| C’era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello che stava accedendo. Che un enorme Bijuu bullizzasse degli insignificanti umani, Yu lo poteva anche capire…ma che andasse a chiedere una cosa del genere non se lo sarebbe mai e poi mai aspettato. Eppure era l’unica possibilità che avevano. L’unica che al momento gli fosse concessa, per quanto umiliante e ben poco conciliante. Perché, diciamolo, al non più Rosso l’idea di farsi baciare da un uomo non sarebbe piaciuta nemmeno se avesse avuto il suo normale aspetto, senza contare poi che non faticava affatto a mettersi nei panni di Takumi: insomma, se a lui schifava solo a pensarci, figuriamoci il castano che si vedeva davanti una cosa che lo disgustava a tal punto da volerlo eliminare dalla faccia della terra, se solo avesse posato gli occhi sul volto che Yu si ritrovava! Non gli era difficile capire che razza di fatica stesse facendo il compagno più grande nel prendere coraggio e baciarlo. E forse per questo sbottò, incitandolo a darsi una mossa, o magari perché quell’attesa logorava e corrodeva lentamente anche lui che non saltava di gioia nel correre il rischio di vedere il ribrezzo sul volto del collega. Ma Takumi alla fine, non gli lasciò finire nemmeno quella frase. Cogliendolo di sorpresa, gli agguantò il viso con entrambe le mani e non gli permise di concludere completamente quello che stava dicevano, riuscendo miracolosamente a centrargli la bocca con un bacio a stampo, visto che stava tenendo gli occhi chiusi. Yu si irrigidì, per quanto breve fu quel contatto, il suo corpo gridava di scansarsi o di scansare l’altro ragazzo. Ma…la ragione - per quanta ce ne potesse essere arrivati a quel punto - gli intimava di non muoversi e restare dov’era, di assecondare quel “capriccio” di Saiken, di comportarsi da Shinobi. Perché alla fine, essere uno Shinobi era anche questo: fare cose che non piacevano per raggiungere il risultato. Strinse i pugni e chiuse gli occhi talmente forte da vedere dei lampi di luce nell’ombra dietro le sue palpebre. Non c’era alcuna certezza che quello che il Rokubi aveva proposto funzionasse. Avrebbero potuto ritrovarsi tanto come prima, o magari entrambi trasformati, oppure si sarebbero potuti scambiare i fili del destino…e in quest’ultimo caso, se Yu avesse incontrato il viso di Takumi trasformato ad una distanza tanto ravvicinata e non avesse fatto in tempo a distogliere lo sguardo e a trattenere gli impulsi involontari che sarebbero montati dentro di lui, lo avrebbe attaccato senza esitazione. Attese diversi istanti anche dopo che sentì il più grande allontanarsi: proprio come era accaduto nel momento della trasformazione, non aveva avvertito cambiamenti nel suo corpo. Nessun dolore, nessuno strano formicolio, nessun anomalo movimento di tessuti, nulla di nulla. E aveva paura nel verificare se quel che avevano fatto avesse avuto buon esito, o se avessero solamente ballato come marionette mosse dai fili di quel Kami ancestrale dai gusti bizzarri.
Non fare il vigliacco, Yu!
