Missione 5B - Kageuchi, per 'nD

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view post Posted on 15/1/2018, 01:44     +1   -1
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I due s'imbarcarono in quella che sarebbe dovuta essere una piccola e veloce esplorazione di un posto che, in realtà, il Chunin conosceva già benissimo. Si inoltrarono in quella struttura perpendicolare, in cui luci e ombre si mescolavano per via della particolare disposizione di gradini e finestre. Non vi era nessuno ad attenderli, almeno non all'ingresso e poco più avanti. Come di consueto l'edificio era spoglio di persone, non erano molti quelli che vi si recavano per spedire missive, non adesso che la preoccupazione principale era pensare al proprio benessere. Procedettero, quindi, per le scale senza incontrare alcun intoppo di sorta. Nonostante la sicurezza che fra quelle quattro mura fosse tutto a posto, il ragazzo teneva i sensi ben pronti. Qualsiasi movimento, qualsiasi rumore, ogni cosa che sarebbe potuta essere annoverata come un pericolo sarebbe stata percepita. Nulla. Passo dopo passo, gradino dopo gradino, nessun ostacolo si frappose fra loro e la meta. Quale fosse la meta? Beh, l'ultimo piano ovviamente, nel quale erano situati gli uffici che ospitavano la vera e propria voliera. Da quello le lettere venivano smistate ed affidate ad uccelli addestrati, appositamente, per portarle a destinazione. Lui ne aveva uno fidato. Lo chiamava Hogo e, quando poteva, chiedeva che le sue lettere fossero affidate a lui. Era un pennuto nero, un falco dalle medie dimensioni, dal fisico robusto e dal becco color del legno. Gli occhi erano visti, sempre attenti ad ogni spostamento, di un colore simile a quelli di Eiji, anche se più scuri rispetto al Chunin. Il tutto era, ovviamente, casuale. Neanche minimamente collegato al fatto che il nostro ragazzo avesse stipulato un contratto con i rapaci, dei quali non conosceva nemmeno l'esistenza. Oddio. Specifichiamo. Sapeva che esistevano rapaci nel mondo, semplicemente non rapaci ninja parlanti. Eheheh.

Di tanto in tanto lanciava qualche occhiata al compagno di viaggio. Il suo intento era quello di sincerarsi delle sue condizioni e valutarne lo spirito. Si sarebbe fatto prendere dallo sconforto? Dal terrore che, solitamente, pervade l'uomo quando si approccia all'ignoto? Oppure si sarebbe tranquillizzato, fidandosi di quella calma apparente che permeava quelle scalinate? A quanto pareva, era la seconda opzione quella più gettonata. Infatti l'espressione del ragazzo si fece più rilassata, come se il non vedere nessuno ed il no sentire nulla gli stessero suggerendo che i suoi erano solo castelli in aria. Al contrario, Eiji si faceva sempre più guardino man mano che avanzavano. La sua esperienza, per quanto poca essa fosse, gli aveva insegnato che fidarsi delle apparenze non era un bene. Se davvero delle persone erano entrate in quel luogo, perché non se ne udiva la presenza? L'udito non era, effettivamente, il più acuto dei suoi sensi, ma gli funzionava abbastanza bene in ogni caso. La ferita all'orecchio destro non inficiava minimamente la sue capacità.

Poi eccolo, un rumore sordo in lontananza. Allora, qualcuno era, effettivamente, presente. La cosa lo rincuorò un minimo, almeno sino a quando non vide quel corpo volare giù, precipitando nella parte centrare del'edificio, impattando direttamente con il pavimento del pian terreno. I suoi occhi, nell'osservare la scena, si dilatarono, increduli, ma lui non si addormentò sugli allori. Per quanto l'avesse visto di sfuggita, gli bastò una rapida occhiata per comprendere che il malcapitato era, effettivamente, un suo commilitone. Il coprifronte lo testimoniava. Un semplice genin a giudicare dal suo vestiario. Qualcuno lo aveva assassinato e quel qualcuno stava poco più in alto di loro. Nel sentire l'urlo terrorizzato di Kohei, Eiji si voltò repentinamente verso di lui, portandogli la destrorsa davanti alla bocca, mentre l'indice della mancina si posizionò davanti al naso. Voleva che tacesse, perché non era sua intenzione rivelare la loro presenza a quello che si preannunciava essere un nemico. Probabilmente era tardi, le grida si erano, comunque, udite ed avevano rimbombato per l'edifico. Poco male, in una struttura del genere non avrebbe potuto escogitare grandi piani in ogni caso. Lo scontro era inevitabile, ma rimaneva un solo problema, il suo accompagnatore. Era un ninja, certo, ma non conosceva le sue effettive capacità. Se fosse stato almeno un Chunin avrebbe potuto concedergli il beneficio del dubbio, ma non era questo il caso. Era giovane, inesperto e, purtroppo, eccessivamente timoroso.
- Yo, bro, look at me! - Gli poggiò i palmi sulle guance, forzandolo a ricambiare il suo sguardo. - Non avere paura, sei un ninja, questa è una situazione ordinaria. Ok man?! - Nonostante non fosse molto convinto, un cenno di assenso con il capo arrivò dalla controparte ancora sconvolta. - Well... Now listen. Corri, torna al piano terra, dubito che quel poveretto sia vivo ma tu accertatene in ogni caso. Che sia vivo o meno corri, cerca aiuto, rivolgiti ai primi chunin o jonin che incontri. Io mi occuperò di quelli che hanno commesso questo reato. - Fece una breve, brevissima pausa, attendendo segno di vita da Kohei. - Copy that?! Now go! Corri! - E il ragazzino, affannato e spaventato, si piombò giù per le scale, ripercorrendo la strada a ritroso. Eiji, però, aveva altro da fare in quel momento. Lo aveva fatto allontanare per tenerlo al sicuro, certo, ma anche per potersi scatenare senza dover pensare a conseguenze. Proteggerlo sarebbe potuto essere complicato, come anche rivelare il suo dono nel caso fosse stato necessario. Da solo sarebbe stato meglio, da solo se la sarebbe cavata e, in ogni caso, i soccorsi sarebbero giunti prima o poi.

Rumore di passi, composti e tranquilli. Provenivano da sopra di lui. Il carnefice stava scendendo e, presto o tardi, avrebbe incrociato la sua strada. Senza pensarci un secondo si preparò, prendendo il rotolo in mano e richiamando la Kusarigama a lui più fedele: Chisuji o Sanmaru. La sua struttura dorata iniziò a risplendere colpita dai raggi che filtravano dalle finestre, mentre il filo delle tre lame rosse sembrava essersi fatto più uncinato. Come se volesse sangue, come se lo bramasse. Tutte congetture, tutte sensazioni mentali, o forse no, dopotutto si trattava della proiezione della sua anima. Stava di fatto che era lei la prescelta. Rispondendo a quei passi, quindi, anche Eiji iniziò a muoversi, avanzando con cautela. Nella destrorsa stringeva l'elsa dell'arma, mentre la mancina era circondata dalla catena, lasciando il peso penzolante. Passo dopo passo, sentiva il suo sangue ribollire. Non conosceva le motivazioni che avevano spinto l’aggressore a commettere un tale reato, quello che sapeva era che qualcosa dentro di lui stava scattando. Quella molla che si innescava ogni volta che sentiva di aver trovato una preda, un sacrificio. Eppure si trovava a Kumo, a casa. Avrebbe dovuto controllare i propri istinti. L'omicidio non era qualcosa di consueto alla Nuvola, non era visto di buon occhio e, soprattutto, se ingiustificato si sarebbe rivelato anche illegale. Nonostante avesse una voglia matta di colpire, avrebbe lasciato agire per prima la lingua. Finalmente lo vide, o meglio li vide. Erano due, dal volto coperto da un cappuccio. Impossibile identificarli, almeno al momento. Portavano una veste nera che copriva interamente il loro vestiario, rendendo difficile capire se si trattasse di compaesani o meno. L'unica cosa che, effettivamente, li rendeva degni di nota per il nostro ragazzo erano i coltelli. Uno per uomo, dalle lame affilate ed impregnate di rossa linfa vitale. Erano loro, sì, le sue prede si erano, finalmente, palesate.
- Yo! Ho notato la stella cadente, spettacolo triste devo dire... But hey, I don't judge! Anyways... Devo chiedervi di seguirmi. Non penserete davvero che possa lasciarvi andare dopo che avete fatto fuori uno dei miei fratelli? Eheh... No way, sir. - Fece una piccola pausa, mentre un sorrisetto sadico compariva, secondo dopo secondo, sul suo volto. - Sta a voi decidere, mi ascolterete con le buone... - E, in questo momento, tirò una leccata alla lama superiore, quella più ampia e lunga. - Oppure con le cattive? Tic toc guys... Don't make me hurt U... Eheh...
 
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view post Posted on 19/1/2018, 00:37     +1   -1
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Le pupille di Kohei erano dilatate al massimo, segno di terrore estremo, ma nonostante ciò obbedì. Il suo sesto senso, o meglio il suo istinto di sopravvivenza, sovrastò la paura che lo paralizzava e gli ordini di Eiji fecero il resto: il genin si precipitò giù per le scale quasi volando, e poco dopo il tonfo della porta d'ingresso che si richiuedva confermò al Jashinista che adesso era da solo in quella torre, nessun alleato, nessun testimone. Poteva scatenarsi a piacimento, ma in caso di difficoltà nessun sarebbe arrivato a salvarlo e fino all'arrivo dei rinforzi lui avrebbe dovuto sopravv- ok, forse questo non era un problema, ma comunque era una mossa che peccava decisamente d'orgoglio. La domanda era: avrebbe potuto permettersi di sfoggiare tale orgoglio?

Si mostrò sprezzante del pericolo quando vide i due uomini incappucciati: si fermarono immediatamente alle sue parole, come a voler valutare la minaccia che lui rappresentava per i loro piani. In quel momento Eiji avrebbe avuto modo di squadrarli meglio: nessuna insegna riconoscibile di nessun villaggio e il mantello impediva di conoscere il loro fisico. In pratica, nessuna informazione utile: riconobbe solo da alcuni tratti visibili del volto che si trattava di uomini adulti, sulla trenta/quarantina, senza segni particolari -almeno ad un primo sguardo superficiale. Ma i loro occhi... quelli sì che erano degni di nota: a metà tra il fervore di un fanatico religioso e la freddezza di uno spietato serial killer, brillavano di una sinistra luce di determinazione. Non si scomposero nemmeno quando il ragazzo mostrò chiari segni di inquietante insanità mentale, accarezzando e leccando la lama della propria falce.
In silenzio ascoltarono tutto il discorso di introduzione di Eiji, senza muovere un muscolo. Quando fu chiaro che non avrebbe fatto la sua mossa per primo, si voltarono uno verso l'altro. Un solo sguardo d'intesa, quello a destra fece spallucce a cui l'altro rispose scuotendo impercettibilmente la testa, e insieme si lanciarono all'attacco.

Il movimento con cui il primo coltello venne lanciato fu impercettibile, agli occhi del ragazzo. Si accorse solo di avere un pugnale che gli puntava dritto in mezzo agli occhi. E solo una volta che ebbe schivato o deviato quello, si accorse che ce n'era un altro al seguito, esattamente nascosto dietro la sua traiettoria.
E quella era solo l'apertura: nel frattempo i due, estratte altre armi da sotto le vesti, gli si erano lanciati addosso. Adesso i due erano più distinguibili, in quanto uno dei due aveva impugnato un coppia di sai mentre l'altro una wakizashi. Rispettivamente il primo caricava frontalmente scattando giù per le scale, il secondo invece dava prova di conoscere il controllo del chakra in quanto stava correndo sulla parete utilizzando il muro verticale come appoggio. Se Eiji fosse rimasto al suo posto, i due attacchi sarebbe arrivati in contemporanea, un fendente diagonalmente dall'alto -mirando alla testa- e un doppio affondo dal davanti -mirando al centro del petto-.
 
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view post Posted on 19/1/2018, 02:06     +1   -1
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Il rumore di quella porta non fece altro che rincuorare il ragazzo. Sì, era stato orgoglioso, ma lo aveva fatto anche per il bene di Kohei. Vi era un morto steso al pian terreno, un ragazzino impressionabile ed insicuro come lui avrebbe fatto la stessa fine. Eiji lo sapeva, Eiji se lo sentiva, per questo aveva preferito allontanarlo. Non vi sarebbero stati testimoni, non vi sarebbero state intromissioni, non vi sarebbe stato alcun aiuto, almeno non nell'immediato. La cosa non lo preoccupava a dire la verità. Le condizioni particolari in cui versava la sua essenza lo rendevano abbastanza sicuro di se stesso. Non spavaldo, quello mai, ma certo che in qualche modo se la sarebbe cavata. Del resto non avrebbe potuto lasciar correre, non lui, soprattutto non adesso che era stato promosso Chunin. Se solo si fosse perso meno in chiacchiere, se solo si fosse spicciato prendendo gli avvertimenti del compare più seriamente. Chi può saperlo, ma forse ci sarebbe stata qualche misera speranza di salvare quella povera, ignara, vittima. Non avrebbe potuto fare altro se non proseguire, consegnare i colpevoli alla giustizia oppure nel migliore, o peggiore dei casi a seconda dei punti di vista, a Jashin stesso. Dopotutto erano colpevoli, molto più di altre vittime che aveva immolato al suo Dio per mantenerne vivo il dono. Quella, però, sarebbe stata l'ultima spiaggia. Per quando sentisse il richiamo di quella parte di sé, quel frammento del suo animo pronto a mietere quelle due anime impure, il suo cuore ancora prevaleva. Aveva infranto le leggi di Kumo una volta, per egoismo, in questa seconda occasione si sarebbe dato un contegno. Li avrebbe risparmiati a prescindere? No. Si sarebbe impegnato per farlo, ma chissà quanto sarebbero durati questi buoni propositi.

