo le chiedo di celarsi agli occhi dei più, almeno inizialmente. So che fidarsi di noi è l'ultima cosa che vorrebbe fare per tutto quello che la mia specie le ha fatto passare, ma come le ho già detto non c'è scelta. O combattere, o sopravvivere.



 
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view post Posted on 10/8/2018, 18:57

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Respiro lento, affannoso, la cassa toracica impossibilitata a compiere movimenti più decisi per portare aria ai polmoni. Opporre resistenza alla prigionia era ormai cosa inutile e le catene, divenute anch'esse incandescenti per via dal calore, sembravano fondersi al corpo martoriato da quella stretta mortale. Nessun dolore però, né alcuna sensazione negativa. Stava palesemente morendo così come i suoi compagni eppure non riusciva a provare alcun tipo di sentore o emozione particolare, come se il suo stesso animo stesse disfacendosi al calore di quella stanza. Persino la rabbia nei confronti della volpe stava pian piano svanendo per lasciar spazio ad una serie di immagini che poco avevano a che fare con i suoi ultimi momenti di vita. Rivide la nebbia di Kiri e poté quasi percepirne l'abbraccio pungente, ascoltò i rumori, si inebriò degli odori tipici. Era come essere li per davvero, stringere quei ricordi a se per evitare che venissero cancellati dalle fiamme e spazzati via dalla morte stessa.
Cresciuto come un figlio della Nebbia, divenuto grande per essa. Spada al servizio della nazione, scudo per i cittadini indifesi. Ecco come aveva vissuto Mitsuaki Kanada e come allo stesso modo si apprestava a lasciare quel mondo senza che vi fosse il minimo ripensamento o la minima esitazione. Aveva rischiato la vita in molte situazioni ed altrettante volte era uscito vincitore ma ora era diverso ed in cuor suo ben sapeva che quella sfortuna sfacciata che lo aveva sempre contraddistinto stava per finire. Alzò il capo un'ultima volta e con le esigue forze rimaste passò in rassegna tutti i propri compagni ed osservò l'ultimo alito di vita spegnersi anche per loro. Un sospiro leggero accompagnò una lacrima solitaria che fugace si perse tra le fiamme di quell'inferno. Provò a salutarli per l'ultima volta ma nessun suono venne fuori dalla sua bocca, le corde vocali ormai arse ed i polmoni giunti infine al collasso. Il suo ultimo pensiero fu per la fidata compagna, per quella che lui considerava come una parte di se e che gli era stata sottratta per un bene superiore. Un legame talmente grande da poter essere spezzato solo dalla morte.
Gli occhi si chiusero senza il suo volere e non ebbe più la forza di contrastare l'inevitabile declino. Un ultimo respiro, poi tutto si fece improvvisamente buio. Un indecifrabile sorriso lo accompagnò per quell'ultimo viaggio senza ritorno.


...



Uno ad uno tutti i suoi compagni seguirono l'ordine di Hayate e celermente presero posto alle rispettive colonne, legandosi ad esse con i capestri che fino a poco prima avevano impedito loro di liberarsi da quelle vesti. Lo Squalo ancora non riusciva a comprendere il perché di quell'azione tanto sconsiderata ma allo stesso modo si rese conto di quanto tutto ciò dovesse in qualche modo esser collegato al dipinto e, di conseguenza, al tempio lucente. Non aveva affatto dimenticato quanto accaduto dall'altra parte ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era il cercare di portare in salvo i suoi amici ed uscire da quella maledetta prigione. Lo spadaccino venne sottratto alle proprie preoccupazioni dal suono della voce della volpe, nuovamente protagonista di un monologo alquanto criptico per la mente semplice dello shinobi. Non era sicuro di avere ben compreso il significato di quel discorso ma ciò che più lo infastidì fu lo scoprire che quella esperienza fatta di sofferenza a cui erano stati sottoposti era incredibilmente opera sua e che il tutto era stato ordito per far comprendere loro il significato di quella prigionia forzata. La bocca si spalancò, la rabbia lo colse di getto ma qualcosa parve bloccarlo poco prima che potesse inveire contro la creatura. Che stesse pian piano sviluppando quella coscienza su cui la volpe bianca s'era effettivamente soffermata? Difficile dirlo senza la minima prova a supporto. Il tarlo del dubbio si era insinuato nel suo animo e per quanto le sue convinzioni potessero essere forti il castano non riusciva a dar torto all'animale. Aveva combattuto contro il tre code senza il minimo ripensamento per proteggere la propria terra natia ma ripensando a fondo all'accaduto era stato lui stesso a provocare la bestia. L'aveva attaccata, aveva combattuto contro di lei ma mai e poi mai avrebbe pensato di instaurare un dialogo per comprendere le sue ragioni, le stesse che evidentemente animavano le altre bestie codate. E così, testardamente ed arbitrariamente, aveva deciso d'essere nel giusto. Aveva anteposto il suo punto di vista a qualsiasi altro segnale contrario, evitando di porsi la domanda più importante di tutte: perché? Perché imprigionare le bestie codate a tutti i costi e privarle così della libertà? Lo stesso tre code s'era rintanato nelle acque della nebbia per paura d'essere scovato ed a parte qualche piccolo incidente non aveva mai apertamente attaccato qualcuno.
Solo in quel momento comprese il significato di quelle parole ed il perché dietro tutta quella situazione.


(Stupido...sono stato uno stupido...)

Si morse il labbro rabbiosamente, rimanendo in silenzio. Non sapeva cosa dire e forse per la prima volta non volle sdrammatizzare quella situazione con una delle solite battute.
Non appena lo sguardo incrociò quello della volpe bianca uno strano giramento di testa lo colse e proprio nello stesso momento il saio che indossava parve accendersi di luce propria. Si sentiva confuso, disorientato, ed il tutto sembrava aumentare con l'aumentare della luminosità delle vesti che mano a mano presero a rischiarare perfino la roccia consunta delle colonne. La volpe stessa prese a risplendere con ancor maggiore intensità, sino a quando un'enorme vampata di calore prese ad avvolgere l'intero santuario. Mitsuaki percepì il corpo bruciare all'inverosimile senza che però vi fosse la minima percezione di dolore. Vi fu un'esplosione e tutto venne avvolto dalla luce, come se un sole fosse nato proprio all'interno di quella stanza. E proprio al centro d'origine di quel big bang due occhi lo osservavano atoni, contornati da lunghi capelli neri. Durò tutto poco meno d'un battito di ciglia, tempo che la luce inghiottisse qualsiasi cosa e che il corpo bruciasse sino a non lasciare alcuna traccia di esso.


...



Riaprì gli occhi lentamente, fu come svegliarsi da un lungo sonno. La luce aveva smesso di pulsare e dopo qualche momento di leggera sfocatura tutto prese nuovamente forma e consistenza. Il capo vagò alla ricerca di luoghi conosciuti ma tutto quello che poté scorgere attorno a se fu un ambiente privo di alcuna particolarità, in cui il cielo costellato da una quantità smodata di astri sembrava congiungersi al suolo composto da una strana sostanza liquida simile ad acqua ma decisamente meno limpida. Sembrava un mondo completamente differente dal loro, come se quella fosse una dimensione parallela a quella a cui era sempre stato abituato. Nel voltarsi alla ricerca di ulteriori dettagli si accorse della presenza dei suoi colleghi e prima ancora che potesse richiamare la loro attenzione qualcosa di strano lo lasciò sbigottito: ognuno di loro possedeva otto code fatte di pura luce che si muovevano ritmicamente, intrecciandosi ed incrociandosi. E con il solito ritardo lo spadaccino si rese conto d'essere nella stessa situazione degli altri, lasciandosi scappare questa volta un urlo poco mascolino.

Avere otto code significa...significa...che posso mangiare otto piatti contemporaneamente!

Una scoperta sicuramente rilevante, certamente uno degli usi più intelligenti.
Eppure le code rappresentavano solamente una delle novità di quel "nuovo" corpo, probabilmente la meno rilevante. Infatti lo spadaccino si rese immediatamente conto dell'energia che scorreva all'interno del suo corpo ed in quello degli altri sei, una forza al di fuori del comune e per nulla paragonabile a quella di un semplice essere umano. Un chakra potentissimo e quasi illimitato, tanto che la Samehada ne assorbì ingenti quantità senza sfiancare minimamente il chunin. Aveva raggiunto quel potenziale solo durante lo scontro con il Sanbi, assorbendone il chakra, ma finendo inevitabilmente distrutto nel corpo e nello spirito. Questa volta era diverso, l'energia che scorreva nelle sue membra era purissima e si differenziava da qualsiasi altra percepita fino ad allora.
Un urlo disumano lo strappò a quel momento di incredulità, riportandolo alla realtà. Il nove code se ne stava dinanzi a loro ed iracondo stava richiamando a se diverse sfere d'energia che prontamente si unirono fino a formare un enorme globo oscuro. La stessa tecnica che aveva già visto adoperare dal Sanbi e di cui conosceva il potenziale distruttivo. Quella volta solo l'intervento di Satomi, intervenuta per sigillare l'animale, aveva permesso loro di salvarsi da quell'attacco devastante. Ora erano soli e toccava a loro ribaltare quella situazione di svantaggio. Al successivo ordine del Mizukage tutti agirono quasi all'unisono, forti di quel nuovo potere e pronti a deviare la sfera lontano dalla loro posizione. Ognuno contribuì a suo modo alla riuscita di quella strategia, plasmando tecniche elementali e combinandole per aumentarne l'efficacia. Lo Squalo stesso non si lasciò prendere dal panico e con enorme maestria utilizzò la sua tecnica più potente per creare un'enorme ondata d'acqua utile a spingere lontano l'offensiva della bestia. L'azione congiunta dei sette ebbe effettivamente l'effetto sperato e l'esplosione si perse lontana provocando onde d'urto di proporzioni gigantesche.
Hayate non perse tempo e quasi immediatamente prese a camminare in direzione di Kurama, seguito a ruota da tutti gli altri. Avrebbero tentato la via del dialogo e forse per la prima volta lo spadaccino si sentì coinvolto da quell'idea. Ripose la Samehada sulle spalle, poi si unì a quella piccola processione verso l'animale capeggiata dall'efebico. Uno alla volta tutti presero parola e chi in un verso chi nell'altro cercarono di spiegare le proprie ragioni alla Volpe, cercando di instaurare con essa un rapporto più amichevole rispetto all'ultima volta. Quando fu il suo turno si sentì quasi in dovere di parlare, senza però un discorso ben articolato in mente. Si lasciò prendere dal flusso di coscienza, permettendo alle parole di scorrere senza freni. Il tutto condito da un lungo inchino in segno di scuse.


Mi dispiace...per tutto. Mi dispiace per quello che ti ho detto ed anche per quello che ho pensato. Prima di oggi mai avrei pensato alle sofferenze a cui siete stati sottoposti in tutti questi anni, privati della libertà e costretti a subire queste angherie. Il mio compagno ha perfettamente ragione, noi esseri umani siamo creature meschine...ma possiamo migliorare, possiamo crescere, possiamo comprendere. So che ti sarà difficile credermi, che queste parole ti sembreranno sabbia al vento ma ti prego di ascoltarmi: smettiamola di combattere, spezziamo questo circolo una volta per tutte!

