Time to Fly, Quest Firma Rapaci per Eiji Imai ('nD)

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view post Posted on 25/7/2017, 23:23     +1   -1
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Il patto era siglato. Il ragazzo avrebbe esplorato la montagna per la controparte, nella speranza di svelarne i misteri e, magari, ottenere qualche tipo di ricompensa. Normalmente la seconda di queste due opzioni non sarebbe stata così importante per lui, ma visti gli ultimi risvolti ogni lavoretto era ben gradito. Le indicazioni del novizio Ulisse sembrarono abbastanza chiare all'orecchio del giovane, il quale non cincischiò molto. Udite le ultime parole del suo mandante, decise di prendere e togliere il disturbo, smanioso di cominciare. L'avventura lo stava chiamando, il mistero lo stava stuzzicando. Tutto, tutto quello che stava accadendo era di suo gradimento. Le parole della controparte lo lasciarono leggermente interdetto, inutile negarlo, ma la sua reazione fu alquanto anonima. Nonostante fosse ancora parecchio incuriosito da quella che fosse la vera identità del domatore di rapaci, per il momento il monte appariva più succulento. - Sure bro! Ho troppe cose da fare in questa vita per lasciarci le penne adesso, ci rivedremo prima di quanto pensi. - Questa era una frase che aveva pronunciato spesso, soprattutto ai suoi confratelli adepti. Il fatto che la stessa manifestasse perfettamente il pensiero del giovane, la rendeva ancora più intrigante detta da lui. Chissà quali erano i suoi obbiettivi, i suoi sogni. Per quanto continuasse a ripetere ed a ripetersi di volere tutto, cosa stava ad indicare? Non lo sapeva nessuno, probabilmente nemmeno lui, almeno per il momento. Il tutto, comunque, contribuiva a rendere l'eternità che avrebbe trascorso con se stesso, ancora più avvincente. Il non sapere cosa lo stesso Eiji si riservasse per il futuro, il non avere piani, l'affrontare i problemi di petto, uno per volta, sempre. Era eccitante e terrificante allo stesso tempo. Era giunto il momento. Sempre velato dal mantello si voltò, diretto allo stesso ingresso attraverso il quale era entrato. - See yà! - Salutò con un cenno della mano, senza fermarsi ad osservare la reazione del misterioso bevitore. Se davvero si sarebbero rivisti così presto, i convenevoli non sarebbero stati necessari.

Fuori era ancora notte. Il tempo era passato in quella locanda, ma non abbastanza perché il sole facesse nuovamente capolino tra i monti. Il freddo regnava ancora sovrano, come le stelle sovrastanti il capo del ragazzo. Nonostante la situazione, non si poteva dire che patisse le basse temperature. Se prima, forse, ne era infastidito, adesso proprio no. Il fuoco che aveva dentro lo stava animando dal profondo, scaldando le sue membra. Scalciava mentalmente, come se dovesse caricare la montagna a testa bassa e spezzarla dal tronco. Non voleva perdere altro tempo, non gli importava che la situazione non fosse delle migliori per iniziare una scalata, doveva avere delle risposte. Iniziò a correre, avvolto dal mantello ed appesantito dalla Kusarigama. Nulla che potesse frenare la sua avanzata in ogni caso. Le pareti rocciose si susseguivano, mentre lui accelerava sempre di più. Il suo incedere lo stava conducendo presso stretti anfratti, pareti scoscese e grandi monumenti di roccia, privi di qualsivoglia forma. Poi la vide aprirsi davanti al suoi occhi. Una grande pianura, decorata con migliaia di piccoli massicci che non facevano altro che accrescere la maestosità del suo obbiettivo. Morondor. Si ergeva davanti ai suoi occhi in tutta la sua possanza. Indomito ed incontrastato, trafiggeva il cielo e le poche nubi che decoravano lo stesso. Una visione mistica, piacevole ed allo stesso tempo raggelante. Avrebbe davvero dovuto scalare la cime di quella bestia? Sì, e ne sarebbe stato in grado.

In quel frangete si dimenticò completamente che, nel farlo, avrebbe dovuto fare affidamento su di una seconda presenza. Notò Yugure solo dopo che la stessa si decise a rivolgersi a lui, spezzando quel suo momento di focalizzazione. Scrollò leggermente il capo, riprendendo possesso della sua mente.
- Yo! - Disse voltandosi verso la figura femminile dalle belle fattezze. Il tono di voce era piuttosto secco, deciso. Lui risposte come suo solito, cordiale e squillante. - Yeah but... - Avrebbe voluto aggiungere altro, magari porgerle il pugno, ma non fu possibile. Era evidente che la collaboratrice fosse sicura di se stessa e delle sue possibilità, non v'era alcuna esitazione in lei, neanche al pensiero di cimentarsi in un impresa così ardua. La cosa gli piaceva, non poteva negarlo, ma visto che la vita della stessa sarebbe stata nelle sue mani, non poteva che esserne un po' preoccupato. Non aveva nulla contro la signorina e, per quanto fosse una semplice mortale, era comunque suo dovere vegliare su di lei.

In ogni caso avrebbe voluto conoscere un pochino meglio la controparte, capire con chi aveva a che fare, ma non fu possibile. Il carattere della giovane non era proprio amichevole come il suo, anzi. Dopo le presentazioni si dileguò subito, diretta alla montagna. Ovviamente l'aperto di Jashin non ci mise nemmeno un secondo a seguirla, iniziando, quindi, la grande scalata. Il loro viaggiare proseguì in silenzio, anche se il ragazzo non si negò qualche fischiettio di tanto in tanto. Dopotutto godersi il momento era importante, soprattutto per uno come lui. Concentrarsi sull'obbiettivo, ma farlo con le modalità giuste, senza arrovellarsi troppo la mente. A rompere il silenzio, questa volta non fu un suo verso, bensì la voce della donna. A quanto pareva stavano per iniziare la vera impresa, da quel momento in poi ci sarebbe voluto impegno.
- Sure! I'm ready, Freddy, spaghetti! Let's go! - Carico come una molla, iniziò a prendere la cosa leggermente più seriamente. Il fatto che non fosse solo continuava a preoccuparlo. Se avesse perso la presa? Se fosse volata giù? Lui si era già buttato in un burrone per qualcun altro, lo avrebbe rifatto, ma questa volta Gummy-sensei non sarebbe stata lì per salvarlo. Sì, lui era immortale, ma il suo corpo aveva dei limiti, limiti che bisognava stare attenti a non oltrepassare, almeno non troppo presto. Era diventato uno dei favoriti di Jashin da troppo poco, aveva ancora molte cose da imparare.

E mentre si dava pena per la sua controparte, qualcosa iniziò a disturbarlo. Un sibilo nel vento montano, come se una voce perduta nelle ere stesse giungendo alle sue orecchie attraverso l'eco. Non capiva bene cosa stesse dicendo, eppure il timbro gli sembrava famigliare. Continuava, insisteva, come se non volesse liberare la mente del ragazzo. Lanciò un'occhiata alla compagna, ma dal suo incedere piuttosto sicuro e spedito, comprese che il fenomeno non la stava interessando. Che fossero questi gli effetti del monte sulle persone? Questo il motivo per cui le spedizioni non trovavano mai un lieto fine? Se era così allora perché Yugure non appariva turbata? Come se nulla la stesse infastidendo. Continuava a crescere, la voce sibilava sempre più forte, trasformandosi in un urlo. Iniziò a distinguere le parole dette, comprendendo che era il suo stesso nome ad essere pronunciato. Ancora, ancora ed ancora. Infinite volte Eiji. Nel vento, nella sua testa. Una voce che appariva essere quella di una persona a lui vicina, molto cara. Sua madre.
- Mum?! MUM!? - Iniziò a chiamarla, rispondendo all'invocazione fatta in suo nome. Ma non ricevette risposta diversa dal continuo ripetersi delle medesime parole. Una cosa cambiò. Alla voce femminile se ne aggiunse una maschile, altrettanto famigliare e forse ancora più cara alle orecchie del ragazzo. Il padre, era lì anche lui. - DAD?! WHAT THE FUCK DAD! WHERE ARE U?! - Gridava anche lui, cercando d'imporsi su quelle voci che, in realtà impazzavano solo nella sua mente. Unrla straziate, disperate, che poco a poco stavano assordando il ragazzo.

Poi il buio, il rumore si fece troppo forte persino per lui. I sensi vennero meno, la vista si annebbiò e l'equilibrio si fece precario. Prima di chiudere gli occhi del tutto, vide la figura sfocata del monte ergersi davanti a lui per poi scomparire. Nulla più.Non seppe dire quanto tempo passò in quello stato, ma finalmente i suoi occhi decisero di spalancarsi nuovamente. Iniziò a stropicciarseli, chiedendosi come mai attorno a se vedesse solo del buio. Tenebra, proprio come quella che aveva sperimentato in quella caverna. La caverna in cui aveva gettato via la sua essenza mortale. Tre figure si materializzarono davanti a lui. Le tre persone che amava di più al mondo. Madre, padre e nonno. Tutti quanti diversi da come se li ricordava. Chi più magro, chi malato, chi semplicemente disperato. Tale vista scosse visibilmente il ragazzo che iniziò a tremare. Cosa stava succedendo? Perché proprio in quel momento? Un secondo prima stava scalando le pedici del Morondor e adesso? Beh, la tenebra lo aveva rapito per una seconda volta, trasportandolo in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare. Atterrito dalle parole appena udite, non era in grado di formulare alcuna frase di risposta. Tutto si sarebbe aspettato, tutto, meno che quello. Senza ombra di dubbio doveva essere quello il potere del monte, capace di metterti faccia a faccia con i tuoi peccati più gravi. I segreti più oscuri, custoditi nei meandri del tuo cuore. Oppure si stava sbagliando, magari il tutto non era causa del monte, magari era solo una presa in giro, l'ennesima da parte del suo Dio. Perché? Aveva dimostrato la sua devozione, aveva sacrificato ciò che di più caro aveva e non solo. Allora perché tormentarlo imperterrito? No, per quanto Jashin fosse una divinità particolare, non avrebbe avuto alcun interesse nel disturbare il suo accolito. Non in quel momento. Allora cosa stava succedendo?

Iniziò ad indietreggiare, strisciando nel buio e tremolando. Sentiva freddo, un gelo dentro capace di ridurre le sue ossa in miseri cubetti cristallini. Ma mano che lui arretrava le figure avanzavano, come se fosse impossibile mettere distanza fra loro. Scappare non era un'opzione. Eppure non si sentiva pronto. Aveva capito molte cose da quando aveva messo piede al Santuario. Aveva imparato cose che nemmeno credeva potessero essere dette riguardo alla sua persona, ma non era abbastanza. No.

Poi la sua memoria corse fra i meandri dei ricordi, spalancando la porta giusta. La prima cosa che rivide fu quel vecchio, il povero adepto privo di dono che aveva scortato durante il suo giro di vendite fuori dal Santuario. Nonostante non fosse stato accettato da Jashin come guerriero immortale, credeva nel Dio con una convinzione assoluta. Da lui aveva capito una semplice ma atroce verità. Se era stato disposto a sacrificare qualcosa a Jashin, voleva semplicemente dire che si sentiva pronto per quel macabro passo. In caso contrario, non avrebbe mai avuto la forza di privare i suoi genitori dei ricordi che lo riguardavano. Non era ancora stato in grado di rendersene conto pienamente, ma sapeva che quel mercante aveva ragione. Che lui lo accettasse o meno, se aveva fatto quello che aveva fatto voleva dire che era pronto.

Subito dopo la figura del vecchio mutò, assumendo connotati altrettanto anziani ma più famigliari. Suo nonno. Era il ricordo di quel giorno alla villa, il giorno in cui aveva rivelato alla persona cara che, per realizzare i suoi sogni, avrebbe dovuto fare cose ingiuste agli occhi della giurisdizione di Kumo. In quel preciso istante, risentì le esatte parole pronunciate dal vecchio in quella situazione.
- Io e i tuoi genitori saremo sempre dalla tua parte, qualsiasi cosa tu decida di fare. Io ho... anzi noi abbiamo fiducia in te. - E non fu solo lui a farlo. Anche i suoi genitori si dissero completamente d'accordo quando Eiji si decise a parlarne con loro. Il nonno aveva ragione, come sempre del resto.