Finalmente si trovò quelle prede davanti agli occhi. Impossibile dire cosa provassero nel sapere di essere stati scoperti, eppure avrebbe giurato che il cosa non li smuovesse. Come se non gli importasse minimamente, come se la presenza del Chunin non fosse un ostacolo così insormontabile. Non sapevano con chi avevano a che fare, ma nemmeno Eiji lo sapeva, questo era il punto. Non era l'unico immortale sulla faccia della terra e, ammesso e non concesso che quei due non fossero provvisti del dono, si sarebbero potuti rivelare più forti di lui. Chissà, magari al livello di Kinji o Shintou. Dopo aver parlato rimase qualche tempo a squadrarli riuscendo, finalmente, a cogliere qualche particolare che prima gli era sfuggito. Quello sguardo. Freddo, lontano, eppure animato da un fervore incredibile. Non avrebbe saputo dire a cosa stessero pensando, probabilmente solo al proprio obiettivo. A tratti non pareva nemmeno che fossero consci delle loro azioni, ma che lo facessero con disinteresse, per abitudine. Non erano pentiti, questo era chiaro, com'era chiaro che quella morte non era stata un incidente.

Il silenziò calò sul gruppo. Nessuno parlava, nemmeno Eiji stranamente, il quale però sentiva qualcosa nell'aria. Come una sensazione, un sentore, che le sue parole non avrebbero trovato risposta. Non lo avrebbero seguito con le buone, non si sarebbero messi nella condizione di essere salvati, almeno non con facilità. In ogni caso attese, incerto riguardo a cosa sperare. Voleva combattere, adorava farlo, bramava quel sangue, ma allo stesso tempo avrebbe preferito evitare lo scontro. Non avrebbe voluto palesare quella parte di sé, non a Kumo, non ancora almeno. I due non dovettero nemmeno parlare per comprendersi e, allo stesso modo, ad Eiji non servì sentire le loro voci per intendere le loro intenzioni. Un sorriso divertito si dipinse sul suo volto. Il loro sguardo era incredibilmente penetrante, era vero, ma non avevano ancora visto gli occhi rossi della morte. Gli occhi scarlatti che avrebbero accompagnato la trasformazione del ragazzo. Non erano i soli a poter intimorire semplicemente con le apparenze. Però era presto per quello, gli serviva del sangue, anche solo una goccia.

I movimenti delle due prede furono rapidi, incredibilmente rapidi. Un coltello partì, diretto verso il ragazzo. Inizialmente non vide il secondo, come avrebbe potuto? I due erano abili, era chiaro che fossero pratici del lavoro di squadra. Non si mosse, lasciò scivolare leggermente l'elsa della Kusarigama, impugnandone la catena e facendola roteare davanti al suo viso. La lama più grande, quella che aveva leccato in precedenza, impattò contro il pugnale annullandone il movimento, ma ad attenderlo al varco ve n'era un secondo. Troppo vicino per permettergli di fare roteare nuovamente l'arma, troppo veloce per pensare di utilizzare un qualche jutsu difensivo. Doveva schivarlo e così fece, spostando il capo a destra ed indietreggiando con la spalla sinistra. Non ci riuscì del tutto, un leggero rivolo di sangue andò a colorare quel suo volto abbronzato, accompagnato da un sorriso sempre più eccitato. Piacere. Ecco cosa aveva sentito. Godimento nel percepire la linfa vitale fuoriuscire dal suo corpo. Eppure non vi era tempo per crogiolarsi nelle particolarità che il dono gli aveva conferito, i due si erano mossi, coperti dalle lame lanciate in precedenza. Erano veloci, molto, ma non abbastanza da poter pensare di concludere lo contro con un solo colpo. La mente del ragazzo rallentò il circondario. Le opzioni erano due: atteggiarsi a ninja normale e contrattaccare, oppure lasciarsi colpire per poi spiazzare i nemici grazie alla sua immortalità. Non avrebbe voluto, però, svelare tutte le sue carte così celermente. Vi sarebbe stato tempo e modo per divertirsi un po' con la mente dei due malcapitati. Rimase immobile, neanche fosse stato travolto da chissà quale sortilegio. Come se la paura gli avesse congelato gli arti, rendendogli impossibile la fuga. Attese. Attese. Attese e poi, finalmente, venne colpito. In due punti differenti, vitali entrambi, nello stesso esatto momento. Non vi furono fuoriuscite di sangue però, non vi furono gemiti di piacere, tutto quello che comparve fu fumo. La figura del ragazzo si dissolse, lasciando il posto ad alcuni dei mattoni presenti in quel luogo, di quelli non fissati benissimo alla parete. Erano stati gli stessi ad essere trapassati, non lui, che infine ricomparve dietro ai due assassini. In volto figurava uno sguardo simile al loro, solo molto più consapevole ed avido. Guardandoli da dietro, però, decise di non essere ingordo e concentrare l'attacco solo su uno di loro. Avrebbe massimizzato l'offensiva e sconfitto i suoi avversari uno per volta.
- Not even close, baby... - Sussurrò, mentre si preparava a colpire come un rapace che si accingeva a ghermire un ratto. La destrorsa avrebbe dato un celere moto circolare alla parte superiore della kusarigama, poco prima di lasciarla andare nella direzione della vittima, nello specifico colui che lo aveva attaccato frontalmente armato di sai. Se il tutto fosse andato a buon fine, la catena avrebbe iniziato a roteare attorno alla preda per poi stringerlo in una fredda morsa ferrosa. A quel punto le tre zanne dell'arma si sarebbero piantate nel suo costato, ma questo non sarebbe stato che l'inizio. La mancina, infatti, avrebbe lasciato scorrere quegli anelli dorati, per poi afferrare il peso di Sanmaru, o Chisuji. Questo era un semplice cerchio in oro, attorniato però da una lama non troppo lunga, ma abbastanza pericolosa se usata nel modo giusto. Nello specifico il suo intento sarebbe stato quello di utilizzarlo a mo' di tirapugni. Avrebbe piantato un mancino armato, dritto alla nuca del malcapitato. Non voleva ucciderlo, forse, ma c'era da dire che non si era mai trattenuto prima di allora, non sapeva bene come farlo. Kappa.


 
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view post Posted on 23/1/2018, 02:27     +1   -1
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I due non si mostrarono sorpresi dalla tecnica evasiva utilizzata dal chunin: del resto, dando prova di conoscere il funzionamento del chakra e sapendo di trovarsi di fronte a un ninja di Kumo, avevano anche un'idea di ciò che era in grado di fare. Più che altro, si mostrarono piuttosto sopresi dalla sua aggressività: laddove un ninja comune, però avrebbe tenuto un approccio più cauto nei confronti di due nemici, lo sconsiderato Eiji si lanciò subito al contrattacco con ferocia. La combinazione di colpi con la falce andò a buon fine solo in parte, però: le tre lame della kusarigama penetrarono sì nella carne dell'uomo, trovandolo impreparato grazie all'effetto sorpresa, ma la sua reazione fu immediata. Nonostante la smorfia di dolore immediatamente riconoscibile sul suo volto, riuscì a frapporre la guardia incrociata dei due sai tra sè e il successivo attacco del giovane. Eiji lo vide stringere i denti, sudare freddo, ma resistere. Resistere, e fare un balzo indietro, lasciando che fosse per un attimo il compagno ad incrociare la lama con il chunin di Kumo e riprendere fiato. La sua determinazione non era incrinata, ma il suo fisico aveva sofferto parecchio da quell'offensiva.
L'altro, da parte sua, faceva del suo meglio per mettere in difficoltà il Jashinista: armato solo di una wakizashi, i suoi fendenti cercavano Chisuji e ne intercettavano la traiettoria, impedendo al ragazzo di ferirlo come aveva fatto in precedenza. Tuttavia, Eiji Imai era superiore in tutto, in quell'uno contro uno: forza, velocità, tecnica. Senza il sostegno dell'altro, non sarebbe passato molto tempo prima di soccombere sotto l'assalto del ragazzo. Quello che impediva al chunin di prevalere immediatamente era l'esperienza: l'uomo aveva combattuto ben più a lungo di Eiji -anche se si poteva discutere su quanto le esperienze fossero... diverse, dal resto degli abitanti del Villaggio- e per questo riusciva a seguire i suoi schemi d'attacco e porre un freno almeno temporaneo. Non appena l'albino fosse uscito da tali schemi, allora sarebbe stata la fine: la speranza dell'aggressore risiedeva alle sue spalle, dove il compagno si stava pian piano rialzando e risistemando in posizione di guardia. Una volta che fossero stati in due... chissà.


Non montarti la testa, ragazzino! Noi trionferemo, in nome del Kyo Dan, e non sarai tu a fermarci!


Una voce graffiante e roca quella che uscì da sotto il cappuccio lo ammonì pesantemente.
Guadagnare tempo... come? Ma con un asso nella manica, ovviamente. In senso letterale. In un momento di pausa tra il clangore delle armi, lo sconosciuto infilò rapidamente una mano in tasca per estrarne qualcosa. Era un oggetto piccolo, cilindrico, ma il giovane non poteva certo immaginare a cosa servisse: con un gesto preciso, lo poggiò sull'elsa della sua wakizashi e lo incastrò in un incavo realizzato appositamente per questo scopo. Un solo istante era passato, ma il tipo pareva molto più confidente delle sue capacità.
Come se non fosse successo nulla di diverso, lo scambio di colpi riprese e nulla sembrava cambiato. Tuttavia, ad un certo punto le orecchie di Eiji captarono un lieve scoppio, come una detonazione, provenire dall'arma del nemico. Un sorrisetto soddisfatto si allargò sul volto dell'uomo, mentre lasciava la presa sulla lama... che scattò a velocità fulminea, tramite la propulsione indotta da una piccola esplosione, e penetrò fino all'elsa al centro del petto di Eiji Imai, chunin di Kumo ma anche Adepto di Jashin.


<bukijutsu> Kikai-tekina ninpō: Puropera. (Ryo: 40 ad utilizzo)(eff: speciale)
"Le armi ravvicinate possono essere di vario tipo, spade, bastoni, tonfa, pugni meccanici... ma hanno in comune un singolo, importante particolare: si basano su forza e velocità di chi le usa -o nel caso dei burattinai, anche di una certa arguzia e capacità di utilizzo- Per questo, montando un propulsore in un qualche punto dell'arma, questa acquisisce una potenza decisamente maggiore, anche se solo per un singolo utilizzo. Ogni attacco ravvicinato portato con quell'arma viene potenziato dal propulsore, guadagnando un bonus di 30/50/80/100, ma ogni attacco di questo tipo spreca una cartuccia, piuttosto costosa, e necessariamente assemblata dal ninja che usa questa tecnica. E' indispensabile scrivere in scheda quante cartucce si possiede. "


//Beh. Innanzitutto ho ritardato un po', però spero di farmi perdonare lasciandoti totale autoconclusività sul termine di questo 1vs1: dopo un iniziale momento di apparente parità, il tuo pg ne esce in vantaggio, ma una mossa a sorpresa potrebbe ribaltare le carte in tavola. Se solo Eiji non fosse immortale : )
Puoi tranquillamente disfarti del tuo avversario (che ora è disarmato) e farci più o meno quel che ti pare, se decidi di non ucciderlo ma immobilizzarlo però lasci tempo all'altro di rialzarsi. Per chiarimenti... disponibile, ma da domattina XD//
 
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view post Posted on 23/1/2018, 12:53     +1   -1
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Non era il tipo da lasciarsi prendere dallo sconforto. Non era il tipo da arrendersi davanti a situazioni complicate. Non era il tipo di ninja che ci andava piano solo perché si trovava in una situazione di netto svantaggio. Si potrebbe pensare, ovviamente, che il tutto venisse dettato dal fatto che Eiji fosse dotato di quel particolare dono. Essere immortale ha i suoi vantaggi, vi erano anche delle controindicazioni e dei paletti, ma in generale era una pacchia. Però no, non era semplicemente per quello che si ritrovava ad agire in quella maniera. Era sempre stato quel genere di persona, a differenza degli altri adepti con cui era entrato in contatto, Jashin non lo aveva cambiato molto. Non aveva iniziato a sentirsi superiore ai comuni mortali, magari diverso. Nonostante il tempo scorresse a rallentatore per lui, tutte le sensazioni che provava, tutti i sentimenti, tutte le voglie. Insomma, nulla era mutato, se non la sua intima essenza. Anche da Yotsuki avrebbe agito in quel modo, ovviamente avrebbe rischiato molto di più, ma era un ninja, quella era normale amministrazione. Dimostrarsi codardi, dimostrarsi insicuri delle proprie potenzialità, non erano certo opzioni accettabili. Non avrebbe mai raggiunto i suoi obbiettivi correndo nella direzione opposta, ma piuttosto abbattendo i muri che lo separavano da essi. Non si vergognava di quello che era, anzi, e non temeva l'ignoranza delle persone. Se non fosse stato per quelle stupide leggi, avrebbe tranquillamente palesato al villaggio la sua particolare condizione. Per quello, però, avrebbe dovuto attendere ancora chissà quanto tempo.