Un attimo di pausa, con gli occhi pronti ad incrociare quelli dell'animale e spostarsi poi verso l'alto in un punto non meglio definito.

...lei vorrebbe così.

<ninjutsu elementale a Raggio Totale> -Sputo- (Chk: 40) “Uno Squalo non può combattere al cento per cento sulla terraferma, di conseguenza con il passare del tempo ha sviluppato questa jutsu che serve per modificare il campo da combattimento; infatti dopo una breve serie di sigilli lo Spadaccino potrà sputare nel vero senso della parola un fiotto enorme di acqua che allagherà tutto quello che c'è intorno avvantaggiando di gran lunga l'esecutore della tecnica. In questo modo quindi sarà possibile evocare i propri animali, gli Squali, ed inoltre ogni Ninjutsu elementale di tipo acqua dello Spadaccino non subirà il malus dato dall'elemento al quale è debole. In più, il nemico a causa del cambiamento improvviso del terreno non potrà attaccare direttamente lo Squalo nel turno successivo all'utilizzo della tecnica.”
 
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view post Posted on 13/8/2018, 21:55
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Artificial Flower's Lullaby

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Stava capendo poco, e quel poco lo stava odiando. La frustrazione era enorme, l'indignazione per tale blasfemia era atroce, e fu obbligata a guardare con occhi spenti e lucidi i suoi colleghi che si legavano ai pali, uno dopo l'altro.
No, colleghi? La parola era sbagliata.
Non avrebbe più fatto nulla per loro.
Non avrebbe più versato una goccia di sudore per Kirigakure, per il Mizukage che la stava condannando in quel modo, per quei ragazzi che non capivano e non volevano capire. Non provava nemmeno istinto omicida verso di loro, solo un sordo rancore e un sentimento di lesa maestà che le bruciava in petto.

E in tutto questo, la volpe bianca parlava. Diceva cose che -tanto per cambiare- lei faticava a comprendere. Vuoi per l'effettiva oscurità di quei significati, vuoi perché la Genjutsu si era abbarbicata con forza al suo cervello, rendendole difficile anche solo ricordare che esisteva un modo per liberarsi dalle tecniche illusorie. In quel momento, legata come un agnello sull'altare, non riusciva a farselo venire in mente. Subiva e basta, subiva la sua follia ossessivo-compulsiva, la sua autocelebrazione e i suoi sentimenti offesi.
Proprio come una capricciosa figlia di Jashin.

Si irrigidì quando il suo saio si accese di luce bianca, come quello di tutti quanti. Strinse i denti, si agitò tentando inutilmente di liberarsi, e infine fu sopraffatta da quel senso di vuoto e vertigine che la prese d'un colpo.
Inolre, era tornato quel calore. Non opprimente come prima, certo, ma tutto corroborava la sua idea piallata e inchiodata del VE L'AVEVO DETTO, in cui lei aveva ragione, e stava subendo la stupidità di quei miseri e stolti mortali.
Doveva essere così che si sentiva Kurama: un essere divino e superiore, messo alle strette e incaprettato da pulci effimere.
Beffarda la vita, molto beffarda.

«Jashin-sama... Ti prego, ti imploro, proteggimi e proteggi Shintou... Ti scongiuro o sommo Padre, veglia su di noi...»

Anche pregare le faceva fatica, ma riuscì a mormorare quelle poche parole a denti stretti. Gli occhi chiusi per combattere il senso di disorientamento, i pugni serrati, le corna e la schiena premute contro il pilastro a cui era legata.

La volpe bianca continuava a parlare, e man mano che il calore aumentava il dolore rendeva più lucida la mente di Shitsuki. Riuscì di nuovo a pensare, a capire, e quel che capiva la mandava in bestia. Ogni sillaba spesa da quell'essere candido insultava lei e il suo credo.
Ringhiò, per il dolore e per la rabbia.

«Sacrificio? IL SACRIFICIO DEVE ESSERE VOLONTARIO! NON È DA NOI!» Ruggì con tutta l'indignazione di chi sapeva di essere nel giusto e stava subendo il peggiore dei torti. «SCELGO IO PER CHI SACRIFICARMI! E NON PER VOI! NON PER VOI!»

Rivolse i suoi occhi di fiamma turchese verso i suoi compatrioti legati. Stavano soffrendo come lei, ma non riusciva a provare la benché minima empatia. Nemmeno per Urako, la povera Urako trascinata in un vortice troppo più enorme di lei.

Inarcò la schiena trattenendo un gemito di dolore, ma non un ultimo rabbioso grido.

«VAFFANCULO TE E LA TUA BENEDIZIONE!»

La sua invettiva terminò in un urlo di dolore straziante, mentre tutto il suo corpo bruciava. Sentiva la pelle sciogliersi, le ossa scricchiolare, e riusciva a malapena a tenere aperti gli occhi per vedere cos'è che stava inondando i sette di tutto quel calore. Quando però lo fece, mettendo a fuoco la figura di una donna, tutto parve fermarsi: in quei due occhi chiari Shitsuki trovò un momento puro, di pace cristallina, in cui il dolore lasciò il posto ad una sensazione di benessere e tranquillità.
A questo, si aggiunse una voce. La stessa di prima? Non lo sapeva, ma era rassicurante... E anche le parole che si portava dietro, per quanto sibilline, assicuravano altra pace, quella più importante perché con l'unico essere con cui aveva senso essere in pace.

Chiuse gli occhi, e il mondo svanì. Riapparve solo qualche momento dopo, nuovo e rinnovato: niente più cattedrali, niente più pilastri e sai, niente più...
Un momento.
Mancava qualcosa e se ne era aggiunta un'altra.

"Ma che cosa..."

Sgranò gli occhi, percependosi diversa, e le bastò guardare le sue mani per riconoscere il corpo che abitava ora.

«Cosa... Non...»

Boccheggiò per un istante, confusa e disturbata mentre si toccava i capelli, la testa, percepiva l'assenza di corna e coda, ma riconosceva con precisione il volto che aveva tante volte baciato e accarezzato.
Era nel corpo di Shintou... Ma di lui che ne era stato?

Si guardò attorno. Occhi rossi su un viso barbuto, segnato da un tempo ben superiore dei vent'anni che quel corpo in realtà aveva. Capelli bianchi di media lunghezza, fisico allenato e cicatrici da esplosione di tsubo (ustioni, in apparenza) che uscivano dai polsi e dallo scollo del kimono. La mano destra le faceva male, lì dove il marchio della catena del demone infernale si imprimeva a forza. Non aveva Chinuri sulle spalle, ma il sigillo sull'interno del polso segnalava la possibilità di richiamare Higanbana.
Era tutto estremamente sbagliato, ma allo stesso tempo non poteva che essere giusto. Se Jashin così voleva, il Triangolo e il Cerchio sarebbero diventati Uno.
Respirò lentamente, drizzò la schiena e osservò i suoi compagni.

Gli altri sembravano tutti loro stessi. Vestiti, equipaggiati, gli spadaccini con le loro armi caratteristiche, e oltre a loro sette l'ottavo elemento in quel mondo apocalittico era Kurama. Kurama che stava aprendo le fauci per lanciare qualcosa verso di loro, e dubitava sarebbero stati petali di ciliegio.

"Difesa. Ora."

La difesa maggiore che aveva? Le venne quasi naturale. Non si chiese perché sapesse come Shintou agiva, come faceva fluire il chakra, quali tecniche conoscesse, quali evocazioni fosse in grado di comandare. Lo sapeva e basta, perché lei era Shintou in quel momento, e il Samurai Infernale aveva accesso ad uno dei portali di difesa migliori mai esistiti.

Anche gli altri si stavano muovendo, ma personalmente non gliene sarebbe potuto fregare di meno della loro sorte. Non in quel momento, con il ricordo ancora bruciante dell'umiliazione di venire stordita e legata come una giovenca al mattatoio. L'ordine di Hayate non fu un vero ordine per lei: si sarebbe mossa autonomamente per cercare di parare quell'attacco demoniaco.

E dato che demone chiama demone...

CITAZIONE
<tecnica> - Tecnica del Richiamo Infernale - [Chk: 100 per ogni porta] "Per poter attivare il legame siglato con i Rashomon, l'evocatore sarà costretto a un piccolo sacrificio di sangue. La composizione dei sigilli varia a seconda di quante porte vengono evocate, così come la quantità di CHK richiesta (in base alle possibili combinazioni per rango). Dopo aver pagato il proprio tributo e aver poggiato la mano al suolo, i Cancelli Infernali evocati si ergeranno dinnanzi all'evocatore per difenderlo e scompariranno immediatamente dopo aver svolto il loro compito senza ulteriore dispendio d'energie."

Rashomon (Verde)
Porta della Forza (Chk: 100)

DEF/RES: 150
COS: 425

Il secondo cancello dei tre evocabili. E' in tutto e per tutto simile agli altri se non fosse per il colore degli spuntoni, verdi, e per la struttura e dimensione degli stessi. Il suo compito è quello di smorzare la potenza dell'attacco nemico.

Si morse il pollice, fletté le ginocchia, e appoggiò con rapidità le mani a terra mentre vi faceva fluire il chakra il più rapidamente possibile. Il suo intento era quello di richiamare davanti a sé la seconda delle porte infernali, quella verde, larga e robusta a sufficienza -si augurava- per proteggerla dall'attacco di Kurama.
Ci sarebbe stato spazio anche per altri, nel caso qualcuno avesse voluto proteggersi dietro quel muro, ma lei (lui? Chissà quale pronome era corretto, in quel momento) non avrebbe sicuramente invitato gli altri a farlo. Quella difesa era per Shitsuki Agiwara, per proteggere il corpo che la ospitava, e nient'altro.

Sentì che gli altri, intanto, avevano aperto il dialogo. Quello stesso demone che avevano lasciato a morire (ricordava bene come si fossero tutti rifiutati di assecondare la sua richiesta) veniva ora allisciato da parole di scusa e di alleanza. Per lei, che si sentiva molto più affine a quelle creature che ai suoi simili umani, le parole di Yu, di Takumi, e anche quelle del Mizukage suonavano vuote e povere. Una persona normale avrebbe apprezzato il tentativo di dialogo che forse avrebbe potuto salvare tutti... Ma Shitsuki non era normale. E il suo spirito di autoconservazione si manifestava in modi molto poco condivisibili.

Il viso del Nukenin di Kumo si distorse in una smorfia di puro disgusto: arricciò il naso, storse le labbra, e infine raddrizzò la schiena puntando gli occhi contro la Volpe a Nove Code.

«OHI!»

Un'esclamazione secca, un richiamo a voce alta per cercare di attirare l'attenzione del Bijuu.

«KURAMA!»

