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| " Paranza - 天麩羅 "
Kirigakure no Sato, Tetto dello studio , Gennaio 248 DN
Lo scontro era terminato; la contingenza ebbe il suo termine in un colloquio, voluto sin dall'inizio da parte del Mizukage. Vi erano delle cose che gli avrebbe dovuto spiegare in modo esaustivo, e osservandone la reazione dovuta alla morte dell'inviata del Taisei, avrebbe dovuto quantomeno accertarsi che non vi fosse alcun rancore nei suoi confronti. Non voleva nemici all'interno del villaggio; avrebbero potuto minare la sua autorità. Era pur sempre uno Shinobi Katana. Sebbene gli avesse rivelato l'ipotesi sull'inevitabile morte della ragazza per mano del rituale, i suoi sentimenti rimanevano tumultuosi. Era ovvio che, probabilmente, esistesse un altro modo per impedire a quelle creature codate di distruggere il mondo ninja, ma quest'ultimo non gli era stato riferito. Era dubbioso sulle reali intenzioni del Taisei; ad avvalorare le sue perplessità vi era il fatto che non avesse partecipato al summit dei Kage tenutosi per l'evento nefasto che era insorto, dato che non era ancora stato rivestito da tale carica, e che non fosse stato nuovamente richiamato per essere messo al corrente delle informazioni possedute da quel gruppo di persone.
Dopo quella breve frase quasi sussurrata, sul suo volto si delineò un'espressione di disappunto, come se tutto quello che era accaduto non gli fosse congeniale. Quel ragazzo era diverso dai suoi coetanei, non nel senso malevolo della parola, ma aveva un qualcosa di particolare che lo incuriosiva. Non era avverso, non aveva, apparentemente, insito nella sua anima il disprezzo per chicchessia, era normale. Quel suo essere normale, però, lo aveva reso affascinante. Lo vide rialzarsi nuovamente in piedi, indirizzandogli un sorriso accennato. Rimembrò in quelle parole delle reminiscenze del suo passato; il motivo era pressoché diverso, ma il fine era identico. Volevano entrambi diventare più forti... Chi per il solo scopo di esserlo, chi per essere in grado di proteggere gli altri, non aveva alcuna differenza. L'importante era metterci l'impegno e la dedizione necessaria per ambire a rendere reali i propri desideri.
- E spero che tu riesca a diventare più forte. Le motivazioni che ti spingono a farlo sono da onorare, ma voglio che tu lo faccia anche per te stesso.
Proferì l'Efebico, sorridendo a sua volta dopo aver smesso di parlare. Quando preannunciò di voler tornare a casa per riposarsi e curare le ferite che si erano riaperte, Hayate lo fermò, tossendo prima, per poi cingergli la spalla con la mano. Era cauta nella presa, ma piuttosto decisa.
- Non ancora. Ho un annuncio da farti, deciso quasi subito dopo il nostro ritorno dallo scontro con Isobu. Anche se la situazione non rende possibile una celebrazione particolare, sei stato avanzato di grado per quello che hai dimostrato e per come hai agito. Ora sei un Chunin, Mitsuako-Kun. Un Chunin di Kiri.
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