Un odore metallico, uno zampillio e, ora, grazie alle doti di Mitsuaki, al già abbastanza inquietante e loquace elenco, si aggiungeva anche una non ben identificata presenza. Da uno a dieci quanto rapidamente stava peggiorando la situazione ogni minuto che passava? Sì, esatto, undici era un eufemismo. E non ci voleva nulla a capire che, da lì a poco, si sarebbero ritrovati nella merda fino al collo, di questo Yu era praticamente sicuro. Il problema era che, a prescindere dalle disquisizioni su quel dannato dipinto e dalle precisazioni fatte da Takumi verso il Mizukage, la verità era che non avevano tante possibilità. Mettersi quei dannati sai e proseguire, sembrava l’unica via da tentare. Oh, no, non la cosa più logica, per dio. D’altronde la logica era stata abbandonata nel momento stesso in cui si erano risvegliati, nudi come vermi, in un posto che non si sapeva minimamente dove fosse e, anche presupponendo un ventaglio fantasioso di possibilità in merito…beh, di razionale c’era ben poco. Se ne rendeva conto, Yu, e per quanto fosse palese non ci fossero altri modi per andare avanti e provare a scamparla in qualche maniera - scamparla da cosa, da chi? - non era che agire in quel modo lo facesse saltare di gioia. Non sapevano nulla del posto in cui erano, non sapevano nulla di cosa fosse effettivamente accaduto, non sapevano nulla di loro stessi. Ci aveva pensato, sapete? Alle parole che gli aveva detto Takumi. Hai la minima idea di cosa ho provato a vederti cadere come un sacco vuoto? così gli aveva chiesto…e l’immagine di un sé stesso privo di vita che scivolava a terra senza più forza, né volontà gli si parava davanti ogni volta che quelle parole tornavano a ronzargli fastidiosamente in testa. Le budella ci contorcevano al solo pensiero di poter essersene andato in un modo tanto stupido! Sicuro, aveva provato a fare qualcosa, ma era evidente fosse stato inutile di fronte all’immensità di quanto accaduto. E ora? Ora come stavano le cose realmente? Il suo corpo - tutti i loro corpi - erano lì, abbandonati in quella piazza, accasciati gli uni sugli altri, preda dei corvi e dei vermi mentre la coscienza era in quel posto assurdo? Oppure c’era qualcosa che gli sfuggiva, qualcosa ch’era accaduto dopo che l’oblio l’aveva avvolto e che quello sterminio di massa si era concluso?
Oh, gli sarebbe davvero piaciuto saperlo. E gli sarebbe pure piaciuto avere quella feccia del Taisei per le mani. E con questo non intendeva certo relegare il Kyo Dan nel paradiso dei santarellini, ovvio. Ma, di fatto, quanto accaduto ad Ishi no Kuni era stato messo in atto per mano della Cappe Nere…Quella situazione era tutta colpa loro. E che non venissero a dire che potevano fare a meno di rispondere alla chiamata, perché gli avrebbe strangolati con le loro stesse budella uscite dal culo!
Kuso…Datti una calmata Yu. Lo sai che così non va bene.
Aprì e chiuse i pugni, un paio di volte, come a scaricare la tensione, mentre la sagoma del clone candido del Mizukage veniva completamente inghiottito dall’alone creato dalla luce in lontananza. Alla fine, tutti i presenti, Shitsuki compresa, avevano indossato i sai. Non ne era rimasto nessuno appeso ai ganci sotto l’affresco, a prescindere dal risultato della prova che era stato deciso di condurre con quel Kage Bushin. Li stava solo precedendo lungo un cammino che avrebbero dovuto, in ogni caso, intraprendere anche loro…tuttavia quell’attesa stava diventando snervante. Fortunatamente ci pensò il biondo, che ora Yu sapeva chiamarsi Suzaku Takeshi, a stemperare un attimo l’atmosfera, ponendo delle domande che, in fin dei conti, forse tutti loro si erano fatti, pur magari non trovando risposta alcuna, quanto meno Yu.