Deglutì sonoramente. Strinse i pugni battendoli contro l'indefinita pavimentazione, per poi aiutarsi con le mani a mettersi in piedi. Tremava ancora, ma non per molto. Puntò le iridi contro le tre apparizioni. In quel momento il fuoco tornò ad ardere in lui più vivo che mai, fiamme multicolori danzavano nel suoi occhi smeraldini. La sua determinazione era tornata e con essa la sua sicurezza. Il tremolio era sparito, lasciando posto ad un sentore di rabbia repressa. Lo stavano prendendo per il culo, si stavano facendo beffe del suo passato nuovamente. Non lo tollerava, non poteva. Ciò che era successo era una sua esclusiva, una sua proprietà a e basta. La cosa non faceva imbestialire. Nero in volto, si preparò a fare quello che mai si sarebbe aspettato, ruggire davanti alle persone amate.
- Who the fuck are U?! - Sibilò per poi lasciarsi andare del tutto. - I SAID... WHO THE FUCK ARE U?! HOW DARE U ACTING LIKE THEM?! COME CAZZO VI PERMETTETE?! GIURO... Giuro su tutto quello che ho di più caro. Sulla mia vera famiglia, su Jashin, sul mio Dono. Se non vi levate dal cazzo vi stacco la testa qui ed adesso. GET THE FUCK OUT OF MY WAY, NOW!

 
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view post Posted on 26/7/2017, 18:39     +1   -1
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Vedere i suoi genitori -coloro che gli avevano dato la vita- e il nonno adorato in quelle condizioni pietose, catapultò Eiji in uno stato a dir poco confusionale. Le visioni agghiaccianti lo costrinsero ad indietreggiare nell'ombra più oscura, ma esse non fecero che inseguirlo e tormentarlo con sussurri, ulra disperate e domande a cui solo il jashinista avrebbe potuto rispondere. Sapeva che doveva rendere conto a quelle visioni, eppure non lo fece lasciandosi inizialmente sopraffare dal terrore; un ricordo però lo fece rinsavire: molto tempo prima gli avevano detto che sarebbero stati sempre dalla sua parte e solo allora poté rialzarsi e confrontarsi con le macabre presenze. La paura fece presto spazio alla rabbia e con essa i toni con cui si rivolse al trio di spettri.
Nonostante le minacce e i toni non esattamente pacati, i familiari di Eiji non fecero una piega e anzi, man mano che il ragazzo inveiva aggressivo le loro lamentele si facevano più pressanti, come se stessero soffrendo per il trattamento subito.


- Non ci riconosci nemmeno più? Siamo la tua famiglia, lo ERAVAMO!

- Pensavamo di averti cresciuto meglio di così, e invece guardati! Come ti sei ridotto? Come ci hai ridotti senza la tua presenza!

Poi la figura del padre si avvicinò a quella del figlio imponendo la sua volontà sugli altri due.

- WHY KIDDO. WHY HAVE YOU DONE THIS TO US? PERCHE' HAI PREFERITO JASHIN ALLA TUA FAMIGLIA!?

Una domanda che meritava quantomeno una risposta da parte del giovane Genin, e che non avrebbe smesso di porgi qualora avesse provato ad evitarla o rispondere con la violenza.
Dopo aver ascoltato la risposta del ragazzo però, le tre figure scomparvero dopo aver emesso un urlo agghiacciante all'unisono, riportando Eiji alla realtà, sulle pendici del monte con Yugure accanto a se.
Inizialmente gli occhi rimasero quasi appannati e le orecchie fischiavano come mai, ma dopo un minuto circa tornò alla normalità e potè rialzarsi.


- Si può sapere che diavolo ti è successo? Sei ancora sicuro di poter compiere la scalata? Guarda che ormai è troppo tardi per tirarsi indietro e non voglio pesi con me.

Effettivamente il suo contributo alla spedizione era stato ridotto all'osso e, se non fosse stato per quella visione inspiegabile, Eiji avrebbe potuto affermare che tutto stava procedendo tranquillamente. Dopo aver dato all'accolito di Jashin il tempo di riprendersi dalla scossa, i due ripresero il cammino con un certo timore che ciò che era accaduto al ragazzo potesse ripetersi nuovamente, anche nei confronti di Yugure.
Riuscirono a superare la zona pianeggiante arrivando in una zona dove sembravano esserci alcune case rudimentali in pietra grezza e calce. Molto tempo prima li doveva esserci stato un insediamento, ma chissà per quale ragione ora non vi era più nessuno a presidiarlo.


- Affascinante! Questo sembra un piccolo villaggio, ma ormai chissà quanti secoli saranno passati dai tempi in cui era abitato... mi piacerebbe studiare l'architettura del posto, ma non abbiamo tempo. Proseguiamo verso nord.

Arrivarono infine davanti ad una scalinata che andava via via disperdendosi a vista d'occhi man mano che seguiva la formazione rocciosa e, alle due estremità della costruzione, vi erano due statue di roccia alte circa tre metri ciascuna: raffiguravano degli esseri umanoidi ma con la testa di rapace e zampe artigliate al posto delle mani, con tanto di ali che partivano dalle scapole; con le braccia conserte e lo sguardo dritto davanti a loro, sembravano giudicare chiunque avesse mai osato oltrepassare il primo scalino.

- Beh, inquietante sicuramente... procediamo.

Non appena Yugure mosse un passo per cominciare la scalata, entrambe le statue si animarono magicamente, facendo sussultare la giovane e compiere qualche passi indietro.

Chi osa disturbare il nostro sonno? Identificatevi, mortali dalle catene che trattengono saldamente al terreno!



Solo un'occhiata tra i due ragazzi e poi Yugure fu la prima a prendere coraggio per rispondere.

- Mi chiamo Yugure e sono una ricercatrice storica e archeologica.

Uno sguardo verso Eiji bastò ad intimarlo di fare lo stesso e presentarsi come si deve alle due bizzarre statue.
 
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view post Posted on 26/7/2017, 21:36     +1   -1
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Ed iniziò ad inveire e minacciare le persone a cui più teneva. Avevano le loro sembianze, le movenze e la voce, ma sicuramente non erano loro. Brutte copie, nulla più. Uno scherzo malato e di cattivo gusto partorito da chissà quale mente. Che fosse opera del monte o di Jashin poco importava, si sarebbe sempre dimostrato pronto. Il passato era passato e, per quanto non avesse alcuna intenzione di abbandonare i vecchi affetti, era inutile piangersi addosso. Non avrebbe smesso comunque di farlo, rimuginarci intendo, ma lo avrebbe fatto nel calore di luoghi consoni. Dall'alto della sua, pur piccola, esperienza, aveva capito che altro non era che un'illusione. Una presa in giro, atta a mettere alla prova la tempra del suo spirito. Non avrebbe ceduto, non avrebbe avuto senso farlo. Il sacrificio era stato fatto, ciò che era perso mai più sarebbe tornato. In compenso aveva ottenuto altro e, con il tempo, chissà quali altri tesori si sarebbero aggiunti alla sua collezione. Nonostante tutto quello che aveva detto, i tre essere non accennavano a sparire. Insistenti e tedianti, continuavano ad infastidirlo con grida e parole che, alle sue orecchie, non avevano alcun peso. Se inizialmente si era mostrato sconcertato, insicuro, timoroso. Adesso non più. Non davanti a qualcosa del genere. Non si poteva negare che il pensiero d'incontrare la sua vera famiglia lo spaventasse, ma quella non era altro che una brutta copia. Sempre più iracondo, ignorò di sana pianta tutto quello che i fantasmi dissero, sino a quando non fu il padre a prendere la parola. Ascoltò, ma si limitò a sorridere. L'ira passò di colpo, lasciando soltanto posto al divertimento che la scenetta gli stava iniziando a suscitare. Davvero pensavano di essere in grado di instillare il dubbio dentro di lui? Con quelle parole poi? No way. No fuckin' way. - AHAHAHAH! - Iniziò a ridere, piegandosi su se stesso, senza ormai dare più peso ai tormentatori. Sfortunatamente, però, questo non sembrava essere abbastanza per i pagliacci che aveva davanti. Volevano di più, una risposta. Il padre, infatti, non accennava a smettere di ripetere la medesima domanda. Ancora, ancora e ancora. Un loop infinito. La cosa, però, stava iniziando a farsi noiosa. Nonostante la brutta situazione, Eiji non si era scordato del suo obbiettivo, di quello che stava facendo prima di essere rapito dalla tenebra. Morondor lo stava attendendo. Se per liberarsi avrebbe dovuto dare spiegazioni, bene, ma sarebbe stata l'unica cosa che avrebbero ottenuto da lui. - Arrraight scrubs. Sapete perché non me queste stronzate non attaccano? Perché pensate di conoscere me e la mia famiglia quando, in realtà, non è così. Non posso sapere chi si nasconda dietro e voi tre clown, ma sicuramente non è questo il modo corretto di mettere in difficoltà Eiji Imai. - Fece una piccola pausa, ridacchiando divertito. - Pensate davvero che mettermi davanti tre brutte copie dei miei parenti basti? Ma avete sentito quello che stanno dicendo? Di che stronzate si riempiono la bocca? C'mon man! U can do better than this. Queste sono domande che nessuno della mia famiglia mi avrebbe mai posto. Nessuno. Sono stati loro ad educarmi dicendomi i seguire sempre i miei sogni. Imparare a costruire la mia strada con le mie scelte, mattonella dopo mattonella. Mi hanno sempre detto che i muri non sono che ostacoli temporanei, una volta abbattuti si trasformano in miseri cumuli di macerie e polvere. E voi? Voi venite qui a chiedermi perché ho preferito Jashin? AHAHAH! - Giusto il tempo di frenare la strana ilarità e riprese. - Non ho preferito Jashin. Ho semplicemente fatto una scelta, ho costruito parte della mia strada, proprio come mi hanno insegnato loro. Non importa se non potranno mai più ricordarsi di me, saranno sempre al mio fianco. Non li abbandonerò mai, starò loro vicino sino a quando la loro esistenza mortale non giungerà al termine. Solo allora avrò mantenuto la mia promessa. La mia famiglia resterà sempre al primo posto, come io sarò sempre al primo per loro. Ecco perché queste stronzate non funzionano, perché loro sarebbero felici nel sapere che sto realizzando i miei sogni, percorrendo la mia strada. Abbattendo quei muri. Ma voi, voi che non capite nulla, che non sapete di cosa state parlando, venite qui pensando di potermi piegare con questa farsa. Mi fate pena, la rabbia che prima provavo nei vostri confronti è stata solo una perdita di tempo. And now... Just one last time... GET THE FUCK OUT OF MA' WAY! -

La tenebra si fece luce accecante. Era come se fosse appena uscito dal più oscuro dei tunnel. I suoi occhi tornarono a percepire i colori e della notte. Era uscito dall'ombra solo per ritrovarsi in una forma diversa della stessa. Quest'ultima però, appariva come molto più gradita, nonché mistica e stupefacente. Ci vollero alcuni secondi prima che tornasse a vedere normalmente, ma una volta che riuscì a rimettere a fuoco il circondario, capì che non si era mosso. Come immaginava, era stato tutto frutto di un giochetto mentale, suo o di qualcun'altro. Le voci erano sparite, anche se il vento montano non accennava a diminuire. Venne scosso dalla voce alquanto scocciata della compagna. Effettivamente non era da lui cimentarsi in mancamenti del genere, ma qualcosa gli diceva che era già stato tutto deciso. - Yo, I'm sorry! Non capisco cosa mi sia successo... - Disse grattandosi la chioma argentea con la mancina, puntando le iridi verso la cima del monte. Era arrivato il momento di proseguire. - Anyways, sto bene adesso! Procediamo. - Non si poteva negare che la situazione appena superata, lo avesse messo alla prova mentalmente. Fortunatamente il ragazzo era un maestro quando si trattava di determinazione. Non ci avrebbe messo molto a riprendersi del tutto, animato dalla voglia di arrivare alla cima del Morondor. La zona pianeggiante venne lasciata alle spalle, per dare spazio ad particolare terreno calcareo. Questo però non era completamente brullo come il precedente, ma presentava alcune costruzioni rudimentali ormai logorate dal tempo. Erano state abbandonate da chissà quanti anni. Chi mai avrebbe deciso di vivere in un posto del genere? Per quanto la vista e la valle fossero affascinanti, rifugiarsi in quei meandri voleva dire allontanarsi completamente dal mondo. Cosa era successo agli abitanti comunque? Perché si erano visti costretti ad abbandonare, quelle che apparivano essere, le loro case? Proprio come la sua compagna, anche Eiji avrebbe desiderato sostare in quel luogo per qualche tempo, analizzando i possibili indizi e svelando l'accaduto. Evidentemente, però, Yugure era molto più ligia al dovere di quando non fosse l'ex Yotsuki. - Possiamo sempre tornaci dopo! -