Voleva affacciarsi da dietro il muro del Rashomon, così da potersi nascondere di nuovo in caso di attacco improvviso. Sapeva benissimo che quella creatura era imprevedibile e violenta, e non poteva non capirla: lei per prima avrebbe ammazzato volentieri qualcosa o qualcuno, in quel momento, e la sua irritazione era pari soltanto al senso di superiorità su quei patetici esseri inferiori.

«Io sono quella che prima si è sgozzata tentando di fare come stavi dicendo. Hai qualche idea su come fare ora?»

Un tono da pari a pari, sfacciato come solo la Agiwara sapeva essere. Pollici infilati nell'obi e mento verso l'alto, simile ai teppisti che giravano spesso nel sobborgo di Kiri dove aveva vissuto gli ultimi anni con le sue sorelle.
Nessun rispetto per la figura del Mizukage, solo uno vago e indefinito per quel demone che considerava molto più vicino a lei, come rango, dei suoi colleghi Kiriani.

Le conseguenze di quell'atteggiamento? Ci sarebbero state, certo. Ma in quel momento le importavano meno della percentuale di pioggia estiva nel deserto di Suna.


gaEo3EO


 
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view post Posted on 14/8/2018, 03:52
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C'era davvero qualcosa da dire, di fronte alla morte? Takeshi non aveva più nemmeno le forze per muovere le labbra. C'era davvero qualcos'altro da dire a Kurama, che spettatrice assisteva al loro decesso dalla tribuna d'onore, allo stesso tempo disperandosi e godendo per la loro triste fine? Anche se avesse voluto, non ce l'avrebbe fatta. Mosse lentamente gli occhi a destra e a sinistra, ma i suoi compagni... non riusciva nemmeno a capire se erano ancora vivo, o avevano ceduto di fronte alla prospettiva di un eterno riposo, lontano dal dolore. Erano tutti immobili, o almeno così gli sembravano: poi in mezzo c'erano quelle dannatissime lacrime che non ne volevano sapere di evaporare, nonostante il calore...
No, non aveva più niente da dire. Aveva lasciato ben poco dietro di sè, ancor meno era ciò a cui avrebbe voluto pensare nei suoi ultimi momenti. La sua vita era cominciata a metà e terminava altrettanto a metà. Così si sarebbe conclusa la storia di Takeshi Suzaku, venuto dal nulla, e al nulla ritornato.

***



C'era davvero qualcosa da dire, di fronte a un miracolo? La volpe bianca, Kurama, facce della stessa medaglia solo ad un primo sguardo: ciò che si nascondeva sotto il pelo candido apparteneva ad un reame del tutto diverso. Aveva disciolto i loro sai, che li avevano oppressi sin dall'inizio, solo perchè loro si immolassero di loro spontanea volontà, scegliendo di ripercorrere una parte della sofferenza che gli umani avevano inflitto alle Bestie Codate. Fu la sua luce ad inondare non solo loro, ma tutta la cattedrale fino a quel momento buia e oscura, che prese a risplendere scacciando le tenebre e assieme ad esse il freddo. Fu nuovamente il calore ad accoglierli tra le sue braccia, stavolta diffuso ben oltre i loro abiti: per ogni parola pronuciata dalla volpe Takeshi sentiva il caldo inghiottirlo sempre di più, come una mano di fuoco che gli stringeva la gola. La sua testa cominciò a girare, il mondo attorno a sè divenne pura vertigine. Solo le parole giungevano limpide, da quel mondo distorto che annichiliva i loro sensi: raccontavano la storia di un circolo di odio che aveva avuto inizio millenni fa ma che ancora continuava ad affliggere coloro che ne erano invischiati. COme loro, che dopo essersi sottratti alla tortura del saio erano finiti nuovamente tra le fiamme. Tra le grida di dolore che non potè trattenere, i movimenti convulsi del corpo alla ricerca di un po' di pace, inarcando la schiena e maledicendosi per essersi condannato da solo, mentre la sua pelle ardeva e carbonizzava, la sua mente non riuscì a non pensare a come tutto ciò fosse giusto. Erano stati loro, gli esseri umani, a sigillare i Bijuu nel loro inferno personale, per migliaia di anni: quando si erano rivoltati contro Kurama, si erano schierati contro di lei, alimentando il ciclo. Quella sofferenza, la sofferenza delle Bestie Codate, era il prezzo da pagare per aver scommesso sulla propria fazione... e per aver perso. Era la punizione che si meritavano. Nel punto più alto del tormento, Takeshi alzò lo sguardo, incontrando un altro paio di occhi misteriosi, profondi come l'intero universo, che placarono all'istante il suo supplizio. Fu un istante di sollievo, ma fu sufficiente.
Un lampo. E prima che il mondo sparisse, nella retina rimase impressa l'immagine di una donna dai lunghi capelli corvini, pura incarnazione di sole e stelle.




Un'alba dal colore infuocato accolse lo sguardo di Takeshi, incredulo di fronte a un tale spettacolo unico: era il mondo come mai nessun essere umano lo aveva visto, al tempo delle leggende della sua creazione. Un oceano innaturale, su cui il ragazzo e i suoi compagni poggiavano i piedi, scuro e solido come nessun altro mare conosciuto. I raggi del sole perforavano i banchi di nuvole, creando un'armonia di colori impossibile anche solo da descrivere. E là in mezzo stava Kurama con le sue nove code, tanto maestosa quanto tempestosa, all'apice del suo potere.
Rivolgendo lo sguardo a sè stesso, il chunin di Kiri percepì che non era solo la Volpe a sentirsi onnipotente, in quel piano di realtà: sentiva un potere che mai aveva sentito prima scorrergli nelle vene, che lo inebriò a tal punto da fargli dimenticare per un attimo persino la situazione in cui si trovava. Non era semplice chakra, ma percepiva come se il suo stesso sangue fosse divenuto energia stessa -dalla punta delle dita a quella delle otto code che ora spuntavano dietro di lui- che ribolliva nel suo corpo come magma all'interno di un vulcano... che attendeva solo il momento dell'eruzione.

Non ci fu tempo di pensare quando Kurama sparò senza troppe smancerie una sfera oscura contro di loro, aprendo le ostilità: fu l'ordine istantaneo del Mizukage a risvegliare gli istinti sopiti dello shinobi, che si unì immediatamente alla difesa imbastita dai compagni. La mano destra corsa al fodero, sguainando la katana con un gesto fluido, mentre la sinistra seguiva il movimento della lama, imprimendo su di essa il chakra del Raiton e facendola scintillare come una delle tante stelle che brillavano in cielo.
[X] Richiamata dal chakra di Yuzora, una massa d'acqua di proporzioni immense si erse a respingere l'offensiva del Bijuu; mentre ognuno dei compagni si aggiungeva al lavoro di squadra secondo le proprie capacità, Takeshi afferrò l'elsa con entrambe le mani prima di piegare le ginocchia e affondare la lama nell'oceano. Perforato il manto scuro dell'acqua, i fulmini corsero lungo e sotto la superficie, fino a raggiungere lo sforzo combinato dei ninja della Nebbia ed avvolgere il pugno come un guanto di pura tempesta elettromagnetica. L'impatto tra le due forze provocò un'esplosione devastante, e uno spostamento d'aria che portò con sè onde fino alla linea dell'orizzonte.
Il ragazzo prese un respiro profondo, nemmeno troppo conscio dell'enorme potere che aveva utilizzato, mentre il Mizukage faceva cenno di incamminarsi in direzione del Bijuu senza intenzioni ostili. Il pensiero che tra un passo e l'altro potessero ricevere un'altra di quelle bordate di energia oscura e trovarsi stavolta impreparati o troppo vicini per deviarla si aggrappò con forza alla mente di Takeshi, ma... anche no. Ripensando alle parole che aveva udito, capiva che era stato proprio quell'atteggiamento a portarli in quella situazione: sospetto e attacco preventvo avevano dato origine all'odio. Si costrinse invece, tra un passo e l'altro, a riporre la katana, lasciando scivolare la lama fino a che lo tsuba non avesse incontrato il fodero. Giunse infine il suo turno di parlare, perchè sentiva di avere qualcosa da aggiungere: le sue code eteree fremevano, tradendo la sua preoccupazione, ma cercò di far rimanere salda la sua voce.


Chiedo perdono, Kurama. Non abbiamo capito nulla, noi esseri umani. Non posso pretendere di capire la tua sofferenza millenaria, ma so che le fiamme che hanno bruciato i nostri corpi sono state la nostra punizione. La nostra giusta punizione, per il nostro comportamento meschino e fermo alle apparenze. Non abbiamo neanche tentato di collaborare, era il castigo che ci spettava.
Ma prima è successo qualcosa: la nostra pena è stata scontata e il debito è stato pagato, eppure siamo ancora qui. Un'intercessione: è l'unico modo per conciliare le due parti in causa, l'arrivo di una terza entità che accoglie la condanna dell'incriminato. Se da un lato noi abbiamo espiato il nostro errore, dall'altro siamo ancora vivi per poterlo raccontare. L'intercessione però non avviene senza conseguenze: adesso le nostre responsabilità si sono spostate verso colei che è intervenuta per noi.
Credo che quello che lei vorrebbe sia mettere da parte le nostre divergenze e le nostre incomprensioni, e procedere insieme verso il futuro: hai sofferto troppo a causa di questo odio, è il momento di porre fine... o almeno di provarci. Noi siamo qui per onorare chi ce ne ha dato la possibilità, e per tener fede alla nostra parte di impegno.


Concluse chinando il capo in segno di rispetto e facendosi da parte: adesso toccava alla Volpe scegliere se accettare o meno l'offerta che loro, tramite Omikami-sama, gli stavano offrendo.


//Nella mia mente doveva essere corto, poi il discorso a Kurama è uscito un pippone. Però sinceramente a quest'ora non ho idea di come accorciarlo, perdonatemi :peo: //
 
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view post Posted on 14/8/2018, 09:43
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Arriva lieve, come la mamma che ti adagia addosso la coperta d'inverno, mentre dormi sul divano e non ti accorgi di nulla. Sta di fatto che quegli occhi scuri, a un certo punto, mentre aspettava che arrivasse, smettono di brillare e se ne stanno lì fermi, vitrei, persi in una luce abbacinante che non possono vedere.
In quel preciso momento, al di là del pozzo...


… il dolore inimmaginabile, l'odore di carne bruciata, il ribollire dei suoi stessi fluidi corporei a contatto con la roccia rovente la colpisce come una martellata nello stomaco: sgrana gli occhi senza fiato, con le ginocchia che minacciano di cedere e la gola che le arde dello stesso bruciore delle grida disperate dell'altra, le orecchie che le riecheggiano del suo pianto disperato e sconsolato, le labbra secche e la lingua riarsa. È l'istinto che porta le sue mani a tastarsi le membra, la mente stupita di trovarle integre; le labbra che strofinano l'una sull'altra ancora morbide, la lingua capace di parlare, il capestro che la lega alla colonna a impedirle di collassare a terra.

