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| P erfino in tempi come quelli, c'erano persone che davano la caccia ai ricercati. E se ci aveva visto giusto, quella cosa doveva essere uno di loro.
Sasaki: ”Ignoranza? Bah, forse. Pregiudizi? Scontato, dopotutto. Paura? Beh, probabile, ma mi domando chi sia più spaventato tra le persone normali e coloro che ricercano l'immortalità affidandosi a strani culti. Specie dopo quello che ci ha insegnato Watashi..”
Osserva i suoi kusari-gama, notando solo ora i kanji incisi su ognuno di loro.
Sasaki: ”Era la mia prima missione, quando ancora il Divoratore era sconosciuto, che ho conosciuto una donna come te, Velluto. Non l'ho più rivista, la mia memoria vacilla, ma aveva i tuoi stessi occhi. Potete far parte di diverse sette magari, ma so cosa fate...e non mi interessa. Avete anche voi il vostro posto al mondo, immagino.”
Si guarda intorno, notando con maggior attenzione lo scempio che ha fatto. Sarà dura per quella cosa rivendicare le sue ragioni. Alcuni di quei volti non sono riconoscibili.
Sasaki: ”Mi sembra di capire che tu ne sappia di persone...la cosa può piacermi come no. Cerco una ragazzina, occhi azzurri, pelle scura, capelli castani. Molto energica, “elettrizzata” dalla vita proprio. Di Kumo. Con le Bestie Codate a piede libero, non posso sapere se sia ancora viva. Non so neppure che cazzo stia facendo il Raikage in questa situazione, ma se c'è una cosa che ho imparato nella vita, è che in stronzate come queste chi comanda tende a nascondere tutto per evitare il panico. Comprensibile, ma me ne sbatto.”
Si avvicina un po' a Velluto, scrutandola con attenzione.
Sasaki: ”Se puoi aiutarmi a trovarla...che vuoi in cambio? Anche qualche informazione su cosa stia succedendo a Kumo non farebbe schifo.”
Non era molto contento della situazione. Non voleva rivelare nome e cognome di Honami, ci mancava solo metterla nelle grinfie di qualcuno come quelli là. Non sapeva con esattezza come facessero, aveva sentito il loro nome dai racconti del maestro e una di loro l'aveva incontrata davvero, anni prima. Ma l'aveva persa di vista subito.
Sapeva solo che erano persone che non morivano, non morivano cazzo, non sapeva se per qualche strano ninjutsu o se davvero questo Jashin fosse vero, ma dopotutto...dopo Watashi e Buraindo, perché non avrebbe dovuto esistere pure lui?.
Perché il pensiero di una divinità del genere venerata dagli esseri umani lo inquietava. Ne aveva paura? Non più di quanto un uomo normale dovesse averne. Aveva affrontato bestie molto peggiori di un branco di esaltati che continuano a berciare preghiere anche quando gli stacchi la testa, ma forse era proprio questa una delle paure più ancestrali dell'uomo.
L'umanità disumanizzata.
Ricordò quando vide per la prima volta i cadaveri rianimati dalla progenie nefanda del Divoratore. Di come i loro occhi fossero vuoti, la pelle secca, marcia, corrotta dal marchio di Watashi. I denti gialli, la puzza di cadavere.
La loro implacabilità.
Quello era facile, dopotutto. Erano già morti, esseri non senzienti che venivano mossi da una volontà non loro. Ma questi cultisti...una coscienza ce l'avevano. Ed era questa, dopotutto, un'altra grande paura dell'uomo: una bestia con coscienza umana. Le storie sui demoni, dopotutto, non parlavano di questo? Di come i più terribili mostri da fiabe della buonanotte fossero proprio quelli in grado di ingannare gli umani?.
Basta discussioni filosofiche. Tempo di andare avanti.
+11 stamina. 192 totale
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