Propose, mentre proseguire alle spalle della guida. Giunsero davanti ad un'immensa scalinata, la quale si estendeva a perdita d'occhio. Sembrava quasi che giungesse sino alla cima del monte, come un contratto diretto fra il misero mondo terreno ed il mistico mondo celeste. Notò le statue dalle fattezze tanto inquietanti quando affascinanti, ma non si soffermò molto sui loro particolari. Quello che accadde, però, mozzò lui il fiato. Appena Yugure mise il piede sul primo gradino, le due statue dalle fattezze umanoidi presero vita, intimando alla coppia di presentarsi. I loro sguardi erano freddi, proprio come la pietra di cui erano composti, mentre il tono altisonante. Sembravano essere, a tutti gli effetti, i fieri e colossali protettori del monte. Nonostante lo spavento iniziale, una grande euforia assalì il cuore del ragazzo. Si voltò entusiasta verso la controparte indicando le sue statue. Erano lì, di pietra, ma parevano vive, parlavano. Sì, i due si trovavano in un mondo ninja pieno di stranezze, ma questo non impediva al giovane di provare ancora stupore e meraviglia. La prima cosa che si chiese fu da quanto quelle statue fossero lì, da quanto fossero vive e come facessero a parlare. Ma non solo, mille e mille domande animavano i pensieri del giovane, quasi del tutto perso nel dedalo della sua mente. Fu, per fortuna, riportato con i piedi per terra dalla voce femminile dell'archeologa. Lei si era presentata, ora toccava a lui. - YO! I'm Eiji, Shinobi e svelatore di misteri. Eheh... Voi chi siete? Sembrate piuttosto interessanti! - L'ultimo era, logicamente, un titolo fittizio, inventato. Non si poteva negare che corrispondesse pienamente ad una parte del suo essere. Ovviamente aveva omesso alcune parti, come il suo non essere più effettivamente mortale, la sua provenienza ed il suo cognome. Nonostante questo pensava che sarebbe stato abbastanza, viste e considerate le parole pronunciate dalla figura femminile al suo fianco.
 
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view post Posted on 27/7/2017, 11:33     +1   -1
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Mentre i ragazzi si presentarono, le nubi sopra le loro teste si addensarono e cominciarono pigramente a spargere sul monte alcune gocce di pioggia che, nel giro di qualche minuto, sarebbe diventata ben più di un evento passeggero a giudicare dal cielo. Le due statue alscoltarono imperterrite le risposte date da Yugure ed Eiji, rimanendo nella loro staticità a giudicarli dall'alto della loro posizione. Passarono alcuni secondi prima che nuovamente si facessero sentire.

In nome dei signori di questo monte, non vi sarà concesso passare oltre se prima non risponderete ad un quesito.



Entrambe le possenti statue alzarono il braccio indicando Eiji.

Tu, servo del tuo Kami, a cui sono state mostrate le catene che ti legano saldamente al terreno. Dovrai essere tu a rispondere.



- Va bene...

Sussurrò la ragazza dagli occhi chiari, sicura che se avessero interpellato lei, forse avrebbero avuto qualche chance in più.

Tre grandi uomini siedono in una stanza: un re, un prete e un ricco con il suo oro.
Tra loro c’è un mercenario, un ometto di umili origini e senza troppo cervello. Ognuno dei tre grandi uomini ordina al mercenario di uccidere gli altri due.
“Uccidili” dice il re “perché io sono il tuo signore.”
“Uccidili” dice il prete “perché io te lo ordino nel nome dei Kami.”
“Uccidili” dice il ricco “e tutto questo oro sarà tuo.”
Chi sarà a vivere e chi a morire?



Una domanda semplice, ma che nascondeva mille verità.
Per un attimo Yugure parve voler aprire bocca, sicura probabilmente della risposta, poi però portò le dita affusolate della destra al mento, accarezzandolo leggermente. Evidentemente la soluzione doveva essere più complicata di quanto non sembrasse, ma stava ad Eiji riuscire a concentrarsi sotto la pioggia scrosciante e fredda per dare una risposta.


//Role libero.//
 
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view post Posted on 27/7/2017, 14:46     +1   -1
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La loro presentazione sembrò essere abbastanza per le presunte guardie. La sfortuna volle, comunque, che non avessero finito con i due avventurieri. C'era altro che dovevano fare se volevano guadagnarsi l'accesso alla scalinata e, quindi, alla cima del monte. Non sapendo cosa avrebbe potuto scatenare l'ira delle due statue e, soprattutto, non conoscendo le abilità della sua compagna. Eiji non poté fare a meno che stare al gioco, continuando a sottostare al volere di quei magnifici esseri. Un indovinello. Quello avrebbe segnato il loro destino, decidendo il proseguo del loro viaggio. Non era proprio un mago con questo genere di cose, nonostante questo aveva udito molti quesiti in vita sua. Era quasi un classico senza tempo, una domanda che avrebbe segnato il destino dell'avventuriero, intento a svelare chissà quale mistero. - C'mon man! Why always me?! Why am I never ever fuckin' lucky?! - Disse con tono leggermente divertito, nel sentire che sarebbe stato lui a rispondere. Probabilmente la controparte avrebbe avuto più possibilità vista la sua cultura in ambito antico, ma la decisione era stata presa. Nonostante potesse sembrare il contrario, dentro il ragazzo ribolliva di eccitazione. Era contento di essere stato scelto perché, per portare a termine i suoi obbiettivi, non avrebbe potuto contare su nessun altro tolto se stesso. Per quanto il desiderio di accedere alla cima fosse forte, non sovrastava la volontà di volercela fare con i propri mezzi. Quindi sì, alla fine dei conti, le parole dette poco prima non furono altro che un teatrino. Giusto per risultare un poco plateale, come se non lo fosse già abbastanza. Un sorrisetto beffardo fece capolino sul suo volto nel sentire le parole di Yugure. Non appariva troppo contenta della scelta degli essere rocciosi, ma si sarebbe adeguata. - Va tutto bene! Trust me I'm an engineer! Eheh... - Meme come se piovesse. Effettivamente qualche goccia aveva iniziato a fare capolino dalle nubi, le quali si erano espanse a tal punto da coprire il tappeto di stelle. Un vero peccato, ma la cosa non faceva altro che aggiungere un tocco drammatico alla scena. Per nulla infastidito dall'umido mantello e dalla chioma bagnata, si spostò l'argenteo ciuffo e si preparò ad ascoltare il quesito.

Il tutto apparse alquanto particolare alle orecchie del giovane. Era un qualcosa di mai udito in precedenza, chiaro segno che stava scrivendo una parte di storia lui stesso, una parte di leggenda. Per quanto potesse sembrare semplice, in realtà non era così, almeno non per lui. Anche provando ad immedesimarsi nel personaggio, non avrebbe saputo trovare una domanda univoca. Per quanto fosse legato al Dio, aveva messo in chiaro che lo avrebbe venerato a suo modo e con i suoi sacrifici. Non era una persona avara, il denaro era utile, ma non era tutto. Il legare con i poteri elitari v'era in lui, dopotutto Kumo era casa sua, ma era già andato contro le sue leggi una volta, non era da escludere che potesse succedere nuovamente. No. Immedesimarsi non era la soluzione. Il mercenario era un'entità fittizia, inventata, e come tale estranea ad Eiji. Doveva pensare fuori dagli schemi, pensare come se le sue esperienze non contassero nulla. Cosa avrebbe potuto fare una persona di umili origini, nemmeno tanto furba, davanti a richieste del genere? Non sapeva nulla di lui, non conosceva la sua indole, la sua fede, la sua bramosia per il denaro. Era un grande punto interrogativo avente in mano una lama, sarebbe stato soltanto lui a scegliere contro chi rivolgerla. Mentre picchiettava l'indice della destrorsa contro il mento, intento a pensare e cullato dallo scrosciare della pioggia, finalmente capì. Era così chiaro, ci aveva pensato sin da subito, ma quella risposta gli era parsa sin troppo scontata inizialmente. Non che fosse sicuro che quella sarebbe stata accettata come la soluzione corretta, ma se doveva dire qualcosa, tanto valeva farlo a modo suo.
- Mmh... - Trovato il responso, doveva ponderare a fondo il modo in cui l'avrebbe esposto. Non sarebbe stato qualcosa di usuale, per questo avrebbe dovuto spiegarsi al meglio. Si voltò verso la compagna lanciandole un piccolo sorriso e facendole l'occhiolino. -

Ok... Let's see... Partendo dal presupposto che non conosco nulla di questo mercenario, la scelta spetterà solo a lui. Nel caso in cui avesse bisogno di qualcosa dal re non esiterebbe a seguire i suoi comandamenti. Se fosse un fanatico religioso non disobbedirebbe mai agli dei. Se fosse un povero avaro, smanioso di denaro allora seguirebbe il ricco. Oppure potrebbe decidere diversamente, non seguendo nessuno dei tre uccidendoli tutti, oppure risparmiandoli tutti. U know... Non posso darvi una risposta certa, precisa, 'cause I donnow him. Non conosco il mercenario, non so cosa farebbe. L'unica cosa di cui sono sicuro è che il potere, in una situazione del genere, sta in mano a lui. Tra i quattro è lui quello armato, quello che porrà fine alla vita di altre persone, nel caso in cui decidesse di farlo. Gli altri tre stanno solo cercando di ingraziarsi il suo favore. Lui è libero. Libero di ucciderli tutti o nessuno, di piegarsi al potere del re, di un Dio o del vile denaro, ma sta a lui decidere. La sua libertà è il suo potere. - Fece una piccola pausa per riprendere fiato. Dopotutto anche i migliori mitragliatori di parole hanno bisogno di un momento, di tanto in tanto. Ne valeva del suo incarico, dei suoi desideri, della sua smania di conoscenza. Non poteva essere frainteso. - Quindi mi spiace, ma non saprei dirvi chi vivrà e chi no. Posso solo dirvi che tutto dipenderà dal volere del mercenario. Questa è la mia risposta and that's how I roll!
 
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view post Posted on 28/7/2017, 09:31     +1   -1
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La risposta di Eiji venne formulata con tranquillità e prendendo per assodato che il mercenario a cui si facesse riferimento non fosse lui; essendo una persona esterna alla vicenda vi erano fin troppe variabili per poter affermare effettivamente chi avrebbe continuato a vivere e chi sarebbe morto.
Nuovamente le parole sembrarono non sortire alcun effetto sulle due statue per alcuni lunghi secondi finchè, finalmente, non si mossero nuovamente riassumendo la posizione iniziale.


Passate. Il nostro eremita vi sta aspettando.



Parole semplici eppure interrogative: chi era questo fantomatico eremita e cosa voleva da loro? Forse era questo il tesoro di cui parlavano le leggende? Fin troppe domande e nessuna risposta, ma non per molto ancora.
Ad attenderli c'era un lunga scalinata e chissà quanto altro cammino fino alla cima del monte Morondor. Impressionata ma fin troppo orgogliosa per darlo a vedere, Yugure volse lo sguardo fisso verso la scalinata e si accinse a muoversi.


- Un problema in meno a cui pensare, forza rimettiamoci in marcia.