Si ammonì così, mentre inconsciamente si puliva le labbra col dorso della mano destra, avvertendole diverse rispetto a come le aveva sentite poco prima mentre se le umettava con la lingua in un gesto che quasi gli aveva causato dei conati di vomito. La mano, seguita dalla gemella, passò allora a tastare il resto del volto, riconoscendone la forma e le imperfezioni, agguantando le frangia tra le dita e avvertendo i fini fili dei suoi capelli umidi. Deglutì, trattenendo un sorriso di sollievo, ricacciandolo indietro perché ancora non aveva aperto gli occhi, perché ancora non vedeva le condizioni del suo compagno, perché per crederci davvero voleva potersi guardare coi propri occhi. Così, prese coraggio e, come in quelle mattine in cui ci si sveglia con le palpebre attaccate tra loro, il Chunin aprì prima un occhio e poi l’altro. Lentamente, quasi avesse timore che la luce potesse ferirlo. Una volta che ebbe messo a fuoco, vide Takumi così come era sempre stato. Lo guardava. E lui lo fissava di rimando. Nessuno dei due stava attaccando l’altro, nessuno dei due era disgustato dalla vista che stava di fronte a loro, nessuno dei due distoglieva lo sguardo per evitare di far del male al compagno. Tutto questo era già una conferma più che evidente ma, si sa, in alcuni casi era meglio non fidarsi fino a quando non fossero stati i propri occhi a decretare l’esito. Il Rosso balzò al bordo del laghetto, inginocchiandosi sull’erba bagnata, piegandosi in avanti per scorgere la propria immagine riflessa sullo specchio d’acqua deturpato e increspato dalle goccioline di pioggia. Era lì. L’apparenza di colui che era Kyōmei Yūzora era ancora lì, con l’aspetto con cui era conosciuto dai suoi amici, dai suoi superiori e dalla sua famiglia. Soprattutto la sua famiglia. Solo a quel punto si lasciò andare in un sospiro di sollievo, proprio nello stesso istante in cui giunse la risatina del Bijuu sopra di lui. Una risata divertita, umida e viscida, di uno che era soddisfatto del proprio operato. Si alzò in fretta, indietreggiando fino a poterlo vedere per intero come poco prima, tornando accanto ai suoi compagni - compagni ai quali doveva davvero un sacco. Non capì completamente il senso di quelle ultime parole di Saiken, non era certo a che cosa si riferisse…se fosse un modo figurato per dire che gli umani non si erano mai degnati di capire le Bestie Codate, se fosse riferito unicamente a quanto era accaduto in quel luogo o entrambe le cose. Ma in fin dei conti, aveva importanza in quel momento? Non poteva certamente dire che non fossero vere e, per quanto l’intera situazione che si era creata lo avesse disturbato non poco, il Rosso se le impresse per bene nella memoria. Generalmente lui non era tipo da giudicare troppo dalle apparenze, ma non era esente del tutto da quel comportamento prettamente umano. Gli Hōzuki, ad esempio, non li tollerava. Sapeva che era sciocco, sapeva che era un fare di tutta l’erba un fascio a causa della sua antipatia per il sangue di suo padre, ma era più forte di lui. Ed era un errore: non tutti erano come quell’uomo d’altronde, no? Già…ma avrebbe dovuto lavorarci. Non era un cambiamento semplice. Chissà, magari, iniziando in piccolo avrebbe potuto infine comprendere appieno il significato di quelle ultime parole di Saiken.
Lo vide alzarsi faticosamente, raddrizzando un poco quei rotoloni di ciccia biancastra che gli cingevano il corpo molliccio. Aveva dei dubbi, adesso, sul motivo del suo comportamento. Non capiva se fossero davvero capricci i suoi o se magari avesse davvero voluto lasciare un messaggio agli uomini attraverso quanto accaduto in quel luogo sperduto di Ame. Sarebbe rimasto un mistero, forse…tuttavia Yu non poteva fare a meno di pensare che, se veramente fosse stato un capriccioso, lamentoso e viscido come diceva la ragazzina del Kyo Dan, forse quell’attacco lo avrebbe lanciato. Non appena ebbe issato faticosamente