Quel macabro spettacolo sarebbe rimasto indelebile, come il nero inchiostro sulla candida pergamena, nella mente di Katayama... se solo il destino - o meglio, la piccola Ventitré - non avesse deciso un percorso diverso per la sua anima. Senza che potesse controllarle, dal corpo della kunoichi diverse fibre guizzarono contro il povero dottore, dilaniandolo con la stessa crudeltà che aveva colpito Hachiyo. Dapprima portarono via la lingua, poi i denti, le dita... in una manciata di secondi, l'intero organismo del pover muovo venne inghiottito dal Nero. Il gusto di carne umana adesso non avrebbe più infastidito la bocca della genin, ma il dolore, ahimè, non avrebbe smesso di tormentarla. Di solo una cosa si rese conto, dopo aver terminato il pasto. Aveva fame. Ancora.
Ben presto, però, anche le ginocchia avrebbero ceduto. Fu una questione di un minuto appena, prima che si ritrovasse stesa sul pavimento insozzato di cremisi. Le fibre si stavano ribellando, come se fossero state vittime di una febbre indomabile, priva di alcun controllo e freno. In un attimo, la voce di Nijuusan le inondò la mente, cercando di consolarla da quell'atroce sofferenza. Tuttavia, non era sufficiente. Oltre al dolore, la giovane avrebbe dovuto sopportare un vortice di immagini e suoni sfocati. Ricordi lontani nel tempo, altri recenti, tutti facenti parte del bagaglio che la più piccola portava con sé.
"La mia bella, dolce Hacchan."
- Non puoi evitare di nutrirti. Il Nero lo impone.
"No..."
- Devi. Se dovessi perdere il controllo, nulla ti impedirebbe di divorare i cuori di tutti.
Devi diventare più forte, rappresentare la rivoluzione che porterò. Iwa non merita questo potere. Io ho sacrificato gli anni della mia vita a studiare.
IO MERITO LA VITA ETERNA, NON LORO.
"No, non posso."
- Smettila di frignare. Juuhachi è la prossima, non deludermi.
"NON VOGLIO!"
No, non voleva. E non l'aveva fatto. In mezzo a quelle sconcertanti rivelazioni, alla consapevolezza di essere usata non per il bene della Roccia, ma per compiacere il viscido ego di Hachiyo, rimaneva solo un'unica verità come pilastro al quale poteva ancorarsi. Era assurdo pensare a come gli eventi si erano sviluppati, alla sfiducia che aveva nutrito nei suoi confronti, al modo in cui l'aveva tradita. Malgrado tutto, lei era ancora lì, pronta a consolarla. Nijuusan l'amava davvero.
Durante gli ultimi respiri esalati, mentre il rumore di passi estranei che si avvicinavano si faceva sempre più sordo, una sensazione investì l'anima della kunoichi come una ventata d'aria fresca. Dei cuori dei due dottori, così come della devastante prestanza del raiton, era rimasta solo cenere. Ma il cuore della piccola batteva, in sincronia con il suo.
Tum. Tum.
Un suono dolce e caldo, non fastidioso come il ritmo di chi aveva costellato di menzogne la loro vita. La melodia di due anime un tempo separate, ma adesso unite da un vincolo indissolubile. Un'unica e meravigliosa opera, la quale sarebbe stata immortalata in quel preciso istante. Perché sì, in quel momento non v'era più ricordo di Ventitré o Diciotto.
Loro erano Rei, Zero. Il principio dell'immortalità, la fine di una vita di soprusi e atrocità.
"Per sempre, Hacchan."
Questo è il tuo ultimo post, al prossimo ti do le valutazioni.
Faccio una precisazione. La quest doveva terminare con Juuhachi che veniva scortata dalla Tsuchikage - ma, a pensarci bene, il PG impiegherà un po' di tempo per essere nuovamente lucida, piuttosto che soggiogata dall'impeto della mente di Ventitré. Il mio consiglio, quindi, è quello di concordare con Bloody i dettagli della convocazione, approfittando della libertà di un'autogestita per decidere da te la condizione psico-fisica che avrà il tuo PG da questo momento in avanti.
Insomma, anziché ruolare un NPC che Bloody saprà sicuramente muovere meglio di me, preferisco chiudere con un finale teso e poetico.