La pioggia si fece scrosciante dopo pochi minuti, rendendo ogni scalino una potenziale trappola scivolosa che portava verso il baratro posto al lato della stessa costruzione. Passarono le ore e finalmente i due arrivarono alla fine della scalinata per scoprire una amara verità: quella era solo la fase preparatoria della scalata: davanti a loro si ergeva una parete di roccia praticamente verticale e, alzando lo sguardo, non sarebbero comunque riusciti a scorgere la cima. Inoltre, più in alto arrivavano e più difficile diventava respirare, oltre essere più esposti alle intemperie come acqua gelida e vento tagliente.
Non avevano altra scelta: tornare indietro era fuori discussione, quindi dovevano scalare la parete. Se Eiji avesse provato però ad utilizzare la tecnica ninja per scalare le superfici verticali avrebbe notato un evento alquanto bizzarro: non riusciva ad attaccare la pianta dei piedi alla roccia nemmeno concentrando tutto il proprio chakra.
Yugure suggerì dunque, a malincuore, di provare con il buon vecchio metodo cercando di stare molto attenti alla roccia franabile e scivolosa per via della pioggia scrosciante. Stranamente la ragazza non sembrava particolarmente provata dalle varie prove fisiche... doveva essere particolarmente resistente per essere una semplice studiosa.


[***]



La notte era passata, e con essa anche le intemperie avevano lasciato spazio ad un cielo completamente limpido; le prime luci del mattino baciavano i visi imperlati di sudore e finalmente riuscirono a mettere piede sulla vetta. Ad attenderli però vi era una figura molto familiare al jashinista. Si trattava del committente, il quale li attendeva seduto a gambe incrociate su di un masso particolarmente grande.
Non appena li vide, il ragazzo si scompose per avvicinarsi di alcuni passi salutando con la mano.


- Ce ne avete messo di tempo.

Affermò sorridente. Cosa voleva significare la sua presenza li in cima? Li aveva presi entrambi per i fondelli fin dall'inizio, e se così fosse perchè lo aveva fatto?
Dopo il breve saluto si rivolse a Yugure con un tono piuttosto confidenziale.


- Come si è comportato?

- Bene tutto sommato, ma alcune parti inerenti il suo passato, che mi hai riferito, potrebbero rivelarsi un problema.

Rispose muovendo qualche passo verso il castano per poi essere inondata da una luce intensa, dalla quale ne uscì trasformata nello stesso rapace che aveva visto alla locanda, posizionandosi sulla spalla destra dell'evocatore.
Vedendo la reazione di Eiji, il giovane dagli occhi scuri non potè che fornire una spiegazione.


- Mi spiace averti mentito, Eiji-kun, ma in fondo nemmeno tu sei stato completamente onesto con me. Il mio nome è Kinji Uchiha, Eremita dei Rapaci, e tu sei appena giunto sulla vetta del monte che gli umani chiamano "Morondor" dopo essere stato giudicato da me e dai signori del monte: la famiglia dei Rapaci.
Lo so, lo so, avrai mille domande da pormi e prometto che risponderò ad ogni quesito, ma prima ti invito a seguirmi se vuoi vedere con i tuoi occhi qual'è il vero tesoro di cui parlano le leggende.


Affermò mentre dall'alto arrivarono due falchi di dimensioni tali da permettere ad un essere umano di salirci in groppa; non appena furono a bassa quota, l'eremita si accomodò su uno di essi attendendo che Eiji facesse lo stesso emulandolo per filo e per segno. I destrieri alati quindi li condussero quindi oltre il banco di nubi sopra le loro teste per rivelare al nuovo arrivato la vera vetta: superando ogni legge fisica, oltre le nuvole vi era un immenso albero la cui chioma era fatta anche'essa da nubi e nei vari incavi del legno vi erano vari tipi di pennuti che volavano tranquilli nelle vicinanze dell'eremo.

- Come ti dicevo prima, Morondor è solo il nome che gli umani hanno dato nel tempo alle pendici della montagna che hai scalato, come me e pochi altri prima di noi. Il suo vero nome è Shirukume, la dimora dei signori del cielo, un luogo rimasto segreto per il bene dei suoi abitanti e di chi si avventura per arrivarvici.

I due rapaci planarono sul banco di nubi fino ad arrestarsi per permettere ai passeggeri di scendere comodamente.

- Dopo che mi hai scambiato per il committente dei tre poveracci ti ho tenuto d'occhio, Eiji-kun, così come i miei fratelli che vedi alle mie spalle. Tu potresti essere uno dei prescelti capace di instaurare un legame di sangue con queste creature, ma se hai delle domande questo è il momento per esporle.

//Fammi una bella descrizione della scalata facendo passare l'intera notte tra sofferenza, freddo e gelo xD
Poni tutte le domande del caso a Kinji, risponderò poi al prossimo post.//
 
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Concluse la sua sventagliata di considerazioni inerenti la domanda. Era possibile che avesse azzeccato la risposta corretta, ma le probabilità che avesse sbagliato erano addirittura più alte. Non sapeva quanti tentativi avrebbe avuto, prima di guadagnarsi una brutta fine per mano della guardie colossali. Nonostante questo cercò di essere il più sincero possibile. Quella risposta non poteva essere più da lui, aveva espresso pienamente il suo pensiero, non solo riguardo al quesito, ma anche riguardo alla vita stessa. La Libertà era Potere ed il Potere era Libertà. Lo sapeva. Lo aveva capito molto tempo fa, arrivando in contatto con i più svariati ostacoli. Nulla che non fosse riuscito a superare, ovviamente, ma alle volte non ce l'avrebbe fatta senza l'aiuto di qualcuno. Il silenzio calò sul particolare quadretto, interrotto solamente dal rumore incessante della pioggia. L'attesa era snervante, ma il tutto non faceva altro che accrescere l'ardente fuoco dentro di lui. Se avesse sbagliato non si sarebbe arreso. Se avesse esaurito le possibilità a sua disposizione, semplicemente avrebbe sguainato al falce, aprendosi un varco. La sua determinazione lo avrebbe spinto a tanto, a discapito dei rischi e delle conseguenze. Non servì. Evidentemente quel ragionamento, tanto palese quanto strano, era la risposta corretta all'indovinello. Potevano passare. - Wooooohooo! Did U see that!? - Disse rivolto alla compagna. - Easy peasy lemon squeezy! - Nonostante la costante esaltazione, non aveva distolto l'attenzione dalle parole dei guardiani. Eremita? - Cosa pensi che significhi che l'eremita ci sta aspettando?! -

Iniziarono, quindi, a risalire il monte attraverso le scalinate. La pioggia continuava imperterrita a battere sulla sua testa e su tutto il resto, ma questo non poneva alcun tipo di freno all'Imai. Aveva superato due prove da quando aveva iniziato il viaggio. Quella strana visione, frutto di qualcosa di sconosciuto, e l'indovinello. Poteva dirsi fiero di sé. Però non era ancora finita, una volta percorsa la scalinata sarebbe giunto alla conclusione del suo viaggio. Almeno questo era quello che sperava. Sfortunatamente non fu così, anzi. Ci vollero ore di attento incedere, prima che giungessero alla fine di quel percorso a gradini. Ogni passo era stato ben ponderato, viste le condizioni atmosferiche, e fortunatamente i due non riscontrarono molti problemi. Una volta arrivati a quella che pensavano essere la cima, però, ciò che videro li sorprese parecchio. Stupefatti ed atterriti, scoprirono che tutto il percorso fatto, frutto di ore incessanti di marcia, non era altro che il preludio. Davanti a loro si ergeva indomita una parete rocciosa verticale, la quale continuava a perdita d'occhio, estendendosi verso il cielo come nessun altro monte. Non avrebbe saputo dire se fossero a metà strada o meno, ciò che era certo era che un'ardua scalata li stava attendendo. - C'mon! Pensavo fossimo molto più vicini di così. - Strinse le spalle, fingendosi demoralizzato. Ma fu solo un secondo, un attimo di presa in giro prima di ritornare se stesso. - No problem tho! Arriveremo in un batter d'occhio! U'll see! - Concentrò il chakra sotto la pianta del piede, proprio come aveva fatto in precedenza al maniero, cercando di stabilizzarsi sulla superficie. Non ebbe successo, sfortunatamente. Appena cercò di caricare il peso sulla gamba appoggiata alla montagna, si sentì cadere al'indietro. Un leggero tonfo segnalò il suo impattare contro il pavimento. - Ouch!! No bueno! Nono... - Iniziò a sfregarsi il sedere con la mancina, mentre si rimetteva in piedi. Aveva preso una bella botta su popò, fortunatamente nulla di grave. - A quanto pare i metodi da ninja non funzionano... Ci toccherà usarne altri! Old school baby! -

Sarebbe stata una scalata classica. Nessuna tecnica, nessun modo di barare. Anche se Eiji era furbo, forse anche troppo. Per la prima volta da quando aveva minacciato quei tre, decise di mostrare la sua Kusarigama. Non slegò tutta la catena, lasciò quella che cingeva il suo bacino al suo posto, semplicemente si liberò il torce. L'avrebbe usata come rampino. La mano sinistra avrebbe fatto presa sulle rocce, proprio come i piedi, mentre la destrorsa avrebbe usato le tre lame per piantarle nel muro. - OK LET'S GO! - Iniziarono, quindi, il loro infinito percorso verso la cima. Roccia dopo roccia, falciata dopo falciata, il tempo sembrava non trascorrere mai. Non si allontanarono troppo l'uno dell'altro, in modo da potersi dare una mano in caso di bisogno. La pioggia non aiutava, rendeva la parete scivolosa. Gli appigli bagnati apparivano rischiosissimi, eppure non v'era altra possibilità. Fortuna volle che, di tanto in tanto, trovassero una sporgenza abbastanza grande ad ospitarli per qualche minuto, giusto il tempo i riprendere fiato. Yugure sembrava avere fretta. Non era di molte parole e nemmeno di troppe pause, come se il richiamo del monte le impedisse di prendersi una pausa. Eiji, dal canto suo, non si lamentava. Sarebbe stato molto peggio avere una lagna mortale come compagna. Yugure gli sembrava una tipa a posto. Tra una pausa e l'altra, una roccia franante e l'altra, il duo sembrava proseguire abbastanza bene. Nessun intoppo di sorta, salvo la pioggia che non accennava a smettere. L'aria, d'altro canto, era un discorso differente. Più salivano più questa si faceva rarefatta e fredda, spezzando i respiri del giovane a metà. Mantenere il ritmo non era semplice. Yugure non appariva particolarmente provata ed Eiji, dal canto suo, faceva del suo meglio per non sfigurare. Dopotutto era un ninja, un immortale. Quello che per i comuni mortali appare come dolore, per lui non risulta che essere mero piacere. Era in difficoltà, sì, ma neanche così tanto. Sino a quando accadde. - OH SHIT!!! - Il suo urlo sommerso dalla pioggia, si perse nei monti come un potente eco. Aveva perso l'appiglio della mancina per via della parete bagnata, mentre le rocce su cui aveva fatto leva per poggiare i piedi erano franate. Rimaneva solo il destro a reggerlo, con la kusarigama piantata nella pietra che, via via, si stava sempre più distaccando da essa. Vedeva l'appiglio per la mancina, ma non riusciva ad arrivarci. Non aveva modo di fare leva sulle gambe e, ogni volta che cercava di contrarre i muscoli del braccio destro per sollevarsi, la falce sembrava staccarsi di uno scatto. Muscoli allo stremo. Denti stretti. Aria gelata e quasi introvabile. Sarebbe stata quella la sua fine?! No, non poteva arrendersi adesso. Con un colpo di reni si diede un leggerlo slancio, riuscendo a trovare la roccia con la mancina, per poi spingere la lama dentro la parete con più forza, fissandola saldamente. Non era ancora finita. - THERE WE GO! -

Passarono le ore e con esse la notte. Scomparsa la luna, si decisero a scomparire anche le nubi che la velavano, lasciando spazio ad un limpido cielo azzurro. - Look! La vedo, siamo quasi arrivati! - Accelerò il passo, dando fondo alle ultime energie rimaste. Finalmente la sua mano toccò un punto pianeggiante, la lama venne piantata nel terreno ed Eiji giunse in cima. Si distese per terra a pancia per aria, prendendo grandi respiri a pieni polmoni. Poco importava la fattezza dell'aria, aveva bisogno di riprendere fiato. Grondante di sudore e non ancora completamente asciutto, vista la pioggia appena trascorsa, si decise a mettersi seduto. - WE DID IT! WE FUCKIN' DID IT! - Avrebbe aiutato la compagna se questa ne avesse avuto bisogno, tirandola su o simili. Alzò lo sguardo verso il cielo. Finalmente poteva godersi quello spettacolo che era l'alba da un punto così sopraelevato. - E' davvero bellissimo! - Sussurrò, quasi parlasse con se stesso. La montagna non aveva ancora finito con lui, però, Morondor doveva ancora essere soddisfatta, così come la sua curiosità.

