Questione di "pelo", Quest medica genin per R.A.B.

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view post Posted on 16/2/2017, 20:42     +1   -1
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K U M O W A V E

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Il medico si avvia verso di lei a passi lenti, cadenzati - no, di certo non è allarmato come la ragazzina che ha i piedi immersi in una pozza di sangue: p-per caso anche stavolta è lei a star esagerando? A ingigantire la faccenda perché vittima di insicurezze?

...
Stavolta no


Lo vede nell'ora ben visibile squarcio del ventre, nella pozza di sangue che copre il pavimento, nel volto del dottor Netsu, distorto in un cipiglio di nervosismo e preoccupazione.

Vorrebbe parlare, chiedergli cosa dovrebbero fare ora, cosa dovrebbe fare lei.

Sapere se la Saggia starà bene - la può solo immaginare, tutta la sofferenza che scaturirebbe da una perdita del genere: degli abitanti di Shikareta, dei guardiani come Jin...

Quella sua e del dottore, per non aver potuto salvare la Regina e i suoi cuccioli.


Ma ha chiamato Taiki, ha fatto la scelta giusta: per quanto desiderasse rendersi utile e aiutare chi in difficoltà, come si potrebbe condannare una vita solo per questo desiderio? Di curarla Shion non è capace - ma il dottor Netsu...lui...lui potrà fermare l'emorragia!

Ci prova a consolarla - si sente forse un pelo meglio, un attimo più tranquilla - eppure, nonostante aver chiesto una mano potrà forse non condannare Tamafune, come dovrebbe fare a non essere divorata dai sensi di colpa per averne perso tanto di quel tempo all'inizio?

Forse è stato tutta una grande sfortuna, che il medico non avesse notato quel sangue, che neanche lei l'avesse fatto - <i>eppure, se solo avesse iniziato dall'altra zampa...

L'uomo lesto usa il proprio chakra per risanare la ferita, applica i punti di sutura perché l'emorragia non possa proseguire: e lei, allora? Dovrebbe starsene tremante a colpevolizzarsi?

Forte della vista di quanto velocemente Taiki è riuscito a richiudere la ferita, la giovane Kunoichi si rimbecca per l'ennesima volta: deve solo aspettare una direttiva - lei farà tutto ciò che può, tutto quello che è in suo potere perché...perché la loro missione non finisca lì.

Le si riempiono di lucciconi gli occhi, quando ancora si puntano su tutto quel sangue - calma, calma...la sta chiamando, calma e non pensarci, calma e puoi ancora salvarla.

Gli si avvicina, lo sguardo preoccupato che ogni tanto svolazza sulla Saggia, i pugni ben stretti e l'aria piuttosto stravolta da quanto accaduto negli ultimi, pochi attimi: no, non si è mai vista qualcuno morirle davanti - ed è pronta a tenere fede alla promessa che mai dovrà accadere quando ci sarà lei.

Un giorno, magari, tanti potranno essere salvi solo perché, diversamente da come la sua insicurezza la porta a fare, non ha mollato.


La dedica tutta al dottor Netsu la sua attenzione, una volta essersi avvicinata: un fusto di Actaea Racemosa, un fusto di Actaea Racemosa...

Se lo ripete più volte in mente, quasi avesse paura di scordarselo, di trovarsi fuori al villaggio e perdere la condizione del tempo e condannare la Saggia...

Scuote la testa, si accorge di quanto il gesto possa sembrare equivoco e punta quindi gli occhi in quelli dell'uomo, annuendo.

"Certo"

Continua a parlare, le dice che il fiore potrà far sì che i cuccioli nascano in previsione della più dura delle aspettative: si irrigidisce - nonostante tutto è ancora da mettere in conto, che la Saggia...possa non farcela; dirlo alla guardiana? Sì, forse penserebbe davvero che la stanno abbandonando al suo destino.

Ma, quasi a leggerla nel pensiero e a voler ancora placare le sue preoccupazione, la voce di Taiki ancora rassicura Shion:

"Ti prometto, non lo permetterò"

Ci si aggrappa fino in fondo a quelle parole, nell'uomo ha piene fiducia: annuisce, metabolizza il compito che la attente, si volta.

E poi corre.

Si dirige rapida verso l'uscita, deve trovare Jin, devono raggiungere il luogo in cui si trova la pianta e chissà quanto dista da lì.

Presa da tanta foga, spalanca la porta: quasi neanche il tempo di uscirne che vi trova la guardiana giusto davanti, comparsa tanto improvvisamente che, vuoi anche l'agitazione e l'irrefrenatezza padrone, la fanno letteralmente balzare.

"A-abbiamo bisogno di aiuto Jin" subito si affretta a riprendere il discorso. Non possono perdere tempo.

"N-noi...ci serve dell'Actaea Racemosa, ne necessita il dottor Netsu. H-ha appena richiuso una ferita che le ha causato una grande perdita di sangue"

Non le chiederà a cosa serva, non pensa: e...nel caso lo domandi dovrebbe inventarsi qualcosa...e se non fosse convincente?

Ringrazia che si limiti a domandarle delle condizioni della Saggia, che, forse, non abbia colto quel vacillare ancor maggiore nello sguardo già intimorito.

"Beh...il dottor Netsu ha...ha messo in conto che c'è il rischio possa aver perso troppo sangue..." distoglie lo sguardo ora vacuo, piantandolo sul terreno, poi di nuovo lo tiene su Jin

"Ma stiamo facendo di tutto perché la Saggia possa stare bene. Faremo di tutto"

Le regala un sorriso che vuole essere di conforto - che neanche è certa sembri tale - poi ricorda che devono darsi una mossa.

Ma la guardiana vuole entrare, vuole vedere la superba Tamafune con i propri occhi - e la Genin la capisce. La capisce ma non sa se ce l'hanno il tempo - e probabilmente neanche Taiki vorrebbe vederle entrare con nulla per le mani.

"Capisco tu voglia vedere Tamafune-san, ma ti assicuro che il dottore sta facendo di tutto, l'ho visto ricucire la ferita davanti ai miei occhi. Abbiamo solo bisogno di quella pianta, il prima possibile"

"Promettimi che starà meglio"

Certo che vuole farlo: vorrebbe prometterglielo ma...cosa può sapere, in fondo?

"Ci proveremo...sì"

"Non voglio sentire che ci proverai, voglio la tua parola"

Boccheggia. Cosa...cosa dovrebbe rispondere?

Come può portarsi sulla coscienza una promessa del genere, con il rischio che...

Neanche ci vuole pensare


"S-sì. Hai la mia parola"

Forse è una scelta dettata da incoscienza ma, se faranno in fretta...

"Andiamo?"

"Va bene. Cos'è che dobbiamo cercare?"

Giusto: non ha mancato di mettere in difficoltà la donna dandole il nome scientifico di quella pianta di cui, ne è certa, ha già letto qualcosa concernente le proprietà medica.

"Uhm. Si tratta di un'erba dai fiori bianchi, che emana un cattivo odore. Ti risulta?"

Dovrebbe crescere in queste zone ma, di fatto, lei non le ha mai visitate - non avrebbe idea da dove iniziare e sarebbe forse di nuovo nel panico se la guardiana non le avesse annuito.

"Ho capito. A cosa serve?"

Si immobilizza ancora una volta: ora sì che sul da farsi si trova a essere incerta.

Davvero incerta

Per un attimo le balza in mente anche la folle idee di spiegarle le ragioni per cui ne hanno tanto bisogno, poi si ferma. Perché, oltre a venir meno alle parole del medico che in lei ripone la sua fiducia, dopo la precedente reazione della guardiana, cosa può aspettarsi?

Che pensi che stanno abbandonando la loro Saggia al suo destino. Che neanche ci stanno provando.

E penserebbe che lei è una sporca bugiarda ad averle promesso che l'avrebbero salvato.


Bugia su bugia, Shion ha un groppo in gola quando, essendosi ricordata di una delle benefiche proprietà di quella pianta, risponde all'interlocutrice:

"Ha la funzione di un disinfettante, s-sarà perfetta per trattare la ferita"

L'altra annuisce l'ennesima volta, poi, rapide, si avviano. In tutto il percorso che coprono, l'Akiyama non parla: non vuole che Jin, calmatasi dopo la sua ultima risposta, possa deconcentrarsi - e probabilmente neanche lei vuole che la più giovane la distragga; no, ora meglio siano solamente assorte nella ricerca di quella pianta. Entrano all'interno della radura, ci vagano un po', poi, forte di una conoscenza nettamente maggiore del territorio, è la guardiana la prima a notare i caratteristici fiori bianchi: l'esponente del clan del magnetismo si avvicina e, una volta riconosciuto anche il cattivo odore, strappa un arbusto senza troppi complimenti.

Ancora, nessuna parola, nulla.

Percorrono tratti e tratti di strada finché le case del villaggio si rendono visibili, la staccionata a pochi passi da loro: è una volta imboccato il lungo stradone principale che, ormai certe di essere giunte a destinazione senza intoppi, piuttosto rapidamente - e Shion ne a tenuto ben conto del passare del tempo - che quest'ultima avanza una domanda, rompe il pesante silenzio creatosi:

"Se posso chiedertelo...che legame avete con la Saggia? Cos'è per voi? Mi sembra qualcosa di molto più forte di ciò che provano gli abitanti di un villaggio per il proprio Kage"

"Uhm...è complicato..." La genin tiene lo sguardo su du lei mentre l'altra lo abbassa, continuando a parlare "È un po' come se madre e figlia fossero la stessa entità"

Adesso rialza gli occhi, li incatena con quelli della Genin di Kumo.