Non erano soluzioni che serviva ottenere in quel momento, tuttavia erano domande intelligenti, frutto di una mente curiosa e avida di comprendere la situazione in cui erano fino in fondo. In un certo senso, pur avendole accantonate di propria mano, il Rosso non si sentì di tacere di fronte alla voce del biondo, tanto che cercò di rispondere come meglio poteva: ovvero col nulla che stringeva tra le dita, proprio come Takeshi.
Credo sia una caso. Disse, mentre risvoltava un poco il bordo delle maniche del saio, troppo lunghe per i suoi gusti. Scomode, a voler essere precisi. Apparentemente non c’è nulla che ci accomuni se non il fatto di appartenere allo stesso villaggio, ma non credo sia un criterio di scelta e aggregazione tenuto in considerazione da…qualsiasi cosa o individuo abbia fatto questo. Per quanto riguarda gli altri… Incrociò le braccia al petto, guardando in su, verso la volta altissima di quel luogo, come se tra le ampie arcate, illuminate ritmicamente, avesse potuto trovare la risposta. Non ne ho idea. Potrebbero essere in un altro posto strambo come questo, o magari qui da qualche parte, in altre aree. Difficile dirlo. Non sappiamo nemmeno dove o cosa sia “qui”.
Ed era questa la cosa preoccupante. Senza conoscere un minimo il luogo in cui si trovavano, dovevano muoversi alla cieca: sperando, scommettendo. E, nonostante a Yu le scommesse piacessero, quelle perse in partenza non erano mai state il suo forte. Tranne con Nuru. Con Nuru vinceva anche se aveva deciso di perdere, pazzesco.
Dovevano uscire da lì, era appurato questo. Ma dov’era “lì”, cos’era? Non sapevano nemmeno se ci fosse realmente la possibilità di uscire. Potevano solo provare e puntare tutto su questo, se non volevano restarsene lì come dei polli a guardarsi…cosa che stavano facendo ugualmente, attendendo che il clone facesse il suo lavoro. Un’attesa che stava diventando snervante nella sua immobilità. Non stava cambiando nulla. Di tanto in tanto, Yūzora tornava a controllare l’odore che aveva avvertito poco prima, nella speranza di riconoscere quella sfumatura sconosciuta che si mischiava al lezzo metallico, tuttavia non c’era nessuna novità su quel fronte. Nulla di nuovo. Quanto meno, fino a quando, all’improvviso, i battiti che scandivano le ondate di luce che tutto irradiava e quel calore che stemperava il gelido contatto con il materiale di cui era composta quella cattedrale, aumentarono di colpo.
Le pulsazioni della luce, si fecero più rapide, il martellare accelerato e la luminosità perse qualche grado, diventando più cupa…e, per certi versi, inquietante. Minacciosa. Sembrava quasi che quel qualcosa che tutto illuminava e riscaldava si fosse arrabbiato o spaventato, proprio come avrebbe potuto fare una persona o un animale. Forse più arrabbiato. Ma quest’impressione di Yu era dovuta al fatto che il giovane legava la paura al freddo…e lui in quel momento non ne provava, anzi! Una vampa di calore più intensa aveva accompagnato quello strano comportamento del cuore luminoso. Comportamento che lo fece scattare in guardia - facendolo sentire contemporaneamente un idiota avendo indosso solo quel saio - mentre gli occhi saettavano in giro, pronto a qualsiasi cosa avesse potuto spuntare da dietro quella o questa colonna.
Che cazzo succede?!
Una coscienza disgregata come pezzi sparsi di un puzzle, poi rimessa assieme di colpo, in un’unica perfetta mossa di mano, nell’esatta composizione di ciò che era sempre stata. Nessuna dolcezza, nessuna carezza, solo un gesto secco e asciutto, dannatamente fastidioso ed esageratamente improvviso, quasi violento. Un po’ come quelle mattine in cui ci si sveglia esattamente all’ora in cui ci si dovrebbe svegliare: né prima, né dopo, precisamente nel momento giusto. Avete presente, no? Quelle giornate orribili in cui la sveglia suona come dovrebbe, dannatamente in orario, ma voi eravate ancora nel profondo del sonno e venite letteralmente strappati via dall’onirica beatitudine per finire lì, nel vostro letto, con quel marchingegno infernale che suona come non ci fosse un domani e non avete nemmeno qualche attimo per abituarvi all’idea di dovervi alzare. Neanche qualche minuto di decompressione, quel breve periodo che di solito succede il risveglio e precede il momento di alzare il culo dal materasso. Ecco, il destarsi di Yu fu più o meno così.