la sua immensa mole su quelle zampine che si ritrovava, uno strano odore iniziò a dipanarsi dalle acque smosse. Simile al puzzo che c’era nelle case che rimanevano chiuse a lungo: un misto di umidità, vecchio e raffermo, che tuttavia sotto sotto aveva anche una sfumatura diversa, più buona: un profumo nella puzza, quasi a sottolineare le stesse parole che il Bijuu aveva pronunciato. Sospirò di nuovo, annunciando il suo imminente andarsene. Lentamente l’immenso essere ruotò su sé stesso, fino a dare le spalle agli Shinobi, per poi allontanarsi piano verso l’orizzonte, in direzione ovest. Era ancora vicino, quando a Yu, scappò un Arigatō di bocca, quasi senza nemmeno rendersi conto di per cosa lo stesse dicendo. Se per aver mantenuto la parola, per avergli fatto capire un errore da evitare, per entrambe o per qualcosa che nemmeno lui capiva. L’enorme figura che era riuscita in poco tempo a fargli provare paura, disgusto, incredulità, meraviglia, fastidio, pena e infine rispetto, si allontanò lentamente con andamento vacillante, mettendoci diverso tempo prima di sparire completamente all’orizzonte, tanto che, ben prima che fosse riuscito a farlo, sempre fissando quella figura imponente e incredibile che si distanziava ogni istante di più da loro, Yu si mosse in direzione dei suoi compagni, nei pressi della grossa caramella marroncina creata da Nuru. Il ragazzino dai capelli blu, aveva giustappunto leccato la sua stessa creazione e ora stava cercando di recuperare un po’ le forze, quando anche Yu, senza “se” e senza “ma” si avvicinò al dolce agguantando una bella manata di gommosa dolcezza, prima di lasciarsi cadere a terra e fare segno anche a Takumi di avvicinarsi. Leccò il pezzo di caramella che aveva tra le mani: il sapore di cioccolato era delizioso, stuzzicava le papille e migliorava l’umore come poche altre cose avrebbero potuto fare in quel momento! A parte il sesso…ma non c’era disponibilità adesso. Era buonissima, come tutte le altre creazioni del compagno e poco gliene fregava se praticamente l’aveva rigurgitata. Era semplicemente un peccato lasciarla lì. Mangiarla tutta era un po’ impossibile, ma il Rosso ci teneva a poter dire al ragazzino che era buona, guardandolo in faccia. Morso dopo morso, finì tutto il pezzo che aveva strappato via dall’ammasso gelatinoso e, solo dopo essersi leccato minuziosamente le dita, si rivolse al più piccolo.
Deliziosa! Gli disse con un sorriso dei suoi, per poi strizzare l’occhio nella sua direzione. Saiken non sa che si è perso.
Decisamente, non lo sapeva. Altrimenti l’avrebbe mangiata in un sol boccone, questo era sicuro. E ci voleva, cavolo…ci voleva proprio quel piccolo vizio, quella piccola soddisfazione per i sensi dopo tutto quello che era accaduto. Quello zucchero al sapor di cioccolato aveva aiutato sicuramente un po’ sia il corpo che la mente del Rosso che sì, un po’ si sentiva ancora giù per tutti gli eventi a catena che si erano susseguiti dalla sua trasformazione, ma almeno adesso, pur non avendo un quadro completo della situazione, comprendeva che la sua colpa era stata semplicemente quella di essere stato nel posto sbagliato al momento sbagliato, non tanto non essere stato abbastanza capace, o abbastanza veloce. Prevedere il caos di goccioline non era possibile. Ed era andata male. Non si era nemmeno accorto del punto di impatto con il sangue infetto. Ma questo non significava certo che non avrebbe potuto fare di meglio, si poteva sempre fare meglio e se voleva raggiungere la schiena che rincorreva avrebbe dovuto tirarsi su le maniche e darsi una mossa. Piangere sul non fatto o incolparsi di cose sulle quali non aveva alcun potere, ormai aveva capito non fosse altro che qualcosa di inutile. Raccogliere gli errori, capirli e non commetterli più, invece, era ciò che importava. Era anche vero, però, che i suoi compagni erano stati fondamentali per potergli dare quell’opportunità.
