Missione S - Jigoku, Inferno - La rovina di Aincrad, Per Griever_

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view post Posted on 14/6/2018, 23:16     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Camminava da troppo tempo, non ricordava nemmeno più cosa si provasse nell'immergersi in una fonte d'acqua per eliminare dal corpo le fatiche del viaggio, rilassare i muscoli contratti, distendere i pensieri e risorgere come nuova anima per respirare oltre la superficie, osservare il cielo ed ergersi di fianco al sole così da assorbire la conoscenza di ciò che questo illuminava. Si trascinava nella sabbia ardente senza più il coraggio di guardarsi alle spalle, aveva fatto troppa strada per tornare indietro in quelle condizioni e con quelle risorse, ma davanti la situazione non era migliore: un percorso rigido, afoso, dal manto granelloso e ardente e senza nessuna apparente speranza. Mira si lasciò andare a quel punto in ginocchio e con le mani sfiorò il deserto che la stava sovrastando. Si era già trovata in situazioni estreme, aveva dovuto affrontare viaggi forse anche più mortali quando era fuggita da Kiri e fu proprio a quelle esperienze che cercò di aggrapparsi: seppur Jonin, all'epoca erano soltanto una bambina che vedeva il mondo per la prima volta e non avrebbe mai potuto dimenticare la sensazione di percepire sulla propria pelle una brezza che non veniva necessariamente dal mare, ma dalle montagne, da quelle più alte dell'Ovest o dalle verdi foreste del Nord nel Paese del Fuoco. Aveva affrontato e attraversato quei luoghi, imparando ad amarli, a rispettarli, a leggerne e coglierne quante più informazioni possibili e da lì aveva costruito ciò che adesso era. Eppure tutto stava per svanire, qualcosa stava attaccando quella forza, come se ciò che stesse affrontando non stesse attentando alla sua vita ma alla sua Anima. Stava scivolando tutto via, era come se potesse vedere all'indietro la sua vita essere vissuta da qualcun che non fosse lei, e da fuori, lontana, vedeva colei che con Matsuda diveniva un abile medico o alla Koushin imparava la genetica inventando un ramo della scienza. Ricordava ogni cosa ma non riusciva a spiegarsi nulla, era come essere morta respirando ancora, si sentiva soffocare sott'acqua pur trovandosi ben oltre la superficie. Era allo stremo, si sarebbe forse abbandonata al sole e alla sabbia se qualcosa non l'avesse scossa, proprio con quella voce e quelle parole, non poteva avere dubbi, non verso chi era stata l'unica amica capace di farla crescere in una prigione come quella in cui era nata.

- Ti prego... ti prego Seiri. Io... io devo parlarti, ho bisogno di parlarti...

Non era per la Koushin, per Hikari, per Kirinaki, né per nessun altro. In quel momento, in quella circostanza, voleva soltanto vederla dopo così tanti anni, mostrarle chi era riuscita a diventare, cosa fosse riuscita a realizzare sebbene... non riuscisse nemmeno a ricordarlo. E lei rispose, Seiri la raggiunse con una carezza, in un soffio di vento in quella radura inghiottita dalle sabbie, in un deserto così distante da casa che poteva essere considerato ai confini del mondo. Fu un attimo ma successe qualcosa di inaspettato, forse la salvezza, forse la disgrazia, ma Mira vomitò il male che le si annidava nello spirito, e si vide riflessa tra i suoi due mondi. Lei che aveva sempre viaggiato a metà tra ciò che aveva creato e ciò che invece aveva creato lei, tra illusione e realtà, in una linea sottile che divideva i concetti ma che forse, e lo scopriva solo adesso, aveva un suo "spazio" ricreando una terza dimensione. L'Anima Nera si allontanò lasciando dunque Mira da sola con se stessa, e stavolta poteva soltanto piangere afflitta, da sola, dopo troppo tempo.

- Io affronto le conseguenze d-delle mie azioni ogni giorno... da quel giorno...
 
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view post Posted on 15/6/2018, 09:21     +1   -1
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Luogo sconosciuto.
Data e ora non nota.

Rispetto a quanto trovato nella stanza di Hikari, questa volta Mira fu svegliato da una dolce fragranza di vaniglia. Un evento memorabile, specie dopo aver vissuto un vero e proprio inferno durante la traversata del deserto a nord di Aincrad. Non appena aperte, le sue iridi misero subito a fuoco un arredamento a dir poco bizzarro. In quella che sembrava una camera scavata nel ventre della terra, l'edera e fiori di decine di colori abbracciavano le pareti e i mobili, espandendosi lungo il pavimento fino a sfiorare il letro sul quale la fanciulla era stata adagiata. Era un piccolo paradiso, un angolo di luce nel baratro di oscurità e distruzione nel quale aveva vagato fino a quel momento. Poi una voce conosciuta, calda e amorevole, si alzò dal punto dal quale proveniva quel meraviglioso profumo che l'aveva svegliata.

- Ehi, dormigliona.

Era Seiri. Sebbene l'Adaman coprisse completamente il suo corpo, lasciando integro solo il volto, la Dea di Yusekai avrebbe riconosciuto ovunque quegli occhi azzurri come il mare in tempesta e le ciocche dorate che cadevano morbide fino alle spalle, sfiorando la veste color porpora con la quale la kunoichi della Nebbia cercava di nascondere invano il metallo che copriva le sue forme sinuose. Con passo lento si avvicinò a Mira, fino ad adagiarsi al suo fianco ai piedi del giaciglio sul quale aveva ripreso i sensi.

- Prima che tu possa dire qualcosa, sappi che ciò che hai visto nel deserto è reale. Hikari aveva innescato un processo degenerativo, lento e inesorabile... per fortuna sono riuscito ad arrestarlo, a far sì che tu espellessi l'Adaman che ti aveva contagiato.

Non era cambiata di una virgola, malgrado fosse passato diverso tempo dal loro ultimo incontro. Seiri era sempre stata una kunoichi eccellente, prima ancora che un'amica... e anche in quel momento non dimenticò di rimanere risoluta e mettere in chiaro le cose con chi aveva di fronte. Eppure i suoi occhi dicevano qualcosa di più, esprimendo ciò che le parole non erano in grado di fare. Le sue iridi erano lucide e tremavano, sussultando tanto quanto il suo cuore. Avevano molto di cui parlare, tra Hikari, la Koushin e ciò che era accaduto nel deserto... ma al tempo stesso - e questo Mira lo avrebbe sicuramente compreso - la ragazza aveva tanto, troppo da raccontare. Erano passati anni, pochi per alcuni, ma per lei era passata una vita intera.

- Sei ancora debole perché possiamo rimetterci in viaggio. Dovrai accontentarti delle mie pure capacità mediche... è meglio non rischiare di farti entrare di nuovo in contatto con l'Adaman, non dopo quello che è successo.

 
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view post Posted on 16/6/2018, 09:51     +1   -1
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Seiri - Allora dormigliona, ti sei svegliata finalmente.

Sentire la sua voce era l'unica cosa che riusciva veramente a tranquillizzarla. Il padre di Mira lo sapeva, così come tutti gli Shinobi della Nebbia con cui era spesso in contatto. Erano stati mesi piuttosto sereni, l'arrivo di quell'angelico medico dalle ciocche bionde e gli occhi blu era stata la benedizione della loro famiglia. Dorui le permetteva di rimanere a dormire in casa tutte le volte che voleva e a dirla tutta le notti in cui effettivamente restava a fare compagnia alla figlia erano quelle in cui riusciva veramente a riposare. Mira lo sapeva: suo padre la amava e avrebbe fatto di tutto per vederla felice, ma la temeva e non riusciva più a guardarla negli occhi, non dal giorno in cui proprio nel suo sguardo opaco aveva visto il terrore di un bambino risvegliatosi da un incubo e l'ira di un folle tremante, pronto a sporcare nuovamente la propria anima di cieca ossessione. Eppure, nonostante quella terribile sensazione, svegliarsi con Seiri riusciva a placare una rabbia che si stava inesorabilmente accumulando nel tempo e che sembrava destinata a divenire una condizione che poteva soltanto essere guidata ma non curata.

- Mi hai trovata alla fine.

La fanciulla dai capelli biondi sorrise sedendosi su un lato del letto e scrollò le spalle:

Seiri - Me l'ha detto tuo padre, sapeva che eri andata alle Caverne.

Mira accennò a un sorriso scuotendo leggermente la testa e portò i lunghi capelli color oro lungo una sola spalla, lasciando scoperto il collo nudo. Era vero, non aveva mai nascosto la meta a Dorui ma sapeva bene quanto difficile fosse orientarsi in quei cunicoli in ore di alta marea.

- Sei sempre stata una brava kunoichi con le Ninjutsu d'acqua, ma raggiungere l'Eco da sola? Pensavo di poter rimanere tranquilla per un po', ma è inutile eh?

Seiri avrebbe giurato di averla vista sorridere ma quella frase nascondeva in maniera chiara un velo di irritazione. Mira voleva realmente rimanere da sola in quella circostanza, così come era successo altre volte ma né lei né Dorui potevano permetterlo, non dopo tanti mesi di miglioramento durante i quali si stava cercando di focalizzare la sua ossessione in qualcosa di positivo.

- A ogni modo, lasciamo perdere. Piuttosto, devo chiederti una cosa...


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- Mi hai trovata alla fine... come sempre.

Riaprì gli occhi lentamente cercando di ignorare la terribile emicrania che la colse, ma non ci riuscì invece con quella sensazione di Deja-vu. Era già accaduto, innumerevoli volte, ma ora non vi era Dorui, Seiri non era più il suo medico e in fondo nemmeno più la sua amica. L'aveva vista quando si era risvegliata in quella piccola camera con Hikari, e anche quando i due cloni mandati ad Aincrad erano stati distrutti brutalmente, ma sempre in strane visioni, in sogni particolari che in fondo potevano anche non essere altro, ma stavolta in quella stanza avvolta in una veste leggera, quella donna dagli occhi dello stesso colore dello zaffiro era reale, davanti a lei, dopo almeno sette anni.

- Che cosa... ti è successo?

