Le parole di Kakumei non scalfirono affatto la sicurezza di Fuyuki, il quale era certo che, con il giusto supporto, Orha avrebbe potuto organizzare l'ultima strenua difesa della città per resistere alle armate di Na Mori. La spia era un uomo scaltro, questo era vero, ma lui era un soldato, un ex generale che aveva guidato parte delle truppe dell'alleanza durante l'aspra battaglia contro Watashi. Ciò che pronunciò il Guerriero, invece, ebbe un effetto totalmente diverso. La sua voce lo ferì nel profondo, mettendolo davanti a ciò che era realmente diventato. Uno shinobi per il quale non sarebbe mai esistito né l'inferno, né il paradiso, un giovane il cui cuore era diviso tra l'affetto per la famiglia e la totale assenza di pietà nei confronti dei suoi nemici. Come un'ombra Namida aveva privato i Quattro Guerrieri non solo della vita, ma anche della dignità sulla cui solidità avevano costruito un impero. Aveva agito esattamente come anni prima, quando da ANBU aveva indossato una maschera di porcellana per nascondere al mondo intero il proprio volto insozzato dalle atrocità commesse... e sebbene quello fosse un passato lontano, offuscato dal Reuma, il ragazzo sentì la pesantezza di ciò che gli copriva il volto. Non sapeva chi fosse realmente, se un soldato leale come Orha o un approfittatore come gli alti vertici di Na Mori. In un momento completamente egoistico, tuttavia, non riuscì a pensare ad altro, nemmeno quando i suoi occhi videro l'ultima resistenza della città annientarsi da solo, preferendo la morte a ciò che l'ira dei nemici avrebbe potuto portare.
Così moriva Orha Duren. Così, una volta per tutte, cadeva il regno di Yason Mori.
Si accese una sigaretta, mentre con la coda dell'occhio vedeva la Regina sfogare il suo dolore, versando calde lacrime per commemorare chi, insieme ai suoi compagni, l'aveva accolta e accudita, coltivando con lei il sogno di unificare i due regni. Era assurdo pensare che a tradirla fosse stata proprio la sua gente, gli eredi di suo padre; che Kirinaki si fosse o meno intromessa, Na Mori aveva pianificato tutto ciò dal principio, rendendo lei e l'ex membro di Akatsuki delle mere pedine alla sua mercé. Era quello, il pensiero di essere stato raggirato, che scuoteva l'animo dello shinobi anche più delle ultime parole di Orha Duren.
Annuì quando la spia intimò il gruppo di muoversi, ma non poté che sbuffare un po' di fumo, quando la ragazzina li interruppe, richiamando la loro attenzione. La diatriba che ne scaturì, beh, fu forse l'imprevisto più inaspettato avuto fino a quel momento... eppure, tanto bastò per piegare le certezze dello Hyuga. Ciò che Kakumei voleva era fare ritorno a Na Mori, nascondendosi presso qualcuno di sua fiducia, così da poter continuare ad indagare sulla Nebbia Piangente ed arrivare infine a stanarli. D'altro canto, senza più nulla su cui poter contare, Inai sperava di poter dare la propria vita, lasciando così che il Reuma venisse estirpato dalla radice e la maledizione fosse di conseguenza spezzata. Lo sguardo di Fuyuki si faceva sempre più dubbioso, man mano che le argomentazioni venivano messe a nudo nel tentativo di surclassare le altre. Bastò poco però, affinché il suo cuore venisse stretto in una morsa letale quanto dolce.
"Chiaki, Aiko, Amane..."