Aprì gli occhi di colpo, avvertendo sulla nuca tutto il gravoso peso della forza di gravità che faceva penzolare il suo capo abbandonato in avanti e ferendosi gli occhi, nell’esatto istante in cui tentò di aprirli. Imprecò malamente, stringendo le palpebre e alzando faticosamente la testa, quasi fosse pesante come un macigno, per gettarla indietro, cozzando contro qualcosa di duro che decisamente non era un cuscino. Fu in quel momento, quando cercò di alzare un braccio per portarsi la mano a sentire il probabile bernoccolo sotto i capelli, che si rese conto di non riuscire a muovere altro che il collo. Ma non era ferito, non aveva il corpo malandato, i muscoli rispondevano perfettamente…il problema era che era bloccato!
Provò ad aprire gli occhi una seconda volta, piano piano, lasciando che le ciglia schermassero quel bagliore tanto intenso da far venire il mal di testa, fino a quando non si fosse quanto meno abituato. Ci volle qualche istante, attimi in cui tentò invano di muoversi da quella posizione, forzando gambe e braccia ma finendo soltanto col farsi del male e ferirsi alla schiena con qualche cosa. Cosa cazzo stava succedendo?!
Alla fine buttando gli occhi giù, verso il proprio corpo, le vide quelle dannate catene. Erano nere e lo tenevano ancorato come un salame da un pilastro candido. Anche voltando il capo a destra e a manca non vedeva lucchetti o punti di giuntura di quei legacci, sembravano spuntare dal nulla e stringerlo a quel palo proprio come era capitato quella volta coi pirati.
Ma come ci sono finito in una situazione del genere?!
Ringhiò irritato, agitandosi come un’anguilla fino a farsi male tentando di allentare le catene, ma era tutto dannatamente inutile. L’unica cosa che riusciva a ricavarne era di ferirsi con le lame di Kenmaki che aveva legato alla schiena…chiunque lo avesse sistemato lì, non si era nemmeno premurato di togliergli le armi. Aveva sia il suo wagasa che il suo prezioso Hakanai con sé, non che servissero a qualcosa visto che non riusciva a muoversi un millimetro per prenderli ed usarli! Ah, cazzo! Quelli erano i momenti in cui quasi quasi rimpiangeva di non essere nato come un Hōzuki fatto e finito. Ci avrebbe messo un attimo a liquefarsi e liberarsi da lì se fosse stato una pozzanghera ambulante come suo padre. E invece no! Eh, no. Lui era nato male e quindi se ne stava lì ad agitarsi inutilmente come un pollo, mentre cercava di fare chiarezza su come diavolo fosse finito in quel posto. Sembrava una specie di templio, o una cattedrale. Sotto di lui, poco più avanti si apriva una conca ricolma di un liquido luminoso, increspato allo stesso ritmo di quella luce che procedeva ad ondate rapide, un po’ cupe e per certi versi ostili, accompagnate da un battito costante e rapido, come un cuore agitato, e dal calore che lentamente stava riscaldando la sua pelle, sempre di più, ad ogni nuova pulsazione. Una sensazione gradevole di per sé non fosse stato per il fatto che era legato come un salame e che lentamente le nebbie della memoria stavano iniziando a diradarsi.
Piano piano, gli ultimi attimi prima di quel brusco risveglio tornarono ad inondargli la mente, uno dopo l’altro, nella loro ineluttabile atrocità. La chiamata, la piazza, Taisei e Kyo Dan che cercavano di accattivarsi il favore degli Shinobi, poi il fiore luminoso, la statua e i serpenti spettrali che aveva vomitato, quindi il buio. Ricordava perfettamente la sensazione di impotenza che aveva avuto trovandosi di fronte quella situazione, così in contrasto con le ultime azioni disperate che aveva tentato di fare: salvare Takumi, salvare sé stesso da quella fine segnata. Un gesto superfluo, un gesto stupido…anche perché il castano era lì proprio accanto a lui, legato su un pilastro mentre si dimenava come una furia nel vanto intento di liberarsi. E non era il solo. Più in là, su quella serie di colonne candide posizionate a semicerchio Yu riuscì a distinguere altre persone: avrebbe voluto aiutarsi con l’olfatto, ma il liquido luminoso della conca emetteva una traccia metallica tanto forte da confondere anche odori così vicini a lui. Li avvertiva, ma…erano come corrotti. Gli servì giusto per riconoscere Shitsuki che altrimenti non sarebbe riuscito ad individuare: quelle corna non le aveva quando si erano conosciuti.