La sua offensiva poteva dirsi un successo, almeno in parte. Le tre lame impattarono contro la carne del malcapitato, ferendolo anche se non a morte. A farlo, probabilmente, ci avrebbe pensato il secondo colpo, ma questo venne bloccato in extremis dalla preda. Peccato, ma forse era un bene. Se voleva delle informazioni doveva mantenerli in vita, almeno uno di loro. Con una ferita del genere il poveretto poteva dirsi fuori gioco, almeno per qualche secondo. Sarebbe stato il fato a decidere del loro destino, il fato e le loro azioni. Il tutto avrebbe potuto risolversi con semplicità, in modo pacifico, ma avevano scelto diversamente. Osservò compiaciuto quella smorfia sofferente dipingersi sul volto della controparte, inalando a pieni polmoni l'odore di sangue fresco che si diffondeva nell'aria. Aveva tutto quello di cui necessitava per il suo rito, ma prima doveva ottenere quella linfa vitale. Con un sorriso sprezzante in volto, si vide respingere il volpo per poi richiamare la testa di Chisuji con uno strattone. Le tre lame erano pregne di sangue, scarlatto proprio come loro. Senza pensarci un momento soddisfò la sua sete, leccandone via ogni goccia ma, proprio quando era sul punto di palesare la sua vera forma, qualcosa lo fermò. Aveva mandato il giovane a chiamare dei soccorsi, non poteva sapere quando questi si sarebbe presentato e, soprattutto, con chi. Se uno, o entrambi gli assalitori fossero morti, beh, avrebbe potuto far passare il tutto per legittima difesa. Se qualcuno, però, fosse entrato proprio durante il suo rito, lui non avrebbe avuto scusanti. La sua pelle sarebbe stata nera, solcata da ornamenti bianchi che ricordavano ossa, i suoi occhi sarebbero stati rossi e le sue labbra scarlatte di sangue. Doveva rimanere cauto, mantenere le apparenza per quanto fosse possibile.

Quindi decise di lasciar perdere, non tracciò quel simbolo, non richiamò la benedizione del suo Dio a sé. Avrebbe combattuto utilizzando uno dei suoi doni, ma senza l'ausilio del collegamento. Adesso era un uno contro uno. L'avversario ferito si era fatto da parte, lasciando posto al compare misterioso. Scintille, accompagnate dal sordo rumore prodotto da acciaio che impatta contro altro acciaio, volavano nell'aria. Ad ogni scambio Eiji era più esaltato. Nei suoi occhi il fuoco brillava con maggiore forza, mentre i due smeraldi scrutavano i movimenti della controparte per comprenderne le movenze. Era capace, ma sembrava non essere in grado di stare dietro all'avventatezza del Chunin. L'immortale non gli dava tregua. Lo incalzava, colpo dopo colpo, sfruttando la sua particolare arma per alternare colpi a corto raggio, con fendenti dalla distanza. Nonostante cercasse di intrappolare l'arma nemica tra le sue catene, l'avversario era rapito ed attento. Un esperto guerriero in grado di leggere gli schemi, se così potevano essere definiti, del giovane. Già, "schemi", perché lui non ne aveva alcuno, non ancora almeno. Combatteva seguendo il cuore e l'istinto, prendendo le decisioni volta per volta, in quel misero passo di tempo che lo separava da un mortale e l'altro. Si fa per dire. Scivolate, balzi, muri utilizzati come pavimento. Nonostante il combattimento fosse piuttosto animato, Eiji faceva di tutto per non spostarsi troppo da quella posizione. Perché? Beh, ovvio, erano in due e lui non ne avrebbe lasciato fuggire nemmeno uno. Morti o prigionieri. Non poteva perdere di vista l'utilizzatore di sai, almeno non per troppo, o avrebbe potuto rischiare di ritrovarselo alle spalle nel momento sbagliato. Man mano che gli scambi proseguivano, però, qualcosa sembrava cambiare nel suo contendente. Come se si stesse stancando. I suoi movimenti si facevano più imprecisi, le sue difese meno ferme ed i suoi affondi più blandi. Da scontro avvincente, si stava trasformando in una farsa. La sua superiorità gli appariva, ora, chiara come il sole. Non restava altro che chiudere lo scontro.

La voce delle lame venne interrotta da una terza. Una minaccia da parte del ferito che non fece altro che far sorridere il ragazzo.
- U know what?! Ho promesso ad un vostro compagno che avrei sterminato tutto il Kyo Dan se Kumo fosse stata distrutta. Vedo che nessuno di voi tiene particolarmente alla propria vita, o a quella dei suoi compagni. That's bad man! Che diavolo di comportamento è mai questo, suvvia... Ahahah! - Si stava prendendo gioco di loro ed era alquanto palese. Il tono utilizzato, infatti, era lo stesso di una maestra di asilo che ammonisce i suoi pargoletti. Aveva collaborato con il Kyo Dan, era vero ed era un segreto, ma questo non voleva dire che avrebbe avuto pietà di loro se l'avessero costretto a mietere le loro vite. Distratto da quelle parole e dalle sue stesse chiacchiere, si accorse solo marginalmente della mossa fatta dall'avversario. Non capì bene cosa successe, ma inutile dire che non si mostrò minimamente preoccupato quando riprese l'assalto. Nonostante tutto sembrasse essere rimasto immutato, vi era qualcosa nel misterioso assalitore che non lo convinceva. Stava perdendo, chiaramente, ma sembrava essere convinto delle sue possibilità, molto più di quanto non lo fosse in precedenza. Il clangore delle armi. Un scoppio leggero. Il sorrido dell'avversario. Un fiore rosso sul petto del Chunin. La lama aveva penetrato le sue carni in profondità, grazie a chissà quale tecnica o marchingegno. Era questo il risultato di quella misteriosa, fulminea, mossa? Triste. Poco efficace e, soprattutto, controproducente. Un rivolo di sangue fuoriuscì dalla sua bocca mentre, indeciso sul da farsi, osservava a tratti prima l'arma e poi colui che l'aveva piantata nel suo petto. Poi eccola, l'illuminazione. Non sarebbe potuto morire neanche volendo, quindi perché non divertirsi un po' con quei poveracci. - OOOOOH MAAAAAN... - Iniziò, con tono sconsolato e sofferente, a barcollare. - Me misero... me tap... tapi... HOOOOLY SHIT MAN! Me sfigato... Colpito a tradimento da questo guerriero così forte e preparato. Perché a me? Coff... Coff... - Ed ai colpi di tosse seguì un semi-mancamento. Iniziando ad abbandonarsi, abbassandosi sempre di più verso il pavimento con fare eccessivamente teatrale. - Perché?! Coff Coff... Proprio la mia giovane vita deve essere stroncata da questi malfattori... Coff... - Parlava in modo strano, differente dal solito, utilizzando terminologie conosciute, ma del tutto trascurate nel suo esprimersi quotidiano. - Tutti i miei so... coff... i miei sogni... Tutte le mie speranze andate in fumo per questo... Coff... E' proprio vero, contro il Kyo Dan non vi è sper... Speran... - Faticava a trattenere le risate e, alla fine, dovette cedere.




AHAHAHAHAH I'M SORRY MAN! I'M SORRY! Era da tutta la vita che volevo farlo! HAHAHAHAH! - Cioè, da quando era diventato immortale. Quindi si ricompose, si fa per dire, tirandosi su ed estraendo la lama dal petto con la mancina. I due erano stupefatti, com'era giusto che fosse. Forse aveva un po' esagerato con quelle moine, ma alla fine dei conti avevano appena assistito ad una specie di miracolo. Un ragazzo, molto giovane per altro, trafitto in pieno petto che si riprende come se nulla fosse da un colpo del genere. Soprattutto senza l'ausilio della minima tecnica medica. Il sangue sgorgava, ovviamente, ma il dolore dal lui era percepito come piacere. Lui se ne cibava, senza mai esserne sazio, continuando a rafforzarsi, goccia dopo goccia. Non perse tempo però, lanciò l'arma lontano dalla loro posizione e si scagliò contro il nemico. Elsa nella destrorsa e peso nella mancina. Con un rapido movimento di polso avrebbe fatto in modo di lanciare la testa dell'arma contro l’avversario puntando, però, alla sua gamba. Per il momento non voleva ucciderli. La mancina, invece, sarebbe andata a colpire il suo addome con un pugno armato del peso coperto da lame. I due colpi andarono a segno. La gamba della preda non venne tranciata, ma il taglio che ricevette sulla coscia era profondo e la percorreva in circolare per quasi tutta la sua circonferenza. Non avrebbe più potuto utilizzare la gamba destra, almeno non nell'immediato, ma meglio essere sicuri che anche l'altra fosse fuori gioco. Per questo, dopo aver sferrato il pugno all'addome, si staccò dalla figura della controparte per poi caricare un secondo colpo, sempre armato, questa volta diretto al ginocchio sinistro. Era una subdola tortura? Forse, ma indirettamente. Era sicuramente il modo migliore che aveva per impedirgli la fuga. Oltretutto, in quel modo si sarebbe ritrovato in una posizione di vantaggio. Il malcapitato sarebbe morto dissanguato se non avesse risposto alle sue domande, guadagnandosi un biglietto di sola andata per l'ospedale.

Non restava altro da fare che occuparsi del secondo uomo. Si era rialzato finalmente, smettendo di piagnucolare per quella ferita da nulla. Sarebbe stato lui il prossimo avversario del ragazzo che, però, cercò di giocare la carta della diplomazia una seconda volta.
- C'mon man... Non avete possibilità! IL tuo compagno morirà dissanguato se non lo porto all'ospedale e tu... Beh... Guarda come sei ridotto! Eheh... - Fece spallucce ridacchiando, ma mantenendo sempre la presa salda sulla sua arma. - Parlate e avrete salva la vita, trust me. Perché siete venuti in questo posto? Cosa cercate? Che volete fare a Kumo? Perché avete ammazzato quel poveretto? Conoscete un certo Mameko? - Ma fidarsi di lui sarebbe potuto essere un errore. Avevano visto molto, forse troppo, che fosse meglio sbarazzarsi dei due poveretti? Avrebbe ponderato le sue possibilità, sperando di ottenere le risposte cercate.
 
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view post Posted on 26/1/2018, 02:08     +1   -1
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L'espressione di trionfo dell'attentatore mutò nel modo più comico possibile: era probabilmente lo scherzo meglio riuscito della sua vita, a giudicare dalla reazione di estrema sorpresa sul suo volto, imapagabile dal punto di vista di Eiji. Le sonore risate testimoniavano il suo divertimento, mentre l'incredulità de due uomini li aveva lasciati muti e paralizzati, incapaci di comprendere il senso di quello che era successo. E il senso era semplicemente che Eiji Imai era immortale, benedetto dal favore di Jashin.
Il chunin non ci mise molto a mettere fuori combattimento il più vicino dei due aggressori con dei rapidi colpi che lo lasciarono incapace di muoversi, a terra in un lago di sangue. L'altro nel frattempo si era faticosamente sistemato in posizione eretta, ma era visibilmente provato dall'attacco subito in precedenza. Il ragazzo di Kumo poteva dire con tranquillità di essere uscito vincitore da quello scontro... i suoi nemici non erano al suo livello.

Con fare spavaldo Eiji si rivolse a quello ancora in piedi dei due, cercando di estorcere alcune informazioni vitali per capire il motivo di tale assalto. Già il nome del Kyo Dan, rivelato poco prima, avrebbe dovuto mettere in moto qualche collegamento nella mente del ragazzo, ma le successive parole del nemico non fecero altro che confermare la peggiore delle ipotesi. Le pupille bruciavano adesso di odio nei suoi confronti e la voce era carica di risentimenti, pareva sputare veleno ad ogni frase: nonostante avesse accettato la palese sconfitta in battaglia, ciò non voleva necessariamente dire che avesse già perso la guerra.


Perchè siamo venuti qui, dici? Perchè anche LUI sta arrivando, e non vogliamo che Kumo opponga più resistenza del dovuto. Già in passato la Nuvola ha mostrato di essere più tenace di quanto tutti si sarebbero aspettati, non vogliamo che lo stesso errore di valutazione si ripeta di nuovo. La Venuta dei Nove non deve e non può essere ostacolata!


L'obiettivo del Kyo Dan era colpire il centro nevralgico delle comunicazioni tra Kumo e gli altri Villaggi, così da rendere impossibile un'eventuale richiesta di aiuto in caso di attacco del Bijuu... che a quanto si poteva dedurre dalle parole infervorate del fanatico doveva essere vicino, troppo vicino. Era un colpo subdolo e debilitante alla struttura portante del Villaggio che non avrebbe altro che facilitare il caos e la distruzione. Al momento Eiji era il solo a sapere di tale presenza annidata dentro Kumo come una serpe, pronta a distruggerla dall'interno, dato che Kohei non era lì presente e non sembravano esserci altre guardie nella torre. Ce l'avrebbe fatta a fermare i loro piani?
Tutta la conversazione si era svolta con il sottofondo di lamenti e grida di dolore dell'uomo dalle gambe ormai inutilizzabili, che si contorceva a terra per la sofferenza come un verme. Solo alcune parole erano riconoscibili, tra le imprecazioni, ed erano rivolte ovviamente a colui che lo aveva ridotto in quel modo.


Che.. che razza di mostro sei?


E se pensi che la nostra morte possa impedire tutto ciò, ti sbagli di grosso. Siamo parte di qualcosa di più grande, noi siamo ovunque. Altri prenderanno il nostro posto... fino a quando il mondo non abbraccerà il Culto dei Nove!