Gli occhi che trovano i suoi compagni lì, accanto a lei, ancora vivi – il sollievo nel vederli, nel sentire il tepore che bacia anche le membra scoperte; il realizzare cosa fosse quella sofferenza di cui la bella volpe ha parlato loro, quella dei demoni. Per quanto riguarda il resto... sono tante parole, fuggono via come acqua dalle mani, è sicura di averle udite ma non potrebbe giurare di capirle... forma tessuta? Intuisce cosa stia accadendo, ma questo non vuol dire che sia felice di averla sperimentata.
Shitsuki per prima pare rifiutarsi di stare a quel gioco criptico: i suoi ruggiti fanno da contraltare alla voce melodiosa e pacata, fa quasi paura vederla in quello stato. Lei non vuole che muoia là dentro, pensa che dopotutto la cosa più saggia sia ascoltare il Mizukage, ma all'albina questo sembra importare poco, molto poco. Lei vuol fare di testa sua, come sempre, ma stavolta non la giudica male per questo: capiranno chi ha ragione solo arrivando in fondo a quella storiaccia.
La creatura avrà pure ragione, a dire che certe cose non le capisci finché non le provi, ma trovarsi infilati in una situazione del genere senza averla innescata in nessun modo non lo accetta volentieri.

La luce che il saio inizia ad emettere all'improvviso è tanto forte da farle chiudere gli occhi, privandola dello spettacolo di colonne scintillanti; sì, crede di intuire il succo di quel parlare per enigmi – le persone che avevano rinchiuso i Cercoteri avevano sbagliato, è necessario porre fine al conflitto, tante cose meravigliose ma troppo difficili da fare, perché quando delle persone litigano e non vogliono riconciliarsi, non c'è modo o maniera di ricucire lo strappo; la creatura candida però pare convinta del contrario. Cerca di spiegare che bisogna smettere di fare come in passato, e fin lì non c'è molto da essere in disaccordo, ma lei cosa potrebbe farci? È col Mizukage che dovrebbe parlare, è lui quello che conta là dentro.
Le viene da aggrottare le sopracciglia: quella parla al plurale, loro sono tutti legati, e lei non è affatto convinta di poter fare la differenza, per quanto voglia proteggere Hitomi e Yukiko, i suoi genitori e tutta Kiri, che ora scopre di amare come solo la propria casa può essere amata, per quanto abbia i suoi difetti. Per quanto anche la mamma sia una rompi, adesso è come vedere tutto da una grande altezza: non importano solo le cose che non vanno, è tutto l'insieme ad essere bello, ad essere importante per lei, qualcosa di intessuto nelle sue stesse viscere. Se mai fosse tornata indietro, avrebbe potuto voler bene a tutto in maniera molto, molto diverso a prima.
È per questo che il cuore le perde diversi colpi, quando sente di nuovo quella sensazione: sta bruciando... ancora.

“No... no, NO!” strilla in preda al panico, il cuore che frulla tanto veloce da non poterlo sentire e il corpo che va da solo, strattona la corda fino a segarsi la pelle, per liberarsi dal vincolo che la costringe a soffrire ancora, a bruciare di nuovo; la confusione tanta e tale che non riesce nemmeno ad arrabbiarsi con qualcuno, per tutto quello che le sta succedendo. Gli occhi si sgranano come a voler cercare una via di fuga, sfiorano il saio annerito che le cinge le membra ormai visibili - è allora che incrociano quelli della donna... e il dolore cessa.
Ora è solo vagamente consapevole dell'agitazione e dell'angoscia, lavate già via dalla stella dal volto umano: le labbra socchiuse, perde lo sguardo nel bagno di luce dell'apparizione, e gli occhi non le fanno nemmeno più male... è un sole che puoi fissare senza lacrime o sofferenza. Non ha più bisogno di niente, non desidera più nulla, quando -- -

--- Mmmmmmmh, aria fresca!
Inspira a pieni polmoni, beandosi dell'immensità di quell'oceano e della gloria dell'alba e perché no, anche di quel sentirsi invincibile che così, all'improvviso, ha preso piede nel suo torace. Eh sì. Si sente un fenomeno... anzi, no, lei È un fenomeno!
Perché avere dubbi?
Si stiracchia e scrolla via quel che resta della sé stessa frignona come fa un gatto, quando scuote via l'acqua da uno zampino, e fissa spavalda lo spettacolo primordiale gentilmente offerto da una certa Okami – stando a quello che sbraita il volpone, improvvisamente aumentato di taglia e con otto code in più di prima.
Pianta i pugni contro i fianchi, piegandosi in avanti per osservare meglio il demone, e si lascia sfuggire un fischio ammirato: è incazzato come mai prima d'ora, anche peggio di quando si erano tuffati nella pozza – questo suggeriscono i ricordi innestati da poco – o da sempre - nel suo cranio.
È letteralmente una can-no-na-ta.
Letteralmente, perché la cannonata sta arrivando sul serio.
“Oh porca pu---” sillaba ad alta voce, prima di accorgersi che mentre lei perde tempo a commentare, gli altri stanno già lavorando. Fa spallucce. E va bene, lavora anche lei, anche se farebbe prima a schivare e svignarsela: qualcosa la trattiene, qualcosa che aveva pensato un po' di tempo fa. Cosa è che le era successo, prima?
Quando tipo era legata alla colonna.
Ah, sì.
Si era accorta che si era sempre fatta i caz... cavoli suoi, e un po' le dispiaceva. Quindi, se le dispiace sul serio, adesso deve sforzarsi di lavorare assieme alla squadra, no? Perché la sé stessa frignona non le piace per niente.
Acqua e vento?
Acqua e vento, eccoveli qua.
Quel pugno gigante è brutto come poche altre cose al mondo, però lei si scopre a ridere, mentre impasta chakra e lo butta fuori in dosi impossibili: fa il solletico quando esce! Dai che non è così male lavorare con gli altri, specie per il “WIIIIIIIIII” liberatorio che strilla a pieni polmoni, quando la sfera demoniaca deviata fa un bel botto in cielo, esultanza a cui gli altri fanno eco con... con niente, sono troppo impegnati a fissare il cielo, imbronciati come gufi svegliati a mezzogiorno. Sospira rassegnata. Sicuro, gli altri sono noiosi come una fila di processionarie, ma un po' ci si dovrà pur adattare no?
Ora è arrivato il momento di tirare le fila: se non ricorda male, qualcuno voleva qualcosa che ha a che fare col Kyubi, e non era “spellatelo e impagliatelo”. Mmmmmmmh.
Ecco, sì.
Voleva che loro sistemassero quello che centinaia di persone avevano incasinato durante gli ultimi duemila anni. Figo, no?
E stavolta il problema non se lo pone affatto: lei è un genio, c'è mai qualcosa al mondo che non possa riuscirle?


Scuote graziosamente il didietro, aprendo a ventaglio le otto code come farebbe un pavone, e si prepara a cor... ah no, frena di botta, sollevando un ventaglio d'acqua.

Che barba.

Il vecchio ha da predicare.

Sbuffa sonoramente e batte ritmicamente il piede sui flutti, creando tante ondine concentriche, sempre più rapide e strette, mentre Hayate fa il suo panegirico.
Yu pronuncia la sua filippica.
Il suo amico si profonde in un... ah, no, per fortuna lui taglia corto.
Già gli sta più simpatico.
Eeeee sì, poi ci si mettono anche lo scemo di Kanada e il tipo con la faccia sfregiata, anche se non la tirano eccessivamente per le lunghe - “qualcuno ha una cottaaaaaa eheheheheh” punzecchia cantilenando proprio lo Squalo, infilandogli un gomito complice nelle costole.
Come era arrivata dallo Squalo all'improvviso, coprendo 8 metri in un quarto di secondo?
Semplice: è fottutamente veloce.
Velocissima.
Anzi, non è questione di aggettivi: lei È la velocità, lei è il vento primordiale che le sfiora i capelli... sfodera un sorriso sfacciato alla volta di Mitsuaki, aggiungendo un crudele “ma lascia perdere, non è roba per te!” prima di scheggiare a tutta birra in avanti, là, dritta dritta in direzione di Kurama. È talmente rapida che nemmeno solleva acqua, quando colpisce la superficie vetrosa del mare e aggira i portoni giganti che ha tirato su Shintou.

Momento.

Shintou?

Qualquadra non cosa, specie perché sbraita come fa quella sciroccata di sua moglie.

Ma fa niente, oramai è partita e sta già a metà strada tra la squadra e il Bijuu, fermarsi ora è da scimuniti!

“Ehiiii, Kyuubi-sama! Se non troviamo l'uscita alla svelta, questi ci ammazzano a chiacchiere! Scappiamo finché si può!”
I capelli le si agitano nel vento, i kunai tintinnano nei borselli mentre continua a correre, continua a muoversi per la semplice gioia di farlo – e per non farsi beccare da una zampata a caso, ma shhhhhh! Questo non lo diciamo ad alta voce.
E non paga, rincara la dose: sfrecciando sulle ali della brezza, i piedi che appena sfiorano la superficie metallica di quel mare nero: è imprendibile e sa di esserlo!
Schizza come un moscerino impazzito tra le gambe del Cercoterio, che sono come colonne; danza attorno alle code, che flagellano l'aria come fruste titaniche, e non ne ha paura - “Ti immagini che vuol dire stare rinchiusi con loro per l'eternità? Svigniamocela, ti prego... però da che parte? Tu lo sai?”



CITAZIONE
edit: aggiungo i voti subito, così non ci penso più^^

Tempistiche: 10, già faticavo a stare nei 7 giorni (quando non ho sforato), qualunque ritardo era più che benvenuto...

Coinvolgimento: 10, non credo nelle "trame su misura", e sono convinta che adattarsi a giocare in condizioni ostiche per la struttura del pg sia solo di stimolo. Urako non è tipa da enigmi, non posso farle fare ongame osservazioni intelligenti, non in questa fase della sua esistenza. Forse le crescerà un cervello col tempo; per ora parliamo di role, di interpretazione, e per quelle c'erano occasioni a piene mani. Sono stata contenta comunque di partecipare alle chiacchierate per organizzarci, l'ho trovato un momento di aggregazione molto carino^^
In ogni caso, sono esssstremamente invidiosa per l'organizzazione e la gestione della trama: sistemare il tutto facendo in modo che ci stia in 11 giri è roba che non. È. Scontata. Avrai l'esperienza che ti pare, ma ci vuole anche del talento per farlo.


Edited by -Egeria- - 16/8/2018, 23:47
 
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view post Posted on 21/8/2018, 22:10
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Mhh... mhhhh..

