Una scottante verità, Quest tecniche mediche Genin per *Nyram del Sogno*

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view post Posted on 7/6/2017, 13:47     +1   -1
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"Pensato Sandayu"
-Parlato Sandayu-

<attivazione> - Byakugan - [Chk: 40/60/80/100]
“Il Doujutsu tramandato ad ogni membro del Clan per via genetica. Sin da bambini gli Hyuga infatti sono facilmente riconoscibili a causa degli occhi completamente bianchi che non mostrano alcuna pupilla, attivando però il Byakugan questa inizia a delinearsi e le vene delle tempie si gonfiano vistosamente. Grazie ai suoi occhi speciali lo Shinobi avrà un'ampia di visione di ciò che lo circonda, potendo aumentare infatti il suo campo visivo di ben 50 metri in tutte le direzioni; ciò gli conferirà maggiore sicurezza nei movimenti, data la consapevolezza della propria Difesa Assoluta. Inoltre sarà in grado di vedere il flusso interno del Chakra del nemico e i suoi Tsubo. Unica pecca di quest'abilità oculare è un punto cieco nel centro della nuca, segreto tenuto nascosto agli estranei gelosamente e svantaggio che molti riescono a colmare con un po' d'ingegno.
Attivando questo Doujutsu, i membri del clan sono in grado di vedere qualsiasi essere vivente all’interno del loro campo visivo rendendo quindi impossibile nascondersi da essi tramite normali metodi. Oltre a ciò, la possibilità di vedere i punti dove il Chakra nemico è più concentrato, così come la natura elementale del suo Chakra, rende possibile poter in un certo senso prevedere gli attacchi avversari e notare molti dei loro punti deboli permettendo di colpire con precisione. Ciò dona un bonus pari a 20/40/60/80 ad ogni Taijutsu o Bukijutsu, sia offensiva che difensiva. Tale bonus sale a 30/60/90/120 nel caso si usino tecniche di clan.
Quest’attivazione conta come un potenziamento a tutte le statistiche tranne che a Chk e Vta, quindi sarà possibile usare una sola altra attivazione che dia bonus ad una qualsiasi statistica.”

Stamina: 62- (40/20) = 60 (mantenimento)


Nulla da fare, a prescindere da quale tentativo facesse o da come tentasse di smuoverla, quella ragazza era semplicemente un fascio instabile di emotività. Capire chi gli avesse concesso il copri-fronte diventava un dubbio immane a quel punto.
Visto chi erano e il motivo per cui erano lì Sandayu non ritenne nemmeno opportuno rispondere alle nuove lamentele della ragazza, che servirono solo ad esaurire la poca stima che forse ancora poteva nutrire.
Come se non bastasse, il paziente cedette, lasciando al suo posto uno scuro grumo ribollente che andava formandosi in fondo al suo stomaco, mentre le sue mani si allontanavano e lo sguardo si faceva vacuo e distaccato.
La ragazza, riprese a parlare, attirando la sua attenzione e inevitabilmente il suo sguardo.
Le guardava letteralmente attraverso, ma non c'erano dubbi che stavolta per un breve istante la sua attenzione era completamente concentrata su di lei. Uno strano barlume di quello che sembrava odio si riflesse per un istante negli occhi bianchi, prima che l'espressione apatica spaziasse attraverso il breve miraggio, nascosto sotto una dose immane di autocontrollo.
Voleva tentare un'amputazione: le condizioni della ragazzina non erano buone, anche se non al livello del paziente precedente. Il vero problema era che Kazuhito li aveva avvertiti che era necessario lavorare in coppia, ancora peggio non aveva nessuna fiducia nella suo forzata compagna dopo l'ultimo insuccesso. Se avesse avuto una delle sue crisi durante l'amputazione, avrebbe ucciso un secondo paziente.
Il problema era che anche se avessero tentato di rimettere in forma il ragazzo, in condizioni migliori e al momento più stabili, la ragazza non sembrava intenzionata a rendergli la vita facile e dargli una base stabile a cui interfacciarsi.
A quel punto per lui sarebbe stato decisamente più facile tentare la Konji-ki da solo e su punti mirati. Aveva avuto modo di sperimentare il processo per intero, e senza il problema di dover variare il flusso per regolarlo rispetto a quello della compagna aveva migliori possibilità di raffinarlo e sfruttarne l'efficacia.
Il giovane ninja, analizzata la situazione, si sollevò spostandosi dalla sua posizione senza dire altro, limitandosi a posizionarsi affianco alla ragazzina, in attesa che l'amputazione cominciasse. Intanto cominciò a posizionare le mani, osservando con cura il flusso circolatorio del chakra della paziente e cominciando a raccogliere il chakra regolando il proprio flusso, raccogliendo da quel cupo grumo alla base del suo stomaco manciate di cupa determinazione.
Era evidente che aveva perso ogni fiducia nella ragazza e aveva deciso di lavorare basandosi sulle sue forze quanto più possibile per poter avere una valutazione più precisa delle possibilità di successo. Doveva solo augurarsi che la ragazza fosse in grado di effettuare in maniera rapida e pulita la sua parte di piano o non avrebbe più potuto ignorare la situazione. Non stava a lui interferire nella prova altrui, ma non solo la ragazza non era stata di aiuto nell'apprendimento delle basi, sino ad allora era stata un peso inamovibile. Non poteva tollerarlo se erano altri a farne le spese: la mancanza di motivazione e determinazione non era una scusante valida per uno shinobi, ai suoi occhi.
Con un basso respiro tentò di individuare il punto delle gambe in cui il flusso di chakra iniziava ad essere maggiormente disturbato: se le gambe erano in condizioni tali da non essere salvate, i danni ai canali di chakra sarebbero stati probabilmente visibili. A quel punto avrebbe potuto indicare con un tocco leggero dove cominciava la zona compromessa e la ragazza avrebbe potuto valutare quanto al di sopra amputare. Per il resto era pronto, aveva visualizzato mentalmente le nozioni apprese per cercare di avere una visione ideale dei maggiori vasi sanguigni: un vaso era piccolo e se avesse agito con prontezza e precisione avrebbe potuto concentrare il chakra in maniera consequenziale e rimarginare i vasi lesionati in fretta cominciando gradualmente al momento stesso del taglio. Un medico esperto forse sarebbe riuscito a utilizzare una cura più vasta ed efficace, ma aveva avuto l'impressione che la dispersione della Konji-ki avrebbe perso troppa efficacia se non si fosse concentrato su zone ben precise. Avrebbe agito rapidamente, in sequenza, sull'arteria più importante: quella poplitea a giudicare dalla posizione, per poi passare ai vasi adiacenti e infine al resto.
-Se hai un laccio emostatico per ridurre il flusso sanguigno prima dell'intervento, aumenteremo lo sue possibilità di sopravvivere..-
Ricordò con voce atona senza distogliere occhi o mani dal suo esame della zona, pronto ad intervenire appena necessario. Non era difficile trovare qualcosa da utilizzare a quello scopo: in casi estremi anche il laccio della tracolla andava bene. Aspettava solo che l'altra cominciasse: se non lo avesse fatto la compagna e non avesse trovato un laccio, avrebbe tentato di usare una delle mani per comprimere l'arteria femorale al momento del taglio, mentre l'altra mano si posizionava lungo le zone da trattare.
 