Una voce ruppe il silenzio creatosi. Un timbro famigliare, udito da poco. Si voltò di scatto, preparato per l'ennesima illusione. Ed infatti ne trovò una, o almeno così pensava. Era l'uomo della locanda. L'Ulisse giapponese. Come faceva a trovarsi in quel posto? Possibile che avesse scalato il monte in meno tempo di lui? Nah. Doveva essere un tranello, l'ennesimo. E tale convinzione non fece altro che consolidarsi quando vide la donna tramutarsi in falco, lo stesso che aveva notato nella locanda sulla spalla dello straniero.
- OH C'MON! Dai non me la merito anche questa! E cosa dovrebbe dirmi il tipo adesso?! Una ramanzina spirituale su questo e su quello?! - Parlava a nessuno. No, non al personaggio davanti a lui. Proprio a nessuno. Continuando a guardarsi attorno, come se la montagna avesse occhi per vedere le sue reazioni ed orecchie sentire i suoi commenti. Con la kusarigama ancora stretta nella destrorsa, si fece una piccola incisione sulla mano sinistra. Nulla di grave, un taglietto per risvegliare la sua mente da quella che pensava essere un'illusione. Sentì il dolore, questo si tramutò in piacere e, quando alzò nuovamente le iridi verso l'estraneo, lui era ancora lì. - Mmh... - Iniziò a grattarsi la testa con il manico dell'arma. - Fine, fine! Ascolterò quello che hai da dire?! Contento? Basta che ti spicci, ho delle cose da fare! - Era ancora convinto che il tutto non fosse reale, nel caso non lo aveste capito. Fortunatamente ci pensarono le parole del riscoperto Uchiha a farlo rinsavire, più o meno. Ascoltò tutto con attenzione, ma ancora non riusciva propriamente a convincersi che il tutto fosse vero. In ogni caso le parole dette dalla controparte erano strane, tutto si sarebbe aspettato da uno spirito, salvo che questo lo accogliesse. - Ammettiamo che io ti creda... Resta un po' fermo lì! - E si avvicino, non prima di aver riposto la falce sotto il mantello. No, non voleva attaccarlo, voleva constatare la sua effettiva presenza. Allargò le braccia e diede due pacche, non troppo forti, su entrambe le spalle dell'eremita. Fatto questo indietreggiò un poco, stendendo il pugno ed invitando la controparte a ribattere, proprio come aveva fatto nella locanda. Quando le nocche s'incontrarono, sentendo la stessa intensità di allora, Eiji si rese conto di avere davanti quello che lui pensava essere il mandatario. Di averlo per davvero. - Oh... Sei qui... Cioè what the fuck man?! I mean… Yo! -

Intanto i due rapaci fecero il loro ingresso in scena. Grandi, abbastanza da sostenere una o più persone. Aveva mille cose da dire, mille domande da fare, ma decise di rispettare il volere della controparte e tacere, per il momento. Montò sopra uno dei pennuti, incrociando le gambe e poggiando entrambe le mani sulla schiena della stesso. - Lo stiamo per fare davvero?! - Presero in volo in sella ai destrieri alati. Puntavano in alto, oltre le nuvole, dove apparentemente si nascondeva solo il cielo. Superato quello strato pannoso fluttuante nell'aria, Eiji si ritrovò davanti ad una visione magnifica. Un albero. Immenso, probabilmente molto antico. La chioma dello stesso appariva essere composta dalle stesse nubi che avevano appena oltrepassato. Non era un semplice tronco però, era un casa. La vita fluiva attorno allo stesso, animata da migliaia di rapaci dai colori più disparati. Volavano liberi nel cielo, trasportati dalle correnti. Eiji rimase esterrefatto. La bocca si spalancò senza emettere un suono. Non poteva credere quello che stava vedendo. Chissà quanti, prima di lui, avevano potuto assistere a qualcosa di simile. Chissà quanti erano morti sognando qualcosa del genere. Lui, un ragazzo giovane seppur immortale, poteva vantare di aver oltrepassato l'umana vetta del Morondor. Si era spinto oltre compiendo, quindi, la sua impresa. - Shirukume... - Sussurrò, senza distogliere lo sguardo. - Questa è la non-illusione più figa in cui mi sia mai trovato! Eheh... - Questa volta più forte, in modo da essere udito dall'eremita.

Il volo si concluse. Peccato, gli sarebbe piaciuto continuare a svolazzare ancora per un po', ma anche il luogo d'atterraggio apparve particolarmente intrigante. Le nubi, le stesse che facevano da chioma all'albero, stavano fungendo da pavimento per loro. Era leggermente titubante all'idea di affidare il suo peso alle stesse, ma quando vide Kinji saltare giù dal rapace si convinse a seguirlo. Analizzò per qualche secondo la "cosa" che li stava sorreggendo. Vi batté la pianta del piede sopra qualche volta, per poi chinarsi verso la stessa e punzecchiarla con l'indice della destrorsa. Era strano. Un morbido solido bianco, capace di reggerli pur continuando ad apparire come una semplice nuvola. Magnifico. Ma non era tempo di perdersi in analisi strambe, v'era qualcosa di più importante da fare. Le parole dell'eremita lo richiamarono all'attenzione, facendolo tornare nuovamente in posizione eretta.
- Domande eh?! Lemme see... - Ne aveva, eccome, povero Kinji. - Mi pare di aver capito che sai chi sono... Right?! Bene, non ha più senso nasconderlo. Sono Eiji Imai, genin di Kumo. Appartengo al gruppo di adepti benedetti dal Dio Jashin. - Fece una piccola pausa, aprendosi in un sorriso amichevole. - But hey bro! Have no fear! Non sono un pazzo sanguinario. Le leggende sono solo... Leggende. Anche se non vale per tutti. Devo chiederti un favore però. Io voglio tornare a Kumo, ma là questo culto è illegale. Ti chiedo di mantenere il segreto, spero che saprai ripagare la mia fiducia. - Non era stato facile rivelare quelle informazioni, però andava fatto. Si sentiva in dovere di rispondere alla sincerità della controparte con altrettanta sincerità. Inoltre, se era davvero l'eremita di cui le statue avevano parlato, probabilmente sarebbe stato lui ad indicargli il fantomatico tesoro. Non che volesse trafugarlo, ma andare via senza averlo visto sarebbe stato uno smacco clamoroso. - Comunque sì, ho delle domande in effetti. Quindi, se non eri tu il committente chi era? Non capisco, mi sei sembrato l'unico "particolare" nella locanda... Oh, aspetta... Io ti conosco! Dovresti essere un ninja di Konoha! Un jonin! Ho sentito parlare di te. Cioè... Nulla di specifico, ma il tuo nome è conosciuto in giro! - Beh, dopotutto Eiji era un ragazzo avvezzo a queste cose. Personalità di spicco attiravano sempre la sua attenzione. - Cooool Un ninja famoso ed un posto da urlo, ho fatto jackpot! - Ma le domande non erano finite. - Comunque, che fine fanno tutti i tizzi che si avventurano qui e non ritornano?! Perché così tante spedizioni falliscono? Poi… quel villaggio, quello alle pendici. Sembra abbandonato da tanto, sarei curioso di saperne il perché! Poi... Oh, certo! Queste creature che chiami fratelli, questi Rapaci, che tipi sono?! Se sono qui vuol dire che devo aver superato un certo numero di prove, ma tutto questo per cosa? Non capisco bene... Ah, questa è forse la cosa più importante... Cosa intendi per legame di sangue?!

-GdrOff- EDIT: Interazioni concordate con il master. Mi dimentico sempre di scriverlo. -GdrOn-


Edited by 'nD - 29/7/2017, 15:06
 
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view post Posted on 29/7/2017, 10:27     +1   -1
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Eiji prese la palla al balzo e confessò quindi la sua appartenenza a Jashin, seppur questo Kinji lo sapesse già, ma quantomeno apprezzò la sincerità e anche il fatto che non fosse assetato di sangue come si diceva per i membri di quella setta. Sicuramente se non fosse stato così, i rapaci non lo avrebbero nemmeno messo davanti alle prove per dimostrare il suo valore.
Il jashinista desiderava tornare nella sua terra natale per dimostrare anche a loro che (nonostante la sua appartenenza al dio oscuro) poteva convivere con glia altri, e chiese a Kinji di mantenere il segeto, sorridendo tranquillo.
L'Uchiha incrociò le braccia e ascoltò con interesse intanto che mandava Yugure chissà dove.


- Yugure-chan, chiama Washi-kun e portatemi il sutra.

Tornò poi a dare la sua più completa attenzione ad Eiji e la sua storia.

- Non preoccuparti, non ho nessun interesse nel diffondere le tue intenzioni. Il tuo segreto è al sicuro con me, così come tu farai con l'eremo.

Sull'ultima parte accentuò il fatto che non avesse bisogno di chiederlo: doveva essere fatto per il bene loro e di chi avrebbe provato a scalarlo... ma questo lo avrebbe spiegato in seguito se Eiji avesse voluto sapere la verità sulle peripezie di chi voleva avventurarsi fino in cima.
Come era plausibile, l'accolito di Jashin non aveva capito granchè di come era risucito ad imbattersi nell'eremita: chi era davvero il committente se aveva trovato Kinji per caso?
L'Uchiha sembrò piuttosto divertito dal fulmine a ciel sereno che colpì Eiji riguardo il fatto che avesse già sentito parlare di lui e delle sue gesta al di fuori del villaggio. C'era da aspettarselo, eppure il Jonin non riusciva ancora ad abituarsi all'idea.


- In realtà devo confessarti che non ho idea di chi fosse questo committente di cui parli. Se ricordi bene, quando mi hai avviciato la prima volta non ti ho risposto subito: ho mandato Yugure a prendere una bottiglia e mentre eri distratto ti ho letto la memoria. E' una delle mie capacità.
A quel punto sono venuto a conoscenza di come hai ottenuto il diario, dei tre ladri e della fine di uno di loro, e sopratutto del fatto che cercavi il loro datore di lavoro... tutto dal tuo punto di vista. Non dovevo far altro che stare al gioco e fare la mia parte per non insospettirti.


Giusto un attimo di pausa per schiarirsi la voce, per poi continuare a dare spiegazioni.

- Capirai bene che un posto del genere non può essere lasciato incustodito dai proprietari di casa. Sin da tempi immemori il fondatore dell'eremo dei Rapaci ha apposto una sorta di sigillo spazio-temporale che rende impossibile uscire dai confini delle pendici del monte sotto di noi... a meno che non si viene ritenuti degni dai signori del cielo, come per me e te, Eiji-kun.
Le abitazioni che hai visto durante il tragitto appartenevano a popolazioni antichissime che adoravano i Rapaci come divinità, ma ti sto parlando di secoli fa.
I ladri, stupratori, killer e feccia della peggior specie sono incapaci di uscire o di salire oltre: sono intrappolati per l'eternità perchè questo è il giudizio che hanno ottenuto dopo essere stati messi alla prova. Fortunatamente tu non ne hai incontrao nessuno perchè ho dato istruzioni a Yugure di evitare le zone dove quella gente attende la fine... io non fui così fortunato da avere una guida quando mi trovai qui la prima volta.


Per un attimo sembrò quasi provare pietà per le povere anime intrappolate nel monte, ma subito dopo l'eremita si riprese. Era una realtà difficile da accettarre inizialmente, ma il jashinista doveva capire che il metro di giudizio dei signori del cielo era ben più efficace di quello degli umani.
Intanto Yugure si stava avvicinando alla loro posizione portando, assieme ad un rapace dal piumaggio color pervinca e dalle dimensioni pressochè simili a quelle della prima, un grosso rotolo accuratamente chiuso.


