Le fiamme del focolare si protraggono tremolanti verso il cielo che va ad imbrunire, e il loro scintillio crea giochi di luce e ombre sui volti delle tre protagoniste dello scenario - gli occhi di Shin, svolazzanti di tanto in tanto su Ruri, di tanto in tanto su Honami, assumono brillanti toni aranciati, così come la chiara chioma, che si dipinge di tale colore.
Sbocconcella il suo pezzo di carne lentamente,
più interessata a scrutare le altre due a dirla tutta: sono entrambe silenti, eppure s'è creata un'atmosfera calma piatta -
e forse, l'unica cosa che potrebbe agitarla in quel quadretto tranquillo è il bagliore riflesso nelle scure lenti della mercenaria.
Solo il discorso intrattenuto dalle sue compagne - a cui lei non ha partecipato - è riuscito a rompere il religioso silenzio, quello portato avanti subito dopo il ritorno della più giovane con i propri generosi doni: parole rassicuranti arrivano da parte della mercenaria, parole che l'aiutano a chiudere gli occhi e abbandonarsi a una relativa serenità - anche Honami forse ha preso a fidarsi di lei. Shin giurerebbe di sì, ormai, e ne è felice. Sono una squadra.
Finalmente possono rilassarsi, ristorarsi e pensare: pensare a ciò che vogliono, tranquille di vagare nei propri pensieri come tanto la magnetista ama - e odia - fare.
Questo la Kunoichi si domanda: a cosa staranno pensando?
Honami che termina il proprio passo, Ruri che sorseggia - forse acqua? - dalla propria borraccia. Le osserva con fare curioso, timida e remissiva come sempre: potrebbe far le cose molto più semplice, e chiedere loro cosa le occupa la mente, ma non se la sente - e anzi, prova quasi sensi di colpa all'idea di interrompere quello stato di quiete in cui, forse, anche le sue compagne stanno rilassandosi.
E Shin, invece? Cosa pensa Shin?
È riuscita a essere sopraffatta da quella tranquillità e se ne bea finché può, prima che l'agitazione possa, per un motivo e per un altro, assalirla di nuovo - e, visto e considerato che stanno arrivando al cuore della missione, ne è certa, lo farà.
Osserva Ruri, si domanda cosa stia pensando. Se sia arrabbiata, triste...oh, cosa ha fatto.
Stringe istintivamente a sé il contenitore metallico, ancora in suo possesso, e lo accarezza appena on le pallide dita - non permetterà che gli accada qualcosa. Non stavolta.
In quell'oggetto porta qualcosa che è molto più grande e importante di una massa salina.
Ancora, regge stentatamente lo sguardo - presupponendo lei stia rispondendo - della mercenaria, perché sente ancora la colpevolezza scorrerle nelle vene: nonostante voglia davvero far in modo che il suo sacrificio non sia stato vano, proteggere quel sentimento trascinato via dal vento, si sente ancora tremendamente male all'idea che la causa sia stata sua.
<i>Una mera disattenzione.
Eppure...è sempre tanto sull'attenti...
Passa a scrutare il fuoco; le fiammelle, tutte un tremolio, le scaldano in quella fredda sera: che siano al confine con il paese del Gelo lo rende evidente anche il clima, ma di riscaldarsi non ne ha poi tanto bisogno - regge bene le basse temperature, tanto che si scosta un po' indietro, come a invitare pure le altre due ad avvicinarsi al falò.
Guarda Honami: ancora la ringrazia mentalmente per averla difesa tempestivamente dall'attacco del primo lupo, poi si ricorda che di fatto non è più riuscita a farlo di persona -
pensava...ad altro.Ci pensa un attimo su: vuole interromperlo, questo pacifico silenzio - vuole prendersi anche questa "colpa"?
"Beh, buttare una parolina magari farà bene" si dice, e si rivolge alla Yotsuki:
"Grazie per prima, Honami-chan, senza di te penso proprio che mi sarei fatta cogliere alla sprovvista"Le sorride dolcemente, poi si rivolge all'altra compagna:
"E anche a te, Ruri-sempai...grazie."Con la coda dell'occhio,
nota una certa malinconia dipinta sul volto della capo squadra: l'ha vista solo di sfuggita, ma di nuovo un senso di tristezza le attanaglia lo stomaco. Abbassa il viso fino a che le altre due non possono vedere altro che il suo cuoio capelluto, e tiene gli occhi fissi sul terreno scuro.
Ora, semplicemente avrebbe voluto non rompere quel silenzio - in fondo, avrebbe potuto ringraziare l'amica l'indomani.