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view post Posted on 8/6/2017, 10:13     +1   -1
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A volte il Fato si diverte a mettere sulla stessa scacchiera pezzi in precario equilibrio, divertendosi nel vedere come la potenza di piccole parole, sguardi, gesti, possa completamente ribaltare le sorti della partita.
In questo caso, Karai e Sandayu si erano sfiorati per un momento, ma si erano allontanati subito dopo con una tale foga che aveva fatto terra bruciata tra di loro.

Fortunatamente, il secondo paziente su cui si misero a lavorare ebbe un destino migliore.
Karai aveva gli occhi fiammeggianti d'ira, ma quell'ira pareva averla resa più concentrata.

«Ovvio che ho dei lacci emostatici, ti pare che mi metta ad amputare senza?» ringhiò al suggerimento di Sandayu, estraendo rapidamente dal tascapane con il kit di soccorso due lacci gommosi che applicò rapida attorno alle ginocchia della bambina. Questa, che già non smetteva di singhiozzare, lanciò un urlo per quell'ennesimo dolore che percepiva, ma non tentò di ribellarsi o impedire ai ragazzi di agire. Forse non capiva cosa avrebbe fatto Karai con quella lama, o forse, vedendo le proprie ossa annerite spuntare da dove aveva sempre avuto dei piedi, la sua percezione di cosa bisognasse tenere del proprio corpo e cosa buttare via si era leggermente alterata.

Karai si concentrò, e gli occhi bianchi di Sandayu rilevarono un gran flusso di chakra convogliato dapprima nei suoi palmi, e quindi nella lama. Era, questa, una sorta di accetta dall'impugnatura a maniglia, come quelle dei katar, ma sottile come un rasoio. La si sarebbe potuta chiamare una ghigliottina portatile, che in quel momento, infusa di chakra (Katon, per la precisione), sembrava brillare agli occhi dello Hyuga.

«Pronto? Tre, due uno... Via!»

Un urlo lacerante lasciò la gola della bambina mentre, con un colpo secco ed estremamente preciso, Karai le amputava il moncherino carbonizzato. Il sangue cominciò a zampillare dalle vene recise, ma grazie al laccio emostatico Sandayu poteva intervenire con efficacia.
Vedendo però la lentezza della Konji-ki su una ferita estesa come l'amputazione, Karai appoggiò la lama e si mise anche lei a curare il moncherino sanguinante. Non disse una parola, non guardò nemmeno Sandayu negli occhi, ma essendo il suo flusso di chakra più stabile (rabbioso anche lui, si sarebbe potuto dire), lo Hyuga riuscì più facilmente a coordinarsi con lei.

Potendo ripetere l'esecuzione anche sull'altra gamba, la bambina era salva. Svenuta per il dolore, ma salva: il suo chakra era stabile, giusto un po' alterato per la febbre che le era salita in risposta al tremendo trauma subito dal piccolo corpo.

«Bene. Chi è il prossimo?»

«QUANTO TEMPO VI CI VUOLE??»


La voce tuonante di Kazuhito, che aveva appena finito di trattare il suo quinto paziente, risuonò nella tenda del dolore. L'uomo aveva schizzi di sangue sulle braccia e il petto, sembrava affaticato ma non del tutto provato. Sandayu poté vedere che aveva considerevolmente ridotto il proprio flusso di chakra, per quanto non fosse certamente ancora in pericolo.