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46Eocwr



*Fuoco, acqua e fulmine, un'onda immensa e il volto del diavolo; un secondo sole all'orizzonte, ponte tra cielo e mare. La luce fuse tra loro i colori di quel panorama surreale, quindi seguì il rombo dell'esplosione, un vento che poteva correre libero in ogni direzione.
Il potere garantito ai sette era stato in grado di competere con quello del più terribile tra i demoni, spedendolo fuori traiettoria attraverso una combinazione di tecniche dalla complessità e coordinazione ben superiori alle loro normali possibilità... ma né uomo né dio avrebbe potuto permettergli l'impossibile: di arrivare al cuore della bestia, di parlare impedendo che duemila anni di sofferenza e conflitto si frapponessero tra loro e la comprensione, la logica, la buona volontà.
Un potere tutto umano, questo, che come tale era rigettato e detestato. Lanciate in quello spazio senza confine, la nobilità di Hayate, l'umiltà di Mitsuaki, l'onestà di Takeshi, la saggezza di Yūzora e la razionalità di Takumi potevano raggiungere ogni luogo con facilità... salvo l'unico che contasse.*


BASTA!



*Un tuono, un vento selvaggio e crudele a spezzare l'eco residua dell'esplosione. Tutt'uno con la figura del Kyubi, la sua rabbia era impossibile da celare allo sguardo: scorreva, entro e fuori, fondendo la pelliccia e trasformandola in plasma solare per poi ridonarle solidità. L'onestà della bestia.
La distanza avrebbe celato loro l'esatta espressione del demone, ma tutti ormai ne avevano sperimentato l'ira abbastanza da averne un'immagine nitida.
In un paradosso degno di quel luogo, erano Urako e Shitsuki ad essersi di più avvicinate al Nove Code. L'una genuinamente persa in quell'immenso potere, l'altra, all'opposto, proiettata all'unica cosa che contasse: uscire, anche a costo di sacrificare chiunque le fosse attorno. Per la jashinista, che aveva preso le armi contro sé stessa pur di tornare al suo mondo, le parole dei compagni di squadra suonavano vuote quasi quanto lo erano per la volpe.
Quasi.*


"Le vostre parole sono una supplica inconsapevole, un vagito grottesco, una provocazione insostenibile.
Avete l'audacia di offrirmi promesse di pace, di aiuto, come se ne avessi bisogno. Come se potessi accettarle anche nel mio momento di massima debolezza.
Avete l'audacia di compararmi ad Isobu e Saiken, stupidamente credendoci simili in natura e potere, stupidamente pensando di poterli rapportare a me... ma essi sono creature inferiori, non meno di voi, pavide e deferenti di fronte alla mia autorità. Mentre io regnavo sul mondo, essi fuggivano nei suoi angoli reconditi, la loro ira nemmeno un fremito comparata alla mia. Facile per loro venire a patti con voi, perché tra agnelli naturale è il riunirsi in gregge... ma io sono un leone, eterno e sovrano.
Tra me e voi non vi saranno mai patti, mai pace, mai coesistenza."


*Avanzò, passo dopo passo, gli artigli appena capaci di penetrare la superficie perfetta ed opaca. Lentamente, nel ventilare in quel discorso la propria furia, la propria perfidia, il Nove Code tornò ad indossare un tetro sorriso. Il sorriso di chi desidera ferire l'altro, metterlo di fronte ad un dato di fatto angosciante e terribile: quale logica si poteva applicare ad un essere simile? Quale poteva essere il punto di confronto, di incontro, quando era dolorosamente ovvio che il circolo menzionato da Amaterasu aveva origine nella natura stessa dei demoni? O meglio... di questo demone, perché ancorché avessero sperimentato una simile sofferenza, ancorché gli fossero vicinissimi nelle ragioni, rimaneva una barriera insormontabile tra i sette e la volpe. Una che era quest'ultima a non voler mai lasciar cadere.
Un insegnamento che solo l'esperienza può impartire.*


"Anche i vostri avi non mi avessero rinchiuso, anche voi non aveste tentato di abbandonarmi ad un supplizio altrettanto terribile, anche il cielo fosse mare e il bianco fosse nero, voi sareste preda, ed io il predatore.
Mai sarete al sicuro. Mai potrete vivere una notte serena. Finché io esisterò, la vostra vita sarà alla mercé della mia volontà. Il conflitto, Mizukage-sama, inevitabile e perpetuo, così come era da principio. Questa è la natura della nostra esistenza, della vostra, che per me non ha più valore di quella che per voi ha il granchio, o la lumaca.
Perciò non chiedete perdono, non chiedete collaborazione, onestà o dovere, poiché essi esistono solo nel vostro universo, nella vostra natura ovina e in quella di Taisei e Kyo Dan.
Quando uscirò di qui, nel momento in cui uscirò di qui, inizierà lo sfacelo del vostro mondo. E credetemi, a lei, cui vi rivolgete con così grande confidenza, non importerà assolutamente nulla.
Perché pensate che vi abbia mandato qui, da me? Perché pensate che mi abbia costretto a soffrirvi anche in questo luogo? È un gioco. Nient'altro che un g-"


*Si interruppe, osservando Urako scattare in avanti e corrergli incontro come nulla fosse. Gli occhi la seguirono mentre si avvicinava, contesi tra la sorpresa ed il sospetto, prima che la bocca tornasse a curvarsi in quella smorfia letale.
Possibile che fosse così? Possibile che questa fosse la ragione? A che scopo Amaterasu li aveva portati in quel piano intermedio, li aveva costretti a soffrire nel suo purgatorio, se la concordia era radicalmente impossibile da raggiungere?
Questa, inevitabilmente, la realizzazione cui sarebbero pervenuti, la domanda che si sarebbero posti... ciascuno a modo loro. E questa volta non sarebbe giunta alcuna rivelazione a fugare il dubbio ed allietare la frustrazione; nessun lieto fine.
Alle loro spalle, quasi che nuovamente la luce fosse troppa perché un singolo ricettacolo potesse contenerla, il sole iniziò a disfarsi. Colando lungo la tela limpida del cielo e del mare, lentamente iniziò ad accenderli, a propagarsi come un incendio senza fiamma né calore.*


"Mh... ecco la vostra risposta. L'abbiamo annoiata a sufficienza.
Addio, umani. La prossima volta che ci vedremo, il vostro mondo sarà mio."


*Sentenziò, prima che il sorriso si trasformasse in una cupa e spassionata risata. Una destinata a perdersi nel bagliore che aveva da venire. L'ennesimo, l'ultimo di una lunga serie, che si sarebbe fatto tutt'uno con i loro corpi, disintegrandoli e materializzandoli dall'altra parte.
Qualsiasi cosa avrebbero fatto delle loro vite, di ciò che avevano appreso in quell'ordalia, la sofferenza patita li avrebbe accompagnati fino alla fine dei loro giorni.*


GDROFF///Fin!
Avrei voluto permettervi un po' più di interazione con la volpona, ma siamo in chiusura e voi vorrete sicuramente fare cassa e fare altro, specie considerando che tutti(o quasi) sono già usciti.
Ordunque vi posto le ricompense, e, nel valutare l'operato, cercherò di essere il più conciso possibile. Se volete delucidazioni, ditelo e modificherò con maggior calma successivamente.
Per ciò che attiene alla role in sé, dirò che si è trattato di una sfida, principalmente perché eravate tanti. Sono riuscito a manipolare i limiti strutturali che avevo in maniera(per me) soddisfacente rispetto alla fase 3, che aveva sulle spalle diversi accadimenti precedenti che non potevo mettere da parte teletrasportando i partecipanti in un purgatorio infernale. Qui invece ho potuto, e questo mi ha permesso di muovere con autonomia molto maggiore, di fare il caz che mi pareva e di inventare situazioni in cui sapevo che ognuno di voi avrebbe dato qualcosa di diverso. E poi c'è Kurama, che volevo ispezionare da ogni singolo punto di vista, specialmente pro futuro.
Ma eravate tanti, e questa è sempre una lama a doppio taglio. Da una parte le interazioni sono splendide, variegate e dinamiche(specie per via della qualità media del role), dall'altra il master è spiazzato costantemente dalla quantità di materiale che gli arriva ad ogni giro. O va dritto per la sua strada, tagliando trasversalmente attraverso la trama e considerando solo ciò che necessariamente incide su di essa, oppure deve cercare una linea mediana, mantenendosi in equilibrio tra una missione che deve andare avanti e sette ninja che, ciascuno, devono avere il proprio momento di brillare. A volte il momento giunge spontaneo, altre volte bisogna punzecchiare, ma sta di fatto che è impossibile inserire in ogni risposta una considerazione adeguata di quanto è stato detto da ciascuno, come si farebbe invece in una missione normale. Questo lo sapete bene tutti, specie le narratrici.
Ciò detto, questa role ha decisamente preso una piega tutta sua nel momento in cui non siete assolutamente rimasti a guardare. Io stesso ho dovuto fare aggiustamenti continui, nonostante l'impianto iniziale fosse bello squadrato.

Valutazioni

CITAZIONE
Kyōmei Yūzora

- Role: rimanendo in tema di "momenti spontanei", ecco un personaggio che non fa fatica ad uscire dal guscio. La capacità di trovare qualsiasi spunto per scrivere anche interi post è tipica di chi ha ben chiaro il proprio personaggio, ma nel tuo caso è una caratteristica unica, che ho sempre invidiato. Non c'è un post in cui il personaggio non venga fuori, a modo suo, su basi che ho dato anche senza pensarci minimamente. Il risultato, unito alla tua velocità nel postare, è stato il trasformare Yu in uno dei motori principali della role. Caparbio, determinato, schietto e provocatorio, 10

- Scrittura: nulla da dire. Non so come tu faccia a scrivere così tanto, così bene e in così poco tempo. 10

- Strategia/Approccio: stante il fatto che per un pelo non ci finivate dentro con tutte le scarpe, all'approccio strategico di Yu non si può opporre molto. Nonostante le smargiassate e la leggerezza esteriore del personaggio, messo sotto torchio ha rivelato capacità riflessive notevoli. Tanto nel pensato che, soprattutto, nel parlato c'è elaborazione su ogni singolo aspetto enigmatico della role, e se il saltare nella conca è più una reazione istintiva che il frutto di pianificazione, si deve a lui il placcaggio illusorio di Shitsuki, che era partita in sesta a scannare ninja. Unica pecca è l'aver prestato il fianco al Kyubi, che, da bravo serpente, ha sfruttato lo spiazzamento dei ninja per portare avanti la sua agenda, finendo per convincere, con la sua recita da cucciolino, anche Yu, che è stato indotto a ritenere il cuore un avversario e il tempio una trappola. Almeno inizialmente, perché poi, in questo caso fortunatamente, la cautela ha lasciato il posto all'istinto di sopravvivenza... che ha fatto il suo dovere. 9, perché è stato centrale nel salvare il gruppo.

