La routine uccide, libera tra Egeria, Pelle e Yolo

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view post Posted on 18/9/2018, 14:34     +1   -1
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Non risponde, o meglio, una replica c'è, ma non una che si adatta davvero alla domanda. Non credo che non abbia capito cosa intendessi, no, ha scelto di non rispondere. Probabilmente lo avrei fatto anche io al suo posto, dopotutto sono una sconosciuta. Però forse questo girare intorno alla domanda costituisce esso stesso una risposta, e non quella in cui speravo. Quando stai bene non ti fai problemi a dirlo, è la sofferenza che uno sente privata.
La mia espressione si vela di tristezza. Mi dispiace davvero, perché questa Urako sembra una brava persona, e saperla felice mi avrebbe sollevata. Non c'è nulla che io possa fare, lo so, però che peccato. Sarebbe stato bello incontrare qualcuno di davvero felice, anche solo per vedere che è possibile, qualcuno verso cui guardare e dire: "Voglio essere proprio così". Forse un po' mi sono anche affezionata, così, tra la soba e il tè, a una dottoressa che non avevo mai visto prima, forse non avrei dovuto, ma ormai è andata.
"Si va sempre avanti, quindi, su una strada che non sai davvero dove ti porterà. Chissà come andrà a finire, sarebbe bello potersi un giorno guardare indietro con soddisfazione e un po' di rimpianto, vorrebbe dire essere stati felici." Le dico mentre seguo attentamente i movimenti delle sue mani, se non faccio niente pagherà lei per entrambe, ma non è assolutamente appropriato.
"Non sono convinta che sia il caso di farmi offrire il pranzo. Sono davvero grata per essere stata invitata, e soprattutto per tutto quello che mi hai detto. Proprio per questo però ancora di più se tu pagassi per me mi sentirei terribilmente in colpa." La mia voce arriva nel mezzo della sua ricerca nel borsello. Non è una risposta che non ammette repliche, ma è sincera, e sono fiduciosa di riuscire a convincerla anche nel caso volesse insistere. Davvero, è stata così gentile, è un superiore che ha voluto mangiare con me, non può pagarmi pure il pranzo. Che figura ci farei con lei e con me stessa? Se fossi sola scuoterei la testa, sarebbe una figuraccia terribile e non deve accadere.
Questo è il momento, quando la mia mano si porta al lato della sedia per cercare quello che logicamente dovrebbe essere lì, questo è il momento, dicevo, in cui realizzo di non avere con me il bastone. Devo averlo lasciato nel corridoio dell'ospedale quando mi ha chiesto aiuto con i tre feriti e l'avrò lasciato lì. Cerco di non scompormi, non voglio che questo mi distragga dal problema del conto, ma immagino che poi dovrò tornare lì. Credo che una volta usciti da qui chiederò a Urako, anche perché non so se per oggi ha finito o deve andare di nuovo in ospedale anche lei.
 
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view post Posted on 29/9/2018, 23:27     +1   -1
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“Personalmente, preferirei guardarmi indietro e accorgermi di stare meglio, rispetto a prima... piuttosto che il contrario” ridacchia, senza dare minimamente spazio al tentativo dell'altra di schivare l'offerta: ignora a bella posta l'educatissimo discorsetto, domandandosi un po' di sfuggita se non si fosse presentata anche lei nello stesso modo... quando Shi l'aveva trascinata a mangiare il sushi, dopo l'esame genin.
Non crede proprio di essere anche solo lontanamente inquietante o pericolosa come era il corvaccio all'epoca, con ambo le gambe sane: non le ha mica sventolato un bisturi sanguinolento davanti al naso! E non le è scoppiata a piangere davanti per motivi imprecisati.
Mah, forse non ha nessun motivo di preoccuparsi tanto - “Pensa meglio a quello che è successo, Fujimoto-san” la apostrofa, sfoderando subito un sorrisetto molto simile a quello riservato alla Yuki, e ripensa che quella è la seconda volta che le viene in mente una carognata simile. O forse la terza.

“Dal mio punto di vista, non potevo fare altro che tirarti dentro l'ambulatorio e chiederti di aiutarmi. Da un altro punto di vista, quello che ho fatto è praticamente sbagliato e non sarebbe del tutto scorretto richiamarmi ufficialmente... nonostante le circostanze” spiega alzando gli occhi al cielo. Perché nemmeno il fatto che la sua collega si assentasse, era tra quelli previsti e consentiti dai protocolli. “Ti è andata bene che i pazienti non fossero infetti, ma avrebbero potuto esserlo, in altre circostanze. Sarebbero stati guai per ambedue in quel caso” le spiega inclinando la testa di lato.