«Karai-chan, perché sei sporca di... Oh.»
La domanda gli morì sulle labbra vedendo che avevano appena eseguito una doppia amputazione. Rapido, in silenzio, si spostò a esaminare il loro lavoro e dopo un lunghissimo secondo e mezzo annuì. Non disse nulla, annuì e basta, ma Karai sembrò illuminarsi d'orgoglio e soddisfazione.
Forse qualcosa di buono l'avevano fatto.

Da quel momento fu più facile proseguire il lavoro. Kazuhito tornò a occuparsi dei casi più gravi (quelli che, agli occhi di Sandayu, apparivano come i meno luminosi, i più prossimi alla morte) mentre ai due Genin fu lasciato il compito di provvedere a quelli più in salute. Nessun'altra amputazione, solo cura di ustioni più o meno estese o profonde.
Era faticoso, ma non morì più nessuno, e questo era un ottimo punto segnato per loro.

«Ragazzi, vado a chiamare il sindaco per avere istruzioni su cosa fare adesso. Restate qui e assicuratevi che vada tutto bene.»

Ovviamente, però, non poteva andare tutto bene.

Avevano appena finito di guarire l'ustione che avrebbe sfregiato per sempre il viso di un ragazzo sulla ventina, l'ultimo dei pazienti della tenda. Kazuhito, dopo quell'annuncio, uscì dalla tenda lasciandoli soli.
Meno di un minuto dopo entrò di corsa una coppia, sulla quarantina. Contadini, a giudicare dalle vesti, i visi abbronzati, le schiene curve... E soprattutto i falcetti che tenevano in mano.

«Dov'è? Dov'è Kirito?» urlò l'uomo, col volto stravolto dall'angoscia. La moglie rispose alla sua domanda con un urlo disperato, e si precipitò su uno dei pazienti... Sfortunatamente, su uno dei pazienti deceduti.
Kirito, per la precisione, era un ragazzino di nemmeno dieci anni, che purtroppo era stato fra i primi a morire da quando gli shinobi avevano messo piede in quella tenda. Oltre alle gravi ustioni su braccia e gambe, quello che doveva averlo ucciso era l'ematoma che si apriva sul suo torace: emorragia interna, probabilmente qualcosa aveva provocato la rottura di un organo interno, e il poverino non era stato abbastanza robusto da sopravvivere.

La madre, constatato che il suo piccolo era morto, lo prese fra le braccia e cominciò a ululare tutto il suo dolore. Il marito invece si voltò verso i due Genin che erano i più vicini alla sua portata.

«Voi... Dovevate salvarlo.»
Occhi lucidi, di dolore ma anche di rabbia, la rabbia cieca che non ascolta ragioni.
«PERCHÈ NON LO AVETE SALVATO?»
Le sue urla coprivano i latrati di dolore della moglie, che ondeggiava avanti e indietro stringendosi al petto il cadavere del suo bambino. Gli occhi, neri ma fiammanti come un incendio al petrolio, si posavano violentemente sulla figura di Sandayu, da cui al momento sembrava pretendere spiegazioni senza dare l'impressione di uno che le avrebbe davvero ascoltate.


CITAZIONE
Ti ho fatto fare un "avanti veloce" per non ritrovarci a essere noiosamente ripetitivi. Segnati -20 in stamina, -24 se per tutto il tempo Sandayu ha mantenuto attivo il Byakugan.

 
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view post Posted on 8/6/2017, 14:19     +1   -1
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"Pensato Sandayu"
-Parlato Sandayu-