Allargò le braccia, troppo preso dalla foga delle sue visioni deliranti per rendersi conto di essere completamente vulnerabile ad un qualsiasi tipo di attacco. E sorrideva, sorrideva beffardo come se avesse vinto, anche se in realtà ormai era alla completa mercè del chunin.
Tuttavia un altro evento avrebbe attirato l'immediata attenzione di tutti i presenti -persino del moribondo, che smise di emettere gemiti di dolore e trattenne in fiato per qualche secondo- spazzando via ogni altra emozione dagli occhi dei due uomini per rimpazzarla con il terrore: un chakra opprimente invase l'aria, rendendo per un attimo difficile persino respirare. Un'energia così densa che trasudava persino l'emozione che l'aveva generata: risentimento, puro e oscuro risentimento. E una voce che proveniva dall'ultimo piano rimbombò giù per le scale, rimbalzando tra le pareti e arrivando alle orecchie del ragazzo ancora più cupa e distorta.

Chi ha osato pronunciare quel nome?

 
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view post Posted on 28/1/2018, 11:50     +1   -1
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Inutile dire che la cosa non era stata programmata. Per quanto avesse sempre desiderato farlo, non aveva mai effettivamente provato la scenetta. Proprio per questo si vide costretto a perdersi in alcuni pensieri inerenti alla stessa. - I donnow man... Forse avrei potuto mettere un po' meno enfasi... I mean, ci avete creduto comunque, quindi dovrebbe essere andata bene, però mancava qualcosa. Forse dovrei migliorare un minimo le mie doti recitative, che dite? - Non che si aspettasse una risposta dai due. Era più che altro un monologo interiore fatto ad alta voce, senza nemmeno rendersene conto. Poco male, era chiaro ormai che gli avversari non erano al suo livello. Non potevano nulla, non contro uno della sua specie. Magari un altro ninja si sarebbe potuto stancare, si sarebbe fatto piegare dalle ferite. Lui no. Più Eiji combatteva, più il sangue sgorgava, più lui si sentiva frenetico, euforico. Era qualcosa di normale per gli adepti. Tutti reagivano in modo differente alla vista del sangue, accentuando parte della loro personalità. Nel caso del Chunin, si poteva tranquillamente dire che il tutto lo rendesse famelico. Non di quel liquido nello specifico, ma di sfida. Ostacoli da superare, muri da abbattere, persone da mietere. Sfida dopo sfida, la sua esuberanza cresceva a dismisura, per poi appianarsi al termine dello scontro. Si fa per dire ovviamente, dopotutto era un ninja di Kumo. Non c'era che dire, rimase piuttosto soddisfatto dalle espressioni dei due malcapitati. Chissà come avrebbe reagito Kohei ad una cosa del genere, magari gli sarebbero direttamente implose le pupille. Divertente, anche se questo avrebbe significato la sua fine. Poveretto.

Quindi, dopo aver messo il primo al tappeto, pur lasciando vigile e sofferente in una pozza del suo stesso sangue, venne il turno del secondo. Era inutile combattere, lui lo sapeva e, probabilmente, anche il duo se n'era reso conto. Per questo cercò nuovamente di intraprendere una strada più diplomatica. Quello che ottenne in risposta, però, furono sguardi infiammati e parole di un semplice fanatico. Il Kyo Dan lo aveva indottrinato, rendendolo un semplice strumento nelle sue mani. A giudicare dalle loro capacità, non dovevano essere dei pezzi grossi. Erano capaci entrambi, non c'era che dire, ma non avevano le carte in regole per porsi ad alti livelli. Proprio per questo, nella sua mente, si faceva sempre più pressante l'idea di mietere le loro futili vite. Quanto avrebbero potuto sapere due pedine come loro? Tanto o poco che fosse, da quello che disse il poveretto, Eiji comprese qualcosa. Perché tentare di ostacolare Kumo partendo, proprio, da quel posto? Avrebbero potuto provare a colpire la catena di comando, causando chissà quali subbugli, eppure erano alla voliera. Non ci avrebbe messo molto a fare due più due. Alla base di una guerra, perché di quello ormai si trattava, vi erano sempre le comunicazioni. Con tutta probabilità il loro obiettivo era proprio quello di ostacolare, o addirittura negare, i contatti tra la Nuvola ed i suoi alleati. Subdolo, ma incredibilmente efficace. Per quanto poco avesse detto quell'uomo, l'assist che aveva fornito al Chunin non era da poco. Le grida di quello più ferito ostacolavano il fluire dei suoi pensieri, ma dentro al Chunin qualcosa iniziava a farsi sentire. Come una sensazione. Se davvero il loro compito era quello di impedire le comunicazioni, possibile che avessero mandato solo questi due buoni a nulla? Sì, erano abbastanza preparati per sconfiggere qualsiasi genin, forse anche un Chunin nella media, ma il villaggio brulicava di Jonin e Chunin di alto rango. Farsi scoprire avrebbe segnato il fallimento e dei loro piani, nonché la fine della loro copertura. Che vi fosse una terza presenza? Stupidamente, preso dalla foga della battaglia, non aveva pensato di attivare il suo sensitivo. Poco male comunque, lo scontro poteva dirsi concluso, avrebbe controllato di persona una volta messi a nanna questi due.

Sorrise divertito alle parole di entrambi. Mostro? Era così che lo vedevano? Glielo avevano detto Shintou e Shitsuki, lo avevano avvertito dell'ignoranza delle persone. Lui, però, non si offese minimamente, anzi, comprese quella sua vittima. Non era cosa da tutti i giorni veder rinascere, se così si poteva dire, una persona creduta morta. Non si pensava un mostro, non credeva di esserlo, ma accettava il fatto che non tutti potessero pensarla al suo stesso modo.
- Di questo non dovete preoccuparvi... Più ne arriveranno, più mi faciliteranno il compito di sterminarvi. Don't yà think?! Non dovrò nemmeno venirvi a stanare. Always lucky man! Eheh... - No, la cosa non lo preoccupava minimamente. Oltretutto, un volta conclusasi questa storia, avrebbe fatto rapporto, mettendo in guardia chi di dovere del possibile pericolo che incombeva sulla Nuvola. Era fatta ormai, anche la controparte pareva essersi arresa all'idea di essere impotente di fronte al Chunin, eppure qualcosa accadde. Qualcosa che interruppe il movimento dell'arma del ragazzo, il quale stava per colpire, anche se non ci è dato sapere se l'intento fosse uccidere o meno. Qualcosa di incredibilmente opprimente si diffuse nel circondario. Qualcosa che ricordava quasi più un sentimento, che chakra vero e proprio. Odio, odio puro verso qualcosa o qualcuno, provato da ignoti incredibilmente potenti. Che fossero più di uno? Avrebbe spiegato la mole di tale peso, eppure la nota che rendeva distinguibile ed unico tale flusso di chakra era costantemente uguale. Era quasi del tutto chiaro che, almeno in quel momento, fosse una sola fonte ad emetterlo. Allora vi era davvero una terzo persona, un jolly, qualcuno che avrebbe garantito la buona riuscita della missione. C'era da aspettarselo, ma lui era un Chunin novizio, solo di pochi giorni, doveva ancora migliorare sotto parecchi punti di vista.

Nonostante la situazione di disagio generale che si diffuse tra i presenti. Eiji non si poteva dire concorde con quello che leggeva negli occhi delle sue prede. Loro erano terrorizzati, immobilizzati da quello che si stava scatenando all'ultimo piano. Mentre nei loro occhi brillava il terrore, in quelli di Eiji divampava eccitazione. Il sangue scorreva a fiumi, inebriando le sue narici e dissetando le sue lame. I suoi sensi erano più acuti che mai, proprio come la sua voglia di andare oltre. Ne voleva ancora e, fortunatamente, aveva trovato chi l'avrebbe soddisfatto. Non avrebbe potuto attendere oltre neanche se avesse voluto. Con un rapido movimento di polso, fece partire la testa della sua kusarigama, facendo in modo che la stessa circumnavigasse la figura dell'unico ancora in piedi per colpirlo. Dove? Poco sopra i talloni, all'altezza delle caviglie. Il taglio era profondo per entrambe le gambe, ma non abbastanza da tranciare il piede. Lo voleva fermo, immobile in quel luogo, ma non troppo ferito. Che fine aveva fatto il proposito di uccidere i due malcapitati? Per adesso era passato in secondo piano. Non c'era tempo per quello, un nuovo sfidante lo attendeva. Richiamò l'arma a sé con uno strattone per poi leccarne il sangue dalle lame, ridendo animalesco sentendo il suono dell'estranea voce.
- As I said… Always fuckin’ lucky… - Sussurrò con uno sguardo perverso dipinto in volto. Prese a correre per le scale, eccitato come poche volte prima di allora, pronto a fronteggiare l'ennesima prova. Cosa avrebbe trovato in cima alla torre?
 
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view post Posted on 5/2/2018, 01:18     +1   -1
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Passo dopo passo, la corsa di Eiji lo portava sempre di più verso l'alto. Un piano, due piani di scale, infine arrivò di fronte alla porta che segnava l'ingresso nel cuore della torre, la stanza da cui venivano spediti i messaggi. La sua evidente superiorità nei confronti dei due avversari iniziali l'aveva spinto a sottovalutare le forze in gioco, e adesso una nuova minaccia si era presentata -o meglio, aveva annunciato la sua presenza all'interno dello scenario- richiamando l'attenzione sia degli uomini del Kyo Dan che del chunin di Kumo. La sua voce intrisa di puro odio avrebbe potuto incutere timore nel cuore di una persona normale, ma anzi Eiji ne uscì ancor più carico e determinato a vedere cosa gli aveva riservato il destino. Se Kohei lo avesse visto adesso, difficilmente avrebbe riconosciuto nel ghigno a metà tra il sadico e l'eccitato il giovane scherzoso, solare e dal sorriso splendente che aveva conosciuto solo il giorno precedente. Chissà quali grandi sfide lo attendevano, nemici tremendi in grado di far tremare di paura tutta Kiri che lui avrebbe messo al tappeto dopo uno scontro epico. Generazioni future avrebbero cantato le sue gesta... o forse stiamo viaggiando troppo con la fantasia.

Proprio quando fu arrivato davanti alla porta, preparandosi ad aprirla, essa venne sradicata dai cardini e volò verso di lui esplodendo in frammenti di legno, coprendo per un attimo la visuale. Prima che potesse reagire, Eiji venne violentemente scaraventato contro la parete alle sue spalle da una forza estranea: se fosse stato una persona normale, probabilmente qualche costola si sarebbe incrinata se non rotta del tutto. Quando il polverone si fu diradato, il ragazzo capì che ciò che l'aveva attaccato era una sorta di tentacolo oscuro, di un materiale indefinito ma che a occhio ricordava molto la natura eterea del chakra: spuntato improvvisamente dai detriti, esattamente dal suo punto cieco, lo aveva raggiunto al petto e ora lo teneva appeso per il collo al muro, sospeso dal pavimento, impedendogli di allontanarsi. Dalla penombra di ciò che restava dalla porta fece la sua apparizione una figura minuta: era un ragazzino, poco più che un bambino in realtà, ma dallo sguardo... malvagio. Non c'erano molte altre parole per definirlo. L'emanazione di energia indefinita aveva origine dal suo braccio, puntato verso di lui, che dal polso in giù era ricoperto di quella "sostanza" nera come l'inchiostro, come la notte. Neri erano anche i suoi occhi e i capelli, e il contrasto con la sua carnagione pallida veniva rovinato giusto da un graffio sulla guancia, probabilmente fresco fresco dato il colore cremisi del sangue.

Sei stato tu, vero? Come conosci Mameko?


La voce, pregna di odio e profonda, mal si adattava alla corporatura esile del bambino, che dimostrava sui dieci anni. Mentre parlava, il suo potere tetro e misterioso si agitava apparentemente senza controllo alle sue spalle, come la fiamma di un fuoco nero che guizzava e scoppiettava senza riposo. A vederlo in quella situazione, a malapena si sarebbe potuto definire umano: tuttavia, lo stesso valeva per Eiji. Due esseri sovrannaturali si trovavano adesso uno di fronte all'altro... ma erano davvero solo due?

Ignoralo Yami, dobbiamo procedere con la missione: hai piazzato solo metà delle cariche, non saranno sufficienti.


Al sentire la nuova voce, dolce e spiccatamente femminile, che ancora non aveva agli occhi di Eiji una provenienza ben definita, il bambino che rispondeva al nome di Yami si fece più cupo, salvo poi sbottare in direzione del nulla.

Questo qui ha fatto il nome di Mameko e forse sa anche dove trovarlo, vuoi fargliela passare liscia? Lo sapevo che quel bastardo ci avrebbe traditi, me lo sentivo e l'avevo detto, ma nessuno mi ha ascoltato!



Nel frattempo, dalla stanza dietro Yami proveniva uno spiccato odore di sangue e morte che raggiunse il naso ormai sensibile a ciò del Jashinista.