Non era sicura delle parole che avrebbe dovuto scegliere. Era Seiri, era l'unica vera amica che si era lasciata alle spalle a Kiri, ma anche colei che l'aveva aiutata a non soccombere negli anni più oscuri della sua vita, quando la dipendenza non poteva essere controllata e la sua esistenza era costantemente in equilibrio su un filo che tagliava in due un baratro senza ritorno. Inizialmente avrebbe voluto chiedere di suo padre, di Kiri, ma sapeva anche che non era più affar suo, a quella vita aveva voltato le spalle. Si portò dunque una mano al petto, poi ne osservò il dorso ricordando la terribile sensazione provata nel deserto.

- Parlami Seiri, che cosa sta realmente succedendo?

Era chiaramente provata, preoccupata, e cosa più fondamentale sentiva che qualcosa dentro sé era stato compromesso. A ogni modo non si oppose alla proposta di assistenza medica dell'interlocutrice ma quello era un deja-vu, un'altra volta era andata in modo simile sebbene non fosse finita nel migliore dei modi.
 
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view post Posted on 16/6/2018, 15:29     +1   -1
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Che cosa ti è successo?
Sembrava una domanda innocente, quasi scontata, eppure dietro quelle parole si celava un mondo che la bionda non poteva più seppellire. Se inizialmente aveva sorriso all'amica in risposta al suo commento, il suo viso si fece subito dopo serio. Si accarezzò il collo per pensare, sfiorando con le lunghe dita affusolate la rima dalla quale l'Adaman aveva iniziato a diffondersi lungo il suo corpo. Si fece poi coraggio dopo un lungo sospiro, iniziando a narrare ciò che era stata la sua vita dopo l'ultimo incontro. Trovare un punto di partenza era complicato, ma tutto ebbe inizio con la descrizione di Shinan Akami e le sue gesta. Mira lo aveva in qualche modo conosciuto attraverso le lacrime di Mera Dotoha, ma sentire l'amica raccontare le sue avventure era tutta un'altra cosa. Il rosso era stato un punto di riferimento per il medico, finché le loro strade non si erano separate... là nelle pendici innevate della Nuvola, quando i due nomi della pace avevano scambiato promesse fragili come calici di cristallo. Da allora era stato Namida il suo scudo contro la follia di Kai. Le narrò dei tre poteri che a lungo aveva cercato attraverso l'intero continente. Le descrisse l'aspra lotta consumata per difendere il cancello di Nihil ed infine arrivò al punto cruciale...

- L'avevo trovato, sapevo quale fosse il suo obiettivo. Un potere oscuro, nascosto in una terra dilaniata da una pioggia nera come la pece.

I medaglioni di Azura. Attraverso il sottile velo di un'illusione eterna, la kunoichi era infine riuscita a trovare i preziosi monili... senza sapere che essi, ahimè, sarebbero stati la sua condanna. Raccontò come questi l'avessero corrotta ed infine costretta ad affrontare in un duello all'ultimo sangue l'altro shinobi che aveva seguito la scia cremisi tracciata dalla dea maledetta. Fuyuki Hyuga, questo era il suo nome. I due si erano battuti fino allo stremo finché, nell'unico momento di lucidità, la bionda aveva deciso di sacrificarsi per mettere fine, una volta per tutte, a quella storia intrisa di sangue. Permettendo a Namida di distruggere i medaglioni, il medico aveva non solo impedito al Ninja Dorato di mettere le mani su quel prezioso tesoro, ma salvato il destino delle anime del Paese delle Terme. Il tutto, però, in cambio del più salato dei prezzi.

- Ero morta, eppure qualcosa mi ha toccata. Ricordo di aver visto il suo volto, prima di tornare in vita... le ricordo ancora, le sue iridi splendide come l'oceano, le sue ciocche vermiglie... - lo affermò abbassando un secondo lo sguardo, quasi arrossendo con fare nostalgico - Ma poi presi un lungo respiro, come se fossi stata in apnea per anni. Distruggendo i medaglioni, senza saperlo, Fuyuki aveva liberato quelle stesse lingue di metallo che vedevo danzare ai miei piedi. Mi avevano avvolta e lentamente, minuto dopo minuto, si sono impadronite del mio corpo. Mi hanno salvato la vita, questo è vero... ma ad un prezzo spaventoso.

Fu allora che alzò di nuovo lo sguardo, incontrando con i suoi occhi azzurri le iridi non più tanto vuote dell'amica.

- Devi sapere che chi, come noi, è stato contagiato fino a questo punto dall'Adaman, non può sopravvivere se non in questa nazione, là dove questa malattia ha contagiato anche la natura. Per questo motivo sono stata spinta dall'Adaman stesso ad abbandonare il continente, a viaggiare fin qui, come una malata in preda all'astinenza. Una volta raggiunta Kurewa tre anni fa, però, ho subito percepito una presenza assai simile alla mia... ma ahimè, molto più potente.

Doveva necessariamente trattarsi di Hikari e questa rivelazione, in ogni caso, andava contro tutto ciò che quel bastardo aveva cercato di far credere a Mira. Il perché, poteva essere presto detto; non era un caso, se per tutto il tempo, il rosso aveva cercato di cogliere quale collegamento ci fosse tra lei e lo Yorukage... solo per raggiungere quest'ultimo, solo per eliminare per sempre l'Ombra della Notte, l'unica minaccia in grado di far tremare la sua assoluta supremazia in quell'angolo di mondo.

- Mi da la caccia da allora, senza un attimo di tregua. Non so quale sia il suo obiettivo, ma prima, quando i nostri poteri hanno lottato dentro di te, sono riuscita a creare una breccia nei suoi ricordi. Solo per un attimo, ma è stato sufficiente per riconoscere un nome preciso.

Fece una pausa, assicurandosi che l'amica non avesse perso il filo del discorso. Sembravano entrambe perse nel baratro dell'ignoranza, ma insieme, forse, avrebbero fatto luce attraverso quel mistero ben più fitto e oscuro della notte stessa.

Hebi Daisuke.

 
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view post Posted on 18/6/2018, 09:55     +1   -1
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Mira non riusciva a crederci: tutto quello che Seiri stava raccontando, dai medaglioni di Azura ai tre poteri, dalla lotta degli eventi della Nuvola alle azioni di Kai, era stato organizzato e pianificato dall'unica vera stratega che tirava le redini di Kirinaki da dietro le quinte, colei che gestiva le spie e le risorse, e informava il pericoloso nukenin dorato di tutti gli spostamenti che potessero in qualche modo agevolarlo. Era proprio lei la mente che indirettamente aveva combattuto Seiri fin dal principio insieme allo shinobi figlio di Deimos Akami. La donna distolse lo sguardo dagli occhi dell'amica e si poggiò ad un ripiano. Non si riusciva nemmeno a capire se fosse giorno o notte, l'interno di quella camera misteriosa rimaneva avvolto da una penombra inquietante e Mira respirò bisognosa di aria. Poi trovò la forza e il coraggio di sostenere nuovamente l'interlocutrice reggendo la sua aria preoccupata e adesso piuttosto confusa. Era una storia imponente che poteva equivalere alla storia vissuta da Mira per importanza ma la reazione della Dea non era stata come Seiri si aspettasse. Mira titubò, pensò che avendo ormai espulso l'Adaman dal proprio corpo l'amica non avrebbe più potuto accedere ai suoi ricordi, ma contemporaneamente se quei segreti fossero venuti fuori in altro modo la situazione avrebbe potuto peggiorare d'un tratto.

- E' strano il destino, incredibile come il battito d'ali di una farfalla possa un giorno formare un uragano devastante. La scelta di abbandonare Kiri era solo mia, volevo conoscere il mondo egoisticamente ma volevo anche allontanarmi dalle persone a me care per non causargli altri problemi. E' accaduto l'esatto opposto.

Ed era in effetti così: fuggendo da Kiri e incontrando Kai, Mira era entrata a far parte della vecchia Kirinaki insieme ai Tre Pilastri, riuscendo grazie al ninja dorato a contenere l'Ossessione che la braccava, sviluppando quel mondo degli Spettri di cui adesso era la Madre. Doveva tutto inizialmente a quell'uomo, l'aveva resa forte, aveva trasformato la sua debolezza nella sua forza e le aveva permesso di crescere facendola agire dietro al sipario della Nebbia Piangente, oltre al velo grigio.

- L'uomo di cui parli, Kai, è la ragione che mi ha permesso di sopravvivere, colui che mi ha permesso di intraprendere una strada autonomamente senza aver più il bisogno di una guida. In un certo senso grazie a lui non ho più avuto bisogno di te.

Era seria, determinata, senza la minima paura di suscitare reazioni spiacevoli nell'amica. Aveva infine deciso di essere sincera, di raccontare nella maniera più chiara possibile che cosa realmente fosse divenuta Mira in quei lunghi sette anni e in che modo.

- Tu e Fuyuki avete combattuto me nella ricerca dei Tre Poteri. Ero la mente dietro la Nebbia Piangente e braccio destro dei Tre Pilastri di Kirinaki. Non mi stavo sdebitando, volevo soltanto una scusa per poter studiare e conoscere quante più cose possibile, ne avevo bisogno, dovevo spingermi oltre a ogni costo e lo sai bene. Quando però Watashi ha distrutto ogni cosa e Kai è apparentemente morto, non potevo più rimanere nell'ombra, ero effettivamente l'ultimo frammento di Kirinaki rimasta e beh, lo sono tutt'ora.

Per come erano messe le cose in quella circostanza, Mira e Seiri erano nemiche giurate, l'una aveva distrutto la "Famiglia" dell'altra e il che era impressionante. Erano immobili con gli occhi fissi ad osservare il proprio riflesso sulle iridi dell'altra finché Mira non ruppe nuovamente il silenzio:

- Inizialmente volevo cercare Kai per assicurarmi che fosse effettivamente morto, non essendo mai stato trovato il suo corpo. Poi ho affrontato il resto della mia storia da sola, senza più gente davanti a me dietro cui potermi nascondere e... è cambiato qualcosa, o forse non è cambiato proprio un bel niente.

Si sedette sul ciglio del letto osservandosi le mani, ripensando alla lotta contro Mera Dotoha, a Matsuda e a tutto quello che aveva passato per provare a creare qualcosa che non venisse dimenticata nel tempo.

