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Spoiler aggiunto con il permesso del master, perché avevo dimenticato di sottrarre i PF.
Maledetto il giorno in cui aveva deciso di mettere piede la dentro. Davvero. Mai aveva pensato di dover avanzare arrancando a causa di una piccola statua di pietra assetata di sangue, raffigurante per di più una stupidissima testuggine. Avrebbe potuto schiacciala con una facilità disarmante, staccarsela malamente con un impeto dalla gamba offesa e correre a perdifiato alla fine di quel corridoio infernale, dove oltre quella crescente sensazione di collera interna ad accompagnare ogni passo dolorante verso il limitare della nuova area ben illuminata c'era pure il disagio di dover subire sotto lo sguardo vuoto e impassibile di quelle statuette, che per quanto apparentemente inanimate parevano osservarlo e giudicarlo. Detestava a morte quel posto, ogni attimo sempre più. Desideroso più che mai di uscirne tutto d'un pezzo, di abbandonarsi alle spalle quella pessima esperienza vissuta in solitudine, condivisa soltanto con statue, acqua e pesci morti, accelerò per quanto possibile il passo, stringendo i denti, trattenendo a stento quei gemiti di dolore ogni qual volta quella dannata cosa gli conficcava le tre code nella carne, lacerandogli la pelle ripetutamente, o affondava i suoi denti in un posto diverso, con crescente veemenza e frequenza tanto più che si avvicinava alla nuova zona franca. Se solo avesse potuto incrociare lo sguardo con l'ideatore di quella stramaledettissima trappola! Sicuramente il suo, direzionato verso l'obiettivo da raggiungere, era adombrato da quegli stessi sentimenti oscuri che percepiva crescere dentro, divampare quasi fino a fargli male. Era traboccante di voglia di riscatto, di voglia di uccidere, di far passare un tremendo quarto d'ora all'artefice - o agli artefici, dipende - del suo dolore..
Fa un male cane, quest'insulsa bestia! E il problema più grande è che non ho niente con cui medicarmi, una volta che avrà finito di spolparmi la fottutissima gamba. Se mi si infetta prima del mio ritorno al villaggio sono fottuto. E con me pure loro, questo è poco ma sicuro, bastardi!
Superata finalmente la linea di demarcazione di quel deprecabile corridoio coperto di nicchie e statue, di cui nessuna fortunatamente aveva preso funzione per attaccarlo come quell'unica aggrappata alla gamba destra, sancendo la correttezza delle sue supposizioni, la dannatissima emise uno di quei versi fastidiosi e strozzati prima di mollarlo e precipitare a terra in mille pezzi. Nell'impeto del rancore per il dolore che aveva dovuto sopportare sino a quel momento, e per l'umiliazione subita nel non dover agire e sottostare a qualsiasi cosa gli avessero fatto, ne prese una delle parti, quella più grossa, e la lanciò contro la fottutissima statua gigante di quella stessa tartaruga dal carapace spesso e lo sguardo minaccioso, prima di crollare a sedere per riprendere un attimo la condizione mentale consona a continuare quel percorso. Le numerose ferite alla coscia destra bruciavano come non mai, adesso che la pelle lacerata non era più tediata dalla code puntute di quel piccolo mostriciattolo. Quei brutti buchi lasciati dai denti della testuggine di pietra e corallo spiccavano liberi all'aria aperta adesso, facendo sembrare quella parte dell'arto un campo minato. Sanguinava. Non copiosamente, ma il sangue fluiva e a lungo andare sarebbe stato un danno, sia per l'irrimediabile indebolimento del fisico causato dall'emorragia se non arrestata a dovere, sia nell'eventualità di qualche infezione ad aggravare la situazione già di per sé non rosea se la ferita fosse rimasta scoperta. Più s'ostinava a guardare il risultato ottenuto da quel marchingegno infernale, più sentiva il bisogno di sfogare quella rabbia che gli tormentava l'anima.. ma sicuramente non poteva urlare la dentro, e non era nemmeno il caso di farlo per tutta la durata della spedizione. Avrebbe dovuto conservarla, per poterla poi riversare fuori nel momento più opportuno. Com'è che diceva quel detto? Ah si, "la vendetta è un piatto che va consumato freddo".