//Per avere un'immagine più chiara in mente di Yami e la sua oscurità, puoi fare riferimento a Pride del manga Fullmetal Alchemist, io non so descrivere ;)//
 
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view post Posted on 6/2/2018, 00:15     +1   -1
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La corsa sfrenata di una bestia in cerca della prossima preda. Era una persona alquanto particolare il nostro Eiji Imai. Amava il conflitto con tutte le sue forze, eppure era disposto a mettere da parte questa sua vena guerriera quando il caso lo richiedeva. Nonostante questo, quando partiva alla carica non si fermava davanti a nulla. Già prima di diventare immortale aveva dimostrato tali caratteristiche, il fatto che Jashin avesse deciso di benedirlo non aveva fatto altro che accrescere questa parte del suo carattere. Che fosse un bene od un male sarebbe stato difficile dirlo, alcuni lo avrebbero chiamato coraggio, altri avventatezza. Probabilmente era un buon mix di entrambi quei fattori. Correva e correva. Passo dopo passo quel ghigno si tirava sempre di più, sentendo quella sensazione opprimente farsi più pesante. Era vicino, lo sapeva, e questo accresceva la sua voglia di darsi da fare. Mentre i due incontrati in precedenza non erano stati in grado di stimolarlo pienamente, il prossimo avversario si preannunciava più succulento, promettente. Già se lo immaginava, un omaccione grande e grosso, pieno di muscoli e dotato di chissà quale potere. Lo avrebbe steso, sottomesso, costretto a parlare e fatto prigioniero... O forse lo avrebbe ucciso, questa parte non era mai troppo chiara quando delineava ai suoi piani di azione, anche se questo non è il nome adatto per definirli.

Arrivò, quindi, davanti alla porta, pronto a scoprire cosa gli avrebbe riservato il destino, ma non fece in tempo ad aprirla che qualcosa accadde. Un colpo. Un rumore sordo riempì l'aria, mentre un grande polverone andò a coprire la visuale ed il circondario. Qualcosa lo aveva colpito, spezzando la porta in mille detriti che s'infrangevano contro il freddo terreno. Inizialmente non capì, mentre mentalmente imprecava per la sua solita, costante, stupidità. Si era fatto prendere come un pollo, ma non si poteva certo dire che fosse preoccupato. Sentiva un certo dolore, o per meglio dire piacere, provenire dal suo corpo, ma nel complesso sembrava stare abbastanza bene. Poco male, avrebbe preferito cogliere la controparte di sorpresa, per quanto fosse stata proprio questa ad attirarlo a se volontariamente. Rimase in silenzio, mentre quella polvere si diradava lasciando che i suoi occhi tornassero a cogliere i particolari che gli stavano attorno. Qualcosa di nero, tentacolare ed indefinito lo teneva appeso al muro. Non sembrava essere fatto di vera e propria materia, ma di qualcosa simile a Chakra. Particolare, molto. Neanche a dirlo, la cosa lo intrigava parecchio, per questo si prese qualche secondo per osservare il tutto, smettendo di divincolarsi.
- Mmmmh... Coool... - Disse, colpito, mentre l'indice della mancina, che stringeva ancora il peso dell'arma andava a toccare il tentacolo. Punzecchiandolo per qualche secondo, cercando una reazione dallo stesso. Non ottenne molto però, si muoveva, ma non certo per causa sua. Pareva avere una sua volontà, o che seguisse quella di qualcuno.

Finalmente si decise ad alzare lo sguardo, seguendo quell'oscura protuberanza fino al suo utilizzatore. Impossibile descrivere la sua faccia quando vide quel bambino. Inclinò la testa verso destra, mentre il sopracciglio sinistro si inarcava. Il labbro mosso in una smorfia interrogativa, come anche il suo sguardo completamente esterrefatto e, leggermente, deluso. Un bambino. Un pargolo. Un tappetto. Un qualcosa di totalmente lontano da quello che si era immaginato durante la sua corsa. Vi era qualcosa di particolare in quell'essere, però, ed era lo sguardo. Era rabbioso, pieno di odio ed ira verso di lui, o forse verso il nome dal lui pronunciato in precedenza. Nero e bianco dominavano la sua figura, spezzati solamente da un graffio sul suo volto. Chi glielo aveva procurato? Impossibile saperlo, ma doveva essere fresco viste le sue particolari caratteristiche. Sentì la domanda, ma rimase in silenzio, completamente concentrato su quello che poteva osservare alle spalle del suo assalitore. Era come se non avesse il pieno controllo di quello che, apparentemente, era il suo potere. O forse, molto più semplicemente, lo stava lasciando libero, privo di freni o briglie, ma sempre pronto per essere piegato al suo volere. Una seconda voce, però, si unì a quella del giovinastro davanti ai suoi occhi. Questa appariva essere femminile, molto più dolce di quella del compagno, ma Eiji non riusciva affatto a scorgere il volto di colei che stava proferendo parola.

Iniziava ad essere seccato. Era lì, costretto al muro da quel tentacolo, con davanti un nanerottolo che pensava di poterlo intimorire con qualche sguardo assatanato ma, soprattutto, non era l'ultimo rimasto. Vi era ancora qualcuno.
- Fuck me man! FUCK. ME. La prossima volta che entro in casa mia attivo il fottutissimo sensitivo, ormai non puoi più girare un angolo che trovi dei rompiballe... - La destrorsa fece roteare la falce che andò a conficcarsi nel tentacolo. Solo allora la mano seguì il movimento, andando ad imprimere forza al colpo e tranciando quella strana arma utilizzata dal nanerottolo. Ci volle un po'. Nonostante le apparenze, quella stranezza era abbastanza resistente, molto più di quanto non ci si aspettasse. Finalmente i suoi piedi tornarono a toccare il terreno. Solo allora, quindi, Eiji prese a parlare, rispondendo, in parte, alle domande del ragazzo. Prima, però, lasciamo spazio al siparietto comico. - What the fuck man?! Cazzo fanno quelli del Kyo Dan? Pensano che venire a Kumo per attaccarci sia una specie di gita scolastica? Holy shit! Anyways... - E, finalmente, si rivolse al piccoletto. - Figo il tuo potere, non sembri proprio essere uno sprovveduto. Di cosa si tratta? - Era curioso, ovviamente. Se fossero altre le circostanze, probabilmente avrebbe chiesto alla controparte di insegnargli qualcosa a riguardo. Vi era poco tempo però, non aveva tralasciato le parole della voce femminea. Piazzare delle cariche. Volevano far saltare in aria la torre. Sarebbe stato un bel problema, le comunicazioni erano troppo importanti per lasciarli fare e, in quel momento, lui era l'unico soldato sul posto. - Prima l’immortale ventriloquo, adesso il bimbo bombarolo... Dove stiamo andando a finire? By the way, I'll tell u something little-bro! Conosco Mameko perché ho dovuto collaborare con lui abbastanza recentemente. - Non rivelò molto comunque. La sua missione doveva restare avvolta nel mistero, Kumo non si era schierata al fianco degli altri villaggi, ma neanche contro. Far sapere che lui, probabilmente, aveva facilitato la distruzione di Iwa avrebbe potuto giocare a suo svantaggio. Oltretutto, se davvero il Kyo Dan aveva intenzione di attaccare Kumo, allora il fatto che Eiji aveva collaborato con loro doveva restare sepolto nelle ere. Il fatto che avesse ammesso di aver collaborato con lui, non implicava in alcun modo quale ruolo avesse avuto ed in quale vicenda. Ovviamente, se lo aveva nominato in quel frangente, era perché conosceva il suo collegamento con il Kyo Dan, lo sapeva bene e non lo nascondeva.

Il ragazzotto riprese a parlare, rivolto alla misteriosa compagna femminile. Traditi? No. Almeno Eiji non lo pensava, dopotutto aveva attirato uno dei nove a Kumo. Per colpa sua la Raikage era caduta. In che modo li aveva traditi? La missione riguardante il Gobi era stata un successo, anche se aveva riportato ferite gravi. Poi si portò la mano alla tasca, quasi istintivamente. La lettera. Che fosse tutto un inganno di Mameko? Che fosse a conoscenza dei piani dei suoi compagni e che, quindi, avesse indirettamente inviato Eiji a fermarli? Possibile, ma non certo. Il tutto poteva anche essere stato frutto del caso. Un destino abbastanza ironico, ma comunque non dettato dalla volontà del Jonin.
- Sorry bro! Non ho idea di dove si trovi quel ninja. - Tagliò corto, mentendo spudoratamente. Non doveva dare loro alcune spiegazione, non avrebbe rivelato la posizione della sua possibile preda che restava, comunque, anche il suo salvatore. Che senso avrebbe avuto poi? Dire a quei tizzi dove trovare qualcuno che, comunque, non avrebbero avuto la possibilità di cercare. La loro corsa stava per finire, anche se forse ancora non lo sapevano.

Tornò, quindi, a sorridere. Nuovamente animato dal suo intento originale. Le chiacchiere stavano a zero. Era sicuro che i due non si sarebbero fermati con le buone, non lo avevano fatto quelle due nullità ai piani inferiori, perché avrebbero dovuto farlo questi? Che fossero più forti degli altri appariva chiaro, anche se era difficile capire di quanto. Eiji, però, era pronto. Aveva sangue nemico in corpo. Sul suo fisico figuravano alcune ferite, abbastanza da garantirgli l'adrenalina giusta per lanciarsi nella battaglia al massimo.
- By the way... U guys are pretty unlucky! Pensate davvero che vi lascerò abbattere questa voliera? I don't think so... Eheh... - E quindi, pronto allo scontro, questa volta avrebbe attaccato lui per primo. Caricando verso quel ragazzino che, comunque, appariva come un semplice nemico ai suoi occhi. Nessuno scrupolo per il suo aspetto, nessun pregiudizio. Niente. Le battute fatte in precedenza erano solo, come dire, di circostanza. Quindi si mosse repentinamente verso suo avversario, come avrebbe fatto con chiunque altro, impugnando nella destrorsa l'elsa della falce e con la mancina il peso. Il suo attacco sarebbe stato ispirato ad una delle nuove tecniche che Mameko gli aveva insegnato durante i suoi allenamenti post-promozione. La destrorsa avrebbe iniziato a far roteare la kusarigama per poi farla partire in direzione del poveretto. La mano avrebbe fatto scorrere la catena sul palmo, mentre le tre lame avrebbero puntato al fianco sinistro della preda. Non avrebbe smesso di avvicinarsi, imponendo al nemico di difendersi dal colpo delle lame, ma sorprendendolo con il pugno armato dal peso di Sanmaru, diretto in pieno volto.


 
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view post Posted on 9/2/2018, 01:46     +1   -1
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Agli occhi di Yami, tutte le chiacchiere del chunin erano vuote e senza senso. Il bambino demoniaco digrignò i denti con ferocia: possibile che Eiji non capisse la gravità della situazione in cui si trovava? Intrappolato da un nemico, che aveva appena fatto intendere di voler eseguire un attentato contro il suo Villaggio... siamo sicuri che il ragazzo non avesse sacrificato anche alcune delle sue rotelle a Jashin, nel processo?
Sembrava che per lui fosse tutto un gioco, e forse era davvero così: la prospettiva degli Immortali non poteva essere compresa dal di fuori. E il bambino, per quanto dotato di poteri paranormali, pareva essere abbastanza umano.


Hai collaborato lui di recente, eppure non sai dove si trova? Non raccontarmi frottole!



Quando Eiji tagliò il tentacolo, la materia oscura di cui era composto si dissolse nell'aria, probabilmente a causa della mancanza di contatto con il portatore. In quel momento il piccolo graffio sulla guancia di Yami parve luccicare per un istante... ma poteva trattarsi anche di uno strano riflesso delle gocce di sangue che fuoriuscivano dal taglio.
Il pensiero dei due strani personaggi appena sconfitti dal Jashinista non passò per la mente di nessuno dei due presenti: per uno troppo deboli per essere considerati una minaccia, per l'altro solo delle semplici pedine che avevano l'unico scopo di guadagnare tempo.
Senza trattenersi nonostante l'aspetto dell'avversario, il ragazzo di Kumo si lanciò sul suo nuovo obiettivo con una combinazione di attacchi basilare ma alo stesso difficile da difendere, simile a quella che aveva utilizzato in precedenza contro gli scagnozzi: un colpo orizzontale al fianco e un diretto alto, scagliati quasi contemporaneamente. Yami scoprì i denti, a metà tra un ringhio e un sorriso.


Non perdere tempo! YAMI!



Stai zitta, Hikari. Adesso sì che iniziamo a ragionare. Penso che questo tizio ci possa mettere sulle tracce di Mameko... dopo che me lo sarò lavorato un po'. Dobbiamo fargliela pagare: è stato lui a ridurci così, è stato lui a uccidere Yugure. Lo hai dimenticato?



Il litigio tra i due era acceso, ma non impedì al manipolatore di oscurità di frapporre il suo potere tra sè e l'attacco del chunin: con un balzo all'indietro schivò la falce, portandosi all'interno della stanza, mentre compiendo un rapido gesto con una mano spostò la strana essenza a formare uno scudo su cui impattò l'altro colpo di Eiji. Il ragazzo potè provare una sensazione alquanto particolare: era una sostanza densa, quasi gelatinosa e malleabile, ma allo stesso tempo abbastanza resistente da essere un vero e proprio ostacolo nei momenti di bisogno.
Yami parve abbastanza contrariato, e rispose al fuoco con il fuoco: con un altro gesto richiamò due nuovi tentacoli che, da dietro le sue spalle, si sarebbero schiantati come fruste sul ragazzo, formando due diagonali incrociate. Proprio in quel momento, la ferita leggera sulla guancia pulsò e si allargò di poco, lasciando colare una singola goccia di sangue, mentre sul collo un nuovo taglio apparve. Era come se la sua stessa linfa vitale stesse pressando per uscire dal corpo, e pian piano ne stesse guadagnando la forza. La voce preoccupata dell'altra bambina si fece nuovamente sentire.


Stai già superando il limite, non puoi continuare a lungo. E poi... stanno arrivando!