Quindi, Takumi, Shitsuki, Urako, lo Squalo, il Mizukage e tre persone che non conosco: uno è quel biondino e gli altri due sono questi tipi incappucciati. Quello che sta qui accanto a me nemmeno si muove…francamente non sono sicuro sia vivo.
In effetti, contrariamente a Takumi che si scuoteva come un ossesso, il tizio alla destra di Yu era immobile. Il Rosso provò anche a chiamarlo, ma non ottenne alcuna risposta, tanto che presto lasciò perdere, rivolgendosi piuttosto a chi conosceva, iniziando da quel diavolo incarnato che aveva vestito la pelle del suo amico.
Piantala di agitarti, è tutto inutile! Siamo legati come salami. Fece, rivolto al castano. Quanto meno era chiaro che stesse piuttosto bene visto quanto si agitava, anche se avrebbe preferito non vederlo in quel posto…ma era evidente che quello spintone non era bastato a risparmiargli la stessa sorte capitata a lui. Già…che sorte era poi? Dov’erano? Cosa gli era successo? Domande che non avrebbero avuto alcuna risposta per ora e chissà per quanto, visto che sembrava fossero ben lungi dal potersi muovere liberamente. Hey gente! State tutti bene voialtri? Piegato in avanti il capo e voltato verso il resto dei pilastri, Yu parlò a tutti i presenti, attendendo qualche risposta. Qua ce n’è uno che non sembra essere molto vivo…O almeno non risponde e non si muove.
Fu facendo il movimento contrario, tornando ad appoggiare il capo al duro marmo del pilastro, che gli occhi del Rosso intravidero qualcosa nei pressi della conca luminosa a cui fino a poco prima non aveva fatto caso. Forse per la fastidiosa luminosità emanata dal liquido che riempiva quella specie di bacino artificiale, forse perché era più concentrato su altri elementi per notare quella specie di sagoma umana che sostava ai bordi del laghetto. Yūzora strizzò gli occhi per mettere bene a fuoco al di là del lucore emanato dal fluido e da quel qualcosa che stava dietro di loro e tutto illuminava seguendo un ritmo preciso e costante. Era nudo e per quanto non fosse semplice riconoscerne le fattezze con quel bagliore irritante di mezzo, gli sembrò proprio che fosse il Mizukage…ma era impossibile, no? Il Mizukage era lì, legato ai pilastri come lui e tutti gli altri, non aveva alcun senso che fosse anche laggiù. E, se non poteva muoversi, di sicuro non poteva comporre sigilli per qualche tecnica che permettesse di creare cloni o simili! Quindi come si spiegava? Magari aveva visto male lui?
Oi, Takumi. Reclamò quindi l’attenzione del compagno facendo un cenno col capo nella direzione dove guardare. Vedi quella persona laggiù? Non ti sembra il Mizukage?
Il castano fece appena in tempo a guardare e rispondere che l’individuo ai bordi della conca, scomparve in una nuvola di fumo, proprio come avrebbe fatto un clone, lasciando i due - e probabilmente anche chiunque altro avesse notato la figura - allibiti. Quello non poteva essere un Kage Bushin di Hayate, lui non poteva muoversi, non poteva comporre sigilli e, poi, in ogni caso, avrebbe creato una copia con dei vestiti e non nuda come quella! Quindi cosa significava? Qual era l’origine di quel clone e perché aveva l’aspetto del Mizukage?