Beh...non può stare a rimuginarci troppo, ormai. È...è contenta di averglielo detto: ora spera solamente possano ripiombare in quello stato di quiete che tanto l'ha fatta star bene fino ad allora; desiderio che, naturalmente, non trova realizzazione.
È Ruri a prendere parola, e Shin drizza le orecchie e si irriggidisce nel sentire proprio la sua di voce, salvo poi socchiudere gli occhi, distendere i nervi e rialzare poco alla volta il volto cercando di starsene più tranquilla. Offre loro la sua bevanda - non acqua ma vino di riso - e la Genin scuote la testolina, facendo un cenno di ringraziamento.
È su quel "come me" che la magnetista si concentra.
La donna riprende a parlare con quello che sembra voler essere un consiglio, e subito si ferma.
Cosa intende? E cosa voleva dirci?Com'è Ruri?Arriva così, di domanda in domanda, a chiedersi quale sia effettivamente la personalità della donna:
qual è la realtà tra quello che ha visto?
Una persona sicura di sé, forse troppo, dall'ironia a volte pungente, provata da eventi passati ma dotata di una grande forza d'animo, aggressiva ma con un certo rispetto per gli individui che la circondano, anche in grado di essere dolce, a modo suo.
Sì, probabilmente è un misto di ciò: certo, le tocca anche ammettere che i pensieri iniziano a diventare vorticosi, confusi...
"Che stanchezza"
Eppure, si sente rilassata, come se i suoi sensi fossero ovattati - quasi come fosse sedata.La donna chiede loro se hanno un maestro, ma non lascia loro rispondere -
e probabilmente, a stento ci sarebbe riuscita lei in queste condizioni: il nome del proprio di maestro, questa è l'ultima cosa che dice - poi ridacchia e si corica così come se nulla fosse.
In un'altra situazione, in un'altra sera, l'Akiyama le avrebbe regalato un'occhiata curiosa e apprensiva:
non l'avrebbe disturbata, ma si sarebbe preoccupa che magari non si sentisse bene - probabilmente avrebbe anche ripensato a quello che era accaduto prima.Ora come ora, si sente solo intorpidita. Stanca, assente, ma stranamente tranquilla. Crolla così, lentamente, senza pensieri ma con tante cose da dire, e lo stesso fa Honami. I loro occhi si chiudono, i respiri diventano lenti e regolari.
Il silenzio che tanto agognava è tornato.
*********
È un sonno movimentato il suo: a dire il vero parte come tranquillo, privo di turbamenti, una calma piatta simile a quella con cui ha chiuso gli occhi; non che la parte successiva si possa descrivere come paurosa - piuttosto...è semplicemente curiosa: il susseguirsi di forme e colori, di voci e movimenti, diventa sempre più vorticoso. Vede le proprie compagne, fauci con grossi canini, un giglio, zanne di cinghiale, poi fiammelle luminose, e una scia di non saprebbe ben definire cosa trascinata dal vento -
forse sale...o, forse, cenere?Apre gli occhi - non li apre di scatto, o in modo frenetico: semplicemente, si aprono, come se avesse appena riaperto le palpebre dopo averle sbattutte, in un gesto naturale.
È calata la notte attorno a lei, e il freddo è diventato più pungente di quanto s'aspettasse, tant'è che trema al contatto con il gelido suolo: unica fonte di luce e calore residuo è la brace che è rimasta del falò, ancora colorata d'arancio ardente in alcuni punti. Appoggia la testa pesante sul palmo,
rendendosi conto di quanto effettivamente sia stanca...e di quanto gola e stomaco le siano di intralcio, la prima per secchezza, il secondo a furia di duolere.Si alza, barcollante, poco stabile sulle gambe minute; cerca di mettere ben a fuoco quel che le sta davanti:
sembra tutto...così sfocato. Non saprebbe se attribuirlo a quel forte senso di malessere e torpore o a un clima nebbioso.
Ha così tanto sonno, troppo per pensarci."Meglio che torni a dormire" si dice.
Deve essere carica e in forze per il giorno seguente. Per la missione.Quasi istintivamente, si limita a darsi un'occhiata attorno. A cercare con lo sguardo le compagne,
probabilmente anche loro appisolate - o forse qualcuna di loro è rimasta a far di guardia?Ma no, l'avrebbe notata e rivolto la parola: forse avrebbero fatto meglio a tenere qualcuno di vedetta ma pare tutto tranquillo - la prossima volta staranno più attente...che possa restare lei sveglia a vegliare?Decide di far così: è solo allora che guarda effettivamente nella zona e se ne accorge. Un brivido le attraversa la schiena, ma stavolta non è mosso dal freddo clima:
le...le ragazze...