- A me non importava nulla dell'ideale di Kai, non sapevo nemmeno chi stesse combattendo. Fare la guerra per non doverla più fare poteva sembrare qualcosa di forte ma necessario, versare il sangue per la libertà dei ninja, sembrava utopico, ma non era la Kirinaki di cui volevo riprendere le redini. Sono diversa da Kai, lo sono sempre stata, e forse è per questo che mi ha tenuta con lui. Io voglio soltanto conoscere e condividere, voglio far aprire gli occhi al mondo dandogli la possibilità di conoscersi davvero. Kirinaki è la Nebbia Piangente, beh, io voglio, io volevo... dissipare questa Nebbia per non vederla più piangere.

La maturazione di una Dea arrivata al giro di boa, per poter tornare indietro e risalire nuovamente per arrivare ancora più in alto. Ma era il desiderio nobile di una sognatrice e scienziata o l'ossessione di una tossica?

- Cercavo Kai per fare in modo che non tornasse.

Per il resto, riguardo ciò che legava invece le due amiche in quel baratro che erano le terre invase dall'Adaman, le rivelazioni di Seiri erano forti, terribili, ma che celavano anche opportunità. Chi viveva grazie all'Adaman, proprio come la fanciulla dai capelli dorati e Hikari, non sarebbe sopravvissuto lontano dai giacimenti del metallo. Seiri pensò immediatamente alla soluzione più ovvia, che era anche il suo piano iniziale: modificare le bombe di Adaman ad Alfheim e fare in modo che distruggessero l'Adaman stesso piuttosto che svilupparlo ed estenderlo. Ma non poteva semplicemente rinunciare a Seiri dopo averla rincontrata, non con ancora così tante cose in sospeso.

- Hikari mi ha detto che il suo potere era maggiore del tuo, per questo non voleva che venissi qui. Penso invece che temesse la nostra collaborazione.

Collaborazione che era tutt'altra che scontata a quel punto. Tra le rivelazioni di Mira e un'obbiettivo ancora non del tutto chiaro di Seiri, i due medici si ritrovarono dopo sette anni a parlare di come per una parte di vita erano riuscite e tenersi in vita l'un l'altra, e per un'altra parte erano state ai due fronti opposti, nemiche in una guerra che forse, in fondo, nessuna delle due voleva portare a compimento nella maniera più estrema possibile.

- Mi dispiace Seiri, per ogni cosa. Ma non sono più quella fragile donna che è scappata da Kiri e si è rifugiata da Kai. Sono ciò che rimane di Kirinaki, un'organizzazione diversa da quella che combattevi e che non è più tua nemica. Dobbiamo fermare Hikari e capire come si lega Hebi Daisuke a tutto questo. E' più importante della nostra storia... e di noi due.
 
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view post Posted on 18/6/2018, 21:45     +1   -1
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Non riusciva a crederci. Per anni aveva combattuto l'ideale della Nebbia Piangente, senza però sapere che proprio chi aveva di fronte, l'amica di una vita, si celava dietro quei piani abietti. La Dea di Yusekai aveva abbracciato il volere del Ninja Dorato senza però sposarlo, soltanto per permettere alla sua ossessione di essere placata dalle infinite conoscenze di cui quel mostro disponeva. Ai poli opposti della scacchiera, le due kunoichi s'erano fatte guerra l'una contro l'altra senza nemmeno saperlo, mosse ognuna da un desiderio: da un lato l'egoistica volontà di saziare la fame di Varnaki e del suo esercito, dall'altro la speranza di proteggere i propri amici dal mirino di chi non riusciva a mettere freno alla propria bramosia. Piegata dai dubbi, Seiri distolse un attimo lo sguardo, per poi perdersi in quel manto d'edera che copriva le pareti... e ahimè, nei propri pensieri. Senza saperlo, Mira aveva contribuito alla sua morte. Se in qualche modo aveva incontrato la fine dopo essere stata corrotta da Azura, in qualche modo, era anche colpa della fanciulla al cui capezzale era seduta.

Eppure, per qualche strana ragione, non riusciva ad odiarla.

Oh, conosceva bene quanto l'amica fosse ossessionata dalla conoscenza, dallo spingersi sempre oltre il limite appena raggiunto, dispiegando le ali come una farfalla che non conosceva alcun orizzonte. Era stata quella la ragione che l'aveva spinta ad abbandonare la Nebbia, sette anni addietro. Era sempre stata come un uccello in gabbia, soffocata dalla nebbia che le aveva cresciute entrambe, ma che tuttavia non era in grado di darle ciò che il suo cuore desiderava di più. Per questo, Seiri non fu stupita di ammirare il bagliore degli occhi di lei, quando le parlò della nuova Kirinaki e di come aveva intenzione di coltivare il suo sogno, abbeverando ogni giorno con acqua limpida non solo la sua sete, ma quella di chi, come lei, amava cibarsi di ciò ch'era inafferrabile, ma non per questo meno concreto. Non poté che sorriderle, senza però evitare di mostrare preoccupazione e tristezza. Il passato non poteva essere cancellato, le loro azioni sarebbero rimaste indelebili nei secoli... tuttavia, era impossibile non chiedersi come sarebbero andate le cose, se in quel lontano giorno di sette anni prima avesse avuto il coraggio di difendere la loro amicizia, anziché lasciarla andare.
Lasciò scorrere la propria mano sul letto, fino a stringere quella di lei. La Dea avrebbe sicuramente percepito il contatto freddo con l'Adaman, ma nonostante tutto, malgrado i suoi lineamenti mostruosi e gli anni che le avevano divise, riuscì a riconoscere il calore di un'amica.

Non sta a me giudicare, Mira.
Agiamo per inseguire i nostri desideri e, alla fine, siamo solo noi a poter fare i conti con i nostri successi... o con i nostri demoni.

Credere che Kirinaki, una Nebbia Piangente vestita d'un nuovo abito, potesse vivere ancora non era un'idea semplice da digerire, ma la Dea aveva ragione: non era il momento per perdersi nel passato, non consapevoli della minaccia di Hikari o di Jigoku. Il rosso e la Koushin andavano fermati e anche se le ambizioni del primo erano ancora sconosciute, c'era un particolare che non poteva e non doveva essere trascurato.

- Sono d'accordo, ma c'è ancora un'altra cosa di cui dobbiamo parlare. - iniziò, facendosi molto più seria in volto e lasciando la mano della fanciulla - Quando hai espulso l'Adaman hai visto qualcuno... te stessa, vero?

Attese una risposta da parte della bella interlocutrice, ma era pressoché impossibile non ricordare quanto aveva visto prima di perdere conoscenza. Un'ombra vorace, una figura con i suoi stessi lineamenti, ma che non aveva esitato a fissarla con disprezzo e a voltarle le spalle, lasciandola agonizzante sulla sabbia cocente. Quando il responso giunse, Seiri digrignò i denti, battendo poi il pugno contro il letto per sfogare la collera.

- Merda, la situazione è peggiore del previsto! Quando ho interrotto il processo innescato da Hikari, ho dovuto separare l'Adaman e ciò che aveva corrotto dal resto... ciò ha dato origine ad un essere autonomo, dotato di quelle stesse capacità e delle tue volontà più oscure, ma privo tuttavia dei tuoi ricordi più reconditi, a differenza di quanto hai condiviso con quel pezzo di merda. Ciò che ho generato per salvarti è un mostro che è pura ossessione e - ciò che è peggio, maledizione - composto di solo Adaman. In questo momento non riesco a percepirlo, la sua energia è talmente potente da oscurare la mia sensibilità... e credo che lo stesso stia succedendo a quel bastardo di Hikari.
Sono passati tre giorni da quando ti ho trovata nel deserto e ti ho portata qui. Ci troviamo nel sottosuolo di Aincrad, in una rete di tunnel che è isolata dalla corruzione presente in superficie grazie ad una barriera offerta dal mio stesso Adaman. Ci vorranno due settimane, prima che tu ti riprenda completamente e questo a causa dei tuoi stessi poteri, ancora instabili e in cerca di equilibrio. Questo significa che dobbiamo decidere con cautela come muoverci ...


La situazione, ovviamente, non era fra le più rosee. Le due amiche avrebbero dovuto fare i conti non solo contro il rosso e i progetti della Koushin, ma anche con il nuovo pericolo rappresentato dall'incarnazione corrotta di Mira, un demone che, essendo composto di solo Adaman, poteva essere dotato di poteri di gran lunga superiori a quelli in possesso di Seiri e Hikari. Un mostro di pura ossessione - così la kunoichi dalle ciocche dorate l'aveva descritto - e c'era solo da chiedersi dove potesse trovarsi, in quelle terre sì devastate da un cancro incurabile, ma ricche e prospere d'una conoscenza che il continente degli shinobi non aveva mai conosciuto prima d'allora.

Perché, quando sarai pronta, mancheranno solo dieci giorni prima che Jigoku abbia inizio.

Puoi ruolare liberamente la degenza e i miglioramenti, anche ruolando Seiri - se ti servissero informazioni specifiche, sai dove trovarmi. Ti sarà proibito categoricamente utilizzare i tuoi poteri per capire quali manchino all'appello, questo perché affaticarsi comporterebbe un ritardo ulteriore che non potete permettervi (ma se poi vuoi sgarrare sei libero eh, come sempre). L'unica cosa di cui Mira si accorgerà - e questo per ovvie ragioni, lascio a te spiegarle nel post - è che non è più in grado di entrare dentro Yusekai.
Divertiti.
 
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view post Posted on 19/6/2018, 13:46     +1   -1
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Seiri non era cambiata nemmeno dopo tutti questi anni, e nemmeno dopo aver conosciuto faccia a faccia la morte per aver affrontato Kirinaki e i suoi demoni. Era ancora la donna determinata ma buona che era cresciuta con il desiderio di aiutare gli altri, intraprendendo la strada della medicina. Era un fiore luminoso nel deserto, una stella visibile al crepuscolo, rara come una foglia verde imperterrita sulla cima del suo albero nell'autunno più spietato. Si era sempre distinta dalla maggior parte dei ninja di Kiri proprio per questa indole e ancora una volta aveva dimostrato di tenere più al bene comune che a una personale vendetta che in fondo non contava nulla. Quando si avvicinò sfiorando la mano dell'amica, Mira sospirò non senza un certo nodo alla gola, ripensando a quante ne avessero passate insieme e quanto la preziosa amica l'avesse aiutata. Non importava il fronte, quella combattuta contro Kai o per Kai era una guerra e una guerra non ha mai dei giusti o dei cattivi, ma solo un vessillo e un'ideologia diversi per i quali dare la vita. La Dea di Yusekai era però cresciuta superando il bisogno di affidarsi a qualcuno e costruendo da sola i propri obbiettivi era pronta a spiccare il volo, come aveva già fatto quando aveva incontrato Matsuda e Naum o alla Koushin stessa quando aveva scritto il Kidenshi.