"A noi che veniamo scelti per occuparci di lei non è concesso avere dei figli, eppure è questo che ci permette di occuparci di lei al meglio: è una madre che ci alleva amorevolmente dai primi attimi di vita e allo stesso tempo una figlia che ha bisogno del nostro amore e del nostro aiuto."

Un caldo sorriso non può non balenare sul volto di colei che, tanto legata alla famiglia com'è, se ne trova davanti una altrettanto legata - quelle parole tanto spontanee da farle scaldare il cuore, tanto colme di affetto e dolcezza, sono un abbraccio e una morsa: è così...semplicemente bellissimo, quella relazione che non è devozione quanto può apparire, ma un legame genuino - come quello tra una madre e figlio, come glielo descrive la donna.

E d'altra parte, come possono non accrescere i suoi sensi di colpa e dispiacere per aver detto una menzogna bella e buona?


Ma ora sono davanti alla porta e stavolta, piuttosto che pensare a quanto potrebbero essere orribili i risvolti di tutto, quanto, invece di aiutare, potrebbe solo essere la rovina di tutto....decide di agire. Agire e, per ora, non pensarci, soffocare ancora quei sensi di colpa.

Stringe una mano attorno al pomello e spalanca la porta.
 
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Fran_Calore
view post Posted on 17/2/2017, 20:53     +1   -1




Quando la ragazza spalancò la porta si trovò davanti ai propri occhi quanto mai avrebbe voluto vedere nella propria permanenza presso Inoshishi Tsukareta: Tamafune l'immensa, madre e figlia di Jin e di tutti gli altri forti del paese di montagna, non riusciva nemmeno più a reggersi sulle zampe e, sofferente ma comunque orgogliosa nello sguardo, fissava Shion e la guardiana appena entrate. I suoi occhi gridarono nuovamente nella mente della ragazzina di Kumo mille cose allo stesso momento, in modo talmente imprevisto da farle quasi perdere l'equilibrio, lo stesso non sembrò accadere a Jin che impetuosa raggiunse la Saggia per accertarsi delle sue condizioni. Era possibile che la stesse rifiutando? Che le stesse dando la colpa di tutto ciò che era successo lì? Che la stesse colpevolizzando per non essersi accorta in tempo della ferita che si era spalancata sul suo fianco. Mentre con gli occhi la ragazza cercava Taiki ovunque sentiva quelli di Tamafune sempre più pesanti sulla sua anima. Un rumore assordante le fece quasi scoppiare i timpani, era proveniente dalla mente del maestoso cinghiale che aveva davanti ai propri occhi ma comunque la giovane non riusciva a decifrarlo, era come se migliaia di voci fossero sovrapposte l'una a l'altra, come se le immagini che poco prima la Saggia le aveva fatto vedere con chiarezza ora non riuscissero a distinguersi le une dalle altre: forse persino Tamafune era troppo provata per riuscirci, eppure qualcosa Shion riusciva a vedere...c'era la battaglia, le frecce volavano, le narici e gli occhi le bruciavano a causa della gran quantità di fumo che inondava il bosco, nonostante tutto però riusciva a scorgere le sagome dei cinghiali battagliare con i briganti all'ultimo sangue, poi un pianto, delle grida, ancora un pianto, uno schizzo di sangue, poi vide ancora la coppia di umani che abitava lungo le pendici, ancora un pianto, ancora grida, lui che si frapponeva tra i briganti e la sua amata, lei che correva, con le braccia che si stringevano al petto, così lenta, così troppo lenta. Ancora un pianto, così alto e acuto che Shion non riusciva a capire da dove provenisse, non poteva appartenere a nessuno di loro. La donna venne colpita ad una gamba e, cadendo a terra, sbatté la testa su una pietra, dopodiché si trascinò per qualche istante, usando solo una mano, prima di cedere all'abbraccio amaro della morte...il pianto non si arrestò neppure in quel momento anzi, se possibile, si amplificò.
Tamafune guardò ancora la ragazza, il suo sguardo era triste, rassegnato, supplichevole, le stava chiedendo di esaudire le sue ultime volontà: "Corri" sembrava gridarle "fa presto ti prego".
Nel frattempo Jin si avventò sul dottore supplicandolo di salvare il cinghiale, la sua supplica però, al contrario di quella dell'immensa, appariva più come una minaccia che come qualcos'altro.


Jin: Salvatela vi prego! Non lasciatela morire! Fatela stare meglio!

Taiki nel frattempo alzò gli occhi cercando Shion e, dopo averla vista con la testa bassa e dolorante, fece qualche passo verso di lei.

Taiki Netsu: Vieni qui a portarmi il fusto della pianta?

Disse l'uomo a gran voce indicandole il fusto di Actaea Racemosa che le era caduto a terra per il dolore. Ancora una volta gli occhi della giovane si posarono su quelli della saggia. "Corri, ti prego, sbrigati!"
 
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view post Posted on 22/2/2017, 00:56     +1   -1
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K U M O W A V E

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La fronte si corruga, gli occhi si riempiono di nuovo di orrore: la superba Saggia, che dava anch'ella certezze in più a Shion - riusciva...riusciva a tenersi in piedi - o-ora è...accasciata al suolo, sofferenza espressa in quegli occhi che, una volta entrata, danno alla Kunoichi l'impressione di essere puntati solo su di lei.

Non...non può succedere...Tamafune non deve morire. Non vuole che muoia, non vuole che quel giorno si perda una vita, non...

Non vuole che anche loro provino cosa significa perdere una madre.


Ancora tremolante, stravolta, inizia a muoversi a gran falcate verso il medico, l'Actaea Racemosa ben stretta dalle sottili dita: non ha tempo da perdere.

C'è qualcuno che ha bisogno di aiuto - e lei è pronta a dare tutto perché il suo aiuto possa salvarla. Tutto.

Vorrebbe raggiungere il medico, consegnare l'erba, chiedergli cosa può fare lei, come sta la Saggia: ma quello sguardo penetrante è ancora fisso su di lei ed è un attimo perché abbia modo di accorgersene.

E mentre Jin avanza, fino a raggiungere il cinghiale, la Genin arretra: no, non arretra - barcolla.

Stringe la testa tra le mani, ma gli occhi non li riesce a distogliere.

A dire il vero, c'è tanto che non riesce a fare: la mente assordata, riempitasi di colori e figure, le sembra star per scoppiare, ciò che la affolla le impedisce di muoversi, di fare ciò che dovrebbe, di poter aiutare la Saggia - non può succedere ora, non può!

Stringe i denti, il dolore alle tempie la perfora come una lama: p...perché...

Il suo sguardo cerca quello di Taiki - quello che sa la rassicurerà, quello che, magari potrà darle la serenità di cui ha bisogno per continuare l'operazione, visto com'è ora scossa da piccoli brividi: ma Shion non vede nulla.

E non vede nulla perché davanti agli occhi ha solo la tela che vuole mostrarle Tamafune: stavolta però i colori sono sbiaditi, mescolati, i rumori penetranti e assordanti ed è tutto così confuso che...no, non capisce cosa sia accadendo!

In un attimo d'abbattimento nel mezzo di quella non-visione, a spalle afflosciate e testa calata, la minuta Kunoichi altro non pensa se non che tutto questo sia una punizione per lei: perché l'ha in qualche modo offesa, perché non s'è accorta dell'emorragia che l'ha condotta in fin di vita, perché non è stata forte.

No, perché dovrebbe farlo? Perché provare a frenare chi vuol fare di tutto per salvarla?

...

È stata davvero tutta colpa sua?


Oh, come può non evitare che l'ennesimo pensiero la divori?

In un primo momento, neanche le viene il dubbio possano essere diverse le ragioni - e che la distorsione di quello scenario possa magari essere causata dal dolore della Saggia, <i>da quanto ella soffre.: in fondo la sua mente ora è costellata solo da "che cosa ho fatto?", "davvero non posso aiutare neanche chi voglio, chi necessita il mio aiuto?"

O forse, semplicemente nessuno ne ha bisogno.

Ma suvvia, alla fine, qualcosa è cambiato in lei - e a quelle domande s'accavalla una verità: non può aspettarsi di riuscire sempre, o che il suo aiuto sia sempre apprezzato, e questa non è una buona ragione per tentennare o rimuginare. Non è una buona ragione per lasciare chi lei s'è professata di aiutare ad ogni costo - e ha deciso che vuole farlo, ad ogni costo, con il rischio di venir ferita, o rifiutata, o scacciata.

La vita e lo star bene delle persone è più importante di un'ondata di insicurezza - e lei, dopotutto è una colonna portante; è una forte...no?

Se ha deluso Tamafune-san, eccolo l'esatto momento per dar prova che non c'è ragione per esserlo: s'è ripromessa la sua felicità e la sua salvezza, non si tirerà indietro ora.


Rialza il viso, ripunta sulla Saggia gli occhi ora non più colmi d'agitazione - o quanto meno, che ne mostrano molto meno.