“Chiaro, avrei preferito evitarlo, ma non ho potuto... e pagandoti il pranzo, ti farò sentire talmente in difetto che, anche se volessi, non potrai andartene in giro a raccontare che sono un pessimo medico” - conclude serafica, recuperando le monetine dal bancone e infilandole nel borsellino. Inutile spiegarle che lei, con lo stipendio da chuunin, non ci fa praticamente niente. Specie da quando è sola, e non esce più con nessuno. Alla fine è l'altra ad averle fatto un favore, dandole una scusa per prendere un po' d'aria e farsi due chiacchiere, che non fossero discussioni sui pazienti ricoverati.
“Prendilo come una specie di addestramento. Se in missione un collega medico ti chiedesse aiuto, saprai già di avere il polso abbastanza fermo per supportarlo, senza svenire... e starai molto più attenta la prossima volta, prima di accettare un invito a pranzo. Giusto?” - domanda retoricamente, scivolando giù dallo sgabello ed assestandosi rapidi colpetti agli abiti, per farli ricadere al proprio posto.

 
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view post Posted on 8/10/2018, 23:38     +1   -1
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"Credo che se fosse stata una malattia infettiva avreste potuto avere anche un'epidemia di cui occuparvi, e allora io sarei stata l'ultimo dei tuoi problemi." le faccio notare con tranquillità, quella che si può avere solo con il senno di poi, perché se ci avessi pensato allora, be', sarei stata certamente terrorizzata.

La ascolto divertita, scuotendo la testa. Non è proprio convincente come discorso, ma è vero pure che lei di essere convincente non ne ha alcun bisogno. Semplicemente prende i soldi e paga, e non c'è davvero molto che io possa fare, solo sorridere, ammettere la sconfitta, e cercare di risponderle a tono. Il coltello dalla parte del manico lo ha lei.
"Molto astuto, ma non hai pensato che dirmelo in faccia così potrebbe sortire l'effetto opposto? Funziona molto meglio se mi fai credere di averlo fatto solamente per gentilezza, no?"

Seguo con gli occhi i movimenti di Urako mentre raccoglie il resto e si appresta ad alzarsi. Fine del pranzo. Rimango seduta per qualche altro secondo, un po' persa nei miei pensieri. Oggi ho imparato qualcosa, non sono nemmeno bene sicura di cosa, ma sento che è importante e che tutto sommato nono stata davvero fortunata a venire chiamata ad aiutare per quei tre. Qualche secondo, appunto, e poi mi alzo anch'io. Mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa che potrei aver dimenticato, nulla, e allora le rispondo: "Di solito non è chi viene addestrato a pagare il sensei? Certamente non il contrario. Per quanto riguarda il pranzo invece, non credo che abbia proprio funzionato, invece potrebbe spingermi ad avere addirittura meno cautela di adesso, e non sono certa che sia un bene."
E pensare che fino a poche ore fa avrei detto di essere una persona abbastanza attenta a quello che dice, buona parte di quello che ho detto è sfuggito al mio controllo bfn più più di quanto sia appropriato con un superiore. Devo stare più attenta, soprattutto se un altro sconosciuto mi invita da qualche parte.
 
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view post Posted on 25/10/2018, 17:59     +1   -1
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CITAZIONE
Sorry for the shitty post... segnalo la chiusura, riprenderemo con qualcosa di più corposo più avanti^^

”Mi stai praticamente dicendo che non cambierai strada, la prossima volta che mi incontri” le fa notare sistemandosi l'impermeabile sopra agli abiti, allungando le maniche rimboccate e sollevando fino in fondo la cerniera-lampo - “vuol dire che non sono stata abbastanza indiscreta con le domande. Dovrò rimediare prima o poi” la punzecchia a sua volta con un sorrisetto sornione, deliberatamente ignorando le sue osservazioni. Di nuovo.

Avrebbero potuto discutere di strategia dei sensi di colpa fino alla fine dei tempi, senza giungere a un compromesso; però avrebbe imparato a trattare con la dovuta cautela quel tipino pepato, che come già rilevato in precedenza, sembra tutto fuorché remissiva. Ormai ha perso il conto delle volte che ha ribattuto alle sue affermazioni, in maniera pertinente tra l'altro, e lei è rimasta lì a domandarsi quando è che sia riuscita a farsi un'idea così sbagliata in tanto poco tempo.
Resta pur sempre una che sputa la lava bollente.

La fortuna è che il suo viso non ricordi affatto quello di Ikari, e che i suoi occhi siano così diversi da quelli della donna. Chissà quanto grado di parentela possa esserci tra i membri del clan.
Antenato comune, qualche bel matrimonio tra cugini nei primi tempi, come si usava una volta, per fissare i geni... difficile che non sia una cugina dei Netsubo. Magari di ventesimo grado. Il che tecnicamente non le renderebbe parenti.
Un pensiero sciocco dell'ultimo minuto: come possa uno Yoton trovare il brodo bollente sufficientemente caldo per i propri standard, ma questo semmai lo chiederà la prossima volta.

“Fujimoto-san, grazie per la compagnia” inizia a prendere congedo, scivolando giù dallo sgabello che resta 30 cm più lungo delle sue gambe - “e per il prezioso aiuto” aggiunge in calcio d'angolo, tirando all'indietro un angolo della bocca.
“Magari ci becchiamo in missione, un giorno o l'altro. Cerca di non pensare troppo!”

Chissà quanto ci metterà la nebbia, chiudendosi dietro le sue spalle, a ricordarle ciò che la tormentava dopo quella breve pausa di vita ordinaria.

 
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33 replies since 12/4/2018, 15:52   857 views
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