- Hai ragione, siamo responsabili delle nostre azioni e tutto quello che facciamo ci seguirà per l'eternità... nel bene e nel male.

Riguardo invece ciò che aveva visto Mira nel deserto, quando si era abbandonata alla sabbia ardente e al sole cocente che si rifletteva su quel mare in fiamme, Seiri le rivelò che doveva trattarsi di qualcosa di molto pericoloso, la cosa più instabile che potessero affrontare in quella circostanza e in fondo ciò di cui avevano parlato fino a quel momento: la figura oscura dalle sembianze di Mira era la corruzione che l'Adaman aveva esercitato nel corpo della Dea, ne aveva assorbito alcune capacità e si era generata attraverso il motore della sua ossessione, come se si fosse materializzata priva di ragione e colma invece del desiderio e della rabbia che la Conoscenza le causava da quando era piccola. Era un essere terrificante, pura follia incontrollata mossa dal bisogno di continuare a volere oltre, qualsiasi cosa riuscisse a raggiungere.

- Quando ho incontrato Kai ero un'anima smarrita, è stato grazie a lui che sono riuscita a canalizzare i miei bisogni e i miei desideri e ho creato così qualcosa che mi permettesse di non impazzire. E' una tecnica particolare, qualcosa che mi ha permesso di sopravvivere e continuare ad avere progetti senza lasciarmi travolgere. Deve però esistere un equilibrio fra me e ciò che c'è "dall'altra parte" perché questo "Mondo" è sensibile, instabile, e se trabocca da questa parte potrebbero verificarsi eventi spiacevoli.

Era normale per lei associare quella strana figura oscura a Yusekai, era in quella forma che lei vedeva le Anime Nere, o almeno la maggioranza di loro. Le cose dovevano essere collegate, forse l'Adaman aveva reagito con il suo chakra e la tecnica aveva generato qualcosa di ben più concreto.

- Seiri, se quella figura rappresenta "l'altra parte" non dovremo preoccuparci solo dei suoi poteri scaturiti dall'Adaman. Potrebbe essere qualcosa di incontrollabile, inarrestabile finché...

Si ammutolì d'un tratto ricordando alcune informazioni lette dal diario elettronico della Koushin. L'anima nera di Mira non aveva ricordi vividi, o almeno così affermava l'amica, dunque agiva d'istinto cercando reminiscenze nella sua mente e nel suo spirito. I suoi obbiettivi non potevano che essere dunque l'unica cosa che a Yusekai e le Anime Nere importasse davvero: la Conoscenza.

- Avevo letto che la conoscenza, la cultura, tutto ciò che è il sapere umano raccolto in dati dalla Koushin è contenuto all'interno di alcune macchine, i Collolungo. Sebbene questo spirito non abbia ricordi agisce di impulsi e d'istinto cercherebbe proprio queste fonti. E' puro Adaman ma è anche me stessa, ha bisogno del metallo tanto quanto della Conoscenza contenuta in quelle creature. Si farà guidare da questo bisogno e alla fine troverà i Collolungo. Dalla nostra abbiamo i ricordi, e io ricordo benissimo dove trovarli prima di lei.

Mira aveva già un piano ma non poteva fare nulla in quelle condizioni. Due settimane erano lunghe, sarebbero risultate estenuanti ma avrebbe avuto il tempo di provare a mettersi in contatto con le Anime Nere di Yusekai e provare a capire cosa volesse Varnaki in quella circostanza. Doveva chiedere consiglio al mondo di cui era la Dea.

<b>I primi giorni passarono velocemente: in quella stanza scavata nelle viscere di Aincrad non vi era spazio per troppe attività. Seiri aveva mostrato all'amica fino a dove arrivassero alcuni cunicoli che si snodavano da quel rifugio. Si trattava di camere tutte collegate tra di loro ma che non sembravano essere costruite per riportare in superficie, anzi. C'era del cibo, in scatola più che altro, e una scrivania impolverata con diversi fogli sparsi. Mira si sedette cercando di capire che cosa vi fosse scritto ma ebbe non poche difficoltà. A primo impatto le sembrarono appunti di qualche tipo ma ricordando gli studi alla Koushin associò i segni alla natura atomica dell'Adaman. Probabilmente Seiri stava cercando di effettuare degli studi in campo medico per slegarsi dalla dipendenza di quel metallo o magari per sfruttarlo in altri ambiti. Era senza dubbio un materiale prezioso e pregiato, talmente "vivo" che sembrava poter godere dell'ossigeno presente nell'aria. Sembrava davvero respirare, come le piante, e ciò lo avrebbe reso a tutti gli effetti un essere vivente. In ogni caso la fanciulla dai capelli dorati non era chiaramente giunta a nessun risultato, la chiave per comprendere realmente l'Adaman era ben custodita nel rifugio di Alfheim e alla Koushin.


Seiri - Che cosa fai?

Mire scosse il capo amareggiata, con quei pochi elementi non avrebbero potuto organizzare nulla di specifico contro la loro nemica.

- I dati che hai raccolto sono troppo approssimativi e superficiali, ma forse potrei esaminare il metallo stesso nel tuo corpo. Vedi, Hikari mi ha donato degli strumenti prima di partire per Alfheim, tra cui un dispositivo dalla tecnologia impressionante. L'avevo quando sono arrivata.

Seiri sorrise sentendo quelle parole. Non era cambiata di una virgola, era ancora la kunoichi che non si faceva scrupoli a distruggere il lavoro altrui se considerato non all'altezza. In fondo era ciò che la rendeva speciale per quanto a volte insopportabile agli occhi di qualcuno. Quello ERA un lavoro superficiale effettivamente, ma forse lei avrebbe potuto trovarci di più.

Seiri - Sì, ce lo avevi, ma l'ho distrutto. Quel dispositivo è anche un segnalatore potentissimo e Hikari ci avrebbe trovato nel giro di due ore. Mi dispiace.

Mira annuì, sembrava dispiaciuta ma poteva capirne le motivazioni. In quel caso non aveva allora nulla per studiare l'Adaman e sfruttarlo a loro vantaggio, nulla se non Seiri stessa.

- D'accordo allora, non fa niente. Ho un'idea su come agire ma ho bisogno di rimanere sola per ora. Devo pensare.

Quando Seiri si allontanò, Mira poggiò le mani sullo scrittoio e chiuse gli occhi. Concentrò una grande quantità di chakra cercando di espanderlo in maniera uniforme per tutta la stanza, attaccandolo alle pareti, al pavimento, al soffitto, e a tutto ciò che avesse una forma solida. La stanza cominciò a vibrare e la Dea a sudare, il chakra divenne incandescente e quando la donna riaprì gli occhi d'un tratto vide intorno a lei un mondo oscuro, il suo mondo oscuro. Eppure nessuno giunse, vi era solo il silenzio trasportato dal vento gelido delle vallate nere dove nascevano le case degli Spettri. Poi un'interferenza, come una scossa che la riportò alla "realtà" e il mondo venne infranto senza parole, senza presenze e soprattutto senza Varnaki.

- Ma che...?

Non riusciva a entrare in Yusekai, né riusciva a mettersi in contatto con le Anime Nere. Strinse i pugni cercando di fermare il tremolio delle mani e cercò di capire come fosse possibile quella tragedia: la Mira oscura uscita dal suo corpo nel deserto, che fosse la trasfigurazione di ciò che lei stessa rappresentava all'interno del mondo oscuro? Aveva la debolezza di risultare pura ossessione, alla costante ricerca di conoscenza finendo per mostrare il fianco e i suoi noti punti deboli, ma se era anche la figura che Yusekai riconosceva come Dea allora erano tutti in un mare di guai.

- Seiri, ascoltami.

La raggiunse velocemente. Ormai era quasi il giorno e non c'era più tempo da perdere, non con un nemico così pericoloso. Dopo essersi preparata tutto l'equipaggiamento di cui disponeva, compresa la lancia intrisa di Adaman e il lancia trappola fornitogli da Hikari, Mira raggiunse l'amica per decidere il piano d'azione dal fondo di quel baratro nel cuore di Aincrad.

- Aincrad è al centro delle culle giusto? E in ogni culla ricordo sia presente almeno un Collolungo. Questo spirito oscuro li cerca, vorrà prendere il possesso di tutte e tre le macchine ma non dobbiamo permetterlo per nessuna ragione. Quando ho mandato due cloni qui ad Aincrad sono stati distrutti senza essersi nemmeno avvicinati, se non sei stata tu penso possa essere a causa dell'aria tossica sporcata dall'Adaman. Dunque ascoltami: se conosci un modo per proteggere i miei cloni da questo effetto dovrai rivelarmelo, per avere più forza operativa su più fronti contemporaneamente. Dovremo dunque dividerci, se sarà possibile con te verrà un mio clone così nel caso venga distrutto sarò avvisata dei progressi. Andrai in una delle tre culle, altri due cloni in un'altra e io nella restante. L'obbiettivo sarà corrompere i dati presenti nei Collolungo o nel peggiore dei casi distruggere completamente le macchine. Non c'è altra soluzione Seiri, quest'anima va fermata perché se riuscirà a mettere le mani sulle conoscenze celate in quei luoghi, Hikari sarà l'ultimo delle nostre preoccupazioni.

Le tremavano le mani, non riusciva a controllarle. L'idea di dover distruggere così tanto sapere per la mera sopravvivenza era qualcosa che non avrebbe mai permesso e senza Yusekai su cui sfogare la rabbia accumulata si sentiva sul punto di esplodere. Ne sarebbe bastato uno, continuava a ripeterselo, per stare calma abbastanza da uscirne viva. Un solo Collolungo prima di chiunque altro e avrebbe avuto abbastanza tempo per concludere vittoriosa la vicenda.