Stamina: 60- 24 = 36


Che fossero riusciti a tenere in vita la bambina probabilmente aveva un che di miracoloso, in quanto sembrò che nulla andasse storto complicandogli le cose. Tuttavia c'era poco di cui rallegrarsi e anche poco tempo per farlo: altri feriti attendevano versando negli stati più disparati e il lavoro si sovrappose a se stesso senza interruzioni finché l'ultimo paziente fu stabilizzato. Aveva eseguito la Konji-ki quasi senza interruzioni al punto da dimenticare di star utilizzando una tecnica in cui non aveva avuto nessun vero addestramento e al termine delle operazioni l'uso prolungato e intensivo del Byakugan per monitorare la salute dei pazienti lo aveva lasciato spossato e appannato, mentre le mani gli davano una strana sensazione di lieve torpore al contatto.
L'unica consolazione fu che nel momento in cui il Byakugan venne rilasciato, i flussi restanti erano tutti stabili.
Si sollevò riaggiustando le maniche del vestito, che piegate su se stesse per lasciare le mani libere, si erano nel tempo sgualcite ed erano scivolate sino ai polsi assumendo una forma indefinita.
Kazuhito si era allontanato da un lasso di tempo che non sapeva definire, quando la presenza di più gente all'ingresso della tenda attirò la sua attenzione.
Si deterse il sudore dalla fronte aprendo gli occhi appena socchiusi per rimettere a fuoco i volti dei nuovi venuti, quando alcuni si fiondarono all'interno. Il caos improvviso di voci era un brusco cambiamento che richiese qualche istante perchè i sensi si riabituassero, consentendogli di capire che la coppia era presso il giaciglio di uno dei primi pazienti a non aver sopportato le ferite.
La disperazione e la rabbia dei due era facilmente comprensibile e collimava bene con l'amarezza che il pugno di morti avevano lasciato allo Hyuga. Istintivamente riteneva che una volta affidati loro, a prescindere dalle condizioni i pazienti fossero una loro responsabilità, dunque era inutile cercare una giustificazione a quel punto.
Quando quello che doveva essere il padre si rivolse direttamente a lui, sollevò lo sguardo tentando di aprirlo maggiormente per osservare il volto dell'uomo. In realtà non c'era una risposta soddisfacente alla sua domanda: che il piccolo avesse delle possibilità inconsistenti al loro arrivo poteva essere una magra consolazione, ma forse un ninja medico con abilità migliori delle loro avrebbe potuto farsele bastare.
-Mi dispiace signore, le mie capacità erano insufficienti..-
Parlò per se tentando di tenere un tono basso e controllato, chinando il capo in segno di scuse e attendendo che l'altro continuasse la sfuriata. Sapeva bene che qualunque cosa avesse detto in quel momento l'uomo poteva solo sfogare la sua frustrazione, finché non fosse stato richiamato altrove gli sembrava il minimo che potesse fare, lasciare che l'altro si svuotasse.
-La prego solo di abbassare la voce, gli altri pazienti sono fuori pericolo ma hanno bisogno di riposare..-
Aggiunse, mantenendo lo stesso tono, ma con un'inflessione appena diversa e più dura. La bambina che era passata attraverso un brutto intervento e gli altri pazienti ancora debilitati avrebbero necessitato di tempo per riprendersi, e viste le condizioni di molti il riposo era l'unico modo per attenuare il dolore.
Si aspettava che il dottore tornasse da un momento all'altro con nuove indicazioni, con l'unica consolazione che quelli fossero con ogni probabilità i pazienti più gravi del villaggio. Molti probabilmente pensavano che dopo una giornata del genere tornare a casa nel proprio letto fosse tutto quello che si poteva desiderare, ma la verità era che isolarsi a pensare poteva divenire un circolo vizioso, mentre altro lavoro diventava quasi il benvenuto.
Istintivamente lo sguardo si posò per un istante sulle proprie mani. Aveva bisogno di sciacquarsi. Avvertiva anche un vuoto sordo allo stomaco, un misto di varie sensazioni fra cui poteva riconoscere i primi segni della fame mascherati e contrastati da quella situazione opprimente.
Non conosceva nello specifico molti altri jutsu medici, ma non poteva fare a meno di chiedersi se ci fosse l'effettiva possibilità di salvare anche i restanti pazienti, che dipendesse dalle tecniche o dalle capacità nell'utilizzarle. Nonostante tutto dubitava che la risposta a quella domanda sarebbe stata rincuorante.
 
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view post Posted on 9/6/2017, 15:27     +1   -1
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«INSUFFICIENTI???»
No, non sembrava disposto a voler abbassare la voce.
«Il nostro villaggio va a fuoco, la nostra gente muore, e l'Hokage ci manda gente incapace? Con tutte le tasse che paghiamo? Con tutti i sacrifici che facciamo per voi maledettissimi shinobi?»

Il viso gli era diventato paonazzo, le vene sul collo e le tempie pulsavano come se stessero per esplodere. La rabbia e il dolore avevano avuto la meglio, e l'uomo brandiva il suo falcetto con mano leggermente tremante. Sembrava pronto ad abbatterlo sul primo malcapitato a tiro, e nel momento in cui Sandayu abbassò gli occhi per guardarsi le mani, il capo chino in segno di scuse, ma la sua richiesta fece esplodere ancora di più l'uomo ormai privo di controllo.

Alzò il falcetto e avanzò di un passo. Lo Hyuga era stanco, l'aver consumato tutto quel chakra rendeva i suoi riflessi meno pronti, la sua mente più offuscata. Sarebbe comunque riuscito a schivarlo, dopotutto era uno scontro ninja-contadino, ma Karai si mise in mezzo a mani alzate, palmi in fuori, cercando di evitare l'insorgere di ulteriori tragedie.

«Signore, la prego. Siamo profondamente addolorati per suo figlio, ma cerchi di...»

Con un ruggito, l'uomo le diede uno spintone con una forza decisamente impressionante. Anni di lavoro nei campi avevano forgiato una muscolatura da toro, tozza ed esplosiva, e Karai, che pesava circa quanto una gamba del contadino, volò all'indietro travolgendo Sandayu. Entrambi i Genin caddero a terra, ma sfortunatamente dietro di loro c'era un altro falcetto: quello della moglie del contadino, abbandonato di lato dato che le sue mani erano impegnate a tenere e carezzare il corpo del suo bambino.

Il terreno era scivoloso per l'umidità, il sangue e i fluidi vitali che vi si erano sparsi sopra. Non fu una caduta rovinosa, ma Karai appoggiò pesantemente la mano sulla lama, mentre Sandayu se la cavò con un taglio da poco nella parte esterna del palmo sinistro. Sangue cominciò a colare, poche gocce per lui, decisamente di più per la sua compagna.

«Che cosa succede qui?»
«Sakazu, ma cosa...»


Kazuhito era tornato, accompagnato dal sindaco, che nel vedere i due Genin a terra e il contadino con ancora la falce in mano si rabbuiarono istantaneamente.

«Sakazu, esci immediatamente da qui.»
«Signor sindaco, hanno ucciso mio...»
«Stai dicendo delle idiozie, ma è il dolore a farti parlare. Esci. Ora.»


Il tono era quello di chi non avrebbe accettato proteste... Ed effettivamente non ve ne furono. Il contadino, senza chiedere scusa né guardare i due Genin che aveva ferito, fece un cenno alla moglie che, ancora piangendo come se nulla attorno a lei fosse cambiato, si alzò in piedi portando con sé il piccolo cadavere sempre stretto al petto.
Kazuhito guardò le mani dei suoi apprendisti e sospirò.