D-dove sono?!Nulla,
neanche l'ombra delle compagne: l'ultima cosa che avrebbe potuto immaginare si sublima davanti ai suoi occhi sottoforma di spazio vuoto; a dirla tutta, pare che nessuno ci sia mai stato lì,
tant'è vero che l'unico segno tangibile che la missione non sia stata tutto frutto di immaginazione è il contenitore, riposto vicino a lei. Lucente, solo.I pensieri prendono ad accavallarsi, tempestivi, terribili nella loro agitazione e negatività:
cosa le è successo? Sono...sono state rapite? Sono vive? No...no...non può essere successo qualcosa! Non può essere successo qualcosa senza che lei abbia potuto aiutarle!
Dormendo...Respira affannosamente, torturando in modo frenetico le dita: affera il contenitore, lo stringe a sé, si guarda attorno maggiormente scossa, e l'ambiente circostante le pare sempre più confuso.
"Che...se ne fossero andate?"Il pensiero balena in mente un attimo, uno solo, in cui sgrana gli occhi e deglutisce, mentre la possibilità le si concretizza in mente.
Distrutta.
Distrutta, forse in condizioni anche peggiori sarebbe stata se fosse stato plausibile...ma no.
Se avessero voluto proseguire la missione senza di lei il contenitore - ancora pieno - l'avrebbero portato.Cerca di tenersi stretto il sottile filo della ragione, appellarsi a tutta la propria lucidità per non perdere la testa per davvero. Ha paura, ne ha tanta. E la sua ansia è palpabile, chiunque potrebbe notarla tanto la sua espressione e il suo gesticolare parlano chiaro.
Deve...deve capire cosa può essere successo...deve farlo ora e aiutarle!Si piega in due: una fitta allo stomaco, la testa le sbatte ancora, i contorni di ciò che guarda appaiono ancora non ben definiti, sfumati.
E in un attimo, un'idea:
che si sia sentita male per qualcosa ingerito, o inalato? Allucinazioni?A cosa si possa in effetti addebitare il malessere fisico e quanto regga la sua teoria non se lo domanda -
non ha la forza di domandarselo.In parte rassicurata dalla sua supposizione, rapida infila le mani in una tasca dei pantaloncini neri per tirarne fuori l'erba medica datole da Honami -
e anche stavolta è lei a salvarmi...grazie, Nami-chan.Ingurgita l'erba, fiduciosa nel risultato: mastica in fretta, nel tentativo di fare il prima possibile, fino a ridurre il tutto in una poltiglia verdognola. In quel luogo silenzioso, la cui quiete è rotta solo dal suo masticare, può allora sentire un altro rumore - anch'esso di denti, ma tutta'altro che i suoi; il digrignio, poi dei ringhi bassi: vorrebbe bloccarsi sul posto per potersi mai girare, invece si volta di scatto, consapevole di ciò che l'attende una volta guardato dall'altra parte.
Deglutisce l'erba tutta d'un colpo, fino a sentire una sorta di groppo in gola - beh,
ne ha uno anche concreto ora.Pelo scuro, occhi iniettati di sangue, fauci schiumanti di saliva:
ancora?!
Ancora, questo le resta da chiedersi quando vede i lupi:
identici a quelli stesi poco prima, speculari ai due contro cui ha adoperato il magnetismo.
Il suo vero incubo, quelli che hanno fatto sì che il pacco venisse distrutto.
No, stavolta, non può permetterlo, non può permetterlo! Pur essendo conscia del fatto che il metallo sia un ostacolo invalicabile o quasi per quegli aguzzi canini, non vuole neanche che possano sfiorarlo. Deve proteggerlo.Prova a usare il magnetismo sull'oggetto, perché possa averne pieno controllo fino a condurlo in alto, lì dove non può essere raggiunto. Prova soltanto,
perché si rende conto di non potere.No, non c'è tempo per chiedersi il perché: fulmineamente lancia il pacco in aria,
nel tentativo di eliminare il rischio che i due animali possano avventarvicisi contro - lo avrebbe recupereto dopo se tutto fosse andato liscio, non appena fosse ricaduto verso il basso; poi, mentre si sarebbe trovato ancora a mezz'aria, avrebbe provato a scatenare la forza protettiva del vento su di loro: nuovamente contro i due animali inferociti avrebbe scagliato una folata, affinché potessero trovarsi sbalzati via, magari perdendo i sensi nell'impatto con qualche oggetto. Ancora,
vorrebbe solo renderli inoffensivi, nonostante non abbiano mostrato la propria ostilità attaccandola:
nelle condizioni in cui si trova meglio non farsi prendere alla sprovvista ad ogni modo.
Può funzionare. Deve funzionare.
Ancora, vuole solo proteggerlo.