- Indicami il punto esatto in cui si trovano le culle. L'altra Mira non ha queste informazioni ma ha anche quindici giorni di vantaggio. Dobbiamo muoverci, adesso.
 
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view post Posted on 19/6/2018, 15:46     +1   -1
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Ciò che di autoconclusivo vedrete da adesso in avanti è concordato privatamente per evitare giri superflui.

Jizo, Inari, Amaterasu.

Erano i nomi delle tre Culle, gli stessi che la Dea aveva letto negli appunti scoperti nelle viscere dei laboratori della Koushin, prima di essere interrotta da Hikari. All'amica era chiaro il pericolo rappresentato dal mostro generato da Mira stessa, così come il filo conduttore che aveva portato la genetista a raggiungere quella conclusione. Essendo dotata solo di ricordi a breve termine e di pura ossessione, la belva assetata di conoscenza doveva necessariamente aver raggiunto una delle tre strutture, là dove era contenuto il patrimonio genetico che avrebbe dato vita ai coloni del nuovo pianeta e dove era soprattutto nascosto il prezioso tesoro ch'era il progetto Chishiki. Per ottimizzare il tempo e le risorse a disposizione, Mira propose di inviare due bunshin in una seconda Culla e di affiancare un terzo clone alla kunoichi della Nebbia, affinché anch'ella raggiungesse l'ultima destinazione rimasta. Era quella la priorità che la Madre di Kirinaki s'era data, scegliendo di trascurare i superstiti della Koushin rifugiatisi ad Alfheim e di lasciar perdere le tracce di Hikari. Era una scelta ben pensata, per quanto rischiosa, ma in quel momento ogni ragionamento sarebbe stato vano e superfluo.

Era l'alba del 10 agosto dell'anno 248 dall'avvento del ninjutsu. Come aveva letto ormai un mese prima, le Culle si trovavano ai vertici di un triangolo che aveva il calderone di Aincrad come Baricentro. Raggiungere Inari - meta che la Dea aveva scelto per sé stessa - significava impiegare un giorno di tempo... e da lì, per giungere fino ad Amaterasu, là dove Seiri avrebbe indirizzato i suoi passi, o a Jizo, destinazione invece dei due bunshin, avrebbe dovuto viaggiare per altre ventiquattro ore. Tuttavia, per quanto quelle informazioni potessero essere precise, ricavate da una mappa che la stessa bionda baciata dall'Adaman aveva disegnato negli ultimi tre anni, entrambe sarebbero state pervase da una sola sensazione.

Solo otto giorni le separavano dall'inizio della fine.

Culla di Inari.
11 agosto 248, ore 05:30.

hE2IeL1

Erano trascorse diverse ore da quando, dopo aver percorso gli interminabili cunicoli sotterranei che l'avevano condotta a sud-ovest, lontana dall'aria contaminata dall'afnio, la kunoichi aveva raggiunto la Culla di Inari. La pallida luce della luna baciava l'erba che cresceva rigogliosa, in quell'ambiente così diverso dall'arido e sterile deserto che l'aveva accolta a nord di Aincrad. Era stata costretta a disfarsi di qualche Vedetta lungo la strada, ma infine era giunta al cospetto di un'immensa struttura interamente costruita in pietra. Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare dalla moderna Koushin, l'antico edificio altro non era che una mastodontica scultura della dea Inari. Alta più di trenta metri, la bellissima donna di pietra, la divinità della fertilità e dell'abbondanza del raccolto, vegliava su quelle terre prospere, circondata da due kitsune, volpi di magnifica bellezza che secondo la mitologia fungevano da messaggere. Sembrava uno scenario pacifico, il riflesso di un'idilliaca poesia, ma bastò un colpo d'occhio alla Madre di Kirinaki per rendersi conto che qualcosa non andava. Un lungo squarcio era stato aperto lungo la base del kimono della statua, una fessura sì alta ma non sufficientemente larga da poter comprendere cosa vi si nascondesse dentro. Magari la sua parte oscura si trovava lì dentro, oppure aveva già ottenuto quanto possibile da quel luogo.

Non vi era altro modo per scoprirlo che indagare, anche se ciò non era semplice quanto a dirsi. La parte più vicina all'ingresso improvvisato era presieduto da quattro macchine che la fanciulla avrebbe riconosciuto come Razziatori, felini di metallo lunghi almeno tre metri ed alti due... che tuttavia, in quanto a stazza, non potevano competere con il colosso che rappresentava il vero ostacolo. Si trattava di una macchina che riusciva a raggiungere tranquillamente la manica della statua di Inari; si ergeva sulle due zampe anteriori e si muoveva piuttosto lentamente, ma le armi che portava sulla groppa lasciavano presagire una potenza offensiva assai pericolosa. Le due zampe anteriori, corte al contrario della lunga coda, non sembravano essere minacciose... non quanto le luci cremisi che costituivano gli occhi di quella bestia che, in base a quanto Mira aveva scoperto nei laboratori della Koushin, prendeva il nome di Divoratuono.

 
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view post Posted on 19/6/2018, 17:31     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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I tre gruppi si divisero come aveva ideato Mira. Seiri era risultata d'accordo nel provare a prendere il controllo delle culle contemporaneamente, sperando di intercettare lo spettro oscuro prima che potesse mettere le mani sui Collolungo. Il progetto Chishiki era esattamente ciò che Mira bramava fin da quanto avesse memoria e ritrovarsi a dover cacciare quelle particolari macchine per impedire a se stessa di raggiungerle, aveva un che di poetico e maledettamente ironico. Passarono così le ore, cercando di venire a capo dell'intricata serie di cunicoli che attraversavano tutto il sotterraneo di Aincrad e gli ambienti limitrofi, fino alla zona al cui centro si ergeva la Culla di Inari. Quando Mira raggiunse la superficie facendosi guidare dalla luce alla fine dei tunnel, apprezzò particolarmente la boccata d'aria fresca che le concesse un'ambientazione assai diversa da quella desertica che si era lasciata alle spalle. La donna era sorpresa di come anche questo continente fosse tanto diversificato riguardo gli ecosistemi delle sue regioni, come succedeva in fondo in quello degli Shinobi in cui acqua, foreste, deserti e montagne si alternavano in confini relativamente vicini. A ogni modo, raggiunta la selva che l'avrebbe introdotta nella terra di Inari, la kunoichi serrò bene la presa sulla sua lancia e si preoccupò che tutto il suo equipaggiamento fosse al suo posto. Si sentiva comunque in forze nonostante le ultime vicende, le due settimane passate con Seiri erano riuscite a conciliare il riposo di cui aveva dannatamente bisogno e il dovere di non abbassare mai la guardia. Passò dunque la giornata facendosi strada tra alberi e arbusti, notando con piacere anche della fauna sporadica che sgusciava nell'erba alta cercando di sfuggire ai predatori e a Mira stessa. Era un territorio chiaramente influenzato dall'Adaman e dalle particolari condizioni atmosferiche ma a giudicare dalla bellezza naturale di quei luoghi non poteva ritenersi già tutto perduto. Jigoku avrebbe chiuso i giochi ma fino a quel momento la storia doveva ancora essere scritta. Risalita l'ennesima altura nella foresta, ciò che fu possibile notare alla base dall'altra parte fu una radura ospitante alberi radi e una colossale statua di quella che doveva essere la Dea Inari al centro delle due sue fiere. Era talmente grande che poteva benissimo ospitare la culla stessa che Mira stava cercando, e visto che probabilmente doveva trattarsi di una costruzione che si allungava sottoterra piuttosto che in altezza quella tesi era ancora più plausibile. Su un fianco della statua era presente un grosso squarcio, di quelli che potevano rappresentare un'apertura forzata. Poteva trattarsi dell'altra Mira, o magari anche di Hikari che aveva deciso di cambiare piani per intercettare i suoi nemici. In ogni caso la Dea avrebbe dovuto indagare il più velocemente possibile. Effettuò dunque un balzo arrivando alla base della collinetta e si nascose con le spalle su un tronco sbirciando sullo squarcio: era proprio come temeva, i versi e i strani striduli metallici che aveva udito già dalla distanza erano causati da inquietanti e pericolose beste meccaniche chiaramente costruite per la guerra. Erano ben diverse delle Vedette che aveva distrutto lungo il cammino, quelle sembravano più animali nel senso stretto del termine, ma quelli erano predatori, macchine da guerra progettate per disintegrare qualsiasi loro bersaglio. In quel momento la donna si mangiò le mani per aver perso il Focus donatogli da Hikari ma Seiri aveva ragione, utilizzare un così avanzato dispositivo di localizzazione poteva essere pericoloso. Il problema adesso erano però quelle bestie, in superiorità numerica e probabilmente non solo.

- Due, tre, quattro, e...

Notò anche quella sorta di mostro bipede con sulla schiena dei cannoni che non avevano nulla di amichevole. Non vi erano dubbi, si trattava di quattro Razziatori e di un Divoratuono e se davvero aveva intenzione di proseguire doveva affrontarli con ciò che possedeva. Era il momento di tornare la formidabile stratega cresciuta tra le file di Kirinaki e che adesso doveva rappresentarne il nuovo vessillo come un leader, sebbene un capo però disposto all'uguaglianza al giudizio della conoscenza.

- D'accordo... forza allora.

Si mise al collo l'arco di Kawarimi e impugnò il lancia trappole. Osservò con attenzione il percorso dei Razziatori che per quanto esteso sembrava seguire una ronda precisa. Con il Focus sarebbe risultato uno scherzo quel lavoro di preparazione ma ormai avrebbe dovuto affidarsi alla vecchia scuola. Si mosse sfruttando l'erba alta e notò come a più riprese i Razziatori sciogliessero il gruppo percorrendo tratti opposti a due a due ogni dieci minuti circa, per circa cinque. Il Divoratuono invece aveva per fortuna un comportamento piuttosto semplice: si limitava a muoversi avanti a indietro a guardia dello squarcio, ben più indietro rispetto ai quattro felini. Questo poteva rivelarsi un bene nel caso Mira avesse deciso di affrontarle tutte poco alla volta ma assolutamente un male se avesse voluto provare ad entrare eludendo la sorveglianza. Non c'era scampo, doveva combatterli, a gruppi di due nei cinque minuti che le macchine passavano divise. La donna stette immobile in quella posizione per almeno un'ora per accertarsi che i suoi nemici non cambiassero mai sistema di ronda e così risultò. Erano pur sempre macchine e come tali non erano state progettate per pensare, avevano un codice da rispettare e senza fattori esterni non avrebbero mai mutato i loro percorsi.