Non so a te, ma a me questa storia non piace per niente…
Nella tesa situazione che stava verificandosi sotto l’affresco, fu la voce del Mizukage a rendere ancora tutto più grottesco e inquietante di quanto già non fosse. Dopo aver rilasciato il proprio clone con la semplice imposizione delle mani, Hayate si rivolse a tutti loro e, senza nascondere ai suoi Shinobi una scomoda verità, rivelò cosa il suo Kage Bushin era riuscito a scorgere sul lato opposto della navata, prima che la tecnica venisse sciolta. Di certo, Yu tutto si sarebbe aspettato di sentire, meno che delle copie di loro fossero incatenate infondo a quel luogo. E sapete la cosa ancora più assurda? Il Mizukage voleva liberarle! Ora, con tutte le buone intenzioni di questo mondo, era mai possibile che ad Hayate non fosse passata per la testa, nemmeno per un istante, l’idea che quelle…cose potessero non essere esattamente una presenza positiva? Insomma, che cazzo erano? Chi erano? Ma soprattutto perché esistevano?! Solo a Yu l’idea di avere un doppio, a mezzo kilometro di distanza, faceva accapponare la pelle? Perché di questo si trattava: di là c’era uno con la sua stessa faccia. Un altro Yu. Era…era aberrante. E lui era sicuro di non avere gemelli - figuriamoci, se suo padre avesse avuto non uno, ma ben due figli usciti male, si sarebbe suicidato…non che alla fine il risultato sia diverso dalla realtà: sempre morto era - quindi qualsiasi cosa ci fosse al lato opposto della navata, non era nulla di buono. Non poteva esserlo. Cosa poteva esserci di positivo in una copia esatta di sé? E poi chi garantiva lo fossero davvero e non avessero solo il loro aspetto per confonderli? Francamente il Rosso avrebbe fatto fatica a fidarsi del proprio doppio anche se avesse risposto esattamente a qualsiasi domanda privata gli avesse fatto. Questo proprio per il fatto che era una copia. Non potevano esserci due Yu, non aveva senso! Per quale assurda ragione avrebbero dovuto liberarli?
Un momento Mizukage-sama, con tutto il dovuto rispetto, non credo che partire direttamente con l’idea di liberarli sia saggio. Fece, cercando di essere il più rispettoso possibile, benchè in quel momento la lingua biforcuta fremesse per essere sguinzagliata. Mi spiego, allo stato attuale delle cose, sappiamo solamente che quelle…cose, hanno il nostro aspetto. Non sappiamo cosa sono, chi sono e perché esistono. Potrebbero solo fingere di essere noi o avere semplicemente la nostra faccia per ingannarci. Prima di parlare di liberarli è opportuno capire con cosa diavolo abbiamo a che fare: insomma, il solo fatto che ci siano dei nostri doppi è inquietante. Fece una pausa, facendo spallucce. Se poi dovesse rivelarsi davvero utile liberarli, ai fini di lasciare questo posto, allora ben venga, non mi opporrò di certo. Solo…andiamoci coi piedi di piombo, Signore.
Andarci cauti. Valutare, non buttarsi a capofitto senza nemmeno avere una mezza idea di che cosa diavolo avessero davanti a non più di seicento metri di distanza. Comprendeva benissimo il desiderio di Hayate di andarsene, ma non a discapito di quel minimo di lucidità e razionalità che ancora potevano usare nel decidere le loro azioni. C’erano delle loro copie identiche, per quanto provasse a scorgerci un qualcosa di positivo ne aveva davvero un’estrema difficoltà, soprattutto non avendoli ancora visti coi proprio occhi. Era un po’ come con la faccenda dei Bijuu…’Kichi e ‘Tatsu lo avevano avvertito molto prima che partisse con Takumi e Nuru per la missione del Rokubi, eppure finchè il Rosso non era stato faccia a faccia con quella creatura, essa restava ancora sul confine tra realtà e immaginazione. La stessa cosa valeva per le copie: sapere che c’era un altro sé stesso a poca distanza lo angosciava, ma sapeva che non era nulla rispetto a quando se lo sarebbe trovato di fronte. Il solo immaginarlo gli faceva balzare il cuore in gola, come se avesse voluto scappare via dal suo alloggiamento nella cassa toracica. Uno stato d’agitazione generale, che sembrava sottolineato da quel pulsare rapido e costante, unito all’abbassarsi improvviso della luce che seppure continuava ad inondare quel luogo. Cosa fare era ormai deciso da prima che si sapesse delle loro repliche, ora più che mai l’unica cosa da fare era proseguire verso quella luce, vagamente oscurata, e fare chiarezza. E non passò molto prima che il gruppo di Shinobi si mettesse in marcia verso il fondo della navata. Un passo per volta, sul tiepido tappeto rosso, vegliato dalle altere colonne che costeggiavano il corridoio centrale per tutta la sua lunghezza, Yu si fece avanti assieme agli altri, quasi chiamato dal battito ora alterato che, per primo, aveva accolto quel suo risveglio nell’antro oscuro.