È allora che, nonostante ciò che vede e sente sia ancora confuso, le immagini diventano più nitide nella sua mente, dando a tutto un perché - è già la seconda con una serie di immagini le sfilano davanti, in un batter d'occhio: la scena di guerra le si palesa davanti, il fuoco, le frecce, i cinghiali che lottano.

Il suono di un pianto, sottile e acutissimo, la fa balzare: vede un uomo e una donna, lui che la salva dalla morte, lei che tiene le braccia ben strette al petto ma viene colpita, s'accascia a terra e, dopo essersi trascinata sforzando un solo braccio, è accolta dalla morte. Aguzza lo sguardo - gli uomini con la casa sulle pendici della montagna. Nell'intero frangente poi, il pianto altro non fa che intensificarsi: <i>il pianto che sembra...quello di un infante.

Vorrebbe vedere di più, avere ancora quella tela davanti, ma scompare d'improvviso, lasciando lo scenario a sua pura interpretazione - è scomparso troppo in fretta.

Ne resta solo una cosa: sono le urla che non sa bene di chi siano; all'inizio pensa appartengano ancora alla guerra che Tamafune a voluto mostrarle - ed è solo dopo che capisce a chi appartengono.

L'orgogliosa e superba Saggia sta dicendo proprio a lei, sta supplicando proprio la timorosa Genin di Kumo.

Forse è una voce fittizia che ha creato la sua mente, forse l'ennesima proiezione della "regina": sta di fatto che quello sguardo implorante - di chi ha bisogno d'aiuto - non se lo sta immaginando.

Perché, si limita a domandarsi al primo impatto, con la scena ancora fresca in mente e persino l'irreale odore di fumo come se presente nelle sue narici: se in una situazione del genere sarebbe stata normalmente portata a dire che il dolore era la causa, che stesse disperatamente pregando per delle cure, è ben conscia che in questo caso non è cosi - perché altrimenti dar fondo alle già esigue energie per mostrarle quanto visto poco prima?

È figurata ben due volte, la coppia della montagna: può essere un caso? Decisamente no: tra tutti i forti e combattivi che avrebbe potuto mostrarle , tra tutte le vittime del villaggio di Shikareta, quei due civili non sono una scelta casuale - lo ha visto nello sguardo afflitto che aveva nella visione precedente.

Evidentemente, neanche la fedele Jin sapeva tutto sulla Saggia: doveva essere affezionata ai due civili, in qualche modo, ma...sono morti.

Li ha visti accasciarsi al suolo con i suoi occhi, lasciando come unico rumore umano...

Il pianto di un bambino.

Sgrana gli occhi, li tieni fissi in quelli del maestoso cinghiali mentre la guardiana chiede che Tamafune sia salvata, mentre Taiki la esorta a portargli il fusto cadutole di mano.

È...è questo che desideri?

E - stavolta è ben certa di star anche lavorando di fantasia - può quasi vederla annuire, annuire e invitarla ancora a correre, a uscire a salvare quello che, forse è così, altro non è che il figlio della coppia di umani che era lei tanto cara.

Deglutisce, fissando ancora la Saggia, incerta su cosa fare: come può prendere e andarsene? Non si è poi ripromessa di stare proprio con lei, di stare qui per lei, perché possa star meglio?

"Eppure, un modo per farla stare meglio evidentemente c'è..."
riesce a pensare all'ultimo, quando avanza di qualche passo per raccogliere l'erba.

Se restasse lì? Terrebbe fede alla promessa verso sé stessa e Jin ma...

Tamafune-san ha con sé il dottor Netsu: ha qualcuno pronta a curarla, qualcuno più competente della giovane Shion - che il suo compito, quello di procurare l'Actaea Racemosa, l'ha portato a termine. Quel bambino, invece? Solo, al freddo - quanto...quanto ancora può sopravvivere?

Perché, per quanto le pianga il cuore anche solo a pensarlo, la Saggia potrebbe comunque non farcela mentre, mentre il piccolo...lui può farcela. Può farcela se fa in fretta.

E se lo fa, può salvare entrambi. Salvare due vite in un giorno solo.


Eppure, nonostante sappia che è la scelta migliore, le fa male quando, una volta consegnato l'arbusto, dà le spalle al medico; quando sfreccia fuori dalla stanza senza neanche guardare la guardiana negli occhi: ma come riguardare negli occhi la superba dopo essere stara tanto malvagia da negarle il compimento quella richiesta che proprio a lei ha fatto? Perché, in fondo se ne convince, sta facendo il bene anche di Tamafune.

Corre rapida, rapidissima, tanto che le gambe iniziano a farle male dopo poco: corre all'impazzata per un po', sia per la frenesia nel trovare la creaturina, portarla in salvo e correre per aiutare anche la Saggia, sia per paura che Jin possa averla ricorsa, per punirla di averle mentito - lei...lo ha fatto. Ma proverà a far anche si che la Saggia possa stare bene davvero.

Buffo come lei, perennemente insicura e in balia degli eventi, sia tanto certa di ciò che sta facendo in uno così delicato - quanto stia credendo nelle proprie capacità, tanto che, se si ferma un attimo a pensarci su se ne può accorgere che c'è davvero qualcosa di...

Nuovo.


Un altro pensiero le ingombra la mente: deve trovare il bambino, assicurarsi che stia bene, pregare che stia bene.

E poi correre, e correre ancora, mostrare il piccolo alla Saggia, vedere i suoi occhi illuminarsi, sentire di aver fatto la cosa giusta, di aver reso qualcuno felice.

E ancora, tentare di salvarla, perché l'eventualità che possa morire durante la sua ricerca non la considera neanche - o perlomeno, non vuole.


Eppure si trova a bloccarsi, a fissare un attimo immobile la discesa che le è davanti, la rigogliosa foresta attorno e l'altipiano nella sua interezza: <>il bambino...dov'è esattamente?


Le crolla il mondo addosso: come...come ha fatto a dimenticare un particolare del genere?!

Freme un attimo sul posto, deglutisce, una serie di groppi che si formano in gola: quante delusioni sarebbero per gli altri, per tutti gli altri?

E quante per sé?

Riprende a correre, incurante di non sapere esattamente in quale punto della radura debba arrivare: l'unica cosa che importa è continuare a correre, con corpo e mente - deve solo ripensare alla scena, solo ripensarci.

Quel flash tanto rapido...c'era qualcosa che le potesse indicare dove andare? Lo scenario era quello dello scontro, avvenuto nella radura e...

Si illumina mentre, ripercorrendo il tratto fatto da Kumo a Shikareta, ricorda della zona colma di fosse - cavità non naturali, cavità scavate nel terreno da qualcuno, cavità...causate da una colluttazione.

Forte di un buon orientamento e avvantaggiata dal suo non aver mollato, nell'aver percorso la strada fino ad allora, quella stessa zona non ci mette molto a raggiungerla di nuovo, ad arrivare nella punto in cui il terriccio copre il sentiero.

È vagando un po' nella radura che, finalmente, li vede.

I due corpi sono ancora lì, esattamente nella stessa posizione in cui li aveva visti, parzialmente deteriorati da quello che dev'essere stato più di un singolo giorno di permanenza: nessuno è passato, a recuperarne i cadaveri...possibile se ne siano dimenticati?

Forse perché sono dei semplici deboli?

L'idea la <j>intristisce
ma, in fondo, forse è stata solo un'impressione - non le pare di aver notato atteggiamenti discriminatori verso chi non fosse addetto alla protezione dei cinghiali.

Il bambino invece lo trova proprio dove si aspettava di vederlo: figura invisibile in quella scena - che ha notato solo per l'acuto pianto - è solo rammentando di sua madre con le braccia ben strette al petto e che poi si trascinava con uno soltanto che la Genin capisce lo troverà ancora là, silenzioso, stretto nell'ormai freddo abbraccio.

Apre le braccia della donna lentamente, con dolcezza, quasi potesse disturbarla e svegliarla dal quel sonno eterno: il piccino è mal coperto da un panno insanguinato, smagrito, ma il suo petto si muove ritmicamente su e giù - e ritmicamente su e giù, sempre più veloce batta il cuore della Kunoichi. Sorride, in grado di provare, in quello scenario di morte, felicità per quell'unico sprazzo di vita che lo illumina.

E che illumina lei, che accavalla le mani per mettere in pratica quanto poco prima appreso - cura l'infante e lo stacca dalla madre quasi a malincuore: lo ritrova accostato al seno della genitrice, forse desideroso di quel contatto, forse in un disperato tentativo di ottenere quanto più nutrimento possibile.

Sta di fatto che, una volta che l'ha portato tra le sue di braccia, si sente quasi in colpa a "privarlo" della madre - ancor di più lei che privata di una madre lo è stata.

Si prende qualche attimo per cullare il bambino in un abbraccio, per regalargli una carezza materna che spera potrà trovare anche quando sarà più grande: non li conoscerà mai i suoi genitori ma, merita di saperlo, sono stati degli eroi.

Questo pensa mentre, tenendo con un solo braccio il bambino, sposta con l'altro i cadaveri, posizionandoli l'uno accanto all'altra: forse sono stati limitati a essere classificati come "deboli", ma più che mai hanno dimostrato di far parte dei "forti".