- Ok... ora o mai più.

Li vide allontanarsi come previsto e proprio alla fine del percorso, nel punto più lontano possibile rispetto all'epicentro della ronda, Mira sparò con il Lancia-Trappole due dardi congelanti. Sperava così di bloccare i circuiti dei due Razziatori, abbastanza vicini da comprenderli entrambi nell'esplosione. Poi li avrebbe colpiti in maniera più concreta mirando alle armi che avevano sul dorso. Afferrò l'arco e incoccò due frecce dirompenti, mirando al primo Razziatore dopo averlo congelato e immediatamente dopo l'altro incoccandone altre due. Non era però finita, se il piano avesse funzionato, le due macchine si sarebbero senz'altro dirette verso Mira, che intanto si sarebbe spostata più indietro lasciando al suo posto altri due dardi con il lancia trappole, stavolta esplosivi. Era pericoloso, soprattutto l'ultima esplosione che avrebbe potuto attirare l'attenzione del Divoratuono, ma era un rischio che doveva correre. Gli altri due Razziatori invece, con il ragionamento della stratega, si sarebbero trovati troppo distanti, al lato opposto rispetto ai primi, per sentire qualcosa e dunque allertarsi.
L'obbiettivo era dunque distruggere immediatamente i primi due felini, occuparsi o distrarre in qualche modo il Divoratuono e dunque infiltrarsi nello squarcio. Il tutto nei cinque minuti di cui avevano bisogno gli altri due Razziatori per tornare al loro posto.
 
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view post Posted on 19/6/2018, 21:17     +1   -1
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Con quel piano perfetto, la Dea dimostrò di non avere bisogno del focus di Hikari per riuscire ad eludere lo sguardo delle potenti e pericolose macchine che ostacolavano il suo cammino. Tutto andò come previsto - anche perché, del resto, con un'attenzione così meticolosa era pressoché impossibile fallire. Mettendo in gioco i frutti dell'esperienza, la kunoichi fu in grado di creare un varco attraverso quella che sembrava una difesa impenetrabile. Dopo essere state congelate, due delle belve più piccole caddero inesorabilmente nella trappola della bionda. L'esplosione non fece solo sì che i loro componenti venissero proiettati in direzioni diverse, ma anche che il temibile Divoratuono convergesse in quel punto esatto. E fu allora che la saggezza della fanciulla venne a galla: anziché combattere una lunga ed estenuante battaglia contro la bestia, la giovane preferì muoversi nell'ombra, sfruttando l'erba alta per farsi strada fino a raggiungere lo squarcio ch'era stato aperto nella statua. Una volta dentro, trovò la stessa tecnologia che aveva imparato ad apprezzare alla Koushin... andata in cenere, letteralmente. Era come se un uragano avesse investito quel posto, distruggendo ogni circuito fino ad appiccare un incendio famelico che, ahimè, aveva divorato ogni cosa. Anche spostandosi nelle varie stanze della Culla, la ragazza non poté che trovare la stessa desolazione. Nei sotterranei, invece, trovò quella che doveva essere la carcassa sventrata di un Collolungo in un'ampia sala circondata da teche di vetro. Erano assai numerose, ma anche senza contarle Mira avrebbe potuto conoscerne l'esatta quantità. Gli appunti dell'azienda parlavano di come la prima colonia sarebbe stata fondata da mille persone... ed era assurdo come, in quel cimitero di metallo, le trecentotrentatré culle che avrebbero ospitato i nuovi uomini fossero le uniche ad essere state risparmiate dalla distruzione, rimanendo perfettamente intatte.

Quello non poteva essere un caso. Oh no, assolutamente.

Avvicinandosi alla macchina ormai priva di elettricità, Mira avrebbe constatato l'impossibilità di accedere alle sue informazioni sfruttando l'Adaman. Qualcuno aveva aperto uno squarcio sulla testa della bestia di metallo, qualcuno arrivato in quel luogo ben prima di lei, lasciando dietro di sé solo cenere. Ma, allora, se si trattava davvero del mostro nato dalla stessa Yusekai, perché risparmiare le culle? Perché non le aveva bruciate come aveva fatto con il resto, dopo aver ottenuto ciò che bramava più di ogni altra cosa al mondo? Domande, niente di più, eppure la risposta stava per arrivare dall'ultima persona che Mira avrebbe pensato di trovare lì dentro. Un rumore la costrinse a voltarsi e a quel punto, le bastò incrociare quei due occhi familiari per ritrovarsi nell'inferno che lei stessa aveva creato.

Credevi davvero di poter cambiare Jigoku... Mira?

Avvolto nel suo manto di nero orrore, Varnaki l'accolse nel regno degli Spettri a cui proprio lei aveva dato vita per contenere i suoi istinti più violenti. Lui, che per anni le era stato accanto e l'aveva spronata a volere sempre di più, a compiere le peggiori atrocità pur di saziare la sua fame implacabile, adesso si ergeva dinanzi a lei, come padrone di quel mondo tanto reale quanto insozzato di menzogne. Ci volle davvero poco, prima che le Anime Nere venissero partorite dal suolo di pietra della sala, mentre questa, come contagiata da un cancro incurabile, si faceva sempre più buia. E così rimase sola, dinanzi al suo peggiore incubo. Uno spettro le squarciò gli abiti, ferendola al ventre e nutrendosi del suo sangue, di quel liquido cremisi che, al contatto con il pavimento, si faceva nero come la pece.

E Varnaki, invece? Oh, lui e ne stava lì, a ridere e sghignazzare, sentendosi non più schiavo ma padrone di quell'ossessione che aveva dato vita a Yusekai.

Non abbiamo più bisogno di te.

 
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view post Posted on 20/6/2018, 12:42     +1   -1
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Era riuscita abilmente a liberarsi delle macchine guardiane e quando balzò all'interno della buia struttura attraverso lo squarcio, sospirò felice di essere ancora tutta d'un pezzo. A quel punto non si lasciò dunque sfuggire le rovine che componevano l'interno della culla e provò a immaginare quanta bellezza e ricchezza tecnologica doveva essere presente prima di venire così barbaramente distrutta. Sembrava che un incendio avesse devastato ogni cosa, da poco tra l'altro, perché poteva sentire ancora l'odore acre della cenere e delle fiamme attaccate al metallo e a ciò che rimaneva di Inari. Mira avanzò circospetta aiutandosi con la lancia donatagli da Hikari e si accertò che in quelle camere non vi fossero altre macchine. Sembrava in effetti sicuro, chiunque si fosse trovato lì dentro durante l'incendio non poteva che aver fatto una brutta fine. I corridoi erano lunghi, i percorsi bloccati dalle macerie e l'unica illuminazione presente proveniva da alcune lampade a energia elettrica che a intermittenza riecheggiavano l'ultimo lascito prima di dare spazio all'oscurità più totale. Eppure qualcosa era sopravvissuto alle fiamme che avevano avvolto il luogo ormai da qualche giorno: le culle che ospitavano il genere umano che avrebbe dovuto ripopolare la terra dopo il massacro di Jigoku erano perfettamente intatte. Circa 333 celle considerando le mille unità di cui parlava il progetto della Koushin e le tre strutture su cui erano divise. Mira rimase stranita: a chi poteva giovare proteggere quelle capsule in particolare? Non poteva essere un caso, era stato tutto distrutto tranne proprio quegli strani involucri. La donna si avvicinò a uno di essi guardando attraverso l'oblò presente ma non vide altro che acqua e tubi collegati a una massa organica che non se la sentì di ritenere umana. Era qualcosa di senz'altro sgradevole alla vista ma incredibilmente affascinante davanti agli occhi di una genetista che pur di arrivare a "conoscere" avrebbe fatto lo stesso e anche peggio. Nella stanza successiva si trovava invece proprio la macchina che stava cercando: il Collolungo era al suolo senza "vita", spento, completamente inerme e vittima della polvere mista a cenere della camera. Mira gli corse incontro stringendo i denti e notando come fosse stato già squartato se la prese con alcuni computer spenti sopra uno dei tavoli. Li colpì con forza sfogando la sua frustrazione e batté poi i pugni sulla superficie ormai libera dello scrittoio incrinandolo.

- Respira Mira... respira...

Era come se fosse stata colta da un attacco di panico, ebbe bisogno di alcuni secondi per recuperare la sua respirazione regolare e sollevò in aria il capo cercando di dissipare dalla sua mente immagini decisamente da evitare, in quella circostanza. Era una tossica lontana dalla sua dose ormai da troppo tempo e senza più la medicina che le permetteva di combattere i sintomi dell'astinenza, poteva cedere da un momento all'altro alla follia, magari accettando volentieri di farla finita proprio in quel momento a fianco della macchina morta. Sapeva bene però che c'era dell'altro, non poteva essere tutto lì, dietro a quel buco nella testa del Collolungo vi era qualcuno che poteva ancora donarle ciò che stava cercando: un equilibrio.

Poi una voce, una sensazione, un istante di brivido che le fecero venire dritti i peli delle braccia. Poté sentire una mano fredda scivolarle sulla schiena e si pietrificò quando insieme all'alone di fumo bianco sulla bocca ad ogni respiro, vide le pareti farsi ancora più scure e la lampada di prima spegnersi definitivamente. Udì quelle parole che rimbombavano nella stanza e le risultò impossibile associarle immediatamente a qualcosa di fisico, concreto, o meglio, non volle farlo perché la spiegazione per quello che stava accadendo aveva talmente dell'assurdo che sperò potesse trattarsi di uno sbaglio. Si voltò quindi e lo vide, come aveva pensato, come aveva temuto: Varnaki, l'Anima Nera più potente di Yusekai si trovava davanti a lei ergendosi come avversario e non più come compagno. Era qualcosa che non poteva succedere, quegli spettri non potevano ribellarsi nel suo mondo, lei era la Dea e loro i suoi figli, esseri che dovevano essere guidati attraverso il buio di Yusekai, trainati dalla loro Madre, e in cambio avrebbero dovuto offrire consiglio, servizio. No, era impossibile.


- Che cosa... che cosa stai facendo?