Con un sospiro pesante tolse l'obi e lo strappò per la sua lunghezza, avendo cura che nessun lembo - o quantomeno la parte centrale, dato che era impossibile gestirlo bene per com'era messo - toccasse terra, avvolgendone una parte momentaneamente tra collo e busto e armeggiando con l'altra per fasciare bene la ferita e bloccare il sangue. Già non era uno di quelli che mangiavano troppo, ci mancava soltanto di stramazzare al suolo per un attacco di anemia. Dunque si sollevò con fatica, facendo leva sulla sinistra. Si guardò attorno, notando solo ora come quella sala fosse non soltanto più illuminata ma anche meglio realizzata, quasi fosse recipiente dell'altare principale. Armonici motivi erano stati sapientemente scavati nel corallo sbiadito, irradiato dalle numerose cascate di alghe che riflettevano su di essi una luce particolare, quasi il tutto volesse richiamare le increspature dell'oceano. Doveva ammetterlo: questa volta chi aveva lavorato quelle pareti era stato davvero bravo. Aveva davanti uno spettacolo di fattura mirabile che avrebbe catturato lo sguardo di avventori ignoranti e critici d'arte.. non fosse stato attirato da quell'enorme testuggine a tre code scolpita sin nei minimi particolari, piazzata proprio innanzi agli occhi, che con quei suoi bulbi oculari resi cattivi dall'espressione generale sembrava squadrare da testa a piedi e giudicare chiunque dall'alto vero il basso.
Forse è qui che venerano questo abominio.
Sorrise. Faceva davvero schifo. Più dettagli aggiungevano, più lo peggioravano. Dovevano proprio avere il gusto dell'orrido per fare un lavoro come quello. L'osservò per lunghi attimi, come a voler imprimere nella memoria quella figura che, come un incubo ricorrente, stava perseguitando il suo cammino. Avrebbe pur dovuto descrivere ai superiori cosa veneravano la sotto, e immagazzinare nella memoria ogni dettaglio, anche il più piccolo, era solo che un bene. Non appena ebbe fatto, ritenendosi soddisfatto, attaccò la parte di obi stracciato alla vita, tirandolo via dal collo con uno strattone. Dietro le tre code della bestia - una piegata verso sinistra, una verso destra e l'altra lasciata parallela al centro - facevano capolino tre porte, ognuna recante un simbolo già visto. Con la destra, il castano andò a grattarsi il capo. Ancora una volta non ci poteva credere. Di nuovo la stessa storia di prima, rimestata per l'ennesima volta.
Acqua, fauci, oscurità. Quante volte dovrò vedermi propinata questa manfrina qui dentro? Non c'è nemmeno bisogno di fare un ragionamento logico, tanto non ho alcun indizio su come procedere da qui in avanti. Una vale l'altra, come si suol dire. Se penso che la prima scelta che ho fatto fuori alla Baia del Cane mi ha portato in questo buco sperduto, non mi viene proprio cuore di scegliere di nuovo..
Un sospiro, ancora. Doveva scegliere nonostante tutto, e sperare che almeno una cazzo di volta la Dea Bendata gli sorridesse, portandogli un po' di fortuna e conducendolo rapidamente all'esterno di quella tomba umida.
Non ci fu un vero e proprio ragionamento sulla scelta. Era inutile dopotutto, che doveva ragionare a fare? Quel che è certo è che escluse a priori la porta con le fauci; diventare ipoteticamente cibo per quel tartarugone sin troppo cresciuto non era un'idea che lo solleticava particolarmente. Quella raffigurante l'oscurità lo attraeva come un magnete; non aveva paura del buio, non di quello fisico quantomeno, e poi aveva il Katon dalla sua, avrebbe potuto rischiararle quelle tenebre.. ma la scelta cadde su quella raffigurante i flutti marini, vuoi perché il ragionamento di qualche tempo prima sulla sequenzialità frullava nei meandri dell'intelletto, vuoi perché gli piaceva l'acqua, soprattutto se fredda, di quella frescura che schiarisce le idee e calma i bollenti spiriti. Spero di non pentirmene amaramente.. tanto oramai.. borbottò al vento, muovendo i primi passi verso il nuovo, ignoto, destino.
Edited by ¬BloodyRose. - 6/9/2017, 11:02