Cosa palesa forza interiore se non il proteggere e dare la vita per ciò che si ama? Loro l'hanno fatto, e sono stati ripagati: se possono assistere a ciò che sta accadendo, saranno felici, ne è certa. Felici, felici come sarà Tamafune-san quando potrà vedere il bambino, sano e salvo.

Prima di andarsene, pronta ad avviarsi di nuovo a Shikareta, l'Akiyama volge di nuovo lo sguardo verso i due agricoltori: se tutto andrà per il verso giusto, avrà modo di rendere nota la loro presenza, si prenderà carico di assicurargli una degna sepoltura.

Lascia la zona con a carico l'ennesima promessa e il piccino stretto tra le braccia, avvolto il meglio possibile in quella coperta insanguinata che teneva la madre, tenendolo ben stretto al suo di petto, in modo protettivo: ripercorre la strada a ritroso molto più lentamente, con un occhio di riguardo per il figlioletto dei due uomini, attenta che non possa prendere freddo.

Sembra interminabile il tempo che impiega a tornare di nuovo dinanzi alla recinzione di Shikareta - che in quel via vai giornaliero ha avuto modo di vedere un gran numero di volte - eppure è lì.

È lì ed è ancora in tempo: quando irrompe di nuovi nella stanza si guarda attorno: Taiki intento a pestare con un mattarello l'arbusto, Jin che la nota per rivolgere uno sguardo iracondo e...Tamafune.

Tamafune, ancora viva, ancora anche lei viva.


"Io...io"

Se n'è andata senza dire nulla in effetti, una Jin a cui aveva fatto una promessa, un Taiki a cui aveva promesso aiuto. Ma doveva fare la cosa giusta, e la frenesia era troppa perché riuscisse ad avvisarli - e se l'avesse fatto, non sarebbe stato improbabile se le avessero impedito di andarsene: perlomeno la guardiana lo avrebbe fatto.

È lei quella che, ancora colma di rabbia, la interpella per prima, chiedendole cos'è che tiene in mano:

"È un figlio della Saggia, Jin-san. Un suo figlio tanto quanto i forti che quanto i deboli, tanto quanto qualunque persona che tiene a Tamafune-san"

Non è fredda, concisa: esprime di certo sicurezza la voce della giovane dalla chioma candida, ma è sorprendentemente tranquilla, serena. Culla ancora il bimbo tra le braccia quando quello tende una delle braccine verso il grande cinghiale: Shion, di tutta risposta, le se avvicina, perché la Saggia possa meglio vedere il piccola sano e salvo, possa sapere che il sacrificio della coppia è stato tutt'altro che vano - e lo sa lei quanto dolore arreca quella perdita a Tamafune.

Lo sa e glielo mostra ancora una volta l'animale: una volta che la minuscola mano si poggia sul suo muso la superba e orgogliosa Saggia scoppia piangere.

Piange e piange, in un gesto inaspettato: piange, piange, e Shion sa il perché. Conosce il perché ma non il modo per fermare quel dolore, senza dubbio maggiore di quanto può esserlo quello per una ferita. Le ferite nel cuore, in fondo, bruciano sempre più forte.

Deve proprio avere il volto di chi sa bene qualcosa, oppure la guardiana è semplicemente troppo sconvolta da una tale visione di Tamafune: sta difatto che la donna le si avvicina, chidendole cosa sia accadendo.

Perché è andata via, prima?

"Io...ecco, lo so, poteva sembrare tutt'altro ma...non volevo lasciarvi qui. Non volevo lasciare la Saggia. Ho promesso a me stessa l'avrei salvata" si ripresenta quel nodo causatole dall'avere giurato ciò che non era certo potesse essere vero, ma lei lo fa rifugiare di nuovo alla bocca dello stomaco, per poi riprendere a parlare.

"C'è una ragione se sono andata via...la Saggia...lei mi ha mostrato di nuovo qualcosa. L'attacco dei briganti non ha mietuto vittime solo tra cinghiali e forti. La coppia di agricoltori delle pendici, loro si sono sacrificati. Sono stati eroi, hanno protetto, il loro bambino" ed è evidente a questo punto a chi quello appartenga.

"Sono ancora in mezzo alla radure e...penso meritino una degna sepoltura. Credo Tamafune-san pensi lo stesso: in qualche modo, doveva essere legata a loro. Un legame che la fa crollare anche dopo la loro morte, e le fa mettere in secondo piano la propria vita perché il loro sacrificio non sia vano. Io ho...volevo solo realizzare le sue volontà, quelle di vedere il bambino salvo. Jin-san, lui aveva bisogno di aiuto, e sono certa che la Saggia avrebbe voluto lo stesso, da chiunque di voi suoi figli. E a maggior ragione, una madre vorrebbe vedere due suoi figli aiutarsi a vicenda e i fratelli esserci l'uno per l'altro come in una vera famiglia."
 
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Fran_Calore
view post Posted on 25/2/2017, 17:24     +1   -1






Quello che era accaduto lì aveva dello straordinario, non solo la Saggia sembrava essere stata in grado di accogliere un estraneo al proprio capezzale, ma lo aveva fatto persino due volte durante lo stesso giorno, un evento che, anche se fosse successo solo una volta durante quella giornata, sarebbe stato accolto con grande sorpresa dalla maggior parte degli abitanti di Shikareta. Loro erano una comunità piccola, rurale, chiusa: i rari contatti che avevano con abitanti esterni erano dovuti per lo più agli attacchi dei briganti e ai rari incontri con il dottor Taiki Netsu; già per loro poteva essere una novità imbattersi in uno straniero senza cattive intenzioni, ma che questo venisse accettato dalla Saggia come loro pari e che questo succedesse persino due volte in un solo giorno era assolutamente impensabile.
Quando la ragazza si avvicinò al dottore questo stava ancora pestando energicamente dentro una ciotola di pietra il ramo che gli era stato portato, del lungo fusto ora non rimaneva che una pappa verdognola che, nonostante fosse evidentemente pronta per essere usata, l'uomo continuava a pestare imperturbabile. C'era qualcosa che non andava: i suoi occhi erano vuoti, le sue mani quasi tremavano e, nonostante cercasse di non guardarla negli occhi, i suoi furono quasi attratti ad alzarsi verso quelli di Shion. Ondeggiò, come aveva fatto Shion poco prima di andare, e quasi gli cadde di mano la ciotola: non voleva guardarla, non voleva deluderla, lei non ne aveva colpe...lui era stato stupido, stupido! Non si era accorto di quella sutura prima e le aveva fatto una promessa idiota: non avrebbe abbandonato Tamafune al suo destino, sarebbe riuscito a curarla...Misato ci riusciva sempre...Salvava sempre tutti...non importava quanto lo meritassero, non importava il costo, Misato metteva la vita di chiunque davanti alla propria, animali, sconosciuti, criminali...persino coloro che non potevano essere salvati. L'uomo cominciò a respirare sempre più affannosamente, come se tutti questi pensieri assalissero la sua memoria allo stesso momento. Mosse le labbra, ma dapprima non uscì nessun suono, tentò di nuovo: la sua voce era bassa, il tono oscillava dall'acuto al grave in continuazione.


Taiki Netsu: Ti ho deluso...Misato...non posso salvarla...

L'uomo fece quindi qualcosa che non aveva fatto mai prima di quel momento con la giovane ragazzina: la strinse tra le sue braccia, aveva bisogno del conforto, di qualcosa, di qualsiasi cosa che potesse ancora salvarlo come dottore...aveva fallito persino nel suo giuramento...non era più un dottore, era solo un idiota bugiardo incapace di curare un paziente.

Taiki Netsu: Tutto quello che possiamo fare...è...lasciar andare Tamafune usando l'Actaea per farla partorire ora...

Era l'unica possibilità che aveva per poter continuare a vivere...l'unica possibilità che aveva perché Misato non lo odiasse...non sarebbe riuscito a sopportare di perdere più di una vita in quello stesso giorno...doveva salvarli...salvare per lo meno i cuccioli di Tamafune...Eppure non sarebbe stato semplice, la Saggia sarebbe potuta morire da un momento all'altro, oramai non sembrava avere più le forze nemmeno per tenere ben aperti gli occhi, con le palpebre che ora erano tremendamente pesanti. Un altro ostacolo sarebbe stata la guardiana, che mai probabilmente avrebbe sacrificato la vita della Saggia, e Shion lo sapeva bene visto che Jin stessa gli aveva confessato il profondo legame che la legava a Tamafune.
Il dottore si fece forza, si schiarì la gola e cercò di tornare a ragionare lucidamente, qualcuno doveva parlare con Jin, convincerla che quello che dovevano fare fosse davvero necessario.


Taiki Netsu: Shion, ti sto per chiedere un favore enorme: Non possiamo fare nulla se non convinciamo prima il guardiano della necessità di quello che dobbiamo fare...tu sei più legata di me a entrambi, hai una capacità sorprendente nello stringere legami con chiunque ti circonda e persino la Saggia ha piena fiducia in te...così come me...ti prego Shion, devi farlo tu.

//Tocca a te, non mi aspetto un post lungo, ma un gran bel discorso convincente, manca poco//
 
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view post Posted on 5/3/2017, 13:02     +1   -1
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Viene quindi il momento di avvicinarsi a Taiki: la giovane appoggia il bimbo delicatamente su un piano rialzato, stringendolo nelle coperte di fortuna, macchiate ancora di rosso - quel rosso che...che è quanto ne rimane dei suoi genitori...