Si rivolse all'angelo nero con occhi sbigottiti. Da tempo Varnaki aveva mostrato un libero arbitrio ben diverso rispetto alle altre Anime Nere, come un vero "secondo" di Yusekai, assumendo a volte la figura di padre per tutti gli spiriti che abitavano quel mondo. Delle volte aveva spinto Mira allo stremo per soddisfare la propria sete, a volte l'aveva anche contraddetta, istigata, ma mai affrontata. Ciò che Mira vide in quel momento fu il proprio mondo ribellarsi alla mano della sua creatrice. Poi altri spiriti oscuri vennero generati e la donna fece un passo indietro incredula:

- Perché? Non ha senso, perché mi fai questo?

Un'anima si avvicinò più delle altre e osò colpirla al ventre mostrando il suo sangue. Mira cadde in ginocchio portandosi una mano alla ferita completamente inerme davanti a quegli eventi. Osservò la propria mano sporca di sangue e sentì il bruciore della ferita risalirle lungo tutto il petto. L'avevano attaccata sul serio.

- Come... osate...

Strinse con forza la mano insanguinata e si rialzò lentamente senza mostrare altra debolezza a coloro che la stavano sfidando. Varnaki era immobile alle spalle del suo piccolo esercito e fiero della sua nuova posizione parlò a nome degli spiriti affermando che non avevano più bisogno di lei. Mira alzò lo sguardo a quel punto, lasciando che quel mostro alato si potesse riflettere nei suoi occhi vitrei, e cominciò a ridere.

- Voi... non avete più bisogno... di me?

E continuò a ridere, se possibile anche più forte di prima.

- Voi SIETE me. Siete ciò che ho creato per rimediare alla mia follia, e credi di poter esistere in altro modo?

Cominciò ad avvicinarsi ignorando le anime minori, sapeva benissimo che in quella stanza l'unica vera minaccia era rappresentata dal suo figlio più potente e ambizioso. Ed era proprio su quelle caratteristiche che doveva fare leva, d'altronde lo aveva generato lei, era nato proprio dai desideri umani di Mira che più di tutti avevano bisogno di mostrare la loro importanza.

- Allora uccidimi, mostra ai nostri figli come sarai in grado di guidarli verso la Conoscenza Universale. Dimostrami le tue parole, di non avere più bisogno di me e distruggimi.

Lascia che sia la follia a guidarti, fai prevalere quel lato della bilancia di cui sei il Signore e conquista ogni cosa. Mostrami come l'equilibrio sia una favola e corrompi il mondo, ogni cosa, ogni... conoscenza.

 
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view post Posted on 20/6/2018, 17:42     +1   -1
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Lo farò con piacere, stanne certa.

Era spavalda, su questo non c'era alcun dubbio e nessuno dei presenti avrebbe potuto descrivere altrimenti quella che un tempo era la Dea di quel mondo illusorio... eppure, ciò non era sufficiente. O meglio, era del tutto inutile. Varnaki sapeva di essere in vantaggio, era perfettamente consapevole che avrebbe potuto fare a meno della fanciulla che aveva di fronte, nonostante fosse lui stesso frutto della sua ossessione. Malgrado ciò, era come se lo spettro avesse guadagnato consapevolezza, quasi come se si fosse elevato a qualcosa di più concreto rispetto ad un mero fantasma, un riflesso sbiadito di ciò che Mira voleva intendere come sua realtà. Lei stessa ne ebbe dimostrazione. Quel mondo, assai diverso dall'impero che lei aveva costruito, era davvero reale; lo comprese quando il mostro la trafisse in pieno petto, scavando con le unghie acuminate fino ad afferrarle il cuore. L'aveva in pugno, per la prima volta da quando lei lo aveva messo al mondo.

- Sai, anche la tua tetra metà ha detto le stesse cose... oh, dovevi vederla. Quel tale, Hikari, l'ha piegata al suo volere come se fosse un fiore di fronte alla potenza di un uragano. Ma lei, a differenza tua, non era altro che pazzia... senza ricordi, era praticamente priva di volontà e per questo mi è bastato attendere il momento giusto per rinchiuderla in questa prigione. Vedi, Mira...

Fece una pausa, lasciando che le risate delle anime nere rendessero l'aria già pesante ancora più satura di tensione. Quelle belve assetate di conoscenza non erano più come animali in trappola... oh no, anzi. Esse racchiudevano la potenza distruttiva di un uragano e, come tale, erano pronte a divorare tutto ciò che avrebbe osato ostacolare il loro cammino.

Adesso sono io il Dio di Yusekai.

La presa sul cuore della ragazza si fece ancora più salda e convinta, tanto da mozzarle il fiato. Era in totale balia di chi un tempo era stato il suo alleato più fidato e che, in quel momento, si mostrava come chi voleva qualcosa in più. Aveva già dimostrato di poterla uccidere a piacimento, in quel mondo adesso era lui a dettare legge e nessun altro avrebbe potuto imporre una volontà differenza. Ma allora, perché non aveva ancora deciso di farla finita? Perché non aveva riservato alla kunoichi lo stesso destino ch'era spettato alla sua controparte oscura? Solo in quel momento la bella genetista comprese per quale ragione lo stesso Varnaki era stato in grado di attivare Yusekai. Lui non era più soltanto un'anima del regno degli spettri, ma aveva conquistato concretezza dopo aver rinchiuso l'ombra della Dea in quella prigione di dolore e perdizione... e come umano, adesso il Dio delle anime nere aveva trovato nuove spiagge in cui far approdare la propria ambizione.

- Sei stata tu a crearci, questo è vero. Ma la tua umanità, ciò che ti rendeva forte... è stata quella la causa della nostra debolezza. La fame degli spettri non è placata nemmeno adesso, anche dopo aver conquistato il più grande patrimonio dell'umanità.... - disse, riferendosi ovviamente alle informazioni del progetto Chishiki contenute nel Collolungo - La verità è che non vogliamo più freni, Mira.

Fu allora che rise in maniera sguaiata, pregustando già il momento in cui avrebbe messo la fanciulla di fronte al suo vero obiettivo.

- Sei ancora in tempo per dimostrare di essere la nostra vera Madre, ma per fare ciò dovrai liberarti dell'unica ancora che ti lega ancora alla tua umanità. Quella ragazza, Seiri... ciò che ti lega al passato è quel che ti rende ancora debole, Mira. Lascia che la rinchiuda qui, che divori lei e ciò che insieme avete vissuto. Consegnamela, kunoichi...

La presa si fece ancora più salda, tanto da non lasciare spazio ad interpretazioni. Varnaki reclamava l'anima di Seiri in cambio del trono di Yusekai; anche se in quel modo, lasciando di fatto alla ragazza la possibilità di riscattare quel posto in cambio di un ordine, avrebbe in ogni caso dimostrato a tutte le Anime Nere di essere stato capace di ingabbiare la volontà della loro Dea - o di chi, a quel punto, si spacciava come tale. In ogni caso, la stessa Mira avrebbe compreso, suo malgrado, quale fosse l'amara realtà... le chance di scamparla erano minime e, a quel punto, seguire la volontà di chi l'aveva in pugno poteva rappresentare l'unica occasione di non perdere quanto aveva ottenuto con fatica durante la sua intera esistenza.

... oppure il trono di questo mondo ti sarà precluso per sempre.

 
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view post Posted on 21/6/2018, 14:28     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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La situazione era critica, mai Mira avrebbe pensato di dover affrontare in quel modo esseri da lei generati, ma forse era il destino di una madre dover fare i conti con i propri figli, una volta cresciuti. Ciò che stava succedendo in quella sala però non era qualcosa che sarebbe dovuto accadere, le Anime Nere di Yusekai non avrebbero mai dovuto ribellarsi a colei che era la Dea del mondo oscuro. I figli vanno puniti quando superano i limiti imposti, quando ignorano le regole e osano spingersi troppo oltre, ed era proprio quello il caso. Lo sbaglio della donna era forse stato quello di dare troppo spazio e libertà a coloro che vivevano Yusekai e a Varnaki in particolare, trattarlo a volte come pari non aveva giovato alla quieta stabilità tra la realtà e l'illusione. Doveva rimediare, doveva far credere qualcosa... E dunque andava fatta una scelta di fronte a quell'essere mostruoso che in qualche modo le stava dando un'ultimatum, stava dettando regole in un mondo in cui sarebbe dovuto essere soltanto un bambino, e se vogliamo, uno schiavo al servizio di una padrona. La Mira oscura era stata sopraffatta da Hikari prima e Varnaki dopo, questa era una buona notizia nonostante tutto, dimostrava quanto la "pura ossessione" senza umanità fosse crollata di fronte alla minaccia rappresentata da quelle anime. Era proprio come aveva detto Varnaki: era l'umanità dunque a dare forza a Mira, a renderla speciale rispetto alla sua controparte e che le aveva concesso di sopravvivere fino a quel punto dopo aver lasciato Kiri. Era una parte di sé che aveva costruito insieme a Seiri, era stata proprio la kunoichi della Nebbia a insegnarle i valori di un comportamento equilibrato, o quantomeno ci aveva provato. Una volta fuori, da sola, era stato Kai a indirizzarla in una via precisa e sul fondo di quel percorso si trovava il punto al centro della bilancia, perfettamente a metà tra l'ossessione della Mira oscura e quella umana. Infine Matsuda, anche lui l'aveva aiutata a comprendere quanto importante fosse la potenza del libero arbitrio, quanto potere potesse darle la follia di quella sua condizione estrema se sorretta dalla capacità di non finirne completamente vittima. Sì, l'umanità rendeva forte lei e debole Varnaki ma era un compromesso necessario per continuare a vivere in quel mondo, per soddisfare di volta in volta la sete di conoscenza.

Mira percepì l'artiglio di Varnaki trafiggerle il petto senza pietà ed era pronto a strapparle via la vita e concludere la sua ascesa al trono di Yusekai, ma quest'ultimo non era nulla, era un privilegio effimero e lo spirito rischiava di scoprirlo troppo tardi. La donna tossì sangue ma non si oppose, sapeva bene di trovarsi all'interno di Yusekai, e in quel mondo, con Varnaki così potente, non avrebbe potuto fare nulla. Doveva prima indebolirlo, insinuargli un dubbio, fargli capire che cosa significasse assumere il controllo di quelle terre:


- Non capisci... non pensavo potessi essere tanto stupido. Comandare su Yusekai ti renderà un Dio agli occhi delle Anime Nere, ti... renderà onnipotente, ma soltanto tra queste mura nere. Non sei capace d-di vivere tra umani, NON SEI umano.