Mentre la piaga sul suo corpo regrediva, privandolo delle fattezze immonde con le quali aveva combattuto Orha, parte dei suoi ricordi tornarono a galla. Poté sentire il dolce profumo di sua moglie, osservare le ciocche more e ribelli del suo figlio maggiore e perdersi negli occhi verdi della sua bambina, la sua unica e vera regina. Per lui era quello il suo mondo, non esisteva null'altro, né re, né regni che valesse la pena difendere. La sua famiglia era la cosa per la quale aveva deciso di continuare a lottare, l'unica cosa che gli impediva di smettere di essere umano. Provò a non riflettere sulle parole pronunciate da Inai, ma non poté fare a meno di immaginare quel morbo diffondersi a macchia d'olio, fino a bussare alla porta di coloro che amava. Per quel motivo, senza troppi ripensamenti, aveva permesso agli infetti di infestare il secondo anello... oh sì, adesso lo ricordava bene. Se aveva permesso che centinaia di innocenti venissero divorati da quei mostri era stato per proteggere soltanto la sua famiglia e l'eremo. Un ragionamento egoista, quasi diabolico, ma di fronte alla salvaguardia dei suoi cari non esisteva missione, né popolo che non avrebbe piegato al suo volere.
- Kakumei ha ragione. Se tu morissi adesso, Inai, perderemmo la possibilità di stanare quei figli di puttana.
"Ma come possiamo essere certi che Na Mori non ci trovi e non ci uccida? È un salto nel buio, Kami bastardi."
E quasi tossì, ingoiando fumo, nel realizzare che lo era anche accontentare il desiderio della più giovane. La maledizione si sarebbe spezzata, forse, ma nessuno di loro poteva conoscere le conseguenze; per quanto ne sapevano, gli infetti avrebbero potuto perdere la vita insieme a lei, cancellando ogni traccia del sigillo creato dalla Nebbia Piangente. Come un giudice, Fuyuki Hyuga si trovò a dover soppesare i pro e i contro di scelte ugualmente rischiose... e a quel punto il ragionamento da compiere era completamente differente. Doveva decidere cos'era più importante, se trovare Kirinaki o se proteggere chi lo meritava, anche a costo di mettere a rischio la sua vita. E per loro, come aveva già ampiamente dimostrato, era disposto a passare sul cadavere di donne e bambini, figuriamoci su quello di una mocciosa che stava chiedendo ad alta voce di essere uccisa.
- Voi non lo sapete, ma ho fatto una promessa ad una donna che ha dato la sua vita per questa causa. Ho giurato che Kirinaki l'avrebbe pagata per il dolore che ci aveva causato. Credevo fermamente in questa promessa e lei era certa che l'avrei rispettata, andando fino in fondo a questa vicenda...
Aveva abbassato lo sguardo, quasi riempendosi di vergogna, ma quando lo rialzò, incrociando gli occhi di Inai, l'atmosfera si fece carica di tensione. In un istante scattò verso di lei, sguainando il pugnale dal fodero e infilzandola al cuore. Senza versare una lacrima, lasciò che il proprio volto s'insozzasse di sangue e che l'ultima vittima pagasse il prezzo del suo egoismo.
- ... ma adesso non ha più importanza.
Dentro di sé piangeva per il modo in cui aveva infranto l'unica promessa a cui aveva mai tenuto. Tuttavia, prima o poi, avrebbe trovato il modo di stanare quei bastardi... ma di proteggere i suoi cari da quel male chiamato Reuma, beh, forse non avrebbe mai più avuto occasione. Inai sarebbe dunque morta lì, in quello scenario cosparso di cenere, sangue e fiamme, convinta che lo Hyuga avesse esaudito il suo desiderio per commemorare ciò che i Quattro Guerrieri avevano fatto per lei. Avrebbe perso la vita ignara di avere davanti colui che li aveva uccisi tutti, uno ad uno, mostrandosi ben più letale e pericoloso del jutsu che aveva dato inizio al declino del regno. Sarebbe morta non per il suo desiderio, ma per l'egoistica volontà di Fuyuki di perseguire i suoi obiettivi, persino a discapito di tutto ciò per il quale si era battuto fino a quel momento. Lentamente, il giovane percepì il corpo esile della bella ragazzina farsi sempre più freddo e con cautela l'avrebbe accompagnato al suolo, attendendo il suo destino. Forse sarebbe morto con lei, ma a quel punto niente aveva davvero più importanza. Magari, oltre che dal Reuma, il mondo sarebbe stato privato della maledizione chiamata Namida, la Lacrima Cremisi.