Avete presente che si dice che il tempo si dilati, vero? A seconda delle percezioni pare scivolare via in un battito di ciglia, oppure non passare mai…Ecco, forse anche lo spazio aveva la stessa strana peculiarità. Probabilmente perché il Rosso non era per nulla convinto di volersi trovare faccia a faccia con un altro sé, quel lungo corridoio trapunto di scarlatto, sembrava non finire mai, nonostante il giovane Chunin macinasse passi su passi. Ma appunto, era solo un’impressione. Mano a mano che si lasciò dietro di sé il dipinto, Yu iniziò a vedere avanti a sé caratteristiche più chiare di ciò che quella luce intensa aveva fino a pocanzi mascherato. Sulla distanza, apparvero nove alti pilastri, ancora delle ombre immerse nel lucore intenso del cuore e di quello che si alzava da una conca lucente che si apriva dinnanzi a quelle alte colonne. Proprio da lì, da quel liquido luminoso e abbagliante, tanto da non poterlo guardare direttamente troppo a lungo, proveniva l’odore metallico che Yu aveva avvertito ancora quando stava dalla parte opposta della navata…ora che era lì lo sentiva chiaramente ed era fortissimo: non c’era da stupirsi se avesse coperto la traccia delle copie avvistate, invece, dal Kage Bushin. Giunto ai bordi di quel laghetto luminoso, increspato al ritmo dei battiti convulsi di quel cuore agitato, il Rosso riuscì a scorgere meglio i dintorni. Notò solo vagamente il canale principale che portava quel liquido abbacinante dal cuore alla conca, così come notò appena gli affluenti secchi che dai pilastri si immettevano nel condotto che portava quella strana sostanza. L’attenzione di Yu era tutta per ciò che stava incatenato alle nove colonne. In particolare, alla seconda da sinistra. Capelli rossi, Kenmaki, l’Hakanai, i suoi vestiti…da quella distanza non riusciva a vedere se in faccia avesse la cicatrice lasciatagli da Fuyu, ma era certo ci fosse. Una certezza fredda, inquietante, mentre occhi negli occhi, Yūzora guardava Yūzora, esterrefatto con un commisto di rabbia e paura che gli si avvinghiava alle viscere come una serpe irta di spine, quando le loro voci risuonarono all’unisono.
Che razza di scherzo è questo..?
<abilità/attivazione> - Sensi Migliorati - [Stm: -2] [Liv 0: 61/70] "I ninja sviluppano i loro sensi per localizzare pericoli e nemici i agguato, ma ogni individuo possiede un senso che è naturalmente superiore agli altri. Può essere qualcosa di semplice come la vista, oppure più particolare, come il tatto o l'udito. Ogni senso ha le sue caratteristiche che comprendono sia svantaggi che vantaggi, ma ognuno è stato dato un solo dono da Madre Natura o dal duro allenamento.
Olfatto: l'odorato del ninja è fine come quello di un segugio e gli permette le seguire le tracce di chi vuole a patto di conoscerne prima l'odore. Le tracce che egli è in grado di percepire possono essere vecchie di tanti giorni quanto più alto è il livello dell'abilità (di oggi con Lv.6, vecchie di un giorno con Lv.5, due giorni con Lv.4 e così via);
[L'abilità Sensi Migliorati può scovare i nemici "Nascosti" o individuare le "Trappole" piazzate ma deve essere attivata per ogni trappola e ninja nascosto, se ad esempio l'avversario piazza due trappole e si nasconde; si userà tre volte.]
Liv 0: 800 m di raggio