Media: 9.6

8 PM, 40 p.ti Fama, 6000 p.ti Exp

CITAZIONE
Harada Takumi

- Role: altro vulcano. Decisamente meno ciarliero di Yu, ma altrettanto complesso e riflessivo, tagliente e sottile... specialmente quando si tratta di far incazzare una certa volpe. Takumi e Yu sono in questa role circuito chiuso, nel senso che l'impulso di uno finisce nell'altro e viceversa, e la sinergia è altrettanto forte caratterialmente. È anche grazie a questo, sicuramente, che il personaggio è venuto fuori tanto bene nella role, e ha preso, nonostante i post di Simona non fossero spesso tra i primissimi(non tutti possiamo essere Sara o Silvia, lol), anche lui un posto da timoniere. 10

- Scrittura: anche qui, niente da eccepire davvero. Vorrei poter dire qualcosa, ma i difetti che avevi un tempo(la ricerca eccessiva di termini e l'intricatezza eccessiva) sono spariti. 10

- Strategia/Approccio: ahhhh, se solo si fosse ricordato dell'analisi fatta davanti al primo dipinto. Vale per l'intera cricca, ovviamente, ma Takumi era partito alla grande, e poi, come un po' tutti, ha cautamente ma inevitabilmente ceduto alla linea della volpe. Off tu e Sara siete riuscite ad arrivarci, ma il danno era fatto ahimé.
Detto questo, il discorso è lo stesso fatto per Yu. C'è sicuramente un ottimo approccio qui, da ninja, attento ad ogni singolo aspetto della role e intenzionato a rispettare tanto il buonsenso quanto l'autorità del proprio kage. In assenza di vera linea direttrice, Tak ha usato gli elementi che aveva nel miglior modo possibile, tanto da un punto di vista soggettivo(come individuo) che oggettivo(come shinobi). 9

Media: 9.6

8 PM, 40 p.ti Fama, 6000 p.ti Exp

CITAZIONE
Hayate Kobayashi

- Role: l'uomo a cavallo di un'idra impazzita su un mare di lava. Questa frase riassume perfettamente Hayate in una situazione del genere. Con Hideyoshi ho avuto lo stesso problema, ma sono stato più fortunato: avevo un solo ninja, jonin, e c'erano persone che ne sapevano più di me. Hayate invece è stato spinto in un ruolo di completa responsabilità su basi assolutamente incomplete, e, da ninja cauto e non ingiustificatamente autoritario com'è, non è stato in grado di imporre al gruppo una linea direttrice. Sperduto quanto gli altri, piuttosto che ergersi al disopra e navigare a vista, ordinando senza l'ausilio degli altri, ha preferito fare un passo indietro e cercare assieme agli altri sei una via d'uscita. Giusto? Sbagliato? Sicuramente si può dire che il ruolo da comandante sia stato sminuito, e che il suo contributo, ancorché spesso determinante(legarsi ai pilastri, saltare nella conca, deviare il colpo) sia arrivato secondo rispetto all'impulso di altri ninja, positivo o negativo che fosse.
Non una situazione facile, in cui sia il carattere del personaggio che le scelte del giocatore hanno contribuito a spingere Hayate in disparte. Rispetto ad altre role in cui l'ho visto partecipe, ahimè, in questa è uscito molto meno. Sicuramente ho parte della responsabilità.9

- Scrittura: nonostante il miglioramento rispetto alla nostra ultima role assieme, la ricerca della parola o della locuzione esotica continua a spingerti troppo in là. Personalmente, come ti dissi in passato, mi piace il modo in cui scrivi, perché è tutt'uno con il carattere del personaggio, ma a volte ho fatto davvero fatica a seguire per via del modo in cui sono costruiti i periodi o usate le parole. 8

- Strategia/Approccio: cautela. Ciò basterebbe a descrivere in maniera efficace l'approccio di Hayate di fronte al pericoloso ignoto che, ad ogni passo, minacciava di inghiottire sé e i suoi. Fin da principio, richiamando Shitsuki ad una razionalità irraggiungibile, il Mizukage ha dovuto tenere insieme un gruppo di teste pensanti(e parlanti) che non si sarebbero certamente accontentate di stare zitte e seguire gli ordini. Né lui, probabilmente avrebbe voluto che così facessero, dopotutto. Ha ascoltato il consiglio dei suoi sottoposti, senza far pesare la sua autorità e intervenendo soltanto quando strettamente necessario(specialmente per Urako e Takeshi, è stato essenziale, ma anche per tenere a freno Mitsuaki).
Un approccio, quello cauto, che è radicalmente in contrasto col prossimo candidato... e che purtroppo qui, complice una volpe malevola, ha finito col mettere il gruppo in una situazione pericolosa. 9, perché è stato anche lui essenziale.

Media: 8.6

10 PM, 50 p.ti Fama, 6000 p.ti Exp

CITAZIONE
Mitsuaki Kanada

- Role: forse il mio preferito. Un personaggio senza mezze misure, esuberante e sprezzante, narutiano per eccellenza. Non ha avuto difficoltà a ricavare il suo posto all'interno della role e del gruppo, sia per via del carattere che per via del ruolo ricoperto, e sicuramente viene fuori soprattutto nel rapporto con la volpe, unico fin dall'inizio. La sua esuberanza lo ha messo in svantaggio numerico rispetto al blocco dei "cervelli" di questa role(Yu, Takumi, Hayate), che hanno, con la loro cautela, dato forma definitiva alla role. Da una parte peccato... dall'altra meno male.
Unica pecca è il momento di massima sofferenza per il corpo attaccato alla colonna, che, ancorché delirante, risponde alla volpe come se fosse perfettamente padrone dei propri sensi(la sofferenza è nel role, ma non nel dialogo). Mentre Hayate, sulla stessa nota, si limita ad una singola frase agonizzante e ad effetto(senza grida, il dolore è sparito), Mitsuaki continua semi imperterrito, animato da una determinazione che, benché tipica del personaggio e sicuramente apprezzata, non è credibile in quella situazione, così come non lo è la lucidità(almeno esteriore) conseguente.9

- Scrittura: benissimo. Anche qui, post veramente ben fatti e controllati. Forse, se dovessi proprio trovare una pecca, a volte i periodi durano un po' troppo. Ma è una nota di stile, nient'altro. 10

- Strategia/Approccio: se il gruppo avesse seguito Mitsuaki, nella sua folle idea di attaccare il cuore, si sarebbe risparmiato enormi sofferenze. È il primo a dubitare espressamente e radicalmente della volpe, scelta saggia, e invita tutti a non seguirne il consiglio. Benché quanto detto fin qui sia non tanto il risultato di una pianificazione cosciente, cauta, quanto del carattere del personaggio, non si può non notare una differenza netta rispetto al comportamento degli altri verso il Kyubi(Shitsuki esclusa). Mentre tutti le prestano orecchio, sperduti(e razionali) come sono, lo Squalo mantiene una linea dritta, ritenendo immediatamente(e, agli occhi degli altri, avventatamente) che il gioco della volpe fosse da scartare immediatamente come un suicidio. Complice la volontà collettiva, fa poi un passo indietro, e segue gli altri giù per il tubo. Questa situazione è forse opposta rispetto a quella di Shitsuki, nel senso che entrambi, per via dell'esuberanza del proprio personaggio, sono andati oltre il buonsenso del momento per agire(o minacciare di farlo) avventatamente. Nel caso di Shitsuki con effetti nefasti, nel caso di Mitsuaki con conseguenze fauste evitate proprio dalla cautela degli altri. Anche col senno di poi, 8

Media: 9

8 PM, 40 p.ti Fama, 6000 p.ti Exp

CITAZIONE
Shitsuki Agiwara

- Role: la troublemaker della comitiva. Indisponente, impulsiva, sanguinaria, devota, viziata, impertinente, appassionata, insubordinata, you name it. Difficile metterla in un gruppo di ninja come questo, specialmente perché l'unica che, in qualche maniera e per ragioni tutte sue, può condividerne la reticenza all'obbedienza è Urako... non esattamente un'autorità. La sua fedeltà, come non nasconde di certo, è a Jashin e a chi ne deriva autorità, e fanculo tutti gli altri. Non la si può mettere meglio di così.
Dunque abbiamo mille situazioni che rischiano di spaccare il gruppo, in questo caso troncate prontamente dalle genjutsu salvifiche di Yu, che comunque non le hanno impedito di scannare la propria copia nel tentativo di, celermente, uscire da quel luogo. Coerente senz'altro, avventato senz'altro. 10

- Scrittura: non ho nulla da dire, anche stilisticamente parlando. Chiara e dritta al punto, si presta bene alla lettura e non pesa sul gioco e su chi legge. Come dovrebbe essere in un gdr. 10

- Strategia/Approccio: sicuramente qui non può entrare soltanto una valutazione obiettiva, perché il parametro di Shitsuki non è quello del normale shinobi. Se lo fosse, questo sarebbe un 3, perché metterla in un team ordinato gerarchicamente, se l'autorità posa su Kiri, è un suicidio.
Detto questo, non ci piove che comunque Shitsuki abbia ricevuto un addestramento da kunoichi/sia inserita nel Villaggio della Nebbia come kunoichi, che le impone una certa linea di fondo nel modo in cui si muove. Quando questa linea è sorpassata, anche se per via della fede, c'è un problema per lei e per chi le sta intorno. Questo dovrebbe essere il parametro, se si deve valutare la strategia impiegata... e in questo senso una strategia non c'è stata, non ai fini di questa parte di valutazione.
L'approccio è stato sicuramente impulsivo, dettato dall'insofferenza per la costrizione in cui si trovava e la necessità conseguente di uscire, la più forte tra tutti i membri del gruppo. Questo l'ha portata ad andare in rotta di collisione con Hayate, anzitutto, e quindi con il resto della comitiva, che in assenza di un vero indirizzo ha puntato sull'autoconservazione... dovendo, per conseguenza, mettere ko Shitsuki. Insomma, un bordello, che ha rischiato di costare caro al gruppo e che si rifletterà sicuramente in ruolate future. 7, perché non poteva essere altrimenti, e sarebbe ingiusto punire per ragioni puramente obiettive quello che, soggettivamente, ha inciso per via della situazione in cui il personaggio si trovava. Ma devo abbassarlo, perché ha inciso gravemente sugli altri compagni di squadra proprio nella stessa situazione, che era da Missione S e come tale potenzialmente letale. Per quanto giovane, zelante e intollerante, Shitsuki rimane una kunoichi, e come tale deve essere rapportata ad uno standard minimo, immortalità o meno.

Media: 9

8 PM, 40 p.ti Fama, 6000 p.ti Exp

CITAZIONE
Takeshi Suzaku

- Role: anche qui, come per Hayate, ho avuto l'impressione che la ritrosia del personaggio lo abbia sfavorito nel venir fuori, così come la difficoltà nel postare che aveva Fra. Un giro saltato, diversi post di completo silenzio, ho iniziato a chiedermi come riuscire a farlo venir fuori, e se non fosse una buona idea dividere il gruppo. Alla fine ho optato per farvi rimanere assieme, con Shitsuki, Yu e Takumi a dare forma a praticamente ogni singolo giro di post. Se però Mitsuaki e Urako avevano un modo tutto loro di venir fuori, ed Hayate aveva senz'altro il suo ruolo che gli consentiva un margine di autonomia, Takeshi è rimasto schiacciato. Forse una tua scelta consapevole, forse obbligata, non so, ma fino all'ultimissimo giro di Takeshi ho visto davvero poco, ahimè, nonostante la qualità dei singoli post. 8, convinto che in role meno affollate possa brillare.