Un'ultima carezza prima di avvicinarsi al dottor Netsu - le iridi rosa si colmano di preoccupazione quando volgono però all'uomo e, ancora, alla piangente Saggia: Tamafune ha le palpebre appesantite - stanca, così stanca e debilitata da tenere gli occhi aperti a fatica.

Il medico invece...p-perché sta così?

Abbattuto, così abbattuto - lo sguardo di Shion si sgrana, si colma di preccupazione: ne ha per la Saggia, quanto per l'operazione...quanto per Taiki-san stesso...

Gli è giusto accanto quando ne incontra gli occhi vuoti, quando ondeggia, fermando il meccanico movimento che ha portato l'arbusto a diventare un morbido composto verdognolo: possibile, ancora...paura?

Ma...non s'è giusto ripromessa di dover essere forte? Per Tamafune-sama quanto per il bimbo e Taiki, che ha fiducia in lei, e la popolazione di Shikareta, che tiene alla propria madre più di qualunque cosa al mondo.


Eppure, veder vacillare sia la superba Saggia che l'uomo in cui ha riposto sé stessa le fa sentire lo stomaco contorcersi, la fa rabbrividire e deglutire.

Inizia a respirare affannosamente e lei sussulta ancora: quasi le pare di star crollando con lui, mentre si dispera, schiude le labbra in un boccheggiare vano, poi si lascia finalmente udire.

Misato.

Non è nome nuovo, che ha giusto avuto modo di sentire: quello...quello di una persona a lui cara, senza dubbio
- perché se l'è sentito anche prima la giovane Kunoichi, anche Taiki-san ha avuto modo di perdere qualcuno.

E...o-ora?

Il pensiero si è insinuato chiaro nella sua mente, serpeggia dall'attimo in cui i suoi occhi si sono posati sul medico: qualcosa dev'essere andato storto - tremendamente storto, tanto che forse...

<i>Forse...quasi certamente.


"Morirà"

Una parola così secca, così dura...spaventosa - p-per-perché dovrebbe anche solo pensarla?


Va ad occupare lentamente i suoi pensieri, le unumidisce lo sguardo - lo sguardo consapevole che forse, tutto quello che ha cercato di fare...non è stato abbastanza.

Forse, continua ad essere colpa sua, che non ha notato la ferita, che tanto si è attardata nel tornare lì...

Eppure, se i suoi occhi si puntano sul bambino, il cuore recupera il calore e il battere regolare - qualcosa di buono...qualcosa di bello, alla fine c'è.

Lo ricaccia indietro il principio di lacrime quando vede quanto invece il dottore sia alla deriva: slanciarsi e stringerlo tra le proprie braccia, solo questo vorrebbe adesso - ora che lo vede così affranto, così...

E di fatto, le candide braccia della ragazza si stringono attorno all'uomo - lo fanno però quando è lui ad accoglierla e in un abbraccio.

Lo accoglie, lo accoglie e lascia che si confortino a vicenda: perché se è vero che Taiki più che mai ha bisogno di un appiglio per non cedere, anche lei, che la situazione - forse perché di tristezze e emozioni simili ne ha già vissute troppe nella giornata - si è più avvicinata a metabolizzarla, necessità di quel contatto.

Egoisticamente si bea anche lei di quell'affetto, del conforto nel mezzo della tempesta, tanto che è...è così duro lasciarsi e tornare alla realtà, vedersela sbattuta in faccia.

Annuisce, ha lo sguardo vacuo mentre sente dire ciò che già immaginava, quasi lo avesse letto in un copione che ha iniziato a figurarle in mente da quando è tornata, per l'ennesima volta, in quella struttura.

Eppure dentro di sé grida, si contorce e trema - e forse, in un'altra occasione, è quello che avrebbe fatto: perché teme e ha paura, ma ancora, come mostrarsi ancora debole, o accasciarsi e abbandonare tutto?

Se sente di crollare ora che Taiki cede, non sarebbe forse lo stesso dall'altra parte?

"Non se lo può permettere", conviene quando ritorna a Shikareta anche con la mente - per Jin, per il dottor Netsu, per Tamafune-sama. Si ripromette varie cose, mentre inizia a marciare verso Jin: che riuscirà a convincerla, che realizzerà quello che è ciò che le chiede Taiki-san e probabilmente è il desiderio della Saggia stessa.

Che toglierà al dottor Netsu la sbagliatissima e tanto da lei provata idea di essere causa di ogni fallimento.

"Hai una capacità sorprendente nello stringere legami con chiunque ti circonda" è ciò che le si ripete infine in mente. È così? Non si direbbe mai di una ragazza goffa, timida e silenziosa, eppure lei ci crede - perché dovrebbe mentirle ora?

Ragioni ci sarebbero: per incoraggiarla a parlare, ad esempio - ma Shion non è maligna a riguardo, e anche se non fosse così, deve fare in modo che sia vero, quanto meno oggi, quanto meno ora.

Perché è l'unica speranza a cui aggrapparsi.

"Jin-san. Ho bisogno di parlarti."

Trae qualche respiro, conscia più che mai che ora deve essere convincente - e deve far rendere conto alla guardiana che, se non possono salvare l'amata Saggia, devono lottare perlomeno per salvare i cuccioli.

Ma capisce che non può dirle ciò: così legata com'è a quella che è per lei una madre...non lo vedrebbe forse come un mero baratto di vite, o un fallimento nella protezione di Tamafune-sama?


Respira ancora profondamente, mentre soppesa le parole da usare - e a questo punto, di ciò che accadrà non risentirà solo un intero villaggio che si troverà privo di una figura portante, ma Taiki stesso: Taiki che ha trovato accoglienza tra le mura di Shikareta, pace nel percorso fino a lì.

Un porta apertasi per lui che si era venuto a trovare solo.

E forse anche lei.


Perché anche a Shion non sarebbe dispiaciuto ritornare per le strade del villaggio, e riattraversare il rigoglioso altipiano, e, magari, trovare una Shikareta felice.

"Tamafune-sama, lei...non ce la farà"

Chiude gli occhi, un altro respiro: pare sia semplicemente pensando, ma la donna ora non vuole guardarla. Non ci riesce.

"Però...i suoi cuccioli. Possiamo salvarli, possiamo salvare loro se facciamo in fretta. Io...io...s-scusa! Pensavo...pensavo avremo potuto salvarla" singhiozza - in fondo, la menzogna che le ha rifilato parecchio prima le brucia ancora. Tanto.

"Non volevamo abbandonarla. Non abbiamo fatto questo per tenerti al gioco. Ci abbiamo provato, ci abbiamo provato davvero ma...l'emorraggia...è colpa mia." bisbiglia, un bisbiglio che Jin può ancora percepire.

"Una madre...dici di sentirti anche una madre per la Saggia e...cosa potresti desiderare se non che Tamafune-sama sia felice? Ma lei, lei è a sua volta una madre per voi! E vuole solo il bene dei suoi figli, che siano cinghiali o uomini, deboli o forti! Ne ha visti cadere tanti, troppi, e ora soffre con loro e per loro. Sono certa che vedere i propri cuccioli con i suoi occhi è quello che desidera. Sapere che tu sia felice della sua felicità ciò che tanto vuole. Avere la certezza che si continuerà a lottare per Shikareta sotto le direttive di una nuova Saggia e che quest'ultima ci sia ad amare il villaggio come lei ha fatto la sua più grande speranza. Possiamo far nascere i cuccioli per Tamafune-sama, perché è giusto che i tuoi fratelli possano vedere la luce, per il bene di tutti gli abitanti. Ma abbiamo bisogno di te, Jin-san."

La guarda negli occhi, le guance ancora rigate da qualche lacrima ma le labbra increspate in sorriso dolce, che altro non vuole se non rassicurare.

Il barlume della speranza - quella che sicuramente Tamafune cova nel suo cuore - ora risplende in Shion.

scusa per il ritardo, zuccone, mi dispiace averti fatto aspettare tanto
 
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Fran_Calore
view post Posted on 6/3/2017, 21:44     +1   -1




Jin quasi si sentì mancare non appena sentì quelle parole, aveva passato la sua intera vita al servizio della Saggia e ora, in un momento del genere doveva abbandonarla? Semplicemente lasciarla andare nel momento del bisogno? Era una scelta così difficile che difficilmente avrebbe voluto prenderla da sola in quel momento, eppure era il suo compito come era stato l'ultimo della precedente, l'ultimo compito di ogni guardiana prima di lei: assistere la Saggia nel momento della morte...Jin serrò il proprio pugno, tant'è che per qualche istante Shion temette che volesse accanirsi proprio su di lei che si era offerta così candidamente come capro espiatorio; eppure il pugno atteso non arrivò verso di lei, ma verso la testa della guardiana stessa che cominciò furiosamente a colpirsi, prima con un pugno poi con l'altro.

Jin:Stupido, stupido, stupido, stupido! È tutta colpa mia, solo colpa mia, non tua! Quella sutura l'ho fatta io...Avevo così paura che perdesse troppo sangue che l'ho fatta male... Tamafune sta morendo per colpa mia...