- Oh, finalmente. Grazie mille ragazzi.
I rapaci fanno parte di una famiglia di bestie evocative che solo in pochi hanno il piacere di poter chiamare alleati... ognuno di loro ha un carattere diverso, come noi umani, e starà a te riuscire a legare con questa fiera razza.
Questo che vedi è il sutra che detengo in quanto eremita: apponendo la tua firma su questo rotolo sarai in grado di evocare alcuni di loro in battaglia per aiutarti e, verrai ritenuto a tutti gli effetti un nuovo membro di questa famiglia. So bene che hai sofferto nel perdere i tuoi genitori, fidati che ti comprendo bene, ma sappi che -nel caso decidessi di firmare il rotolo- Shirukume sarà sempre aperta per te.


Si fermò per un istante mentre le dita affusolate srotolavano il rotolo mostrando alcune firme fatte con il sangue degli evocatori del passato e recenti. Lo sguardo di Kinji si alzò nuovamente verso Eiji come se volesse carpire ogni informazione dai suoi occhi smeraldini.

- Sappi che se deciderai di firmare però, avrai si un aiuto qualora ne avessi bisogno, ma il tuo dovrà essere uno scambio equivalente: se l'eremo o io avessimo bisogno della tua presenza qui, dovrai aiutare la tua famiglia così come essa promette di essere al tuo fianco nei momenti più difficili. Nel caso dovessi venir meno a questa regola o dovessi attentare all'incolumità dell'eremo o degli altri firmatari... sarò io personalmente a renderti inoffensivo. Sarai anche immortale, ma non deve essere bello passare l'eternità da vegetale... Hai capito, Eiji-kun?

Non aveva nemmeno mostrato il suo Sharingan, eppure quelle parole improvvisamente assunsero un significato pesante e quasi intimidatorio: non a caso lo chiamavano "Il Demone Vermiglio". Il jashinista avrebbe sentito il peso della minaccia calare sulla sua testa come un macigno, compendendo quanto profondo fosse il legame che Kinji e gli altri firmatari avessero con i Rapaci.
Una volta resosi conto che Eiji avesse ben chiaro il concetto, Kinji tornò a sorridere tranquillo come se null fosse accaduto.


- Ora, se lo desideri, puoi apporre la tua firma sul rotolo dopo esserti procurato una piccola ferita, in modo che il tuo sangue possa bagnare in modo indelebile il tessuto di cui è fatto.
 
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A quanto pareva era tutto vero. Ogni singola cosa che stava vedendo in quel momento era, effettivamente, parte del mondo reale. Incredibile come, da una semplice escursione in un maniero, fosse giunto sulla cima del Morondor. Aveva superato le visioni, gli indovinelli, la parete, le nuvole. Tutto, solo per giungere nella casa dei rapaci. Incredibile. Tutto si sarebbe aspettato, meno che trovarsi nella dimora delle bestie evocative dominatrici del cielo. Non poteva dirsi scontento comunque. Quella era la vita che voleva, quelle le sensazioni che amava. Libero di intraprendere percorsi incredibilmente complicati, mettendosi alla prova per raggiungere un misterioso obbiettivo. Ci era riuscito, per la seconda volta aveva portato a termine un arduo compito. La prima volta accadde nella caverna, riuscendo a oltrepassare gli ostacoli pensati per lui da Jashin, ottenendo un’udienza. La seconda in quel momento. Le missioni, d'altro canto, potevano essere conteggiate in tutto questo, ma erano state frutto di qualcosa di differente. Per quanto eccitanti e sublimi, erano nate come ordini imposti da altri. Non chiese cosa fosse il sutra, aveva una vaga idea, ma non capiva a cosa servisse. Poco male, se effettivamente l'eremita se lo sarebbe fatto portare, ne avrebbe scoperto l'utilizzo di lì a breve. - Molte grazie! Eheh... - Sorrise accennando un mezzo inchino. Era la prima volta che rivelava a qualcuno il suo nuovo essere. Mettere nelle mani di qualcun altro delle informazioni così importanti era rischioso, ma se era arrivato sin lassù doveva essersi guadagnato la fiducia di qualcuno. Che fosse del monte. Che fosse dei Rapaci. Che fosse dell'eremita. Tutti, o anche solo uno, avevano deciso di svelargli i segreti di quel luogo. Come tale, Eiji aveva compreso sin dall'inizio che si trattasse di qualcosa di misterioso e segreto. Le leggende non possono basarsi su fatti certi, se a tutti fosse stato dato sapere dell'esistenza dello Shirukume, la magia del luogo si sarebbe persa. - Sure bro! Non dirò a nessuno quello che ho visto! -

Un giorno gli sarebbe piaciuto scrivere un libro sulle sue avventure. Avrebbe avuto l'eternità per espanderlo, alimentando il mondo di miti e leggende che tanto lo affascinavano. Quando e se sarebbe arrivato il momento della stesura, avrebbe semplicemente conferito con Kinji, in modo da non contravvenire le leggi dell'eremo. Arrivò il momento delle spiegazioni. Effettivamente gli era parso strano scoprire che l'eremita era anche il committente. Perché avrebbe dovuto testare nuove persone? Aveva così tanta voglia di accrescere la famiglia dei rapaci? Oppure si divertiva a vedere dei poveretti fallire? Non era così. Non era stato lui a mandare quei tre topolini al maniero. Questo spiegava molte cose. Spalancò la bocca e gli occhi nel sentire l'Uchiha rivelargli parte del suo potere. - REALLY?! Oh shit man! That's so coooool! Avevo sentito che gli Uchiha avevano poteri particolari, ma non pensavo che potessero leggere la mente! Tipo... Non me lo puoi insegnare, vero?! Eheh... - Tentare non nuoce. Ma sfortunatamente lui non possedeva gli occhi scarlatti. O meglio, diventavano di quel colore quando si tramutava nel demone nero, ma non acquistavano il potere di quelli della controparte. Se devo essere sincero, l'idea che un estraneo avesse potuto vedere la sua prova, il suo sacrificio ed il resto non gli faceva proprio piacere. Conosceva perfino il significato della sua Kusarigama. Tutte quelle cose erano, per un adepto al culto, molto personali. Nessuno parlava mai di ciò che avveniva dentro la caverna, tanto meno lasciava che qualcuno toccasse la falce, manifestazione dell'anima dell'adepto. Poco importava però. Piangere sul latte versato era inutile, lui non aveva nulla da nascondere dopotutto. Quello che aveva fatto lo aveva fatto con convinzione, che rimpianti e dubbi turbassero il suo animo non era un segreto. Per quanto riguardava quelle informazioni così personali, era certo che l'eremita non ne avrebbe fatto parola con nessuno. Per il fattore ladri, beh, non lo riteneva un problema. Nel caso in cui lo fosse stato, sicuramente non sarebbe giunto sulla cime di quel monte.

Ascoltò con attenzione le spiegazioni inerenti le sue varie domande. Quali più, quali meno, tutte apparivano interessanti alle orecchie di colui che le aveva poste. Apprendere che il villaggio fosse stato abbandonato secoli fa lo animò, avrebbe sicuramente ispezionato quelle case un giorno o l'altro, adesso che era stato accettato. Nel sentire che fine facessero quelli che non erano ritenuti degni si stupì. Era pur vero che l'importanza di mantenere la segretezza era palese, ma a che pro rinchiudere chiunque in un limbo eterno? Non che disdegnasse la scelta dei Rapaci, anzi, punire i colpevoli era qualcosa che animava anche il nostro genin. Però, essere costretto a vagare sino alla propria morte sulle pendici di un monte, beh, diciamo che appariva come una morte impietosa ai suoi occhi. Era evidente, però, che la cosa fosse stata decisa da altri, da esseri più antichi. Coloro che dall'alto giudicano le scelte dell'uomo da ere. Persino l'eremita sembrava colpito da questo genere di punizione, ma anche il suo volere non poteva sovrastare quello dei signori dell'eremo. In ogni caso, sentendo quelle parole, Eiji capì cosa avesse rischiato. Lui era eterno, non sarebbe mai morto su quel monte, ma se avesse fallito, se non fosse stato giudicato degno, avrebbe vagato per esso nei secoli dei secoli. Avrebbe perso tutto, tutti i suoi sogni e tutto il tempo guadagnatosi con quel sacrificio così doloroso. Continuando a cercare di raggiungere una cima che, potenzialmente, gli sarebbe sempre parta come inarrivabile. Però il gioco era questo no? La fortuna sorride agli audaci e lui non peccava certo di audacia.

Non disse nulla, non era compito suo sentenziare su queste cose. Era strano dispiacersi per quelle anime comunque, essendo consapevole che le avrebbe punite lui stesso in caso. Ma una morte rapida ed indolore, più o meno, sarebbe stata sicuramente meno straziante. Il sutra fece la sua comparsa. Era molto simile a come se lo sarebbe aspettato, ma il potere che nascondeva era incredibilmente maestoso. La capacità di creare un collegamento vero e proprio tra le bestie ed il firmatario. La possibilità di richiamarne la presenza, entrando a far parte di una famiglia tanto particolare. Era estasiato. Ovviamente si chiedeva quante e quali altre bestie del genere esistessero, ma non era pronto a lasciarsi sfuggire un'occasione del genere. Nel sentire la controparte citare i suoi genitori il suo cuore perse un colpo. No, non si era dimenticato della lettura della mente, ma udire cose del genere da altri era sempre difficile. Nella sua mente, lui era ancora l'unico custode di quel segreto tanto scioccante. Abbassò leggermente lo sguardo, giusto per qualche secondo. Il tempo che i brutti pensieri sparissero. Li aveva tenuti a bada sino a quel momento, poteva sforzarsi ancora un po'. L'idea di entrare a far parte di quel gruppo non poteva fare altro che esaltarlo. Si aggrappò proprio a questa sensazione per riportare il sorriso sulle sue labbra. Essere ammesso allo Shirukume, conoscere esseri potenzialmente molto vecchi ed avvolti nelle leggenda, avere una nuova casa. Cosa poteva chiedere di più? Era consapevole che né il Santuario, né quel monte avrebbero mai potuto sostituire casa sua, ma questo non voleva dire che si sarebbe dovuto rassegnare a vivere in solitaria. Uno come lui, amante della compagnia, non ci sarebbe mai riuscito.
- I see... - Disse pensieroso mentre sosteneva lo sguardo dell'eremita. Non sapeva se stesse scavando nuovamente nelle sue memorie, se stesse cercando di comprendere i suoi pensieri con il suo potere, ma non gli importava. Avrebbe risposto a qualsiasi tipo di domanda gli avesse posto. Ovviamente la velata minaccia venne colta dal giovane. Non poteva dire che la stessa non apparisse corretta alle sue orecchie. Celare l'eremo era anche compito dei firmatari, nel caso la legge fosse stata infranta la punizione sarebbe dovuta essere severa. Per quanto riguardava i nuove fratelli e sorelle, beh, come tali sarebbero stati rispettati da Eiji. La cosa sarebbe potuta farsi difficoltosa nel caso in cui questi si fossero macchiati di crimini ingiustificati, data la sua indole, ma era inutile fasciarsi la testa. - Capisco. Penso che siano tutte regole più che giuste. Trust me bro! Eheh... -

Finalmente abbassò lo sguardo sul rotolo. Vi erano segnati svariati nomi. Molti dei quali persino sconosciuti, sbiaditi dal tempo ma pur sempre distinguibili. Chissà in quanti erano ancora in vita. Da dove provenivano e quali storie avevano da raccontare. Sì, sarebbe stato curioso di ritrovarsi ad un raduno di firmatari, ma quella sarebbe stata un'altra storia. Riconobbe il nome dell'eremita, ovviamente, ed anche quello di una seconda persona. - Ehm... - Iniziò a pensare, scavando nelle sue memorie. Ma certo. Era la genin di Kumo, la ragazza che aveva incontrato quel giorno vicino al dirupo e poi, nuovamente nella missione. La giovane aveva dovuto abbandonare l'incarico e da quel giorno non l'aveva più rivista. Si chiese come stesse, ma la situazione gl’imponeva di pensare ad altro. - Io questa la conosco! - Disse indicandone il nome. - Ecco perché quel falco le girava sempre attorno... I see U... Eheh! - Sgamata male.