«Non vi posso lasciare soli due minuti che succedono casini... Beh, direi che posso approfittarne per insegnarvi l'Autocura. Per ferite del genere, è indispensabile quando si ha poco tempo e occorre guarire in fretta.»

Lanciò prima un'occhiata a sua figlia, ma quella, con gli occhi chini e l'espressione concentrata, stava già generando un flusso di chakra che, Sandayu poteva vederlo, era molto simile a quello adoperato per la Konji-Ki. Invece di essere canalizzato verso l'esterno, però, il chakra veniva convogliato nei tessuti dell'utilizzatore, che reagivano ricostruendosi a velocità sostenuta.

«Come fa lei, Sandayu-kun. Ormai hai capito come usare la Konji-ki, no? Questa ijutsu è uguale, ma trattieni il chakra dentro di te. Su, prova. Un taglietto del genere ti guarirà in un attimo.»

 
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Come era ovvio l'uomo non aveva intenzione di calmarsi, non prima di essersi sfogato a sufficienza. Purtroppo la realtà era quella che era: la situazione sembrava essere complicata ovunque e le forze disponibili andavano divise come meglio possibile. La triste realtà era che avrebbero potuto avere di meglio o, con ogni probabilità, nessuno.
Dal canto suo non c'era molto che potesse fare, un novizio al suo primo giorno sentiva perfettamente il peso e la portata delle sue capacità e diveniva semplice comprendere la differenza rispetto ad un medico specializzato.
Quando il contadino tuttavia alzò il falcetto, il giovane ninja sollevò appena i palmi delle mani, preparandosi a deviare il colpo o provare a disarmare una eventuale aggressione. Si aspettava una reazione violenta, ma confidava che sarebbe stato capace quantomeno di arginarla abbastanza perchè l'uomo sfogasse parte della sua frustrazione e tornasse a ragionare.
Purtroppo il fattore umano era imprevedibile e sicuramente non si aspettava che Karai intervenisse frapponendosi.
Nel momento in cui la collera non era più solo incentrata su di lui diveniva difficile prevedere le azioni del contadino.
Così, prima di poter reagire, si ritrovò l'intero peso della ragazza sbalzato addosso, privandolo dell'equilibrio. Dopo tutto il lavoro prolungato fatto addietro, in posizione chinata, diveniva difficile reggere l'urto senza crollare, così i due si ritrovarono a toccare rudemente il suolo.
Avvertì immediatamente il bruciore improvviso causato dalla lama che tagliava un lembo di pelle della mano, portandolo a ritrarla d'istinto, tentando di spostarsi sul lato opposto.
Fortunatamente sembrò che finalmente il dottore e il sindaco avessero deciso di fare ritorno, mostrandosi all'ingresso della tenda e allontanando i contadini senza troppi giri di parole.
Il che diede anche a Sandayu l'opportunità di osservare la ferita: un taglio superficiale di cui non c'era da preoccuparsi, fortunatamente. Sospirò brevemente, tentando di tirarsi in piedi mentre Kazuhito si volgeva verso di loro, badando a evitare di scivolare sul pavimento non esattamente lindo. Nel sentire il medico nominare l'autocura il ragazzo smise di togliere la polvere dal posteriore dell'abito con la mano sana, fermandosi e seguendo invece con lo sguardo quanto detto, volgendosi quindi ad osservare la ragazza all'opera.
Rispetto alla situazione frenetica e caotica precedente questa tecnica sembrava ora molto più semplice, specie visto che in larga parte condivideva le basi di quella appresa in precedenza. A quanto pareva la differenza stava nel modo in cui chakra veniva emanato: stavolta in maniera interna invece che esterna. In linea teorica in effetti non sembrava difficile e probabilmente sarebbe stato anche più facile controllare il flusso. Inoltre stavolta non avrebbe dovuto utilizzare il Byakugan per orientarsi o osservare i flussi altrui, quindi avrebbe potuto essere più rilassato.
-Si, Kazuhito-sensei.. Gli altri abitanti sono stabili?-
Chiese brevemente, sentendoci decisamente poco ciarliero visto il contesto in cui si era svolta la giornata, nel tentativo di togliersi il dubbio più impellente così da spostare la concentrazione altrove liberamente.
Intanto iniziava a tentare di concentrare il chakra nel flusso ormai abituale, dirigendolo con calma e decisione verso il palmo della mano, prima di restringere il flusso alla sola ferita e convogliarlo gradualmente verso l'interno, per stimolare la rigenerazione cellulare. Se tutto fosse andato come previsto la ferita avrebbe preso a richiudersi partendo dagli strati interni verso quelli più esterni.
 
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view post Posted on 10/6/2017, 09:52     +1   -1
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Senza dire nulla, Sandayu prese a imitare la compagna seguendo le indicazioni del dottore. All'inizio non vide risultati degni di questo nome, ma pian piano, così come il taglio di Karai si stava rimarginando, anche lui riuscì ad aggiustare il suo flusso di chakra e far scomparire il segno rosso sulla sua mano. Solo le tracce di sangue rimasero, e il ricordo del dolore che fino a poco prima pulsava sottile.

«Gli altri pazienti non sono in immediato pericolo di vita» riferì Kazuhito, dopo la domanda dello Hyuga sulle condizioni delle altre tende. «Quelli che avevano bisogno di cure immediate erano qui... Gli altri necessitano prevalentemente di medicinali.»