- Scrittura: niente da dire, lineare e fruibile. 10

- Strategia/Approccio: anche qui, sicuramente complice il fatto di essere uno degli ultimi a postare, Takeshi segue l'indirizzo degli altri, Hayate specialmente. Se da un lato è giusto, dall'altro si ricollega a quanto detto sopra riguardo il problema di partecipazione.
Da un punto di vista obiettivo, tuttavia, non si può dire molto: ancorché non particolarmente attivo nel dar forma alla strategia(fragile e miope che possa essere in una role del genere), Takeshi fa sicuramente il suo, e da ninja non ha colpi di testa che mettano in pericolo il gruppo. 8

Media: 8.6

8 PM, 40 p.ti Fama, 5400 p.ti Exp(-10% giro saltato)

CITAZIONE
Urako Yakamoto

- Role: a pari merito con Mitsuaki, quanto a gusto personale, Urako occupa un posto unico nel gruppo. Mascotte? Protetta? Sperduta nel bosco? Se gli altri sono spiazzati dal territorio, Urako ha proprio sbagliato coordinate. Innocenza ed inesperienza si mescolano in maniera al limite del commovente, in una role che è progettata per provocare angoscia e sofferenza nei partecipanti. Ho già avuto a che fare con questo tipo di emozioni, da master, e ormai mi sento child abuser a pieno titolo.
Ciò detto, il ruolo unico occupato dal personaggio, e la qualità di Silvia come giocatrice nel cogliere spunti, aiutano a far uscire fuori il personaggio anche di riflesso rispetto ai tre nuclei radioattivi della role. Anche se la qualità dei post è sicuramente calata andando avanti, per via di impegni off, non c'è dubbio che il personaggio venga fuori, e bene. 10

- Scrittura: nulla da dire anche qui. 10

- Strategia/Approccio: difficile. Come Mitsuaki e Shitsuki, Urako, per ragioni tutte sue, non ha una strategia. È uno dei "cuori" della role, ma a differenza degli altri due, che fanno il cavolo che vogliono finché qualcuno non li atterra o li richiama al dovere, Urako è quasi inerte di fronte al terrore e al dolore che il tempio le infligge. Questo viene fuori immediatamente con la nudità, di cui si è riso molto, ma che era progettata esattamente per fare da urto iniziale, estraniare e valutare la reazione dei coinvolti. Questa immensa ritrosia si spezza solo sul finale, elogio di candore e purezza.
Ma questo non è un paese per bambini. 8, perché non ha né facilitato né ostacolato il gruppo, e il suo approccio è quello di un ninja catapultato in una situazione ben più grossa di lui.

Media: 9.3

8 PM, 40 p.ti Fama, 6000 p.ti Exp

Passo e chiudo.///GDRON

Edited by ~Angy. - 29/8/2018, 21:59
 
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view post Posted on 22/8/2018, 07:48
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Artificial Flower's Lullaby

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Ancora una volta, si sentì molto vicina a quell'immensa Bestia Codata. Anche lei avrebbe sbottato malissimo di fronte a dei piccoli umani che tentavano di blandirla dopo chissà quante sevizie e mancanze di rispetto... Cionondimeno, sobbalzò e si strinse al muro dei Rashomon quando Kurama urlò in quel modo.

"Basta. Hai ragione, basta. Andiamocene da qui, cazzo."

Urako che saettava come una trottola iperpotenziata era qualcosa di adorabile, ma in quel momento riuscì solo a trovarla... Buffa. Sembrava qualcuno che avesse leccato un rospo di troppo, o mangiato i funghi sbagliati.

"Cos'è che le è preso proprio adesso? Non potrebbe essere così sempre? Mah..."

Era perplessa. O perplesso. Ancora non era sicura su come sentirsi riguardo all'indossare il corpo di suo marito. Aveva accettato il fatto che era così e basta, e che Jashin avrebbe trovato una soluzione se la cosa fosse andata a genio al Suo insindacabile giudizio... Ma si passava una mano sul petto, non trovando niente, e quel leggero nervosismo che non la abbandonava restava lì, a morderle le punte delle dita.

Ascoltò i ruggiti rabbiosi della Volpe che mandava a quel paese loro, la razza umana, la Dea Amaterasu -porca miseria, Amaterasu in persona?- e tutto il creato. Shitsuki ora poteva vantarsi di aver incontrato ben due Dei nella loro manifestazione fisica... Ma voleva uscire da lì per incontrare il terzo, avere la possibilità di farlo.
Tutti quei giochi di chiacchiere e carezzamenti la irritavano, e guardava i suoi compagni maschi con un'insofferenza che mal si sposava col viso barbuto di Shintou.

Per fortuna, prima che potesse dire o fare qualcosa di stupido, Amaterasu decise che il loro tempo lì era finito.

«Rendiamo grazie» esalò con un sospiro sollevato. Era finita. Finalmente era finita.
Elencò mentalmente le cose da fare una volta fuori, ma ebbe giusto il tempo di raggiungere i primi due punti fondamentali (1. Trovare Kazora, e 2. Lasciare le file di Kiri), che la sua coscienza smise di essere. Non percepì, semplicemente svanì nella luce, vittima ancora una volta del volere di entità, suo malgrado, più in alto e potenti di lei.

gaEo3EO




CITAZIONE
Ce l'abbiamo fatta!
"E non grazie a te", mi dicono dal pubblico. Vero, vero. E a tal proposito volevo scusarmi per essere stata un nemico aggiuntivo da combattere durante questa missione, rendendo le cose più difficili a tutti. Dev'essere stato esasperante avere a che fare con un puntello messo di traverso... Quindi non mi stupisco che nessuno abbia insistito per provare a farlo spostare. Per quanto sia pesante a volte, la coerenza viene prima di tutto.
E mi ha fatto capire che la mia pg non è per niente adatta a lavorare in un gruppo dove non è lei il capo. È con la tristezza nel cuore che lascio Kiri, ma purtroppo la sindrome dei sentimenti offesi della mia pg è troppo potente, e non è colpa di nessuno: semplicemente, è andata così.
#scomunicaperHayate #poteretemporaleVSpoterespirituale #sacrascissione

Detto ciò, vediamo di valutare quel sant'uomo che ci ha portati a spasso finora che nemmeno un maestro elementare di una classe di bimbi prodigio.

Coinvolgimento personale: Shitsuki era inadatta a una missione del genere, e io inadatta come player. On game c'era da collaborare e piegarsi a una volontà superiore non di suo gradimento, Off game c'era da ragionare e analizzare. E io ODIO analizzare e ragionare quando si tratta di un gdr, non per niente ho fatto una pg totalmente fuori di testa, così che mi venga spontaneo ruolarla senza stare a spaccare il capello in quattro nelle situazioni in cui si trova. Ringrazio i miei compagni di sventura (compagne soprattutto, perché è indubbio che Sara e Simo fossero le più cariche e attive in questo brainstorming) per aver portato avanti la baracca mentre io mi facevo trascinare; se fosse stato per me saremmo tutti morti al terzo post, molto probabilmente. Per quanto riguarda il master, dato che stiamo valutando il buon Giammo... Ecco, il mio coinvolgimento personale non è stato molto alto. Vuoi che mi sentivo inutile e dannosa, vuoi che non capivo e quando capivo la cosa non era mai positiva per me, ma è stata una missione un po' pesante. Consapevole che il problema è in buona parte causato da me, assegno come voto 7.5
Tempistiche: per i tuoi standard di postatore lento, considerato gli altri tuoi impegni, hai fatto grandi cose. Assegno un 8 per l'impegno, malgrado alcune settimane siano state un po' lente hai sempre cercato di non abbandonarci e tenerci sul pezzo.

Che dire...
Ci vediamo dall'altra parte.
 
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view post Posted on 23/8/2018, 16:13
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Se credeva che parlare con una volpe millenaria, demoniaca e incazzata avrebbe funzionato? No. Diciamo che ingenuamente ci aveva sperato, ma non era per nulla convinto che le loro parole sarebbero arrivate laddove dovevano. Troppo odio aveva visto in quegli occhi scarlatti, troppo rancore…radicato e alimentato negli anni e fomentato e sedimentato dagli ultimi avvenimenti. Nonostante tutti avessero cercato di dire la propria, chi più chi meno, chi cercando di fare breccia nella ragione e chi in maniera più pratica cercando di trovare un modo per uscire da quel luogo, fu come se le parole di tutti si fossero infrante su di un muro invisibile. Troppo deboli, troppo distanti…semplicemente inadatte. Il ruggito di rabbia di Kurama tuonò selvaggio, riuscendo a coprire l’eco dell’esplosione di poco prima. Mise a tacere tutti. Un agglomerato di odio che non tardò a manifestarsi fisicamente sul Bijuu. Come non riuscisse a tenere a bada il proprio enorme potere, la pelliccia fulva della volpe sembrava fondersi in un manto di magma per poi tornare vello scosso dal vento. Sembrava non riuscisse a mantenere quella forma fisica, tanta era l’ira che lo scuoteva. Non serviva essergli vicino per capire quanto fosse incazzato: Yu sentiva lo sguardo infiammato di collera del demone sulla pelle, bruciante come il risentimento più profondo, inattaccabile proprio come quella creatura…insopportabile quasi quanto quel suo rigirare le parole degli Shinobi ed interpretarle come meglio gli faceva comodo. Si può sapere chi lo aveva “comparato” agli altri Bijuu? E chi era che aveva chiesto loro aiuto giusto poco tempo prima, ingannandoli? Trattenne la lingua tra i denti a stento il Rosso, stringendo la mascella quasi facendosi male, ascoltando quell’inno a sé stesso che Kurama stava abilmente intessendo, ponendosi al di sopra di chiunque. Superbo, arrogante e dannatamente orgoglioso, tagliò sul nascere qualsiasi idea avessero avuto gli Shinobi di porre un ponte tra loro e lui.
Con andatura fiera, muovendo le molteplici code e piantando gli artigli in quella specie di strana melma ondeggiante, la volpe si mosse verso di loro, tornando ad indossare quel tetro sorriso che già aveva mostrato loro nel momento in cui il calore del cuore li aveva portati alla morte. Quel ghigno crudele di chi voleva di proposito ferire gli altri, stroncare le gambe ed abbattere ogni speranza…un comportamento dannatamente umano, per quanto il demone vaneggiasse di essere, invece, su piani del tutto differenti, ergendosi a sovrano intoccabile.
Spiegò fin troppo chiaramente che non ci sarebbe mai stata pace, mai coesistenza pacifica in quanto il rapporto che intercorreva tra lui e loro era quello che c’era tra predatore e preda…forse scordandosi d’essere stato preda a sua volta non una, ma ben due volte. In fin dei conti il confine tra essi era talmente labile e variabile da essere inadatto a quel genere di esempi. Comunque fu piuttosto chiaro che il circolo menzionato da quella dea che Kurama aveva chiamato Ōmikami - il cui nome completo Yu aveva ancora sulla punta della lingua - non sembrava essere generato solamente dai fatti accaduti, ma dalla volpe stessa che non ammetteva minimamente gli venisse tesa la mano. Quasi ponesse volutamente una barriera tra sé e gli altri, come se…ne avesse avuto abbastanza.