Era arrivato il momento di scegliere. Capire se legarsi per sempre a quelle creature, proprio come si era legato in eterno a Jashin. Non le conosceva, salvo per le poche parole spese dal loro eremita riguardo alla loro essenza. Non sapeva cosa avrebbe potuto aspettarsi, eppure si trovava lì, presso Shirukume. Era stato accettato. Avevano visto qualcosa in lui, qualcosa che persino lo stesso ragazzo faticava a comprendere. Ora, come allora, non riusciva a capire cosa avesse più di una qualsiasi altra persona che avresse potuto tentare la scalata. Eppure in tanti avevano fallito, lui era tra i pochi ad aver avuto successo. Un motivo c'era. Proprio come c'era un motivo per cui Jashin lo aveva benedetto. Un giorno lo avrebbe compreso. Magari ci sarebbe voluta tutta l'eternità, magari no.
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Anche se non era in grado di comprendere i motivi dietro la scelta dei signori dei cieli, capiva che non stava a lui deluderli. Gli avevano aperto le porte della loro casa, una dimora leggendaria tra le nubi celestiali, lo avevano ammesso al loro cospetto e gli stavano permettendo di legarsi a loro. Il minimo, dopo tutta quella fatica, era accontentarli. No, non si sarebbe lasciato sfuggire un'occasione così ghiotta. Il potere di quelle bestie avrebbe potuto aiutarlo in chissà quante situazioni. Grazie alla loro saggezza sarebbero state in grado di consigliarlo, impedendogli di compiere errore di giudizio. Sarebbero potute diventare una guida per lui, accompagnandolo per l’eternità che aveva davanti a sé. Da quel momento in poi sarebbe stato sempre protetto da compagni onniscienti, che avrebbero vegliato su di lui dal blu del cielo. Afferrò la kusarigama con la mancina, impugnandola con forza e decisione. Avvicino la prima delle tre lame, la più grande, la palmo della sua mano destra infliggendosi un leggero taglio. Nulla di grave, ma abbastanza profondo da provocare la fuoriuscita di sangue. Chiuse la mano, trasformandola in un pugno e quando la riaprì questa apparve tutta rossa, lorda del liquido. Con l'indice iniziò a scrivere il suo nome sul tessuto e, lettera dopo lettera, un sorriso eccitato iniziò ad espandersi sempre di più sul suo viso. Calcò bene, in modo da comunicare all’eremita ed alle bestie che quella era una decisione sua, dettata da una sana convinzione e dalla fiducia in loro. Quando ebbe finito, premette tutto il palmo insanguinato affianco al nome, così da lasciate un'impronta indelebile, eterna. Da quel momento in poi, la libertà di cui si faceva vanto sarebbe stata accresciuta e consolidata da quelle magnificenti creature.
 
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view post Posted on 29/7/2017, 20:17     +1   -1
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Kinji osservò il giovane interlocutore senza lasciarsi sfuggire nessuna reazione, come per studiarlo apertamente una volta che le carte erano state messe in tavola: lui sapeva dell'immortalità e del passato del Genin, mentre quest'ultimo ormai era a conoscenza dell'esistenza dell'eremo e delle poche ma semplici regole che vigevano in quel luogo e con le creature che lo abitavano.
Fortunatamente Eiji non sembrò affatto contrariato e anzi, approvò sia la punizione per coloro "ai piani inferiori" sia per chi tradiva la grande fiducia riposta dai signori del cielo. Una volta avuto modo di leggere alcuni dei nomi, notò subito quello di Kinji e anche quello di una ex compaesana che girava sempre con un falchetto, ma all'eremita non impensierì la cosa: se si fossero ritrovati, avrebbero avuto modo di conoscersi meglio come fratello e sorella secondo i vincoli di sangue imposti dal sutra.
L'accolito impugnò dunque la sua arma prediletta e si procurò una ferita sul palmo della mano per poi procedere seguendo le direttive del Vermiglio apponendo la firma con kanji chiari e leggibili e, per concludere, l'impronta del palmo della mano intrisa di sangue.


- Eccellente, Eiji-kun. Da adesso sei ufficialmente parte integrante dell'eremo. Essendo uno shinobi piuttosto giovane, immagino sarai ampiamente in grado di evocare in battaglia il qui presente Washi.

Il piccolo rapace schioccò il becco in modo secco, scambiando uno sguardo con il nuovo firmatario per darsi un tono.

- Non chiamarmi per sciocchezze e andremo d'amore e d'accordo. Anche se sono minuto, sono comunque uno tosto!

Kinji sorrise sentendo quelle parole e cercò di avvicinare la bocca all'orecchio di Eiji ponendo una mano davanti al muso per far si che il rapace non sentisse in un tentativo a dir poco comico.

- E' un pochino superbo, come la maggior parte dei rapaci del resto, ma ti assicuro che sa il fatto suo.

Concluse facendo l'occhiolino e rivolgendosi proprio a Washi, il quale lo fissava adesso con una certa diffidenza che lo rendeva adorabile.

- Coraggio, adesso che il nostro Eiji-kun ha firmato con il sangue, è arrivato il momento di mettere a posto il sutra. E' una bella sensazione rispolverarlo dopo qualche tempo.

Con quella frase divenne abbastanza chiaro il fatto che non molti avevano avuto l'onore di diventare firmatari, ma quando accadeva la cosa rendeva orgoglioso l'intero eremo, il quale poteva vantare di avere tra le proprie fila un nuovo tramite che potrasse nel mondo umano la giustizia tipica dei signori di Shirukume.

- Se lo desideri puoi andare in gro e familiarizzare con l'eremo, ma prima c'è una domanda che vorrei farti: hai avuto modo di pensare più a fondo al quesito posto dalle statue? Il re, il prete e il ricco...

Fece una piccola pausa invitando il jashinista a seguirlo per fare una piccola passeggiata verso il maestoso albero che troneggiava sulle nuvole.

- "Tutto dipende dal mercenario"... è corretto, ma solo in parte. Quell'uomo non possiede corona, né oro, né il favore dei Kami. Ha solo un pezzo di acciaio affilato tra le mani, eppure è lui ad avere il potere di sancire vita e morte degli altri, come lo hai avuto tu con i tre ladri.
C’è chi dice che il sapere è potere. Altri dicono che il potere arriva dai Kami, altri ancora che deriva dalla legge. Eppure, in quel maniero, non importava chi fossero quegli uomini e cosa possedessero... si sono rivelati tanto impotenti quanto il più miserabile dei mendicanti. Chi pensi che abbia veramente ucciso l'ultimo dei tre, quindi? Jashin, che ti ha chiesto sacrifici? Tu, che lo hai giudicato colpevole e che hai calato la kusarigama? Oppure… qualcun altro?


Vedendo Eiji leggermente dubbioso riguardo il fluire di pensieri ormai in piena, Kinji dovette riprendersi dallo sproloquio e andare dritto al sodo, distogliendo lo sguardo dall'albero per rivolgerlo finalmente verso l'interlocutore.

- Vuoi sapere la risposta corretta? Il potere risiede dove un uomo crede che risieda. Nulla di più, nulla di meno.
Vuol dire che il potere non è che un'ombra sul muro...Ma le ombre possono uccidere e, certe volte, un uomo molto piccolo può proiettare un'ombra molto grossa.
Pensaci su, Eiji-kun. E' stato un piacere fare la tua conoscenza ed accoglierti nella nostra grande e chiassosa famiglia. Non mancherà il tempo per rivederci, non dubitarne.


Fece per incamminarsi quando improvvisamente si dimenticò che non aveva mostrato ad Eiji come evocare i compagni alati in battaglia. Si voltò nuovamente verso il jashinista.

- Dimenticavo... quando vorrai evocare uno dei nostri alleati in battaglia tutto ciò che dovrai fare è procurarti una piccola ferita al polpastrello in modo che il sangue che ha sigillato il rotolo scorra e comporre questi sigilli.

Si apprestò quindi a mostrare al Genin i sigilli necessari e, da una densa nube di fumo, comparve un rapace simile ad un avvoltoio ma dal piumaggio osseo a dir poco appariscente alto quasi quanto l'eremita.

- E con questo direi che è davvero tutto. Alla prossima, Eiji-kun.

E, terminato il discorso, rivolse al Genin originario di Kumo il pugno chiuso che lui per primo aveva voluto in segno di rispetto; battendolo però, stavolta Eiji avrebbe sentito che il Vermiglio non teneva alzato il braccio passivamente, bensì era saldo nella sua posizione, così come sarebbe dovuto esserlo il jashinista da quel momento in poi, con il favore dei rapaci al suo seguito.

//Molto bene, un ultimo post da parte tua e poi mi toccherà darti le valutazioni in ROLE, SCRITTURA, STRATEGIA/APPROCCIO e CONOSCENZA REGOLAMENTO (anche se puoi già immaginare che la quest è andata bene).
Ti prego comunque di valutarmi al termine del post esprimendo un giudizio da 1 a 10 in merito a TEMPISTICHE e COINVOLGIMENTO; se hai degli appunti, considerazioni o delle critiche da farmi, sentiti libero di esprimerti come meglio ritieni per agevolare il lavoro dei valutatori più avanti.
Spero che tu ti sia divertito quanto me.//

Edited by Vale93ba - 2/11/2017, 16:23
 
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view post Posted on 30/7/2017, 19:34     +1   -1
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Sangue. Ogni cosa riportava sempre a quello. Jashin. Il contratto con i Rapaci. Tutto, alla fine, si riduceva ad un sacrificio di sangue, più o meno grande, per siglare un impegno. Per lui, per la sua fede, il sangue era importante, molto, per questo il suo decidersi a sottoscrivere quella proposta con esso voleva dire molto. Non aveva mai sacrificato il proprio sangue se non a Jashin prima di allora, ma questa volta era differente. In questo caso non aveva abbracciato una religione, piuttosto che accettato la sottomissione, se di questa si poteva parlare, ad un Dio. Questa volta aveva deciso di entrare a far parte di una famiglia, sancendo il suo proposito di aiutare ed essere aiutato dai Signori del Cielo. Erano sfumature, certo, ma come aveva imparato, il mondo non era mai bianco o nero. La vita sta nelle sfumature. Scelte che comportano l'apertura di più vie da percorrere, sta alle persone scegliere quale intraprendere. Lui aveva scelto, scelto di diventare parte di quella famiglia, bagnando il tessuto con il sangue. In fin dei conti era un sacrificio infimo rispetto a quello che aveva compiuto in precedenza, mentre il guadagno era enorme. Sicuramente i suoi interrogativi riguardanti il motivo della sua ammissione non erano spariti, anzi, ma avrebbe avuto modo di dipanare la faccenda. Dopo aver siglato il tutto con decisione, alzò lo sguardo rivolgendolo all'eremita. Questi non ci mise molto a prendere la parola, appariva piuttosto contento. Gli presentò una delle evocazioni, probabilmente la più giovane delle tante. Lo osservò. Appariva piuttosto minuto rispetto ad altri uccelli che aveva visto volare li attorno, eppure c'era una luce nei suoi occhi che trasmetteva sicurezza. Evidentemente, nonostante la stazza, era un guerriero e, come tale, animato da un forte spirito combattivo. Sapeva che sarebbero andati d'accordo, Eiji non era tipo da dare o seguire ordini, ma se avesse dovuto reggere il gioco al pennuto non avrebbe fatto una piega. - Yo! Sembri proprio un tipo tosto! Sono felice di averti come compagno! Eheh... - E tese il pugno verso il pennuto. Inizialmente quello che ottenne non fu altro che uno sguardo stranito, accompagnato dall'inclinazione della testa dello stesso. - Ti rendi conto che non ho le mani, vero?! - Disse il nibbio con lo stesso tono superbo utilizzato in precedenza. Sembrava divertito ed incuriosito allo stesso tempo. Probabilmente si stava chiedendo quanto stupido potesse essere in nuovo fratello. Non ne aveva un'idea, nossignore. - Who cares man… I mean bird… I mean… Whatever! Il becco, la zampa, l'ala! Qualsiasi cosa va bene! - Incitando la controparte a ricambiare il saluto. Per lui quella era un'ostentazione di rispetto. Come aveva stabilito un contatto con l'eremita, lo avrebbe fatto anche con i pennuti. Sfortunatamente era evidente che la bestia non fosse ancora troppo propensa a questo genere di cose. Era pur vero che Eiji aveva firmato il sutra, ma lo conosceva da troppo poco tempo per lasciarsi andare in questo modo. - Tzè, questi ragazzi di Kumo e le loro usanze! Non cambieranno mai! - La frase provocò una certa ilarità in Eiji, che non poté fare a meno di ridacchiare sommessamente. Non se la prese per il mancato saluto, avrebbe avuto tempo per farsi accettare anche dai Signori del Cielo. Si chinò verso il confratello proveniente da Konoha, porgendogli l'orecchio nel disperato tentativo di velare le sue parole al rapace. Nuovamente Eiji rise, questa volta con più decisione. - Ho notato! Eheh... -