Fece scorrere lo sguardo sugli uomini e le donne distesi in quella tenda. L'aria era ancora pesante, e la consapevolezza che una buona percentuale di loro non avrebbe più riaperto gli occhi contribuiva al silenzio, ma di certo non a sollevare gli animi.

«Venite con me ora. Faremo l'inventario di quello di cui il villaggio ha bisogno, poi tornerete a Konoha e consegnerete la lista a Chiko-san della segreteria, lei saprà cosa fare.»

Karai, che appariva pallida e stanca ma che conservava una determinazione notevole negli occhi, aggrottò le sopracciglia.

«Non faremmo prima a mandare un falco?»
«Sì, ma tanto non ci metterebbe molto meno tempo di voi, e voglio comunque che torniate a casa.»


Quell'ordine, dato con una disarmante naturalezza, fece sgranare gli occhi alla figlia. Il medico si stava già girando per uscire dalla tenda, ma Karai gli corse dietro.

«A-abbiamo sbagliato qualcosa? Non ti serviamo più?»
Era una sottile sfumatura di panico, quella che si poteva percepire nella sua voce. Non voleva fallire. Si era impegnata tanto, e a parte il primo paziente nessuno era morto sotto le loro mani...
«No, non mi servite più. La lezione è finita.»

Karai, per un attimo, si voltò verso Sandayu con occhi sgranati e increduli. Forse cercava il supporto del compagno, ma ricordandosi subito dopo di chi fosse, il suo compagno, gli diede le spalle e scattò verso il padre afferrandogli una manica poco prima che questi uscisse dalla tenda.
Kazuhito sospirò, alzando gli occhi al cielo come se avesse a che fare con un pargolo capriccioso.

«Non voglio lamentarmi, Kazuhito-san. Voglio solo capire. Ci hai lasciati da soli senza spiegazioni, e la situazione lo richiedeva. Ma tu sei il nostro insegnante.»

La ragazza deglutì, e lasciò andare la manica del padre. Questi si girò, con le mani sui fianchi, e sbuffò apertamente infastidito. Un'occhiata alla figlia, poi una allo Hyuga silenzioso pochi passi indietro.

«Sandayu-kun, secondo te perché vi voglio rimandare indietro?»
 
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Appena più rilassato, lo shinobi accolse la notizia che il peggio era passato con un cenno del capo. Nonostante la sensazione di immobilità improvvisa gli procurasse ancora un certo disagio, dopo lo lotta contro il tempo di poco prima, quantomeno era conscio di poter tirare un respiro liberamente e senza preoccuparsi.
Una magra consolazione, ma quantomeno gli avrebbe dato il tempo per assimilare quanto accaduto.
Intanto la ferita parve essersi rimarginata. Squadrò il palmo della mano con aria dubbiosa, flettendola per assicurarsi di aver fatto un buon lavoro. Avvertiva solo un lieve prurito e un accenno di sensibilità, probabilmente momentanea. Con un cenno più soddisfatto lasciò ricadere il palmo, conscio che di lì in avanti avrebbe potuto sperimentare i limiti della tecnica medica anche da solo.
L'ordine successivo a quanto pareva era più semplice: stillare una lista e consegnarla alla segretaria. Un semplice lavoretto di inventario prima di rientrare.
Ovviamente Karai non sembrava apprezzare la scelta, prendendola come una critica diretta. Per un istante si voltò verso di lui, ma Sandayu aveva già avuto modo di capire che la ragazza non avrebbe accettato nessuna parola che non fosse quella che lei voleva sentire o quella di un'autorità superiore, così si limitò a sua volta a distogliere lo sguardo verso la figura di Kazuhito, che quasi contemporaneamente si rivolse a lui per avere una risposta.
Lo Hyuga aggrottò appena le sopracciglia, in parte perplesso per quella strana domanda. O meglio, che la domanda venisse rigirata a lui.
Ci mise alcuni istanti a mettere in ordine i pensieri, prima di prendere a rifletterci seriamente, una cosa però la sapeva.
-Se avessimo fallito totalmente non credo si sarebbe preso la briga di insegnarmi l'autocura prima di rimandarci indietro..-
Accennò per cominciare, conscio che probabilmente quella era la parte che la ragazza voleva sentire. Quindi iniziò a srotolare le maniche della divisa, aggiungendo brevemente.
-Probabilmente se i restanti pazienti sono davvero in buone condizioni qui non siamo più utili e potremmo essere un bersaglio per la frustrazione di altri abitanti che hanno subito perdite..-
Fece mente comune, prima di sollevare di nuovo lo sguardo.
-E se avessimo svolto una prova soddisfacente credo comunque che dovremmo recarci al villaggio in prima persona..-
Un mezzo sorriso di circostanza tirò appena le labbra su un lato per qualche istante, mentre aggiungeva:
-Ma non voglio essere troppo ottimista..-
Avevano perso un paziente: alcuni potevano dire che era "solo" un paziente, ma non stavano parlando di una cassa di erbe su un carico da scortare. Aver perso un paziente era a suo modo una grossa sconfitta, almeno per quanto lo riguardava. Non escludeva la possibilità che anche altri la pensassero allo stesso modo.
Rimase ad osservare con lo sguardo attento la figura del medico, lanciando un occhiata in tralice verso sua figlia. Probabilmente una persona abilmente intuitiva avrebbe facilmente percepito l'espressione come un:
"O probabilmente perchè ha una figlia insopportabile e totalmente fuori controllo.."
Ad ogni modo il giovane poteva solo fare congetture, per quanto verosimili. Dubitava che avrebbero soddisfatto la pulce in forma umana abbastanza da farle lasciare la presa sul dottore. Comprendeva la curiosità, chiunque avrebbe preferito andarsene con una certezza. Purtroppo loro non erano chiunque, erano shinobi, e come tali rispettare gli ordini senza discutere era quasi vitale di solito. Una realtà a cui era meglio tentare di abituarsi.
Così attese che il medico decidesse se dare loro una conferma o meno, prima di fare l'inventario e rimandarli indietro. Ad ogni modo, non era una novità per lui ricevere comunicati in ritardo: aveva saputo i risultati del suo esame all'accademia dopo un giorno con l'unica direttiva di non presentarsi all'esame pratico. In confronto essere rimandato indietro a lavoro finito era quasi rassicurante.
 