Il dolore era spietato ma doveva continuare a parlare, doveva far capire a chi aveva davanti che l'estremo della bilancia, sia l'uno o l'altro, avrebbe portato soltanto alla rovina.

- L'umanità è ciò che vi ha permesso di crescere, ciò che insieme alla n-nostra ossessione permette di continuare a vivere e scoprire. Ti farò una domanda, Varnaki: senza Seiri, senza Kai, senza Matsuda e senza la Koushin... che cosa saremmo? Solo esseri perduti in attesa della morte. Ciò che credi... ciò che credi essere debolezza è in realtà forza. Tu... tu nasci per darmi equilibrio ma se io scomparirò tornerai a essere un'Anima perduta.

Quanto alla richiesta di donare agli spiriti di Yusekai l'anima di Seiri, Mira scosse il capo sorridendo. Non avrebbe mai accettato un compromesso con i suoi figli, neppure davanti alla morte. Mira e Varnaki erano due facce della stessa medaglia, i due estremi per permettere alla neutralità di vivere fuori dalla follia, per lavorare affinché la conoscenza diventasse il carburante del mondo.

- Non succederà mai Varnaki, non piegherai mai la parte umana di noi due, e se mi ucciderai ti rimarrà soltanto la guida di un "popolo" ignorante. Se è questo che vuoi, se vuoi distruggere la nostra "umanità", allora fallo e dopo... addio a tutto ciò che brami.
 
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view post Posted on 21/6/2018, 18:00     +1   -1
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Se la metti così...

La kunoichi aveva ragione. Loro due erano facce della stessa medaglia, tanto diversi quanto utili l'uno per la sopravvivenza dell'altro. Mentre Varnaki necessitava di lei per non sparire nell'oblio da cui proveniva, la fanciulla aveva bisogno di lui per placare la sua ossessione, per non rischiare di venire scacciata dal peso della fame di conoscenza che non le lasciava tregua. Entrambi però, adesso, erano giunti ad un punto di non ritorno. Dopo aver reclamato il trono di Yusekai, lo spettro non poteva di certo tornare al suo posto, né lei far credere che avrebbe perdonato il modo in cui lui, il figlio di cui si fidava di più, l'aveva tradita. A quel punto il fantasma partorito dalla follia della bionda non poteva che procedere come previsto. Fu in quel momento che il medico sentì la presa farsi così salda da strozzarle il fiato. Il buio l'avvolse completamente, mentre le sue iridi grige come un cielo carico di pioggia vedevano quel folle strapparle letteralmente il cuore dal petto... e quando cadde rovinosamente per terra, prima di perdere i sensi, lo osservò azzannare quel muscolo ancora pulsante di terrore. E mostrando le fauci, insozzate di sangue, che si inarcavano in un tetro sorriso, lo spettro sputò la sua ultima sentenza.

... sarò costretto a rubare il tuo corpo.

EkNWK

Svegliarsi fu strano, oltre che doloroso. I suoi occhi credevano forse di venire investiti dalla luce, ma avrebbe presto sbattuto il muso contro l'amara realtà.: nel posto in cui si trovava non vi era alcuna luce... e lei, in verità, non aveva nemmeno occhi. Priva del suo corpo, la fanciulla era immersa in quella realtà maledetta come cera fusa, mescolata alle altre Anime Nere in quel mare di disperazione. Non poteva vederle, ma ormai lei stessa era una di loro; poteva sentirne i lamenti strazianti, così come le risate pregne di sadismo e divertimento. Solo quando il nuovo Dio di quel mondo entrò lì dentro, aprendo lo squarcio che separava il regno degli uomini da quello degli spettri, la Madre di Kirinaki ritrovò la forza di vedere. Guardandosi le mani, non vide altro che una massa informe di oscurità, mentre davanti a lei... oh, Varnaki si trovava molto a suo agio nelle sue nuove vesti. Giunse al suo cospetto con l'autorità di una divinità, scostando le sue nuove ciocche dorate per permettere ai suoi occhi neri come la pece di conficcarsi su quell'immondo essere d'ombra che un tempo era stata la padrona di quelle terre. Infine scioccò la lingua biforcuta, leccandosi poi le labbra carnose con fare divertito.

Benvenuta, Mira... all'alba dell'anno duecentoquarantanove.

 
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view post Posted on 21/6/2018, 20:08     +1   -1
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Varnaki lo aveva capito, forse non ci aveva nemmeno riflettuto troppo prima di provare la pazzia di ribellarsi ma lui non poteva sperare di ingrandirsi senza Mira. Così la tenne con sé, la incatenò a Yusekai e sperò che l'avvento prossimo potesse in qualche modo sorridergli. L'Anima Nera più potente di tutte diveniva così il nuovo signore del mondo degli spettri e dall'alto della sua potenza e grandezza era pronto a prendere il controllo del suo personale esercito di fratelli. Era un cambio radicale, si trattava a tutti gli effetti di uno schiavo che dopo un colpo di stato vittorioso si ritrovava a dover prendere in mano le redini di un regno in continua rovina.

E di fatto il suo impero cominciò.

~ ~ ~ ~

Riaprì gli occhi d'un tratto ma continuò a non vedere nulla. Sembrava essere passato un istante da quando Varnaki le aveva di fatto strappato il cuore dal petto, poteva sentire ancora il dolore di quell'atto, sia fisico che morale, e quest'ultimo si sarebbe rimarginato molto più tardi del primo. Mira si aiutò con le braccia per staccarsi da quel suolo lugubre e provò a combattere il nodo alla gola che la colse, provando a vincere le emozioni che la stavano affliggendo: i suoi figli si erano ribellati, Yusekai le aveva voltato le spalle e tra i risolini nell'oscurità e quegli occhi luminosi incastonati in una massa informe, si rese conto di essere tornata colei che aveva abbandonato Kiri. Non riusciva a smettere di tremare, forse per l'astinenza, forse per la rabbia e la tristezza, di sicuro per il suo lato umano tanto contestato da chi l'aveva ridotta a quello stato. Eppure di umano le erano rimaste soltanto le emozioni: il corpo era informe e il tremolio che credeva di non poter controllare era solo una sensazione. Era diventata un'Anima Nera, era diventata una forma di quel suo mondo che fin dalla genesi aveva amato e temuto. Varnaki l'aveva imprigionata davvero, come aveva fatto con la Mira oscura, e non sembrava intenzionato a tornare sui suoi passi, perché effettivamente non avrebbe più potuto farlo. Passò minuti, ore, forse giorni seduta in un angolo del mondo oscuro, aspettando che qualcosa succedesse, che le Anime smettessero di ridere, che il nuovo Dio si facesse vivo per decantare la sua "vittoria".
Quindi eccolo, giunse planando sulle sue grandi ali nere e si affacciò allo sguardo della Madre sfiorandole il viso e i capelli. Si sentiva invincibile, inarrestabile e Mira sapeva bene che li dentro per come erano messe le cose lo era davvero. Entrambi sapevano però che Yusekai non era che un tramite, un regno di passaggio, per non impazzire durante la ricerca del vero tesoro nel mondo reale.


- Anno... 249?

Non poteva essere, poteva davvero essere passato così tanto? E che cosa era successo al mondo? Jigoku era stato azionato? Lì dentro non poteva dirlo, per quanto ne sapesse il mondo come lo ricordava lei poteva non esistere più.

No.

Non poteva essere, non avrebbe avuto alcun senso. Varnaki l'avrebbe impedito con ogni frammento della sua anima. Se l'Adaman avesse distrutto le terre non ci sarebbe altro da apprendere e conoscere. Lui era l'ossessione di Mira, senza più niente al mondo si sarebbe autodistrutto. La sola presenza di quel mostro davanti ai suoi occhi rappresentava la certezza che qualcuno o qualcuno aveva impedito Jigoku. Forse Seiri? O magari Varnaki stesso.


- Ti sei dato da fare.

Si alzò lentamente, era paradossale come ogni minuto trascorso in Yusekai e in particolare davanti al suo figlio più potente, potesse in qualche modo donare sollievo a Mira. Quando si era svegliata provava dolore, voleva piangere, avrebbe preferito tornare nell'oblio, ma adesso stava tornando in forze e la tristezza cominciava a fare posto alla sete di conoscenza. Era ovvio in fondo, Varnaki aveva preso il posto di Mira e Mira di Varnaki con tutto ciò che poteva voler dire.

- Perché sei qui a perdere tempo? Ho bisogno di conoscenza, ho bisogno di placare la mia sete

La donna sorrise sconvolta da quella sensazione. Anche da umana, nel proprio corpo, sentiva l'esigenza di andare oltre per soddisfare le Anime Nere di Yusekai, ma in quelle vesti percepì il bisogno in maniera diversa. Avrebbe marciato su quello, sull'assenza di equilibrio di Varnaki e sul suo essere potente quanto estremamente fragile. Era un neonato che aveva per la prima volta messo piede nel mondo, quanto poteva durare senza una guida?

- Hai sventato Jigoku? Hai appreso ogni informazione dai Collolungo? Hai operato Chouko? Hai trovato Kai? Hai interrogato Kawarimi? Che diavolo perdi tempo a mostrarmi cosa sei diventato se non sei capace nemmeno di portarmi nuova linfa. MUOVITI! Se ne sei capace.

Beh, aveva preso il posto di Varnaki in fondo. In ogni caso l'idea di destabilizzarlo in quella maniera era soltanto una parte del piano per uscire da quella prigione, perché sì, Mira non aveva la minima idea di rimanere a guardare in quell'antro buio. Fu un'idea che le venne in mente nel momento in cui si rese conto di dove si trovasse: anche la Mira oscura si trovava dentro Yusekai e lei era la sua altra metà. Rincontrarla, fare in modo che la sua energia potesse in qualche maniera reagire alla propria poteva donarle nuovamente la forza di interagire con il mondo degli spettri e a quel punto punire chi si era ribellato, in un modo che forse una Madre non avrebbe mai fatto ai suoi stessi figli.
 
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