Non... Posso di certo dire che mi aspettassi questa reazione, da parte del ragazzo. Pensavo si innervosisse, addirittura che mi scacciasse, o comunque come minimo mi desse un po' addosso, e invece eccomi qua, di nuovo paonazza e confusa, stretta tra le sue forti braccia. Non che non sia piacevole. Solo che... « S-Stupido, non dirmi queste cose solo per farmi piacere! » gli dico, convinta, scivolando via senza troppa voglia dal suo abbraccio, per proseguire altrove. Gli do subito la schiena, così da non dover affrontare ancora il suo sguardo. Figuriamoci... Chi può apprezzare una nukenin? Sospiro, girando leggermente la testa verso di lui, con le braccia tutte raccolte l'una sull'altra. « G-Grazie. »
Ed eccola qui, dunque, Nakoganezu. La osservo dall'altura che precede il piccolo lembo di terra su cui è costruita, in questo ampio piano coperto per la maggiore da un grosso lago d'acqua densa e azzurra, che riflette il cielo come uno specchio. E' un insediamento minuscolo, rispetto a Suna... Ma di una bellezza del tutto nuova, per i miei occhi. Case in legno, decorate con pietre chiare e piante in ogni dove, con tetti in piastrelle di un viola intenso, omaggio probabilmente alla Madre. Struttura che si solleva da tutte le altre, sia per particolarità che per effettiva altezza, è quella che immagino funga da tempio. Costruita a ridosso del lago e issata dal terreno attraverso un'ampia struttura in pietra, si estende verso l'acqua... Acqua, cacchio. Non ne ho mai vista tanta tutta insieme e, di colpo, soffermandomi sul lago, mi rendo conto di quanto la cosa mi metta in soggezione. Cioè... A Suna l'acqua non manca e dopo tutta la pioggia presa durante il viaggio, cosa pure assai rara, non pensavo di farmi colpire da così poco. Scuoto la testa, tornando a Nakoganezu. Il villaggio è in fermento, cosa decisamente plausibile, dato l'orario. Tanti nostri simili sono in giro a svolgere diverse faccende. Chi ripara un cancello, chi serve ad un chiosco all'angolo della strada, chi fa la spesa e chi semplicemente sta lì a passeggiare. Tutti ragni, dai più piccoli agli anziani. Mi ricorda il Clan... Manca solo la sabbia e l'oro!
Non ci vuole molto, per farci notare. Non appena superato l'ingresso, delimitato da un grosso portone rosso, poco a poco le persone che ci sono intorno ci iniziano a scrutare. In un villaggio di shinobi, in effetti, non è proprio gradevole ricevere delle visite inaspettate. Mekorochi fortunatamente è un lasciapassare importante. Tra le voci che iniziano a mormorare e i gesti che accompagnano i nostri passi, noto come i più anziani riconoscano il ragazzo, sogghignando anche contenti del suo ritorno. Intuisco che comunque non deve essere cambiato molto, da quando lui era bambino. Prosegue a colpo sicuro, muovendosi fra gli ampi sentieri delineati dalle case, diretto al tempio, dove ad accoglierci c'è un anziano uomo con vestiti sontuosi e chiari. Particolare, sul serio. Senz'altro un sacerdote. Devono averlo avvisato del nostro arrivo, non credo che sia stata una coincidenza il suo scendere le scale proprio in questo momento.
Mekorochi viene accolto da grande affetto. Pur rimanendo fermo nei suoi gesti, la voce dell'anziano è chiaramente carica di assoluta contentezza nel richiamare il nome del ragazzo che ha di fronte. D'altra parte, Meko non accenna a esporsi troppo, forse in soggezione per la figura, ma prende comunque a spiegare dettagliatamente cosa sia accaduto alle loro case, per poi passare al descrivere il mio incontro con la loro famiglia, il viaggio e così via, fino al nostro arrivo. Tamaseko, così si chiama il sacerdote, immediatamente invia diversi uomini che ci hanno circondato a recuperare i rimanenti pellegrini, per poi concentrarsi su di me. L'estranea. Il suo tono di voce è calmo, così come il suo sguardo rimane gentile, per quanto è in grado di far sciogliere rapidamente la stratta che aveva su di me Meko-kun. Ma... C'è chiaramente in quegli occhi, così come in quanto dice, una certa freddezza e diffidenza. Non posso di certo dargli torto...
« Ehm... » Mi schiarisco la voce, quindi congiungo le mani superiori e mezzane, tenendo ben allargate invece le braccia inferiori, inchinandomi marzialmente di fronte all'anziano. Non so se condividono questo segno, essendo in uso da noi figli di Jinosamu, ma non conosco altre forme di rispetto... Rimasta ferma, chinata in avanti, procedo dunque a presentarmi. « Mi dispiace infinitamente di disturbarvi, Tamaseko-sama, e capisco benissimo le remore che avete nei miei confronti. Non ho alcun diritto di essere qui, ma... Ma avevo bisogno di conoscere voi e la vostra gente. Ho abbandonato il mio Clan e il mio Villaggio perché ho scoperto quanto sono stati meschini nei vostri confronti, grazie all'aiuto di Goke-sama... E credo... »
Come posso dirlo facendomi prendere sul serio? Sono solo una bambina, altro che "riunire i clan con il mio aiuto". Nessuno può credere alle mie parole, se non forse Goke, ma lei non è qui in questo momento. Trattengo il fiato, per qualche secondo, sperando mi aiuti a pensare, quindi lo lascio tirare via, rialzandomi e puntando gli occhi contro quelli del sacerdote. Non c'è sfida nel mio sguardo, ma molto probabilmente... Supplica.
« Siamo tutti figli di Jinosamu, Tamaseko-sama. Di recente alcuni di voi sono venuti a trovare nostro Padre, e ho visto quanto voi lo amiate... Credo che... Che se io sono qui, in questo momento, c'è una possibilità di poterci riunire. Jinosamu credo vorrebbe questo. Lo so di essere solo una giovane kunoichi fuggiasca, ma... Ma sento che questo è il luogo dove la ragnatela di Jinosamu mi vuole, in questo momento. »