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view post Posted on 10/6/2017, 16:20     +1   -1
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Artificial Flower's Lullaby

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Kazuhito annuì lentamente, un'unica volta, e le labbra si incurvarono in un sorrisetto divertito. Ironico, ovviamente: il sarcasmo non gli faceva illuminare gli occhi come per un sorriso reale.

«Anche...» iniziò a dire, «Ma il motivo principale è uno: siete esausti, e se doveste perdere i sensi perché state consumando troppo chakra poi sareste dei pazienti in più di cui mi dovrei occupare.»

Fece un gesto con la mano, indicando ai due l'uscita della tenda.

«Forza, diamoci una mossa.»

E prima di poter ricevere commenti o domande, uscì dalla tenda, seguito a ruota da Karai e, presumibilmente, anche Sandayu.

Il resto del loro compito fu breve ed effettivamente semplice: raccogliere le poche merci che si erano salvate dall'incendio, verificare cosa era utilizzabile a scopi medici e cosa no, redigere un rapporto. In tre, aiutati anche da alcuni abitanti in spasmodica ricerca di qualcosa da fare per rendersi utili, ci impiegarono meno di mezz'ora.
Quando la lista fu pronta, Kazuhito la consegnò a Sandayu.

«Tornate diretti all'ospedale. Riferite anche che mi servono, oltre alle medicine e i materiali nella lista, almeno altre due persone. Vediamo di chiudere questa storia con meno setticemie possibili.»

Fece per voltarsi, poi si ricordò di una cosa e schioccò le dita.

«Ah, Karai-chan... Dì a tua madre che torno tardi e che non mi dovete aspettare... Ma che ti prepari le tonkatsu. Okay?»
Se alla prima frase la ragazzina stava per sbuffare, probabilmente perché il mestiere di medico porta un uomo a non tornare spesso a casa per cena in orario, alla seconda rimase strabiliata. Sgranò gli occhi, poi un sorriso luminoso le sbocciò sulle labbra.

«Sì, papà.»

Il dottore annuì, e congedò i ragazzi. La strada non era complicata, ed essendo primo pomeriggio avrebbero avuto tutta la luce che volevano per tornare a Konoha... E Sandayu poteva stare tranquillo: a meno che non fosse stato lui a parlare per primo, Karai non avrebbe aperto bocca.




CITAZIONE
Eeee abbiamo finito! Nel tuo ultimo post, oltre alla conclusione, ti chiedo di valutare il mio operato come quester dandomi un voto da uno a dieci su questi parametri:
    Coinvolgimento Personale: il voto sarà alto se la giocata vi ha divertiti, se la trama era interessante e quindi se è stato in grado di far crescere il vostro personaggio e se ha offerto spunti per il futuro.

    Tempistiche: basate questo punteggio in base ai tempi di risposta che ha avuto il Master/Quester e quindi sulla comunicazione di eventuali assenze e ritardi; sarà indice di buona coordinazione o meno con i giocatori. Attenzione però, se in partenza vi eravate accordati su un ritmo lento di posting - e lo avete accettato iniziando a giocare - non potete poi dare un voto basso perchè le risposte tardavano ad arrivare; se in corso d'opera cambiate idea o vi trovate con più tempo libero a disposizione e non vi sta più bene il ritmo stabilito, potete chiedere il cambio master/quester.

Per quanto mi riguarda, ecco le mie valutazioni.

Role: 9,5. Il personaggio granitico tutto d'un pezzo può piacere o non piacere, quello è soggettivo e non lo vado a valutare. Sicuramente hai ruolato Sandayu in maniera coerente dall'inizio alla fine, ma a toglierti il punteggio pieno è stata la scarsa interazione con l'ambiente e gli spunti. Sicuramente non poteva mettersi ad abbracciare Karai e a confortarla per farla calmare nel momento di attacco di panico, ma l'incapacità del tuo pg di comprendere chi lo circondava ha provocato la morte del paziente. Non è stato un errore nel senso letterale del termine... Ma volevo provare a far capire al tuo pg che in situazioni del genere bisogna tener conto anche dei propri compagni, non solo delle proprie capacità. Un piccolo test quindi. Ma non temere, un sacco di gente sarebbe morta comunque :D
Scrittura: 10. Niente da segnalare, scrivi bene e in modo scorrevole. Ottima analisi dei pensieri e dello stato d'animo del tuo pg.
Strategia/Approccio: 9, per lo stesso motivo citato sopra: cannando il rapporto con Karai, bruciando qualsiasi possibilità di coordinarsi in maniera serena, Sandayu non ha tratto il massimo dalla situazione.
Conoscenza del Regolamento: 10

Voto Medio: 9.6

Ottieni, oltre alle tecniche Genin di cura, 577 exp.