Nel frattempo, il movimento di Yami lo aveva portato fuori dalla linea di visuale di Eiji, che adesso poteva sbirciare dentro la stanza da cui partivano i messaggi: era tutto ancora come se lo ricordava, nessun oggetto era stato spostato. A terra, però, si trovavano un paio di cadaveri in un lago di sangue, gli uomini della guardia, che erano stati piegati dalla violenta aggressione di Yami. L'ambiente era in penombra, la finestra che dava sul balconcino su cui andavano a poggiarsi i messaggeri alati era chiusa per più di metà e solo uno spiraglio creava una lama di luce sul muro in fondo. Il sole di mezzogiorno era stato tagliato fuori da quella torre, per quel giorno.
Da lì, facendo un po' di attenzione, Eiji avrebbe potuto udire il gracchiare di alcuni volatili all'esterno dell'edificio: un numero imprecisato di loro era ancora vivo.
 
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view post Posted on 9/2/2018, 16:49     +1   -1
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Effettivamente, posso dire di essere abbastanza certo che il sacrificio di Eiji si sia limitato ai ricordi dei genitori. Il tutto, però, non sottintende che quelle rotelle non gli manchino davvero, anzi. Lui aveva un modo tutto suo di affrontare gli ostacoli della vita, non era avvezzo a preoccupazioni o incertezze, semplicemente sapeva di poter abbattere ogni muro che gli si fosse parato davanti. Perché? Difficile dirlo. Non certo perché si aspettasse di essere il più forte sulla faccia della terra, questo era chiaro, ma forse perché si aspettava grandi cose da se stesso. Non aveva sacrificato quello che di più caro aveva per ritrovarsi con un pugno di mosche. Il suo destino sarebbe stato radioso, i suoi desideri sarebbero diventati realtà. Proprio per questi motivi sapeva di non poter essere fermato, di non poter perdere. Anche nel peggiore dei casi, nel più estremo, lui si sarebbe rialzato, avrebbe combattuto sino a quando il suo corpo non si fosse rivelato completamente inservibile. Nel fare tutto questo, nel portare avanti le sue convinzioni, cercava di prendere tutto quello che veniva con filosofia. La preoccupazione per la patria c'era e non era poca, ma vi era una differenza fondamentale tra il presente ed il passato. Quando si era allontanato dalla Nuvola per aiutare il Gobi, sapeva che assentandosi non avrebbe potuto combattere per la sua casa, per il suo paese, per i suoi fratelli. Adesso era lì, pronto a tutto pur di fermare quell'attacco. La differenza era proprio quella. Per quanto credesse nei suoi compaesani, era solo di se stesso che si poteva ciecamente fidare quando si trattava di proteggere quello che amava. Gli altri si sarebbero potuti far corrompere, abbattere dalle avversità. Lui no. Per stupidità, per testardaggine, per mille altre caratteristiche non sempre positive che lo rendevano Eiji Imai. Quel bambino non aveva speranza, il Kyo Dan non aveva speranza. Fin tanto che lui fosse stato il loro avversario, li avrebbe sbaragliati tutti, uno per uno, indistintamente. Per questo era così tranquillo, un po' perché era nella sua indole esserlo, un po' perché sapeva che avrebbe fatto del suo meglio e, sicuramente, avrebbe portato a casa il trofeo. Il tutto potrebbe apparire come un discorso abbastanza altisonante, borioso quasi. Non era questo il punto però. Viveva questo genere di momenti nella consapevolezza di avere ancora molta strada da fare, molti poteri da risvegliare ed esperienza ad accumulare. Solo la sua incrollabile fiducia nelle sue, pur limitate, capacità lo rendevano incline a tali pensieri. Si liberò dal tentacolo, quindi, pronto a controbattere.

- What the fuck mini-bro! Che razza di discorso è!? Il fatto che abbia dovuto lavorare con lui di recente non vuol certo dire che sappia qualcosa di particolare su di lui. Si è lasciato sfuggire che fa parte del Kyo Dan, mica qual è il suo numero civico! - Ed effettivamente sarebbe potuto essere così. In fin dei conti quel nanetto non conosceva le dinamiche che avevano visto coinvolti i due adepti, altrimenti avrebbe riconosciuto il nostro ragazzo. - Mi ha parlato di voi perché condividiamo ideali simili riguardo alla libertà delle bestie codate. But hey man... Il fatto che possa dire di trovarmi in parte d'accordo con voi su alcuni punti, non vuol dire che vi lascerò fare quello che vi pare. Kumo è casa mia. E io non ammetto parassiti in casa mia. Got it?! - Inutile dire che, nel pronunciare quelle parole, il suo tono di voce si fece estremamente minaccioso, proprio come il suo sguardo. Aveva capito di essere dinnanzi ad un essere particolare. Che fosse immortale o meno, questo sarebbe stato impossibile dirlo a primo impatto, stava di fatto che non portava alcuna falce con sé. Nemmeno Mameko a dire il vero, ma le armi che materializzava grazie al suo sangue assumevano forme alquanto esplicite. Nonostante tutta quella massa informe di parole, vi era un dettaglio che uno come lui non si sarebbe mai potuto lasciar sfuggire. Sangue. Lui viveva di sangue, dopotutto essere fedeli al Dio Jashin significava proprio questo. Vide chiaramente, anche grazie al fatto che gli occhi erano il suo senso più acuto, quella sottilissima goccia di liquido fuoriuscire. Sarebbe stato presto per azzardare supposizioni, ma qualcosa nella sua mente diceva che tutto quel potere si sarebbe potuto rivelare un'arma a doppio taglio.

Quindi caricò, ma non ebbe successo. Quel tipetto non era uno sprovveduto. Aveva schifato con facilità il primo colpo, difendendosi dal secondo. Si preannunciava una sfida interessante, nonché una preda succulenta. Nel fare tutto ciò, però, quel nanerottolo non smise mai di discutere con la seconda presenza nella stanza. Erano in perenne contrasto, ma lei pareva non essere affatto interessata allo scontro che si stava consumando, ciò non di meno non si era neanche palesata per dare manforte al compagno. La controffensiva di Yami non tardò a farsi vedere. Due tentacoli fatti di pura oscurità si scagliarono contro il nostro ragazzo, mentre questi era intento ad analizzare le parole della coppia. A quanto sembrava, Mameko aveva davvero commesso qualche atto ai danni dei suoi compagni, ma non era questo il momento di perdersi in pensieri inutili. Richiamata la kusarigama con il rapido movimento del braccio destro, Eiji iniziò a far volteggiare le tre lame ed il peso attorno alla propria figura, preparandosi alla difesa. Era una delle tecniche basilari del combattimento con quel particolare tipo di arma, che Hikaru gli aveva insegnato subito dopo la benedizione ricevuta dal Dio. Nonostante la semplicità del tutto, questa bastò per attutire i colpi, intercettando i tentacoli con l'arma e respingendoli. Rimase impressionato, comunque, dalla potenza con la quale i fendenti del ragazzino si abbatterono contro di lui. Se non si fosse allenato con Mameko, migliorando le sue capacità fisiche e mentali, probabilmente quella tecnica non sarebbe bastata. Stava dimostrando a se stesso di meritarsi quella promozione e, in fin dei conti, questo lo rendeva piuttosto felice. Anche queste distrazioni, però, vennero accantonate dal Chunin, concentrato sulla battaglia ma non solo. Lo vide, finalmente comprese quello che stava accadendo al ragazzo. Non era stata una svista quella di prima, il sangue era sgorgato dalla ferita e lo stava facendo nuovamente. Un sorriso sadico si dipinse sul suo volto, mentre osservava l'avversario con fare famelico. Quel potere era tanto, forse troppo per un giovane come Yami e questo, chiaramente, si ripercuoteva sul suo corpo in maniera negativa. Un vero peccato che Eiji, per lui, fosse proprio l'avversario peggiore. Da buon immortale qual'era, i combattimenti di lunga durata non erano un problema. Più ferite subiva più diventava forte, più ne infliggeva più si rinvigoriva. Sarebbe bastata una singola, misera, goccia di quella linfa vitale per chiudere i giochi. Se quel tappetto si fosse rivelato troppo sfuggente, non avrebbe dovuto fare altro che protrarre lo scontro fino a quando non si fosse logorato da solo. Quella parole femminili non fecero altro che avvalorare la sua tesi, anche se non tutto quello che sentì gli risultò gradito. Chi stava arrivando? I rinforzi di Eiji? O forse dei loro compagni? Doveva sbrigarsi, ma decise di attendere qualche momento. Dopo aver difeso quel contrattacco, a differenza di ciò che solitamente faceva, si prese qualche secondo. La schivata di Yami gli aveva permesso di oltrepassato l'arco che delimitava la porta. Era il momento propizio per analizzare la situazione e scovare, finalmente, quella ragazzina che si accompagnava a bambini demoniaci e, soprattutto, bombaroli.

Tutto era al proprio posto, come se lo ricordava, eppure qualche corpo estraneo adornava la stanza. Un certo odore di sangue si era palesato quando il ragazzo aveva messo piene nella voliera e no, non si trattava di Yami. Vide, infatti, un paio di guardie accasciate al suolo, distese in una pozza del loro stesso sangue. Avrebbe voluto sincerarsi delle loro condizioni, davvero, ma in quel momento non gli parve la scelta giusta. La vita di pochi per quella di molti. Idealmente non era propenso a lasciare nessuno indietro, ma se per verificare la loro morte si fosse fatto sfuggire Yami le conseguenze sarebbero potute essere catastrofiche. La cosa, logicamente, gli diede molto sui nervi. Non poteva aiutare i sui fratelli e, allo stesso tempo, non poteva allontanarsi da quel bambino. Eppure qualcosa mancava nel circondario, qualcosa di fondamentale. Dove stava quella stramaledetta bambina? Si guardò attorno più e più volte, ma nulla, non la vide. Non c'era altra scelta, era arrivato il momento di fare qualcosa che avrebbe dovuto fare molto tempo prima. Giocare le sua arma segreta, l'abilità temuta in tutto il mondo ninja e non solo. Il CAZZUTISSIMO, FOTTUTISSIMO, SUPEROVERPOWER sensitivo. Cele perdonaci, perché abbiamo peccato. No. Non c'era una seconda presenza in quella stanza. O meglio, c'era ma non come se la sarebbe aspettata lui. Inizialmente percepì solo Yami, man mano la sua capacità si affinava, però, iniziò a comprendere che il giovane non era solo. In lui albergavano due esseri, come due spiriti in un unico corpo. La bambina, non era altro che una seconda presenza che vestiva la stessa pelle di quel ragazzino che aveva appena attaccato. Cosa stava a significare? Era un fenomeno sin troppo particolare per ridurlo ad una semplice personalità multipla. Non avendo mai avuto a che fare con qualcosa del genere, non riuscì a darsi una spiegazione. Il fatto, però, di aver individuato finalmente quella presenza lo rassicurò parecchio. Non doveva più temere imboscate da un corpo estraneo, il suo avversario era uno, anche se non era solo.

Gli interrogativi iniziavano ad ammassarsi. Chi era Yugure? In cosa consisteva il tradimento di Mameko? Quanti altri uomini aveva il Kyo Dan all'interno delle mura? Chi stava arrivando? Cosa si nascondeva dietro il misterioso potere di quel bambino? Come mai all'interno del suo corpo albergavano due entità? Troppe, davvero troppe domande. Era consapevole che quel ragazzino non avrebbe perso tempo a rispondere. Lo aveva ignorato prima, lo avrebbe fatto ancora. Di contro, il suo lato femminile avrebbe potuto farlo, anche se aveva rivolto le sue parole soltanto verso Yami e mai verso di Eiji. Che fare? Combattere ed obbligare la controparte a parlare? Oppure tentare di smuovere la presenza, in modo tale da farle rivelare qualcosa? Forse era troppo presto per pensare di poterla asservire alla sua volontà, ma se avesse premuto ancora un po' sull'acceleratore. Se avesse forzato la mano a Yami abbastanza da metterlo in pericolo magari chissà, in cambio della speranza di aver salva la vita, Hikari avrebbe parlato. Decise, quindi, di tenersi tutto dentro per il momento e di procedere con l'attacco. Avrebbe balzato, facendo roteare il peso verticalmente, per poi scagliarlo contro il nemico. Questa volta, però, il suo intento non sarebbe stato quello di ferirlo, ma si trarlo in inganno. Avrebbe cercato di bloccare una parte del corpo dello stesso, oppure un tentacolo, con la catena ed il peso, per poi strattonarsi nella sua direzione. Avrebbe utilizzato la forza delle sue braccia per lanciarsi verso il nemico e, allo stesso tempo, sbilanciarlo. Se il tutto fosse andato a buon fine, con l'elsa della testa impugnata dalla destrorsa, avrebbe colpito il costato. Questa volta però i suoi intenti sarebbero stati chiari, almeno a se stesso. Ferire, non uccidere. Non ancora.