La guardiana avvertì la forza abbandonarle prima le spalle,poi le braccia, la vita, le gambe ed infine i piedi, finché non si afflosciò a terra come accade quando si tagliano i fili ad una marionetta.

Jin:Sono semplicemente il peggiore guardiano di sempre...Shion, tu conosci la Saggia da meno di un giorno e già sei stata migliore di me...Mi puoi dire cosa posso fare? Come posso lasciarla morire consapevole di averne causato io stesso la morte...Con che faccia potrò guardare quei cuccioli sapendo di aver sacrificato la madre per farli nascere? Dimmelo!

La guardiana era fuori di sé, lontana in quel momento da ogni briciolo di logica, poneva a Shion domande su domande alle quali la ragazza non poteva semplicemente avere una risposta. Ci volle qualche istante prima che Jin tornasse a ragionare riprendendo quindi a parlare.

Jin: Scusa Shion...

La ragazza spostò i propri occhi sulla Saggia: era talmente sfinita che solo il suo respiro certificava fosse ancora viva. Li spostò poi su quelli di Shion, poi sul bambino in fasce e di nuovo su Shion.

Jin: Ho sempre provato disprezzo per gli stranieri...Solo un fortissimo disprezzo per coloro che rigettavano la nostra cultura...Per questo quella coppia è rimasta insepolta, per questo non riuscivo a capire perché la Saggia ti avesse fatto vedere proprio loro...Sono stato stupido a pensare che i miei pensieri fossero i suoi...Ho deciso di crederti...Shion...Aiutami a capire quale è il meglio per la Saggia perché non credo di essere più in grado di saperlo...

No, non lo sapeva più, mai avrebbe pensato di arrivare un giorno a dirlo, mai avrebbe creduto di averlo addirittura potuto pensare...
Taiki avvicinò quindi di nuovo Shion


Taiki Netsu: Shion, devi aiutarmi, mentre faccio partorire la Saggia dovrai usare il chakra per darle forza, so che è tanto chiedertelo e che non sarà assolutamente facile, ma ho bisogno di qualcuno capace di usare il chakra medico oltre a me, pensi di farcela?

//Usa l'altra tecnica medica sulla Saggia mentre vi preparate per il parto, fermati quando Taiki somministra l'erba alla Saggia, buon post//
 
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view post Posted on 11/3/2017, 23:23     +1   -1
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È rigida, immobile quando Taiki le si avvicina - si guarda attorno spaesata, quasi come se le parole appena dette con tanta sicurezza le avesse pronunciate qualcun altro, qualcuno che non è lei: ci crede in ciò che ha detto, certo che lo fa...eppure ne è così scossa.

Dalle reazioni che via via Jin le mostra, che neanche Shion sa bene come non l'abbiano fatta crollare - la schiena ritte, la testa alta, gli occhi luminosi e un volto che è specchio di convinzione: si sfiata di nuovo in un attimo, come un palloncino appena bucato; s'accascia anche lei, incurva le spalle e abbassa il capo, trae grossi respiri.

Ci è riuscita.

È come se quell'intervento - lo trova quasi miracoloso per essere stato suo - l'abbia svuotata per un attimo di ogni energia, lasciandola a raggomitolare il proprio corpicino su sé stesso.

Eppure, sul visetto figura un sorriso, le guance sono solcate da altre lacrime, ma l'espressione non è indice di tristezza.

Ci è riuscita.

Stringe le mani della guardiana nelle proprie, lo sguardo riconoscente mentre, a voce ben udibile, le dice "grazie".

Perché Jin ha fatto molto più di quanto possa pensare, e in cuor suo spera quel piccolo gesto di gratitudine le faccia rendere conto di ciò: grazie per avergli permesso di salvare quelli che sono i cuccioli di Tamafune ma anche fratelli suoi, grazie per aver esaudito il desiderio della Saggia che ormai anche alla Kunoichi è tanto caro.

Grazie per averla ascoltata nonostante le abbia mentito.

Ancora non se lo perdona.

Era necessario, forse ha portato al migliore dei finali ma...


"...dovrai usare il chakra per darle forza..."

Non se la sente di giocare con i sentimenti di qualcun altro. Non vuole. Non così, non sulla morte di una persona cara. Non un'altra.

Le parole di Taiki le traversano la mente come qualsiasi altro suono secondario che sente in sottofondo, distanti e otturate, non ben comprensibili. Eppure, nonostante lo sguardo vacuo che ha ancora, deve averle recepite: le innescano qualcosa in mente, qualcosa che le ricorda che non è finita.

Non può starsene imbabolata ora che ci sono ancora i nascituri da mettere al sicuro. Ora che la Saggia ha bisogno più che mai del loro aiuto.

Anche del suo, di aiuto.


Sbatte gli occhi un paio di volte prima che possa riprendere coscienza di sé: distende la braccia, dischiude le labbra un paio di volte ma non ne esce solo qualche bisbiglio.

"Hhhh"

Metabolizza dopo quello che starà stato quasi un minuti le parole del medico: balza sul posto, non può permettersi di perdere altro tempo!

"Io...io penso..."

Che cosa pensa?

È una riflessione molto più istintiva, molto più veloce - dovrà pur far in fretta ora, glielo dice ogni parte del suo essere.

E adesso, in questo momento, che lei non sia capace o utile quanto Taiki-san, cosa importa?

Qualcosa può farlo comunque - può fare quanto di più giusto ci sia: aiutare, dare il proprio contributo, fare il possibile ma provare.

Lottare perché le altre persone possano stare bene - non sarà un medico, non saprà esercitare quelle tecniche alla perfezione, ma in fondo, l'essere medico è qualcosa che trascende il semplice svolgere un incarico per lavoro: è fare di tutto per chi ha bisogno, dare sé stessi nell'aiutare gli altri, a prescindere da chi loro siano.


E ora, a prescindere da cosa possa materialmente fare, si sente disposta ad aiutare al massimo delle proprie possibilità Tamafune-sama, a fare altrettanto con gli altri per il solo desiderio di poter vederli...stare meglio?

Perché fa stare tanto bene anche lei.


Un timido sorriso le si apre sul volto mentre lascia ancora che il timore possa scivolare via: quello che forse farà sempre parte di Shion, forse è proprio ciò che la rende Shion

Ma in fondo, cosa c'è di male nell'avere paura?

Magari, se ci si fermasse a pensarci, potrebbe vedere quanto possa tornare anche utile - una sorta di istinto di sopravvivenza, che può salvaguardarla dal pericolo.

Non c'è nulla di male nell'avere paura. E la piccola Akiyama? Lei è semplicemente fatta così, e così resterà: di balbetti nella voce, di tremolii quando qualcosa la spaventa o sorprende, di incertezza e indecisione, di quelle costanti di ansia, agitazione e paura.

Ma l'importante alla fine, non è scacciare quella paura che è parte integrante di lei - solo, quando necessario, riuscire a metterla per un attimo da parte, chiederle cortesemente di darle un po' di spazio, giusto un pochino.

"I-io...farò del mio meglio, te l'assicuro, Taiki-san"

Prima che l'operato possa iniziare, il suo ultimo sguardo la Kunoichi lo volge verso Jin, annuisce - "andrà tutto bene" vuole mimarle: dopo tutto questo non può che desiderare che tutto prenda il verso giusto anche per la guardiana - che quell'amore che ha dato alla Saggia possa riversarlo sui cuccioli, o sul proprio villaggio, per il bene di questi.

"Tamafune-sama è senza dubbio stata felice di averti avuto con sé - e ancor di più del fatto che tu desideri la sua felicità": magari, vorrebbe aggiungere questo, e dirle che è stato un bravo guardiano, che è certa continuerà ad esserlo; inevitabilmente, però, i suoi occhi tornano sulla Saggia, ormai priva di forze, ormai...i-in...in fin di vita.

È qui ancora è scossa, rabbrividisce, ha paura: gli occhi le si spengono di nuovo nel vederla non più altera e orgogliosa, nel trovarla sofferente - vorrebbe poter fare qualcosa, vorrebbe...ma ormai, non c'è più alcuna possibilità.

Ancora è tremolante: ma deve tranquillizzarsi, perché ora deve pensare ai cuccioli, e a far sì che Tamafune-sama possa non soffrire ulteriormente. Deglutisce, poi ripete quanto detto a Jin:

"A-andrà tutto bene...
S-sta-staranno bene"


Forse, debilitata com'è la Saggia, neanche sentirà la vocina flebile della giovane mormorare tali parole: in cuor suo Shion spera che quelle frasi le abbia sentite.

Che possano tranquillizzarla se agitata. Che possano darle conforto.

Respira, respira, respira.

Calma i battiti irregolari, fa sì che le membra siano meno scosse, poi si butta a capofitto in quel che deve fare.

Perché possa non pensare al dolore che può provare, perché possa dare sé stessa per farla stare bene.

Ora che l'ha utilizzato già una volta, usare il chakra medico le risulta immediato. Lascia che la luce verdastra le irradi i palmi, poi si ferma a mezz'aria, il chakra curativo ancora ad illuminarle le piccole mani: ora deve darle energia, giusto?

Così fa - sono un paio di tentativi prima che smetta di focalizzarsi sul rigenerare i tessuti, prima che si concentri solo su quanto necessario: non su altro, non sulla propria paura, prova a pensare neanche più al dolore della Saggia.