Osservò il pennuto appropriarsi del rotolo per poi scomparire volando. - Bye Washi, ci vediamo presto! - Salutandolo con la destrorsa. Non sapeva quando lo avrebbe rivisto, magari sarebbe tornato lì dopo aver svolto il suo compito. Nel dubbio, meglio essere educati e salutare. Rimasero soli quindi, lui e l'eremita. Questi lo invitò a prendere famigliarità con il posto che sarebbe potuta diventare una sua seconda casa, ma prima il genin aveva qualcosa da chiedergli. - Vorrei chiederti una cosa! Come mia sono stato scelto? Cosa ho dimostrato di avere in più rispetto a quelli che stanno patendo le pene del monte? I really wanna know! - Una domanda semplice per l’eremita, o almeno così credeva lui. Se c’era una persona che fosse stata in grado di chiarire i suoi dubbi a riguardo, quella sarebbe stata sicuramente l’Uchiha. Se aveva pensato all'indovinello? Sì, un po', durante la prima parte del tragitto sulla scalinata. Quando, però, si era trovato davanti la parete rocciosa, la sua mente si era sgomberata da ogni tipo di pensiero, per lasciar spazio alla concentrazione. Iniziò a muovere qualche passo, seguendo le orme dell'interlocutore. Ascoltò tutto con attenzione. Il discorso sembrava essere piuttosto interessante. Effettivamente, nonostante il mercenario si trovasse davanti tre personalità di spicco, alla fine sarebbe stato lui a decretare la loro fine. La risposta che aveva dato era corretta, altrimenti non sarebbe potuto passare, ma dietro vi erano mille quesiti irrisolti. - Chi penso lo abbia ucciso?! - Disse portando il pollice della mancina sotto al mento e l'indice davanti allo stesso. - Well... Io direi... Sono consapevole che per mantenere il mio potere e per accrescerlo, devo compiere sacrifici. Per questo tra loro ho scelto quello che, macchiatosi del crimine peggiore, mi pareva il più degno di una punizione. - Che avesse avuto ragione o meno, essendo questo il suo pensiero non poteva negarlo, non davanti ad uno capace di leggere la mente. - Secondo me, molto semplicemente, il potere è potere. La conoscenza aiuta, la benedizione degli dei anche. Basta guardare me, dopotutto. Ma alla fine dei conti, quando hai il potere nelle tue mani, è quello che fa la differenza. Quanto ne hai e come lo usi. Am I right!? - Il discorso si era fatto serio, proprio come il ragazzo in questo momento. Annuì quando gli chiese se volesse conoscere la risposta giusta, non disse nulla, era troppo curioso per perdere altro tempo. Aveva senso. Il tutto aveva senso. Perché se no la sua risposta si sarebbe rivelata corretta? Tutto era in mano al mercenario, effettivamente, ma lui dove credeva stesse il potere? Quale ombra era quella che lo terrorizzava ed ammaliava di più allo stesso tempo? Era tutto un gioco di sfumature, come già detto, ed ombre. Ad Eiji mai sarebbe stato concesso sapere quale animo desse vita alle membra del mercenario, ma avrebbe potuto scoprire molto di più su se stesso da adesso in poi. Cosa lo animava? I suoi sogni, i suoi desideri. Ma cosa temeva più di ogni altra cosa? Lui, che mai si era ritrovato terrorizzato, che aveva sempre preso tutto con filosofia, affrontando gli ostacoli nei modi più disparati. Forse v'era una cosa che lo tormentava più di altre. La perdita del suo nuovo potere. Perché? Perché se fosse stato privato dello stesso, tutto quello che aveva immolato sarebbe andato perduto. Non avrebbe mai potuto barattare l'immortalità per il ritorno di quei ricordi e, comunque, non intendeva farlo. Se Jashin, però, avesse deciso di porre fine alla benedizione imposta sul suo capo, avrebbe perso tutto. Eppure non poteva essere definito un uomo di Dio. Lui lo sapeva, Jashin lo sapeva e, se Kinji aveva davvero scavato nelle sue memorie, ne era conscio. Quel quesito sarebbe rimasto irrisolto per lungo tempo, ma l'eternità che aveva davanti a se sicuramente avrebbe portato consiglio. Quello che adesso appariva come annebbiato e confuso, un giorno si sarebbe palesato come limpido e lampante. Bastava solo trovare un po' di pazienza, quella era la parte complicata. Ovviamente non perse di vista i movimenti dell'eremita mentre gli mostrava la modalità con cui avrebbe richiamato i suoi nuovi compagni. Cercò di presentarsi anche con il nuovo arrivato, ottenendo, però, la medesima reazione del nibbio. Non pareva nulla di troppo complicato in ogni caso. Le ferite per lui erano il pane quotidiano, proprio come l sangue. Memorizzare i sigilli fu semplice. Imitando la controparte li replicò un paio di volte senza, però, evocare effettivamente alcuna bestia. Non voleva disturbare nessuno, non al momento almeno. Quindi rivolse i suoi occhi smeraldini alla controparte mostrando un sorriso enorme, nemmeno il mantello sarebbe stato in grado di celarlo questa volta. Vedendo il gesto non poté fare a meno di pensare che questa era, forse, la prima volta che qualcuno lo replicava nei suoi confronti, di sua spontanea volontà. Avrebbero potuto avere un bel rapporto in futuro. - E' stato un piacere anche per me Bro! Spero di rivederti presto! - Ed il rumore delle nocche risuonò per Shirukume, trasportato via dal vento per poi perdersi nel tempo.

CITAZIONE
Well we did it! Siamo arrivati alla fine in un lampo! Passiamo subito alle valutazioni da parte mia allora!

Tempistiche: 10 Poco da dire, un post al giorno, a volte due, insomma siamo andati come un treno, ma questo non mi pare abbia compromesso la bellezza della quest.

Coinvolgimento Personale: 10 Nonostante i molti post di semi-transizione. Devo ammettere che mi è piaciuta molto la libertà con cui ho potuto descrivere i viaggi ecc. Per farlo mi sono anche dovuto informare meglio sulle schede dei vari paesi e la cosa mi ha divertito. Inizialmente non avevo compreso le presenza di quei tre "topolini", ma poi il risvolto è stato molto interessante. Ho apprezzato il riferimento a GoT. Sì, perché dopo aver letto il tuo ultimo post, il tutto mi ha richiamato alla memoria vecchi ricordi, quindi sono andato a cercare su internet e ho trovato il discorsetto! Molto bello, davvero, non solo aiuterà molto il mio pg a comprendere meglio se stesso, ma mi è piaciuto com'è stato riadattato in chiave Eiji-tre ladruncoli. Per il resto, illusioni, scalata ecc molto belle. Anche solo l'incontro con i parenti ha fatto venir bene fuori Eiji, mettendo anche in risalto quello che ho giocato in passato.

Bene. Ho concluso. Ti ringrazio per la quest e sono felice di fare parte della famiglia dei Polli. :yoballo: Spero che giocheremo assieme ancora molte volte! See yà!

Ps. Interazioni concordate con il master. Mi sono ricordato di scriverlo senza moddare, sono un eroe. :goku:



Edited by 'nD - 2/11/2017, 23:42
 
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view post Posted on 30/7/2017, 20:40     +1   -1
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CITAZIONE
ROLE: Eiji è un personaggio atipico, e non mi riferisco solo al modo di parlare. Un jashinista che non desidera sacrificare ogni poveraccio che incontra sul suo cammino per me è già un qualcosa di nuovo, e tu riesci più o meno a gestire bene la cosa, bilanciando i pensieri con le azioni. Ho idea che man mano che andrai avanti diventerai più padrone del personaggio e di questa sua dualità.
Personalmente (se proprio devo andare a trovare la pecca) non mi aspettavo un cambiamento così repentino davanti alle figure dei genitori, ma alla fin fine è una preferenza del giocatore e non ci posso far nulla. Voto 9.

SCRITTURA: Semplice, chiara e scorrevole; in alcuni frangenti abbatte la quarta parete per strappare un sorriso e, insieme al parlato di Eiji, ci riesce spesso. Voto 10.

STRATEGIA/APPROCCIO: Qui ho trovato alcuni piccoli errori solo inerenti alla parte con i tre ladri. Quello che alla fine viene sacrificato da Eiji si era offerto anche di accompagnarlo e presentarlo al committente, cosa che si sarebbe rivelata molto utile per non incappare in Kinji e scambiarlo per il loro uomo... e invece il jashinista non l'ha nemmeno interrogato più mandandolo subito al creatore e rimanendo con una descrizione molto, troppo vaga.
Se fosse stata una quest di livello più alto, sarebbe stato un errore piuttosto grossolano da parte tua, ma qui bene o male non era così importante, quindi stai attento in futuro. Voto 9.

CONOSCENZA REGOLAMENTO: Aspettando la Fury Mod.

VOTO MEDIO: (9 + 10 + 9) / 3 = 9,3

Exp: 560

+1 Punto Immortalità

Per quanto riguarda gli oggetti assegnabili ai firmatari, visto che mi accennasti qualcosa parlando su wa, vorrei anche dirti perchè non ti ho dato la possibilità di sceglierne uno.
A prescindere dall'allineamento con le evo o la bravura dell'utente, io mi sento di affibbiare gli oggetti dal grado Chunin in poi, semplicemente per una questione di permanenza; non vorrei dare oggi ad un Genin appena iscritto un oggetto e trovarmi dopo qualche mese a dover trovare l'escamotage per sottrarglielo poichè ha abbandonato il gdr. Semplice questione di affidabilità e permanenza.
Proprio per la questione permanenza poi, nel nostro caso che siamo in quattro (io, bloody, elda e tu, di cui i primi due possessori di oggetti) darei sempre e comunque precedenza ad elda sulla scelta perchè ha firmato prima di te. Spero non sia un problema in futuro e che capirai il perchè di queste decisioni.

Detto questo, puoi aggiornare la scheda inserendo la tecnica del richiamo fino al rango Genin con Washi disponibile. Grazie per le belle parole che hai speso e magari ci si vede gdr on! :superman:


Edited by Vale93ba - 30/7/2017, 23:19
 
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view post Posted on 2/11/2017, 15:51     +1   -1
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Vale hai dimenticato di mostrare a 'nD la tecnica del Richiamo: è l'unica cosa realmente indispensabile nelle quest firma. Vi chiedo quindi di editare (ambedue) aggiungendo quello che manca, poi Vale upperà e passo a notificare la valutazione.
 
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view post Posted on 3/11/2017, 12:03     +1   -1
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view post Posted on 4/11/2017, 14:39     +1   -1
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Ottimo, grazie per la rapidità.
Passo a inserire la valutazione positiva in zona eremi (ricordo che i voti non sono più richiesti, mancando il compenso per gli Eremiti).
La scrittura è notevolmente più scorrevole rispetto all'altra quest che ho valutato di recente, con qualche errore sporadico qui e là ma niente di eclatante; vedo che seguite tutti lo stesso format, con leggeri adattamenti al pg candidato. Questo garantisce uniformità nei criteri e anche se risulta un po' ripetitivo per noi valutatori, di sicuro vi dà una certa coesione interna.

Buon proseguimento^^
 
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29 replies since 18/7/2017, 23:30   600 views
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