Io non conosco i nomi delle lumache o dei granchi. E se li sapessi, non credo li ricorderei.
Sarebbe inutile, per me sono tutti uguali.


Kurama però non si era rivolto al Kobayashi chiamandolo “umano”, aveva utilizzato il suo titolo. Se davvero non erano che prede, perché mai sprecarsi a farlo? Già…e perchè quella divinità aveva fatto tutto quello che aveva fatto se sapeva che un punto d’incontro era radicalmente impossibile? Yu non pensava fosse solo un gioco. Non pensava fosse il semplice passatempo di una dea annoiata, c’era qualcosa di più. E fu proprio nello strano comportamento di Kurama all’avvicinarsi di una Urako ubriaca di chakra che il Rosso credette di vedere la menzogna dietro le parole della volpe. Oh, non metteva in dubbio che si sentisse superiore a tutti - era un dato di fatto quello - tuttavia il comportamento del demone gli ricordava molto il comportamento di Takumi quando si erano conosciuti o, in linea generale, di qualsiasi bullo si potesse trovare in giro per le strade di Kiri. Il modo di fare di chi indossava una maschera per allontanare gli altri, per tenerli a distanza, compiacendosi quando questo avveniva, sussurrandosi mentalmente quel “Ecco visto? Avevo ragione.” per dare ulteriore forza alle proprie stupide convinzioni. Yu stesso conosceva bene la sensazione. Un piombare lentamente in un abisso creato dal tradimento delle persone che avrebbero dovuto amarlo, e che lui continuava a scavare sempre più a fondo, sempre più a fondo utilizzando qualsiasi stupidaggine per darsi ragione, per alimentare quel modo sciocco di vivere, allontanandosi da tutto ciò che avrebbe potuto farlo soffrire ancora. Fino a quando Kai non lo aveva tirato fuori a forza, strappando via violentemente la corazza che si era costruito addosso.

Bugiardo.

Sentenziò allora diretto alla volpe. Senza dare spiegazione. Poteva dire quello che voleva quel demone, tentare di distruggere qualsiasi speranza vi fosse negli intenti degli Shinobi, ma Yu non pensava fosse sempre stato così. Non si nasceva così, lo si diventava. E per quanto quello fosse un demone, per quanto fosse un’esistenza tremendamente diversa da quella umana, il Rosso aveva visto, nel comportamento del Bijuu, il riflesso di modi di fare caratteristici della propria specie. La crudele difesa di chi era stato ferito una volta e non voleva esserlo più.
Magari si sbagliava. Forse stava umanizzando troppo quello che non era altro che un demonio, eppure…quella reazione tra la sorpresa e il sospetto all’avvicinarsi audace della moretta, gli faceva credere il contrario. Si diceva che le bestie ferite fossero le più pericolose. Forse parte del brutto carattere della volpe era proprio dovuto a questo. E poi dai…che c’era di divertente nel distruggere il mondo? Insomma, una volta finito, poi, che si faceva? Si stava lì a contemplare la propria devastazione per il resto dell’eternità, in perfetta solitudine?


Sai che palle…

Non ci fu comunque modo di continuare quel confronto. Il tempo a loro disposizione, in quella strana dimensione, sembrava fosse terminato. A detta della volpe, la dea si era stufata. Il che poteva essere, però si era annoiata piuttosto rapidamente in confronto al discorso gravoso e importante che aveva fatto loro prima di catapultarli lì. Era strano che lo avesse fatto solo per giocare un po’ con loro e Kurama. C’erano effettivamente molte dicerie circa l’abitudine di qualche divinità che, annoiata, tirava dei brutti scherzi agli umani, ma ce n’erano altrettante su divinità che premiavano le persone per averle aiutate o che agivano con uno scopo che non sempre era comprensibile nell’immediato. Questo probabilmente era uno di quei casi…anche se Yu mai si sarebbe aspettato di vedersi catapultato in uno di quei racconti che amava tanto leggere. E, per un momento, fu davvero come essere all’interno di un libro, o, meglio, un’immagine. La sordida minaccia della volpe seguita dalla sua risata sguaiata, fu accompagnata dal disciogliersi dell’orizzonte. Il sole prese a squagliarsi colando dal cielo come colore su tela, un colore luminoso che insudiciò la volta dell’alba e poi quel mare d’ossidiana, accendendoli di una luce intensa che si propagò rapidamente ovunque, fagocitando quel mondo solitario, come avrebbe potuto fare un incendio nelle foreste del Fuoco. Opporvi resistenza? Impossibile. Fu troppo veloce, troppo improvviso e, in ogni caso, quei loro corpi non sembravano essere fatti per opporsi a quella roba. Ancora una volta, tutto venne inghiottito da una luminosità sconvolgente, ma non vi furono belle parole a rassicurarli questa volta. Ad accompagnare lo spegnersi della coscienza del Rosso in quella luce dirompente, fu solo l’eco delle ultime minacce della volpe, assieme alla sensazione del suo corpo che andava via via disintegrandosi, proprio come la presenza a sé stesso e con essa la paura e i dubbi di cosa sarebbe accaduto in seguito.


CITAZIONE

Ed è finita anche questa! Affrontare questa missione nel periodo peggiore dell’anno (lavorativamente parlando) è stata una bella sfida, ma sono contenta di essere riuscita a portarla a termine degnamente. Detto questo, evito di fare lunghi preamboli e passo subito a valutare il nostro Capitano che ci ha guidati fino alla fine.

Coinvolgimento. Beh, penso che questa sia la prima missione in cui mi sono ritrovata veramente a pensare un sacco su che cosa cavolo stesse succedendo e cosa fosse meglio fare. L’unica altra missione che era riuscita a mettere Yu in difficoltà è stata la passaggio rango, ma era una difficoltà diversa, incentrata sul “cosa facciamo” fisicamente parlando, e non sul capire cosa ci fosse dietro ad ogni singola situazione in cui si ritrovava. Il giocare due pg contemporaneamente, poi, è stata una bella sfida personale, un trip mentale assurdo e un’esperienza completamente nuova che non mi era mai capitata prima. Inutile dire che da amante di enigmi quale sono, la missione è riuscita a tenermi attaccata e ad intripparmi come poche e mi ha permesso di interpretare Yu in una marea di situazioni diverse, di fronte a problemi sempre più gravosi e moralmente difficili da affrontare. Oltre a questo c’era quel grazioso animaletto di Shitsuki da cui guardarsi (tvb sil XD) quindi è stata una missione con la M maiuscola a tutto tondo. 10 a mani basse.

Tempistiche. Che non sei Flash Gordon lo si sa, inoltre in questo periodo avevi anche diverse role a cui stare dietro, senza contare che avere a che fare con 7 pg come quelli che ti sei trovato qui non è facile. Assegno 9, perché a volte col dilatarsi della settimana, diventava difficile riprendere le fila di una missione cicciosa come questa, ma tu hai cercato sempre di fare post che ci mettessero hype, compensando l’attesa con la qualità.

E con questo passo e chiudo. u.u
Ci si vede fuori gentaglia!

 
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view post Posted on 24/8/2018, 00:08
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CITAZIONE
I voti li ho lasciati editando il post di prima^^
Di nuovo grazie per il tuo bellissimo lavoro, complimenti a tutti per la bella giocata, mi dispiace solo non essere riuscita a godermi tutte le interazioni (un po' come per Kaoru) a causa degli impegni off... ma ci rifaremo.
Il post sarà cortino perché mi prudono un po' le mani: ho un sacco di interazioni da spolpare nel topic centrale e vorrei buttarmici a pesce, ma mi dispiaceva prendere ed eclissarmi senza scrivere nulla.

Quell'ultima risposta non le piace un gran ché: arresta il suo perpetuo movimento sfarfallino con una discreta frenata, piantandosi di nuovo i pugni contro i fianchi. Sbuffa, facendo sollevare in aria una ciocca vagabonda di capelli che le è scivolata davanti al viso. Quello non è mica un atteggiamento collaborativo!
“Ma daaaaai!” protesta sonoramente, e poco ci manca che pesti un piede a terra. Poco ci manca anche che non cerchi di aggiungere un bel finiscila, ma la luce è diventata davvero troppo troppo forte: muove qualche passo per allontanarsi dalla bestia – o almeno crede di farlo, perché se non ci vede, per quanto sia fantastica, non può riuscire a schivare un bel niente. La risata della volpe è vibrante, potente, cattiva, le fa pensare che per quanto lei possa scappare lontano, troverebbe sempre e comunque il modo di raggiungerla... e farla sentire di nuovo come si sentiva prima: piccola, inerme, una che la differenza non può farla. Per chi, poi? Chi mai avrebbe mai voluto l'aiuto di una ranocchia molliccia?

No, no, lei respinge quell'autocommiserazione!
Nella luce nuota come un girino, dimena la sua unica coda controcorrente – non erano otto? Ne era certa, anche senza contarle! Un bianco lattiginoso la avvolge, oceanico, senza alto né basso e lei va avanti, avanti, ancora avanti, sciogliendosi candidamente e in silenzio nello sforzo di ritrovarsi invincibile. Nel desiderio sconfinato di non dover più provare quella paura, quella sofferenza feroce che forse solo sé stessa si infliggeva, con metodica precisione.

La rana che annega nella luce, la rana che era il vento e che ora cessa di essere, sospesa su un abisso di tempo che fugge, cullata nei vaghi sogni agitati da quell'ilarità che accompagna lo spirito mentre torna a vestire le sue carni abbandonate.
Il candore si macchia di memorie: rosso che divampa, voci che gridano, carne che brucia; buio profondo, le parole dolci di lei, il gelo che morde e infine la dissoluzione, il sonno, la morte e la gioia incontenibile. La mente scissa si domanda: è stato tutto vero?
Come è possibile essere uno e due?
Come è possibile una tale forza?
Come è possibile una tale gioia?
Senza peso, senza pensieri.
Okami... Okami, la volpe di ghiaccio, la donna di sole. Chi sei, Okami.
Tornerò mai, Okami, ad essere quello che hai mostrato?
Era vero?
Era il futuro, forse?
O forse mentivi, come gridava Nove-Code?
Perché lo facevi?

Avrebbe aperto gli occhi nel suo letto, sarebbe stata piccola come prima, non è vero?
All'improvviso, il peso delle membra la preme verso il basso: dita che si chiudono inesorabili attorno a una cartaccia, e stringono. Sente la terra sotto le unghie.

Sente... freddo...

 
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79 replies since 6/5/2018, 21:43   2833 views
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