Resta lì, ad irrorare di energia Tamafune, lasciando il chakra fluire nel corpo del cinghiale, proseguendo il proprio lavoro ora a mente fredda.

Andrà tutto bene.
 
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Fran_Calore
view post Posted on 12/3/2017, 03:55     +1   -1









"Andrà tutto bene", questo ciò che la fanciulla si ripeteva ossessivamente in testa mentre il chakra fluiva forte nelle membra di Tamafune quasi sollevandola dal torpore; eppure quella non era una favola in cui alla fine vince necessariamente il bene sul male, altrimenti, dopo quasi due faticosissime ore di parto, al termine delle quali i due medici di Kumo faticavano persino a reggersi in piedi, la gloriosa Tamafune, prima ma non ultima Saggia con questo nome, si sarebbe finalmente levata trionfale sulle proprie zampe, alleggerita dal peso dei cuccioli e ora finalmente in grado di badar loro. Invece, lasciato andare anche l'ultimo dei suoi cuccioli, e consapevole di non doversi più sforzare in alcun modo per farli sopravvivere, il colossale cinghiale si lasciò andare a terra, sfiancato ma soddisfatto, alleggerito unicamente dal peso della propria anima che si preparava a prendere il volo lasciando il corpo, incapace di prendersi cura di quei sette piccoli gioielli per i quali aveva sacrificato persino una tranquilla morte. Ne lasciava otto però, otto figli prediletti, e proprio a quest'ottavo, suo favorito da sempre, lanciò il proprio ultimo sguardo: sembrava voler dire "Ti perdono Jin, ora perdona te stesso." e tanto bastò per far sprofondare il guardiano in un silenzio raggelante, mentre le lacrime solcavano copiose il suo volto. Lei, che non aveva pianto nemmeno quando aveva capito che le ore di sua Madre erano contate, ora piangeva come una bambina, non perché la fatidica ora fosse arrivata, ma perché dopo tutto quello che aveva fatto, dopo l'aver causato la morte della persona, perché quello era per lei, che più amava al mondo, Tamafune ancora aveva il coraggio di perdonarla.

Jin: Sei una stupida Tamafune...una stupida...

Disse Jin mentre si avvicinava ai piccoli cinghiali che piangevano disperati, quasi come se avessero già compreso l'infausto destino toccato alla loro amata madre, tutti tranne uno, insolitamente calmo, era stato l'ultimo a nascere e i più ingenui avrebbero senz'altro pensato che un briciolo della morte di Tamafune l'avesse toccato in quel momento. Jin lo prese in braccio, lo fissò per qualche istante negli occhi prima che questo iniziasse a grugnire felice, tanto bastò per aprire il cuore dell'oramai non più guardiano. Si avvicinò a Shion e glie lo porse delicatamente.

Jin: E' lei...è Tamafune, e tu...

Jin si morse il labbro, sapeva che quanto stava per fare non era mai accaduto nella storia del piccolo paese di Shikareta, eppure sapeva che come ultimo atto da guardiana doveva fare qualsiasi cosa perché i cuccioli crescessero grandi e forti, lo doveva a Tamafune, ad entrambe.

Jin: Tu devi portarla a Kumogakure, insieme agli altri cuccioli, qui non sopravvivrebbero, non abbiamo mezzi per occuparcene in questo momento...come mio ultimo atto ti sto affidando il compito di guardiano...Shin...accettalo ti prego...

Il viaggio di ritorno non fu movimentato se non dai piccoli cinghiali che appesantivano di molto il carico di viaggio di Shion, Taiki tacque per tutto il tempo, finché non fu ora di separarsi: l'uomo ancora una volta abbracciò la ragazza mentre con voce rotta diceva.

Taiki Netsu: Sei stata bravissima, sono orgoglioso di te, Misato!

//Allora, valutazione:

Role: 10
Molto molto molto bene, solo note positive e nulla da appuntarti personalmente, probabilmente potresti farmene tu in merito :asd:

Scrittura: 8
Diciamo che qui mi voglio tenere un po' più stretto principalmente perché nonostante tu sia riuscita, con mia grande sorpresa, a rendere scorrevole quel post da quasi 20.000 caratteri, in questo hai evidentemente ampi margini di miglioramento, quindi non vedere questo voto come una bocciatura, ma come uno sprone.

Approccio: 8.5
Qui abbiamo due lati: da una parte sei stata bravissima a capire cosa volesse la Saggia senza aiuti, dall'altra non posso assolutamente darti dieci visto che la prima parte del discorso a Jin ha rischiato di farti dare un no definitivo alla richiesta.

Media: 9-

exp: 530

Ambienta pure addestramenti a Shikareta o con npg qui presenti, e ricordati di riportare la Saggia all'eremo quando sarà un po' cresciuta.
A giusto, lunga vita ad Urako, unica somma eremita dei cinghiali

See you, space boar//
 
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view post Posted on 12/4/2017, 21:19     +1   -1
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Gli arti minuti le fanno male. Colti da tremolii, stesi ed immobili davanti a sé: quanto...quanto tempo è trascorso? No...Tamafune...p-possiamo, possiamo farcela.

C'è sempre una voce, una piccola voce che deve farsi strada nella sua testa perché possa instillare in sé ancora un po' di forza, ancora un po' più di coraggio per andare avanti - si ripetono allora parole nuove, parole diverse, parole che chiedono tutte la stessa cosa: tutto andrà bene. I cuccioli staranno bene.

Magari...magari anche Tamafune-sama potrà...stare bene.


Parole silenziose rivolte a sé, parole silenziose rivolte alla Saggia; a quest'ultima parole concitanti, che la invitano a farcela, a non mollare, perché lei e Taiki stanno facendo quanto più possono.

Socchiude gli occhi, li lascia vagare sul bambino, poi su Jin: si muovo senza vedere, senza accorgersi di cosa quei momentanei oggetti di interesse stiano facendo - ancora la sua mente vaga a un solo atto, e gli stessi pensieri.

Le braccia ancora stirate davanti a sé, le mani ancora contornate dal bagliore verde, ancora a irrorare di chakra il cinghiale, ancora non vinte dalla stanchezza purché possano assicurare la felicità di Tamafune: neanche cerca più di capicitarsene dell'inaspettata resistenza. Forse è solo una conseguenza della sua perseveranza, del suo intenso desiderio, per la Saggia come per tutti, che gli altri possano stare bene.

O forse, ancora, qualcosa dentro di sé è davvero cambiato, dal momento in cui ha mosso i primi passi all'interno di Shikareta, dal momento in cui il suo sguardo si è allacciato per la prima volta con quello di Tamafune-sama.


Dal momento in cui quel legame ha iniziato a...a darle forza.

Di fare la scelta giusta, lottare per la salvezza altrui nonostante possa sembrare tutto inutile, di cerca la luce anche se apparentemente non vi è speranza alcune.

Ma...sono stata anche io.

Forse incontrarla ha davvero innescato qualcosa ma...grazie alle sue parole ha convinto il guardiano a lasciare che i cuccioli potessero nascere. Grazie a quelle stesse parole, ha fatto sì che, dopo quelle due lunghe, strenuanti, dolorose ore il sorriso fosse dipinto non solo sul proprio volto, alla vista dei cuccioli lasciare il grembo materno - ha fatto sì che la gioia potesse risplendere anche negli occhi della Saggia.

Un sorriso non destinato a durare per sempre, si potrebbe dire: ha pregato fino all'ultimo Shion, ha dato quanto ha potuto fino alla fine perché il cinghiale potesse farcela. Eppure, quella degli Shinobi è una vita alla quale non appartiene così spesso il lieto fine: e infatti Tamafune, liberatasi del peso concreto e non che la vincolava a continuare ad andare avanti, si accascia al suo blandamente.

Si spegne in un attimo la maestosa Saggia, non prima di aver rivolto l'ultimo sguardo a Jin, a quella figlia e madre che la magnetista, un po' per quell'inispiegabile legame con l'animale, un po' per la sua capacità, ancora embrionale, nello scavare per riflessi altrui, sa che ha amato.

La Genin si accascia al suo parallelamente: è sfiancata, sfinita, si cinge il corpo con le braccia. Eppure, sorride ancora.

Sarebbe buffo, se non si trovassero in una situazione tanto dolorosa: se, una volta rivelato che la Saggia non ce l'avrebbe fatta, Jin non ha versato neanche una lacrima mentre la Kunoichi s'è abbandonata al pianto, ora accade l'inverso.

La guardiana dovrebbe essere già pronta a quanto accaduto, eppure piange. L'ormai neo-medica dovrebbe essere disperata per non essere riuscita a salvare quella vita, eppure il suo visetto non è bagnato.

Dev'essere così, dev'essere senza dubbio così: Tamafune-sama deve averle lasciato qualcosa, qualcosa che forse è...

Un'arma in più per liberarle delle sue paure, delle sue insicurezze. Una piccola chiave per poterle quantomeno rinchiudere per un po' quando è necessario.


Ha dato sé stessa, ha messo da parte il terrore di non farcela, di non essere in grado, di essere causa di danni per la Saggia, di non essere capace di aiutarla.