 
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view post Posted on 14/2/2018, 01:20     +1   -1
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Adesso sì che Yami lo prendeva sul serio: le mosse di quel ragazzo non erano assolutamente paragonabili a quelle delle guardie che aveva affrontato prima, nè a quelle di un semplice Genin. Forse, se davvero conosceva Mameko, vedendo la kusarigama di Eiji avrebbe potuto fare un collegamento... se solo lo stile del Jonin non fosse stato radicalmente diverso da quello di ogni altro membro del Santuario. In ogni caso, mentre l'immortalità del Jashinista non faceva altro portare ulteriore adrenalina in circolo, sembrava che il protrarsi dello scontro avrebbe solo esaurito non solo l'energia del bambino, ma anche la sua forza vitale. Infatti ogni volta che manovrava i suoi tentacoli di oscurità, attingendo al potere che divampava alle sue spalle, nuove ferite si aprivano sulla sua pelle. Yami lo sapeva, e per questo avrebbe voluto terminare il combattimento in fretta... ma Eiji Imai non era un Chunin qualsiasi. Non avrebbe mollato la preda così facilmente: un ulteriore combinazione di attacchi, stavolta non portati con lo scopo di uccidere ma solo di ferire, immobilizzare e intralciare le mosse del piccoletto. Ma anche Yami era un osso duro: voleva impedire ad ogni costo di ricevere ulteriori ferite rispetto a quelle che si procurava da solo, per questo ancora una volta con un gesto richiamò due arti oscuri in sua difesa. Uno venne diretto contro la catena per deflettere il colpo lateralmente, l'altro invece si frappose tra il corpo del bambino e il pugno armato di Eiji: non fu abbastanza per assorbire completamente il danno, ma al massimo ci sarebbe venuto un bel livido, nulla di più. Yami strinse i denti per resistere al dolore, e con tale tentacolo respinse con forza il Chunin all'indietro. Ciò gli costò uno strappo sulla manica dell'abito, che lasciava intravedere le vene gonfie del braccio sotto di esso: era stanco, e al limite.

Su, su! Saliamo, dev'essere là sopra!


Forse è ancora qui, ce la facciamo a prenderlo!


Alcune voci emersero dal basso, verso l'ingresso al piano terra della voliera: a questo corrispondeva un'apparizione di alcune presenze al margine del campo sensitivo di Eiji. Nuovi personaggi stavano per arrivare sulla scena, e prima che potesse interrogarsi sulla loro identità ci pensò Hikari a rendere esplicita la situazione affermandosi con voce perentoria sull'altra anima che abitava il suo stesso corpo.

Adesso basta Yami, i ninja di Kumo sono già qui e tu ti sei lasciato prendere la mano come al solito.
Lasciami il comando, ci penso io.



Il bambino sbuffò visibilmente, prima di approfittare della distanza posta tra lui e Eiji per lanciare una delle sue nere propaggini verso la finestra. A tutta velocità colpì il vetro, mandandolo in frantumi e aprendo forzatamente un passaggio verso il balconcino che ospitava le gabbie dei piccioni e falchetti viaggiatori. Soprattutto, fu la luce del sole ad investire la stanza incenerendo le ombre che avevano regnato fino a quel momento. Anche gli occhi del ragazzo ne avrebbero risentito, e sarebbe stato costretto a socchiuderli per una frazione di secondo.
Quando li riaprì, davanti a lui c'era la bambina. Della stessa corporatura di Yami, esile, ma bionda, Hikari aveva un'aria del tutto diversa. Forse era l'assenza dell'ombra minacciosa alle sue spalle, forse il sorriso placido e l'apparenza innocua ingannavano, perchè comunque Eiji percepiva che quella non era affatto una persona normale, nè tanto meno pacifica. Sotto lo sguardo presumibilmente spaesato del giovane, i graffi che la bambina aveva sul viso cominciarono a rimarginarsi a vista d'occhio. Prima che avesse anche solo il tempo di avvicinarsi, la bambina alzò la manina in segno di saluto.


Ciao ciao!



Tra le dita aveva un mano un congegno molto simile a quello che uno degli scagnozzi aveva usato prima contro di lui. Premette il pulsante.


Abbiamo un conto in sospeso con te, ci rivedremo presto. Stanne certo.


Un paio di detonazioni sconvolsero l'edificio, travolgendo l'udito del ragazzo con violenza e disturbando il suo senso dell'equilibrio per effetto delle vibrazioni. Crepe si aprirono nelle pareti, creando un disastro di polvere e confusione, sommata al gracchiare ossessivo dei volatili che stavano percependo il pericolo che correvano, ma in una manciata di secondi fu chiaro che... la torre era ancora in piedi. Nonostante tutto. Magari qualche accertamento futuro l'avrebbe dichiarata pericolante, ma per il momento non sarebbe crollata.
Il vero problema era che in tutto ciò Hikari, e Yami con lei, avevano utilizzato la finestra come via di fuga. Eiji poteva sentirli -e riconoscerli, grazie alla loro peculiare condizione- mentre si allontanavano, probabilmente sui tetti di alcune case. Dai piani più bassi della torre di guardia, invece, parevano provenire indistinti colpi di tosse causati dai detriti e delle voci: era arrivata la cavalleria.


//Adesso immagino che dovrai scegliere tra inseguire il/la/i bambino/a/i o spiegare la situazione ai rinforzi (tra loro c'è Kohei che ha chiamato gli altri). Per adesso hai ancora Hikari nel raggio d'azione del sensitivo, se rimani fermo potresti perderla. D'altra parte, se la insegui sarai da solo. Considera inoltre che hai un buco nel petto, e magari potrebbe esserti richiesta qualche spiegazione in merito
Per altre cose e/o chiarimenti, sono a disposizione ;)//
 
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view post Posted on 14/2/2018, 23:48     +1   -1
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Non si poteva certo negare che Eiji si stesse impegnando. Non solo perché ne andava della salvezza del villaggio, ma anche perché si stava divertendo contro questo avversario. Nonostante l'aspetto forviante, era certamente un tipo capace. Ribatteva colpo dopo colpo, continuando a non scoprirsi troppo. L'unica e fondamentale differenza che distingueva i due era proprio il dono di cui erano dotati. Ad ogni goccia di sangue che il ragazzo versava, Eiji si faceva più famelico e forte. Più voglioso di affondare le lame dentro le sue carni per trarne un po' di linfa vitale ed intingersi le labbra. Sfortunatamente il ragazzo continuava a dimostrarsi sfuggente, anche il secondo attacco del giovane andò a vuoto. La prima parte venne semplicemente deviata, la seconda fu bloccata. Questa volta, però, qualcosa diceva ad Eiji che avrebbe potuto abbattere le sue difese con il prossimo affondo. Le lame erano quasi entrate a contatto con il corpo della preda. Aveva sentito la sua pelle, o almeno era molto vicino a farlo, oltre quel tentacolo nero che aveva fatto da schermo per la sua offensiva. Un sorrisetto sadico si dipinse sul volto del giovane, subito dopo essere balzato ad una distanza di sicurezza. - Don't worry bro! Siamo quasi alla fine... Eheh... - Gli sarebbe piaciuto leccare le lame in quel momento, ma nessuna goccia le aveva inzuppate. Si sarebbe riservato quel piacere per un secondo momento.

Proprio mentre si preparava a compiere un secondo assalto, ecco delle voci estranee comparire nella torre. Qualcuno era arrivato, ma bisognava ancora identificarne le intenzioni. Nonostante non fosse ancora abbastanza ferrato sulla sua abilità di sensitivo, ci pesò la controparte femminile a rivelare l'identità degli sconosciuti. Erano i rinforzi. Se prima vi era solo il sentore di una fine imminente, adesso la certezza di tale pensiero s'insinuava nella mente del ragazzo. Yami era già al limite, non avrebbe retto lo scontro contro più persone.
- Not tod... - Ma astutamente il suo avversario fermò la sua controffensiva. Questa volta il colpo non fu diretto al chunin, bensì ad una finestra. La luce penetrò repentina andando ad intaccare la vista di Eiji, che si vide costretto a portarsi il braccio denstro davanti al volto per qualche millesimo di secondo. Tanto bastò ai due per portare a termine i loro piani. Quando fu capace di tornare ad osservare con la dovuta attenzione, quello che vide lo lasciò esterrefatto. Davanti a lui non vi era più Yami, gracile ragazzo dalle parvenze di bambino, ma una ragazza estranea. Gli parve, però, di conoscerla per certi punti di vista. L'aveva percepita in precedenza, come presenza interna al corpo del tappetto. Che fosse Hikari? Che i due avessero la possibilità di scambiarsi? Particolare, molto. A differenza della presenza maschile, quella femminile presentava tratti più tranquilli e pacifici. Qualcosa nella mente del ragazzo, però, gli gridava di fare attenzione. Non poteva abbassare al guardia, non adesso che era ad un passo dal successo. - Who the fuck are U guys?! - Qualcosa'altro attirò la sua attenzione. Il corpo della giovane si stava sanando, le ferite stavano svanendo, come se non fossero mai state presenti. Incredibile, tutto quello per cui aveva lavorato stava andando in fumo. La cosa, però, non lo demoralizzò. Sapeva di poter tener testa alla controparte, se non avrebbe potuto fare in modo che la stessa si ferisse da sola, allora ci avrebbe pensato lui. Una volta arrivati i rinforzi, feriti o no, quei due essere fusi in uno non avrebbero potuto fare altro che arrendersi. Il tutto accadde piuttosto in fretta. Hikari stringeva in mano quello che aveva tutta l'aria di essere un detonatore. - NO! - La mancina fece partire il peso verso la le dita della ragazza, ma fu tutto inutile.

Le esplosioni iniziarono a susseguirsi una dopo l'altra. Il suo colpo non raggiunse in tempo al bersaglio che riuscì ad evitarlo. L'edificio venne scosso, crepe iniziarono ad aprirsi lungo le pareti. La polvere infastidiva la vista del Chunin, mentre il suo equilibrio veniva minato dai tremori. Ci vollero alcuni secondi prima che il tutto tornasse alla normalità. La torre era ancora in piedi, proprio come previsto. Perché? Ovviamente perché Eiji aveva ascoltato Hikari, sapeva che non avevano piazzato abbastanza esplosivo a detta sua. Non poteva esserne del tutto sicuro, ma confidava nella poca furbizia dell'avversaria.

Sentì quei colpi di tosse provenire dalle sue spalle. Probabilmente i suoi compagni stavano bene, ma non era questo a preoccuparlo adesso. I suoi avversari si erano dileguati, utilizzando l'apertura fatta alla finestra. In quel momento, non ci mise nemmeno un secondo a capire cosa fare. Non pensò alle ferite che i suoi compagni avrebbero potuto vedere sul suo corpo. Non pensò a quello che i due che aveva abbandonato ai pieni inferiori avrebbero potuto dire. Non pensò di sincerarsi delle condizioni della cavalleria. L'unica cosa di cui gli importava era acciuffare quella minaccia. Per quanto fosse possibile che Kohei, o chiunque fosse stato con lui in quel momento, potesse essere ferito, in quel momento il benessere di molti era più importante di quello dei pochi. Proprio come aveva fatto con le guardie a terra in quella stanza, anche questa volta avrebbe dovuto mettere da parte il suo lato fraterno per il bene di casa sua.
- BYE BYE UN CAZZO! -

Il sensitivo era ancora attivo, fortunatamente, quindi riusciva ancora a percepire quella loro particolare essenza. Si stavano allontanando e lui era in svantaggio, non poteva perdere un secondo di più, ma forse avrebbe potuto ottenere un aiuto. Prese a correre verso la finestra, saltando dalla stessa senza pensarci due volte. Ancora a mezz'aria si morse il pollice della destrorsa, iniziando a comporre rapidi sigilli. Appena arrivò in contatto con il primo appoggio disponibile, la mano andò a toccare il tetto creando una nuvola di fumo. Sulla sua spalla comparve un pennuto dal piumaggio scuro, un nibbio per la precisione. Eiji, però, non aveva tempo di fermarsi, per questo continuò a correre, avrebbe spiegato il tutto al compagno mentendo l'incedere. - Yo bro! Non c'è molto tempo, la vedi quella bambina che fugge davanti a noi!? - Fece una piccola pausa, saltando sul tetto successivo ed impastando chakra nei piedi per avere una tenuta sicura. - Non deve scappare, ho bisogno che tu mi aiuti a seguirla ed a fermarla! Ma sta attento, è pericolosa nonostante l'aspetto! - Va bene ragazzo, conta su di me! - Fortunatamente il rapace non era tipo da perdersi troppo in chiacchiere. Spalancò le ali e, rapidamente, prese il volo all'inseguimento della fuggitiva. Era più veloce di Eiji, questo poco ma sicuro. Sarebbe tornato utile nel caso il Chunin fosse stato distanziato o, più semplicemente, avrebbe potuto intralciare la corsa della controparte con qualche attacco. Una cosa era certa, i due non avrebbero lasciato sfuggire quella preda molto facilmente.

<tecnica> - Tecnica del Richiamo - [Chk: dipende dall'evocazione] "Il ninja si procura volontariamente una piccola ferita. Il sangue che ne sgorga è il sacrificio richiesto per attivare il legame con il contratto firmato e questo, combinato con la composizione di diversi sigilli, permette di evocare le creature più disparate, che risulteranno sempre più potenti ad ogni grado ninja. Poggiata la mano a terra, la creatura evocata potrà agire seguendo le direttive dell'evocatore."

<attivazione/passiva> - Sensitivo - [Liv 4: 28/30]
Liv 4: 7 Stm a turno; 3 turni necessari all'attivazione; 500 m di range

<abilità/attivazione> - Rapidità - [Stm: -7] [Liv 6 : 0/10]
Liv 6: Vel*1,1

<abilità/attivazione> - Sensi Migliorati - [Stm: -2] [Liv 4: 21/30] Vista.

<passiva> - Camminare sulle Superfici Verticali e sull'Acqua - "Il ninja concentra il chakra sulla pianta dei piedi per rimanere saldo sui muri anche a testa in giù, in questo modo è in grado di correre in tutte le direzioni; allo stesso modo emanando e distribuendo al meglio il chakra sulla pianta dei piedi questi sarà in grado di galleggiare sull'acqua, e correre su qualsiasi superficie liquida senza sprofondare. Il consumo di Stamina per questa capacità è nullo a meno che non si affronti una scalata o una traversata sull'acqua per delle ore; in tal caso starà al Master decidere che malus assegnare per simulare l'affaticamento."