Oi, sentite. Fissava la sagoma nera di Saiken che si stagliava contro l’orizzonte. Non si notava con quel cielo coperto e plumbeo, ma ormai doveva essere il tramonto. Se sono tornato come sono, è stato grazie alla tua genuinità, Nuru disse volgendosi al ragazzino e alla tua risolutezza, Takumi. Siete stati fantastici, grazie! Devo un favore ad entrambi. Ascoltò le eventuali risposte e, solo in seguito, non appena si furono riposati abbastanza per riprendere il cammino a ritroso, si alzò sbatacchiando le mani sui pantaloni per togliere i residui di fango. Propongo di tornare al villaggio per controllare la situazione e, in caso, trovare riparo per la notte. Domattina sarà meglio rimettersi sulla strada di casa. Non so voi, ma ho assolutamente bisogno di farmi una doccia come si deve. E di dormire sul suo letto, rivedere le persone che aveva pensato di non rivedere più e tante altre cose che in quel momento gli mancavano un sacco. Per quanto potesse sembrare di no, aveva imparato qualcosa in quel viaggio, in quell’incontro. Su di sé, sui suoi compagni, forse anche sui Bijuu. Non aveva ancora ben chiara la situazione di cosa stesse accadendo in giro per il mondo, con quelle due fazioni estremiste che si contendevano le Bestie Codate ognuna mossa dai propri ideali che non prendevano in considerazione quello che volevano quelle creature ancestrali. Bambini che si litigavano un giocattolo decisamente più forte di loro. Si sarebbe tenuto ben distante da quelle loro ideologie, il Rosso, questo era certo. Che la strada del Taisei e la strada del Kyo Dan la percorressero pure i loro membri e coloro che decidevano ciecamente di condividerla. Da parte sua, lui avrebbe camminato sulla sua. Se a un certo punto questa avesse dovuto convergere verso l’una o l’altra direzione preesistente, non lo sapeva dire, ma di certo non si precludeva l’idea di camminare proprio nel mezzo o di stare notevolmente a distanza da quella gente. CITAZIONE GdR Off || Ed è finita anche questa. Sai già che per me è stato davvero un periodo da dimenticare, questo per svariate motivazioni che non sto qui ad elencare nuovamente, quindi probabilmente già ti aspetti quanto sto per scrivere, ma sappi che prenderò in considerazione svariati fattori che, secondo me, hanno inciso notevolmente sul lavoro che hai svolto.
Coinvolgimento Personale: L’ambientazione creepy era fighissima. Forse non si sposava troppo bene col tuo stile di scrittura un po’ stringato ma, nonostante questo, mi era piaciuto un sacco, anche se l’inizio della missione è stato decisamente lento nello sviluppo e la parte attiva ha preso il via solo dopo l’incontro col vecchio alla locanda. Cosa che unita al dilatarsi dei tempi dei post (che non sono per nulla colpa del master) è stata davvero deleteria. Una missione di investigazione e ambientazione ruolata in sei mesi non va bene, né per i player che rischiano di perdere il filo dei post precedenti ecc…né per il master. Di fatto ho come l’impressione che ci siano stati diversi tagli nella missione. I png sono entrati, passati e usciti senza lasciare granchè di sé se non le informazioni utili al proseguimento. Ti dirò, mi aspettavo di rivedere Buryusimpatia nel finale, e mi sarebbe piaciuto capire meglio la natura della tipa del Kyo Dan che mi incuriosiva. Ma credo che tra una cosa e l’altra, tempi stretti e fine evento che alitava sul collo, molto sia stato perso col risultato che il coinvolgimento ci sia stato fino ad un certo punto. Di conseguenza mi ritrovo a darti un 8. Mi fa stranissimo, ma, avendo ruolato con te in parecchie occasioni, trovo davvero che questa volta la missione sia stata un po’ sottotono rispetto al tuo standard.
Tempistiche: Qui non c’è nulla da dire. Ci sono stati un paio di ritardi consistenti, ma non mi sento di penalizzarti per questo, in quanto, se siamo arrivati a concludere a marzo, non è sicuramente colpa di quei due momenti del master. Quindi beccati sto 10. || GdR On
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