Restare inerme con la paura e convinzione di non poter dare una mano, provare a fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di salvarla nonostante i propri limiti: è la seconda di queste due scelte che le si sono poste dinanzi, quella presa, che ora non la fa tremare dal pianto, dai sensi di colpa per quella morte annunciata; è la seconda che le da il coraggio di definirsi medico, di affermare di star lottando davvero per qualcosa - e per gli altri.

È questa che ora, solo in parte la rende abbattuta per quella fine - perché quell'abbattimento che la tiene a terra è dovuto solo in piccola parte alla morte: sono le lacrime, le lacrime amare di chi ha perso come lei una madre che provocano sofferenza.

Perché per il resto, nel petto di Shion non grava il peso di una vita persa, ma la leggerezza di chi sa di essere riuscita a regalare la felicità.

Rialza gli occhi su Jin avvicinatasi ai suoi fratelli, e da tale vista nasce un impercettibile sorriso, e un senso di leggerezza ancor maggiore - tanto diverso dall'angosciante sensazione che le provoca l'usuale insicurezza: quell'ultimo attimo di gioia per cui, ancor più dell'impossibile salvezza della Saggia, ha tanto lottato...l'ha ottenuto. L'hanno ottenuto.

L'hanno ottenuto ed ha preso forma concreta in quei piccoli cinghiali.


Il sorriso s'allarga, gli occhi si fermano di nuovo ad osservare i...sei cuccioli?

È sempre così: talvolta è presa tanto dai propri pensieri, dalle proprie riflessioni e da quegli scorci di paura, incertezza o felicità da estraniarsi dal mondo circostante - neanche se ne accorge che Jin le è arrivata affianco con il settimo dei piccoli tra le braccia, calmo in quella stretta, finché quella non parla.

Sgrana gli occhi alle parole della guardiana: in fondo, rimane sé stessa - come non essere presa dal panico da tale proposta?

Eppure, ripone la propria fiducia in lei, piccola e ansiosa Genin di Kumo.

"J-jin-san...i-io..."

Ma Jin, lei sarebbe più adatta. Tamafune-sama le ha voluto così bene e ce ne sarà una ragione, e magari sarebbe più felice se li avesse la guardiana e...

No

Deglutisce mentre si rialza in piedi, osservando il piccolo cinghiale - osservandola.

Tamafune...

Ha paura. Paura di non essere una guardiana sufficientemente capace come la precedente, una tremenda paura di sbagliare.

Ma, quantomeno, per ora, può provare essere per loro una madre.

"I-io. Sì. Lo farò, farò di tutto per il bene dei cuccioli. Tu...prenditi cura del bambino, e dai una degna sepoltura ai suoi genitori. Te ne sarei tanto, tanto grata...grazie"

Non si dilunga sul nome con cui l'ha chiamata, non lo accenna neanche: Shin. Una lettera mancante, quello che potrebbe essere considerato un semplice errore ma che, la giovane lo sa, non è un caso. Un nome maschile, di chi è tra i forti, di chi può essere, secondo la vita condotta a Shikareta, un guardiano: un nome che, le piace pensare al momento, è scritto con i kanjii di "nuovo".

Prima di allontanarsi per riprendere la strada di Kumo, si slancia verso la guardiana, stringendola in un abbraccio.

"Ne terrò cura. Ma non vedranno anche l'ora di rivedere la loro sorella. Grazie di tutto."

Si separano, poi è la volta di Taiki di essere preda di un abbraccio: perché dell'uomo che ha combattutto per quelle piccole vite e ha fatto da colonna portante in quel piccolo ma profonda viaggio interiore che ha costituito l'intera esperienza di certo non ha scordato.

Le ha insegnato tanto l'uomo, che resta silente una volta salutato ancora Shikareta, e perpetua il silenzio nel viaggio di ritorno: Shion rimane altrettanto silenziosa e costantemente pensierosa, adesso con un peso concreto addosso. Ogni tanto barcolla per il peso dei cinghiali che è riuscita a sistemare in modo che possa portarli in un grosso sacco in spalla, da cui fuoriescono le testoline degli animali, ma si muove quanto più velocemente può sulle gambe indolenzite - non avrebbe pensato di poterlo dire di una giornata tanto movimentata, ma non vede l'ora di sgranchirsele un po', ferma com'è stata le ultime ore.

Arrivano al capolinea quando la voce del dottor Netsu - di quell'uomo che tanto le ha permesso di comprendere a pieno la vera essenza del medico - spezza per la prima volta il silenzio e il distacco del momento, essendo stavolta lui a cingere la giovane con le proprie braccia:

"Sei stata bravissima, sono orgoglioso di te, Misato!"

"Grazie, dottore, ma è tutto merito su-"

Incede sicura, con parole ricche di gratitudine quando i suoi pensieri si fermano. E si fermano per concentrarsi su quell'ultima, breve parola.

Misato.

Le braccia le ricadono lungo il corpo mentre la voce rotta di Taiki, ancora stretto a lei, le rimbomba nella mente.
Alza lo sguardo verso l'uomo, il volto rigato da qualche lacrima che, dopo quanto successo in precedenza, ormai non pensava avrebbe versato.

Resta inerme, cullata dalla stretta pur sapendo di non essere lei ad averne bisogno.

Poi, facendone tesoro, e sue braccia si stringono ancora una volta attorno alla vita dell'uomo.

CITAZIONE
E, con un mese preciso preciso che manco a farlo a posta dal tuo ultimo post, alla fine arriva R.A.B.(Semicit. brutta)
Passo alla valutazione senza dilungarmi troppo, che quello lo faccio dopo:

Coinvolgimento personale: 10
Sai bene quanto io abbia apprezzato la quest per NPC, quanto ambientazione, quanto svolte prese dalla trama. Personaggi ben costruiti con Taiki e Jin che senza dubbio non mancheranno in ruolate successive ma anche Shikareta, con tutte le abitudini del luogo che costituisce una bella ambientazione. Le scelte non sono state sempre facili e immediate e mi sono trovata messa alla prova per non portare a risvolti negativi della vicenda, cosa apprezzata assieme a quello che più di ogni cosa mi ha fatto piacere: il tutto, tra NPC mai di contorno e accadimenti vari, ha dato una grande grossa bella impennata a Shion (or "better call Shin" :3) che non aspettavo all'inizio, nonché maggior definizione al suo nindo. Siam tutti felici.

Tempistiche: 10
Non c'è tanto da dire e da spiegare. Credo il massimo tu mi abbia fatto aspettare sia stato quattro giorni, una o due volte. Spesso hai postato il giorno stesso o il seguente al mio, molto più infretta di quanto pensato, tanto è vero che non fosse stato per me e i grandi ritardi qui si chiudeva tutto in un mese xD

Beh, molto contenta e molto soddisfatta, è stato un piacere ruolare con te e grazie per avermi masterata inchino formale
Spero di riaverti come master, magari
(...
E non finisce qui
Ci si vede nella D °L°)
See ya, space boarboy :sisi:
Sì, sono troppo stanca per tessere le lodi di Silv-
NON È VERO, SEMPRE GLORIA ALLA SACRA EREMITAH

Scusa Silvia
Scusa
Lol
 
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view post Posted on 24/12/2017, 17:11     +1   -1
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.::VALUTAZIONE MASTER::.

Premetto che ho letto questa quest qualche tempo fa, ma che fra post da fare e impegni vari poi mi sono dimenticata di stendere subito la valutazione. Potrebbero quindi esserci delle imprecisioni, ma non così sostanziali da rendere l'intero mio ragionamento sbagliato o lontano da quello che pensavo "a caldo".
Dunque, sono rimasta piacevolmente sorpresa Fran. Ti sei veramente impegnato per questa quest, e si vede proprio. C'è senz'altro da migliorare ancora, ma sei sulla strada giusta per farlo e di questo sono tanto felice (te l'ho sempre detto che le capacità ce le hai, basta mettersi d'impegno). ^^ Per quanto la trama sia stata un po'.. come posso definirla.. ecco.. "stravagante" - appena ho letto dei cinghiali non ti dico il facepalm prepotente - e di primo acchito mi abbia fatto pensare a uno sfacelo, in realtà sei riuscito pure a strutturarla piuttosto bene e a dare un senso a questo piccolo villaggio "in pizzo alla montagna" dove venerano i cinghiali (sono maGGici). XD
Gli NPC sono stati strutturati pure abbastanza bene, però ho notato all'inizio un po' di corsa. Mi spiego meglio: nelle prime battute il PG è stato trascinato a forza nella storia, mentre sarebbe stato secondo mio parere meglio lasciarle comunque la libertà di scelta nuda e cruda sul seguire questo medico o meno. E poi il medico stesso - scusami, mi sfuggono i nomi - ha peccato un po' di banalità all'inizio: come ha fatto a fidarsi manco il tempo di una sconosciuta? D'accordo le sensazione a pelle, la "somiglianza" alla figlia.. però ci stava una fiducia più dubbiosa, non so se mi spiego. Per il resto lo scritto non è stato male e stai migliorando, continua così che sei sulla buona strada!
Eeee niente.. chapati questa ricompensa e buon natale. ^^

CITAZIONE
COINVOLGIMENTO PERSONALE: 10
TEMPISTICHE: 10
TRAMA E IMPOSTAZIONE: 8
SCRITTURA: 7
AMBIENTAZIONE E CARATTERIZZAZIONE NPC: 7.5

VOTO MEDIO: 8.5
PAGA: 255 ryo
 
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