Grazie per aver volato con gaeshiairlines, ci auguriamo di riavervi a bordo u.u/
 
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view post Posted on 10/6/2017, 17:15     +1   -1
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Ace Of Spade

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CITAZIONE
Narrato
"Pensato Sandayu"
-Parlato Sandayu-

Il medico aggiunse una questione più che condivisibile alla situazione, ovvero la stanchezza, che probabilmente avrebbe spinto i due a creare più problemi che altro.
Inoltre, ma questo il giovane lo tenne per se, iniziava a sentire un certo appetito che probabilmente con l'allontanarsi della tensione e la razionalizzazione graduale di quanto accaduto, avrebbe potuto solo peggiorare.
Così non ebbe obiezioni nel seguirlo per svolgere in fretta l'inventario da riportare al villaggio. Il lavoro fu tutto sommato molto rapido e meccanico, un cambiamento notevole rispetto a ciò con cui aveva avuto a che vedere negli ultimi tempi, sino a poco prima.
Una volta compilata la lista, venne consegnata direttamente nelle sue mani: la osservò per un istante, prima di farla sparire al sicuro nelle larghe maniche e confermare con un cenno di assenso di aver ricevuto le istruzioni.
-Si Kazuhito-sensei. La ringrazio del suo tempo.-
Concluse chinando il capo formalmente, prima di voltarsi per cominciare il viaggio di ritorno. Aveva fatto giusto due passi quando si arrestò un secondo sentendo l'esclamazione del medico, che però sembrava rivolta verso la figlia. Attese che i due finissero osservando distratto la scena.
"Che ragazzina.."
Constatò fra se e se, prima di aprire la strada, una volta avuta certezza di essere seguito.
Sulla via del ritorno mantenne un ritmo sostenuto, anche se meno dell'andata: non se la sentiva di passeggiare e lasciarsi andare ai pensieri così presto, inoltre prima avessero consegnato la lista all'ospedale, meno fretta avrebbero avuto per predisporre le istruzioni ricevute. Il che si sarebbe tradotto con meno irascibilità da parte della segretaria, sperava.
La strada si rivelò priva di sorprese, come anche la consegna della lista. La giornata dava l'impressione di essere più lunga di quanto fosse realmente stata, inoltre lo attendeva l'abitazione vuota e probabilmente un pasto freddo. Al termine di tutto il ragazzo si fermò davanti ad un piccolo chiosco di ramen.
Lo osservò un istante, prima di farsi avanti scostando i lembi dell'entrata, pensando fra se e se che in fondo, se lo era meritato.

CITAZIONE
//Grazie per la quest scorrevole e piacevole e anche per le valutazioni! L'interazione con la figlia del dottore è stata abbastanza travagliata, c'era parecchio in ballo ma dovevo tenere conto anche della mancanza di esperienza sociale del mio marmocchio. E' stata un'esperienza divertente, defunti a parte! u.u'

Coinvolgimento Personale: Non è semplicissimo vivacizzare una quest medica, sicuramente, ma in questo caso l'idea di aggiungere un membro e inserire tutto in un contesto molto "movimentato" ha reso tutto molto più interessante e scorrevole. Contestualizzando la scelta di trama non credo ci sia nulla da ridire, l'ambientazione ha fatto bene il suo dovere. Unico appunto che mi ha un pochetto disorientato in seguito è il fatto che l'autocura mi risulta essere un "rinvigorente" più che una vera e propria cura, quindi forse sarebbe stato meglio utilizzarla per far recuperare le forze ai giovinetti stanchi. Ma alla fine è un dettaglio tecnico. Voto: 9.5

Tempistiche: Assolutamente nulla da ridire, nonostante tu abbia avuto un leggero inghippo personale che ti ha frenato a un certo punto hai avvisato tempestivamente e per il resto sei stata puntualissima postando con frequenza anche superiore a quella per cui ci siamo accordati. Mi ha fatto davvero piacere averti come quester: la mancanza di rallentamenti mi ha aiutato a mantenere il senso della quest e dell'ambientazione e la cadenza molto puntuale delle risposte mi ha aiutato anche a predispormi nei tempi necessari per valutare le mie risposte prima di inviarle, quindi mi sono sentito anche più agevolato nello svolgere un buon lavoro. Spero di poter ancora contare su di te in futuro.
Voto: 10
 
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view post Posted on 28/9/2017, 21:30     +1   -1
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♫ Peace ♫

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|| Parola d'ordine: #poche_ciance_più_valutazioni.

Gran bella quest, curata in ogni dettaglio, dall'ambientazione coerente con quanto sta succedendo in on fino agli Npc, entrambi interessanti grazie al legame conflittuale. Ottime anche le interazioni proposte e il modo in cui hai testato il giocatore. Altro volo piacevole con gaeshiairlines, devo fare l'abbonamento :asd:
||

    Tempistiche (Nyram): 10
    Coinvolgimento Personale (Nyram): 9.5
    Trama e Impostazione: 10
    Scrittura: 10
    Ambientazione/Caratterizzazione NPC: 10

    Voto gaeshi: 9.9
    Paga: 297 ryo




 
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