-GdrOff- Scusa il post scarno, ma sono riuscito ad ammalarmi nuovamente. :asd: -GdrOn-
 
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view post Posted on 17/2/2018, 17:49     +1   -1
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Per le strade, le persone non sapevano cosa fare. L'esplosione aveva sì causato il panico, ma la mancanza di danni evidenti stava spingendo tutti ad avvicinarsi alla torre delle comunicazioni per soddisfare la loro curiosità. Cosa poteva essere successo? Già si spargevano voci, ad opera dei più inclini al giungere a conclusioni affrettate, su possibili cause e motivi di tale evento. Il popolo parlava... mentre Eiji si era gettato all'inseguimento di Hikari e Yami. Tutta la sua concentrazione era volta alla cattura e all'eliminazione dei due -o uno?- membri del Kyo Dan, il resto non era affar suo.

Saltando dalla finestra, atterrò sul tetto di un edificio ed evocò il suo fedele compagno Washi, fratello di sangue, mettendolo al corrente della situazione. Il rapace sfrecciò dunque verso il cielo, individuando il fuggitivo per poi seguirne il percorso a tutta velocità, allo stesso tempo permettendo a Eiji di capire meglio la sua posizione effettiva. Come loro, Hikari si stava spostando di tetto in tetto, sotto il sole, e questo rendeva chiara e pulita la visuale di Washi, interrotta solo occasionalmente da qualche abitazione che si frapponeva tra lui e la preda.
Non ci volle molto prima che Washi, veloce com'era, raggiungesse la bambina e, dopo essersi tenuto a debita distanza per un po' per gli avvertimenti riguardo la sua pericolosità, decidesse di sferrare il primo attacco. Con precisione si gettò in picchiata verso il nemico... che schivò con un balzo dal tempismo perfetto, senza accennare ad alcun tipo di contrattacco, per poi continuare a correre.

La scena si ripetè un altro paio di volte, con il risultato di rallentare in maniera significativa la velocità di Hikari: continuando a quel modo, Eiji sarebbe riuscito a raggiungerla in breve tempo. La direzione cui la bambina stava fuggendo, nonostante alcuni cambi di traiettoria improvvisi per tentare di depistare gli inseguitori, comunque risultò ben presto chiara al giovane chunin: le mura del Villaggio, per motivi facilmente intuibili.


//Scusa scusa scusa sono super di fretta e non ti volevo rallentare più di così. Ti dico cosa succede dopo: riesci in pratica a raggiungerla poco prima delle mura (mi immagino le mura come quelle di Konoha dell'anime, non avendo altri riferimenti) -hai una brevissima finestra di tempo per lanciare un attacco a distanza, se vuoi- ma prima che tu possa raggiungerla nel corpo a corpo salta giù e finisce in strada, in un vicolo fiancheggiato da due file case per la precisione. Non appena si ritrova all'ombra, ecco che ritorna ad essere Yami. A quel punto a te la palla ;)//
 
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view post Posted on 18/2/2018, 16:50     +1   -1
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Era ovvio che gli accadimenti avessero destato l'interessa della popolazione circostante. Non succedeva tutti i giorni di sentire esplosioni così vicine, non a Kumo, proprio per questo il molti sarebbero potuti accorrere alla torre. Fortunatamente non avrebbero rischiato di farsi del male. I rumori erano stati grandi, forti, probabilmente minacciosi e assordanti, ma il palazzo resisteva. Una versa fortuna per tutta la gente nella zona. Se quella torre fosse crollata, oltre a danneggiare irrimediabilmente i sistemi di comunicazione di Kumo, avrebbe potuto provocare molti feriti o morti. Eiji sfortunatamente non era stato abbastanza celere da fermare il tutto, ma chi avrebbe mai potuto aspettarsi qualcosa del genere. Sì, ieri aveva sedato una discussione in piazza, ma era semplicemente una rappresaglia tra popolani scontenti. Oggi, invece, si stava trovando davanti ad un vero e proprio attentato ai danni della Nuvola. Da quel momento in avanti avrebbe tenuto gli occhi molto più aperti, adesso che sapeva che la sua patria era in pericolo, minacciata dal Kyo Dan. Se solo avesse preso maggiormente sul serio gli avvertimenti di Kohei, anche se lo stesso non era affatto sicuro di aver visto qualcosa di strano. Muoversi per le vie di casa propria porta sempre le persone ad essere troppo sicure di se stesse, sottovalutando i possibili problemi perché ci si aspetta che questi, in realtà, non si presentino affatto. Intanto lui correva, partito all'inseguimento dei fuggiaschi senza pensarci due volte. Avanzava con passo spedito, mentre delineava la situazione al rapace poggiato sulla sua spalla. Avevano lavorato assieme in passato, anche combattuto contro avversari davvero forti, quindi potevano dire di conoscersi. Fu proprio per questo che il nibbio intese nell'immediato e si unì alla caccia.

Richiamarlo era stata un'ottima idea, era sensibilmente più veloce del nostro Chunin e, oltretutto, permetteva allo stesso di seguire direttamente il pennuto quando perdeva di vista il bersaglio. I tetti, dopotutto, non erano di altezza regolare. Capitava che ve ne fosse uno più alto capace di ostruire la visuale del ragazzo, ma quella di Washi poteva dirsi pressoché perfetta. Sfruttando le correnti e piegandole a suo vantaggio, Washi riuscì a raggiungere la bambina in pochissimo tempo. Il dominatore del cielo, allora, iniziò ad infierire sulla stessa, cercando di colpirla con i suoi rapidi affondi. Se sue picchiate erano incredibilmente celeri, lasciavano una scia dello stesso colore del suo piumaggio al suo passaggio. Sfortunatamente la ragazza appariva agile e preparata. Schivava con fare tranquillo e composto, anche se sembrava non voler rispondere al fuoco in alcun modo. Eiji li vedeva, anche se in lontananza, e la cosa lo insospettiva alquanto. Nonostante gli attacchi della evocazione non sortissero gli effetti sperati, avevamo comunque provocato un certo rallentamento nel passo della fuggitiva. Non ci volle molto prima che il Chunin si rendesse conto che stava guadagnando terreno. Un sorriso soddisfatto comparve sul suo volto, che assunse un'espressione alquanto goduta. Poteva sentirlo, sempre più vicino, sempre più presente. L'odore di sangue che prima macchiava le vesti della sua preda. Nonostante le ferite si fossero ormai pienamente rimarginate, o almeno così credeva, le tracce olfattive dello stesso non potevano essere annullate. La stava prendendo, presto sarebbe stato in grado di colpire il nemico anche solo con la sua falce, sfruttandone la catena.

Mentre le rincorreva, però, comprese qualcosa di importante. Gli bastò alzare leggermente lo sguardo per comprendere la destinazione della stessa. Le mura si facevano sempre più vicine, imponenti davanti a loro. Voleva scappare, fuggire per poi tornare chissà quando e completare il lavoro. Non poteva permetterlo, l'avrebbe inseguita anche per una settimana intera se fosse stato necessario, anche se il suo intento sarebbe stato quello di fermarla prima che attraversasse i confini di Kumo. Accelerò il passo, ma questo non bastava per assicurargli di poterla colpire con la sua arma, la distanza era ancora troppa. Per essere sicuri, quindi, decise di optare per una seconda opzione. Se la lunghezza della catena non gli avrebbe garantito il colpo, forse una delle ninjutsu sì.
- PENSI DI POTERMI SFUGGIRE? PENSI CHE TI LASCERò SCAPPARE DOPO QUELLO CHE HAI TENTATO DI FARE?! NO FUCKIN' WAY MAN! - Carico. Consapevole di aver costretto il nemico alla fuga, consapevole che lo stesso fosse ai ferri corti, consapevole che in un modo o nell'altro avrebbe portato a termine quel compito. No, non avrebbe utilizzato una ninjitsu normale, ma una di quelle particolari del suo paese natio. Quelle parole servirono proprio a far cadere la goccia che fece traboccare il vaso, manifestando sulla la sua potenza. Concentrando tutta la sua esaltazione in un unico punto, si preparò a scagliare un pugno attorniato di pura energie verso il bersaglio. Attese che l'affondo del compagno destabilizzasse il bersaglio e colpì dalla distanza. Il tutto, ovviamente, senza mai smettere di avanzare. La sua precisione ne avrebbe risentito ovviamente ma poco importava, gli sarebbe bastato infastidire l'incedere della preda. Non riuscì a capire se, effettivamente, il colpo andò a segno ma i movimenti della ragazza sembrarono meno fluidi, come fossero più pesanti ed impacciati. Era lì, ormai a portata di falce. Washi aveva fatto un lavoro egregio, non restava altro che concludere il tutto.

L'avversario, però, cambiò i suoi piani. Non provò a scalare le mura, ma bensì si gettò in un vicolo poco prima delle stesse. Washi iniziò a volteggiare sopra il suo bersaglio, indicandone la precisa posizione.
- E' lì, ragazzo! - Nice Bro, resta qui e nel caso tentasse di fuggire riprendi l'inseguimento! - No, scacciare la bestia sarebbe potuto essere controproducente. Quindi, mentre si immergeva in quel viale, gli diede quelle semplici indicazioni. Probabilmente l'ambiente sarebbe stato troppo stretto per permettere al rapace di muoversi liberamente, ma avrebbe potuto chiamare aiuto nel caso di una patta a fine scontro. Insomma, avere un angelo custode fra le nuvole non poteva fare altro che bene. Quando finalmente raggiunse la posizione del suo bersaglio, quello che si trovò davanti lo sorprese nuovamente. La ragazza era scomparsa, lasciando spazio a Yami per la seconda volta. - AHAHAHAH! I see... - Rise di gusto perché pensava di aver capito tutto. Perché Hikari non aveva risposto all'attacco sfruttando quei tentacoli? Dopotutto le picchiate di Washi lo esponevano al rischio, eppure non l'aveva fatto. Quando aveva cambiato forma, quella minacciosa energia nera era svanita, al suo posto, però, pareva essere pervenuto un grandissimo potere curativo. - Tu sei quello che combatte, ma non si abbastanza forte per controllare il tuo potere, quindi hai bisogno che intervenga lei per curanti. Am I right?! Eheh... Il problema è che lei non può combattere, per questo siete fuggiti, per avere il tempo di riprendere le forze. - Lo osservava con sguardo gelido. Assetato si sangue e vendetta per quello che aveva cercato di fare alla sua casa. - Sfortunatamente per voi, posso andare avanti in eterno senza aver bisogno di pause. - L'ennesima minaccia. Questa volta anche il tono era tagliente, furente ed aggressivo. Non li avrebbero lasciati scappare una seconda nuovamente.

Senza dire una parola, quindi, prese a diffondere parte del suo chakra nell'aria. Se la sua strategia fosse andata a buon fine, presto o tardi l'avversario avrebbe iniziato a vedere non uno, ma ben tre Eiji davanti a lui. Tutti identici, con lo stesso sguardo spietato e la stessa falce lucente. Sì, avrebbe usato la moltiplicazione del corpo. Era ben consapevole che le copie fossero mere illusioni, incapaci di danneggiare veramente la preda, ma gli sarebbe bastato che creassero della confusione.
- LET'S GO! - Uno gridò e tutti scattarono, sovrapponendosi più e più volte per far perdere le tracce dell'originale. Uno avrebbe tentato l'affondo diretto, muovendosi da destra e mirando al costato con l'elsa della falce stretta nel pugno. L'altro avrebbe tentato di ostacolare i movimenti del giovane, lanciando il peso verso il braccio sinistro. Lo avrebbe intrappolato e ferito allo stesso tempo. L'ultimo, con un grande balzo, avrebbe preso a roteare orizzontalmente in aria, lasciando scivolare la catena in modo che questa seguisse il movimento. Le tre lame sarebbero state dirette allo stomaco di Yami. Quale dei tre assalitori, però, sarebbe stato quello vero?

<ninjutsu a Lungo Raggio> - Esaltazione - Hazumi: "Senti la mia potenza?!" - [PE: -4] "Forte delle vittorie ottenute durante lo scontro, lo Shinobi invigorisce il proprio spirito e il proprio chakra con la potenza del suo animo gioioso, fino a quando non riesce a manifestare la sua "forza di volontà" contro l'avversario. Incalanando l'Esaltazione presente in ogni fibra del suo corpo nel braccio, la scaglia come se fosse pura energia verso l'avversario in un poderoso attacco che sbatte con prepotenza contro lo Shinobi nemico fino a stordirlo. Questa Ninjutsu è basata sulla Frz e prende un bonus di 60 più 20 aggiuntivi se l'utilizzatore ha più Fama dell'avversario. Infligge ferite da Contusione."


<tecnica> - Moltiplicazione del Corpo - [Chk:10 x copia][(Efc+(20 x copia)] [Max 2 copie a turno] "Il ninja crea copie illusorie di sè al fine di confondere l'avversario. [Il calcolo da fare per trovare l'efficacia delle copie è: (Int+Chk residuo+Bonus Tecnica). Se l'illusione riesce la vittima avrà un malus a Frz e Def pari a 5+(Residuo/10)"


-GdrOff- Quello vero è il centrale che cerca di colpire allo stomaco. Nel caso l'illusione non funzionasse, considera questo come attacco singolo. - GdrOn-
 
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39 replies since 27/12/2017, 18:01   661 views
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