Un sorriso di apprezzamento. A Juuhachi non ne avevano mai fatti, ma Nijuusan, l'esperimento funzionante, qualcuno ne aveva ricevuto.
Quello di Azumamaro Nagai era simile. Il vecchio shinobi valutava positivamente il suo operato, e l'aver tentato di metterlo alla prova con quella banale domanda del medaglione. Rei sorrise di rimando, facendo increspare le bende sulle guance, e tirò fuori il monile con il simbolo di Iwa, mostrandolo alla controparte.
«Va bene. Legittimo, dopotutto ci conoscete ancora poco, tutti quanti. Speriamo di avervi dato qualche conferma, ma non tema, ce ne saranno altre.»E al commento sulla spina dorsale, sogghignò mostrando i dentini candidi.
«Tecnicamente, non ce l'ho la spina dorsale. Ma credo di aver capito cosa intende, Azumamaro-san.»Umorismo. Aveva letto un libro a riguardo, non l'aveva capito molto bene. Gran parte dell'umorismo comune si basava su doppi sensi a sfondo erotico, che era un argomento che non le faceva ridere per niente, nessuna delle due. Quindi, doppi sensi letterali, come spina dorsale, erano ironia molto più congeniale alla creatura formata di fibre.
Ascoltò ancora Azumamaro, fino alla fine, mentre il suo petto si apriva a lasciar fuoriuscire due singole fibre sotto la mantella. Scucì la tasca interna ed estrasse il plico di documenti che doveva consegnare, mentre le sue braccia rimanevano comodamente distese lungo i fianchi.
«Io non ho onore. Né un codice. Ho solo la nostra volontà, che è quella di vivere, non più di sopravvivere in balia dei desideri altrui.»Doveva alzare la testa per guardare Azumamaro negli occhi, ma non le pesava: c'era abituata.
«Abbiamo preso coscienza, sì. Siamo un mostro, Azumamaro-san, ma un mostro con due volontà ben precise. Noi serviremo Iwa, la difenderemo, la proteggeremo da qualsiasi avversità. Ma vogliamo che ci venga riconosciuto il nostro impegno. Non servono applausi, riconoscimenti pubblici o che altro... Ci basta che la Tsuchikage sappia che esistiamo e lavoriamo per far sì che la Roccia prosperi.»Piegò leggermente la testa di lato, e sorrise ingentilendo la voce.
«Non ci sembra una speranza troppo assurda, non trova? Non vogliamo diventare famose: ci basta essere accettate. Siamo un mostro, sì, ma siamo il mostro di Iwa.»La voce si fece più fredda e tagliente. Sembrava composta da due tonalità sovrapposte, una più acuta e una più calma. Erano le due voci di Rei, Diciotto e Ventitré che dichiaravano apertamente la loro volontà congiunta.
«E distruggeremo chiunque tenterà di minacciare la nostra casa.»